12.
IL CUORE E L’ANIMA
Harry schivò un altro fascio di luce verde ma il
movimento gli fece perdere la presa attorno al braccio di Hermione che, veloce
come un gatto, sparì tra la folla. Imprecando tra sé, il ragazzo si gettò nel
fulcro della battaglia: doveva ritrovarla immediatamente o Ron l’avrebbe
spellato vivo… possibile che quella benedetta ragazza non riuscisse a stare
fuori dai guai per più di cinque minuti? Correndo come un matto non si rese
conto che la direzione che aveva preso lo stava portando dritto dritto nelle
braccia dell’unica persona che in quel momento avrebbe voluto evitare: Radnor.
L’uomo rideva sguaiato e continuava a lanciare Maledizioni senza Perdono a
chiunque gli si parasse davanti, colpendo indistintamente Auror e SenzaNome.
“ E’ impazzito!” disse una voce vicino a lui.
Harry abbassò lo sguardo e incrociò gli occhi scuri di Bob. “ Dobbiamo cercare
di trattenerlo…”
“ E tu che ci fai qui?” chiese Harry mezzo
spazientito.
“ Non potevo mica perdermi la scena finale, no?”
gli strizzò l’occhio il nano.
“ Hai qualche idea?” disse l’auror indicando
Radnor.
“ Devi cercare di limitare i danni che sta
provocando… Non puoi ucciderlo, almeno non direttamente. Ricordati che è
immortale. Puoi solo cercare di trattenerlo fino a che Ron…” ma Bob fu
costretto a interrompersi quando un fascio di luce rossa lo colpì in pieno
petto. Harry gridò e sparò a sua volta contro il SenzaNome che aveva steso
l’anziano uomo, poi gli si accucciò accanto, convinto di trovarlo morto. Invece
Bob riaprì gli occhi e, come se nulla fosse, si rialzò da terra, strappando al
ragazzo un gemito di stupore. “ Ma come…?”
“ Te l’ho detto! Io sono immortale, proprio come
quello lì!”
“ Ehi! Guarda, guarda!” proruppe Radnor,
accorgendosi solo in quel momento della loro vicinanza. “ Il mio vecchio
antagonista e l’amico del rosso!”
Harry strinse più forte la bacchetta tra le dita
e si parò davanti al nano. “ Va a cercare Hermione e Ron. Di questo qui mi
occupo io!” disse prima di iniziare lo scontro.
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Ron alzò nuovamente la spada sopra la testa e
fendette l’aria, prima di impattare contro quella del suo nemico. Aveva
afferrato l’arma all’inizio dello scontro con Apis: appena aveva stretto l’elsa
nel pugno era stato attraversato da una scossa potente. Era stato come se la
spada avesse ripreso improvvisamente vita, risvegliando in quel modo anche
tutto il suo corpo. Per un momento si era sentito invincibile. Ma solo per un
momento. Apis, infatti, aveva subito ingaggiato con lui uno scontro tremendo:
all’inizio l’uomo era rimasto alquanto sconcertato nel trovarsi davanti un
mago; ma poi aveva riso dichiarando che così la vittoria sarebbe stata ancora
più succulenta. Ron girò su se stesso e riuscì a colpire con la punta della sua
spada la spalla del suo nemico.
“ Mmm… bel colpo!” lo canzonò lui, toccandosi la
ferita e assaporando il suo stesso sangue. “ Ma se è tutto quello che sei
capace di fare ho paura di sapere già chi vincerà!”
Ron non gli dette corda. Sapeva che voleva
innervosirlo e lui, invece, doveva assolutamente rimanere concentrato. Non
poteva permettersi di sbagliare… ne andava di mezzo il suo futuro. La battaglia
intorno a loro aveva raggiunto il suo apice: tutto il castello risuonava delle
grida delle persone colpite a morte e degli scoppi provocati dagli incantesimi
sparati a vuoto. Colpo dopo colpo Ron ed Apis si erano allontanati dal resto
dei combattenti e ora si trovavano su di un enorme terrazzo, completamente
soli.
“ Allora, Roderick! Quante volte hai dovuto
assistere impotente alla morte della tua bella? Cosa si prova a sapere di non
poterle dire che l’ami?” lo stuzzicò il mago.
“ Chiudi quella bocca!” urlò infuriato Ron
cercando di colpirlo un’altra volta. I suoi movimenti stavano diventando di
minuto in minuto sempre meno fluidi a causa del peso della spada; inoltre un
pizzicorino fastidioso aveva iniziato a tormentarlo alla base del collo. Sapeva
che doveva preoccuparsi perché quella particolare sensazione era provocata solo
da una persona che, in quel momento, avrebbe preferito saper essere il più
lontano possibile da lì.
“ Oh, a quanto pare il nostro mago è piuttosto
suscettibile!” continuò a provocarlo Apis. “ Sai, non credo che negli anni che
verranno la tua piccola Mirabilia penserà molto a te… Ci penserò io a tenerle
occupata la mente… e qualcos’altro, se mi capisci!” rise sguaiatamente l’uomo.
Ron urlò scagliandoglisi addosso, accecato
dall’ira. Non gli avrebbe mai permesso di mettere le sue luride mani su
Hermione!
Apis schivò facilmente l’affondo e alzò la sua
arma per affondarla nel petto del ragazzo, ma invece di sprofondare nella carne
del suo nemico, impattò contro qualcosa di molto più duro e resistente.
Ron trattene a stento un’imprecazione quando si
trovò davanti agli occhi la schiena di Hermione. La ragazza, così come
Mirabilia centinaia di anni prima, si era frapposta tra lui ed Apis per
proteggerlo. Ma questa volta Hermione aveva parato il colpo con quella che
sembrava essere una catena d’oro.
Apis spalancò gli occhi spaventato e iniziò a
indietreggiare tenendo però sempre l’arma puntata contro i due. Ron afferrò per
un braccio Hermione e la tirò dietro di sé, proteggendola con il suo corpo. “
Ma sei impazzita?” la rimproverò, continuando a fissare negli occhi il suo
nemico. “ Vattene!” le ordinò poi brusco. Doveva allontanarla da lì il prima
possibile. Non sapeva se lei era venuta a conoscenza del fatto di poter
uccidere Apis con la propria morte, ma non voleva rischiare di vederla priva di
vita ai propri piedi. Non voleva provare quello che Roderick doveva aver
sentito quando aveva stretto a sé il corpo freddo della donna che amava.
“ No!” disse lei con tono di voce sicuro,
mettendosi al suo fianco. “ Non ti lascio solo… Lo affronteremo insieme!”
