- QUANDO LA GUERRA HA LATI
POSITIVI -
2° CHAP
Il mattino dopo, in Irlanda…
Hermione e Luna erano sedute al tavolo della cucina. Avevano davanti a loro una tazza di caffè fumante e, insonnolite, ascoltavano il tg delle 8.30.
La prima aveva profonde
occhiaie, e più spesso la bocca si apriva in uno sbadiglio silenzioso.
Regnava il silenzio da tanto
tempo, finchè Luna non proruppe ‘Come è andato il viaggio?’
Hermione la guardò. La stessa
domanda gliela aveva fatta solo la sera prima. Probabilmente voleva cominciare
un discorso.
‘Piuttosto tranquillo.’ Rispose,
ignorando il gatto Moony che le si era raggomitolato sulle gambe.
‘E….come mai…tu..e Ron…sai..?’
Hermione dapprima non volle
rispondere, poi posò la tazza fumante, e si passò una mano fra i capelli ‘ In
realtà…è da tempo che ci stavo pensando.’
Luna non capì subito e la spronò
a continuare.
‘ Mi ero stufata di vedere
sempre Ron a guardare stupide partite quando poteva sforzarsi a lavorare a
casa. Sembrava che non gli importasse nulla dell’andamento di famiglia. E se il
capo l’avesse licenziato, noi saremmo rimasti anche senza casa perché io da
sola con il mio stipendio non ce la faccio.’
La bionda annuì col capo ‘E ne
sei sicura?’
Hermione la guardò, come quasi
la stesse supplicando di farle cambiare idea, poi annuì.
Dopodiché il suo viso si rabbuiò
facendo sì che una candida lacrima le solcasse il volto. Non le sembrava vero
che tutto potesse finire così.
Tutto quello che aveva passato,
i pianti a Hogwarts, il desiderio di farsi accorgere da Ron, i piani di Ginny
per farli mettere insieme…il matrimonio…la loro figlia…tutto andato in fumo…per
colpa sua.
È stata sempre colpa sua, pensò
Hermione.
Le litigate a Hogwarts erano
causate soprattutto da lui. Sempre lui la faceva piangere e disperare, la
faceva rintanare in biblioteca…ma solo lui riusciva ad amare.
Una mano possente si posò
delicatamente sulla spalla della giovane Granger che, per un nanosecondo, pensò
potesse essere proprio la sua.
Si voltò e vide Harry, già vestito di tutto punto.
Con gli occhiali rotondi posati
sul naso, quegli occhi verde smeraldo così penetranti e quell’immancabile
cicatrice che tanto lo differenziava dagli altri 27enni.
Harry Potter e Luna Lovegood non
erano né parenti, né fidanzati e neppure sposati!
Non avevano figli in comune ma
solo un lavoro alimentata ogni giorno dall’amicizia che li legava così
fortemente.
Più volte Luna aveva detto a
Harry che se voleva poteva tornare a Londra dai suoi amici, ma quest’ultimo si
rifiutava sempre ‘ Non mi va di lasciarti da sola a Dublino.’ Diceva.
E così si giustificava, sempre.
Comunque, i due vivendo in una
grande casa nella periferia nord di Dublino.
‘ Harry’ lo informò Luna ‘Oggi
potresti portare Hermione dalla signora McGoune?’
Harry guardò Hermione ‘ Un
avvocato? Non vorrai mica…??’
La donna sostenne il suo sguardo
fin quando Harry tacque e, mesto, annuì debolmente.
Neanche a lui sembrava vero,
eppure stava accadendo.
Intanto, a Londra…
Il telefono squillò insistentemente finchè l’uomo che si era addormentato sul divano del salotto non si alzò imprecando ad alta voce ‘ Pronto?’
‘ Weasley!!!!’ era il capo ‘ Che
facevi?? Dormivi??!!’
Ron allontanò un poco la
cornetta dall’orecchio, poiché il vecchio signor Broufh stava urlando.
‘
Signor Broufh……’
‘ Signor Broufh un corno!!!
Muoviti o quanto è vero il Dio dei Gabbani che ti licenzio!!!’ e la telefonata
terminò lì.
Il 27enne guardò la cornetta e
sbuffò.
La casa era così silenziosa.
Quella stessa bambina che
sarebbe corsa ridendo da lui con una calza viola e una blu e con lo zainetto
sulle spalle, quella stessa moglie indaffarata a studiare in cucina nuove
pratiche per il lavoro, quelle stesse persone che amava, ora l’avevano
lasciato.
Sospirò sconsolato e cominciò a
prepararsi per andare a lavoro.
Paragrafo 2
Ore 16.30, Dublino nord.
