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Autore: Roccia di Burro    23/12/2010    2 recensioni
°°Drake... Cosa c'è di meglio di essere la star del liceo? Al secondo anno della Greensburg High School, asso della squadra di basket della scuola, uno stuolo di ragazze che cadono ai tuoi piedi, le matricole da sfottere, i secchioni da torturare, e un frocetto del tuo stesso anno da prendere in giro.°° °°Sei potente come un leone.°° °°Ma attento. La preda un giorno potrebbe rivoltarsi tra le tue zanne e diventare predatore.°° °°E a quel punto che farai?°°
Avvertimenti: la storia non è particolarmente drammatica, il rating è arancione per i temi affrontati, per la presenza di scene di bullismo, e per il linguaggio non sempre all'acqua di rose^^. Non sono comunque presenti scene violente o che possono turbare, in alcun caso^^. Ho scelto, a malincuore, "romantico", perché c'è una storia d'amore, anche se non vedrete nulla di smelenso, ve lo assicuro u.u
Ragazzi è passato un anno ormai da quando ho pubblicato questa storia!! Come sono felice...=) ringrazio chi mi ha seguito fino adesso, chi ha recensito, chi ha solo letto, ma soprattutto chi si è emozionato ^^ Grazie.
Genere: Romantico, Sportivo, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Bene, sembra che per Yule io riesca a rispettare i limiti mensili d’aggiornamento ^^ e già che ci sono rispondo anche alle recensioni!
areon: ecco, lo sapevo io che con quel capitolo avrei soddisfatto la tua indole di donna da shojo u.u comunque non ti devi preoccupare, arriverà molto, molto di più di un semplice bacio… *sguardo da assatanata* tremate u.u/
RiflessoCondizionato: e tra l’altro sia nella storia che da noi si è circa a Natale, per cui stranamente sono riuscita a far combaciare le stagioni e una bella atmosfera con caminetto e cioccolata calda ci vuole xD spero che ti piaccia anche questo capitolo :3

Buona lettura a tutti.
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Josh non aveva fatto in tempo a sentire il sibilo del fischietto di Shawn, che Drake era già sparito da davanti ai suoi occhi. Sapeva che era l’asso della sua squadra, e nonostante avesse più volte sentito parlare delle sue abilità, solo ora riusciva a capire quale ragione ci fosse di prodigarsi in cotante lodi. Quello non era un essere umano, era un folletto. Un folletto che correva come un fulmine. Si ritrovò ben presto alle sue spalle nel tentativo di raggiungerlo e sottrargli la palla, ma nessuno sforzo riuscì a colmare il vantaggio che l’avversario aveva su di lui, e in breve tempo Drake mise a segno un canestro, con una tale grazia che per un fugace attimo Josh si ritrovò a guardarlo con la mascella cadente.
Tentando di riprendere il controllo della situazione, gli si oppose e allargò le braccia per impedirgli di passare. Drake palleggiava guardandolo fisso negli occhi: sembrava un’altra persona, completamente diversa da quella che poco prima gli sorrideva beffarda, e per quanto esile in confronto a Josh, questo dovette ammettere a se stesso che gli incuteva un certo timore e, si accorse con una punta di sorpresa, una significativa dose di reverenza.
Osservò come una scena in slow-motion i muscoli degli arti di Drake tendersi nello scatto, un fascio di nervi e tendini che si muoveva all’unisono, armoniosa, mentre scartava a sinistra.
Josh sentì le guance avvampare: aveva previsto il suo spostamento. Era riuscito a calarsi nel gioco ed ora aveva compreso le intenzioni dell’avversario: voleva schivarlo passandogli di fianco alla spalla destra, e aveva già mosso qualche passo incrociato verso di lui. Si slanciò nella rotta di collisione, pronto ad afferrare la palla e a strappargliela dalle mani, ma con un improvviso gesto, Drake caricò il proprio peso completamente sull’altra gamba, spinse forte e scartò dalla parte opposta, filando velocemente e raggiungendo l’altro canestro, dove mise a segno un secondo punto; quella di prima era stata solo una finta, anzi, probabilmente il ragazzo gli aveva permesso di capire i suoi movimenti, lasciandolo nell’illusione di poterlo sconfiggere..
