Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: nitro    21/12/2010    1 recensioni
Può l’amore sbocciare in un terreno arido coperto solo di sangue e dolore? Due cuori, uno che ama soltanto se stesso, l’altro che non sa manifestare i propri sentimenti. Riusciranno a incontrarsi? Riusciranno a migliorarsi a vicenda? Una storia d’amore, quella tra Draco e Asteria, s’intreccerà con i tragici avvenimenti che devasteranno il Mondo Magico.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Astoria Greengrass, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Mangiamorte, Pansy Parkinson
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Imperius
 
Rubeus Hagrid stava passeggiando nella foresta alla ricerca della sua acromantula. Aragog non gli era parso in piena salute negli ultimi mesi, ormai la sua creatura era vecchia e malandata. Si era alzato all’alba e aveva svegliato il suo peloso amico per poter avere un po’ di compagnia nel bosco. Il mastino lo aveva guardato con paura e rassegnazione, ma era stato costretto ad accompagnare Hagrid nella Foresta Proibita.
Thor lo seguiva con la coda tra le gambe, cercava di camminare in mezzo alle enormi gambe del padrone, dove si sentiva più protetto.
Un debole uggiolio attirò la sua attenzione. Si fermò con le orecchie dritte per ascoltare meglio ma, non appena si accorse che Hagrid si era allontanato da lui, corse velocemente appresso all’omone.
Gli uggiolii si fecero più intensi e Thor, preso dalla curiosità morse un lembo della giacca del padrone per attirare l’attenzione su di sé.
- Cosa è che sucede cagnolone? Non torniamo ancora casa! Devo trovare Aragog! -
Il grosso mastino abbaiò e fece qualche coraggioso passo verso la fonte di quel rumore, sperando che Hagrid lo seguisse.
Rubeus si accorse dello strano comportamento di Thor e decise di incamminarsi dietro di lui.
Thor seguiva la traccia sonora lasciata da quei lamenti, ma ad un tratto questi si fecero più deboli ed infine cessarono del tutto.
Cominciò a perlustrare una piccola radura con il suo grosso naso finché non captò un forte odore di sangue. Abbaiò per annunciare la sua scoperta e corse verso una macchia nera in fondo alla radura.
Hagrid balzellò con la sua andatura pesante e vide un mucchio di pelo nero rannicchiato in una posizione innaturale. Era un lupo.
-Povera bestiola!-
Con una grossa mano controllò i segni vitali dell’animale, i battiti del cuore si sentivano a malapena e il respiro era lento e faticoso.
Prese tra le braccia la creatura e tornò verso la sua capanna. Il lupo sembrava un piccolo cucciolo addormentato tra le braccia del mezzo gigante.
Hagrid guardava Thor con occhi fieri.
- Bravo cagnolone! Menno male che hai trovato questo povero lupachioto! -
I raggi del sole filtravano forti tra gli alberi che delimitavano la foresta. La tormenta di neve del giorno prima aveva lasciato uno spesso strato di neve fresca che copriva ogni cosa.
Hagrid uscì dal buio del sottobosco e fu investito da un vento fresco e leggero.
- Rubeus! -
Una vecchietta con lunghi capelli grigi finemente raccolti in uno chignon lo salutò dalla soglia della sua capanna.
- Buongiorno Minerva. Ti serve qualcosa? -
La MacGrannit gli sorrise.
- Sì, potresti spiegarmi le abitudini di caccia dei Lethifold? Perché vorrei fare una lezione…per la barba di Merlino, Rubeus cos’è quello? -
La professoressa osservò attentamente l’animale esanime tra le braccia di Hagrid.
- Thor ha salvato questo lupo da morte certa! -
Le pupille della McGranitt si dilatarono e la sua bocca si spalancò per lo stupore.
- Rubeus svelto! In infermeria! – il professore di Cura delle Creature Magiche stava per ribattere che lui avrebbe saputo curare l’animale molto meglio di un Guaritore come Madama Chips, ma Minerva lo trascinò per un braccio distruggendo quella sua convinzione.
- Credimi Rubeus, riconosco un Animagus quando lo vedo! E ora, muoviti! –
 
