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Autore: _moonlight    23/12/2010    6 recensioni
«Sai, le ho aperte tutte.»
«Tutte?»
Annuì.
«E… cosa hai visto?» domandai.
Scorpius sorrise, uno di quei soliti sorrisi strani.
«Ho visto te… e me. Tutte queste porte sono un nostro ricordo.»
Come una stupida lo fissai per dei minuti, facendo passare ancora una volta lo sguardo tra tutte le porte, finché non mi ritrovai a pensare a quali ognuna di esse racchiudesse; se i colori, le forme, servissero ad identificare qualcosa.
Genere: Dark, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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auguri di  buon Natale!

Fall.

 

 

La cosa strana è che non sapevo come ero arrivata lì, tutto iniziava dal niente.
Il pavimento nero, era di un legno male andato e scricchiolante; come soffitto solo una coltre di nubi che oscurava ogni piccolo pezzo di cielo.
Ero ferma lì, in mezzo a quell’infinito luogo, non sapendo nemmeno come ero arrivata a quel punto.
Intorno a me c’erano delle porte, tante porte sui lati più lunghi del pavimento e solo una… una sola si trovava di fronte a me.
Non sapevo cosa fare, era come se mi trovassi in una sfera di cristallo dove ogni suono e odore era ovattato.
Sentivo un leggero freddo e c’era pura follia, come se stessi aspettando qualche cosa di grande e confuso.

Irrazionale.
«Tetro, non trovi?»
Sentii sussurrare al mio orecchio, il primo vero suono che sentivo per la prima volta, da quando avevo messo piede lì. Mi stupii di quanto quella voce, seppur fredda e neutra, mi riscaldasse il cuore più che nella vita reale. Era come se mi sentissi tranquilla e allo stesso tempo impaurita.
Lo guardai per la prima volta e non riuscì, anche se avevo associato perfettamente la voce alla persona, a capacitarmi del perché proprio lui, fosse in quello strano luogo con me.
«Cosa ci fai qui?» chiesi stupida, fissandolo per bene.
La camicia di Hogwarts lasciata fuori, i pantaloni leggermente più bassi e la cravatta verde-argento slacciata.
Perfettamente come nella vita reale, aveva un comportamento orgoglioso, strafottente nella sua posa da duro e fottutamente bello.
Sorrideva appena, con le mani in tasca e mi guardava divertito, come sempre.
«Tu ti ricordi come ci sei arrivata, Lils?» domandò.
Scossi la testa e abbozzai quello che doveva essere un sorriso imbarazzato.
Scrollò le spalle, «Nemmeno io.» m’informò.
Spostai lo sguardo da lui per guardarmi un'altra volta intorno, sospirando affranta. «Ma cos’è questo posto?» mi trovai a sussurrare, senza capire nulla.
«Hai mai provato…» ripresa a parlare Scorpius, mentre toccava lo strato liscio di una porta «ad aprire una di queste?»
«Dici che si aprono?» chiesi.
Sorrise beffardo, «Prova ad aprire quella che ti piace di più.»
Lo fissai e senza domandare oltre, cominciando a guardare ogni porta.
Ce n’erano di tutti i tipi. C’erano porte di ogni colore e dimensione: rotonde, lunghe, larghe, con colori scuri, chiari, variopinti, alcune avevano decorazioni come lo stemma dei Grifondoro e una addirittura tutta Serpeverde.
Ma nessuna delle porte mi attirava sul serio come quella.
Era una porta normalissima, di quelle classiche. I colori erano belli, rossa all’interno e di un bianco candido all’esterno. Mi attirava il colore, la levigatura, il modo in cui spiccava sulle altre.
«Questa.» dissi avvicinandomi.
Senza aspettare una possibile razione di Scorpius, poggiai titubante la mano sul pomello ed aprii.
      Nulla.
«Scorpius è allora?»
«Dovresti entrarci dentro, scema.»
Non riuscii a replicare che mi spinse dentro con lui e, al posto di quei nuvoloni e di quel pavimento terrificante, mi ritrovai in una cantina.
L’avrei riconosciuta tra mille: con i ripiani ordinati, in base al cibo, agli oggetti, al tipo. Era grande quanto la mia camera da letto, ma era normale se si parlava della cantina di casa Malfoy.
Sobbalzai quando sentii dei rumori strani e vidi me, con i miei capelli rossi sciolti e lui, che si levava la maglietta e mi spingeva tra i barattoli dei pelati.
Nemmeno questa volta riuscii a parlare o a provare un minimo di vergogna, perché come mi aveva gettato lì dentro, la stessa mano aveva artigliato il mio colletto e mi stava riportando indietro.
Vidi la porta rossa chiudersi in un tonfo e quel cielo nuvoloso ricomparve davanti a me, mentre la mia testa reclamava aiuto.
Scorpius scoppiò a ridere e io, se possibile, spalancai gli occhi ancora di più.
«Ha-Hai visto! M-ma come hai fatto e perché!?» cominciai a balbettare stupita mentre il giovane Malfoy si piegava in due dalle risate.
«Avevo sempre pensato che fossi una pervertita Potter, tra tutte le porte che potevi aprire hai aperto proprio quella
Arricciai il naso e misi il broncio, «Se tu mi avessi detto che lì c’era la nostra prima volta, avrei fatto a meno di riviverla e ne avrei aperta volentieri un'altra.» mentii, evidentemente non riuscendoci perché Scorpius mi fissò con sguardo austero e aggiunge: «Faccio finta di crederti.»
Era assurdo, completamente e indiscutibilmente assurdo! Cos’era quel posto? Più mi facevo domande e più non trovavo risposte, era snervante. Volevo sapere il come, quando, perché, in che modo ero arrivata in quello strano limbo e perché c’era LUI e non un'altra persona.
Sfortunatamente nessuna delle mie domande meritò risposta, anzi furono bellamente ignorate dalle mie labbra che non riuscivano ad aprirsi nemmeno per formulare una singola lettera.
«Sai, le ho aperte tutte.»
«Tutte?»
Annuì.
«E… cosa hai visto?» domandai.
Scorpius sorrise, uno di quei soliti sorrisi strani.
 «Ho visto te… e me. Tutte queste porte sono un nostro ricordo.»
Come una stupida lo fissai per dei minuti, facendo passare ancora una volta lo sguardo tra tutte le porte, finché non mi ritrovai a pensare a quali ognuna di esse, racchiudesse; se i colori, le forme, servissero ad identificare qualcosa.
Chissà che ricordo conteneva quella verde a pois viola!
Avrei tanto voluto aprirla… ma non ne ebbi il tempo.
«Sai», ricominciò Scorpius, «Le ho aperte tutte, tranne una.»
Indicò la porta che strava sull’unico lato piccolo, separata dalle altre. Non aveva nessun particolare che la differenziasse da altre porte normali, era una semplice porta marrone.
«Non riesci ad aprirla?»
«No.»
«Vuoi che provi io?»
Scorpius annuì e mi prese la mano, «Vediamo se tu ci riesci.»
Arrivai davanti a quella porta mano nella mano a Scorpius e come prima avevo fatto per la porta rossa, poggia la mano sul pomello e spinsi.

