Brescia-Cattolica
Ary POV
Due settimane erano passate
velocemente.
Il fatidico giorno della
partenza era arrivato ed io non stavo più nella pelle.
La valigia era pronta da
giorni indefiniti.
Stranamente avevo portato più
cose del necessario. Avevo due valigie e sei io ne avevo due, voleva dire che
la Ila ne aveva come minimo tre.
Non erano proprio due
valigie, una era grande per i vestiti, l’altra un po’ più piccola, per le cose
che non entravano nella valigia.
Stavo aspettando che
arrivassero Simo e la Ila a prendermi.
Giravo per casa agitata, non
riuscivo a stare ferma.
La vacanza mi serviva più di
quanto pensassimo: io, mia mamma, mio papà e soprattutto i due piccioncini che
dovevano arrivare.
Quanto avevo sognato in
quelle due settimana, che il giorno della partenza arrivasse? Troppo. Avevo sognato di fare massaggi, di
stare nella piscina completamente rilassata a parlare con la Ila. A godermi la
vista, anche se non sapevo esattamente dove si trovasse il centro benessere
dove saremmo andata, ma non importava. Io sognavo me rilassata ed in pace e
questo mi bastava.
Solo il pensiero di essere
tranquilla mi faceva stare bene.
Suonarono al campanello e mi
fiondai alla porta.
Non avevo mai corso così
veloce.
Per la troppa velocità e per
l’agitazione, andai a sbattere contro Simo. Per fortuna c’era davanti lui e non
la Ila se no, saremmo cadute in mezzo al giardino, trovandoci magari in piena
faccia una cacca della mia cagnolina.
Simo mi tenne ferma per non
farmi cadere.
-Ehm, scusa.- dissi rossa in
volto.
-Tranquilla.- mi sorrise lui.
Si, ok. Forse era da troppo tempo che non stavo abbracciata ad un ragazzo, ma
quel contatto con Simo mi piacque. Eccome se mi piacque.
Be, avevo sempre detto che
Simo era un bel ragazzo, ma non pensavo mi piacesse. Cioè non poteva piacermi,
era il ragazzo della mia migliore amica.
Però aveva indubbiamente un
petto che ti lasciava senza fiato.
Mi staccai e li feci entrare.
La Ila mi guardava e se la
rideva. Che avesse capito quello che avevo pensato?
No, era impossibile. Non ci
leggevamo così tanto nel pensiero.
E poi, se davvero fosse stato
così, che fine aveva fatto la privacy?
Non potevo neanche fare
pensieri sul suo ragazzo che lei lo capiva subito. Che cosa frustrante.
Se davvero l’aveva capito, mi
avrebbe tirato fuori il discorso prima o poi. La conoscevo troppo bene.
-Ciao Simo. Ciao Ila. Come
state?- chiese mia mamma sorridente che per l’occasione aveva deciso di
vestirsi come se dovesse uscire, tutto perché sapeva che doveva arrivare Simo.
Io non la capivo quella
donna. Aveva 50 anni eppure si comportava come una ragazzina di 20, se non di
meno. Era sposata santo cielo e stava sbavando dietro ad un 22 enne.
Mi stupivo sempre di più di
mia mamma.
Anche se aveva un buon motivo
per sbavare, dovevo proprio ammetterlo.
Ok, no. Basta. Ary. Piantala. Stai quasi fantasticando
su Simo. Simo. Santo cielo. Non hai mai pensato a Simo in quel modo, nonostante
avessi sempre ammesso che era bello, ma adesso stai esagerando.
Quando parlavo con me stessa
ero piuttosto autoritaria, cosa che non lo ero mai con gli altri.
-Bene, grazie. E tu?- chiese
Simo sorridente.
A mio parere sapeva benissimo
che effetto facesse su mia mamma e quindi ci giocava parecchio. Stronzo. Non
aveva mai smesso di esserlo, anche se era migliorato.
Era stronzo perché giocava
con mia mamma, ma sapevo che lo faceva per ridere sotto i baffi e poi faceva
bene al suo ego.
