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Autore: Glance    16/12/2010    1 recensioni
Sei mesi, la conoscevo da soli sei mesi. Eppure potevo dire di esistere veramente solo da quando il battito del suo cuore scandiva ogni momento che passavo con lei. Sei mesi e oggi sarebbe stata la ricorrenza della sua nascita, il suo compleanno. Il fatto che fosse nata era qualcosa per cui festeggiare, qualcosa che bastava a giustificare la creazione dell’intero mondo.(Quello che di Edward non é stato scritto in NEW MOON)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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Sapevo per esperienza che Isabella Swan era determinata, testarda e impulsiva. Ma per me il suo amore non aveva prezzo e anche se la cosa non mi andava a genio, senza discutere oltre la presi tra le braccia e saltai giù dalla finestra.
-D'accordo.- Dissi ribollendo di disapprovazione.- Salta su.- L'aiutai a salirmi in spalla e iniziai a correre. Era passato un po' di tempo dall'ultima volta che avevo corso per il bosco con lei in spalla e tornai con la mente a quei momenti mentre correvo tra gli alberi che ci sfioravano. Sorrisi ricordando il suo timore che potessi andarvi a sbattere contro. La sentivo tenersi a me, tranquilla, il mento poggiato sulla mia spalla, la sua guancia sul mio collo. Ad un tratto sentii le sue labbra che regalavano, depositandolo sulla mia pelle dura, un bacio. La felicità aveva un gusto inebriante. Era lì con me, si lasciava trasportare senza nessun timore. Forse ero riuscito nell'impresa di tornare ad avere la sua fiducia.
-Grazie.- Dissi mentre sfrecciavo tra gli alberi.- Significa che ti sei convinta di essere sveglia?- La sentii ridere, di una risata spontanea, naturale, schietta.
-Non proprio. Più che altro, sia quel che sia. Non voglio risvegliarmi. Non stanotte.- Ero disposto a tutto pur di riconquistarla. Avevo da offrirle solo il mio amore e sperai potesse bastarle.
-In qualche modo riconquisterò la tua fiducia.- Mormorai tra me.- Fosse l'ultima cosa che faccio.- Avvicinò le labbra al mio orecchio e sussurrò rassicurante:- Ma io ti credo. E' di me stessa che non mi fido.- Mi spiazzò ancora una volta. Questo era uno dei tratti che la rendevano ai miei occhi affascinante. Non poter sapere cosa quella testolina pensasse.
-Spiegati per cortesia, - dissi rallentando fino a camminare. Eravamo nei pressi di casa mia.
-Be'...- Rispose, cercando di trovare le parole giuste per farsi capire.- Non sono certa di poter essere...abbastanza. Di meritarti. Non c'è niente in me che potrebbe trattenerti.- A quelle parole il mio sguardo si dilatò per lo stupore. Era questo il suo problema. Ciò che l'aveva da sempre resa insicura al mio fianco. Il motivo per cui mi aveva lasciato andare così facilmente. Mi voltai e l'aiutai a scendere dalle mie spalle continuando a tenerle le mani e appena fui sicuro che stesse in piedi da sola la strinsi al petto. Era una sciocca, era la mia piccola adorabile sciocca ragazza. E se pensava una cosa del genere, significava che non ero stato capace di renderla sicura di se e di ciò che io provavo per lei e averla lasciata dopo averle detto che non la volevo più accanto a me non aveva fatto altro che confermare la sua convinzione. Come avrei fatto a farle capire cosa realmente rappresentava per me? Come per me fosse impossibile potermi allontanare da lei.
Il suo amore era l'unica cosa veramente importante che avessi mai avuto in tutta quell'inutile esistenza. E quell'addio solo un'inutile bugia che mi ero costretto a dirle.
- Il mio legame con te è permanente e indissolubile.- Sussurrai.- Non dubitarne mai.- E mi soffermai nuovamente nei suoi occhi per cogliere un segno che mi facesse capire che avesse inteso cosa volesse significare per me averla accanto.- Non mi hai ancora detto...- Mormorai.
-Cosa?- Rispose.
-Qual'è il tuo problema più grande.- Abbassò gli occhi e un sorriso lieve si disegnò sulle sue labbra.
-Ti do un indizio.- Disse allungando una mano sfiorandomi la punta del naso.
-Sono peggio dei Volturi.- Risposi annuendo rassegnato.- Penso di essermelo meritato.- La vidi alzare gli occhi al cielo su quell'ultima mia affermazione.