Voci imbottite chiamavano da lontano, echi di grida e concitazione rimbalzavano tra le pareti di una testa dolorante. Asteria aprì lentamente gli occhi ma fu costretta a richiuderli immediatamente a causa della troppa luce. Ci riprovò per un paio di volte e quando ebbe la meglio su quel fascio accecante vide due teste sfocate che stavano a pochi centimetri dal suo viso.
- Signorina Greengrass si sente bene? – le parole le arrivarono ovattate e con uno strano timbro strascicato.
Non sentiva nulla, se non una fortissima emicrania.
- Mi riconosce? Sono la professoressa Minerva McGranitt. – a un piccolo cenno della testa di Asteria, continuò rivolgendosi a Madama Chips:
- Non appena sarà in grado di camminare la mandi nel mio ufficio. Devo andare a ricevere gli studenti di ritorno dalle vacanze. Arriveranno tramite Metropolvere nel mio camino, temo già per la mia preziosa moquette! –
L’infermiera la visitò brevemente e la informò sulle sue condizioni.
- Bentornata, sei stata svenuta per quasi cinque giorni! Ma veniamo alle cose pratiche. La tua gamba è guarita velocemente, ti ho dato una pozione che fa cresce e rinsaldare le ossa rotte. Anche gli ematomi sono scomparsi con facilità. La ferita alla spalla mi preoccupa, non è stata inferta da un tipo di magia normale vero? -
Asteria scosse il capo, la gola secca le impediva di parlare.
- Lo immaginavo, una maledizione senza perdono! Ci metterà un paio di settimane a guarire. Dovrà venire in infermeria ogni due giorni a farsi medicare. In più, per una settimana, dovrà prendere tre volte al giorno questi ricostituenti. - e le mise in mano tre boccette ambrate contenenti un liquido trasparente. La incoraggiò a bere.
Asteria tracannò la prima boccetta tutta d’un fiato, non vedeva l’ora di rinfrescarsi la gola, purtroppo, però, la sostanza era densa e viscosa e le procurò un forte attacco di tosse.
Madama Chips le porse un bicchiere di acqua fresca che finalmente placò l’arsura della gola della ragazza.
Improvvisamente la porta dell’infermeria si spalancò e una affannata Daphne Greengrass si precipitò verso il letto di Asteria.
- Fuori di qui signorina! Non è orario di visita e Asteria si è appena svegliata! -
- Mi manda Piton. Non può impedirmi di vedere mia sorella! – e quando la maggiore delle sorelle Greengrass puntava i piedi, non c’era forza magica o umana in grado di smuoverla dalle sue decisioni.
Madama Chips la fulminò concedendole cinque minuti e sommergendola di raccomandazioni, poi si ritirò nel suo studio.
Daphne si avvicinò riluttante al letto di Asteria e controllò con lo sguardo il corpo della sorella.
- Dove sei stata? Mamma era furiosa ma non ha voluto dirmi nulla! -
Asteria la guardò di sbieco, sorpresa dell’interessamento che Daphne dimostrava. Quest’ultima si spazientì e si mise a sedere su una sedia adiacente con le lunghe gambe incrociate.
- Vuoi dirmi cos’è successo? -
- Sono andata a trovare un mio compagno di Durmstrang e mi sono ferita in un maldestro tentativo di materializzazione. –
Daphne la guardò intensamente per alcuni istanti.
- Mi credi tanto stupida? Non c’è ferita da Smaterializzazione che Madama Chips non sarebbe in grado di curare. Un momento…tu sei capace di usare la Smaterializzazione? – finì la frase con un urlo acuto che lacerò le tempie pulsanti di Asteria. Rispose a denti stretti con una sola parola.
- Durmstrang. – la conversazione tra le due sorelle era durata anche troppo per conto di Asteria e la sorella maggiore non era di diverso avviso.
- Va bene Asteria. Io me ne vado a dormire. Buonanotte. –
Le lanciò un ultimo sguardo preoccupato e uscì dalla stanza facendo ondeggiare i suoi lunghissimi capelli biondi.
Asteria trovò strano e inusuale l’interessamento di sua sorella nei suoi confronti. Reputava strano perfino che si fosse accorta della sua assenza in casa, giacché Asteria stessa si era fatta vedere ben poco durante quelle vacanze.
 
