“Al mio tre” disse Silente, impugnando più strettamente la
bacchetta “uno…due…TRE!”
“ALOHOMORA!”
urlarono diverse voci. Il pesante portone di bronzo si spalancò con un cupo
rintocco da campana a morto, e decine di maghi fecero irruzione in quello che
era stato il rifugio di Lord Voldemort con le bacchette strette in pugno,
pronti a combattere eventuali Mangiamorte…
“Non
c’è nessun Mangiamorte qui” disse tranquillamente Moody, riabbassando la
bacchetta mentre il suo occhio magico ruotava nell’orbita, scrutando attraverso
i muri dell’immensa stanza immersa nel buio.
Tutti
gli altri maghi emisero un sospiro di sollievo. Erano tutti stanchi: avevano
combattuto contro i Mangiamorte praticamente per tutto il giorno. Molti di quei
pazzi preferivano morire piuttosto che essere catturati, e come dargli torto?
Una condanna a vita ad Azkaban era peggio di qualunque morte. Certo, c’erano
state delle eccezioni: parecchi di loro avevano dichiarato di essere stati
controllati dalla maledizione Imperius. Sarebbe stato una bella rogna per il
ministero capire chi diceva la verità e chi no. Ci sarebbe voluta un’eternità.
Oppure una quantità industriale di Veritaserum.
“Peccato”
ringhiò Moody “non mi sarebbe dispiaciuto spedire ad Azkaban un altro di quelli
prima di colazione. Non sei d’accordo, Albus?”
Silente
scosse stancamente il capo. “Temo di no, Alastor. Non mi piace vedere la gente
sbattuta ad Azkaban, lo sai. Sono stati due giorni terribili per me.”
L’Auror
parve confuso. “Terribili? Il Signore Oscuro è caduto, l’intera comunità magica
è in festa…e per te sono stati giorni ‘terribili’?”
“Sì,
Alastor, hai ragione” disse gravemente Silente “Voldemort è
caduto…ma a che prezzo?”
“Ah,
giusto,i Potter” disse Moody “mi dispiace molto per
loro, sul serio. Gran brave persone. Non si meritavano di finire così. A
proposito, a chi hai affidato il piccolo Harvey?”
“Harry”
lo corresse il mago più anziano “l’ho portato a casa
dei suoi zii, poche ore fa. Si occuperanno loro di lui, gli ho lasciato un
biglietto in cui gli spiegavo tutto.”
“Sei
sicuro che sia la cosa migliore per il marmocchio?”
“Sicurissimo.
Il sangue di sua madre…è la protezione migliore che possa
offrirgli. Credo che la sua vita possa essere ancora in pericolo.”
“Sono
d’accordo, vecchio mio. Mai sentirsi al sicuro.”
“L’hai
detto. Ora andiamocene da questo posto, ti prego. Desidero solo riposare.”
Moody
parve divertito. “Ma come, non vuoi vedere gli ospiti della casa?”Il suo occhio
magico fissava qualcosa oltre una parete.
Silente
si volse a guardare l’Auror. “Ospiti? Tu avevi detto che non c’era nessuno.”
Il
volto segnato di Malocchio Moody si aprì in un sogghigno. “Errore. Io non ho
detto che non c’era nessuno, ho detto
che non c’è nessun Mangiamorte.”
“Alohomora!”
La
porta di legno massicciò si spalancò di colpo. Silente e Moody entrarono nella
stanza illuminata solo dalla luce di un focolare, senza alzare le bacchette. Al
centro della stanza c’era un letto, dove giaceva una donna sulla trentina,
apparentemente priva di sensi. Silente si chinò su di lei. “E’ molto debole…probabilmente
è stata sotto effetto della maledizione Imperius.”
In
quel momento la donna aprì debolmente gli occhi. Un tempo dovevano essere stati
azzurri, ma adesso sembravano stranamente appannati. “Non mi fate del male” disse
in tono incolore “vi prego, non mi fate del male.”
“Non
abbiamo intenzione di farvi alcun male” la rassicurò Silente, sedendosi accanto
a lei “non dovete avere paura di noi.”
“Siete…siete
qui per conto del Signore Oscuro?” chiese lei, e improvvisamente la sua voce si
riempì di paura “vi manda lui?”
“No”
disse seccamente Moody “il suo regno del terrore è finito l’altra notte.”
La
donna sgranò gli occhi, che parvero tornare limpidi all’improvviso. Si volse
verso Silente, il cui aspetto le suscitava chiaramente
meno timore di quello di Moody. “E’ vero ciò che dice? Lui non c’è più?”
