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Autore: Bonnies    23/12/2010    2 recensioni
Sana e Akito.
Akito e Sana.
Due nomi.
Due persone.
Due cuori.
Due anime.
[...]
Sana e Akito.
Akito e Sana.
Due nomi in uno.
Due persone, due cuori ma una sola anima

La mia prima fic su Sana e Akito. spero vivamente che vi piaccia ed essendo molto affezionata a questo manga vorrei sapere la vostra opinione per capire se ne sono degna, quindi... Commentate per piacere! :D
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tre anni sono passati. Tre anni di puro dolore. Le mie espressioni credo siano andate del tutto perdute. Non riesco più a sorridere. Sono barricata in casa ed esco tutte le volte che c’è orario di visita all’ospedale; mattina, pomeriggio, sera dal primo all’ultimo secondo rimango lì a parlarti , a guardarti, a piangere, ma SEMPRE  spero che tu possa svegliarti e che io riesca  a vedere il  tuo volto curioso di sapere dove si trova, mentre io piangente ti butto le braccia al collo e ti bacio, ti dico di amarti, e chiamo l’infermiera a voce più alta possibile per dirle che tu ti sei svegliato. La notte sogno spesso la mia speranza, ma questa nonostante tutto non diventa mai realtà. I miei amici soffrono come me, ma cercano sempre di tirarmi su di morale dicendomi di sorridere, di farlo per Akito che amava il mio sorriso- quest’ultima frase me la dice Tsu, anche se credo che il mio Akki non gliel’abbia mai detta esplicitamente- ed io ci provo, provo a sorridere quando vado a fargli visita in ospedale, ma non ci riesco, come faccio a sorridere sapendoti in coma, a lottare, magari tra la vita e la morte, senza mai riuscire a svegliarti, mentre io sono qui, sana e salva. Tutto questo è accaduto per colpa mia, se io non avessi perso il bracciale di sicuro non sarebbe successo, e mi incolpo, continuamente, notte  e giorno,anche se so che probabilmente tu mi avresti già rimproverata solo per aver formulato questa ipotesi; ma non posso non incolparmi.

Anche oggi sono in ospedale. Sono seduta su una poltroncina affiancata al letto. Le mie mani stringono le tue mentre ti racconto la mia giornata, e ti dico- come ogni volta- che mi manchi da morire, che è tutto vuoto senza di te. Che sto peggio di quando ti sei fidanzato con Fuka. Adesso non so nemmeno se ti riavrò indietro vivo. Scaccio immediatamente questo pensiero con stizza, io devo essere ottimista, ormai sono l’unica a parte la famiglia Hayama che continua a sperare.  Sono sicura che ti risveglierai.

La porta dietro di me si apre. Non mi volto sicuramente saranno i familiari di Akito o Tsu e company.

<< Sana, sono Tsu, ho portato con me anche Aya e Fuka >> come immaginavo. Annuisco col volto continuando a fissare lui. Sento le due ragazze singhiozzare, e l’altro cercare di darsi un contegno.

Quest’ultimo si avvicina a me, mi mette una mano sulla spalla.

<< devi reagire Sana. Tu sei la prima che dovrebbe reagire se non per te, almeno per Akito >>

<< credimi Tsu, ci sto provando ma non ce la faccio, non ce la faccio a vederlo qui, in questo stato, mentre io sto bene, dovrei esserci io al suo posto >> dico piano.

SCIAFF. Uno schiaffo mi colpisce in pieno volto. È Fuka.

<< non provare più a dire una cosa del genere. Se lo sentisse Akito probabilmente andrebbe su tutte le furie. Quindi cerca di reagire. Non ti sto dicendo di non piangere e di non sfogarti, ma almeno di ricominciare ad uscire di casa non solo per venire all’ospedale, oppure riprovare a lavorare, solo questo. >>

<< non posso ricominciare a lavorare. Da quando è successo quel che è successo ho fatto un paio di lavori, ma i registi mi hanno subito scartato dicendo che non avevo espressioni. Certo capisco che non riesca più a sorridere, ma sono pur sempre un attrice e riesco a fare un sorriso falso quando ne ho bisogno. >> i miei amici non si stupiscono per niente di quello che ho appena detto. Si guardano in faccia mortificati.

<< Sana…ecco.. >> inizia Fuka. Poi però si blocca vedendo che gli altri negano con la testa.

<< no…niente…lascia stare. >>. Torno a fissare Akito.

