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Autore: Dils    23/12/2010    3 recensioni
Aveva sempre fatto questo, lei, scappare. Era scappata quando si erano quasi baciati, per andare a salvare Edward. Era scappata quando Jacob l’aveva messa davanti ai suoi sentimenti, obbligando ad ammettere che, sì, amava anche lui.
Ed era scappata ora, da lui, da quei sentimenti che aveva cercato di nascondere, quei sentimenti che aveva creduto poter abbandonare, così, come se niente fosse.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Isabella Swan, Jacob Black | Coppie: Bella/Jacob
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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True love doesn’t have a happy ending, because true love never ends.

 

Isabella Marie Cullen in quel momento si ritrovò ad affrontare uno dei più crudeli e irrazionali sentimenti umani. Inaspettatamente e contro ogni logica, contro ogni aspettativa.

Isabella Marie Cullen era gelosa.

Per un attimo, un solo attimo, le sembrò di essere tornata umana, di essere di nuovo quella sbadata ragazzina che era stata più di mezzo secolo prima.

Quella ragazzina terribilmente egoista che, sì, sapeva di essere stata.

Poi, con la naturalezza e l’eleganza con cui, da cinquant’anni a quella parte, aveva imparato a convivere, scacciò quelle sensazioni, gettandole via, come un qualcosa da nascondere, da non prendere in considerazione.

Perché sì, Bella Cullen, sapeva che tutto ciò era terribilmente stupido.

Sarebbe dovuta essere felice, emozionata magari, forse anche un po’ preoccupata, tutto, ma non quello, quello no.

Sorrise –un sorriso finto e privo di qualsiasi emozione che, oramai, le riusciva terribilmente bene, come la migliore delle attrici.

«Sono felice per voi, tesoro».

Guardò alternativamente sua figlia, raggiante tra le sue braccia, e suo marito, Edward, cercando un conforto che sapeva lui non avrebbe potuto darle.

In quel momento, avrebbe solo voluto essere al posto di sua figlia.

Non per molto, solo per un po’, solo per sapere come sarebbe stato. Come sarebbe stata la sua vita se avesse fatto scelte diverse, come sarebbe stata se solo avesse imboccato una strada diversa.

E la rivide, quella visione che aveva avuto molto anni prima, così lontana eppure percepibile, come era stata allora. Così irraggiungibile.

Vide gli anni che scorrevano, e lei che cambiava insieme a loro, vide due bambini dai capelli neri, vide quel grande lupo rossiccio che un tempo era stato suo prendersi cura di lei, vide una piccola casa vicino alla foresta, una spiaggia incontaminata… Vide quella vita di cui si era privata, scegliendo il gelo dell’eternità.

E lo sentì, il calore, il calore del sole, della vita, della gioia, della normalità. Lo sentì sulla pelle, come se fosse vero, come se non fosse un essere glaciale, ma ancora una semplice umana. Ma non lo era più, umana. Ora, come lei stessa aveva deciso di essere, era una splendida vampira di poco meno di settant’anni.

Si guardò attorno, circospetta, chiedendosi se qualcuno avesse notato ciò che, nel giro di qualche secondo, la sua mente aveva partorito, ma come previsto, tutto sembrava normale.

Dopotutto, aveva imparato dai migliori a nascondere le proprie emozioni.

Nessie, sciogliendosi dal suo abbraccio, sorridendo, si avvicinò al proprio padre, reclamando un abbraccio. Malgrado tutto, per certe cose restava una bambina, nonostante avesse oramai quasi cinquant’anni e dimostrasse l’aspetto di una ventenne.

Lei, vedendo quella così famigliare scenetta, si rilassò. Il mondo era tornato quello a cui era abituata, senza strani ripensamenti o rimpianti.

Eppure… c’era qualcosa che non andava. Qualcuno la stava osservando.

Lentamente percorse con lo sguardo tutta la stanza, finché non incontrò i suoi occhi.

Jacob.

Improvvisamente il flash della sua vita passata, la vita di quella che era stata Bella Swan, la colpì.

 

«Come fai a conoscermi così bene, Jacob?

A volte sembra che tu riesca a leggermi nel pensiero».

«Macché. Basta fare attenzione».

 

 

Lui sapeva.

La guardava, con quello sguardo ironico e beffardo, quello sguardo sincero, che riusciva a leggerla dentro. E le sorrideva, conscio che anche lei aveva capito. Sorrideva con quel suo sorriso infantile, malizioso, luminoso.

Quel sorriso che sempre le aveva dato la voglia di vivere.

Edward e Renesmee, intanto, non si erano accorti di niente, stavano ancora parlando, vicini, come se non riuscissero a sentire tutto ciò che stava succedendo dentro di lei.

D’altro canto lei se ne stava in mezzo alla sala, ferma, immobile, con gli occhi sgranati, sorpresa. Forse più da sé stessa –dai suoi sentimenti- che dalla reazione di Jacob.

Dopotutto, c’erano cosa che non sarebbero mai cambiate.

Jacob continuava a guardarla, perforante, come se cercasse di leggerle l’anima. Cercò di ignorarlo, ma non ci riusciva. Dopo settant’anni, Bella si ritrovò a combattere con il proprio corpo, come se improvvisamente non riuscisse più a controllarlo.

Fortuna che non posso più arrossire.

Non sapeva che fare, così fece quello che più le riusciva meglio: scappò. Si chiuse nel bagno, lontano da tutti, lontano da lui.