Ron la guardò negli occhi e vi lesse la stessa
determinazione di quattro anni prima, quando lei aveva seguito lui ed Harry nel
covo di Voldemort. Anche allora non lo aveva abbandonato… Apis, però,
approfittò di quell’attimo di distrazione e dopo aver lanciato un incantesimo
di ostacolo contro la giovane strega che cadde a terra con un gemito di dolore,
si scagliò nuovamente verso Ron che, spiazzato dall’attacco improvviso, non
poté far altro che indietreggiare fino al muretto di protezione del balcone. Le
sue braccia si stavano appesantendo sempre di più e faceva sempre più fatica a
parare i colpi del suo nemico che, al contrario, sembrava diventare più forte
ad ogni affondo. Un ghigno malevolo deturpava il volto altrimenti attraente
dell’ex segretario: sembrava che si stesse divertendo immensamente.
Apis colpì nuovamente la spada del suo avversario
con una potenza tale da strappargliela dalle mani. “ E ora, mio caro Roderick
il Rosso, preparati a morire!” disse l’uomo alzando la sua arma per infliggere
il colpo finale.
Ron non esitò oltre e sollevando agilmente la
gamba sinistra sfilò il pugnale che vi era nascosto conficcandolo a fondo nel
petto del mago che, con un’espressione meravigliata, aprì e richiuse più volte
la bocca senza emettere alcun suono per poi cadere a terra privo di vita.
Ron respirò a fondo e osservò il corpo del suo
nemico: dalla schiena, proprio all’altezza del cuore, spuntava l’elsa di un
piccolo pugnale. Voltandosi, il ragazzo incrociò lo sguardo di Hermione che
teneva ancora il braccio destro disteso verso il punto in cui aveva scagliato
il coltello per colpire Apis. Il giovane auror le si avvicinò lentamente,
sempre guardandola negli occhi, incurante del sangue che , copioso, usciva
dalle sue ferite. In quel momento non sentiva alcun dolore, ma solo una
rassicurante sensazione di leggerezza che lo spingeva verso il corpo caldo di
lei. Aveva sconfitto Apis e aveva rotto la Maledizione: ora niente e nessuno
gli avrebbe più potuto portare via Hermione. Lei lo stava fissando
intensamente, come se tutto quello che li circondava non avesse la minima
importanza. Alzò la mano, ancora imprigionata nel bracciale d’oro, e la posò
sulla sua guancia. “ Sei vivo…” sussurrò.
Ron girò leggermente il volto per sfiorarle con
le labbra il palmo aperto. Sì, era vivo! E, in quel momento si sentiva
straordinariamente… forte! Aveva sconfitto il suo nemico e ora avrebbe voluto
celebrare la vittoria appena conquistata con una conquista ancora più grande.
Hermione. Incurante delle grida di giubilo provenienti dall’interno del
castello, si accostò maggiormente a lei, passandole le braccia intorno alla
vita sottile.
Hermione trasalì leggermente quando si accorse
della direzione dello sguardo di Ron. Le stava fissando le labbra che lei,
quasi inconsapevolmente, aveva già dischiuso. Dandosi mentalmente dell’idiota,
all’ultimo secondo voltò il viso e la bocca del ragazzo andò a scontrarsi con
la pelle liscia della sua guancia. Chiuse gli occhi strizzandoli così forte che
molte macchie bianche le si formarono sotto le palpebre. Sentiva che il corpo
che la stava stringendo si era fatto improvvisamente più rigido ma non disse
nulla. Come poteva spiegargli le sue paure e i suoi timori? Come poteva dirgli
che, dopo aver sentito il racconto fattole da Radnor, non era convinta che il
sentimento che provava per lui era vero? E se ad attirarli l’una tra le braccia
dell’altro non fosse stato altro che l’adempimento della Maledizione?
Hermione aprì gli occhi ma la vista che le si
presentò davanti la fece sobbalzare. “ Bob!” gridò. Districandosi
dall’abbraccio di Ron corse velocemente verso il nano che, pochi metri lontano
da loro, giaceva per terra.
“ Bambina!” sussurrò l’uomo quando la ragazza le
si lasciò cadere vicino e gli sollevò la testa adagiandogliela dolcemente sul
suo grembo. Anche Ron s’inginocchiò accanto a loro. “ Sei ferito?” chiese,
cercando d’individuare del sangue, ma senza riuscirci.
Bob scosse la testa in segno di diniego. Sembrava
che parlare gli costasse molta fatica. “ No, è solo giunto il momento di
lasciare questo mondo… Ora che finalmente avete messo fine alla Maledizione non
c’è più ragione che io rimanga. Non dovrò più badare a voi… lo farete da soli!
Ron… dovrai prenderti cura tu di Hermione. Proteggila sempre, ma ricordati che
possiede uno spirito libero: non ingabbiarla! Hermione…” continuò posando le
piccole mani rugose attorno ai bracciali d’oro che la tenevano ancora
imprigionata e facendoli scattare, liberandola e restituendole così i suoi
poteri. “ … ti affido Ron. Non avere paura di dirgli ciò che provi: aprigli il
tuo cuore e stagli vicino. Lo sai che è un ribelle e una testa calda: ha
bisogno di te, anche se non lo ammetterà mai!... Sono felice di avervi
conosciuto… Sapete, vi ho fatto da guida tante volte durante questi secoli, ma
voi due siete stati i miei preferiti!...” disse, prima di chiudere
definitivamente gli occhi, mentre un largo sorriso si formava sul suo viso segnato
dall’età.
“ Bob?” tentò di chiamarlo Hermione mentre
lacrime calde le rigavano il volto. “ … Bob?”
Ma la voce calda del nano non risuonò nel buio
della notte per consolare la sua pupilla.
Ron rimase immobile vicino a lei. Sapeva che in
quel momento nulla di quello che avrebbe potuto dirle l’avrebbe confortata
della perdita di Bob, ma non l’avrebbe lasciata sola. La stretta di una mano
sulla sua spalla lo riscosse. Alzando gli occhi incontrò lo sguardo preoccupato
di Harry. “ Tutto ok?” mormorò il moro adocchiando il corpo senza vita di Apis.
“ Sì. E dentro?”
“ Il Generale e gli altri stanno radunando i
SenzaNome sopravvissuti per trasportarli ad Azkaban. In quanto a Radnor…”
rispose, lanciando un’occhiata addolorata all’amica che stringeva convulsamente
il corpo di Bob. “ … l’ho tenuto occupato per un po’, ma anche se riuscivo a
colpirlo mortalmente continuava a rialzarsi… Poi, tutt’a un tratto si è
accasciato a terra ed è morto”
Ron annuì. La Maledizione che Apis aveva lanciato
contro Mirabilia e Roderick centinaia di anni prima aveva appena fatto le sue
ultime vittime: Radnor e Bob. Ora stava a lui e ad Hermione impedire che la
storia si ripetesse… ma quello non era il momento per pensarci.
Harry si avvicinò timoroso alla giovane strega
che da alcuni minuti aveva smesso di singhiozzare. Passandole un braccio
attorno alle spalle se l’avvicinò al petto. “ Hermione… Vieni con me, tesoro.
Lascialo andare” disse, facendola alzare e sospingendola verso l’interno del
castello. “ E’ meglio se facciamo vedere a qualcuno quei segni che hai sui
polsi…” poi si bloccò davanti alla porta. “ Vieni?” chiese a Ron.