Josh era sconvolto: era davvero questo il livello che gli veniva richiesto? Di questo passo non sarebbe mai riuscito a raggiungere Drake e a sottrargli la palla, e ciò significava che non avrebbe superato la prova. Di colpo tutto il suo ottimismo filò via come sospinto da una fredda sferzata di vento invernale, e la tensione muscolare scemò assieme all’autostima.
Era fregato.
L’avevano sottoposto ad un esercizio impossibile per lui, non sarebbe mai stato adatto. Avrebbe fatto meglio a ritirarsi prima di fare la figura di cacca più colossale della sua vita.
A qualche metro di distanza da lui, Drake faceva volteggiare il pallone sull’indice destro, imbronciato.
« Beh, si può sapere che hai? »
Josh aveva le mascelle bloccate, come se avesse masticato cemento a presa rapida, e riuscì solo a fissare il suo interlocutore con uno sguardo ebete, che cercò di far sembrare anche lontanamente un’espressione interrogativa.
« Dov’è finita la forza che avevi prima » e fece un ampio gesto col braccio ad indicare il campo « quando stavi provando da solo? Così mi deludi. » Concluse.
Non rideva. Il sorriso sghembo con cui l’aveva accolto sembrava solo un lontano ricordo.
« Sei troppo veloce. » borbottò in un pigolio, che di sicuro l’altro non udì.
Una voce assonnata si levò dagli spalti.
« E dagli un po’ di tregua… » sbottò Shawn, grattandosi la testa con fare noncurante. « Sei partito come un proiettile! Guarda che non stai mica giocando contro Shannon Kinsey. »
Josh non conosceva la persona che era appena stata nominata, ma immaginò che fosse qualcuno che Drake odiava molto, perché tutto ciò che rispose all’amico si risolse in un lungo e basso ringhio gutturale. Gettò a terra la palla riprendendo a farla rimbalzare, i polpastrelli lividi per quanto l’aveva, probabilmente inconsciamente, stretta fino a quel momento.
« Ti do un’altra possibilità, intesi? » gli urlò dietro, con gli occhi che gli sembravano dardeggiare lingue di fuoco, furiosi come non mai.
… O forse era solo lui ad essere troppo impressionabile, avrebbe detto a se stesso più tardi.
Ripartì alla carica. Josh piegò le ginocchia e lo aspettò, rassegnato. Non sarebbe riuscito a fermarlo neppure questa volta, ne era certo.
Infatti la scena si ripeté quasi identica alle due precedenti, e il nostro giovane eroe stava quasi pensando al peggio, quando qualcosa lo fece trasalire.
Aveva notato un movimento, un tremito nei gesti di Drake. Sembrava come se fosse… Arrabbiato. Anzi, no, non era la parola giusta.
Furibondo, era la parola giusta. Non aveva idea di cosa gli fosse successo, ma la rabbia che infondeva in ogni palleggio lo facevano sembrare leggermente più tremolante e scoordinato, per quanto sempre fatale.
Josh lo inseguì. Gli corse dietro sospinto da una forza d’animo di cui non conosceva l’origine, ma vedeva quasi uno spiraglio, nel buio totale della sua sconfitta.
D’altronde, si disse, lui aveva le gambe molto più lunghe di quelle di Drake, e anche se l’altro aveva più possibilità di essere agile e veloce perché era più piccolo di lui, non c’era motivo per cui non potesse compensare la mancanza di leggerezza con la prestanza fisica. Gli arrivò di fianco e sentiva quasi di poterlo sovrastare; tese un braccio per bloccarlo, ben attento a mirare al pallone per non commettere fallo, e sentì le dita sfiorare la superficie ruvida. Non riuscì ad afferrarlo, però comprese di avere destabilizzato l’avversario: quando questi si preparò a lanciare a canestro, Josh si accorse di come la sua postura risultasse quasi stonata, nel complesso delle grandiose azioni che Drake aveva eseguito precedentemente.
Lo spiraglio di luce che aveva avvertito poco prima si allargò fino a diventare una gioiosa finestrella che gli faceva ciao ciao con le tendine (pensò seriamente di avere un calo di glucosio tra i neuroni) e seppe esattamente ciò che doveva fare: Drake non centrò il canestro; la palla sbatté forte sul tabellone e ritornò ai giocatori. Un rimbalzo! Quello era un rimbalzo! Ed era la mossa che per antonomasia spettava al “centro” e all’”ala grande”.
Un colpo di fortuna?