-Bene, grazie.-rispose lei
mezza trasognata.
-Allora, ragazzi. Pronti per
partire?- arrivò mio papà tutto sorridendo e felice. Da quando Edo mi aveva
lasciato era divento più felice e solare. Era anche diventato molto più rompi
palle. Da quando gli avevo detto che aveva ragione, che non dovevo fidarmi di
Edo, era diventato un pallone gonfiato. E lo odiavo per questo.
-Siamo prontissimi. Prendo le
valigie di tua figlia e andiamo.- Simo gentiluomo come sempre, mi prese le
valigie e si diresse verso la porta.
C’era da dire una cosa di
Simo, sarà stato anche un completo stronzo, ma in quanto ad essere gentiluomo e cavaliere, non
lo batteva nessuno. Almeno, io non avevo conosciuto nessuno più cavaliere di
lui.
-Allora, divertiti Ary. E mi
raccomando, fai la brava.- mia mamma mi prese e mi abbracciò.
-Ciao. Mi raccomando. Non
tornare a casa più stressata di prima.- anche mio papà mi abbracciò.
-Ci vediamo tra una settimana.-
dissi io sorridendo alle loro raccomandazione. Come avrei potuto tornare a casa
più stressata di prima dopo una settimana di totale relax? Non era possibile.
-Ciao. Spero di riportarvela
sana e salva.- disse la Ila uscendo. Era la prima volta che la sentivo parlare
da quando era arrivata.
-Ciao. – salutò Simo
scendendo le scale con le mie valigie in mano.
Arrivammo alla macchina e
Simo sistemò le mie valigie nella macchina dove c’erano già altre 2 valigie,
decisamente molto più grosse delle mie.
-Stai partendo per un viaggio
di un mese?- le chiesi io ridendo.
-E pensa che ho portato lo
stretto necessario. E non ho portano neanche, chissà che vestiti. Ho portato
cose comode. Hanno occupato più spazio le scarpe.- ammise lei.
Oddio, non osavo immaginare
che scarpe avesse portato.
Speravo che non avesse
intenzione di andare a fare qualche serata folle da qualche parte perché io non
avrei accettato.
-Hai portato le scarpe con il
tacco, vero?- mi chiese lei in fare intimidatorio.
-Ma certo.- cercai di fare un
sorriso naturale e spontaneo.
-Vai a prenderle,
immediatamente.- mi indicò con un dito casa mia, manco fossi un cane.
-Non le voglio.- disse
decisa.
-Non mi frega tu vai a
prenderle. Velocemente.- disse lei alzando la voce e facendo la voce dura.
-No.- non so per quale strano
motivo ma scoppiammo a ridere.
-Vuoi sapere la verità?- mi
disse cercando di non ridere.
-Dimmi.- Simo assisteva alla
scena, non potendo credere ai suoi occhi.
-Non ho portato le scarpe con
il tacco. Ho solo preso un sacco di cose inutili che forse non mi serviranno
mai, ma che ho pensato di portare.- mi sorrise.
-Meglio. Non avevo intenzione
di tornare in casa a prendere le scarpe. Non l’avrei mai fatto.- disse salendo
sulla macchina seguita poco dopo da Simo e dalla Ila che, naturalmente, era al
posto del passeggero.
-Siete pronte?- ci chiese
Simo.
-Sono nata pronta.- disse la
Ila.
-Decisamente.- dissi io.
Simo mise in moto e partimmo.
-Si può sapere dov’è questo
centro benessere?- chiesi ormai incuriosita.
-No, non potete sapere
niente. Vedrete tutto quando arriverete. Ma vi assicuro che è bellissimo.-
disse lui sorridendo.
-Ah, quindi non sai niente
nemmeno tu?- chiesi alla Ila.
-No, niente. Sono andata a
casa sua, ho cercato disperatamente in tutti i cassetti se ci fosse almeno il
nome di un albergo, ma niente. Numeri di telefono di un sacco di ragazze,
quelli sì, ma del nome dell’albergo neanche l’ombra.- disse la Ila sbuffando.
