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Autore: DreamWanderer    20/12/2010    14 recensioni
Draco abbandonò quel riflesso per andarsi a sedere sul letto a baldacchino. Pose il mento sulle mani giunte a pugno, cercando di riflettere.
Non riusciva a credere che la ragazza che aveva visto sfilare come una prostituta sul tappeto di un night club fosse la Sanguesporco Grifondoro Hermione Jean Granger.
STORIA VINCITRICE DEL TITOLO "BEST AU" DEL "neverending stories awards", ottavo turno.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il trio protagonista, Serpeverde | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'All for Love'
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Buonasera a tutti!

Sì, sono finalmente tornata... tra un'università anche troppo intensa, esami che per la mia testa ancora non esistono, e poco tempo... oh insomma, che ve lo dico a fare?

Comunque, volevo scusarmi con tutti voi per la tempistica EPOCALE con cui sto aggiornando ultimamente. Non lo nego, la storia è un po' cambiata da come volevo portarla avanti all'inizio... e il periodo è quello che è!

Ho deciso di provare anche io di rispondere alle recensioni attraverso la mail, adesso pubblico e poi mi fiondo sulla casella di posta per rispondere a tutti. People, siete stati magnifici in queste settimane, ben 16 recensioni!!! MA IO VI ADORO...
Se qualcuno di voi non dovesse ricevere una mia mail entro domani, contattatemi e rimedierò!

Spero che questo capitolo vi piaccia :)

IMPORTANTE:
voglio fare la mia prima, piccola dedica.
Questo capitolo è per te, ranyare. Grazie per tutto.






It’s Between Us


--Draco!--

Il biondo si volse, un’espressione frustrata, furiosa e ferita nei suoi occhi d’inverno.

--Cos’è, vuoi farmi la ramanzina pure tu?-- sbottò rivolto all’amico.

--Affatto.-- negò Theodore mentre lo raggiungeva. --Voglio solo sapere come stai.--

--Perché, come dovrei stare?--

Il moro si trattenne a stento da alzare gli occhi al cielo. Era sempre così con lui, rispondeva alle domande con altre domande, raccontava solo mezze verità, usava frasi fatte che si prestavano almeno a un centinaio di diverse interpretazioni.

--Non è me che devi combattere, Draco.-- gli disse, gli occhi che diventavano improvvisamente seri.

Le labbra del biondo si assottigliarono in una smorfia di rabbia, poi il ragazzo girò il volto lanciò uno sguardo nervoso, e leggermente colpevole, al tappeto.

La durezza nelle iridi di Theo si allentò, ammorbidendo anche la tensione tra i due amici.

--Potter ce l’ha con me?-- chiese l’altro, senza reale interesse.

Il moro colse il tentativo di fare conversazione. --Sì, ma che c’entra… Potter non capisce niente!--

Un sorriso piccolo curvò appena le labbra del giovane Malfoy.

--Sono tutti così, i Grifondoro.-- disse, ma se aveva cominciato la frase con un tono simpatico, la terminò con una nota amara.

Il moro posò una mano sulla spalla dell’amico, stringendo appena per comunicargli il suo appoggio. Il biondo lasciò che il contatto durasse una manciata di secondi, poi si scostò.

--Vado a fare un giro a cavallo.--

Stavolta toccò a Theo rabbuiarsi. --Non mi pare il caso. Fuori è tutto coperto di neve.--

Un lampo di ribellione saettò negli occhi gelidi dell’altro. --Non ho bisogno di una paternale.--

--E io non voglio fartela. Mi sto solo preoccupando.-- replicò allora, conciliante.

Si squadrarono per alcuni istanti, poi il Principe di Serpeverde si volse, prese la giacca, e si diresse verso la sontuosa porta d’ingresso.

L’amico cercò di fermarlo. --Draco…--

--Theo.-- disse semplicemente il biondo.

E uscì.

E l’altro rimase a guardare i piccoli fiocchi di neve che entrarono quando l’amico sbatté la porta. Li osservò vorticare, sospesi per pochi secondi, e poi assottigliarsi e sparire lentamente, come minuscole stelle evanescenti.

Non l’aveva fermato. Perché aveva capito, semplicemente dal modo in cui aveva pronunciato il suo nome, che aveva bisogno di non essere fermato.

Il rapporto tra Theo e Draco era sempre stato strano. Era un’amicizia basata sulla reciproca comprensione, come tutte le amicizie, solo che il loro modo di capirsi era anomalo. Si erano sempre parlati poco, salvo alcune franche chiacchierate complete che erano stati i momenti in cui erano diventati amici. Ma per il resto non si scambiavano confidenze. La loro comprensione non si basava su confessioni, bensì su intensi sguardi, brevi conversazioni da leggere tra le righe, confusi gesti di complicità. Eppure, quei due si intendevano alla perfezione.

