๑
Ritorno
a casa
e Natale ๑
I'm dreaming of a White Christmas,
Just like the ones I used to
know,
Where the treetops glisten and
children listen
To hear sleighbells in the snow.
I'm dreaming of a White
Christmas,
With every Christmas card I
write.
May your days be merry and bright
And may all your Christmas be
white.
White Christmas.
Finalmente
erano arrivate le vacanza di Natale e ogni studente tornò a
casa. Tranne qualcuno che decise di rimanere nella propria seconda
dimora,
Hogwarts.
“Ciao
Circe” sorride Theo entrando in casa
“dov’è la tua padrona?”
La gatta lo
osservò rimanendo seduta davanti a lui per qualche minuto
poi
alzando la coda incominciò a salire la prima rampa di scale
fermandosi in cima
ad osservarlo. Come se fosse un invito a seguirla.
Il ragazzo le
sorrise e abbandonò il cappotto sull’attaccapanni
vicino alla
porta pronto ad andarle dietro.
“Theodore”
mormora una voce profonda proveniente dal soggiorno, alla sua
sinistra.
“Buonasera
padre” afferma il ragazzo andando in contro al padrone di
casa, Nott.
L’uomo
era decisamente alto, con una leggera barba e gli occhi neri da
lupo.
“Ben
tornato a casa” sorride lui poggiandogli con affetto una mano
sulla
spalla “com’è andato il
viaggio?”
“Perfetto,
come sempre” dichiara il serpeverde annuendo “le
mie sorelle?”
“Sono
di sopra a riposare, potresti andarle a chiamare?” chiede “fra poco
sarà pronta la cena”
“Certamente
appoggio le mie cose e le vado a chiamare” afferma il
biondino,
salì le scale lunghe scale di corsa dirigendosi verso quella
che doveva essere
la camera di Nyx Nott.
“Nyx
sta riposando, non ti conviene svegliarla” proclama la voce
inconfondibile di Helena in fondo all’immenso corridoio.
“Helen”
sorride il ragazzo andando in contro alla rossa.
“Ciao
Theo” ridacchia lei abbracciandolo in una leggera stretta.
“Tutto
bene?” domanda il fratello studiandolo per bene, ancora non
sapeva
il perché del loro rientro anticipato e aveva deciso che lo
avrebbe scoperto il
prima possibile. Da una o dall’altra sorella.
“Si
tutto a posto” afferma lei guardandolo “e
tu?”
“Benissimo,
nostro padre ha detto di prepararci per la cena” dichiara il
ragazzo ritornando davanti alla porta della camera della gemella.
“Senti
Theodore” mormora Helena bloccando la mano che stava per
bussare
“Nyx non è molto in forma, forse è il
caso che la svegli io”
La serpe la
guardò ammutolito “Cosa c’è
che non va?”
“Non
ti preoccupare è solamente un po’ scossa dal
ritorno in questa casa,
temo” sorride leggermente “sai anche tu che non ci
mettiamo piede da sei anni,
fa un certo effetto camminare di nuovo su questi pavimenti lucidi dopo
tutto
questo tempo. Poi rivedere nostro padre è stato bello ma
allo stesso tempo un
groppo al cuore. Capisci? Quindi, tu va a prepararti! Noi ti
raggiungiamo
subito!”
Theo non era
per niente convinto anche se molte delle cose che aveva detto
la sorella le si potevano leggere negli occhi, indi per cui erano vere.
Ma
c’era qualcosa che teneva nascosto. Lo sguardo che gli stava
rivolgendo Helena
gli impediva di insistere “Va bene ma non tardate
troppo”
“Certo”
afferma Helen seguendolo per un po’ con lo sguardo mentre
percorreva il corridoio fino alla seconda rampa di scale e diretto al
terzo
piano.
Tirò
un profondo sospiro ed entrò nella camera della sorella.