Josh si sentiva come colpito in pieno petto da una secchiata d’acqua fresca. Saltò con tutta la forza che aveva in corpo e arrivò alla palla molto prima dell’altro, anzi, la sua azione fu così eclatante che Drake non ebbe neppure la possibilità di saltare come si doveva.
Strinse il pallone come se fosse stato il suo bambino, e schizzò via verso il canestro opposto. L’altro, com’era da aspettarsi, gli era già alle calcagna, ma questa volta lui era lanciatissimo. In un gesto furtivo che quasi lo prese in contropiede, Foster gli fu addosso pronto a riprendere in mano le redini del gioco, ma ormai erano già entrati nell’area più piccola: Josh balzò di nuovo verso l’altro, e senza neppure tentare di ricordarsi come fosse una posa decente per mirare a canestro, vi schiacciò dentro la palla appendendosi con le mani al cerchio di metallo rosso, mentre la retina gli solleticava gli avambracci.
Quando scese a terra, la prima cosa che notò fu il sorriso furbo di Shawn, che ammiccava nella sua direzione con i tondi occhi azzurri. Sembrava stranamente consapevole della situazione e per nulla sorpreso di com’era andata a finire, e anche Drake doveva essere abbastanza confuso su questo, perché non toglieva gli occhi di dosso all’amico, anche se dalla sua posizione Josh non riusciva a intravedere la sua espressione.
Quando si voltò, si ritrovò con i vispi occhi dorati puntati dritti nei suoi, ma non riuscì ad elaborare molto di più, dacché uno strano ronzio gli aveva invaso le orecchie.
Il ragazzo continuò a fissarlo da sottinsù mordendosi il labbro inferiore, e Josh si accorse solo in quel momento che non sembrava per nulla stanco o affaticato: in confronto al suo fiatone, col petto che si alzava e si abbassava dolorosamente, il leggero luccichio del sudore sulle gote rosse di Drake sembrava una manciata di brillantini natalizi. Si, era decisamente fuori allenamento.
Si aspettava di essere sbranato, e invece, dopo qualche secondo, il ragazzo di fronte a lui si sciolse in un sorriso ormai quasi familiare, che lo rincuorò quasi più del suo successo di poco prima.
« Era proprio questo che mi aspettavo. » disse continuando a tenere quell’espressione di una felicità talmente spontanea e sincera che Josh non riuscì a fare a meno di unirsi a lui in un sorriso decisamente più contenuto e modesto.
Drake ridacchiò mettendo in mostra due file di perfetti denti candidi e tese la mano all’altro, che la strinse con vigore.
Poi, veloce come un gatto, il ragazzo andò alle panchine e saltò in braccio a Mike Evans, un ragazzo di colore che era, se possibile, ancora più grosso di Josh, e di sicuro più burbero.
« Allora Mike, che ne dici, è con noi? » chiese alludendo all’altro, che li raggiunse caracollando incerto.
« Se non ti togli dai piedi lo farò entrare in squadra al tuo posto. » borbottò, fissando guardingo il compagno, che in quel momento era impegnato a protendersi verso Shawn nel tentativo di afferrargli il fischietto.
Si rivolse poi a Josh e lo studiò con attenzione.
« Dovrai migliorare, mi sembri un po’ fuori forma. Hai mai giocato a basket? »
« Solo amatorialmente, con degli amici. » rispose pronto.
« E’ già qualcosa. Non sei tremendo, per non aver mai giocato seriamente prima d’ora. »
« Ho-hoo!! » commentò Drake solare « E’ un gran complimento questo da parte di Mike, lo sai? A me dice sempre che sembro una cavalletta impazzita! » Aggiunse ridanciano, concentrandosi sul succo di frutta che stava bevendo avidamente rannicchiato vicino alle ginocchia di Shawn, seduto per terra dopo essere stato nuovamente fulminato da un’occhiataccia di Mike ad un suo tentativo di buttarlo giù dalla panchina per accaparrarsi un posto.
« Perché tu lo sei, una cavalletta impazzita. » commentò l’interpellato. « Se solo fossi un po’ meno esuberante ed esibizionista, porteremo a casa risultati più soddisfacenti! »
Josh esitò un attimo, poi si arrischiò a prendere la parola.
« Ehm… Ma voi non siete i secondi nel campionato regionale delle scuole superiori? » chiese, come se non capisse davvero cosa ci fosse da essere insoddisfatti di questo.
« Secondi, appunto. » rispose Mike, gelido.
