Si svegliò dopo un po’, la piccola Sunshine ancora abbracciata a lei. Guardò stancamente l’orologio “MERDA!” si alzò di scatto svegliano di soprassalto anche la piccola che iniziò a frignare “no no, tesoro scusa! Accidenti! Vieni, ti va di andare da Lu eh?! Oh no… ti prometto che quando torno staremo insieme un sacco di tempo!” in fretta prese la borsa e lo zainetto dove teneva le cose per la bimba, e si precipitò fuori con lei in braccio, fino alla porta della signora Lu. Suonò più volte ma senza risultato. Erano le quattro passate, e come Anne le aveva detto, non l’avrebbe più trovata dopo quell’ora “Accidenti… lei e la sua cerimonia del tè…vieni piccola, oggi dovrai venire al lavoro con me”
Raggiunse a piedi come sempre la tavola calda dove lavorava. Era in ritardo e per di più si era portata Sunshine appresso cosa che Fred, il suo capo, non gradiva particolarmente.
“Ciao Sharon” salutò la grassoccia donna dietro il banco dall’aria simpatica.
“Ciao tesoro! Ohhhh ma chi abbiamo qui! Ciao Sunny, sei sempre più bella tesoro! Pssss… hey Thia, sei in ritardo!”
“Lo so, lo so! Mi sono addormentata ok? E la signora Lu non era a casa… e così mi sono dovuta portare Sunny!”
“Athena!” il vecchio Fred, un uomo dall’aria viscida e sudaticcia sbucò dal retro guardandola con aria di rimprovero “sei in ritardo, di ben mezz’ora!”
“Si lo so, non succederà più…”
“Certo che non succederà più… e lei?” domandò sgarbato indicando la bimba che spaventata da quell’uomo aveva nascosto il viso nel collo nella zia.
“Oh… si… hem… solo per oggi, non sapevo a chi lasciarla e…”
“Problemi tuoi”
“Non posso lasciarla da sola!”
“Non sono affari che mi riguardano”
“E cosa dovrei fare scusi?!”
“Andiamo Fred, non da nessun fastidio” intervenne Sharon.
“Nessuno ti ha chiesto un parere Sharon, torna al lavoro! Non voglio mocciosi tra i piedi! Portatela via, non mi interessa dove la lasci!”
“E’ solo per oggi!”
“Non mi interessa, scegli tu, o la lasci da qualche parte e rimani, o te ne vai con lei. Non ho tempo da perdere io…”
Thia strinse i denti… quella riposta le sarebbe cosata molto, ma non vedeva altra scelta “Stronzo!”
“Cosa?!”
“Stronzo! Me ne vado… fanculo tu e il tuo locale! E tu non ascoltare tesoro, non si dovrebbero dire queste parole…” disse voltandosi e uscendo in fretta e furia.
Un paio di occhi avevano assistito attentamente a tutta la scena fin da quando lei era entrata. Era rimasto a fissarla mentre era seduto al tavolo con i suoi amici di sempre, quei rocker sballati e un po' stronzi con cui aveva formato una band ormai conosciuta.