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Autore: altovoltaggio    19/12/2010    1 recensioni
Il titolo racchiude l'essenza di uno dei personaggi di questa Shot: ruvido e spinoso come la superficie di questo dolcissimo frutto, ma con un'anima morbida da capire.
DALLA STORIA:
Incontrai la mia morte nella hall dell’albergo di turno e prima che mi avvistasse le andai incontro con un sorriso amaro e la tristezza negli occhi.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Comu u Ficalinni

-Hei! Ciao Frizza.

- Ciao, Sofi.

-Hai il vivavoce, vero? Toglilo per piacere.

- non posso, scusa ho le mani occupate. E poi non credo di poter stare molto al telefono : la batteria si sta scaricando.

- Ok, capito. Vabbè, volevi qualcosa?

- Solo sentirti ancora, mi manchi.

Un sospiro.

- Anche tu Frizza; dai, ci vediamo a Natale, non manca molto … ti ho detto che ho prenotato l’aereo per il venti? Se sei in città potresti pure venire a prendermi all’aeroporto, come l’ultima volta.

-  È stata una bella sorpresa, vero? Questa volta mi sa che non posso; ma magari finisce che vieni prima e allora la sorpresa la fai tu a me!

- Frizza perché ti sento triste, che c’è?

- Non ci badare Sofi, invece pensa, pensa ad un ricordo bello che abbiamo insieme: la vacanza a Roma, ti ricordi?

- Certo, è stato l’anno della laurea, vero? In tutte le foto hai un’aria esausta ma così contenta!
- Ecco, devi sempre pensarmi così, fino a quando non ci rivedremo, e allora credo che non avrà nemmeno importanza.

- Dai Fri, non fare così, per favore. A chilometri di distanza non so davvero consolarti.

- allora stai solo in silenzio a sentirmi piangere, e poi non pensarci più, guarda la foto più buffa di quella vacanza, quella dove ho gli occhi da pesce impaurito e il sorriso a metà, fatti quattro risate, se ti fa ridere ancora. Io proprio non ce la faccio, mi dispiace. È che mi manchi già.

- Frizza io continuo a non capirti, sei strana, ma strana davvero. Mi dici che succede?

- Scusa Sofi. Ogni cosa a suo tempo. La batteria si sta scaricando e ci sono ancora troppe cose che vorrei dirti, o forse vorrei solo averti qui, abbracciarti e scacciare i brutti pensieri, le paure, la paura.

Un’ultima cosa, un favore,: vieni a trovarmi un po’ più spesso; e scegli una bella foto, una bella. E se non capisci capirai … lo so che tu sei quella curiosa, ma io sono quella ermetica anzi, come dici tu, a chiusura ermetica.

Una breve risata.

- Va bene dai, ci sentiamo più tardi.

- Non credo, ma dai, va bene così … mi sento già meglio, grazie. Sono contenta di avere un Dio in cui credere per poterlo ringraziare di una sorella come te.

- Ma dai Fri, non mi rubare le frasi! Ti voglio bene.

- Si, per sempre. Ciao, Sofi.

- Ciao.

 

 

Notizie da ultima pagina affermano sicure che il 55% dei giovani italiani non ha voglia di crescere. Che si adagia sui comodi familiari, sulla figura della madre-serva.

Cazzate, dico io. Da quando sono stato sbattuto sulla terra ho solo incontrato gente costretta a crescere troppo in fretta.

Finchè sei bambino può anche andarti bene: qualche caritatevole istituto religioso – come è capitato a me- ti prende a carico, ti “garantisce” un posto sicuro. Perché i bambini piacciono, piacciono a tutti. Ma quando a  quattordici anni in testa hai solo i motori e di Catullo e Omero non sai che fartene, quell’idillio ti crolla addosso, anzi ti scrolla di dosso, come fossi polvere che rischia di oscurarne la bellezza.

Poi mettici anche che vivi a Palermo, che con piccoli lavoretti e – diciamocelo - qualche furtarello in due anni metti su un gruzzoletto, che apri un’officina e ti senti realizzato.

Poi arrivano loro che prima con frasi di comodo e poi con non tanto velate minacce ti chiedono il pagamento extra, il pizzo, come se non ci pensasse già lo stato a dissanguarti di tasse.

E all’inizio paghi, poi cominci davvero a non farcela più e ti fanno un altro tipo di offerta, perché “conoscono il tipo”: gareggi per loro nelle corse clandestine di moto.

Ti dici che non è male, che è quello che avresti voluto fare, solo, dove sta la libertà se ti hanno rubato pure un sogno e se ne sono impadroniti?
rabbia cieca e frustrazione, tanta che poi inizi a perdere; e questo a loro non piace, e tu hai sempre più debiti che non sai come pagare. Allora ti arriva l’ammonimento, il pestaggio, e vorrebbero continuare con gli avvertimenti ma tu ti sei fatto più furbo, fai un gioco simmetricamente opposto al loro, gli sfuggi, li raggiri e questo non gli piace. diventi una fastidiosissima spina i ficalinni (*) nel dito, ma non abbastanza grossa da dare loro ulteriori problemi. Sei una questione di principio, più che altro.