Mentre questo non guardava, Drake gli fece segno di lasciar perdere.

*

« Allora com’è andata? » gli chiese Andy allegro quando si incontrarono alla fine delle lezioni pomeridiane.
« Beh, sembra bene. » rispose « Mi hanno detto che non posso essere sicuro dell’ammissione senza prima aver consultato ufficialmente Miller, il coach, ma loro metteranno una buona parola per me. »
« Giudizio unanime? »
« Direi di si. » disse stiracchiandosi allegro. « Come sarei felice di poter entrare in squadra, dev’essere fantastico! »
« Lo spero per te. » Andy gli diede un’affettuosa pacca sulla schiena. « Se fossi in grado di correre per più di due metri senza inciampare nelle mie stesse gambe proverei anche io ad iscrivermi a qualche club, ma fino ad allora… Vi invidio davvero tanto, sai? Tu, Shawn, Drake… »
« A proposito di Drake! » trillò l’amico « Ma lo sai che è davvero… »
Andy non seppe mai cos’era, perché in quell’esatto momento Joy uscì dalla propria classe e si accodò al duo, congratulandosi con Josh. La testa di Eveline sbucò da dietro i riccioli biondi dell’amica, e sotto al cipiglio scontroso si aprì un sorriso che addolcì il suo viso fino a renderla quasi irriconoscibile.
« Allora, complimenti. » mormorò soave.
« Grazie! » disse Josh, raggiante più che mai, schioccandole un rasposo bacio sul naso che la fece tornare al suo sguardo torvo di sempre.
All’improvviso sembrò che il fratello avesse un’illuminazione, e la prese per entrambe le spalle facendola trasalire.
« Sai a chi assomigli? »
Eve lo scrutò accigliata, guardandolo con un’espressione che diceva chiaramente che no, era impossibile che capisse a chi poteva assomigliare, almeno secondo i contorti ragionamenti del fratello.
« A Mike Evans! » squittì ridendo. « Avete la stessa faccia così… Affabile? » e riprese beffarla.
Con sommo disappunto della diretta interessata, anche Andy e Joy si unirono a Josh, incapaci di trattenere le risa. Mike e la ragazza non avrebbero potuto essere più diversi nell’aspetto, ma come atteggiamento sembravano fatti con lo stesso malandato stampo.
Il cipiglio di Eveline si fece, se possibile, ancora più altero, e stette un passo avanti a loro per tutto il tragitto fino ai cancelli della scuola, scotendo la lunga coda castana in segno di disapprovazione.

*

Il giorno dopo, a pranzo, il gruppetto composto da Andy, Eve, Josh e Joy fu intercettato dallo sguardo di Shawn che si sbracciò per attirare la loro attenzione e si diresse trafelato verso il loro tavolo. Dando indicazioni a Drake su cosa voleva per pranzo, lo lasciò a sbraitargli dietro per aver abbandonato la fila piazzandogli il vassoio vuoto tra le mani, davanti alla signora della mensa che lo fissava seccata e spazientita.
« Allora, come va? » chiese sorridendo a tutti, e nella fredda luce dei neon sembrò ancora più lentigginoso.
« Bene, e tu? » cercò di rispondere Josh a bocca piena, rischiando di sputacchiare il pasticcio un po’ dappertutto.
« Non c’è male… » rispose titubante l’altro, sperando di aver decifrato in modo corretto i grugniti del ragazzo.
Shawn percorse i volti dei presenti con gli occhi, continuando a sorridere benevolo, anche se quando incrociò lo sguardo di Andy entrambi arrossirono e cercarono di concentrarsi altrove. La separazione violenta tra Drake e Andy di qualche settimana prima aveva colpito anche il loro rapporto, finora amichevole; fu così che a Shawn cadde involontariamente lo sguardo sulla scollatura di Joy, per nulla profonda ma sufficiente abbastanza a far risaltare le sue prominenti forme, e avvampando fino ad una delicata tonalità di bordeaux, si sforzò di tornare a fissare in faccia Josh, quasi dimentico del motivo per cui l’aveva cercato.
« Ehm… » iniziò, sperando che Joy non si fosse accorta che non l’aveva esattamente guardata negli occhi « Abbiamo parlato con Miller. » disse, riacquistando la propria aria razionale e composta.
Eve vide il fratello trattenere il fiato.
