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Autore: MadHatterInLove    18/12/2010    8 recensioni
Ragazze...sono in pieno blocco...scusate il ritardo...
“Ragazzi, il caso è realmente nostro. Andiamo tutti in Italia. Lì ci spiegheranno perché effettivamente hanno chiamato noi.”
Jane sorrise e si avvicinò alla mora.
“Eureka si va a Roma!” affermò sorridendo il biondo, guardando uno ad uno le quattro persone che aveva attorno.

Accompagnatemi in questa follia.
Genere: Commedia, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Patrick Jane, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Jisbon Parte I


Era completamente sdraiato sopra il suo nuovo divano in uno dei tanti dipartimenti distrettuali di quella città dove soggiornava da un paio di giorni.
Aveva un fascicolo posato sull’addome e una manciata di fogli tra le mani.
Patrick Jane era intento a leggere di se stesso. E stranamente aveva un sorriso strano ad incorniciargli il volto.
Senza salutarlo né chiedergli il motivo di tale sorriso, Teresa Lisbon curiosa, di ciò che leggeva il mentalista, allungò una mano per prendere qualche foglio esposto sul panciotto del biondo. Quest’ultimo però, vedendola di sottecchi, senza dire una sola parola, posizionò la sua mano libera sopra il fascicolo e continuò a leggere indisturbato.
 
“Jane, dammi quei fogli.” Disse perentoria, la mora.

“Li sto leggendo io.” Disse, senza staccare un attimo gli occhi dalla lettura, che evidentemente lo affascinava.

“Quanti occhi hai, di grazia? Oh, solamente due come tutti noi essere umani! Che, casualmente, stai usando per leggere quelli che hai in mano! Questi” è indicò i fogli posati sulla pancia. “Non ti servono, falli leggere a me!”
 
“Avete già trovato gli indagati del caso?” chiese, guardandola finalmente.

“Non ancora.” Rispose, incrociando per un attimo le braccia. Le dava fastidio il modo in cui quel uomo la comandava. In teoria lei era il capo e lui il sottoposto.
 
“Bene, hai altro da fare che leggere queste…storie Tessie” disse sogghignando a qualcosa che aveva capito solo lui. Infatti la mora lo guardò accigliata.
 
“C-come mi hai chiamato?” disse, la rabbia le stava salendo fin sopra i capelli. Tempo pochi secondi e sarebbe esplosa.
 
“Oh niente, niente. Devo essermi confuso, sai questa lettura mi prende molto. E su molte cose hanno ragione queste scrittrici. Non vedo l’ora di incontrarle… avrei tante cose da domandargli.” Disse, Patrick guardando la storia che stava leggendo da una ventina di minuti.
 
“Hanno ragione su molte cose? Per esempio?” chiese lei, cercando di prendere nuovamente, qualche foglio. Patrick la bloccò in tempo, allontanando il fascicolo in modo che gli fosse impossibile arrivarci.
 
“Per esempio quando ti arrabbi, ti viene una rughetta d’espressione proprio in mezzo alle sopracciglia. Una volta ho detto di adorarle, ora questa ragazze mi hanno fatto capire che se non la vedo almeno una volta al giorno, non sono contento!”
 
Teresa aprì bocca per dire qualcosa, ma non trovò niente di sensato per rispondergli. Era senza parole. Così decise di allontanarsi da quel uomo, ormai sconfitta. Non voleva fargli leggere quelle storie da tutta la mattinata, e ogni volta che lei si avvicinava trovava qualcosa per allontanarla. Ora era stata la scusa della sua ruga, che l’aveva totalmente sconvolta.
Patrick la vide allontanarsi e sorrise, strano ma vero chi scriveva quelle storie aveva colpito nel segno. Forse da tutto ciò poteva imparare qualcosa, pensò.
 
 
“Balla di nuovo con me, Teresa.” Disse, e senza aspettare risposta, Jane la prese per la vita con un braccio e con l’altro incatenò la mano di lei nella sua, iniziando a danzare a ritmo di quella musica lenta e dolce.
 
Patrick Jane era arrivato a metà della terza storia che aveva iniziato a leggere quella mattina, quando lesse quella frase sorrise compiaciuto della sua temerarietà dimostrata nel invitare Lisbon a ballare. Coraggio che in realtà era espresso soltanto in quelle storie, anche se aveva già ballato con Teresa una volta. Proprio sulle note di quella canzone citata dalla scrittrice.
 
“Bada bene che non ti sto ipnotizzando, anche se sembri esserlo in questo momento” sorrise, burlandola. “Quindi se vuoi, puoi anche separarti da me e andare alla macchina. Io ti seguirò senza dire niente.” Divenne serio.
La guardò, senza sciogliere mai il legame che occhi verdi e occhi celesti, ormai, avevano formato.

 
Continuò a leggere e sghignazzò sotto lo sguardo scettico del suo capo e degl’altri agenti che non se ne spiegavano il motivo.
Sono anche spiritoso, ehehe!, pensò il mentalista.
 
“Interessante, sei rimasta.” Sorrise di nuovo, stavolta dolcemente. Quasi sollevato, in realtà.  “Devi aver capito che stavo mentendo. Non ti avrei lasciata andare facilmente.” Le pronunciò all’orecchio, smettendo per un breve attimo di guardarla.
“Voglio che tu balli con me, non lo abbiamo mai fatto veramente…” le sussurrò ancora.