Ti stanchi, sei esausto, e pensi a quante poche Frizza ci siano al mondo, disposte ad aiutarti gratuitamente perché ad undici anni hanno capito che dietro all’atteggiamento da bullo c’è tanto bisogno di crescere e nessuna voglia di farlo.

Troppo spesso l’immagine dei tuoi giorni migliori ha gli occhioni buoni ed intelligenti di una voce allegra che ti ripete : “ah, Fosco, hai un cervello grande così. Non avresti nemmeno bisogno dei miei compiti, se ti sforzassi un po’”.

E allora, anche se forse è tardi e le circostanze sono totalmente diverse, decidi di usarlo, quell’ammasso grigio che sembra essere il tuo unico bene.

Giochi d’anticipo; con cautela esci allo scoperto, tessi la tua tela e aspetti. Al momento opportuno fai la tua richiesta e sai che non rifiuteranno: conoscono il tuo valore.

Chiedi di diventare uno di loro perché devi tenerti stretti gli amici ma, visto che non ne hai, più stretti i nemici.

Svolgi piccoli incarichi, ti stanno mettendo alla prova. A volte ha la sensazione che siano loro stessi a complicarti le cose per testare le tue capacità. Anni di questa vita e poi, poco alla volta, senza sapere come, uccidi per loro. Sei così dentro al sistema che non ti chiedi più come ci sei arrivato. Sai solo che sei maledettamente bravo. “Mani pulite” ti chiamano, perché non lasci tracce, non lasci traccia di te, di loro. Sono uomini, perlopiù; di alcuni hai già sentito parlare, altri ricordi di averli conosciuti, una volta, di averci bevuto una birra, un caffè.

Due anni di questa vita, senza rimorsi, forse. La tua vita continua dove finisce quella delle tue vittime, delle loro vittime – ti dici.

 

Notizie da prima pagina affermano sicure che la giornalista Fabrizia Rizza ha ricevuto ripetute minacce di morte, e io, mentre guardo il TG, osservo la foto del mio ultimo incarico consegnata in una busta gialla. Non leggo nemmeno il nome, non ne ho bisogno.

 

 

Incontrai la mia morte nella hall dell’albergo di turno e prima che mi avvistasse le andai incontro con un sorriso amaro e la tristezza negli occhi.

- Ciao Fosco. Da quanto tempo …

- Diciassette anni. – con lo sguardo duro della professionalità.

Annuii debolmente.

- Credo di far un favore ad entrambi se ti invito a salire in camera mia. Sarà più facile per tutti e due.

Ormai non posso evitare l’inevitabile ma vorrei almeno che non succeda niente ai ragazzi.- Dissi con un cenno di capo alla volta di quattro giovani apparentemente occupati in una partita di scala quaranta, due tavoli più indietro.

Lo vidi esitare, calcolare la mia proposta. Era teso, visibilmente. Colto alla sprovvista e privato di quell’effetto sorpresa su cui aveva sempre giocato molto.

- Va bene – si arrese- ma niente scherzi.

- Nemmeno tu.

Rassicurai i miei angeli custodi con uno sguardo colmo di gratitudine. Tre piani di ascensore e un corridoio dopo eravamo nella mia singola.

- Ho delle richieste- esordii sicura- voglio farmi una doccia, vestirmi adeguatamente, truccarmi e fare una telefonata.

- Sei pazza. Non so perché non abbia ancora premuto il grilletto. Tu dovresti già essere morta.

- Ma non lo sono, e non è da tutti poter programmare la propria uscita di scena. Se sono ancora viva è perché sei un uomo d’onore, tu.

Sapevo di aver fatto centro. La mia conoscenza con Fosco Sergi era avvenuta ai tempi delle medie, qaundo frequentare il collegio voleva dire, per figli di nessuno come lui, sopravvivere qualche inverno in più alla strada e alla merda delle sue leggi. Ai miei suggerimenti, compiti passati e lezioni extra di solfeggio doveva la sufficienza e, con essa, il diritto di non essere sbattuti fuori.

Come fosse arrivato a diventare un sicario professionista al soldo delle cosche, per me, sarebbe rimasto un mistero. Con troppo rammarico avevo appreso la notizia come voce di corridoio solo due anni prima.

Allora avevo avuto la certezza che uno come Fosco non era incline a dimenticare, né nel bene, né nel male. Avrebbe svolto l’incarico, ma secondo le mie regole.

- Vada per il trucco e il cambio d’abito, ma scordati la doccia e la telefonata.

- Toglimi i miei vezzi da donna, ma quella telefonata è l’unica richiesta di cui mi importi. Farai tu il numero, staremo in vivavoce, ascolterai ogni singola parola, mi vedrai piangere ma soddisfatta e poi potrai fare quello che devi.

 

FINE

 

(*) fico d’India in dialetto Siciliano. Ho riportato il temine in uso nella mia zona perché, in effetti, esistono diverse varianti.

GRAZIE per aver letto.

  
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