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Autore: isfinejustcarryon    23/12/2010    5 recensioni
Alcune coseprima di iniziare : I personaggi principali hanno tutti sedici anni mala mia storia parte dagli eventi del calice di fuoco, Voldemort è tornato ma solo Harry ne è a conoscenza oltre tutti i figli dei mangiamorte; visto che nella mia storia ho inventato molti personaggi e per l’appunto figli di questi ultimi. Basata sulla casata serpeverde e sul filo da torcere che daranno ai conosciutissimi grifondoro. In questa storia vi farò conoscere la mia idea di quello che la Rowling non ci racconta, del divertimento e degli eccessi che avvengono tra le mura della rinomata scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Serpeverde
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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Ritorno a casa e Natale

 

I'm dreaming of a White Christmas,
Just like the ones I used to know,
Where the treetops glisten and children listen
To hear sleighbells in the snow.
I'm dreaming of a White Christmas,
With every Christmas card I write.
May your days be merry and bright
And may all your Christmas be white.

 

White Christmas.

 

Finalmente erano arrivate le vacanza di Natale e ogni studente tornò a casa. Tranne qualcuno che decise di rimanere nella propria seconda dimora, Hogwarts.

 

“Ciao Circe” sorride Theo entrando in casa “dov’è la tua padrona?”

La gatta lo osservò rimanendo seduta davanti a lui per qualche minuto poi alzando la coda incominciò a salire la prima rampa di scale fermandosi in cima ad osservarlo. Come se fosse un invito a seguirla.

Il ragazzo le sorrise e abbandonò il cappotto sull’attaccapanni vicino alla porta pronto ad andarle dietro.

“Theodore” mormora una voce profonda proveniente dal soggiorno, alla sua sinistra.

“Buonasera padre” afferma il ragazzo andando in contro al padrone di casa,  Nott.

L’uomo era decisamente alto, con una leggera barba e gli occhi neri da lupo.

“Ben tornato a casa” sorride lui poggiandogli con affetto una mano sulla spalla “com’è andato il viaggio?”

“Perfetto, come sempre” dichiara il serpeverde annuendo “le mie sorelle?”

“Sono di sopra a riposare, potresti andarle a chiamare?” chiede  “fra poco sarà pronta la cena”

“Certamente appoggio le mie cose e le vado a chiamare” afferma il biondino, salì le scale lunghe scale di corsa dirigendosi verso quella che doveva essere la camera di Nyx Nott.

“Nyx sta riposando, non ti conviene svegliarla” proclama la voce inconfondibile di Helena in fondo all’immenso corridoio.

“Helen” sorride il ragazzo andando in contro alla rossa.

“Ciao Theo” ridacchia lei abbracciandolo in una leggera stretta.

“Tutto bene?” domanda il fratello studiandolo per bene, ancora non sapeva il perché del loro rientro anticipato e aveva deciso che lo avrebbe scoperto il prima possibile. Da una o dall’altra sorella.

“Si tutto a posto” afferma lei guardandolo “e tu?”

“Benissimo, nostro padre ha detto di prepararci per la cena” dichiara il ragazzo ritornando davanti alla porta della camera della gemella.

“Senti Theodore” mormora Helena bloccando la mano che stava per bussare “Nyx non è molto in forma, forse è il caso che la svegli io”

La serpe la guardò ammutolito “Cosa c’è che non va?”

“Non ti preoccupare è solamente un po’ scossa dal ritorno in questa casa, temo” sorride leggermente “sai anche tu che non ci mettiamo piede da sei anni, fa un certo effetto camminare di nuovo su questi pavimenti lucidi dopo tutto questo tempo. Poi rivedere nostro padre è stato bello ma allo stesso tempo un groppo al cuore. Capisci? Quindi, tu va a prepararti! Noi ti raggiungiamo subito!”

Theo non era per niente convinto anche se molte delle cose che aveva detto la sorella le si potevano leggere negli occhi, indi per cui erano vere. Ma c’era qualcosa che teneva nascosto. Lo sguardo che gli stava rivolgendo Helena gli impediva di insistere “Va bene ma non tardate troppo”

“Certo” afferma Helen seguendolo per un po’ con lo sguardo mentre percorreva il corridoio fino alla seconda rampa di scale e diretto al terzo piano.

Tirò un profondo sospiro ed entrò nella camera della sorella.

 

Nyx ed Helena scesero le scale lentamente dopo aver parlato dei recenti problemi che avevano sovrastato la mente della mora.

Si diressero nella sala da pranzo dove padre e fratello erano già seduti a tavola e attendevano solamente loro due.

“Scusate per il leggero ritardo” dichiara Nyx sedendosi al fianco di Magnus Nott.

“Non fa niente, Gin puoi far portare gli alimenti, grazie” sorride l’uomo rivolto all’elfa domestica che con un inchino e uno schiocco sonoro scomparve dalla loro vista.