“ Arrivo” rispose il ragazzo, facendo cenno
all’amico di avviarsi. Quando i due scomparvero, si piegò verso il nano. “
Grazie” disse, facendo comparire un telo sopra il corpo immobile. “ Non ti
preoccupare. Ora ci penserò io a Hermione!”
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Hermione percorse la sala Grande del castello,
dove i segni della battaglia che vi si era appena tenuta erano ancora molto
evidenti. Salì leggera le scale, seguendo un percorso che non sapeva di
conoscere. Era come se i suoi piedi la stessero guidando verso una meta
precisa, anche se lei non sapeva quale fosse. Girò a destra, poi due volte a
sinistra fino a ritrovarsi davanti a una grossa e pesante porta di legno che
oltrepassò. Il locale era molto ampio e vari finestroni immettevano al suo
interno la timida luce del sole che stava sorgendo; alcuni uccelli dormivano
rintanati negli anfratti più caldi, emettendo ogni tanto un basso e
rassicurante borbottio: era finita nella voliera.
Hermione si sedette su una panca di pietra
proprio sotto una delle grandi finestre prive di vetri ed estrasse dal mantello
la pergamena che aveva causato così tanta sofferenza. Sapeva benissimo cosa
doveva fare ma non era sicura che la sua fosse la decisione migliore che
potesse prendere. Lo sguardo le si posò sui suoi polsi sui quali spiccavano i
segni lasciati dai braccialetti d’oro. Il Guaritore che l’aveva visitata, sotto
insistenza di Harry, le aveva assicurato che presto sarebbero scomparsi, ma non
era quello che le interessava. A farle scegliere definitivamente di distruggere
la formula non era stata la paura di provare ancora dolore, ma il fatto di non
voler più mettere a repentaglio la vita di chi le stava vicino. Quando aveva
visto Apis alzare la spada per uccidere Ron aveva realmente compreso quanto era
importante per lei. Non voleva dover assistere un’altra volta a una scena del
genere. Soprattutto non voleva esserne la causa.
Hermione sospirò stancamente e spostò lo sguardo
verso il paesaggio sottostante. Decine di auror camminavano avanti e indietro
nel giardino del castello eseguendo gli ordini di Harry e degli altri capitani:
le loro voci e il rumore dei loro passi arrivavano attutiti fino a lei. Quasi
inconsapevolmente si mise a cercare una testa rossa che spiccasse tra le altre,
ma non la trovò.
Dopo quel brevissimo interludio sul terrazzo, Ron
non le si era più avvicinato, anche se, se ne era accorta benissimo, l’aveva
sorpreso più di una volta a fissarla intensamente da lontano. Sapeva che aveva
in mente qualcosa. Glielo aveva letto in faccia. Ma se il suo cuore non
aspettava altro che di sentirgli ammettere quello che già aveva potuto scorgere
nei suoi occhi, la sua mente la spingeva a scappare il più possibile lontano da
lui perché temeva che quelle parole, in realtà, non erano che il frutto della Maledizione.
Cosa doveva fare? A sentire Bob avrebbe dovuto seguire il suo cuore ma…
“ Hai intenzione di evitarmi ancora per molto?”
la voce di Ron risuonò profonda sulla soglia della voliera. “ Se è così ti
consiglio di smetterla subito perché non ho voglia di farmi sbattere nuovamente
la porta in faccia da te” disse, notando rattristato che si era irrigidita.
Perché si comportava così? Possibile che non capiva che ogni suo rifiuto lo
faceva morire?
Avvicinandolesi lentamente cercò di catturare il
suo sguardo, ma lei continuò a tenere il viso girato verso il paesaggio, come
se non si fosse accorta della sua presenza. Le si sedette di fronte, turbato e
allo stesso tempo arrabbiato per la sua indifferenza. Odiava vederla così!
Preferiva di gran lunga quando gli urlava dietro di non interferire con la sua
vita. In quel modo, almeno, capiva che lo era stato ad ascoltare. Ma così… “
Senti!” stava già cominciando a dire irritato, quando la ragazza si voltò verso
di lui. “ Hai la bacchetta?” gli chiese con tono di voce neutrale.
Lui la fissò perplesso, poi estrasse dalla tasca
interna del suo mantello la bacchetta della ragazza che aveva portato con sé
durante tutta la battaglia e gliela porse, ricevendo in cambio uno sguardo
sorpreso.
Hermione puntò decisa la bacchetta contro il
foglio di pergamena, ma prima di poter pronunciare la formula per distruggerla,
si ritrovò il polso circondato dalle dita di Ron. “ Sei sicura di volerlo
fare?”
“ Non mi pare di avere altra scelta” sussurrò lei
di rimando.
“ … No, credo di no” rispose lui, lasciandola e
permettendole così di dar fuoco all’antichissima formula.
I due rimasero per alcuni minuti in silenzio
fissando le fiamme che la consumavano, poi, all’improvviso, la ragazza si alzò
e iniziò a dirigersi verso l’uscita. Ma a metà strada fu costretta a bloccarsi
quando si sentì afferrare il gomito da dietro e rivoltare, ritrovandosi con il
seno schiacciato contro il petto di Ron. “ Mi sembra di averti detto che questa
volta non ho intenzione di lasciarti scappare” le mormorò dolcemente vicino
all’orecchio.
Hermione teneva gli occhi bassi; non voleva
incrociare il suo sguardo perché aveva troppa paura di rimanerne di nuovo
stregata: già la sua sola vicinanza era abbastanza per appannarle il cervello! Figurarsi
perdersi nei suoi occhi! Cercò quindi di allontanarlo appoggiandogli i palmi
delle mani aperte contro il torace e facendo pressione. Ma Ron non si mosse di
un millimetro e, anzi, la strinse ancor più vicino a sé. “ Stavolta mi starai
ad ascoltare, Hermione” continuò, “ Ho aspettato anche troppo e non ho voglia
di perdere altro tempo”
“ Sta zitto, Ron” lo supplicò lei in un sussurro,
“ Non dirlo!”
Ron rimase in silenzio per alcuni istanti,
confuso. Poi la scostò un po’ da sé per guardarla in viso. “ Che cos’è che non
vuoi sentirti dire? Che ti amo? Che non sogno altro che di stringerti come sto
facendo ora? Che tutte le volte che ti guardo mi sembra di impazzire? Perché
non vuoi che te lo dica?”
“ Perché non è vero! Tu non mi ami… non puoi
amarmi!” rispose lei, fissando un punto imprecisato oltre la spalla del
ragazzo.
Ron sorrise. “ Adesso non fare l’egoista! Io amo
chi voglio!”
“ Ma non capisci che è proprio questo il punto?