-Il peggio che possano fare i Volturi è uccidermi.- Disse candidamente come se quell'eventualità fosse poca cosa. Restai sgomento ad aspettare guardandola intensamente.- Ma tu potresti lasciarmi.- Spiegò e mi sentii l'essere più spregevole che il mondo avesse mai conosciuto se l'avevo indotta a pensare una cosa del genere, pensare che la sua vita fosse così poca cosa se vissuta senza di me, per qualcuno senza anima. Non potevo credere che lo stesse dicendo - I Volturi, Victoria...al confronto non sono niente.- Quelle parole avevano l'effetto di una tortura. Sentirle avere così poco a cuore se stessa era angosciante. Abbassai lo sguardo e distolsi i miei occhi dai suoi, mentre una profonda tristezza mi invadeva.
-No.- Sussurrò accarezzandomi il viso.- Non essere triste.- Amarla era la cosa più bella e importante di tutte per me, avrei sempre combattuto per la meraviglia del suo amore, ma il tormento che mi dava sapere che io ero il male della sua fragile vita era insopportabile. Ero disposto a tutto per lei, ma non potevo salvarla da ciò che ero neanche adesso che niente e nessuno mi avrebbe potuto separare da lei mai più. Avrebbe sempre vissuto tutto ciò che avevamo all'estremo. Ma le dovevo almeno il poterla rendere sicura sul fatto che non l'avrei mai lasciata, mai più. E mi faceva soffrire sapere che considerava il fatto di poterla lasciare più tremendo dei Volturi o di Victoria che morire sarebbe stato meglio che stare senza di me. Cercai di sorriderle, ma non ci riuscii.
-Se solo ci fosse una maniera di farti capire che non posso lasciarti.- Sussurrai.- Immagino che soltanto il tempo riuscirà a convincerti.- Mi guardò teneramente.
-D'accordo.- La mia angoscia era ancora visibile e capii che questo la faceva stare male. Cercò di cambiare discorso.- Quindi...visto che hai intenzione di rimanere, posso avere indietro le mie cose?- Sorrisi a quella richiesta, di un sorriso amaro.
-Le tue cose sono già lì.- Dissi. Quel giorno quando decisi di andare via e di non lasciare più nessuna traccia di me nella sua vita non ero stato in grado di abbandonarla del tutto e avevo voluto che qualcosa di me le rimanesse accanto. Sapevo che senza di lei, senza il suo amore, niente avrebbe più avuto importanza e tutto sarebbe diventato vano; volevo assicurarmi un legame se pur piccolo ed invisibile ai suoi occhi.- Sapevo che era un errore, ma ti avevo promesso la pace, senza ricordi del passato. Sono stato stupido e infantile, ma volevo anche che qualcosa di mio ti restasse vicino. Il CD, le foto, i biglietti...sono in camera tua, nascosti sotto le assi del pavimento.- Le feci quella confessione sentendomi ancora più sciocco di quanto già non mi sentissi.
-Davvero?- Disse e vidi la felicità nei suoi occhi, ma questo non riuscì comunque a farmi stare meglio.- Chissà...- proseguì, lentamente come se valutasse le parole e il loro significato.- non ne sono sicura, ma forse...forse l'ho sempre saputo.- La guardai disorientato.
-Cosa?- Sorrise abbassando lo sguardo.
-Una parte di me, forse il mio inconscio, non ha mai smesso di credere che il mio destino ti stesse a cuore. Per questo sentivo le voci, probabilmente.- Ci fu un momento di silenzio.
-Voci?- Chiesi cercando di rimanere impassibile. Anche se l'angoscia mi stordiva. Bella sentiva delle voci? Sapevo che questo non era una buona cosa. Avevo messo a dura prova la sua salute mentale, aveva ragione Charlie a volere che stessi lontano da sua figlia. Avevo esagerato, avevo spinto la cosa oltre un limite umanamente accettabile.
-Be', una sola. La tua. E' una storia lunga.- Di bene in meglio, come se il fatto di aver sentito la mia voce mentre non c'ero fosse una cosa normale. Diventai ancora più inquieto.
-Il tempo non ci manca.- Risposi imponendomi una calma che non avevo.
-E' una storia patetica.- Restai in attesa mentre valutavo il fatto che sarebbe stato meglio che avesse lasciato giudicare a me. Se fosse stato necessario ne avrei parlato con Carlisle, lui avrebbe saputo consigliarmi cosa fare e a chi rivolgermi se a Bella fosse servito aiuto. Ero stato un idiota a non considerare che non era come tutti gli altri umani che il tempo forse per lei non avrebbe cambiato le cose, che non le sarebbe stato così facile dimenticare.
-Ricordi quando Alice ha parlato di sport estremi?- Risposi con voce neutra per celare il terrore che sentivo in me al ricordo di quel momento.