Nyx ed Helena
scesero le scale lentamente dopo aver parlato dei recenti
problemi che avevano sovrastato la mente della mora.
Si diressero
nella sala da pranzo dove padre e fratello erano già seduti
a
tavola e attendevano solamente loro due.
“Scusate
per il leggero ritardo” dichiara Nyx sedendosi al fianco di
Magnus
Nott.
“Non
fa niente, Gin puoi far portare gli alimenti, grazie” sorride
l’uomo
rivolto all’elfa domestica che con un inchino e uno schiocco
sonoro scomparve
dalla loro vista.
In men che non
si dica la tavola divenne imbandita, piena di prelibatezze.
“Buon
appetito” afferma l’uomo incominciando a prendere
le pietanze dai
piatti seguito dai figli.
“Altrettanto”
sorride Helena pregustando una grande abbuffata.
Theodore stava
cercando gli occhi di Nyx che inevitabilmente gli
sfuggivano.
La sorella lo
stava evitando a quanto pareva, ma cancellò quel pensiero
sostituito dalla giustificazione che fosse davvero stanca.
“Allora,
come va la scuola ragazzi?” domanda il padre “Vi
siete inserite
bene?”
“Io
direi che si sono inserite più che bene” sogghigna
Theo “sono due
serpeverde di prima categoria per non parlare del fatto che vanno bene
in tutte
le materie!”
“A
differenza tua vero?” ridacchia Helen beccandosi
un’occhiataccia dal
fratello che decise di non darle corda.
“Sono
davvero orgoglioso di voi due ragazze” proclama
l’uomo con tono fiero
“e dimmi mio erede, fai valere il nome Nott a
scuola?”
Nyx trattenne
istintivamente una risata a differenza della rossa che non
resistette e scoppiò a ridere in faccia al biondino.
“Non
riderei tanto se fossi in te” sibila pietrificandola con lo
sguardo
“diciamo padre che me la cavo”
“Per
fortuna che ci sei tu Nyx” sospira sconfortato Magnus Nott
scuotendo
la testa.
A quelle
determinate parole la ragazza si irrigidì e alzò
la testa dal
piatto per rivolgersi al padre.
“Per
ogni situazione da risolvere ci sono sempre io” sibila con
rabbia.
Magnus la
guardò serio in volto senza staccare gli occhi dai suoi
“Sei mia
figlia e devi fare quello che è più
giusto”
La mora sentiva
la collera pulsarle nelle vene “Giusta per chi? Per
te”
ringhia appoggiando duramente le posate sul tavolo “Pensi
solamente a te stesso
come ogni volta, ho dato tutto e continuo a farlo ma certe volte vorrei
che ti
ricordassi di una cosa padre”
“Sarebbe?”
domanda atono osservandola con gli occhi chiusi in una fessura.
“Sono
tua figlia e non un giocattolo” dichiara alzandosi
“e tu mi impedisci
di scegliere come vivere la mia vita, non mi sono mai lamenta. Mai. E
sai
perché?” lasciò passare qualche secondo
assicurandosi di avere la sua piena
attenzione “perché per quanto tu possa crederci o
no, ci tengo alla nostra
famiglia e sono disposta a tutto pur di renderti orgoglioso”
Una lacrima le
scese lungo la guancia e il suo tono improvvisamente si
addolcì “Vorrei per una volta, una soltanto, che
tu mi dessi questa
possibilità” mormora con voce tremante e insicura.
L’uomo
sospirò bruscamente e con sguardo tagliente la trafisse
“Non
deludermi e rispetta i tuoi doveri da figlia”
Nyx sorrise
amaramente, si aspettava quella risposta “L’ho mai
fatto?”
domandò lasciando in sospeso quel semplice interrogativo
“e ora scusatemi, ma
mi è passata la fame” proclama alzandosi e uscendo
in silenzio dalla sala da
pranzo.
Il silenzio
vagò per la stanza, qualche minuto rotto solamente dalle
posate
che battevano sui piatti.