Passa un’ora e i ragazzi se ne vanno, non dopo aver cercato -inutilmente- di farmi entrare in una conversazione qualsiasi. Lo sto ancora fissando, adesso che se ne sono andati posso anche parlargli.

<< ciao amore mio! Sono sempre io, la tua Sana e continuerò a parlarti finché non ti sveglierai. Scusami se sono un po’ fastidiosa e se parlo sempre ma lo faccio perché sono sicura che tu possa sentirmi… così quando ti risveglierai saprai tutto quello che è successo in questi tre anni, a partire dalla mia vita e dei tuoi cari fino ad arrivare a qualsiasi attività sportiva. Lo so, sono tre anni che ti ripeto questa frase, ma ne sento il bisogno, quindi scusami ancora se sono ripetitiva. Mi manchi tanto sai?! Ormai sono una delle poche che crede ancora in te e nel tuo risveglio, ma io ci crederò fino alla morte, e sappi che se la tua vita dovesse finire, automaticamente finirebbe anche la mia, non ce la farei proprio a sopravvivere>> dico facendo un sorriso forzato. Faccio per proseguire ma la porta si apre dietro di me e riesco a distinguere le voci della famiglia Hayama. Questa volta mi giro.

<< salve signor Hayama. Ciao Natsumi.>>

<< ciao Sana, ancora nessuna novità su mio fratello? >>

Scuoto il capo.

<< capito >> è delusa, come del resto ogni volta che non ci sono miglioramenti, cioè da tre anni a questa parte per l’appunto.

<< bene allora io me ne torno a casa, credo di essere stata abbastanza per oggi. Vi lascio soli >>

Dico. Mi avvicino ad Akito e dopo avergli sussurrato uno “ ciao amore, verrò domani” in modo che solo lui ed io possiamo sentirlo gli schiocco un bacio sulla fronte, saluto entrambi i suoi parenti stretti e mi dirigo fuori. Decido di fare la strada a piedi, almeno Rei non si preoccuperà della mia salute e non inizierà a farmi domande sciocche.

Dopo un po’ di tempo sono di nuovo a casa. Saluto tutti con un “ciao” privo di qualsiasi entusiasmo. L’ho detto! Da quando Akito è in quelle condizioni non sono felice per nulla.

Entro nella mia camera. Mi spoglio, faccio una doccia veloce e mi metto il pigiama. Mi infilo nel letto spegnendo la luce, lasciando accesa solo la lampada del comodino.

Senza nemmeno rendermene conto mi riviene in mente la scena di oggi pomeriggio…

 

<< credimi Tsu, ci sto provando ma non ce la faccio, non ce la faccio a vederlo qui, in questo stato, mentre io sto bene, dovrei esserci io al suo posto >> dico piano.

SCIAFF. Uno schiaffo mi colpisce in pieno volto. È Fuka.

<< non provare più a dire una cosa del genere. Se lo sentisse Akito probabilmente andrebbe su tutte le furie. Quindi cerca di reagire. Non ti sto dicendo di non piangere e di non sfogarti, ma almeno di ricominciare ad uscire di casa non solo per venire all’ospedale, oppure riprovare a lavorare, solo questo. >>

 

Fuka amica mia, non sai quanto desideri reagire, ma ogni qualvolta che ci penso l’idea mi muore sul posto. Perché reagire se anche il mio ragazzo non lo fa? Perché dovrei provare ad andare avanti senza di lui?

Ed un altro cambiamento si aggiunge alla mia vita. Torno indietro nel tempo pensando a quello che mi è successo.

Sono sempre stata una ragazza solare, piena di allegria e con la voglia di vivere. Dopo la telefonata di Akki che mi informava del suo fidanzamento con Fuka sono diventata una ragazza cupa, fredda,distaccata, indifferente a cui non importava se era viva o morta. Quando, poi , io e lui ci siamo fidanzati sono ritornata al mio carattere iniziale. Ora invece sono una persona incapace di reagire ma con la voglia di vivere finché lui starà sotto il mio stesso cielo.

Prima di dormire altri pensieri mi vengono in mente dei due mesi passati insieme; dei rari momenti romantici che mi/ci colpivano o dei nostri litigi.

*inizio flashback *

 

<< Aki pensi mai al futuro? >>

Si gira e mi guarda in  faccia con un espressine indecifrabile sul volto.