In men che non si dica la tavola divenne imbandita, piena di prelibatezze.

“Buon appetito” afferma l’uomo incominciando a prendere le pietanze dai piatti seguito dai figli.

“Altrettanto” sorride Helena pregustando una grande abbuffata.

Theodore stava cercando gli occhi di Nyx che inevitabilmente gli sfuggivano.

La sorella lo stava evitando a quanto pareva, ma cancellò quel pensiero sostituito dalla giustificazione che fosse davvero stanca.

“Allora, come va la scuola ragazzi?” domanda il padre “Vi siete inserite bene?”

“Io direi che si sono inserite più che bene” sogghigna Theo “sono due serpeverde di prima categoria per non parlare del fatto che vanno bene in tutte le materie!”

“A differenza tua vero?” ridacchia Helen beccandosi un’occhiataccia dal fratello che decise di non darle corda.

“Sono davvero orgoglioso di voi due ragazze” proclama l’uomo con tono fiero “e dimmi mio erede, fai valere il nome Nott a scuola?”

Nyx trattenne istintivamente una risata a differenza della rossa che non resistette e scoppiò a ridere in faccia al biondino.

“Non riderei tanto se fossi in te” sibila pietrificandola con lo sguardo “diciamo padre che me la cavo”

“Per fortuna che ci sei tu Nyx” sospira sconfortato Magnus Nott scuotendo la testa.

A quelle determinate parole la ragazza si irrigidì e alzò la testa dal piatto per rivolgersi al padre.

“Per ogni situazione da risolvere ci sono sempre io” sibila con rabbia.

Magnus la guardò serio in volto senza staccare gli occhi dai suoi “Sei mia figlia e devi fare quello che è più giusto”

La mora sentiva la collera pulsarle nelle vene “Giusta per chi? Per te” ringhia appoggiando duramente le posate sul tavolo “Pensi solamente a te stesso come ogni volta, ho dato tutto e continuo a farlo ma certe volte vorrei che ti ricordassi di una cosa padre”

“Sarebbe?” domanda atono osservandola con gli occhi chiusi in una fessura.

“Sono tua figlia e non un giocattolo” dichiara alzandosi “e tu mi impedisci di scegliere come vivere la mia vita, non mi sono mai lamenta. Mai. E sai perché?” lasciò passare qualche secondo assicurandosi di avere la sua piena attenzione “perché per quanto tu possa crederci o no, ci tengo alla nostra famiglia e sono disposta a tutto pur di renderti orgoglioso”

Una lacrima le scese lungo la guancia e il suo tono improvvisamente si addolcì “Vorrei per una volta, una soltanto, che tu mi dessi questa possibilità” mormora con voce tremante e insicura.

L’uomo sospirò bruscamente e con sguardo tagliente la trafisse “Non deludermi e rispetta i tuoi doveri da figlia”

Nyx sorrise amaramente, si aspettava quella risposta “L’ho mai fatto?” domandò lasciando in sospeso quel semplice interrogativo “e ora scusatemi, ma mi è passata la fame” proclama alzandosi e uscendo in silenzio dalla sala da pranzo.

Il silenzio vagò per la stanza, qualche minuto rotto solamente dalle posate che battevano sui piatti.

Helena incrociò gli occhi di Theodore che erano un misto di preoccupazione e di curiosità, scosse la testa negativamente.

 

“Nyx tutto bene?” chiede Helen entrando silenziosamente nella camera della sorella.

“Posso dire che non sono tenuta a lamentarmi?” ghigna tristemente la mora stesa sul suo letto.

“Temo di si” sorride amaramente la rossa sedendosi al suo fianco e accarezzandole la testa “vedrai che andrà tutto ..meglio?”

Nyx Nott si voltò a guardarla il volto ormai asciutto e gli occhi rossi dalle lacrime versate.

“Andrà tutto come deve andare Helen” dichiara la sorella perdendosi nei suoi pensieri ancora una volta.

 

Helena uscì dalla stanza lasciando la sorella dormire in santa pace, si ritrovò Theodore appoggiando al muro del corridoio.

“Non è serata, lascia perdere” dichiara la rossa proseguendo verso la sua stanza “prova domani anche se penso sia un altro insuccesso clamoroso”

Theo si limitò a guardarla e a seguire il suo consiglio lanciando un’ultima occhiata al nero della porta.

 

La mattina di Natale fece capolino a casa Nott.

Il silenzio dilagava fra le mura della grande villa.

“Che cos’è?” domanda la rossa seduta sul letto della sorella.

“Vediamo, io direi che è una collana” mormora Nyx chiudendo la catenina intorno al collo di Helena.

La ragazza appoggiò la mano sopra al ciondolo, un H e una N intrecciate insieme.