Helena
incrociò gli occhi di Theodore che erano un misto di
preoccupazione
e di curiosità, scosse la testa negativamente.
“Nyx
tutto bene?” chiede Helen entrando silenziosamente nella
camera della
sorella.
“Posso
dire che non sono tenuta a lamentarmi?” ghigna tristemente la
mora
stesa sul suo letto.
“Temo
di si” sorride amaramente la rossa sedendosi al suo fianco e
accarezzandole la testa “vedrai che andrà tutto
..meglio?”
Nyx Nott si
voltò a guardarla il volto ormai asciutto e gli occhi rossi
dalle lacrime versate.
“Andrà
tutto come deve andare Helen” dichiara la sorella perdendosi
nei
suoi pensieri ancora una volta.
Helena
uscì dalla stanza lasciando la sorella dormire in santa
pace, si
ritrovò Theodore appoggiando al muro del corridoio.
“Non
è serata, lascia perdere” dichiara la rossa
proseguendo verso la sua
stanza “prova domani anche se penso sia un altro insuccesso
clamoroso”
Theo si
limitò a guardarla e a seguire il suo consiglio lanciando
un’ultima
occhiata al nero della porta.
La mattina di
Natale fece capolino a casa Nott.
Il silenzio
dilagava fra le mura della grande villa.
“Che
cos’è?” domanda la rossa seduta sul
letto della sorella.
“Vediamo,
io direi che è una collana” mormora Nyx chiudendo
la catenina
intorno al collo di Helena.
La ragazza
appoggiò la mano sopra al ciondolo, un H e una N intrecciate
insieme.
“Per
sempre la mia sorellina” sorride la mora “non
dimenticarlo mai”
La sorella la
guardò per pochi secondi e poi le gettò le
braccia al collo
“Grazie”
“Ricordati
che questo è un ciondolo speciale” dichiara la
gemella di Theo
“quando saremo lontane e avrai bisogno di me o sentirai la
mia mancanza, ti
indicherà la strada giusta per trovarmi”
“E
come?” chiede meravigliata Helen osservando le due iniziali
appese al
suo sottile collo che luccicavano di un argento sfavillante.
“Questo
lo scoprirai nel momento del bisogno” mormora Nyx Nott
“sperando
arrivi il più tardi possibile, Buon Natale Helen”
“Buon
Natale anche a te Nyx” sorride Helena Nott con gli occhi che
le
brillavano.
“Signorina
Helena, vostro padre la attende di sotto insieme alla signorina
Nyx e al signorino Theodore” dichiara l’elfa
domestica, Gin.
“Grazie
Gin, scendo subito” sorride cordiale la rossa sistemandosi i
capelli mentre l’elfa spariva in uno schiocco, aveva
già indosso la camicia da
notte, si coprì con una calda vestaglia e uscì.
Percorse il
corridoio, illuminato da raffinati candelabri e scese
lentamente le scale, ritrovandosi in salotto insieme al fratello e alla
sorella
che erano seduti su due divani differenti.
“Eccoti
finalmente Helen!” afferma Magnus Nott sorridendo alla
ragazza che
ricambiando il sorriso prese posto a fianco del fratello “Vi
ho voluti tutte e
tre qui con me perché voglio darvi i miei regali e questo mi
è sembrato il
momento più adatto”
L’uomo
fece apparire con un colpo di bacchetta un’enorme pacco rosso
che
lentamente levitò fino a fermarsi davanti
all’ultima arrivata “Spero sia di tuo
gradimento” sorride.
Helena Nott
incominciò a scartare il pacco con foga, non stava
più nella
pelle. Nessuno all’interno di quella stanza, più
di lei, amava i regali.
“E’
semplicemente bellissimo padre” esclama la rossa estraendo
con
delicatezza un vestito viola scuro dalla scatola, formato da una
stretta fascia
e una gonna in tulle.