Tu credi di amarmi, ma in realtà non hai scelto tu di farlo…”
“ Scegliere?” disse perplesso il ragazzo, “ No,
hai ragione. Io non ho scelto di innamorarmi di te… è successo e basta. L’amore
è qualcosa di irrazionale, Hermione. Non puoi controllarlo!... Mia madre mi
disse una cosa quattro anni fa, quando te ne andasti, che ancora ricordo ma che
fino a questo momento non avevo compreso fino in fondo: ‘ Sai, Ron’ mi disse, ‘ ci sono
le persone che dovremmo amare e quelle che, invece, amiamo!’. Ed è proprio
così! Io ti amo, inconsapevolmente e irrazionalmente, e non c’è niente che non
farei per sentirti pronunciare il mio nome con la stessa passione con cui io
pronuncio il tuo” disse, sollevandole il mento con le dita. “ Guardami,
Hermione. Guardami negli occhi e dimmi che cosa vedi”
Hermione tremava, ma non era né freddo né paura.
Era qualcosa di molto più profondo, che la scuoteva esternamente ed
internamente, provocandole brividi lungo tutto il corpo. Senza accorgersene
strinse le mani che ancora teneva mollemente appoggiate al petto di Ron poi,
molto lentamente, alzò lo sguardo e si perse nella profondità di quegli occhi
che, avrebbe potuto giurarlo, non aveva mai visto così scuri ed intensi.
“ Che cosa vedi?” ripeté lui, passandole un dito
sulle labbra.
Lei sospirò languidamente in risposta a quella
carezza così leggera. “ Io… io vedo… me” sussurrò incantata.
“ Sì. Ed è tutto quello che i miei occhi vogliono
riflettere: te… Seduta alla tua scrivania mentre controlli con aria assorta il
tuo lavoro; accoccolata sulla sedia a dondolo di mia madre; distesa sul mio
letto con i capelli sparsi sul mio cuscino… Non m’importa cosa mi ha spinto ad
innamorarmi di te. So solo che tu sei l’Unica a cui io posso donare il mio
cuore. Tu, Hermione. Nessun’altra” concluse, catturandole le labbra con le
proprie.
Hermione sospirò di piacere, allacciandogli le
mani dietro la nuca e alzandosi in punta di piedi per meglio aderire al suo
corpo. Sentiva le sue braccia stringerla come nessuno aveva mai fatto, con
desiderio e passione ma anche con una dolcezza infinita; sentiva le labbra di
lui posarsi delicate sul suo viso, tracciando una scia di fuoco dagli occhi
chiusi alla curva del collo; sentiva il suo petto sollevarsi ed abbassarsi a
ritmo sempre più affrettato. Sentiva, e non aveva voglia di fare nient’altro.
Con il semplice tocco delle labbra, lui aveva il potere di farle dimenticare tutto
all’infuori di loro due. Stretta nel suo abbraccio, niente aveva più
importanza, né la Maledizione né la pergamena.
Ron appoggiò nuovamente la bocca contro la sua,
poi si scostò di pochi centimetri e attese che lei aprisse gli occhi per
incontrare il suo sguardo. “ Puoi dire tutto quello che vuoi ma non mi
convincerai mai che quello che provo per te è frutto di una fattura. No,
Hermione… Noi due ci apparteniamo da sempre e ora che, finalmente, siamo
riusciti a rompere la Maledizione non ho intenzione di perderti!”
Hermione lo guardava rapita, incapace di parlare
o anche solo di pensare. Sarebbe stato bellissimo rimanere lì per sempre,
stretta nel suo abbraccio e credere a ogni sua parola, ma non poteva
comportarsi da egoista… Se era stata la Maledizione a farli innamorare, Ron non
le sarebbe mai appartenuto veramente! Stava già cercando di slacciarsi dal
ragazzo quando le sue ultime parole le rimbombarono nella mente. “ C-cosa hai
detto?” sussurrò, con le labbra gonfie a causa dei suoi baci.
“ … che non ho intenzione di perderti” ripeté
lui, tentando di riavvicinare il viso a quello di lei.
“ No, prima”
“ Cosa? Che abbiamo rotto la Maledizione?” Ron
sgranò gli occhi, accorgendosi solo in quell’istante del vero significato di
quelle parole. Già, la Maledizione era stata rotta. Se loro due si fossero
innamorati solo a causa di quella, adesso non si troverebbero l’una nelle
braccia dell’altro! “Lo vedi? Adesso non hai più scuse!... A meno che…” il
giovane si bloccò. E se Hermione non lo avesse contraccambiato? Se lo avesse
considerato solo un amico? Anche se poco prima l’aveva sentita rispondere alle
sue carezze e ai suoi baci, lei non aveva detto di amarlo! Ron si staccò da lei
e le prese entrambe le mani, evitando di guardarla negli occhi. Improvvisamente
era ritornato ad essere il ragazzo impacciato che era a quindici anni. “
Hermione… se tu… se tu non provassi…” iniziò a mormorare.
Lei lo guardò affascinata. Dio, come lo amava!
Amava la grinta che metteva in tutto quello che faceva; amava i suoi scatti di
rabbia; amava la sua comprensione; amava il suo coraggio e la sua timidezza…
Capendo al volo ciò che lo angustiava gli si avvicinò nuovamente e gli appoggiò
un dito sulle labbra per azzittirlo. “ Shh… Ecco quello che penso delle tue
paure, Ronald Weasley!” sussurrò prima di racchiudergli il viso tra le mani e
premere le labbra sulle sue.
“ Ti amo” le mormorò lui all’angolo della bocca,
stringendola a sé.
Hermione aveva il cuore che le batteva a mille e
si strinse al torace del ragazzo, godendosi una felicità che non aveva mai
creduto di poter provare.
“ … Hermione?” la chiamò lui, appoggiandole il
mento sulla testa.
“ Mmm…”
“ Mi piacerebbe sentirlo dire anche da te!” disse
imbarazzato.
La ragazza sorrise poi alzò il volto per
incontrare il suo sguardo. “ Ti amo, Ron”
Ron emise un brontolio soddisfatto e tornò a
stringersela al petto, mentre le loro ombre allacciate si allungavano sul
pavimento.
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Tre settimane dopo…
Harry salì le scale e, arrivato in cima, aprì la
porta di fronte alla stanza di Ron. Erano passati quasi due mesi dall’ultima
volta che aveva messo piede in quella camera. La camera di Ginny. Se chiudeva
gli occhi e aspirava profondamente, poteva ancora sentire la sua particolare
fragranza e immaginarla seduta al tavolo intenta a scrivere sul suo diario.
Chissà se lo aveva portato con sé in Canada? Era partita la notte stessa in cui
avevano fatto l’amore, causando un vero e proprio putiferio in tutta casa
Weasley quando i suoi fratelli erano venuti a conoscenza della sua decisione. A
turno si erano precipitati da lei per convincerla a cambiare idea ma lei non
aveva voluto sentir ragioni e, anzi, si era fatta spedire gli effetti personali
che, nella fretta di partire aveva lasciato a casa. Al contrario dei figli,
mamma Weasley non aveva mosso un dito per riportare la ragazza alla Tana:
secondo Harry la donna doveva aver intuito qualcosa dato che l’aveva sorpresa
più di una volta a guardarlo con aria assorta e scuotere la testa in segno di
disapprovazione. Ma cosa poteva fare lui se Ginny non lo voleva?