-Mi spiace, ma non saprete
niente fin quando non arriveremo.- disse lui ridendosela.
-Senti un po’. Anche se ci
dici il nome del paese o della città dove si trova il centro. Non muore mica
nessuno. Non è che siamo dei computer umani e sappiamo a memoria tutti i centri
benessere d’Italia.- aveva leggermente alzato la voce. Nervosetta?
Forse un po’ incuriosita
perché non sapeva dove stessimo andando.
-Be, forse hai ragione. Se vi
dico dove andiamo però, dovete promettermi di non fare più domande su niente
che riguardi il centro benessere.- ci disse lui.
Ma cosa eravamo delle
bambine? Che se ci diceva una cosa dovevamo zittirci? Be, io avrei accettato.
Eccome se avrei accettato. Tanto valeva sapere qualcosa piuttosto di non sapere
niente.
-Per me va bene.- dissi io
sorridendo.
-Ok. Se proprio devo.- disse
la Ila sbuffando.
-Stiamo andando a Cattolica.-
disse Simo sorridendo.
Ok, un attimo. Dove cazzo era
Cattolica? Io e la geografia, soprattutto italiana, non andavamo d’accordo.
-Wooooooooooooooo.- urlò la
Ila. – Davvero?
-Si, davvero.- rispose lui,
felice che la sua ragazza avesse così tanto entusiasmo.
-Scusate, non per fare la
guasta feste, ma dov’è Cattolica?- chiesi io un po’ titubante.
La Ila si girò verso di me
incredula, Simo mi guardava dallo specchietto retrovisore.
-Scusate, ma non so dove sia.
È inutile che mi guardate così non è colpa mia. Non so tutte le città ed i
paesi di tutta Italia. – dissi sbuffando. Loro cominciarono a ridere.
-è in provincia di Rimini. È
sul mare. Vedrai ti piacerà tranquilla.- mi disse la Ila continuando a ridere.
-Ah ok. Quindi è in…- in che
cazzo di regione si trovava Rimini. Mi misi a pensare perché non volevo fare la
figura della stupida.
-Emilia Romagna, Ary.- disse
la Ila ridendo.
Ok, lo ammetto. Io e la
geografia non andavamo molto d’accordo.
Però che problema c’era? Io a
scuola non facevo geografia e non era di certo colpa mia.
Passammo interminabili ore in
macchina.
Non so nemmeno quanto tempo
passò, mi sembrava una vita.
-Simo?- chiesi io stanca e
stremata da questo viaggio.
-Dimmi.- mi chiese lui
sorridente.
-Quanto manca?- sembravo una
bambina che chiedeva al papà quanto ci voleva ancora per arrivare al parco
giochi.
-Siamo quasi arrivati.-mi
disse lui tranquillo. Almeno non perdeva la pazienza come faceva mio papà con
me quando ero piccola.
Ed eccolo lì. Il cartello che
avevo sognato di vedere da quando eravamo in macchina.
BENVENUTI A CATTOLICA
Tirai un sospiro di sollievo.
Finalmente eravamo arrivati.
Non ce la facevo più a stare
seduta in macchina. Ci eravamo fermati a fare qualche pausa all’Autogrill
ovviamente.
Simo voleva riposarsi un po’,
oltre che abbracciare la Ila.
Durante il viaggio non
avevano fatto una piega. Non avevano fatto la coppia smancerosa, non avevano
litigato o non avevano parlato di cose che sapevano solo loro. Mi avevano
coinvolta. E di questo ne fui felice, non volevo fare la terza incomoda.
Poi quando io decisi di
accasciarmi sul sedile posteriore, ormai stremata dal vedere continuamente
strada.
Loro avevano cominciato a
parlare anche se la Ila faceva fatica a tenere una conversazione.
Anche lei era stanca. Simo
cercava continuamente di farle notare che doveva fargli compagnia, ma lei dopo
un po’ cedette e smise di parlare.