-Ti sei gettata da uno scoglio per divertimento.- Cercai di essere il più naturale possibile e soffocare qualsiasi recriminazione.
-Ehm, si. E prima in moto...- Questo era assurdo. Aveva detto moto. Non potevo crederci.
-Moto?- Aggiunsi chiedendo aiuto a tutto il mio autocontrollo, ma sentivo ribollire in me la rabbia. Era veramente uscita di senno.
-Immagino che Alice non ti abbia detto nulla.- Già, non sbagliava.
-No.- Risposi. Non potendo credere che avesse veramente fatto con tanta leggerezza quello che diceva.
-Be', il fatto è...ecco, ho scoperto che...ogni volta che facevo qualcosa di pericoloso o stupido...ti ricordavo più chiaramente. Ricordavo il suono della tua voce quando ti arrabbi. La sentivo come se fossi al mio fianco. Di norma cercavo di non pensare a te, ma in quelle occasioni speciali non sentivo il dolore: era come se fossi tornato a proteggermi. Perché non volevi che mi facessi male. Ecco forse riuscivo a sentirti con tanta chiarezza perché, in fondo, sapevo che non avevi mai smesso di amarmi.- Ero senza parole, non sapevo se sentirmi più furente, angosciato o idiota. Come avevo potuta lasciarla in balia di se stessa, dei licantropi, di Victoria e preso in considerazione l'ipotesi che mi avesse lasciato andare con troppa facilità che non si fosse opposta con abbastanza forza al mio abbandono. Come avevo potuto dubitare anche solo per un momento che non mi amasse abbastanza e sentirmene deluso e in qualche modo offeso.
-Tu...hai...rischiato la vita...per sentire...- Non riuscivo a parlare la voce mi si strozzava in gola.
-Sssh,- mi interruppe.- Aspetta un secondo. Sto per avere una rivelazione.- E adesso cosa stava architettando quella sua mente. Quando faceva così e mi tagliava fuori senza permettermi di capire a cosa pensasse era impossibile.
-Ah!- Esclamò dopo un lungo silenzio in cui mi sembrò stesse valutando e considerando qualcosa che fino a quel momento le era sfuggito.
-Bella?- La esortai, cercando di avere un chiarimento.
-Si. Ecco, ho capito.- Disse come se avesse avuto una rivelazione, come se all'improvviso tutto le fosse chiaro.
-La tua rivelazione?- Chiesi incerto e nervoso.
-Tu mi ami.- Disse meravigliata e lessi la certezza nei suoi occhi. Ancora preda dell'ansia riuscii a sorriderle. -E' così, davvero.- Le dissi mentre ascoltavo il suo cuore che sembrava impazzito. Smise di respirare mentre lo sguardo le si dilatava nella consapevolezza di una certezza. Finalmente aveva capito che per lei ci sarei sempre stato che ciò che provavo era unico e indissolubile che per lei avrei dato tutto. Le presi il viso tra le mani e delicatamente la baciai. Quando mi staccai da lei i nostri respiri erano accelerati. Respiravo seguendo il ritmo del suo cuore e sentivo di avere bisogno di aria.
-Sei stata più brava di me.- Le dissi. Poggiando la mia fronte sulla sua.
-In cosa?- Rispose. Senza allontanarsi da me.
-A sopravvivere. Tu, se non altro, ci hai provato. Ti alzavi ogni mattina, cercavi di sembrare normale agli occhi di Charlie, seguivi il ritmo della tua vita. Io quando non cacciavo, ero...totalmente inutile. Non riuscivo a stare vicino alla mia famiglia, né a chiunque altro. Devo ammettere di essermi più o meno raggomitolato su me stesso, per lasciarmi assalire dalla tristezza.- Le confessai sorridendole imbarazzato.- E' stato molto più patetico che sentire le voci. E sai che sono sincero.- Mi guardava senza più nello sguardo la diffidenza che l'aveva accompagnata da quando ci eravamo ritrovati.
-La voce era una sola.- Precisò. Scoppiai a ridere le cinsi i fianchi con un braccio e prendemmo a camminare.
-Solo per farti contenta.- E con un ampio gesto le indicai la strada verso la casa.- Del loro parere non m'importa nulla.- Niente e nessuno mi avrebbe fatto cambiare idea o convinto a sacrificare la sua anima, neanche la mia famiglia.
-La questione riguarda anche loro, ormai.- Scrollai le spalle indifferente. La guidai oltre la soglia, nel buio della casa e accesi la luce.






Ancora un capitolo piccolo, piccolo. Pian pianino sto cercando di recuperare. Spero vi piaccia. Un saluto. Glance
  
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