Harry si sedette sull’orlo del letto e si prese
la testa tra le mani. Dal primo piano giungevano le voci allegre di tutti i
componenti di casa Weasley e degli invitati alla festa per l’anniversario di
matrimonio di Arthur e Molly. All’inizio aveva cercato di trovare una qualsiasi
scusa pur di non dovervi partecipare, ma poi si era detto che non avrebbe
potuto continuare ad evitare in eterno di vederla. Si era presentato puntuale
all’appuntamento, trovandovi già Hermione, Becky e John e aveva raggiunto
Charlie e i gemelli impegnati a discutere dell’ultima partita di Quidditch
dell’Inghilterra. I minuti erano trascorsi velocemente e a poco a poco tutti
gli invitati erano giunti ad omaggiare i due coniugi. Quando Molly aveva richiamato
la loro attenzione per avvisarli che la cena era pronta, Harry aveva capito che
lei non si sarebbe presentata e il suo cuore aveva ripreso a battere
normalmente. Nonostante ciò che si era detto, infatti, aveva contato i giorni,
le ore e i minuti che lo separavano dal loro incontro: aveva desiderato
vederla, anche solo da lontano, per riempire il suo cuore dell’immagine di lei.
Ma lei gli aveva tolto anche quella piccola consolazione non presentandosi alla
festa.
“ Toh, guarda! Gin ha lasciato qui il suo
maglione preferito!” disse Ron entrando nella stanza e sedendosi scompostamente
sulla sedia davanti alla scrivania. Hermione lo seguì e si lasciò cadere sul
letto, accanto ad Harry. “ Come mai non è venuta?” chiese, “ I tuoi devono
esserci rimasti male…”
“ E’ passata stamattina per portare loro il
regalo. Ha detto di non avere tempo per venire anche questa sera. L’ho trovata
un po’ giù… ma dev’essere perché ‘lavora troppo’! Ma se vuoi sapere di più, non
devi chiedere a me… forse faresti meglio a rivolgerti a qualcun altro…” disse,
guardando Harry fisso per provocarlo.
“ … Harry?” tentò di chiamarlo Hermione
toccandogli la spalla.
“ Non ho voglia di parlarne”
“ Avanti, Harry! Non puoi tenerti tutto dentro o
prima o poi scoppierai! Ti rendi conto che è quasi un mese che vai in giro con
l’aria di chi è appena stato al funerale del suo migliore amico?” disse lei,
beccandosi lo sguardo inceneritore di Ron.
Harry però non rispose e voltò la faccia
dall’altra parte.
“ Sai, Hermione, mi sa che stavolta ci siamo sbagliati
in pieno! Povera la mia sorellina! Non deve amarla poi molto se…”
“ Che cosa vuoi saperne tu di quello che provo
io, eh? Certo che la amo! La amo più della mia stessa vita!” proruppe irato
Harry.
“ E allora si può sapere che cosa ci fai ancora
qui? Vattela a riprendere!” gridò il rosso.
“ Lei non mi vuole. E’ stata molto chiara…”
“ Ne sei così certo?” chiese Ron, guardandolo con
aria incredula. Conosceva sua sorella meglio di chiunque altro e sapeva cosa
provava per il suo miglior amico. Non era possibile che avesse cambiato idea
nel giro di una notte!
“ Beh!” li interruppe Hermione, “ Ma lei cosa ti
ha risposto esattamente?”
Harry la fissò confuso. “ … risposto?”
“ Ma sì! Quando le hai detto che la ami! … Perché
tu glielo hai detto, vero Harry?”
“ Veramente…”
“ Non glielo hai detto?” urlò Ron.
“ Che senso aveva farlo? Ormai aveva deciso di
partire!”
“ Ma come ha potuto prendere una decisione se tu
non le hai nemmeno dato un’alternativa?” disse Hermione.
Già, a questo non aveva pensato! Harry frugò nelle
tasche dei suoi pantaloni ed estrasse un piccolo foglio di carta, completamente
stropicciato, che aprì e lesse mentalmente.
‘E’ stato
un errore. Non cercarmi, ho deciso di partire. Ricordati che comunque siano
andate le cose ti voglio bene… Addio, G.’
Si era sempre soffermato sulle prime quattro
parole, senza mai analizzare veramente il contenuto di quel breve messaggio:
due erano adesso le frasi che attiravano la sua attenzione. La prima era ‘ Ho deciso di partire’. A quanto ne
sapeva lui, Ginny aveva preso quella decisione molto prima di quella sera.
Scritto così, invece, sembrava quasi che la sua scelta fosse stata dettata da
qualcosa di impulsivo; qualcosa come l’essersi lasciata trasportare dalla
passione e credere di non essere corrisposta… E poi c’era quel ‘ ti voglio bene’ a risaltare sulla carta.
Poteva voler dire molte cose. Ma qual era il suo vero significato? Solo Ginny
poteva dirglielo.
“ Allora? Vuoi muoverti o devo trasportartici di
peso?” disse Ron distogliendolo dai suoi ragionamenti.
Harry si alzò di scatto e senza nemmeno dire una
parola scomparve lasciando soli i due ragazzi.
“ Credi che ce la farà?” mormorò Hermione
preoccupata.
“ E chi lo sa? Noi abbiamo fatto tutto quello che
potevamo, adesso tocca a lui! … Ma, non so perché, ho lo strano presentimento
che fra non molto dovrò abituarmi ad essere chiamato ‘zietto’!”
Hermione rise, riempiendo la stanza del suono più
melodioso che Ron avesse mai udito. Adorava quel suono e avrebbe voluto
sentirlo per il resto della sua vita. Ma ancor di più avrebbe voluto diventare
una cosa sola con lei. La desiderava così intensamente che delle volte credeva
di impazzire ma poi si frenava per paura di spaventarla con la propria
passione. Lentamente si alzò e le si andò a sedere vicino, intrecciando le dita
della mano con quelle di lei. Con un indice il ragazzo tracciò una linea
immaginaria dalla fronte alla bocca
della giovane strega, sorprendendosi ancora una volta della morbidezza della
sua pelle. “ Sei bellissima” sussurrò prima di catturarle le labbra con le
proprie.
“ … Ron…” cercò di dire lei dopo alcuni minuti.
“ Mmm…”
“ Credi che tua madre si arrabbierebbe se
sparissimo senza salutare?” mormorò lei impacciata.
Ron sollevò entrambe le sopracciglia. Cosa aveva
in mente la sua piccola streghetta? “ E, di grazia, dove vorresti andare?” le
domandò, baciandole il collo.
Hermione sospirò prima di rispondere. “ … Forse
faresti meglio a chiedermi cosa mi piacerebbe fare…”
Il ragazzo si bloccò improvvisamente. Aveva
sentito bene? Staccandosi leggermente da lei la guardò in viso. Le guance rosse
e le labbra socchiuse le donavano un’aria innocente ma anche molto seducente,
alla quale lui non fu in grado di resistere. Prendendola per la vita la fece
alzare con sé, poi la sollevò tra le braccia strappandole un piccolo grido di
sorpresa. “ Io credo che mia madre dovrà accontentarsi degli altri miei
fratelli per questa sera…” disse, tappandole la bocca con la propria prima di
Smaterializzarsi insieme a lei.