« E…? »
Il sorriso sul volto di Shawn si fece più largo « Benvenuto in squadra, Josh. »
Il ragazzo sussultò sul posto e fece uno sforzo inumano per trattenersi dall’alzarsi e saltellare con le mani di Shawn tra le sue, come un perfetto imbecille. Dubitava che dopo avrebbe avuto ancora qualche speranza di giocare con loro.
« Bene, quindi gli allenamenti sono martedì, giovedì e venerdì dalle quattro e mezza alle sei, poi il sabato o la domenica c’è la partita, e si tiene ogni due settimane. Vediamo che altro… Ah si!, per la divisa facciamo oggi, ok? Hai già della roba da ginnastica nell’armadietto? »
Josh annuì « Ho la tuta della scuola. »
« Fantastico. » disse Shawn « Ora vado altrimenti Dre’ mi sgozza… Ci si vede! » E tornò di corsa al proprio tavolo agitando le braccia per calmare Drake, che sembrava avere tutta l’intenzione di tirargli dietro il suo piatto di roast beef.
« Non è un tipo molto paziente, quel Foster… » osservò Josh un po’ apprensivo.
« No, proprio per niente. » fece sarcastico Andy, concentrandosi sulle proprie patate arrosto e cercando di non pensare alle sfaccettature del carattere di Drake, ora impegnato in una furibonda lotta con un paio di spaghetti felloni e completamente ignaro della speculazione filosofica sul suo conto.
Andy cercò di spostare l’argomento della conversazione, e non gli venne alla mente nulla di meglio che parlare della nuova occupazione sportiva dell’amico.
« Allora, oggi hai il primo allenamento? »
« Così pare. » rispose Josh, allegro.
« Scusate se vi interrompo. » s’intromise Eveline, con tono sommesso. « Chi è quella ragazza bionda? »
« Quale delle quaranta ragazze bionde che ci sono in questa sala? » le fece eco il fratello.
Eve accennò brevemente con un dito al tavolo dove il club di basket quasi al completo e il club delle cheerleader stavano pranzando in modo particolarmente chiassoso. Era possibile distinguere due studentesse dai capelli chiari, ma solo una aveva lunghe onde dorate che le ricadevano sulle spalle e che lei continuava a scuotere con fare seducente.
« Oh, Shirley Morgan. » disse Joy inarcando un sopracciglio. « Perché ti ha colpito? »
L’altra non rispose subito, ma continuò a fissare torva – quindi con uno sguardo nella media – la ragazza che le era stata indicata.
« Continuava a girarsi verso di noi e a fare commenti con la sua amica, quella con i capelli ricci e la pelle scura… »
« Missy Collins. » la aiutò Joy, annuendo. « E’ la sua migliore amica, nonché una delle ragazze più popolari » e qui alzò le sopracciglia in modo tale, per la convinzione che una simile definizione non fosse mai stata tanto inappropriata, che si aspettarono di vederle scomparire sotto i capelli « di tutto l’istituto. E poi su di loro non è che ci sia molto altro da dire. » concluse con una nota amareggiata nella voce.
« Hai capito di cosa stavano parlando? » le chiese Andy, convinto che per una volta tanto non sarebbe stato lui nel mirino delle loro conversazioni.
« Beh, non è che si siano date tanta pena di nasconderlo. » rispose. « Anzi, mancava solo che si mettessero ad indicare col dito in modo plateale, tipo i mocciosi dell’asilo. Stavano facendo commenti su Josh. » concluse, un sorriso obliquo sul volto. « E sembrava che stessero – ehm – apprezzando quello che vedevano. »
L’attenzione del fratello sembrò improvvisamente svegliarsi in quel momento, e allungò il collo perché dalla sua posizione non riusciva a vedere bene le due ragazze.
« Davvero facevano apprezzamenti? » chiese scrutando il tavolo con gli occhi verdi spalancati « Joy, mi puoi ripetere quali sono? »
La ragazza eseguì, ma aggiunse « Ti consiglio caldamente di non farti abbindolare da un paio di gambe lunghe e di moine, però. »
Josh interruppe finalmente la sua opera di osservazione e guardò l’amica. « Perché dici così? » chiese, leggermente preoccupato per la possibile risposta. »
« Beh… Forse è meglio che sia qualcun altro ad elencarti tutte le ragioni. O meglio, a descriverti la scenetta. » aggiunse, con un risolino di scherno.
