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Autore: AdharaSlyth    22/12/2010    0 recensioni
" Occhio non vede,cuore non duole" diceva il proverbio.
Ma lei sapeva che il cuore ne avrebbe soffero lo stesso, soffriva anche adesso mentre tornavano fianco a fianco verso villa Hyuuga.
Storia Modificata il 03/017/2015
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Kiba Inuzuka, Nuovo Personaggio | Coppie: Kiba/Hinata
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Bhè anche questa avventura è giunta al termine, devo dire che un po’ mi dispiace ma ho perso l’ispirazione e quindi concludo qui.

Per favore recensite quest’ultimo capitolo 

Baci, Adhara

 

 

 

 

 

 

 

 

 del Ritorno e della Fine di Tutto 

 

 

 

 

 

 

 

Erano passati otto lunghi anni da quella notte nel bosco.
La notte in cui aveva colpito il suo amore, la notte in cui aveva abbandonato il suo villaggio.

Una notte, due settimane dopo, si era presentata lacera e disperata alle porte del villaggio della sabbia. Loro l’avevano accolta benevolmente e lei si era trasferita a casa della sua amica Temari. 

Lì aveva creato il suo futuro.

 

Sabaku no Kankuro, nei tre anni successivi, era entrato e uscito dalla sua vita mille e mille volte e ognuna di esse era uguale alla precedente: lui partiva, lei stava male e si sentiva sola e abbandonata, poi lui tornava, lei lo picchiava, piangeva e poi lo perdonava.
La volta dopo era tutto da capo.

Nelle notti più buie della sua vita, nelle notti in cui sentiva voci che la accusavano, lei si rifugiava da Kankuro e restava abbracciata a lui fino alle prime luci dell’alba.

Era stato in una di quelle notti che era successo… … 

 

 

 

 

 

FLASH BACK 

 

 

 

 

 

“Mi sembra passata un eternità dall’ultima volta che aveva pianto per lui.
Mi sembra passata una vita da quella sera, la sera in cui la mia vita ha preso una svolta irrimediabile, la sera in cui ho tradito il mio villaggio, i miei amici, la mia famiglia, tutto ciò in cui credevo.
Nell’ultimo mese non avevo mai versato neanche una lacrima per lui, cieca del fatto che tutto si era concluso in quelle poche ore notturne, invece eccole le lacrime! Tornano a scorrere copiose sulle mie guance morbide, calde,  molte più del solito, sembrano parlarmi, vogliono dirmi che la ragazza felice che fingo di essere non sono io in realtà. Io sono la ragazza disperata, la traditrice, la reietta dimenticata da tutti, l’ esule in una terra straniera, da sola.

Mi ricordano che in verità io non le ho mai fatte sparire del tutto, loro sono sempre state lì, pronte ad invadere i miei occhi nel buio della mia stanza, mi parlano del fatto che la festa è finita, che il sorriso sul mio volto è svanito mentre loro sono ancora lì, ad affollare i miei momenti di solitudine.”
Questo pensa Arata, nel silenzio e nella solitudine della sua camera.

 

I suoi singhiozzi scomposti sono l’unico rumore nel notturno silenzio del suo appartamento. Arata, che con i suoi amici era una spaccona ora piange rannicchiata nell’angolo più buio della sua camera di Suna.
Come una bambina impaurita dal temporale si preme le mani sulle orecchie per scacciare quelle voci che le affollano la testa durante le notti di agonia. 

 

“Traditrice, assassina, esule, sei sola, lo sei sempre stata e lo sarai sempre. Davvero credevi che qualcuno potesse amarti? Non ti ha mai amato nessuno! Ne Kiba, ne tuo fratello, e neanche Hinata che con te si dimostrava tanto premurosa, neanche lei ti ha mai voluto bene! Fingeva, tutti fingevano, e tu sei sola! Sei sola, AMMETTILO!”

<< NO, VOI VI SBAGLIATE! VI SBAGLIATE! >> urlava lei, ed era in quel momento che prendeva la decisione di andare da lui, il suo sole, il suo porto sicuro, il suo mondo, la cura alla sua malattia.

