La mattina successiva mi svegliai sudato, e preparai la colazione per me e per Jasmine. Poi, però, mi ritornarono in mente i fatti della sera precedente, e decisi di preparare solo per me. Andai in camera di Jasmine. La trovai morta, nel suo letto. La toccai,
era fredda e il suo volto velato da un'espressione lievemente sorridente. Era sdraiata sul fianco sinistro, sopra le coperte. Se n'era andata durante la notte. Non un segno di sofferenza, nè di tribolazioni, la fine indolore che tutti speriamo, magari qualche anno più tardi. Ora ero da solo. Nessuno a consolarmi. Chiamai il medico che constatò la morte, e poi portarono via la salma,facendomi firmare dei fogli che neanche lessi. A mezzogiorno restai per la prima volta solo. Percorsi tutto il perimetro interno
della casa, poi mi adagiai su di una sedia di vimini. Guardai fisso di fronte a me, e ripensai alla donna che avevo visto ieri sera.
Aveva detto che avrebbe ucciso Jasmine, ma perché? Chi era veramente? Perché somigliava incredibilmente a Sara? Queste, e altre domande erano destinate a rimanere insolute, fino al momento in cui lessi, giorni dopo, il certificato di morte; leggendo le
cause. Tutto mi fu più chiaro. Ed era chiaro che io, ero diventato pazzo.