 
Se avesse voluto imbarazzarsi a ciò che lesse, lo avrebbe fatto... Invece Patrick continuò a sghignazzare leggendo tra le righe quanto fosse divertente e non il momento romantico tra i due personaggi.
Teresa stufa di quella situazione, si avvicinò con prepotenza al biondo e gli strappò di mani quei pochi fogli per poi correre verso il suo “nuovo” studio e chiudersi dentro.
 
Patrick la guardò divertito. Voleva evitargli l’imbarazzo che si sarebbe creato dopo aver letto quella storia, ma la curiosità della mora era stata più forte. Così non la rincorse, anche perché aveva già letto interamente quel racconto, così prese un altro po’ di fogli e si immerse in un’altra storia.
 
Personaggi: Patrick Jane e Teresa Lisbon. Un’altra volta. Titolo: Up and Down. Autore: Mad_Hatter. Notò che era la stessa persona che aveva scritto la storia precedente.
 
Dieci minuti dopo stava rileggendo una seconda volta. Era chiaro quanto questa ragazza amasse questa coppia e leggendo si appassionava lui stesso, però si sentiva esterno a quella storia, escludendo quando aveva letto su Red John che si era trovato a condividere quei pensieri.
Inoltre se fosse stato solo, e non con una decina di persone che attraversavano la stanza quando lesse di sua moglie e sua figlia si sarebbe lasciato andare all’emozione che provò ma le bloccò come era abituato a fare.
 
Intanto non vi era ancora nessuna traccia di Teresa. Era chiusa da dieci minuti nel suo ufficio e ancora non era uscita. Così decise di terminare la lettura, per quel giorno, e si diresse verso la mora.
Bussò leggermente e senza aspettare risposta entrò.
 
“Oh, ciao Jane!”
 
“Hai letto?”
 
Teresa iniziò a guardarsi intorno per un attimo persa nei suoi pensieri e poi tornò a guardare l’uomo davanti a se. Iniziò sorridere ma con fatica.
Si sapeva che ci sarebbe stato imbarazzo nella sua reazione, ma comunque reagì in modo tranquillo e poi gli rispose.
 
“Sì, la ragazza ha molta fantasia. È l’unica che Van Pelt ancora non è riuscito a trovare. Le altre ragazze sono state rintracciate ed entro domani inizieremo ad avere i primi interrogatori”
 
“Non trovi stupenda la scena del ballo?” le chiese Patrick, saltando la parte noiosa del caso.
 
“Sì, molto. Comunque, tu hai potuto notare qualcosa da questa ragazza? Qualche dettaglio?” continuò, evitando il commento del mentalista.
 
“È di Roma. Ha più o meno venti anni, non ancora laureata. Single. E un po’ fredda nei rapporti sentimentali, forse dovuta ad una brutta esperienza personale” commentò, il biondo.
 
Teresa lo guardò accigliata.
 
“Ho letto un’altra storia, dove sa esprimere bene quanto si soffre per una perdita. Per quanto riguarda il luogo di provenienza, nel suo spazio si è lasciata molto andare con il suo dialetto romano. È single, perchè si tiene molto lontana dall’effusioni tipiche degli adolescenti, ciò ci fa capire anche che l’ha appena superata e quindi ci indica la sua età di ventenne, e si discosta dalle parole importanti che spesso si utilizzano quando si è innamorati e quindi fidanzati.”
 
“Può anche essere impegnata e non lasciarsi andare ad effusioni e parole importanti!” commentò la mora.
 
“Non tutte sono come te, Lisbon!” la provocò Patrick.
 
Teresa lo guardò torvo e si alzò da dove sedeva per avvicinarsi alla porta.
 
“Dove vai?” le chiese Jane.
 
“È l’ora della pausa, vado a pranzo!”
 
“Vengo con te! Prendiamo l’ascensore?” disse, seguendola. Teresa lo guardò attonita fermandosi un secondo, poi continuò a camminare dirigendosi verso le scale.
 
Patrick camminò velocemente qualche passo avanti a lei e chiamò l’ascensore che arrivò annunciandosi con quel maledetto suono che Patrick detestava.
 
“Guarda, Lisbon! Prendiamolo facciamo prima!” insistette.
Teresa alzò gli occhi al cielo e poi seguì il mentalista verso l’ascensore, senza capire cosa passasse per la mente a quel uomo stralunato.
 
 
 
Continua.
 
Allora… è cortissimo questo capitolo ma è voluto, è solo la prima parte :)
Patrick ha scoperto le Lisbon&Jane, anche se non ha scoperto ancora il nome Jisbon, anche questo è voluto!
 
Le citazioni sono a due mie storie la prima More than Words, per chi non l’avesse letta qui l’indirizzo: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=614352&i=1
E l’altra è Up and Down, sempre per chi non l’ha letta qui l’indirizzo: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=619435&i=1
 
Ed è qui che arrivo a dirvi una cosa che per me è essenziale per il continuo di questa storia. Come avete visto ho citato solo mie storie perché non volevo permettermi di prendere pezzi delle storie di altre scrittrici, quindi qua la richiesta o favore: Per chi legge e scrive anche…mi date il permesso di prendere spezzoni come ho fatto in questo capitolo? Ad ogni citazione comunque ci sarà il vostro link della storia e il nome di chi l’ha scritto naturalmente…quindi a voi la scelta! Grazie in anticipo per le risposte!
 
Un bacio a tutte! E grazie per i vostri commenti! *_*
   
 
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