Theodore sospirò, preoccupato e rassegnato, poi tornò nel salotto.

La situazione che aveva lasciato per correre dietro a Draco era cambiata di pochissimo. Pansy si era alzata da terra, e ora se ne stava stesa sul divano accanto a Harry. Daphne invece era ancora accoccolata sulla poltrona, dove lui l’aveva lasciata.

--Blaise è tornato?-- chiese, andando a sedersi vicino alla bionda.

--Ha messo dentro la testa e ha detto che doveva andare a fare una cosa.-- gli rispose distrattamente Harry, senza smettere di accarezzare i capelli lisci della minuta moretta stretta a lui.

--Non l’hai fermato?-- gli chiese Daphne, sollevando su di lui le proprie iridi piene d’ansia.
Theo scosse la testa, ma i suoi occhi emanavano angoscia.

La bionda abbassò gli lo sguardo, poi gli strinse la mano e lo attirò a sé. Lo baciò con dolcezza, e sorrise quando constatò di essere riuscita a scacciare il tormento dalle iridi ardenti del suo compagno. Il moro l’abbracciò, e lei si lasciò coccolare.

--Non avresti potuto fermarlo in ogni caso.-- disse Pansy, la voce nervosa, senza alzare il viso dalla spalla di Harry.

--Forse no. E probabilmente ci stiamo anche preoccupando tanto per nulla.-- concesse Theo, accettando la possibilità, e lasciando che la rassegnazione affondasse a sedare i suoi sensi di colpa.

Si strinse di più a Daphne, nascondendo il viso tra i suoi capelli morbidi, e posandole di nascosto un bacio sul collo. La senti rabbrividire di piacere.

--Cioccolata?-- le propose allora, ghignando.

Daphne si voltò di scatto, le gote rosse per l’imbarazzo e un lampo negli occhi: sembrava sul punto di volerlo prendere a schiaffi.

Il moro rise, e bloccò qualsivoglia reazione violenta baciandola con dolcezza. Poi la prese per mano, e la guidò di sopra.

Il silenzio scese sul salotto, avvolgente come un piumone caldo.

--Ma che è successo tra Theo, Daph, e la cioccolata?!--

Pansy scoppiò a ridere, rischiando quasi di cadere dal divano.

Il moro la fissò, stralunato. --Che ho detto di divertente?--

Lei lo guardò per un po’, poi semplicemente scosse la testa: se avesse rivelato quel piccolo aneddoto, Daphne l’avrebbe uccisa tra i più atroci dolori.

--Ma niente…-- minimizzò con noncuranza, senza riuscire a smettere di sorridere, tornando ad accoccolarsi accanto a lui.

Harry decise di non insistere… non tanto perché gli mancasse la curiosità, ma più che altro perché in quel momento preferiva lasciarla in pace e godere della sua compagnia.

La strinse di più a sé, affondando il viso tra i suoi capelli. Il suo profumo lo colpì forte, tanto da fargli dimenticare per un attimo dove fossero. Era una fragranza decisa, intensa, intrigante, quasi orientale… e allo stesso tempo avvolgente e confortante, tanto da riuscire a strapparlo dalla realtà per consegnarlo a una bolla di pace. Le accarezzò la schiena, premendola ancora di più contro di sé.

La sentì accoccolarsi ulteriormente, come una gattina bisognosa di coccole che non le negò.

Pansy si strinse di più a lui, strofinando il viso fine contro il suo petto. Inspirò forte, e percepì diffondersi in sé una pace che non provava mai. Sentì il suo profumo affondarle dentro, un profumo fresco e familiare. Sapeva di vento di campagna e di bucato pulito, e c’era come un retrogusto caldo, di fuoco scoppiettante nel camino. La faceva stare bene, quel profumo.

--Harry?-- mormorò dolcemente.

--Sì?-- rispose il ragazzo, chinandosi verso di lei.

La mora si sporse appena, baciandolo con dolcezza. Una dolcezza che nessuno, a Hogwarts, le aveva mai attribuito.

Il giovane l’attirò su di sé, godendosi ogni singolo contatto, quasi fosse la beatitudine più assoluta. Lei si accomodò meglio, stendendosi sul corpo solido del suo compagno. Mugolò d’approvazione quando lui cominciò ad accarezzarle i fianchi con le mani calde.

Iridi d’onice e di smeraldo s’intrecciarono in un tornado di ombre e colori, mescolandosi, riempiendosi a vicenda di nuove sfumature chiare e scure. Ardevano, quelle iridi, di bagliori d’affetto e di passione.