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Il campanello attaccato alla porta risuonò,
annunciando alle due ragazze dietro al bancone che una cliente era entrata nel
loro negozio.
“ Lascia, ci penso io. Perché tu intanto non
sistemi questi sugli scaffali?” disse la bionda, indicando alcuni barattoli di
vetro ricolmi di polveri colorate, prima di raggiungere la possibile
acquirente.
In pochi minuti Ginny portò a termine il compito
che Jane le aveva affidato poi, notando che la sua amica era ancora impegnata,
spostò lo sguardo sull’orologio appeso alla parete: le cinque e diciotto. La
festa alla Tana doveva essere al culmine. Le era spiaciuto non andarci, come le
era spiaciuto alzare la voce contro ognuno dei suoi sei fratelli quando, uno
alla volta, si erano presentati nel suo appartamento per convincerla a tornare
sulla sua decisione. Ma quale decisione? La sua era stata una semplice e
banalissima fuga. Sì, doveva ammetterlo: era scappata perché aveva avuto troppa
paura di fare la figura della stupida o, ancor peggio, quella della ragazzina
tanto ingenua da pensare di essere ricambiata dall’uomo che amava. Ma che cosa
aveva ottenuto fuggendo? Solo notti insonni e occhi gonfi per il pianto. Si
sentiva sola come mai lo era stata in vita sua; ma a pesarle di più era il
fatto di non poter contare sul conforto che solo Harry era sempre stato in
grado di offrirle. Le mancava la sua voce rassicurante, il suo sguardo attento
mentre l’ascoltava, il tocco sicuro delle sue mani che la spingevano da dietro
per farla andare più veloce quando s’incantava davanti a una vetrina. Le mancavano
tutte quelle piccole cose per le quali era vissuta fino ad allora, nella
speranza che lui si accorgesse di lei. Ma si sentiva anche tradita. Ed era
quello il motivo che l’aveva spinta ad allontanarsi da tutto ciò che poteva in
qualche modo ricordarle lui e ciò che le aveva fatto. Le aveva spezzato il
cuore facendole prima credere d’importare qualcosa per lui e poi lasciandola
senza nemmeno avere il coraggio di dirle che, in realtà, non l’aveva mai amata
e che quel pomeriggio passato uno tra le braccia dell’altra era stata solo una
divertente ruzzolata tra le coperte. Era furiosa, ma lo era più con se stessa
che con lui. Come aveva fatto a crogiolarsi per così tanto tempo dietro a un
sogno impossibile? Perché non aveva capito subito che Harry non le sarebbe mai
appartenuto; che non si sarebbe mai accontentato di un tipo semplice e banale
come lei? Il suono del campanello la distolse dai suoi pensieri.
“ Ci pensi tu, Gin?” le arrivò all’orecchio la
voce di Jane, ancora occupata con la prima cliente.
“ Certo!” rispose, stampandosi sul viso un
sorriso di circostanza e voltandosi verso l’entrata. Ma il sorriso le morì
sulle labbra non appena riconobbe la figura che, a passo deciso, le stava
venendo incontro. Ad ogni passo che lui faceva, lei ne faceva uno all’indietro,
fino a ritrovarsi con la schiena schiacciata contro il bancone. Lui si fermò a
pochi centimetri da lei che lo guardava con sguardo confuso.
“ Harry… Perché sei qui?” disse, cercando di
ritrovare la calma interiore per non fargli capire quanto la turbasse la sua
presenza.
“ Ho bisogno di parlarti” sussurrò lui,
guardandola in viso e stringendo forte i pugni nelle tasche del suo mantello
per trattenersi dal prenderla tra le braccia e stringersela al petto.
“ … Come vedi ho parecchio da fare, non ho tempo
da poter sprecare con te, nemmeno se lo volessi… e ti posso assicurare che non
è il mio caso!” rispose secca. Credendo di aver messo fine a quella breve
discussione cercò di allontanarsi senza guardarlo ma non riuscì a fare nemmeno
due passi che si ritrovò a penzolare sulla spalla del ragazzo. “ Che cosa credi
di fare?” iniziò a protestare, “ Mettimi immediatamente giù!”
Ma Harry non la stette a sentire e si diresse
verso la ragazza bionda che li stava fissando preoccupata. “ C’è un posto
tranquillo dove possiamo parlare?” le chiese.
Lei lo guardò sospettosa ma poi, accorgendosi
della cicatrice che spiccava sulla sua fronte, fece un largo sorriso. “ Ma
certo! Al piano di sopra c’è l’appartamento di Ginny!”
Harry la ringraziò con un cenno del capo poi,
incurante delle proteste fisiche e verbali della rossa che teneva sulla spalla,
iniziò a salire le scale. “ Se non stai un po’ ferma rischi di farci cadere
tutt’e due!” la rimproverò serio, dandole una leggera pacca sul fondoschiena.
Poi con un calcio aprì la porta che gli si parava di fronte e fece scivolare
per terra Ginny che, rossa in volto, gli mollò un ceffone così forte da fargli
voltare la faccia. Per tutta risposta lui chiuse a chiave la porta e
afferrandola per un polso la trascinò fino a un piccolo divano dove la fece
sedere piazzandolesi di fronte. “ Per favore non Smaterializzarti. Sarebbe del
tutto inutile… ti ritroverei in meno di cinque minuti!”
Lei lo stava fissando con uno sguardo duro. Non
glielo aveva mai visto prima. Sembrava che fosse arrabbiata con lui… ma perché?
In fondo era stata lei a lasciarlo. Se c’era qualcuno a dover essere arrabbiato
quello era lui! “ Si può sapere perché sei così furiosa con me?”
Lei distolse lo sguardo, ma per un attimo a Harry
sembrò di scorgere qualcosa di molto simile all’angoscia e al dolore di cui lui
stesso era preda da diverse settimane.
“ Perché sei qui, Harry? Ti avevo chiesto di non
cercarmi… Ti prego, vai via!” mormorò la ragazza, continuando a fissarsi le
mani.
Lui le s’inginocchiò davanti, mettendosi al suo
stesso livello. “ Sono venuto a confessarti quello che avrei dovuto dirti
quella sera”
“ Non voglio ascoltarti!” disse impaurita la
giovane, tappandosi le orecchie con le mani. Non voleva sentirgli ammettere che
era stato un errore e che sì, tra loro c’era un’attrazione fisica molto
potente, ma che in fondo lei sarebbe sempre rimasta solo la sorella del suo
migliore amico.
“ E invece lo farai! Te lo avrei detto quella sera se non fossi
stato costretto a scappare per una chiamata urgente!” urlò lui, afferrandola
per i polsi e portandoseli vicino al cuore.