“Per sempre la mia sorellina” sorride la mora “non dimenticarlo mai”

La sorella la guardò per pochi secondi e poi le gettò le braccia al collo “Grazie”

“Ricordati che questo è un ciondolo speciale” dichiara la gemella di Theo “quando saremo lontane e avrai bisogno di me o sentirai la mia mancanza, ti indicherà la strada giusta per trovarmi”

“E come?” chiede meravigliata Helen osservando le due iniziali appese al suo sottile collo che luccicavano di un argento sfavillante.

“Questo lo scoprirai nel momento del bisogno” mormora Nyx Nott “sperando arrivi il più tardi possibile, Buon Natale Helen”

“Buon Natale anche a te Nyx” sorride Helena Nott con gli occhi che le brillavano.

 

“Signorina Helena, vostro padre la attende di sotto insieme alla signorina Nyx e al signorino Theodore” dichiara l’elfa domestica, Gin.

“Grazie Gin, scendo subito” sorride cordiale la rossa sistemandosi i capelli mentre l’elfa spariva in uno schiocco, aveva già indosso la camicia da notte, si coprì con una calda vestaglia e uscì.

Percorse il corridoio, illuminato da raffinati candelabri e scese lentamente le scale, ritrovandosi in salotto insieme al fratello e alla sorella che erano seduti su due divani differenti.

“Eccoti finalmente Helen!” afferma Magnus Nott sorridendo alla ragazza che ricambiando il sorriso prese posto a fianco del fratello “Vi ho voluti tutte e tre qui con me perché voglio darvi i miei regali e questo mi è sembrato il momento più adatto”

L’uomo fece apparire con un colpo di bacchetta un’enorme pacco rosso che lentamente levitò fino a fermarsi davanti all’ultima arrivata “Spero sia di tuo gradimento” sorride.

Helena Nott incominciò a scartare il pacco con foga, non stava più nella pelle. Nessuno all’interno di quella stanza, più di lei, amava i regali.

“E’ semplicemente bellissimo padre” esclama la rossa estraendo con delicatezza un vestito viola scuro dalla scatola, formato da una stretta fascia e una gonna in tulle.

Corse nelle braccia dell’uomo schioccandogli un sonoro bacio sulla guancia per poi tornare al suo posto con ancora gli occhi che le luccicavano.

“Questo invece è per te Theodore” afferma facendo comparire il secondo pacco e lasciandolo levitare fino davanti al ragazzino che annuì e scarto con non troppo entusiasmo.

Estrasse dal suo interno una mantella nera con le rifiniture in argento, ricamate a mano. Due piccoli bottoni sempre del medesimo colore permettevano di chiuderla ad altezza collo.

“Sono sicuro che mi potrà tornare utile in queste sere fredde, grazie” sorride gentilmente Theo lasciandosi andare ad un cenno con il capo che il capo famiglia ricambiò.

“Per te Nyx invece ho pensato a qualcosa di speciale ed utile allo stesso tempo” dichiara guardando la figlia.

Questa volta si alzò e le tese la mano “Vieni, è nel mio studio” proclama aiutandola ad alzarsi quando lei gli strinse la grande mano.

Helena e Theodore restarono a guardarli mentre si chiudevano le porte dello studio del padre alle spalle.

La curiosità li stava divorando.

 

“Probabilmente non ti piacerà, di questo ne sono certo” sorride amaramente l’uomo “ma devi capire che in ogni caso tengo a te, e tu sei la mia pupilla”

Nyx lo stava guardando, cercando di capire dove volesse andare a parare.

Magnus Nott prese un’enorme scatola bianca che era ordinatamente appoggiata sulla sua scrivania e avanzò verso di lei “Lei avrebbe voluto fosse tuo quando ne avresti avuto bisogno”

La moro incominciò a capire.

Non sapeva che cosa pensare, detestava quell’opprimente compito che le era stato detto di eseguire. Ma quelle parole, in quel determinato momento le servirono.

Le servirono come motivazione per far felice suo padre e ancora di più per realizzare il sogno della propria madre. Di cui, ora come ora, ne sentiva la mancanza.

Sollevo il candido coperto e lo appoggiò su una delle due poltrone in pelle, all’interno vi era un piccolo foglietto con scritto poche righe.

 

Dovrebbe essere il sogno più felice di ogni donna.

So che non sarà il tuo, e sebbene non lo do a vedere ne sono dispiaciuto ma sai quanto io abbia bisogno di questo favore da parte tua.

Se quella donna felice non sarai tu, lo sarà tua madre.

Aveva desiderato solamente il meglio per te Nyx.

E io non sto mantenendo la promessa che le avevo fatto e ogni volta questo pensiero non fa che distruggermi.

Non ho scelte, io.

Lo sai.