Solo vedendo il cartello di
benvenuti, la Ila si svegliò.
-Finalmente, dopo tre ore e
passa di viaggio. Si vede il cartello di “Benvenuti a Cattolica”. Ci voleva
così tanto? Adesso ci metteremo un’altra ora ad arrivare al centro benessere.-
disse lei accasciandosi sul sedile.
-No, dieci minuti e siamo
arrivati. Certo che proprio soddisfazioni fare i regali a te, eh? Rompi i
coglioni per tutto il viaggio perché ci mettiamo troppo e, come se non
bastasse, non ti va neanche bene che ti ho accompagnato.- disse lui
infastidito.
-Ma io non ho detto niente.-
disse la Ila facendo la faccia incredula.
-Era una cosa sottointesa.-
disse lui ancora più infastidito.
-No, scusa, ma stai
scherzando? Hai le tue cose per caso? No, perché non mi sembra di averti detto
niente. Lo sappiamo solo tu ed io, quante volte ti ho ringraziato per il
regalo. Quanto volte ti ho detto che non c’era nessun motivo per farmi questo
regalo. Che non serviva neanche mi accompagnassi. E adesso? Io non ti do
soddisfazioni quando mi fai i regali? Ma vaffanculo.- si girò dall’altra parte.
L’aria era tesa e pesante.
Insopportabile.
Cosa potevo fare se non farle
notare che era un sacco di tempo che non fumava? Forse lei si sarebbe resa conto
che alla fine aveva davvero smesso di fumare per lui, anche se lei inizialmente
non voleva.
-Senti Ila, ma da quant’è che
non fumi una sigaretta?- chiesi io cercando di apparire calma e di non far
trasparire la mia felicità.
-Sinceramente non lo so,
perché?- chiese ancora un po’ arrabbiata.
-Be, sbaglio o hai smesso di
fumare?- chiesi io facendo finta di fare l’ingenua.
-No. Io non ho smesso di
fumare.- si girò improvvisamente fulminandomi con lo sguardo.
-Si, è vero. Hai smesso di
fumare. È un po’ che non ti vedo prendere una sigaretta in mano. – confermò la
mia tesi Simo.
-Sta zitto, tu!- fulminò
anche lui con lo sguardo.
-Oh,ma Ila. Che problema c’è
ad ammettere di aver smesso di fumare? È solo un bene.- dissi io.
-Sentite. Non so perché voi
due pensiate che io abbia smesso di fumare. Non ho smesso. E poi cosa c’entra
con quello che stavamo dicendo prima?- chiese lei irritata.
-Hai smesso grazie a me.-
disse Simo sorridendo.
-Come scusa?- chiese lei
alzando leggermente la voce.
-Hai smesso di fumare grazie
a me.- era gongolante e felice.
-Questo sta delirando.- disse
la Ila guardando fuori dal finestrino.
-No, ha ragione.- dissi io
cercando di smuovere la situazione.
-Non ti ci mettere anche tu
adesso.- dissi la Ila disperata.
-Dici a noi due di essere
orgogliosi, ma tu non sei da meno. Ammettilo, cazzo. Ammetti che hai smesso di
fumare, che è anche grazie a Simo che hai smesso. Non dico che sia tutto merito
suo, ma un po’ lo è. Ammettilo, cazzo. – dissi io cercando di mantenere un tono
di voce controllato e di non risultare troppo cattiva.
-Non devo ammettere proprio
niente io.- disse lei continuando a guardare fuori dal finestrino.
Simo in quel momento, mi
guardava dal finestrino e presi
l’occasione per dirgli di farmi un piacere.
-Prendile la borsa.- gli
mimai con le labbra. Lui sorrise e con un gesto rapido ed efficace, prese la
borsa alla Ila e me la passò.
-Ma che cazzo stai facendo
con la mia borsa?- chiese guardando Simo come se dovesse fulminarlo.
