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Autore: koorime    24/12/2010    3 recensioni
A causa di un incidente l'ultimo Natale a Hogwarts di Sirius non sarà come se l'era immaginato.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Minerva McGranitt, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Sirius Black e il suo piccolo pr

Sirius Black e il suo piccolo problema peloso

Capitolo due.

 

Quando James e Peter tornarono in camera, si resero subito conto che c’era qualcosa che non quadrava. Innanzitutto Remus era lì; in secondo luogo c’era anche Felpato.

-Ecco dov’eravate. Perché non siete venuti a cena?- chiese James, spostando lo sguardo dall’uno all’altro -E perché tu sei già in pigiama?-

-Ero sudato e sporco di polvere, così mi sono fatto la doccia.- rispose solamente Remus, accucciato davanti al proprio baule.

-Ah. E perché Felpato è... uhm, così?-

Il grosso cane nero abbaiò, accucciato quasi al centro della stanza con un gattino dal pelo arruffato tra le zampe.

-Ehi, e lui chi è? Ciao micetto...- James si avvicinò e cercò di accarezzarlo, ma quello soffiò e fendette l’aria con le unghie nel tentativo di graffiarlo.

-Oh. Ehi, Felpato, il tuo amichetto qui è intrattabile.- brontolò, alzandosi e raggiungendo Remus, ancora intento a cercare chissà cosa.

-Lunastorta, chi è l’amichetto di Felpato?- chiese, non notando come Severus cercasse di prendere la mira e aggrapparglisi ai pantaloni per graffiarlo almeno un po'. Sirius però lo afferrò al volo per la collottola e lo trascinò sul suo letto con uno sbuffo, lasciandolo andare solo una volta tra le sue zampe. Severus cercò allora di scavalcarle con un balzo e riguadagnare la libertà, ma tutte le volte che ci provava, ecco che il muso di Sirius lo respingeva giù, facendolo miagolare a ogni capriola.

-Uhm, un gattino.- rispose Remus, sorridendo poi quando pescò una barretta di cioccolato.

James lo guardò confuso stendersi pancia sotto sul letto e scartare il dolce, cominciando poi a leggere da dove aveva abbandonato la sera prima.

Severus, sul letto accanto, scosse la testa, stordito dal continuo girare della stanza, e si acciambellò, chiudendo gli occhietti con uno sbuffo. Cinque minuti, pensò, Cinque minuti e me ne vado. Il tempo che questo stupido cane si addormenti e scappo via da questa puzzolente gabbia di matti.

James si sedette sul letto dell’amico e approfittò della calma del gattino per lasciargli una carezza tra le orecchie, che frullarono appena, infastidite.

-Hai intenzione di rimanere così per tutto il tempo, tu?- chiese al cane, che guaì e poggiò la testa accanto al gattino, guardandolo dal basso. James gemette e poi sospirò -Mi spieghi almeno perché lui è qui?- provò ancora, ma questa volta il cane sbuffò e voltò il muso, dando ad intendere che non aveva intenzione di rispondere.

James si alzò brontolando -Non ci sto capendo niente.- al ché Remus sospirò e chiuse il libro.

-James, non è niente. Sirius lo ha... trovato nei sotterranei, tutto qui.-

-Sì, ma che ci fa un gattino qui a Hogwarts?-

-Forse è un famiglio. Sarà scappato a qualche primino.- ipotizzò Peter, litigando con la maglia del pigiama per infilarsela. Sette anni di dormitorio e James ancora ridacchiava all’immagine di Codaliscia che non trovata il buco per la testa.

-Sì, è possibile.- concesse Remus. La testa di Peter sbucò finalmente, le guance rosse e i capelli tutti scombinati.

-Non dovremmo avvisare i professori, allora?- chiese, infilandosi le maniche. James aprì la bocca per rispondere, ma uno sbuffo scocciato di Sirius lo distrasse. Inarcò un sopracciglio e lo guardò.

-Sirius, non puoi tenerlo.- disse, ricevendo in risposta l’ennesimo sbuffo scocciato del cane, che voltò nuovamente il muso.

Remus ridacchiò con un quadratino di cioccolata tra le labbra, ma non disse nulla, guadagnandosi un’occhiata curiosa da James e Peter e un brontolio da Felpato.

James scrollò le spalle e si passò la mano tra i capelli, dichiarandosi sconfitto e confuso, e decidendo di infilarsi anche lui il pigiama.

-Pete, partitina a Spara Schiocco?- offrì, tirando fuori dal baule anche le carte, per nulla stanco.

Se i suoi migliori amici erano dei vecchi bacucchi, questo non significava certo che lo fosse anche lui!

***

Durante la notte Sirius si era svegliato e ritrasformato, infilandosi sotto le coperte insieme al gattino, che si era accoccolato nell’incavo formato dal suo corpo. Sirius lo aveva osservato arricciarsi tutto su se stesso, diventando una pallina calda e vibrante, e gli aveva sistemato le coperte attorno con cura. Neanche si era accorto di essersi addormentato con il braccio curvato sul suo corpicino e la mano persa nel pelo morbido dietro l’orecchio.