La mattina seguente fu dimessa dall’infermeria con una vistosa fasciatura alla spalla che le sosteneva il braccio sinistro. L’ufficio della Mcgranitt si trovava anch’esso al primo piano e Asteria si diresse lungo il corridoio per incontrare la professoressa.
Bussò alla porta e attese finché questa non si aprì con un cigolio, consentendole di accomodarsi.
La stanza circolare aveva un soffitto a cupola molto alto, le pareti erano ricoperte di dipinti raffiguranti paesaggi, creature magiche e ritratti dei professori di trasfigurazione che si erano susseguiti nella scuola. Una grossa scrivania in legno massiccio era posta esattamente al centro della stanza. La professoressa, che sedeva oltre il mobile in noce, fece accomodare Asteria nella poltrona di fronte alla sua.
La ragazza appoggiò il braccio ferito sulla scrivania e attese l’imminente interrogatorio.
- Tu non figuri nella lista degli studenti rimasti a Hogwarts per le vacanze, spero tu abbia una spiegazione logica del perché ti aggiravi di notte nella Foresta Proibita. – ma Asteria non aveva una spiegazione neanche lontanamente coerente con la logica comune. Non riusciva a dare un chiarimento alla maggior parte delle cose che le erano successe in quei giorni.
La professoressa la scrutò e la intimò a parlare.
- Faresti meglio a dirmi cosa, o chi, ti ha attaccato nella foresta, perché se quella cosa si aggira ancora nei dintorni della scuola potrebbero sorgere dei problemi. Potrebbe dare la caccia ad altri studenti o potrebbe avere come obiettivo di uccidere te. Quindi, vorrei sapere se sarà opportuno prendere provvedimenti per la tua sicurezza e per quella della scuola. -
Asteria non aveva ancora avuto modo di comprendere che Voldemort non avrebbe lasciato impunito un tale atto di ribellione nei suoi confronti. Non si sarebbe fermato prima di aver ottenuto la sua vendetta, e la vendetta, meglio se lenta  dolorosa, era la sua ragione di vita. La ragazza si portò una mano ai capelli e decise di confidarsi con la McGranitt. Hogwarts era il posto più sicuro per lei, e la vicepreside era una donna risoluta e intelligente, avrebbe protetto i suoi studenti con la sua stessa vita. Mettere al corrente lei e il preside di ciò che era accaduto, era la cosa giusta da fare.
- Il Signore Oscuro mi ha punita per non aver accettato il Marchio Nero. -
Minerva McGranitt quasi cadde dalla sedia per lo stupore e l’indignazione. Il suo volto si contrasse, assumendo le forme della rabbia e della preoccupazione.
- Marchiare una ragazzina quattordicenne? È inammissibile. Aspetta, fammi capire, Voldemort si trova nella foresta proibita? -
Asteria scosse il capo e le raccontò per filo e per segno ciò aveva passato in quei giorni, omise solo il modo in cui Voldemort era venuto a conoscenza dei suoi poteri. Una piccola fitta le scosse il petto, ma fu abile a cacciarla via.
Sfogarsi le fece bene e quando terminò il suo racconto sentì di avere un peso in meno sul cuore. La professoressa la ascoltò in silenzio, senza interromperla, scuoteva soltanto il capo con sdegno.
- Ho provato a materializzarmi a scuola ma qualcosa me l’ha impedito. Sono caduta nella foresta e ho cercato di uscirne senza risultato. Ricordo soltanto di essere inciampata. Non riuscivo più ad alzarmi. Poi credo di essere svenuta. -
Le sue mani finirono in quelle rugose della professoressa, due occhi sornioni cercarono di confortare l’animo di quella fanciulla. Minerva si prese alcuni secondi per riprendersi dal racconto straziante della studentessa e poi raccontò di come Hagrid la avesse salvata.
- Mi ci sono volute delle ore per riportarti in forma umana. La tua coscienza era aggrappata a quel lupo come se esso rappresentasse la tua unica fonte di vita. Quando mi sono ritrovata di fronte ad una ragazzina di quattordici anni sono rimasta basita. Un animagus, solitamente, ci mette decenni a governare la sua forma animale. Tuttavia, non sono totalmente sorpresa del fatto che tu possieda una tale capacità. La facilità con cui riesci nella mia materia è alquanto inusuale. Qualcuno conosce questa tua capacità? -
Asteria negò.
- Sai, da Animagus dichiarato quale sono, dovrei suggerirti di recarti al Ministero per una regolare identificazione, ma data la tua particolare situazione credo sia un bene che nessuno lo sappia. - sospirò arricciando la pelle rugosa delle labbra sottili.
- Discuterò della tua situazione con il preside oggi stesso. Ora vai o farai tardi alla lezione di Incantesimi, anche se credo che tu conosca già alla perfezione questa materia. Durmstrang è una buona scuola. Hai frequentato solo tre anni e sai Smaterializzarti a distanze così grandi. –
Asteria si alzò e s’incamminò verso la porta.
- Aspetta. Dovrò togliere cinquanta punti a serpe verde per la tua passeggiatina nella Foresta Proibita. - la McGranitt sorrise. Non aveva saputo resistere alla tentazione di avvantaggiare i suoi Grifondoro nella lotta per la Coppa delle Case.
 