Aveva sempre fatto questo, lei, scappare. Era scappata quando si erano quasi baciati, per andare a salvare Edward. Era scappata quando Jacob l’aveva messa davanti ai suoi sentimenti, obbligando ad ammettere che, sì, amava anche lui.

Ed era scappata ora, da lui, da quei sentimenti che aveva cercato di nascondere, quei sentimenti che aveva creduto poter abbandonare, così, come se niente fosse.

Però non poteva negare, ora, quella sensazione di pura invidia nei confronti della propria figlia –sangue del suo sangue, frutto dell’amore con suo marito. Cosa le stava succedendo? Che razza di persona era, lei?

Si guardò allo specchio, dove la creatura più bella che avesse mai visto le restituì lo sguardo. Grandi occhi dorati, una liscia pelle diafana, il viso a forma di cuore, labbra piene, lunghi capelli scuri. A volte si chiedeva se era davvero lei, quella dall’altra parte dello specchio, e se lo sarebbe mai stata.

Le mancavano molte cose della sua vita umana, cose che mai avrebbe creduto di rimpiangere. Le mancava il suono dell’auto di suo padre sul vialetto mentre tornava a casa dal lavoro, la voce di sua madre per telefono, le giornate passate a casa Black, tra vecchie rimesse d’auto.

Non avrebbe mai ammesso tutto ciò ad alta voce ma, ogni mattina, quando attraversava il corridoio per andare a svegliare Nessie, solo per un secondo, un solo attimo, si chiedeva cosa sarebbe successo se… Poi, puntualmente, scuoteva la testa, scacciando quei pensieri. E di solito funzionava. Perché quella volta no?

Guardandosi per l’ultima  volta allo specchio –guardando quella creatura perfetta-, uscì dal bagno, speranzosa che la sua maschera di felicità sarebbe stata credibile come il solito.

 

~

 

Jacob la trovò poche ore più tardi seduta in giardino, lo sguardo fisso sull’ultimo raggio di sole. Se solo non avesse saputo chi era, l’avrebbe potuta facilmente scambiare per una statua. Se ne stava rigida, seduta su una di quelle costose poltrone di casa Cullen, il viso concentrato, immobile, inumano.

A volte si dimenticava che Bella, la sua Bella, non era più umana. In una parte del suo cervello era ancora la sbadata ragazzina che gli aveva rubato il cuore, tanti anni prima.

C’erano giorni in cui si svegliava e il primo pensiero andava a lei.

Non a Nessie, non al branco, non a suo padre, non al suo imminente matrimonio.

No, solo a lei. E, perso nel dormiveglia, per un secondo, credeva che il tempo non fosse mai passato e che quel giorno sarebbe stato ancora uno dei tanti giorni in cui doveva combattere per Bella. Uno di quei giorni in cui il suo cuore era dolorante, malato, ferito, eppure speranzoso, vivo, combattivo.

Uno di quei giorni in cui il suo cuore aveva ancora una scelta e non era legato indissolubilmente e inevitabilmente, senza possibilità di poter cambiare, ad un'unica persona, per sempre.

Si avvicinò piano, cercando di fare il meno rumore possibile. Come previsto, però, Bella, grazie al suo udito sovrannaturale, riuscì a sentirlo e si girò, sorpresa, sfoggiando una delle poche espressioni umane che ancora riusciva a fare.

«Che ci fai qua?»

Lo guardava, con quegli occhi grandi e per un secondo, all’immagine di quella Bella, la Bella vampira, si sostituì quella che era stata un tempo. Gli occhi, ora color oro, tornarono ad essere color cioccolato. La pelle, ora perfetta, tornò ad avere quelle imperfezioni tipiche dell’adolescenza. Era di nuovo la ragazza dai capelli meno lucenti, il sorriso meno smagliante, il corpo meno scultoreo. Eppure, per Jake, non era mai stata così bella.

«Niente, ti guardavo soltanto.»

E anche lei, attraverso gli occhi di lui, parve entrare in quella strana visione, in cui il tempo non era mai cambiato. Così rivide quel ragazzino dal sorriso contagioso e la battuta sempre pronta, quel ragazzino che le dava la gioia di vivere, quando pensava di averla persa per sempre. Quel ragazzino che le aveva donato amore, di quello puro, semplice, senza chiederle niente in cambio.

E per un attimo, un attimo solo, Jacob e Bella tornarono ad essere quelli di allora. Tornarono ad essere due ragazzini in un mondo troppo strano, due anime che si erano trovate, nonostante tutto, due cuori con un destino diverso, eppure così vicini.

Poi, come doveva essere, l’attimo finì e la realtà piombò loro addosso.

 

E se avessero sbagliato tutto?

 

Gli parve di sentire i pensieri di Bella, come se li stesse urlando ad alta voce.

Quella volta, però,  non aveva risposta alla muta, seppur percettibile, domanda che anche lui si stava ponendo. Così sorrise, semplicemente.

E anche lei sorrise, con lui. Per lui. E Jake, dietro a quel sorriso perfetto e così poco suo, poté intravedere quelle fossette, sul lato destro della bocca, che sempre lo avevano affascinato, fin da quando erano bambini.

«Allora… ti sposi anche tu finalmente, eh?»

E capì che, nonostante tutto, nonostante il tempo, quel loro strano destino, nonostante le loro vite avessero preso una piega del tutto diversa da come aveva previsto, certe cose non sarebbero mai cambiate. E loro due erano fra queste.

  
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