-Guardiamo se hai un
pacchetto di sigarette nella borsa, se non c’è vuol dire che hai smesso del
tutto.- dissi io con un ghigno malefico.
Aprii la borsa e non so per
quale strano motivo, ma trattenni il respiro. Ero sempre stata contraria al
fatto che fumasse e volevo proprio vedere se avesse smesso. Ci avevo provato un
sacco di tempo a convincerla, ma non c’era riuscita. E se in quel momento
avesse davvero smesso di fumare, dovevo solo dare tutto il merito a Simo.
Lei diceva che ogni vizio
nasceva per la mancanza di qualcosa e aveva quasi sempre attribuito la sua
“dipendenza” dalla nicotina al fatto che non avesse un ragazzo. Non l’aveva mai
ammesso apertamente, ma sapevo benissimo che era così.
Quindi se questa sua
“dipendenza” era improvvisamente passata, era perché nella sua vita ora c’era
Simo.
Perlustrai attentamente tutta
la borsa, ma non c’era traccia né di un accendino né di un pacchetto di
sigarette.
Simo mi guardava dallo
specchietto retrovisore in attesa di una mia reazione.
Sorrisi e ricominciai a
respirare.
-Non c’è niente. Nessuna
traccia di nicotina o di gas. – dissi raggiante. Simo sorrise.
-Posso riavere la mia borsa
adesso?- chiese lei girandosi improvvisamente e fulminandomi.
-No, non finché lo
ammetterai. Mia dolcissima orgogliosa. – disse Simo guardandola. Lei sbuffò.
Due contro uno. Voglio proprio vedere se ha ancora
qualcosa da ridire.
-Ho sm…………- sentii solo un
brusio provenire dalla Ila. Non avevo capito una singola parola di quello che
aveva detto.
-Scusa, cos’hai detto?-
chiedemmo in coro io e Simo.
-Ho smesso di fumare, va
bene?- disse tutto d’un fiato.
Sia a me che Simo, spuntò un
sorriso felice.
-Bene. Grazie per avercelo
detto e siamo arrivati.- disse Simo girandosi verso destra.
Sia io che la Ila ci girammo.
Eravamo davanti ad un hotel
bellissimo, dalla struttura moderna, ma allo stesso tempo non troppo.
Un hotel di quattro piani.
Non ero nemmeno sicura che fosse l’unica struttura o se fosse solo l’entrata.
Hotel a quattro stelle. Ok,
potevo morire sul colpo.
Lentamente scesi dalla
macchina ammirando ogni singolo centimetro di quel posto.
Passammo sul marciapiede che
portava all’entrata dell’albergo.
Salendo quattro scalini e
passando sotto un mini arco di trionfo con il nome dell’hotel.
Sotto il portino c’erano
sedie foderate di bianco e tavolini dello stesso colore.
La porta d’entrata era una
grande porta scorrevole che al nostro avvicinamento si aprii immediatamente.
Se fuori era spettacolare,
dentro era da togliere il fiato.
Le pareti erano sulle
tonalità del marrone e del beige. Ogni particolare era bianco, marrone chiaro o
scuro.
Tutta la hall era arredata da
divani bianchi e tavolini bassissimi in legno di mogano. Al centro esatto della
stanza c’era un separé fatto come uno scaffale con depliant e volantini di ogni
genere.
Simo davanti a noi ci
guardava visibilmente contento che l’hotel ci piacesse.
-Vi piace?- ci chiese.
Era davvero una domanda da
fare? Era ovvio che ci piacesse.
Entrambe annuimmo, ancora con
gli occhi che vagavano per la hall.
Seguivamo Simo come degli
automi.
Superanno il separé e ci
dirigemmo al bancone della reception.
Sentii Simo che parlava, ma
non capivo bene cosa stesse dicendo.
Ero persa in quel mondo, in
quell’hotel da sogno.
In parte alla hall
troneggiava il bar, anch’esso arredato da divani bianchi.
Un’enorme bancone occupava la
stanza.
Televisioni al plasma in ogni
angolo sintonizzati su canali di musica.