Silente
annuì. “Esatto, signorina…”
“D…Dashwood.
Nadja Dashwood.”
“Nadja
Dashwood?” esclamò Moody “quella Nadja
Dashwood?”
La
scomparsa di Nadja Dashwood, ultima discendente di un’antica e nobile stirpe di
maghi purosangue, aveva suscitato molto scalpore quasi due anni prima. Il
ministero l’aveva cercata inutilmente per mesi, poi, anche perché non aveva
alcun parente che potesse premere per proseguire le ricerche, era stata data
per morta…e adesso eccola lì, sconvolta ma ancora viva,
rinchiusa nel rifugio di Lord Voldemort.
L’espressione
di Silente rimase impenetrabile. “Molto bene, signorina Dashwood…sono lieto di
annunciarle che Vol…” si bloccò, pensando che udire quel nome l’avrebbe solo
agitata di più “…che Voi Sapete Chi non può più farle alcun male. Non tornerà
più.”
In
realtà Silente non era affatto convinto che Voldemort fosse davvero morto e che
non sarebbe tornato mai più, ma non era il caso di spaventare ulteriormente
quella poveretta. Non ora, almeno.
Nell’udire
quelle parole, Nadja Dashwood si aggrappò alla veste di Silente e scoppiò in un
pianto dirotto di sollievo. “Oh, mio Dio, grazie” disse fra i singhiozzi
“voi…voi non sapete…cosa è stato, essere prigioniera
qui…voi…voi…”
“Adesso
calmatevi” disse Silente con dolcezza, porgendole un fazzoletto “è tutto
finito, adesso. Ma perché il Signore Oscuro vi ha rapita? Cosa voleva da voi?”
“Il
mio sangue” disse lei amaramente, asciugandosi il viso “il mio sangue e la mia
nobiltà.”
“Temo
di non capire.”
Nadja
sollevò lo sguardo sul viso di Silente, gli occhi ancora pieni di lacrime. “Non
capite, signore? Lui voleva da me un discendente, un erede che potesse seguire le sue orme.”
“Ah,
giusto” bofonchiò Moody, l’occhio magico puntato verso un angolo buio della
stanza “il nostro secondo ospite, dico bene?”
“Cosa…?”
Silente
seguì lo sguardo di Moody, e ciò che scorse nell’oscurità gli fece gelare il
sangue nelle vene. Non poteva essere davvero…
“Lumos”
mormorò il mago.
Una
luce si sprigionò dalla punta della sua bacchetta, illuminando la stanza. Alla
destra del letto, in un angolo, c’era una culla di foggia antica, all’interno
della quale dormiva un bambino.
“E’…lui?”
chiese Silente, guardando Nadja.
Lei
annuì. “Vi prego, non fategli del male! Lui non ha fatto nulla!”
Chi
fosse il padre di suo figlio era per lei irrilevante:
era suo figlio, il suo bambino. Era stata la sua presenza che le aveva impedito di togliersi la vita fino a quel momento.
Inizialmente, quando i sintomi della gravidanza si erano fatti evidenti, Nadja avrebbe voluto strapparselo dal ventre,
ucciderlo, cancellarlo. Ma adesso non avrebbe potuto
fare a meno di lui: quella fragile creaturina in tutto e per tutto dipendente
da lei era la sua unica gioia, l’unica luce in quel luogo buio e ostile,
“Non
temete, non è nostra abitudine uccidere bambini” disse Moody, il volto
butterato contorto in quello che si sforzava di essere un sorriso rassicurante.
Silente
si avvicinò lentamente alla culla, osservando la figura minuta che giaceva
nelle coperte. Era molto piccolo, esattamente come Harry, il bimbo che lui
stesso aveva deposto, poche ore prima, davanti ad una porta a Privet Drive.
Aveva la pelle chiarissima, bianca come l’alabastro, che contrastava coi riccioli che gli crescevano sul capo, neri come l’ala
del corvo. Silente allungò una mano e gli sfiorò la guancia. Chissà perché si
era aspettato di sentirla gelida sotto le sue dita, ma la pelle del piccolo era
tiepida come quella di qualunque altro bambino. Ma certo che lo
era, cosa si aspettava?
In
quel momento gli occhi del bimbo si aprirono, e guardarono Silente con
curiosità infantile. Non c’era traccia di paura in quegli occhi castani, con
appena qualche lieve bagliore rossastro. Il mago rimase a
fissarlo per un istante, poi lo sollevò con tutte le coperte. Il bimbo emise un lieve verso di sorpresa, poi sollevò le manine bianche
verso il viso di Silente, evidentemente affascinato dai suoi occhiali a
mezzaluna.