     Si Aprì.
Sentii la mano di Scorpius lasciare la mia in modo che andassi avanti, e anche se sentivo i piedi stranamente pesanti, feci gli unici due passi che servivano per superarla. Sospirai quando vidi che non era cambiato niente, ma quando mi girai verso il mio ragazzo per guardarlo, tutto si fece nero e il pavimento crollò.

 

C’ero io, Lily, dall’altra parte della porta con tutto nero intorno e c’era Scorpius di fronte a me, con i piedi ben saldi dalla parte opposta alla mia, dove tutto sembrava normale.
Urlai ed allungai la mano, ma non riuscii nemmeno per un secondo a sentire il tempore della mano di Scorpius, che caddi.
E sentii lamenti, pianti, angoscia mentre pian piano sprofondavo nel nero più intenso.
Sentivo i miei pianti, una strana sensazione al cuore come se me lo stessero strappando dal petto e la bocca dello stomaco chiudersi dopo un senso di estrema nausea.
Volevo vomitare tutto. Sentivo, mentre cadevo, un senso di vomito e di disgusto. Sentii freddo e tristezza come se ci fossero dei Dissennatori e ancora pianti, lamenti, urla. Tutti miei.
Ma non caddi, mi ritrovai un’altra volta sospesa nel vuoto, con la mano di Scorpius che teneva la mia per non farmi andare giù.
Scoppia a piangere.
«NON FARMI CADERE!» urlai, «Non farmi cadere, non farlo! TIENIMI.»
Ero invasa dal terrore. Terrore di ricadere in quel posto, di sentire quelle sensazioni e non cadere mai. Avevo paura, avevo una fottuta paura che cominciai a singhiozzare tanta era la mia disperazione.
«Ti prego, ti prego.»

Volevo che la mia voce risultasse una preghiera, una supplica. Lo volevo per la prima volta.
«Lily, non ti lascio!»
«Tirami su, tirami su cazzo!»
«Lils, cosa c’è lì sotto, cosa c’è?»
Non capivo il senso della domanda, non capito nemmeno la tranquillità nella sua voce, il suo tenermi ancora sospesa tra quel buco nero e la salvezza. Non capivo che senso aveva sapere cosa c’era lì, quando non lo sapevo neanche io.
Poi risposi, con gli occhi rossi dalle lacrime, la mano destra che faceva male.

«Non c’è nulla Scorpius. C’è il niente
Lo guardai, lui ricambio lo sguardo… e vidi il “niente”.

 

 

La mano si fece come di burro, e io caddi. Ancora.
E questa volta non solo sentii, non solo provai disgusto e tristezza, ma vidi scene e scene di miei ricordi, sgretolarsi, rompersi come un vaso che cade in mille pezzi.
Sentii la mia risata, poi i soliti insulti gratuiti che mi rivolgeva Scorpius, le mie risposte acide. Vidi, sentii, vissi tutto, finché non tornò il n u l l a … e il vomito.

 

Questa volta ero caduta davvero, ma quando aprii gli occhi il senso di nausea non era passato e continuava, continuava… come per farmi ricordare il sapore amaro del nulla e di qualcosa che non ricordo cos’è.

 

   
 
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