Una settimana mi sembrava
poco, avrei voluto passare un mese, ma cosa, anche un anno in quel posto.
-Se questo vi piace aspettate
di vedere il resto. Io vado a prendere le valigie. Aspettatemi qui. – disse
Simo uscendo dalla hall.
Aveva intenzione di farmi
morire quell’uomo? Non poteva pagare una vacanza così alla Ila, ma soprattutto
a me. Cioè io non centravo niente in questa storia.
Tornò con le nostre borse e
con il fattorino al suo fianco.
-Questa è la chiave della
vostra stanza. Prego. Fateci da guida.- disse lui con il gesto della mano.
Prendemmo l’ascensore in parte alla hall e salimmo nella nostra
stanza.
-Stanza 146. Terzo piano. –
ci disse il fattorino.
Arrivammo al piano ed io e la Ila percorremmo lentamente il piano.
-Non per dire ragazze, ma le
vostre borse pesano.- ci fece notare Simo.
Accelerammo il passo e
aprimmo la stanza.
E che stanza. Un piccolo
corridoio portava alla vera e propria camera da letto.
Spaziosa, minimalista. Con il
letto matrimoniale al centro che dava verso l’enorme porta finestra.
Tende marroni. Tutto in quel
hotel era marrone, beige, bianco. Ogni cosa.
Televisore al plasma alla
parete. Parquet che copriva la stanza.
Sulla sinistra la porta del
bagno.
Aprimmo anche quella.
Parquet anche in bagno. Uno
specchio enorme.
Un doccia che poteva fare
invidia a quella delle piscine. Enorme. Forse troppo.
Era definitivo mi sarei
trasferita lì.
Io e la Ila non riuscivamo a
proferire parola.
-Allora? Che ne pensate?-
chiese Simo con un sorrisone a trentadue denti.
-Lo sai che ti amo, vero?-
disse la Ila saltandogli addosso e guardandolo.
-L’ho sempre saputo.- sorrise
lui – anche se io dovrei essere arrabbiato con te.
-Scusa. Lo so. Dovevo
ammetterlo subito che avevo smesso di fumare.- disse lei.
-E io non dovevo accusarti di
non essere felice per il regalo. Non era vero.- si baciarono.
Ed io tornai ad ammirare quel
paradiso.
Sarebbe stata la settimana
più bella della mia vita me lo sentivo.
Uscii dalla porta finestra
e……trattenni il fiato.
Mare. Una distesa immensa di
mare e un pezzo di spiaggia.
Sabbia bianca. Mare azzurro.
Era sicuro, ero in paradiso.
Venni raggiunta dalla Ila e
Simo.
-Woooooow. È bellissimo.
Quanto dobbiamo stare qua? Una settimana? Solo? Io ci sto almeno tutta la vita.
– disse la Ila al settimo cielo. Aveva espresso a voce quello che io avevo
pensato.
Non mi sarei mai permessa di
dirlo ad alta voce.
-Niente. Io ragazze vi lascerei.
Così vi mettete in ordine, fate un giro per l’hotel. Insomma fate quello che
volete e cominciate la vostra vacanza. Ci vediamo tra una settimana.- baciò la
Ila.
-Grazie ancora. Davvero.-
disse lei staccandosi.
-Grazia Simo. –sorrisi io.
-Ma vi pare. Divertite e
soprattutto rilassatevi.- uscì dalla stanza chiudendo la porta.
-Sto sognando o siamo davvero
qui?- chiesi io ancora incredula.
-Siamo davvero qui.- la Ila
cominciò ad urlare ed a saltare di gioia.
La seguii anch’io. Sarebbe
stata la settimana più bella e rilassante della mia vita.
-Che facciamo?- mi chiese la
Ila fermandosi.
-Io direi che andiamo a
perlustrare il luogo della nostra settimana.- dissi incamminandomi verso
l’uscita.
La Ila, con chiavi alla mano,
mi seguì e si chiuse la porta alle spalle. Alle valigie ci avremmo pensato
dopo.