“ C-chiamata urgente?” disse lei confusa.
“ Sì… ma adesso non ha importanza… Ginny…”
pronunciò il suo nome come una carezza, “ … lo so che per te non sono che un
semplice amico… ma voglio che tu sappia che per me non è lo stesso. Da quando
te ne sei andata non faccio altro che inventarmi delle scuse per convincermi
che, in fondo, di te non ho bisogno; che non mi manca il tuo sorriso; che
qualsiasi altra donna potrebbe darmi quello che ho provato con te… Ma nel mio
cuore so che non è così”
Ginny lo guardava sempre più confusa. “ Cosa stai
cercando di dirmi, Harry?”
Lui le lasciò le mani e la fece alzare insieme a
sé, prendendola fra le braccia. “ Io ti amo, Ginny” sussurrò, incrociando il
suo sguardo. “ Avrei dovuto dirtelo molto tempo fa, quando mi sono accorto che
dovunque io andassi, qualunque cosa io facessi, era il tuo il volto che
ossessionava i miei sogni. Lo so, ho sbagliato a non dirti nulla ma avevo paura
dei miei stessi sentimenti. Temevo di farti soffrire così come ho fatto
soffrire tutti quelli a cui ho voluto bene. E non volevo: non avrei mai
sopportato di essere la causa del tuo dolore ed è per questo che sono rimasto
in disparte e che mi sono accontentato di starti vicino in silenzio. Ma poi…
Oh, mio Dio… non so neanch’io com’è potuto accadere… Quella sera è successo
tutto così in fretta! Non ho avuto il tempo di pensare a nient’altro che a soddisfare il desiderio di sentirti
completamente mia. Poi avrei voluto tenerti tra le braccia tutta la notte e confessarti
che ti amavo perché avevo capito che non avrei più potuto nascondermi dietro la
scusa della paura di farti del male… No, mi dissi, da quel momento ti avrei
protetta io… Ginny… Ginny non piangere!” si bloccò lui, vedendo le lacrime
scendere copiose dagli occhi della ragazza. “ Io… non volevo questo… ho
sbagliato tutto un’altra volta!”
“ Tu mi ami… mi ami…” continuava a mormorare lei
mentre il cuore le batteva così forte nel petto che aveva paura che da un
momento all’altro le schizzasse fuori, “ … Ma perché te ne sei andato senza
dirmi niente? Io credevo che fossi pentito di quello che avevamo fatto, che non
volessi vedermi…”
Harry le passò le dita sulle guance umide per
asciugargliele dalle lacrime. “ Ho provato a svegliarti ma dormivi così
profondamente che non sono riuscito a farlo. Quando sono tornato tu non c’eri
più. Avevi lasciato solo questo” continuò mostrandole il biglietto, “ … Ginny…
pensi davvero che sia stato un errore?”
Lei lo guardò a lungo poi scosse leggermente la testa.
“ No, ma avevo paura che per te lo fosse. Non volevo essere un peso per te e
pensavo che rimanendo avrei solo complicato le cose… Speravo di riuscire a
dimenticare quello che era successo… ma come si fa a cancellare dalla propria
mente il ricordo più bello della tua vita?”
“ … e il ‘ti voglio bene’? Anche quello era una
bugia?” chiese titubante il ragazzo.
Ginny lo fissò seria. “… Sì!” confermò, mentre
un’espressione triste e delusa si formava sul viso del giovane, “ … Io non ti
voglio bene, Harry. Io ti amo” sussurrò, prima di allacciargli le mani dietro
al collo ed attirarlo a sé.
Harry se la strinse al petto rispondendo con
passione al suo bacio e perdendo momentaneamente la ragione quando la sentì
abbandonarsi contro il suo corpo. Fu il timido bussare alla porta a riportare
entrambi alla realtà. “ Va tutto bene, Ginny?” chiese Jane preoccupata sul
pianerottolo.
Ginny guardò dolcemente l’uomo che le stava
davanti e che ancora la tratteneva per la vita, poi sorrise. “
Meravigliosamente!” riuscì a rispondere prima di perdersi nuovamente tra le
braccia di lui.
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“ Cosa diavolo è successo questa volta?” gridò
esasperata Becky, alzandosi per l’ennesima volta dalla sua scrivania. Quella
mattina sembrava che tutto dovesse andarle storto: prima aveva dovuto dar retta
alla sua anziana vicina che l’aveva sbattuta giù dal letto alle sei ( quando
lei era andata a dormire alle tre!) per aiutarla a ritrovare il suo gatto,
Pallino, il quale aveva avuto la brillante idea di andare a cercarsi una ‘fidanzatina’
all’altro capo della città; poi aveva dovuto sorbirsi l’assillante chiamata via
camino di sua zia Lorna che le aveva fatto notare che gli anni stavano passando
anche per lei e che se non si fosse data una mossa sarebbe rimasta zitella a
vita ( ma se aveva solo ventun’anni!!); infine, una volta arrivata al Quartier
Generale per prendere servizio, si era vista rifilare da quel mentecatto di
Seymour una ramanzina sui ritardatari.
Dal cortile centrale proveniva un trambusto
allucinante: sembrava che un’intera cassa di fuochi del Dr Filibuster fosse
stata fatta esplodere. Becky fece molta fatica a passare in mezzo alle reclute
che affollavano l’atrio ma alla fine riuscì ad affiancarsi a Bill e Charlie
Weasley che, piegati in due dalle risate, fissavano con gli occhi pieni di
lacrime un uomo completamente sporco di polvere colorata sbraitare nel campo d’addestramento.
“ Questa dobbiamo proprio raccontarla a Fred e George!”
rise forte Charlie.
“ Oh, non ce n’è bisogno… me lo hanno suggerito
loro!” sussurrò alle loro spalle la voce bassa di John che pareva essere appena
arrivato.
“ Che cos’hai combinato questa volta?” lo guardò
sospettosa la ragazza che però non poté fare a meno di sorridere vedendo
Seymour colorato come un uccello del paradiso.
“ Mmm… ho solo pensato di movimentare un po’ l’atmosfera!
Mi sembravi un po’ giù stamattina, così ho voluto risollevarti il morale!” le
strizzò l’occhio facendola arrossire.
Becky si schiarì la voce e battendo le mani cercò
di riportare un po’ d’ordine rimandando tutti al loro lavoro. Poi, lanciando un’ultima
occhiata divertita alla figura colorata di Seymour s’incamminò verso il suo
ufficio. “ Peccato che Harry e Ron non siano qui a godersi lo spettacolo! Beati
loro, però!” le disse John affiancadolesi, “ Sai quando tornano?”
“ Credo sabato… ma non penso che scambierebbero
dieci minuti delle loro vacanze con le loro ragazze per questo!... Anche se
devo ammettere che Seymour in versione Arlecchino era piuttosto divertente!”
rise la ragazza, fermandosi davanti alla sua porta.
“ Bene! Ce l’ho fatta!” sorrise in risposta il
giovane auror.