Corse nelle
braccia dell’uomo schioccandogli un sonoro bacio sulla
guancia
per poi tornare al suo posto con ancora gli occhi che le luccicavano.
“Questo
invece è per te Theodore” afferma facendo
comparire il secondo
pacco e lasciandolo levitare fino davanti al ragazzino che
annuì e scarto con
non troppo entusiasmo.
Estrasse dal
suo interno una mantella nera con le rifiniture in argento,
ricamate a mano. Due piccoli bottoni sempre del medesimo colore
permettevano di
chiuderla ad altezza collo.
“Sono
sicuro che mi potrà tornare utile in queste sere fredde,
grazie”
sorride gentilmente Theo lasciandosi andare ad un cenno con il capo che
il capo
famiglia ricambiò.
“Per
te Nyx invece ho pensato a qualcosa di speciale ed utile allo stesso
tempo” dichiara guardando la figlia.
Questa volta si
alzò e le tese la mano “Vieni, è nel
mio studio” proclama
aiutandola ad alzarsi quando lei gli strinse la grande mano.
Helena e
Theodore restarono a guardarli mentre si chiudevano le porte dello
studio del padre alle spalle.
La
curiosità li stava divorando.
“Probabilmente
non ti piacerà, di questo ne sono certo” sorride
amaramente
l’uomo “ma devi capire che in ogni caso tengo a te,
e tu sei la mia pupilla”
Nyx lo stava
guardando, cercando di capire dove volesse andare a parare.
Magnus Nott
prese un’enorme scatola bianca che era ordinatamente
appoggiata
sulla sua scrivania e avanzò verso di lei “Lei
avrebbe voluto fosse tuo quando
ne avresti avuto bisogno”
La moro
incominciò a capire.
Non sapeva che
cosa pensare, detestava quell’opprimente compito che le era
stato detto di eseguire. Ma quelle parole, in quel determinato momento
le
servirono.
Le servirono
come motivazione per far felice suo padre e ancora di più
per
realizzare il sogno della propria madre. Di cui, ora come ora, ne
sentiva la
mancanza.
Sollevo il
candido coperto e lo appoggiò su una delle due poltrone in
pelle, all’interno vi era un piccolo foglietto con scritto
poche righe.
Dovrebbe
essere il sogno più felice di ogni donna.
So
che non sarà il tuo, e sebbene non lo do a vedere ne sono
dispiaciuto ma sai
quanto io abbia bisogno di questo favore da parte tua.
Se
quella donna felice non sarai tu, lo sarà tua madre.
Aveva
desiderato solamente il meglio per te Nyx.
E
io non sto mantenendo la promessa che le avevo fatto e ogni volta
questo
pensiero non fa che distruggermi.
Non
ho scelte, io.
Lo
sai.
Sono
orgoglioso di avere una figlia come te, non immagini quanto.
Tua
mamma sarebbe orgogliosa di te figlia mia, trattalo con cura e rendila
eternamente felice.
Tuo
padre.
La mora si
asciugò una piccola lacrima che scese solitaria sulla sua
guancia e alzò gli occhi verso quelli del padre. Ricevette
un sorriso caloroso
e pieno di dolcezza. Un sorriso che non rivedeva da sei anni.
Ritornò
distrattamente a fissare la carta velina che celava il vero regalo
e scostandola rivelò il sogno di sua madre.
Lo evitava
ancora e ancora.
Dalla scorsa
sera non c’era un momento in cui la gemella non trovasse una
scusa per sfuggire anche solo al suo sguardo.
C’era
qualcosa che non andava.
Quando le si
era avvicinato prima che entrasse in camera sua, pochi minuti
fa, si era limitata a guardarlo per poi chiudergli la porta in faccia.
Solo una
persona poteva rispondere alle sue domande.