Per tutta la giornata fu assalita da domande indiscrete sulla natura della sua ferita e, quando le fu posta una domanda di troppo alla fine dell’ultima lezione, scappò via maledicendo chiunque le capitasse sotto tiro. Daphne aveva raccontato che sua sorella non avrebbe avuto bisogno di iscriversi alle lezioni di Smaterializzazione offerte dal Ministero alla scuola, naturalmente tutti avevano voluto saperne di più. Confidare qualcosa a Daphne Greengrass era il modo più veloce e sicuro per farla sapere a tutta la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, soltanto Pansy e Millicent potevano contare sulla sua lealtà ai loro pettegolezzi, e Asteria lo imparò a sue spese quel giorno.
Entrò furiosa nella Sala Comune deserta e si incamminò verso la sua stanza. Tutti i Serpeverde erano in Sala Grande per la cena, ma Asteria aveva deciso di ritirarsi nella sua stanza per eludere ulteriori interrogatori da parte di altri studenti.
Nella sua mente, tuttavia, dimorava un’altra verità: voleva evitare di incontrare Draco. Questa realtà le era talmente scomoda che il subconscio di Asteria la teneva ben imprigionata al suo interno.
Indossò la sua camicia da notte e getto un pezzo di legno nel fuoco del camino per tenerlo acceso.
Si stese su letto con una certa difficoltà. La spalla le palpitava ininterrottamente dal momento in cui si era svegliata, era una strano bruciore che si estendeva a tutto il braccio sinistro.
La sua Puffola Pigmea la raggiunse e si fece coccolare dalla mano stanca della padrona.
Asteria scacciò dalla mente ogni pensiero che cercava di infastidirla e si addormentò.
Il fuoco scoppiettava briosamente nel suo giaciglio. Lunghe lingue vermiglie lambivano l’aria, riscaldando l’ambiente.
Improvvisamente le fiamme aumentarono la loro intensità e cambiarono il loro colore. Il rosso caldo e rassicurante si tramutò in un’inquietante sfumatura di verde smeraldo con una punta di acido.
Le fiammate danzarono sinuosamente e si allungarono fuori dal perimetro del camino. Un serpente di fuoco si staccò da una lingua che lambiva il pavimento e strisciò verso il letto di Asteria. Si arrampicò flessuoso e letale fino a raggiungere il corpo addormentato.
Attaccò repentinamente, morse la pelle con precisione e iniettò il suo veleno in profondità. Eseguito il suo compito, la lingua di fuoco si dissolse, lasciando due solchi invisibili sul dorso della piccola mano.
Asteria spalancò gli occhi di scatto e urlò di dolore, ma non si svegliò, ricadde in un sonno profondo e tormentato.
Passarono i minuti e le ore, il veleno serpeggiava nelle vene di Asteria occupando ogni capillare e dirigendosi verso il proprio obiettivo.
Quando la tossina raggiunse il cervello, rilasciò tutta la magia oscura che racchiudeva nelle sue spire.
Asteria si mise a sedere come una marionetta e aprì gli occhi. Le pupille erano più sottili di una capocchia di spillo e le iridi erano coperte da una patina acquosa che donava loro un sinistro riflesso.
La ragazza si alzò di scatto, comandata da una volontà esterna, estranea. Barcollò fino alla porta e uscì.
Ormai era notte fonda e nessuno, nemmeno Milla che dormiva nel letto accanto si accorse degli strani movimenti di Asteria.
 