“ Ce l’hai fatta a far che cosa?” chiese lei,
sbellicandosi ancora.
“ Ma a farti ridere, tesoro! Di solito sei così
musona!” la schernì.
“ Questo non è affatto vero!” protestò lei
ridiventando seria.
“ Oh, sì che è vero!... Ma a me piaci anche così,
Rebecca!” disse, scoccandole un bacio
sulla guancia prima di strizzarle nuovamente l’occhio con fare furbesco e
Smaterializzarsi.
Rebecca… Nessuno la chiamava mai così! Ma, le era
piaciuto molto sentire il suo nome pronunciato per intero dalla voce di John…
Si portò una mano alla guancia, poi un lento sorriso si formò sul suo bel viso.
Richiudendosi la porta alle spalle guardò la sua
scrivania piena zeppa di incartamenti di Harry e Ron e il sorriso le morì sulle
labbra. “ Mannaggia a voi! Dovevate proprio prendervi adesso una vacanza! Ma
quando tornate ve la faccio vedere io!” sbraitò la ragazza mettendosi le mani
nei capelli.
A molti chilometri da lì, mollemente adagiato su
di un’amaca e fra le braccia Hermione, a Ron fischiarono forte le orecchie…
FINE
Lo so, non uccidetemi!!! Questa volta vi ho fatto
aspettare più del dovuto! Abbiate pietà… per farmi perdonare ho cercato di
rendere questo capitolo il più romantico possibile ( So che vi piacciono le
sdolcinerie… e anche a me!)! Spero di esserci riuscita!!!!^^ Prima di tutto
voglio ringraziare veramente tanto tutti quelli che hanno seguito questa
fanfiction, sia quelli che hanno recensito sia quelli che sono rimasti nell’ombra.
Grazie! Poi voglio augurare a tutti quanti un meraviglioso 2004. Spero che
riusciate ad ottenere tutto ciò che desiderate, e anche di più!! Come sapete
questo è l’ultimo capitolo de “IL RISVEGLIO DELL’ANIMA”, ma non preoccupatevi perché
non ho intenzione di sparire dalla faccia di questo sito meraviglioso… Ho
voglia di continuare a scrivere e spero che tutti quelli che hanno amato il mio
racconto si possano appassionare anche ai miei prossimi lavori… Ora passiamo ai
ringraziamenti personali.
ALE: Come vedi questa volta
ho esitato un po’ a pubblicare e così ho esaudito un po’ la tua richiesta di
non vedere proprio subito la fine della fic! Spero che l’ultimo chap ti abbia
fatto “ sognare” come gli altri!^^ Un bacione forte forte!!
ANGELE: Ehi, francesina! Io
rispondo sempre a chi, come te, trova due minuti per recensire il mio lavoro!!
Devo ringraziarti per i bellissimi complimenti, mi hanno fatto molto piacere! A
proposito… bravissima! Ho letto il primo chap della tua fic e devo dire che mi
è piaciuto parecchio! Continua così!:) Kiss
ELI: Se tu sei vecchierella,
io sono proprio una MATUSA!! ( di anni ne ho ventiquattro… ma non dirlo a
nessuno!^_-) La tua recensione mi ha proprio mandato in orbita! Per giorni,
invece di camminare ho “levitato” a dieci cm da terra!:P Sono davvero
felicissima che la storia ti sia piaciuta così tanto! Sai, quando ho iniziato a
scrivere non credevo di riuscire ad appassionare nemmeno un quarto delle
persone che mi hanno recensito! A proposito… non ti buttare giù se la fic è
finita… ho intenzione di rimettermi al più presto al lavoro!! Veramente John ti
piace? Sono contenta, io lo adoro!!! Un bacione-one-one!! Ah, ti è arrivata l’ultima
mail? ( Per intenderci quella in cui ti ho rispedito tutti i chap!)J
EVA: E io sono super
contenta che tu abbia potuto recensire!! Come hai visto tutto è finito bene,
spero di averti accontentata!! Bacio!
KEIJEI: E adesso io come faccio
a ringraziarti per tutti i complimenti con i quali mi hai sommerso nell’ultima
recensione? Sei stata, come al solito, CARINISSIMA!! Anch’io adoro Ron nella
versione eroe innamorato! E’ proprio per questo che ho cercato di descriverlo
così: intrepido e coraggioso ma anche impacciato ed insicuro! Spero di averlo
fatto bene!! Come ho già scritto, non ti preoccupare. Anche se per un po’ non
vedrai miei aggiornamenti, ti assicuro che non smetterò di scrivere… Abbi solo
un po’ di pazienza e un’altra mia fic arriverà a deliziare il tuo pc!! Un
abbraccio affettuoso!:DDDD
KIARA: Scusa se ti ho fatto
aspettare così tanto! Inoltre ti devo chiedere perdono per aver eliminato dalla
scena uno dei tuoi personaggi preferiti!! Spero che, cmq la fine ti abbia
soddisfatta!! In fin dei conti, Bob ha svolto bene il suo lavoro ed è stato più
che contento di ritrovare i suoi vecchi amici nell’al di là!! Un bacio grande.
KIRIA: Hai visto che le cose,
finalmente, si sono messe a posto? Le coppie si sono formate e il cattivo è
stato eliminato… ma d’altronde avrei potuto fare diversamente?:P Ti ringrazio
molto per avermi recensito anche questa volta! Kiss
LUNA MALFOY: Lo so, lo so… dovrei
vergognarmi per non aver pubblicato prima!! Cmq, come hai potuto leggere la fic
ha avuto un lieto fine! Spero ti sia piaciuta! Ti ringrazio ancora tanto per la
recensione, l’ho molto apprezzata! Baci
STREKON: Beh, purtroppo non ho
inserito tutto il sangue che volevi ( non sono molto brava nelle descrizioni
delle battaglie… forse dovrei prendere maggior spunto dalle tue fic!!^^)… ma
spero cmq che alla fine tutta la fic ti sia piaciuta! Un bacione
SUNNY: E va bene! Prometto
solennemente di non “lasciare la penna”! Sunny… devo proprio ringraziarti per
il sostegno morale che mi hai dato fin dall’inizio! Veramente, non so come
esprimerti tutti i miei ringraziamenti per aver sempre seguito e sponsorizzato
la mia storia… Sei stata davvero fantastica! Spero che anche l’ultimo chap ti
sia piaciuto. Non mi resta che dirti… W RON!! Un abbraccione!
VEGA: Ciao! Devo scusarmi
anche con te per non aver aggiornato prima… Scusa! Beh, spero almeno che l’attesa
sia valsa a qualcosa! Grazie per avermi recensito. Spero tanto che seguirai
ancora le mie storie! Baci!!
Va bene, credo di aver ringraziato tutti! Ah, no…
dimenticavo! Un ringraziamento speciale lo devo alla mia sorellina che, con
molta pazienza, ha ascoltato tutte le mie idee e mi ha aiutato a scartare le
peggiori!! Grazie Mari!! Non mi resta che salutarvi ed augurarvi ancora: BUON
2004!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!