“HELENA
NOTT, APRI QUESTA MALEDETTA PORTA, DOBBIAMO PARLARE”
“Prima
di tutto piantala di urlare” sibila la rossa spalancando la
porta
“seconda cosa, ho la bocca sigillata”
Theodore Nott a
questo punto era davvero arrabbiato, tutto questo stava a
significare che c’era davvero qualcosa che non andava.
Qualcosa che gli avevano
tenuto nascosto.
“Che
cosa vuoi in cambio?” domanda sapendo bene come prendere sua
sorella.
“Hai
del Veritaserum?” chiede Helen senza neanche aver dato
l’idea di
pensarci e incrociando le braccia al petto. Lo sapeva che sarebbe
venuto prima
o poi a chiedere chiarimenti.
“Perché?”
mormora il ragazzo sospettoso.
“Qui
sono io che detto le condizioni” sogghigna la rossa con occhi
furbi.
“No,
ma posso procurarmelo” dichiara confermando il pensiero della
sorella,
ovvero, l’essere disposti a tutto pur di sapere qualcosa.
“Andata”
ghigna Helen aprendo del tutto la porta e facendolo entrare
“è
meglio se ti siedi”
Theodore
entrò lentamente all’interno della stanza e non
trovando posto sul
letto ancora pieno di oggetti per via del ritorno a casa, si
andò a sedere alla
scrivania riflettendosi nell’enorme specchio su di essa.
Helena si
avvicinò a lui e guardandolo attraverso la parete
riflettente si
fermò a qualche centimetro per poi abbassarsi fino ad avere
la testa alla sua
altezza. Sospirò non sapendo bene come dirglielo.
Decise di
optare per la completa sincerità.
Accarezzò
la guancia del fratello che sorrise leggermente anche se un
po’
insicuro, nessuna buona notizia per lui.
Theodore
dovette attendere ancora qualche minuto poi ricevette la risposta
che tanto desiderava.
“Nyx
si sposa” mormora dandogli un bacio sulla guancia
“mi dispiace, Buon
Natale Theo”
Adagio si
allontanò da lui percorrendo la stanza fino a trovarsi
davanti
alla porta, non si voltò indietro, si limitò ad
uscire e a lasciarlo solo.
Appoggiò
la schiena alla pesante porta in legno e sospirò restando in
ascolto.
Un rumore sordo
provenì dall’interno della sua camera, il suo
specchio ora
non esisteva più con tutta probabilità.
Chiamò il suo elfo domestico e si fece
portare delle bende. La mano del fratello non doveva essere in ottime
condizioni in quel momento e doveva essere medicata.
Entrò
senza fare rumore e questa volta si sedette di fianco a lui in muto
silenzio prendendogli la mano ferita.
Schegge di
vetro erano sparse su tutto il pavimento.
Una goccia
cadde sulla mano della rossa che senza alzare il viso poteva
vedere il volto del fratello rigato dalle lacrime.
“Io
non mi merito niente di tutto questo” mormora con la voce
rotta
“niente. A volte vorrei tanto che non fossi mai nato. Non
posso continuare a
vivere con questa sensazione di vuoto, che mi crea il solo pensiero di
non
poter stare con lei.”
Helena
continuava con il suo lavoro, bendandogli accuratamente la mano e in
ascolto delle parole del biondino.
“E
ora la consegno nelle mani di un altro solo perché non posso
oppormi”
afferma con rabbia “Mi sento morire e detesto tutto questo.
Lo detesto.”
La ragazza
chiuse con un fiocco i lembi della fascia e poi sollevò il
viso
verso di lui che stava guardando il pugno dell’altra mano
stretto in una morsa.
“Theo
non posso sapere come tu stia, ma posso dirti solo una cosa”
sorride
amaramente lei “ho provato una cosa simile quando ho visto
Harry” dichiara
stancamente “in fondo è l’ultimo parente
che mi rimane” sospira appoggiando la
testa sulla sua spalla “e vedrai che andrà tutto
bene” mormora “si, andrà tutto
bene”