Si mosse nel dormiveglia, afferrando il cuscino e strusciandoci la guancia sopra, sospirando beato.

Un attimo dopo le tende vennero tirate e il dolce peso di James gli rovinò addosso, mozzandogli il respiro.

-Buona Vigilia, fratellino!- gli urlò nelle orecchie, strappandogli un gemito di dolore.

-Jamie!- si lamentò lui, infilando la testa sotto il cuscino per cercare di fuggire da lui e dal sole. Ma James pareva non aver alcuna intenzione di arrendersi e cominciò a infilargli le mani dappertutto – facendolo strillare per quanto fossero fredde – e strappandogli via il cuscino, che atterrò in testa a Peter, dall’altro lato della stanza, facendolo lamentare.

-Forza, Felpato! C’è la neve, andiamo fuori!- lo incitò cavalcioni su di lui, strattonandogli le coperte -... sei nudo?- chiese poi, quando finalmente Sirius si alzò a sedere brontolando.

-Sì, idiota. Ricordi? Ieri sera ero un cane.- Sirius lo spinse dispettoso e James rise, poggiando le mani all’indietro e sedendosi sui talloni.

Sirius si strofinò il viso tra le mani e represse uno sbadiglio, guardandosi finalmente attorno.

-Dai, dai, Sirius, muoviti! Battaglia a palle di neve!- lo incitò ancora James scrollandogli una caviglia e guadagnandosi un’occhiataccia assonnata.

-Passami i pantaloni piuttosto.- brontolò, di cattivo umore come ogni mattina. Ci metteva sempre un’eternità per svegliarsi e riacquistare la sua solita allegria, soprattutto quando faceva freddo e non c’era una valida ragione per lasciare il calore intossicante del letto. Ma James amava la neve e il Natale, ed erano ormai sette anni che quella storia si ripeteva, puntualmente. Senza contare che quello sarebbe stato l’ultimo Natale che avrebbero passato tutti e quattro insieme lì ad Hogwarts e si erano ripromessi di goderselo come non mai. Dopotutto, erano rimasti a scuola proprio per quello, no?

Brontolò contrariato quando James gli lanciò i pantaloni dritto in faccia, ma non disse niente e si limitò ad infilarseli con uno sbadiglio e un brivido di freddo. Si alzò, stiracchiandosi e grattandosi la testa, infilandosi poi le scarpe senza allacciarle. Si guardò attorno frastornato, cercando di fare mente locale di quello che avrebbe dovuto fare prima di tutto.

James nel frattempo saltò sul letto di Peter, strappandogli via entrambi i cuscini e le coperte.

-Forza, Pete! Abbiamo un Mocciosus da scovare e sotterrare di palle di neve!-

Quella frase risvegliò di colpo Sirius, facendolo voltare tanto velocemente verso il proprio letto che il collo si lamentò con un sonoro “crack!”, a cui però lui non badò. Fissò orripilato il vuoto del materasso e pensò con un gemito Non di nuovo!

Guardò con speranza Remus, che stava rientrando in quel momento.

-Ce l’hai tu, vero?-

-Io? Cosa? Ero in bagno...-

-Non scherzare, Lunastorta, non è divertente! Hai preso tu il gatto, vero?- e in cuor suo pregò che fosse così, che Remus lo avesse portato con sé per fargli un dannatissimo scherzo. Le sue speranze andarono in frantumi quando gli occhi dell’amico scattarono verso il baldacchino e sospirò:

-Oh, Sirius! Di nuovo?-

Sirius gemette disperato e uscì dalla stanza.

-Aspetta, Sirius!- si sentì chiamare da Remus -La Mappa!- a cui James rispose con un -Remus, non credo che la Mappa possa essere d’aiuto. Non sappiamo neanche come si chiama!-

Sirius ignorò entrambi e si fiondò in Sala Comune, pregando di ritrovarlo prima che lo facesse qualcun altro e lo mettesse così nei guai. Già ne aveva troppi. Era già davanti al buco della Signora Grassa, quando una macchia davanti al camino attirò la sua attenzione. Lì, su una poltrona, dormiva acciambellato Severus.

Merlino ti ringrazio!

 Sirius sospirò di sollievo e gli si avvicinò, accucciandosi davanti a lui. Appoggiò le braccia sulle ginocchia e osservò, inclinando la testa di lato, come il suo corpicino si gonfiasse tutto a ogni respiro. Il pelo riluceva alla luce delle braci – qualche elfo domestico doveva aver notato la presenza del gatto e doveva aver acceso il fuoco per lui – e Sirius sapeva che se l’avesse accarezzato l’avrebbe trovato più morbido e caldo del solito. Con un dito tracciò davvero una carezza per tutta la schiena del gatto e sorrise quando lo vide sospirare soddisfatto e fare le fusa un po’ più forte.

L’incanto si ruppe quando un trambusto annunciò l’arrivo dei suoi amici e svegliò il gatto, che gli rivolse un’occhiata assonnata prima di alzarsi a sedere.

