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Autore: Kary91    21/12/2010    3 recensioni
Storia da revisionare
Una raccolta di one-shot e brevi racconti dedicati alla Next Generation: Attimi di vita riguardanti i nuovi monelli della nuova generazione e anche quelli vecchi (ormai cresciuti, ma pur sempre irresistibili: anche nelle vesti di genitori).
Genere: Commedia, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Famiglia Weasley, James Sirius Potter, Scorpius Malfoy, Teddy Lupin
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nuova generazione
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L

“Mi lasciò schiacciare l'interruttore sonoro e sopra di noi si udì un fischio forte,malinconico,come se il treno si lamentasse della bugia introdotta in lui.

A quel punto mi rattristai per una cosa completamente diversa. Pensai:in classe nessuno crederà mai che ho azionato il fischio di un treno in corsa. Sapevo di non avere alternative,per rendermi credibile avrei dovuto rinunciare a questo particolare della storia.”

da Ci sono bambini a Zig Zag.

 

 

Il Bambino che raccontava Storie

 

“James adesso basta.”

“Ma mamma è la verità!”

Il piccolo Albus corse a rifugiarsi sotto al tavolo con aria spaventata, mentre James si sgolava concitato.

“C’è un dissennatore nel capanno di Nonno Arthur. L’abbiamo visto Fred ed io l’altro giorno. Era tutto viscido, aveva gli occhi fuori dalle orbite e faceva “UUUUUUUU” con aria minacciosa…”

“Mamma!” Albus piagnucolò aggrappandosi alle gambe della donna che lo prese in braccio, accarezzandogli con tenerezza la ribelle zazzera corvina.

“Tuo fratello sta scherzando Albus.”  Ginevra Weasley scoccò un’occhiata di ammonimento al suo primogenito.

“Vero Jamie?” aggiunse inarcando pericolosamente un sopracciglio.

Il bambino assunse un’aria scontrosa e si arrampicò sulla sedia per erigersi in tutta la sua minuscola statura di fronte alla madre.

“NO!” esclamò con aria da monello portandosi le manine sui fianchi: la posizione ed i lineamenti aguzzi da folletto lo facevano somigliare ad un piccolo Peter Pan.

“Il dissennatore c’era davvero. C’era davvero, mamma!”

Ginny aveva ormai perso la pazienza.

“Perfetto.” Annunciò prendendo in braccio Albus e alzandosi in piedi, per far scendere il primogenito dalla sedia.

“Credo che tu ti sia appena guadagnato una bella punizione signor Pinocchio.”

“Io non sono il signor Pinocchio, sono James. James, il bambino che ha visto un dissennatore nel capanno. Lo vedi che sei tu a dire le bugie, mamma?”

Un minuscolo sorriso si arrischiò a fare capolino sulle labbra della giovane donna ma Ginevra lo ricacciò indietro con eccezionale abilità.

“Va in camera tua James.  E rifletti a proposito di tutte le bugie che stai ingiustamente propinando a tuo fratello.”

“Che significa poprinand…”

“Va e basta.” In tono di voce atono, Ginny indicò a James le scale che portavano al primo piano.

“Uf-ffa!” sillabò il bambino concedendo alla mamma un’occhiata offesa e dirigendosi imbronciato verso la cameretta, strascicando con forza i piedi.

“Tuo padre verrà a recuperarti fra un minuto.”

James si arrampicò sbuffando per le scale e una volta raggiunta la cameretta, si tirò dietro la porta con forza, lasciandola sbattere.

“James Sirius!” Il piccolo ignorò l’urlo di ammonimento della madre e si accoccolò sul tappeto lasciando scorrere annoiato le mani fra i suoi modellini di giocatori di Quidditch.

“Che noia!” esordì dopo appena una decina di minuti lanciando un pupazzetto dall’altro lato della camera: il gufo di famiglia appollaiato sul suo letto, trasalì.

“è permesso?” la voce del padre raggiunse il bimbo alle spalle, mentre l’uomo faceva ingresso nella cameretta: James lo ignorò con aria imbronciata.

“Uhm… Sembrerebbe che Smith abbia perso la testa...” commentò Harry raccogliendo il pupazzo che il bimbo aveva scagliato con violenza contro il muro.

“Sarà stato un bolide? Uhm no, troppo probabile. Un drago?  Alquanto scontato. Ma forse…”

L’ex- bambino sopravvissuto si avvicinò di soppiatto al figlioletto sorridendo con aria divertita.

“Forse è stato un dissennatore?” gli soffiò in un orecchio sogghignando alla vista del faccino d’un tratto rosso del bimbo.

“Smettila di prendermi in giro!” protestò James offeso incrociando le minuscole braccia sul petto.

“Io l’ho visto davvero il dissennatore: l’ho visto davvero!”

“Nel capanno degli attrezzi di nonno Arthur. Mel’ha già raccontato la mamma.”

James fece per ribattere, quando una leggera ombra di sospetto fece capolino sul suo viso estinguendo il reclamo del bambino.

“Non sono un bugiardo.” Mormorò scontrosamente scrutando il volto del padre con aria di sfida.

L’uomo sorrise, sfiorando con tenerezza le ciocche corvine che incorniciavano il bel volto offeso del suo figlio maggiore.

 “No che non lo sei. Sei solo un bambino straordinariamente fantasioso.”

