Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: LadyMorgan    22/12/2010    1 recensioni
Sulle note di Where will you go degli Evanescence, una riflessione amara e disincantata su un bambino cresciuto troppo in fretta, senza niente a cui appoggiarsi e senza il desiderio di essere aiutato.
[…] La verità è che vive nel terrore. Non un terrore definito, Il Terrore. Un terrore fatto di vari pezzi, composti e mescolati fino a formare un blocco saldo che gli impedisce effettivamente di vivere.
E la migliore difesa sta nell’attacco, per questo aggredisce ogni sua paura con l’irruenza di un cucciolo affamato che si butta sulla sua prima preda, con l’accanimento di un bambino che non ha alternative per sopravvivere, con la freddezza di un ragazzo in grado di controllare sé stesso.
Ma non ne capisce il motivo. Per lui è inconcepibile il pensiero che lui, proprio lui, provi un sentimento umano come la paura. Quindi la sua scusa è il potere, l’ambizione, non il desiderio di rivalsa. […]

Seconda storia del pacchetto di Natale.
Genere: Dark, Drammatico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Tom Riddle/Voldermort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Where Will You Go

La prima volta che lo vidi fui colpito dallo sguardo che abitava i suoi occhi.

Non era il primo orfano con cui avevo a che fare, ma di solito mi aspettavo di trovarli spaesati, impauriti o quantomeno timidi. Molti di loro credevano che fossi matto, che stessero impazzendo loro stessi, o che fosse l’ennesima presa in giro.

Lui no.

I suoi occhi avevano lo sguardo di un cucciolo di leone cresciuto allo stato brado e già irrigidito da tutte le sue esperienze.

C’era prudenza, rabbia, amarezza in quello sguardo, di certo non paura né tantomeno timidezza, forse una leggera beffa e tanto, tanto calcolo.

Uno sguardo eloquentissimo, che avrebbe col tempo imparato a tenere sotto controllo.

 

You’re too important for anyone

You play the role of all you long to be

But I, I know who you really are

You’re the one who cries when you’re alone

 

Lo vidi arrivare e sembrò cambiato. Era tranquillo, metodico, senza niente nell’atteggiamento o nelle espressioni che facesse presagire qualcosa di diverso dall’interesse e dall’educazione. Aveva celato il cucciolo violento che teneva dietro gli occhi.

In breve divenne una colonna della casa di Serpeverde. Prima ancora di giungere al terzo anno tutti lo conoscevano e lo rispettavano, malgrado le sue patenti di sangue non fossero immacolate, malgrado non avesse mai mostrato di volersi distinguere in qualcosa, a parte le straordinarie abilità a scuola.

Eppure mano a mano che cresceva diventava sempre più evidente che era il perno attorno a cui girava, più o meno strettamente, tutta la sua casa. Era troppo importante per tutti, una stella che più o meno incosciamente seguivano tutti.

Era la loro guida e il loro leader, un ruolo che in molti avrebbero voluto ma che solo lui era in grado di occupare. Nessun altro dei rigidi figli purosangue che abitavano quella casa erano altrettanto sofisticati, abili o calcolatori per poter reggere le fila.

Malgrado questo, c’era qualcosa dietro quegli occhi che ancora mi inquietava e mi affascinava, una luce che non avevo visto da tanto tempo e che ora era più evidente che mai: quel seme di controllata follia, e di celata ambizione, che aveva occupato le iridi scure di una mia vecchia conoscenza.

Ma lui era orfano, e come tale c’erano nel suo passato alcune cicatrici che non sarebbe riuscito a cancellare. Era diventato crudele per reazione, e calcolatore per necessità, ma c’erano alcune fobie che non riusciva a superare.

La sua facciata era perfetta, ma era una di quelle persone in grado di piangere per la rabbia di essere in grado di provare paura quando era solo.

 

But where will you go

With no one left to save you from yourself

You can’t escape

You can’t escape

 

Avrei voluto chiedergli dove era intenzionato ad arrivare, con delle paure così gravi come uniche basi.

Il cucciolo che era in lui stava crescendo, stava imparando il controllo autonomamente ed era più pronto a gelare la sua rabbia, il suo rancore, per poterlo meglio far esplodere quando sarebbe giunto il momento, ma una parte di lui sarebbe inevitabilmente rimasta indietro.

Era un bambino con l’ambizione e l’esperienza di un adulto, cresciuto troppo in fretta in un ambiente ostile e vezzeggiato poi in un mondo che si era dimostrato il suo elemento.

Probabilmente ciò avrebbe corrotto chiunque.

Ma lui non chiese mai aiuto. Si sarebbe ucciso piuttosto che farlo.

Continuò a precipitare godendo dell’ebbrezza di quella caduta e scambiandola per un volo, senza che qualcosa gli avesse suggerito che doveva fermarsi prima di sfracellarsi al suolo, senza che avesse mai dubitato che la sua strada era l’unica percorribile.

Voleva semplicemente arrivare senza nessun altro al suo livello.

Ma non era in grado di arrivare senza sé stesso, e sé stesso era il più grande impedimento alla sua completa vittoria perché non si comprendeva e si rifiutava di comprendere ciò che sarebbe potuto non essere di suo gusto.