‘ Mamma, mamma!!! Guarda cos-?…mamma…?’ Lindsay era tornata a casa dalla nuova scuola con, stretto tra le mani, un piccolo mazzo di margherite da campo.
Ma entrando in casa, aveva
trovato la madre inginocchiata a terra mentre piangeva tenendosi la testa fra
le mani.
Piangeva quasi istericamente,
dondolandosi indietro e in avanti mentre forti singhiozzi le scuotevano
l’animo.
Lindsay era rimasta sull’uscio
della porta, mentre il mento le tremolava e il naso le diventava rosso. Lei
stessa non sopportava più quella situazione.
Non le andava più di vedere la
madre che ogni giorno si intristiva sempre più e si chiudeva in se stessa
tacendo anche per interi giorni.
E in realtà le stava anche
antipatica l’avvocatessa che andava a parlarle.
In quel momento, scendeva dalle
scale Luna che, accortasi della scena aveva raggiunto la bambina facendola
salire in camera.
Il fatto era che quello stesso
giorno era arrivata la famosa avvocatessa McGoune: una signora cicciotella, dai
corti capelli tinti di un biondo scuro. Il grasso delle braccia le molleggiava
quando parlava gesticolando o quando doveva presentare i conti.
Gli occhiali rettangolari li
teneva sul naso non perché ne avesse davvero bisogno, ma più che altro per
darsi un’aria di importanza.
Non era dolce. Per niente dolce.
Era fredda, dura, cercava di non
far sì che i problemi degli altri le penetrino nell’animo.
Ecco perché mentre l’avvocatessa
parlava Hermione non era tanto sicura.
Ecco perché ora Hermione
sembrava più chiusa e più depressa.
Perché l’avvocatessa le aveva
detto senza tanti giri di parole che voleva la firma del marito sulla richiesta
di divorzio e lei gliel’avrebbe data in quattro e quattr’otto.
Durante la cena di quella sera
tutti tacevano, quando la piccola proruppe con la sua deliziosa vocina ‘ Sai
mamma, oggi ho preso a scuola una Lode sul tema della famiglia.’
Tutti stranamente cercarono di
non guardarsi fra loro. Lindsay passò in rassegna i loro visi e sorrise
aspettandosi una congratulazione.
Luna posò la forchetta e andò a
prendere dell’acqua dal frigorifero.
Harry si alzò dicendo che doveva
andare a controllare una cosa al computer.
Rimasero madre e figlia,
finalmente da sole dopo tanto tempo.
Quasi un mese.
Hermione aveva ancora gli occhi
gonfi di pianto ma sorrise alla figlia ‘ Sarai stata l’invidia di tutti..’
‘ Già.’ Annuì vigorosamente
Lindsay, certamente più sollevata dal sorriso della madre.
Hermione sorrise e le accarezzò
una guancia ‘ La mamma ti sta facendo soffrire?’
Lindsay non rispose, poi abbassò
il capo ‘ Papà tornerà a prenderci di qui?’
A quel punto Hermione si
irrigidì ‘ Tuo padre ha scelto cosa è facile, non cos’era giusto. Quando si
pentirà e chiederà perdono, allora decideremo assieme, Lindsay.’
La bambina annuì col capo ‘
Capisco…’
Bene, bene!
Finito un altro chap.
Sicuramente più lungo del primo.
Come avrete visto Hermione entra
quasi in depressione per l’imminente divorzio, Lindsay cerca di capire la
situazione ma le manca sempre di più la figura maschile del padre.
Dal canto suo Ron è tra l’incudine e
il martello, il capo è un rompiballe e gli mancano sempre più le sue due donne.
Ma il signor Broufh oltre ad essere
un grande rompi (causa anche del loro divorzio, possiamo dire) può apportare
una soluzione bella e buona.
Tutto questo e molto altro nel proxx
chap, ciao!!
Ah-eh, stavo dimenticando i
ringraziamenti!!!
ROBBY:
ciao robby! Eh, neanche a me la coppia
Harry/Luna piace, ma I due, in questa storia, sono solo amici..ciao!! E
grazie!!
JOEY BAGGINS: eccola qui, Joey!!
E w i drunk e ron/hermione!!!!
RONNY 92: volevo cominciare col
dire che ho cercato il tuo nome nell’elenco degli autori..ma non c’eri….e
poi…eccoti il continuo e continua a recensire, ciao!
HERMIA: eh ma in questo capitolo capirai che non era solo quello il motivo del divorzio, comunque è così raro che entriamo assieme in msn!!! A proposito, non dovevi mandarmi la tua ff?? Ciao!!!!!