All’avvertire queste parole il bambino si tranquillizzò, pur non abbandonando l’aria imbronciata. In silenzio, si accoccolò al padre che circondò le minuscole spalle del piccolo monello con un braccio e lo strinse a sé: un sorriso intriso di divertimento a illuminare i lineamenti maturi.

“Com’era fatto, questo dissennatore?” domandò a quel punto accarezzando la testolina di James che prese fiato per prepararsi a una minuziosissima descrizione.

“Era altissimo e bruttissimo. Con gli occhi infuocati e le mani putrefatte: brrr che orrore!Mi voleva mangiare, sai papà?. E voleva mangiare anche Errol ,ma Fred è riuscito a farlo fuggire nel bosco con la bacchetta dello zio George.”

L’uomo annuì lentamente fingendosi colpito.

“Occhi di fuoco hai detto?”

James arrossì lievemente.

“Forse non erano proprio di fuoco… Ma erano grandi E rossi.”

Il bambino tornò a imbronciarsi, mentre il padre se lo portava sulle ginocchia ridacchiando divertito.

 “Io l’ho visto veramente un dissennatore nel capanno…”

“Oh, di questo ne sono sicuro. Sei riuscito a vederlo… Con la forza dell’immaginazione. Ho ragione?”

James gli piazzò le manine sulle guancie e lo osservò con aria furba.

“Forse, però questo non vuole dire che non l’ho visto.”

Harry sorrise, immergendo lo sguardo in quel visetto vispo impregnato di monelleria che tanto adorava.

“Ma lo sai che sei un gran furbacchione?” domandò retoricamente premendo propria la fronte contro quella di James.

Il bambino annuì con aria di chi la sa lunga.

“Sì che lo so. Sono furbo, così non mi frega mai nessuno!” dichiarò esibendosi nel più malandrino dei sorrisi mettendo in evidenza un dentino mancante.

Harry scoppiò a ridere di gusto.

“Pensi di poter fregare anche il tuo papà, Jamie?”domandò cogliendolo di sorpresa, incominciando a solleticargli la pancia.

“Smettila, smettila!” il bambino prese a dimenarsi e a ridere, tentando di sfuggire alla presa dell’uomo.

“Mi arrendo, papà, mi arrendo!” dichiarò infine sollevando le manine in cenno di resa.

“Solo tu mi puoi fregare.” Dichiarò concedendo all’uomo il più adorabile dei sorrisi.

“Ruffiano…” commentò il padre arruffandogli i capelli con aria sconsolata.

Poi però lo strinse a sé, avvertendo un tiepido tepore insinuarsi docile dentro di lui.

“Ti voglio bene mascalzone.” Sussurrò con tenerezza sfiorando la testolina del bimbo con un bacio.

Il piccolo si strinse ad Harry.

“Anche se faccio arrabbiare sempre tutti?” domandò eseguendo una smorfia buffa in direzione del padre. L’uomo gli depositò un secondo bacio sul naso, intenerito.

“Soprattutto perché fai arrabbiare tutti.” Scherzò ammirando con serenità il bel sorriso vispo che fece capolino sul visetto del bimbo.

“Ma non dirlo a mamma, mi raccomando.”

James rise arrampicandosi sulle ginocchia del padre e agganciando le minuscole braccia al collo dell’uomo.  

“Vuoi dire che posso continuare a raccontare le mie storie ad Al?” domandò mentre un sorriso malandrino faceva capolino sul visetto da monello di James.

Il padre scosse il capo con aria stanca. Poi però sorrise.

“Io ho un’idea migliore…” annunciò sprimacciando il cuscino del figlioletto e sistemandosi comodamente sul lettino: la piccola peste tranquillamente adagiata sul suo petto.

“Perché non le racconti a me?”

Il nocciola ambrato rinchiuso negli occhi del bambinetto assunse un particolare brillio luminescente.

“Posso papà?” domandò con vocina supplichevole adagiando il capo sul petto dell’uomo.

“Posso raccontartene anche due?”

Harry sorrise dolcemente; si sistemò il guanciale sotto il capo, ammirando i boccini d’oro che tappezzavano la federa color notte.

“Tutte quelle che vuoi, Jamie.”

Chiuse gli occhi: la vocina di James si intrufolò allegra e vivace dentro la sua testa, facendola risuonare di parole concitate a proposito di draghi e piccoli auror che portavano il nome di “James”.

“Harry, la cena si raffredda!”

Era stanco: l’attendeva un intera nottata al Ministero e il suo stomaco reclamava sonoramente una sostanziosa porzione di cibo.

Eppure, Harry Potter rimase immobile. Il sorriso tratteggiato sul volto e i piedini del suo primogenito che saltellavano con foga sul materasso, rischiando di colpirlo in pieno petto.

“…Poi è arrivato un vampiro!Uno di quelli veri che succhiano il sangue. Ha tentato di rapire Lily! Oh, avessi visto che faccia, papà…”

La cena avrebbe aspettato, si disse l’ex-bambino sopravvissuto: in quel momento, la risata del bambino-Pinocchio era l’unica di cui sentiva di avere bisogno.

Proprio così: Harry amava il suo piccolo narratore di storie.

Note dell'autrice.

Ecco una nuova one-shot, questa volta interamente dedicata al mio nuovo pallino: il piccolo James Sirius.
Che ci posso fare, lo adoro! La prossima, molto probabilmente sarà tutta per Hugo ad ogni modo. O Louis... O Lily. Insomma,si vedrà.

Spero che questo piccolo racconto vi sia piaciuto.

Un bacio

Laura
   
 
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