Non era interessato a sé come persona, ma a sé come potere. Questa è stata la sua condotta di vita e di morte.

 

You think that I can’t see right through your eyes

Scared to death to face reality

No one seems to hear your hidden cries

You’re left to face yourself alone

 

Probabilmente è convinto che nessuno l’abbia mai capito.

È convinto che io non sia mai riuscito a capire cosa lo muoveva, che fossi spaventato da lui, che come lui non volessi fronteggiare la realtà.

Questo per la semplice ragione che non è in grado di realizzare che il mondo non si misura sul suo metro. Per lui è impossibile che qualcuno la pensi diversamente da lui.

È convinto che nessuno sia mai riuscito a capire le sue paure, le sue idiosincrasie, i suoi comportamenti quasi infantili per il semplice motivo che lui rifiuta di vederli.

Eppure sono evidenti.

Crede che nessuno sia in grado di sentire le urla silenziose del bambino abbandonato dal padre e orfano di madre, del cucciolo indurito dalla solitudine, del ragazzo incapace di vedere altro che sé stesso.

È stato lasciato troppo presto ad affrontare la vita da solo e non è in grado di pensare che esistano alternative a questo modo di vivere. Da solo.

 

But where will you go (where will you go)

With no one left to save you from yourself

You can’t escape

The truth

I realize you’re afraid (I realize)

But you can’t abandon everyone

You can’t escape

You don’t want to escape

 

Dove vorrà arrivare forse è semplice da capire ma non altrettanto da definire.

Non ha gusti difficili, si accontenta del meglio.

Il suo obbiettivo è la vetta, per dimostrare al cucciolo che è in grado di fare più di quanto non si sarebbe mai potuto credere, per mettere un bavaglio al bambino dimostrandogli che non aveva bisogno di genitori, per compiacere la vanità del ragazzo arrivando con le sue sole forze.

Non può arrivare con le sue sole forze.

Non con tanti incubi lasciati alle spalle, senza nessuno in grado di curarli, di ammorbidirli, di vederli.

La verità è che vive nel terrore. Non un terrore definito, il terrore. Un terrore fatto di vari pezzi, composti e mescolati fino a formare un blocco saldo che gli impedisce effettivamente di vivere.

E la migliore difesa sta nell’attacco, per questo aggredisce ogni sua paura con l’irruenza di un cucciolo affamato che si butta sulla sua prima preda, con l’accanimento di un bambino che non ha alternative per sopravvivere, con la freddezza di un ragazzo in grado di controllare sé stesso.

Ma non ne capisce il motivo. Per lui è inconcepibile il pensiero che lui, proprio lui, provi un sentimento umano come la paura. Quindi la sua scusa è il potere, l’ambizione, non il desiderio di rivalsa.

Per questo è il più grande dispensatore di terrore del nostro secolo, per cercare di scagliare questa sensazione lontana da sé, di offrirle nuove vittime, nuovi bersagli, in modo da poterla dominare ed estirpare.

Ma non si combatte sé stessi aggredendo gli altri.

 

I’m so sick of speaking words that no one understands

Is it clear enough that you can’t live your whole life all alone?

I can hear you in a whisper

But you can’t even hear me screaming

 

Sono così stanco di spiegare cose che nessuno sembra vedere, ero così stanco già allora di fargli capire, senza urtarlo, che la via che stava seguendo non era possibile per lui ed era pericolosa per gli altri. Ma ovviamente non c’è una persona che capisca.

Non era abbastanza evidente che non poteva trascorrere l’intera vita da solo? L’uomo è un animale sociale, chi più e chi meno, forgia sé stesso basandosi sugli altri.

Gli altri per lui sono sempre stata una massa indistinta occasionalmente da assoggettare o distruggere, e tutto ciò che era estraneo a lui stesso non ricopriva nessuna importanza.

Ho captato ogni suo movimento, ogni sua sensazione, ogni suo sussurro, e malgrado questo so che anche se gli avessi urlato in faccia la realtà l’avrebbe presa solo come un tentativo di attacco più goffo del solito, come un modo per impedirgli di fare quello che voleva fare.

La saggezza, dopotutto, è una prerogativa degli adulti.

 

Where will you go (where will you go)

With no one left to save you from yourself

You can’t escape

The truth

I realize you’re afraid (I realize)

But you can’t reject the whole world

You can’t escape

You won’t escape

You can’t escape

You don’t want to escape

 

E ancora oggi, che posso vedere e valutare quello che ha fatto per combattere sé stesso, mi rendo conto che ho sempre avuto ragione.

Non sarebbe riuscito a scampare a sé stesso da solo, ha scelto questa strada ed ha dimostrato che era fallace. Ha avuto una vita per tentare, e non è mai stato in grado di essere veramente felice. Probabilmente non capisce nemmeno cosa voglia dire felicità ed è convinto di averla veramente raggiunta.

Ma non essendo mai riuscito neppure a capire sé stesso, è ovvio che non sia in grado di capire neanche cosa era meglio per lui. È sicuro di averlo trovato e di averlo perseguito, e che può ritenersi soddisfatto.

Non ammetterebbe mai che dentro di lui ci sono ancora il cucciolo e il bambino che gridano e piangono.

Si è lasciato dominare da entrambi.

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: LadyMorgan