Prendemmo l’ascensore e
scrutammo il luogo.
Hall già vista. Potevamo
passare avanti.
Bar. Visto.
Girammo l’angolo e…sala
pranzo con vista mare. Tutto il perimetro era circondata da vetrate che
lasciamo in bella vista il paesaggio.
Piscina sulla sinistra e
sabbia, un’immensa distesa di sabbia che veniva poi inghiottita dal mare.
Sulla spiaggia lettini e
ombrelloni dell’hotel.
Tutto era magnifico,
stupendo.
-Io avrei una certa fame. –
disse la Ila.
-E mangiamo, è l’ora di cena.
– dissi io.
Solo in quel momento mi resi
conto che nella sala c’erano altri clienti che stavano mangiando.
Ci sedemmo ad un tavolo e
aspettammo di ordinare.
Passammo il resto della
serata a parlare e a ridere.
Il resto del centro benessere
l’avremmo visto il giorno dopo.
Quello che avevamo visto fino
a quel momento ci andava benissimo, forse era anche troppo.
Andammo in spiaggia a goderci
il tramonto ed andammo in camera a guardare un po’ di televisione.
Ci mettemmo il pigiama, ci
infilammo sotto il letto e ci guardammo un filmettino.
-Non tiri calci e sberle
mentre dormi, vero?- mi chiese la Ila all’improvviso.
-Non penso.- dissi ridendo –
e tu?- le chiesi.
-A volte sì.- mi rispose
ridendo.
-Coooosa?- mi alzai di
scatto.
Lei rise ancora di più.
-Scherzo. Se avessi tirato
calci e sberle, penso che Simo me l’avrebbe detto.- continuava a ridere.
Finimmo di guardare il film e
andammo a dormire.
Il giorno dopo sarebbe
incominciata la nostra settimana di completo relax.
Buonasera! Come promesso
eccomi qua a postare. =)
Allora, avviso che non riesco a rispondere alle recensioni dello scorso capitolo. Sono solo venuta per postare il capitolo come promesso e dopo devo tornare a studiare -.-
Allora, avviso che non riesco a rispondere alle recensioni dello scorso capitolo. Sono solo venuta per postare il capitolo come promesso e dopo devo tornare a studiare -.-
Ringrazio tutte le ragazze
che hanno recensito, sappiate che ho letto le vostre recensioni e ho riso
davvero un sacco. Risponderò sicuramente a quelle del prossimo capitolo, ma
oggi non ce la faccio proprio a rispondere, mi spiace, magari domani rispondo,
ok? =)
Be, in questo capitolo non succede molto. Il nostro amatissimo Simo porta le due ragazze in questo bellissimo albergo a Cattolica. Avviso che esiste davvero ed è davvero bellissimo *_* Ho passato un intero pomeriggio con la mia migliore amica a cercare un posto che ci piacesse ad entrambe dove far passare le due amiche della storia e quando abbiamo trovato questo albero-centro benessere, ce ne siamo innamorate subito *_*
Comunque, nel prossimo capitolo le cose si movimenteranno un po’ xD
Be, in questo capitolo non succede molto. Il nostro amatissimo Simo porta le due ragazze in questo bellissimo albergo a Cattolica. Avviso che esiste davvero ed è davvero bellissimo *_* Ho passato un intero pomeriggio con la mia migliore amica a cercare un posto che ci piacesse ad entrambe dove far passare le due amiche della storia e quando abbiamo trovato questo albero-centro benessere, ce ne siamo innamorate subito *_*
Comunque, nel prossimo capitolo le cose si movimenteranno un po’ xD
Ringrazio tutte le persone
che hanno aggiunto la storia alle seguite, preferite o ricordate e a quelle che
mi hanno aggiunto come autore preferito.
Come sempre vi ricordo che
nella mia pagina autore ci sono i link per il mio Facebook e per il mio
Twitter, se volete aggiungermi fate pure. =)
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Alla prossima ^_^
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Alla prossima ^_^