<< cioè insomma al nostro futuro. A me e te insieme quando saremo più grandi e magari avremo una famiglia…>> dico imbarazzata.

Diventa improvvisamente più rosso di un peperone dicendomi la solita frase “ ma che razza di domande fai?” sorrido, o meglio rido, ed anche di gusto mentre lui sembra essersi offeso.

 

 

 

 

<< Akki tu per caso sei geloso? >> arrossisce un po’ ma non mi risponde

<< di cosa hai paura? Guarda che io sono solo tua! >> se è possibile è diventato ancora più rosso di prima, ma che ci posso fare non sono proprio riuscita a trattenermi da questa frase, sentivo il bisogno di dirla anche se un po’ mi imbarazza chiaramente. Lo osservo ancora un po’. Com’è bello!

<< ma cosa dici >> borbotta << epoilosobenissimochetuseimianontifaròtoccaredanessunaltro >> borbotta sempre sottovoce e velocemente, ma io l’ho capito lo stesso e per questo gli do un bacio. È così dolce!

 

 

 

 

<< non essere geloso solo perché vado a prendere un gelato con Naozumi! Siamo soltanto amici! >> dico.

<< e perché dovreste andare a prendere un gelato mentre io sono all’allenamento di karate? >>

<< per parlare meglio di te! >> rispondo come se fosse la cosa più ovvia del mondo… ehi un momento…l’ho detto ad alta voce? Merda!

<< quindi voi mi parlate alle spalle mentre io non ci sono? >>

<< certo che no! Facciamo solo degli accenni su di te niente di che! >> cerco di essere vaga.

<< ripetimelo guardandomi in faccia >> dice alzandomi il volto.

<< ecco…io…noi…uff... >> mi arrendo guardandolo negli occhi, mentre lui avvicina di più il suo viso al mio. “ vittoria” mi soffia ad un millimetro dalle labbra., dopodichè… prendo il mio affidabile martelletto e glielo rompo in testa!

<< ahio mi hai fatto male! >>

<< così impari a costringermi a guardarti negli occhi quando devo mentire e a non farmi uscire da sola con un mio amico!  >>

<< quindi preferisci la compagnia di quel damerino alla mia? >>

<< certo che no! E non chiamarlo dam…>> non riesco a finire la frase perché le sue labbra si poggiano sulle mie. Adoro il modo in cui mi zittisce.

 

 

 

 

 

<< ci siamo lasciati >>

<< lo so che non ti piace parlare, ma… perché? >> 

<< … >> lo incito con lo sguardo a proseguire. La sua carnagione del viso passa da color carne ad un adorabile colore rossiccio. È arrossito

<< perché….tu….io….cioè…>>

<< io… ti…amo…Aki…e tu? >>dico diventando improvvisamente più rossa di un pomodoro maturo.

Fa un senno di assenso e finalmente per la prima volta dopo un anno posso tornare a sorridere. Tutto grazie ad una persona… Akito Hayama.

Riprendiamo a baciarci e quando ci accorgiamo che è tardi mi riaccompagna a casa tenendomi per mano. Davanti al cancello mi da’ il bacio della buonanotte e a malincuore lo lascio andare.

 

 

 

Calde e copiose lacrime mi rigano il volto. Akito continua a mancarmi ogni volta di più, a volte mi sembra di perdere la speranza, ma poi mi do della stupida da sola, si dice sempre “la speranza è l’ultima a morire”, alcuni non ci credono, ma io si! La speranza è sempre l’ultima a morire, assolutamente! Deve essere così! Io ho ancora la speranza che Akito si risvegli e soprattutto ho fiducia in Akito  perché so che si risveglierà. Mentre penso questo scivolo in un  sonno pieno di ricordi.

 

Speranza.

Attesa viva e fiduciosa di un bene futuro.

Mai parole furono più vere.

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HOLAAAA!!!

visto?! l'ho detto che avrei postato subito v.v

con questo capitolo sono ormai note le condizioni di Aki... e diciamocela tutta...Sana sarebbe sul punto di suicidarsi se succedesse qualcosa ad Aki...e a me servono vivi....

non so se ve ne siete accorti, ma c'è un accenno alla malattia della bambola.... si! lo so! non è un'idea originale...ma questa dal mio punto di vista è stata quasi...fondamentale nel manga...e quindi ho voluto riportarla anche qui...

un beso enorme a tutti quelli che mi seguono!!! =)

Sara

 

  
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