Quelle scure della ragazza, però, erano incostanti. Mille pensieri si contendevano la sua attenzione, Harry poteva quasi sentirne gli echi rimbombare nella sua testa. Pansy chiuse gli occhi, cercando di escludere tutto, di trovare un momento di pace. Ma le riflessioni nella sua mente quasi urlavano, cercando di farsi ascoltare.

Era preoccupata per Draco, temeva che potesse succedergli qualcosa. Era sempre stato un tipo chiuso, con tendenze all’asocialità, e quando se ne stava da solo diventava scuro in volto e si arrabbiava. Aveva paura che potesse combinare qualcosa di stupido, perché sentiva il suo dolore come se fosse il proprio e sapeva, lei meglio di tutti, che il dolore poteva spingere le persone a fare cose davvero molto stupide.

Era in ansia per Hermione, e si sentiva triste nel ripensare al casino che era appena successo. Capiva il punto di vista di Draco, ma era anche convinta che avrebbe dovuto cercare di spiegarle le cose in modo più pacato piuttosto che comportarsi alla Malfoy e sollevare quel putiferio. Era preoccupata per la sua amica Grifondoro, aveva paura che tornasse a chiudersi e che sprofondasse per la seconda volta nell’angoscia che l’aveva portata ad approdare a quel maledetto night club. Il fatto che ci fosse Ron adesso, con lei, non la tranquillizzava nemmeno un po’.

Ad alleggerire le sue preoccupazioni, c’era un ricordo. La faccia di quell’ometto, che era esattamente come le aveva descritto Draco, l’avrebbe resa fiera di sé stessa ancora per un po’. Le venne quasi da ridere, ripensando a cosa aveva fatto. Non aveva solo aiutato Hermione, ovviamente senza dirle una parola, no: quel pomeriggio, lei aveva finalmente saldato i conti in sospeso con il proprio passato.

Era triste, che Hermione se ne fosse andata. Aveva paura che adesso dimenticasse loro, quelle serpi tanto ambigue che l’avevano torturata a scuola e salvata nella vita di tutti i giorni. Aveva paura che si facesse riassorbire dall’imitazione del suo passato, dimenticandosi di ciò che era riuscita a costruire in quelle settimane che aveva passato allo Château.

Aveva paura che anche Harry, come Hermione, scomparisse.

Un tocco morbido sulla pelle fragile del suo collo la fece tornare al presente. Per un momento s’irrigidì, stupita: le altre volte che erano rimasti soli, il moro era stato bene attento a non spingersi troppo oltre, a non giocare su troppe ambiguità. Questo all’inizio l’aveva lasciata parecchio sorpresa, perché lei era abituata a convivere con delle serpi, e ciò aveva sempre significato forzare i tempi, sfruttare ogni possibile doppio senso, creare le occasioni per combinare un po’ di tempo da passare in intimità anche a costo di giocare sporco. Con “San Potter”, come l’avrebbe chiamato Daphne, era tutta un’altra musica. Quel bisogno improvviso nel modo in cui la baciava, l’ardore con cui la stringeva, facendola aderire con forza al proprio corpo, l’avevano confusa per la loro imprevedibilità.

Ben presto la dolcezza di quelle sensazioni la fece rilassare. Le labbra di Harry correvano lungo profilo della sua gola, marcando con morsi lievi il tratto di pelle sensibile che andava dall’orecchio alla clavicola. Un brivido intenso le corse lungo la schiena quando sentì la sua lingua scendere un po’ più in basso, cercando di insinuarsi in profondità sotto la stoffa della maglietta.

Harry la sentì sospirare, e si staccò a malincuore dalla sua pelle così morbida per guardarla negli occhi. Ora, in quelle iridi calde, non c’erano più mille angosce. Ora c’era spazio per un solo pensiero, e quel pensiero era lui; ne era certo, perché sapeva che scintillavano in quel modo ammaliante solo quando le stava accanto.

L’aveva sorpresa, se n’era reso conto. A essere onesti, aveva stupito anche sé stesso. Aveva scelto di andare piano con lei, sia perché si sentiva confuso dal modo precipitoso in cui era cominciata, sia perché voleva farle capire che lui non era come tutti gli altri, come tutti quelli che non avevano voluto altro che godere del suo corpo. In quel momento però, aveva capito che Pansy aveva bisogno di dolcezza, ma anche di molta passione. Se n’era accorto quando aveva visto le sue iridi scure divorate dal tormento, e si era reso conto che la dolcezza non l’avrebbe aiutata. Anche perché lei non era una ragazza sdolcinata, e troppo zucchero l’avrebbe solo nauseata. Era contento, lui, di aver avuto l’intuizione giusta, di essere riuscito a rasserenarla un po’.