Draco Malfoy non aveva parlato con nessuno quel giorno, non aveva frequentato le lezioni e non si era lasciato travolgere dall’eccitazione dei suoi compagni per il ritorno a scuola.
La sua giornata era trascorsa lenta e noiosa. Le nobili lenzuola di seta verde del suo letto erano state la sua dimora per tutto il giorno.
Si era rigirato in quelle coltri, distruggendole con il suo nervosismo, fino a renderle totalmente inadatte ad ospitare alcuno.
Ormai era ora di cena, ma il suo stomaco attorcigliato non avrebbe potuto accogliere alcun nutrimento. Si alzò di scatto e uscì di corsa dal dormitorio dei Serpeverde. Attraversò le segrete e si infilò in cunicoli oscuri che nascondevano passaggi segreti noti a pochi, finché non riuscì a raggiungere un’apertura sulla scogliera che dava sul lago nero, che consentiva di uscire dal castello.
Scese delle scale di pietra dissestate e raggiunse il prato nevoso della collina che dolcemente si allungava verso il lago.
Camminò per molto tempo su e giù per la collina, cercando di calmare la su inquietudine.
Chiunque lo avesse visto non lo sarebbe stato capace di riconoscerlo. Quella figura agitata non assomigliava per niente all’elegante rampollo dei Malfoy.
La camicia, solitamente perfettamente stirata e sistemata dentro i pantaloni, ondeggiava aperta e abbandonata sui fianchi pallidi del ragazzo.
I pantaloni neri creavano un impressionante contrasto con la pelle candida dei piedi nudi, che normalmente avrebbero calzato delle lussuose calzature.
I capelli finissimi fluttuavano selvaggi a ogni sferzata del vento.
Draco era talmente scosso, che non riusciva nemmeno a sentire il freddo, che si insinuava minaccioso sotto la sua pelle.
Draco si fermò alle pendici della collina e osservò il lago per un breve istante. Si avvicinò all’acqua e si accomodò su mucchio di neve gelida.
Il lago era immobile, la sua superficie era sfregiata da mille crepe ghiacciate e Draco scoprì tristemente che il suo cuore era nelle stesse condizioni.
Non si era mai pentito di un’azione eticamente discutibile, non si era mai voltato indietro per osservare le conseguenze delle sue malefatte o lo aveva fatto solo per sentirsi più soddisfatto di sé.
Le vacanze invernali erano state una tortura, era stato tormentato dal desiderio di avvisare Asteria, ma non lo aveva fatto. Aveva atteso che sua zia la portasse via senza muovere un dito. Era stato un vigliacco.
Quando aveva visto Bellatrix completamente fuori di sé, si era sentito sollevato ma la preoccupazione per Asteria non era diminuita. Soltanto al suo ritorno a Hogwarts, dopo aver scoperto che la ragazza era salva, il suo cuore ebbe modo di calmarsi.
La preoccupazione aveva, però, fatto spazio ai sensi di colpa.
Rimase ore seduto e immobile a osservare la distesa ghiacciata che si apriva dinnanzi a lui, finché non si costrinse a distogliere i suoi pensieri.
Draco sospirò e lanciò una pietra verso la superficie del lago. Quella calma lo aveva stufato.
Con la coda dell’occhio scorse un movimento alla sua destra.
Un puntino bianco danzava in lontananza, sembrava sospeso in aria. Draco strinse le palpebre e cercò di mettere a fuoco. Il puntino era in realtà una figura appoggiata al lungo ponte che collegava le due maestose ali del castello e l’effetto ondeggiante era dato dal movimento del leggero tessuto che ricopriva la figura.
Il ragazzo non riconobbe nessuno dei fantasmi che solitamente infestava la scuola. Incuriosito, si avvicinò alle mura senza staccare lo sguardo dalla strana scena che si stava svolgendo sotto i suoi occhi. Quando fu abbastanza vicino, riuscì a scorgere i capelli biondi e ribelli di una ragazza che ondeggiavano sferzati dal vento.
Draco spalancò la bocca e guardò impotente il corpo della fanciulla precipitare nel vuoto sopra di lui.
Era pietrificato. Soltanto quando la ragazza stava per sfracellarsi al suolo, ebbe la prontezza di estrarre la bacchetta e pronunciare un incantesimo per frenare la caduta del corpo.
La ragazza cominciò a levitare in aria, le membra fluttuavano abbandonate in una strana posizione.
L’espressione di stupore sul volto del ragazzo si allargò ancora di più quando riconobbe la giovane.
Asteria guardò Draco con occhi vacui e assenti che emanavano una luce sinistra e stranamente verdognola.
L’orrore che provò il Serpeverde lo fece rabbrividire e d’un tratto percepì il freddo pungente che gli stava congelando il corpo e la mente.
Con un colpo di bacchetta fece scendere il corpo inanimato di Asteria e lo adagiò delicatamente tra le sue braccia, poi corse quanto più velocemente il suo fardello gli permettesse di fare e si diresse verso il castello.
 
 
Non sono soddisfatta di come ho scritto questo capitolo..sono stata troppo frettolosa nel finale ma sto aggiornando troppo lentamente..scusate..nel prossimo capitolo mi impegnerò di più..
Auguro a tutti delle buonissime vacanze natalizie!
 
DarlingAry: grazie mille per la tua recensione!! Draco è stato un vigliacco, ma forse nei prossimi capitoli si riscatterà..alla prossima!
 
Poppi: il carattere di Asteria si sta piano piano delineando..è sempre più difficile descrivere ciò che prova..nei prossimi capitoli dovrà vendicarsi del torto subito..a presto! E grazie!  

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: nitro