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Autore: Bianconiglio    07/12/2005    1 recensioni
Due bambini.Due storie che si intrecciano.Ordini gentili e nuvole che cantano.Una storia di piccoli gesti e grandi imprese.Una favola.Una tragedia.
Sigore e signori,silenzio in sala.Si apre il sipario.
Lo spettacolo sta per cominciare.
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vocine interiori e brividi freddolosi


<< Con un ultimo balzo arrivarono sul tetto. Kato la mise giù e le si sedette vicino,ansimante. La ragazza rimase immobile. “A parte portarmi sul tetto qual è il tuo prossimo obbiettivo? No perché sai com’è, in genere c’è sempre un secondo obbiettivo. Com’è che dite voi? Un piano di riserva? Sarebbe utile,sai. Bisognerebbe sempre avere un piano di riserva, soprattutto quando si entra in una specie di fortezza come questa, si rapisce la principessa,una principessa cieca,oltretutto,che non poteva sapere nemmeno chi era entrato,perché non vedendo,sai com’è,no? NO! E INVECE NO! Perché? Perché l’intruso in questione è talmente stupido che rivela il proprio NOME alla principessa cieca, non pensa a fuggire, no,figurarsi, poi la rapisce e la porta sul tetto, cercando di scappare,ovvio, il problema, un problemino irrilevante, dammi retta, è che questo palazzo è I-N-E-S-P-U-G-N-A-B-I-L-E!”. Silenzio. “finito?” . “No,dovevo riprendere fiato. Perciò ,come ti stavo dicendo…” Kato poggiò due dita sulle labbra della ragazza. “per favore taci. Un momento solo”. ‘ chi è codest’individuo per darmi ordini? Dare ordini a ME,poi. Taci certo..’pensò la principessa,ma sorprendentemente non disse una parola.
‘ehi…?ehi che fai Aurore? Che fai? Non parli più? La dai vinta a questo ragazzo?’. Era la sua vocina interiore che parlava. La sua coscienza di principessa.
“Qual è il tuo nome?” le chiese il ragazzo.
“Ah certo…ora pretendi pure che mi presenti”.
“Io l’ho fatto senza tante storie”.
“Sentilo. Non penserai mica che io sia sciocca come te”.
“Non volevo dire questo”.
“Aurore”.
“Aurore?”
“Si, Aurore. Non ti piace?”
“E’ bellissimo”
“Il mio nome?”
“Si”.
“Grazie”
‘grazie?GRAZIE? che risposta sarebbe GRAZIE? Rimedia sedutastante!’. Paranoica vocina interiore.
“Grazie, lo so.” Aggiunse altezzosa.
Kato rise.
“Che hai da ridere?”
Kato scosse la testa. "Niente…”.
“Che vuol dire ‘niente’? stai ridendo di me come al solito?”
“Egocentrica” sorrise.
“Cosa? Egocentrica IO?”il punto è che Kato aveva colto nel segno.
‘ti fai dire egocentrica da un individuo di cotal specie?'
“No, so quello che faccio!”
“Sai quello che fai? Stai bene?”
‘ti prende in giro!’
“Non mi prende in giro!”
“chi ti prende in giro?”
‘ sei proprio una sciocca, peggio di lui!’
“Non sono una sciocca!”
Kato rise di nuovo.
“Che stai dicendo…Aurore?”
‘Aurore?Aurore?? nessuno ti ha mai chiamato per nome a parte i tuoi genitori!’
“Parlo con la mia coscienza. Sai, stando ventitre ore su ventiquattro sola bisogna trovarsi degli ami… mi hai chiamato… Aurore?”
“Si…qualcosa non va?”
“Dillo ancora”
“cosa?”
“Il mio nome…”
“Aurore”. La principessa pensò che Kato aveva una voce piacevole. No, no. Non pensò che aveva un voce “piacevole”. Pensò che era…dolce. Alzò un sopracciglio. Doveva smetterla con quelle stupidaggini. Sospirò. Una folata di vento scompose i capelli della principessa e del samurai. Lei rabbrividì. “Hai freddo?” chiese il ragazzo. “Di certo non ho caldo”. Un broncetto apparve sulle sue labbra. “mi sento in colpa. Ti ho trascinata io qui”. Le agili dita del ragazzo andarono a sciogliere la cintura che legava la giacca del kimono scuro. La sfilò dalle spalle piccole ma forti e un raggio di luna baciò la pelle chiara del suo petto. Appoggiò la giacca sulle spalle della ragazza. “Che fai?”chiese lei vagamente stizzita. ”Ti senti in colpa? Ben ti sta,samurai. Non penserai di aver rimediato a tutto con questo eh?”. Lui non rispose ma sorrise. La principessa allungò una mano e andò a sfiorare l’addome del ragazzo. Era freddo. Per colpa sua. Gli aveva tolto l’unica cosa che aveva addosso. Si strinse la casacca addosso. Profumava. Di the e fiori di ciliegio.