Pansy si premette contro di lui, facendolo affondare ancora di più tra i cuscini del divano. Lo baciò lentamente, e lui rispose con un ardore che resero quel contatto completamente privo di innocenza o delicatezza, come invece erano stati quelli precedenti. Sentì le labbra della ragazza curvarsi in un sorrisino contro le proprie, e immerse una mano tra i suoi capelli soffici. L’attirò di più contro di sé, sentendo il bisogno spasmodico di averla vicina.

Poi, la mora appoggiò la testa sulla sua spalla, e sospirò. Il giovane mago le accarezzava piano la schiena, cercando di imporsi la calma.

--Perché non ti riposi un po’, Pansy?-- le mormorò dolcemente, lasciando che lei si accomodasse meglio sul suo corpo.

La ragazza sollevò appena il viso, e lo guardò sorpresa. --Ma non vuoi_?--

Lui le sorrise. --Certo. Ma adesso mi sembra un po’… un casino.--

Harry le premette dolcemente la mano sulla nuca, spingendola a riappoggiarsi contro la sua spalla. E lei gli posò un bacio sulla guancia.

Il suo ultimo pensiero, prima di addormentarsi, fu che di ragazzi d’oro come quel San Potter che avevano sempre deriso ce n’erano davvero pochi in giro.


-<>-*-<>-


--Stavolta l’hai anche preparata davvero, la cioccolata.--

Daphne stava in piedi davanti alla finestra, sorridendo al paesaggio innevato del giardino. Alle narici le arrivava il profumo dolce della cioccolata con panna appoggiata sul tavolo. Indosso, aveva solo una sottoveste leggera, l’unica cosa che il suo compagno le aveva permesso di indossare.

--Non l’avevi mai fatto prima.-- rifletté, facendo ondeggiare i lunghi boccoli biondi.

Theodore, ancora sdraiato sul letto, ridacchiò. Si alzò e la raggiunse, abbracciandola da dietro.

--Ma adesso le cose sono cambiate.-- le mormorò all’orecchio.

Sì, le cose erano cambiate. Lui era cambiato: aveva capito che quella distanza li stava rovinando, distruggendo. Era stufo di dover mettere la ragazza che amava dietro un lavoro che nemmeno gli piaceva. Ci aveva messo tanto per capire quanto avesse complicato la situazione, ma i suoi amici gli avevano dato una mano a salvare tutto proprio al punto di rottura. E adesso, adesso che era riuscito a rimettere le cose a posto, le avrebbe dimostrato che era sicuro della sua scelta, le avrebbe dimostrato quanto l’amava. A iniziare da quella cioccolata.

La bionda rovesciò la testa sulla sua spalla, permettendogli di morderle il collo morbido. Theo non si sottrasse all’invito, e ne approfittò per insinuare una mano oltre il bordo della corta sottoveste di raso nero. Incontrò subito la sua pelle calda, morbida, scoperta.

Daphne gemette nel sentire la sua presa ferma scorrerle lungo le cosce e i fianchi. Era bello averlo di nuovo così vicino, ed era ancora più bello sapere che non se ne sarebbe andato. Le era mancato fino all’inverosimile, quel suo tocco possessivo, delicato e saldo allo stesso tempo. Le erano mancate le sue labbra, che le marcavano con dolci morsi la gola nuda, facendo scivolare in basso la spallina dell’indumento. Sospirò, quando una delle sue mani raggiunse la pelle sensibile del seno.

--Theo, sei tremendo!-- ridacchiò, spingendolo leggermente per allontanarlo da sé.

Il moro cercò di riattirarla a sé, posandole un bacio sulla spalla.

L’atmosfera cambiò all’improvviso.

Sentì le spalle della bionda tendersi, e il suo riflesso gli mostrò i suoi occhi stravolti. La ragazza si portò una mano alla bocca, per coprire l’espressione di orrore che aveva distorto i suoi lineamenti come uno specchio deformante.

--Daph, ma che_?--

La raggiunse di scatto, stringendole le mani in vita per sorreggerla. Quando vide ciò che gli occhi azzurri di lei avevano notato, le parole gli morirono in gola.

E fu il suo grido, a svegliare Pansy che dormiva in salotto.

--DRACO, NO!--




Angoletto

Eccomi anche qui! Allora, lo so che adesso vorrete linciarmi... come potrei darvi torto? Rispunto dopo settimane e vi rifilo un capitolo intermedio!

Sì, merito il linciaggio. Incaricate la mia amica JulietteinLove, ci penserà lei a pungolarmi con una forchetta XD

Spero di risentirvi tutti molto presto!

E grazie, a tutti quelli che ancora mi seguono, mi sopportano, e fanno il tifo per me. Grazie davvero.

Un bacio ;*
   
 
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