Moody
ridacchiò. “Un marmocchio intraprendente, eh?”
Un
lieve sorriso apparve sulle labbra di Silente. “Sì, decisamente
non è un timido. Come si chiama?”
“Lui…lo
ha chiamato Salazar.”
Silente
sollevò un sopracciglio. “Salazar Riddle, eh? Avrei dovuto immaginar…” si bloccò
all’improvviso, guardando il polso sinistro del bambino “guarda qui, Alastor.”
L’Auror
si avvicino per guardare. “Il Marchio Nero…”
“Lo
ha marchiato lui stesso” disse cupamente Nadja, prendendo il figlio dalle
braccia di Silente e sfiorando il Marchio con un dito con una lieve espressione
di disgusto “subito dopo la sua nascita.”
“Capisco”
disse tranquillamente Silente, poi decise di cambiare
discorso. “Quanti mesi ha?”
“Un
anno il mese prossimo.”
Silente
annuì. “Un mese, eh? L’avete scampata per un soffio.”
Moody
aggrottò la fronte. “Credi che intendesse…?”
“Senza
dubbio, Alastor.”
Nadja
parve spaventata. “Di che state parlando?”
“Non
vi siete mai chiesta per quale motivo vi ha tenuta in vita, signorina
Dashwood?” chiese cupamente Moody “dopo avergli dato un erede, il vostro
compito era finito.”
Nadja
strinse forte a sé Salazar, che emise un verso di protesta. Per cosa lo aveva
preso, per un cuscino? E poi cominciava ad avere fame.
“Non
credo sia opportuno scendere in particolari” disse Silente “ma credo che Vol…il
Signore Oscuro intendesse compiere un particolare rito
per potenziare i poteri del bambino quando avesse compiuto un anno di età. Un
rito che avrebbe richiesto la vostra presenza, e che si sarebbe concluso con la vostra morte.”
Nadja
rabbrividì al pensiero del pericolo corso. “Oh, mio Dio…”
“Ora
non ci pensate” consigliò Silente, mettendole una mano sulla
spalla “coraggio, adesso andiamo via di qua. Ormai siete
libera.”
La
felicità di Nadja per la libertà riacquisita fu annebbiata da un improvviso
timore.
“E che ne sarà di Salazar? Quando
scopriranno chi suo…suo padre…io non so…”
Moody
scosse il capo. “Forse non avete capito bene la situazione,
signorina…a parte poche persone di fiducia, nessuno
dovrà mai conoscere le origini del vostro bambino…né tanto meno
conoscere la vostra identità. Dovrete assumere una nuova identità. Ne va della
vostra incolumità…e di quella del bambino.”
“Ma…perché?”
“Molti
sostenitori di Voi Sapete Chi sono ancora in
circolazione, purtroppo. E temo che il Ministero non
riuscirà mai a prenderli tutti. Se dovessero trovare voi e
vostro figlio…”
Lasciò
la frase in sospeso. La donna abbassò lo sguardo su suo figlio (che la fissava
con l’aria di chiedersi ‘e-questi-che-cavolo-hanno-da-guardare’),
poi sospirò profondamente e alzò lo sguardo su Silente e Moody.
“Va bene” mormorò “farò tutto ciò che sarà necessario.”
Ok, solo un paio di cose:
1) Questo è solo il prologo, ed è
ambientato pochi giorni dopo la morte di James e Lily Potter e la caduta di Voldemort
(ma direi che questo si era capito J). Il resto
della storia sarà ambientato subito dopo il ‘Calice di
Fuoco’, durante un ipotetico quinto anno. Cioè,
seguirà in parte la traccia dell’ ‘Ordine della Fenice’, ma sarà
sostanzialmente un AU.
2) Non riesco a ricordare se all’epoca
dei fatti descritti in questo capitolo Moody aveva già l’occhio magico…mi pare di no, ma
non ricordo bene. Io qui l’ho descritto con tanto di occhio
magico, se mi sbaglio perdonate la mia
ignoranza.
3) So che come scrittrice sono decisamente scadente (anzi, no, desolante), ma questa è la
mia prima ff in assoluto…quindi siate clementi!
Ah, dimenticavo:
Scrivo questa storia solo per
divertimento, senza fini di lucro. Tutti i personaggi descritti nella saga di
Harry Potter sono di proprietà di J.K.Rowling.