Arata si vestì di tutto punto e, prese le armi, saltò dalla finestra e si mise a correre per le strade deserte del villaggio.
Si fermò davanti ad un antico palazzo e si sentì rinascere vedendo che la luce oltre la finestra del secondo piano era ancora accesa.

 

Spiccò un balzo e si sedette sul davanzale ad attendere il suo ospite.

<< Posso entrare? >> chiese timidamente quando una figura si affacciò sulla porta.

<< Come ogni volta, Ari. Sono state di nuovo le voci, vero? >> disse lui dolcemente. 

<< Anche il ricordo credo, posso restare qui questa notte? >> 

<<  Resta, come ogni notte. Resta con me. >>

Lei si strinse fra le sue braccia, versando nuove lacrime sul suo petto caldo e beandosi del calore e della dolcezza, lui la prese in braccio e la adagiò sul letto abbracciandola ancora più forte per trasmetterle tutto l’amore che a lei mancava.

 

Quando lei si era calmata lui aveva allungato la mano sotto il cuscino e ne aveva estratto una scatolina di velluto, poi si era inginocchiato davanti a lei.

<< Arata Hyuuga della Foglia, vuoi diventare mia moglie? >> disse lui serio mostrando l’anello contenuto nella scatola, un anello semplice ma raffinato con incise le loro iniziali.

Arata non sapeva cosa rispondere, sicuramente per lui non provava quello che aveva provato per Kiba eppure… 

 

Quando era con il ragazzo della sabbia si sentiva protetta e amata, felice. In quell’istante si ricordò di una frase letta su un libro prestatole da Hinata. Era una di quelle storie così smielate da far venire il diabete anche ad un ipoglicemico, diceva: “When you can’t stay with the one you love, will you stay with the one that loves you?”.

Questo era il suo caso. Forse non amava Kankuro con la stessa paralizzante totalità della sua vecchia fiamma, però lo amava.

 

<< S-si… >> aveva sussurrato << SI! >> aveva ripetuto poi più forte gettandogli le braccia al collo e baciandolo con passione, lui le aveva stretto i fianchi … era stata la prima volta che avevano fatto l’amore… …

 

 

 

 

FINE FLASH BACK

 

 

 

 

 

Ora, cinque anni dopo quella notte, una donna andava verso il villaggio della foglia.
Una donna dai lunghi boccoli setosi e dagli occhi bianchi, una donna con due coprifronte.

Accanto a lei una bimba dai capelli corti marroni e scompigliati, con gli occhi simili ai suoi solo ingrigiti e alcuni disegni blu su tutta la faccia, poi un uomo che le sorrideva.

 

Il loro arrivo creò grande scompiglio a Konoha. 

Come potevano essere quelli i tanto attesi ambasciatori della Sabbia? Come poteva essere quella donna?

<< Oh Arata, dimmi che sei tu! >> le si era avvicinata una giovane che lei conosceva bene e che teneva al collo una bambino con i capelli color del grano e gli occhi che erano due pezzi di cielo azzurro chiaro.

<< Ciao Hini, sono davvero felice di vederti, mi sei mancata tanto. >> piansero, mentre si abbracciavano, mentre i suoi vecchi amici si aggiungevano stringendola sempre più forte come per accertarsi che lei ci fosse davvero.

Alla fine Hinata aveva realizzato il suo sogno, si era sposata e portava in grembo il secondo figlio di Naruto. Ino e Shino si erano sposati anche loro, perché si sa, gli opposti si attraggono! Sakura stava con Lee e suo fratello Neji avrebbe celebrato di lì a poco il suo matrimonio con Tenten.

Di Kiba nessuno disse nulla ma lei capì ugualmente.
Lascio la figlia Kira con il marito e, silenziosamente  si diresse verso il cimitero. 

Lui era lì, lei lo sapeva, aveva letto la sua mancanza, il suo non esserci più nel silenzio urlante che si intravedeva negli occhi di tutti.

 

Eccolo lì infatti: “Inuzuka Kiba” Diceva la lapide bianca.
Era morto in missione, due anni prima.

<< Mi dispiace, ma ad ognuno la sua strada, la mia non era al tuo fianco. >>
Estrasse il pugnale da guerra e incise sulla roccia le parole di una canzone che lui le aveva insegnato. 

 

 

“I’ve come too far, and i won’t go back, now this is home…”

 
   
 
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