Sono orgoglioso di avere una figlia come te, non immagini quanto.

 

 

Tua mamma sarebbe orgogliosa di te figlia mia, trattalo con cura e rendila eternamente felice.

 

Tuo padre.

 

La mora si asciugò una piccola lacrima che scese solitaria sulla sua guancia e alzò gli occhi verso quelli del padre. Ricevette un sorriso caloroso e pieno di dolcezza. Un sorriso che non rivedeva da sei anni.

Ritornò distrattamente a fissare la carta velina che celava il vero regalo e scostandola rivelò il sogno di sua madre.

 

Lo evitava ancora e ancora.

Dalla scorsa sera non c’era un momento in cui la gemella non trovasse una scusa per sfuggire anche solo al suo sguardo.

C’era qualcosa che non andava.

Quando le si era avvicinato prima che entrasse in camera sua, pochi minuti fa, si era limitata a guardarlo per poi chiudergli la porta in faccia.

Solo una persona poteva rispondere alle sue domande.

“HELENA NOTT, APRI QUESTA MALEDETTA PORTA, DOBBIAMO PARLARE”

“Prima di tutto piantala di urlare” sibila la rossa spalancando la porta “seconda cosa, ho la bocca sigillata”

Theodore Nott a questo punto era davvero arrabbiato, tutto questo stava a significare che c’era davvero qualcosa che non andava. Qualcosa che gli avevano tenuto nascosto.

“Che cosa vuoi in cambio?” domanda sapendo bene come prendere sua sorella.

“Hai del Veritaserum?” chiede Helen senza neanche aver dato l’idea di pensarci e incrociando le braccia al petto. Lo sapeva che sarebbe venuto prima o poi a chiedere chiarimenti.

“Perché?” mormora il ragazzo sospettoso.

“Qui sono io che detto le condizioni” sogghigna la rossa con occhi furbi.

“No, ma posso procurarmelo” dichiara confermando il pensiero della sorella, ovvero, l’essere disposti a tutto pur di sapere qualcosa.

“Andata” ghigna Helen aprendo del tutto la porta e facendolo entrare “è meglio se ti siedi”

Theodore entrò lentamente all’interno della stanza e non trovando posto sul letto ancora pieno di oggetti per via del ritorno a casa, si andò a sedere alla scrivania riflettendosi nell’enorme specchio su di essa.

Helena si avvicinò a lui e guardandolo attraverso la parete riflettente si fermò a qualche centimetro per poi abbassarsi fino ad avere la testa alla sua altezza. Sospirò non sapendo bene come dirglielo.

Decise di optare per la completa sincerità.

Accarezzò la guancia del fratello che sorrise leggermente anche se un po’ insicuro, nessuna buona notizia per lui.

Theodore dovette attendere ancora qualche minuto poi ricevette la risposta che tanto desiderava.

“Nyx si sposa” mormora dandogli un bacio sulla guancia “mi dispiace, Buon Natale Theo”

Adagio si allontanò da lui percorrendo la stanza fino a trovarsi davanti alla porta, non si voltò indietro, si limitò ad uscire e a lasciarlo solo.

Appoggiò la schiena alla pesante porta in legno e sospirò restando in ascolto.

Un rumore sordo provenì dall’interno della sua camera, il suo specchio ora non esisteva più con tutta probabilità. Chiamò il suo elfo domestico e si fece portare delle bende. La mano del fratello non doveva essere in ottime condizioni in quel momento e doveva essere medicata.

Entrò senza fare rumore e questa volta si sedette di fianco a lui in muto silenzio prendendogli la mano ferita.

Schegge di vetro erano sparse su tutto il pavimento.

Una goccia cadde sulla mano della rossa che senza alzare il viso poteva vedere il volto del fratello rigato dalle lacrime.

“Io non mi merito niente di tutto questo” mormora con la voce rotta “niente. A volte vorrei tanto che non fossi mai nato. Non posso continuare a vivere con questa sensazione di vuoto, che mi crea il solo pensiero di non poter stare con lei.”

Helena continuava con il suo lavoro, bendandogli accuratamente la mano e in ascolto delle parole del biondino.

“E ora la consegno nelle mani di un altro solo perché non posso oppormi” afferma con rabbia “Mi sento morire e detesto tutto questo. Lo detesto.”

La ragazza chiuse con un fiocco i lembi della fascia e poi sollevò il viso verso di lui che stava guardando il pugno dell’altra mano stretto in una morsa.

“Theo non posso sapere come tu stia, ma posso dirti solo una cosa” sorride amaramente lei “ho provato una cosa simile quando ho visto Harry” dichiara stancamente “in fondo è l’ultimo parente che mi rimane” sospira appoggiando la testa sulla sua spalla “e vedrai che andrà tutto bene” mormora “si, andrà tutto bene”

   
 
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