Andy sbuffò. Non gli andava molto di rivangare il fatto, perché gli ricordava il periodo felice che aveva trascorso con Drake, ma pensò che l’incolumità dell’amico fosse molto più importante.
« Ok, ti dirò cos’è successo. Tu però acqua in bocca, ok? Me l’ha raccontato Drake, e mi ha promesso di non farne parola con nessuno… »
« E quindi è ovvio che noi tre lo dobbiamo sapere assolutamente. » concluse per lui Eve, con una luce vagamente inquietante negli occhi.
Andy assentì ridendo e si lanciò nel racconto della malefatta di Shirley in discoteca ai danni di un povero e ignaro Shawn.
« …e magari a lui nemmeno piace. » commentò Eve, aspra. « Si vede da qui che è solo una sottospecie di gallina pesantemente truccata. » aggiunse poi, quasi in un bisbiglio rivolto solo a se stessa.
« Pare di no. » disse Andy, confermando la sua intuizione. « E ci è rimasto veramente male, perché lo sanno tutti che lui non regge l’alcool, e insomma, è stato un colpo basso. »
Josh sembrava affranto e deluso, come un bambino a cui viene offerta una torta bellissima ma dal sapore orripilante. La voglia di approfondire la conoscenza delle cheerleaders era sfumata all’istante.

*

Quel pomeriggio non sembrava neppure troppo freddo nonostante fosse dicembre, e la prospettiva delle vacanze di Natale che si avvicinavano – a dire il vero mancavano solo un paio di giorni – fece sentire Andy assolutamente bendisposto verso il mondo.
Quando salì in macchina, fu con una certa allegria che infilò la chiave nel quadrante e accese il motore, alzando quasi al massimo il volume dell’autoradio e mettendo sulla sua stazione preferita.
Arrivò a casa circa venti minuti dopo, parcheggiò l’auto nel suo garage, accanto alla facciata rivolta verso la strada, e stava quasi per infilare la chiave nella toppa quando sentì un forte trambusto provenire dal retro dell’abitazione.
Un po’ allarmato, brandì la borsa della scuola come un’arma, pesante per tutti i libri di cui era stipata, e percorse il vialetto di ghiaia.
Voltò l’angolo, col cuore in gola, e…
« Mamma! »
Abbandonò la cartella lungo il fianco, sollevato ma ancora con il sangue che gli pulsava nelle vene. Sorrise, contento di vedere la madre prima del suo ritorno a casa previsto precedentemente, ma la sua espressione cambiò subito alla vista di quella della donna.
Era una maschera di apprensione, con i capelli arruffati e lo sguardo fuggente.
« Mamma… che succede? » chiese, non tanto sicuro di voler ricevere una risposta.
Lei gli si avvicinò e lo guardò grave.
« E’ papà. »
Andy sentì il respiro mancargli.
« Cosa… Cos’è successo? »
« Stava tornando da uno scavo, quando… Un incidente. » deglutì. « Un incidente con un tir. »
Sembrò incapace di proseguire.
Ad Andy turbinarono nella mente le peggiori immagini di incidenti stradali che aveva visto nei suoi sedici anni di vita. Ma perché i notiziari erano così ossequiosi nel farle vedere, eh? Avrebbe preferito rimanere nell’ignoranza.
Non sapere.
Ma doveva chiedere.
« E… Stanno… Bene? »
Monica respirò a fondo, le labbra le tremavano.
« Jared ha perso un braccio. » pigolò, mentre lacrime calde le solcavano il viso. « Papà è in sala di rianimazione. Le sue condizioni sono gravissime. »
Si accasciò sul petto del figlio, incapace di proseguire.
« Dov’è? »
« A Greensbourgh. » disse lei, la voce spezzata dai singhiozzi.
« Andiamo. »
I suoi occhi erano velati, e sentiva un forte bruciore alla gola, ma quando Andy parlò la voce era ferma.
Aiutò la madre a salire nella sua auto, e si mise al volante.

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Ho ho ho!!! Buone feste mie care e miei cari *U*
Purtroppo dato che sono una sadica, Andy non passerà delle vacanze altrettanto felici e serene u.u
Ma non disperate, nulla è perduto!!
Auguri a tutti voi :)

Ah già, Jared è un collega di Philip Nolan, il papà di Andy. E' un ragazzo giovane che si è laureato da poco, e potrebbe comparire ancora, più avanti nella storia.
  
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