“da dove vieni?” chiese Lei,cercando di dimenticare il peso sullo stomaco che le si era appena formato.
“Oh,è un paese lontano. Lontano e bellissimo.”disse sognante.”Il paese dove sorge il sole,un paese dove crescono i ciliegi e i loro petali cadono a primavera e formano un morbido tappeto rosato,un paese dove l’aroma del the è così intenso che si sente per le strade,un paese pieno di colori e suoni che ti avvolgono senza tregua,senza possibilità di scampo,creando una piacevolissima ragnatela che sa di famiglia e…e di buono”. Kato sorrise. Gi piaceva parlare del suo paese.
“E tu?” chiese alla principessa. “Hai parlato tanto ma alla fine non mi hai raccontato niente di te”.
“Cosa ti dovrei dire di me? Sai già quasi tutto. Sono cieca. E’ per questo che non posso uscire”.
Kato si girò verso di lei.
“Non puoi uscire?”. Aurore sorrise. Glaciale.
“Mi sono dimenticata di dirti che questa per me è la prima volta. Sinceramente credevo che qua fuori fosse meglio”.
“Forse non ti trovi bene nel tuo palazzo?”chiese Kato.
Aurore Rise.”Come potrei? Semplicemente mi annoio. Ho passato tutta la mia vita chiusa li dentro. Ne conosco ogni singolo centimetro. Ho provato tutto quello che c’era da provare. Capisco chi arriva dei miei servitori dal passo. So il nome di ognuno d loro. Sono più di mille. Discorrere con loro è impossibile. Hanno troppe cose da fare. Parlare con i miei? Oh no! Sono sempre via e quando ci sono…beh sono davvero tediosi. Sembra che non facciano altro che lavorare. Nella loro testa c’è solo il regno. Mi ripetono ‘Aurore,noi vogliamo solo il tuo bene!’ e mi lasciano chiusa in camera. Ed eccomi qui. Questa sono io. Riconosco il verso di una zanzara da quello di una mosca ,certo, ma sono completamente sola”. Sorrise. E kato non poté fare a meno di notare quanto fosse veramente bella.”Non che questo mi dispiaccia,certo” aggiunse. Adorabile mentecatta. E Kato lo sapeva. Certo che gli dispiaceva. E non poco.
“E poi…sei arrivato tu”. Aurore si strinse nella casacca.”Sei arrivato tu che mi hai rapito e portato sul tetto”. Disse questo malcelando una certa soddisfazione. Sorrise come se avesse sempre saputo che sarebbe accaduto.
E poi…plic…plic…una goccia…due…plic ploc plic…un tuono e un fulmine. Kato alzò il naso per aria.
"Inizia a piovere…”.
Aurore sollevò un sopracciglio,esasperata. “Complimenti. Primo premio”.
Kato rise.
“Cosa ridi?cosa? non è divertente”
“Oh si che lo è. Mia principessa, non ce n’è una che vada bene!...e questo…ha un non-so-che di comico”
“Trovi?”
Kato la guardò.
“Trovo”.
Aurore si ricordò che Kato le aveva dato la sua giacca. Scattò in piedi.
“Dobbiamo trovare un posto dove ripararci!”esclamò.
“Se vuoi torniamo dentro per farci sbattere in prigione!”
“La vuoi smettere di essere così irritante?”
“Non ci saremo mica scambiati i ruoli!”
Aurore gli lanciò un occhiata gelida. Ma gelida da far congelare. Quel genere di gelo che ti entra nelle ossa e non se ne va neanche davanti al fuoco e sotto le coperte. O meglio,gliel’avrebbe lanciata se avesse potuto.
“Allora ti riporto dentro?”Chiese Kato,di nuovo.
“Oh neanche per sogno!Ora che sono fuori non ho nessun’intenzione di tornare!”
Aurore si mise una mano sulle labbra. Stavolta era lei ad aver parlato troppo.
“Allora qui fuori non è troppo male…” Esclamò Kato divertito. >>


Ciau ciau a tutti!
Perdonate il grandissimo ritardo,ma veramente oggi sono riuscita a postare di straforo...questo capitolo devo ammettere che non mi piace granchè, ce ne sono altri decisamente più piacevoli...ma che ci volete fare...non tutte le ciambelle riescono col buco, e poi dovevo dare una svolta alla storia...
Vabbè...smetterò di chiacchierare...
Grazie a tutti tutti!
Notte!
Bianconiglio
  
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