-Oh, è qui. Bene.- sorrise Remus, mentre James accanto a lui regalò a Sirius un’occhiata per nulla convinta. Sirius gli sorrise e tornò a guardare il gatto che si stiracchiava languido.

-Quindi mi sono alzato per niente?- brontolò Peter, sfregandosi un occhio con un pugno, come un bambino.

-È la Vigilia, Codaliscia, e abbiamo delle tradizioni da portare avanti, lo sai!-

-Senza contare che, a ben vedere, è ora di pranzo. Cosa volevi, dormire tutto il giorno?-

Peter brontolò un sì e si svaccò sul divano con un sospiro.

Remus si accomodò con un sorriso sull’altra poltrona e James sbuffò.

-Si può sapere che vi prende? È la Vigilia!-

-Sì, Jamie, l’abbiamo capito.-

-E allora perché siamo ancora qui? Perché non siamo lì fuori a bombardare di neve Mocciosus?-

Severus soffiò e si lanciò giù dalla poltrona, già pronto a graffiarlo, ma Sirius lo bloccò e lo tirò di nuovo su.

-Non fare cazzate, idiota.- gli sussurrò, sedendosi al posto suo e sistemandoselo in grembo. Severus cercò di divincolarsi, ma Sirius affondò con le dita nel pelo e cominciò ad accarezzarlo in circoletti e, dannazione, Severus non sapeva perché ma quello lo calmò all’istante.

-Bah, siete dei vecchi!- sbottò James incrociando le braccia al petto -Dai, Felpato! Andiamo almeno nelle cucine, ho fame!- gemette poi con voce lamentosa.

-Oh, vengo anche io!- saltò su Peter, notevolmente più sveglio per la promessa di poter mettere qualcosa sotto i denti. Sirius invece sospirò e s'ingobbì.

-Non posso, devo andare dalla McGranitt.- scoccando un’occhiataccia a Remus, che invece ridacchiò e rispose:

-Io invece vengo volentieri. Ho proprio bisogno di una cioccolata calda.-

James parve non sentirlo neanche, troppo preso a scrutare il suo migliore amico.

-Perché devi andarci?- chiese sospettoso. Sirius voltò lo sguardo con quella che sperò sembrasse noncuranza.

-Deve parlarmi di... cose.- si scollò dal palato -Sai com’è, non riesce a starmi lontana e trova sempre mille scuse per convocarmi in sede privata.- continuò, facendo un sorrisetto furbo -Credo che non ci vorrà molto prima che la faccia capitolare.-

A quelle parole, James alzò gli occhi al cielo e sbuffò -Rinunciaci, non sei il suo tipo.-, rilassandosi visibilmente. -E va bene, non posso certo farti andare dalla tua Minerva a stomaco vuoto! Aspettami qui con Remus, vi porto io qualcosa. Andiamo Peter, gli elfi non aspettano che viziarci!-

Dopodiché uscì di gran carriera, seguito da un esultante Peter che faceva una lista di cose da mangiare, interrotta bruscamente quando il quadro tornò al suo posto.

Sirius lasciò andare un sospiro e si poggiò contro lo schienale, chiudendo gli occhi e godendosi il silenzio della Sala Comune, rotto solo dal crepitio del fuoco. Remus di fronte lui si mosse, allungando i piedi e cozzando così con i suoi, smozzicando una scusa che lo fece sorridere. Remus era sempre così beneducato, attento a non disturbare gli altri o fargli un torto, qualunque fosse, anche involontario.

Era prevedibile e conosciuto, e lo faceva stare bene. Sì, il profumo di agrifoglio che riempiva la stanza, il rilassante rimbombo delle fusa contro le mani e la presenza rassicurante di Remus lo facevano stare davvero bene.

-Volete che vi lasci soli?- chiese divertito Remus, strappandolo dal suo mondo ovattato.

Sirius aggrottò le sopracciglia confuso, seguendo poi però gli occhi ridenti dell’amico fino al proprio grembo dove la sua mano stava sgrattinando la testolina nera di Severus. La allontanò di colpo, come se si fosse scottato, e contemporaneamente il gattino alzò la testa e la scrollò, come a scacciarlo. Si sedette, arricciando la coda attorno alle zampe e cominciò a leccarsene una, sfregandosela poi sul musino. Sirius inarcò un sopracciglio.

-Hai intenzione di lavarti su di me?- chiese guadagnandosi un’occhiataccia. Severus saltò giù da lui e dalla poltrona e andò ad acciambellarsi su uno dei cuscini davanti al fuoco, sotto gli occhi guardinghi di Sirius.

-Vedi di non scappare di nuovo, stupido Mocciosus.- borbottò lui, prima di sistemarsi meglio, allacciando le mani sull’addome con un sospiro, e chiudere gli occhi. Li riaprì quando sentì di nuovo la risata appena trattenuta di Remus.

-Cosa c’è adesso?-

-Niente, niente.- disse, ma si portò la mano alle labbra per nascondere la sua ilarità, inutilmente, visto che dovette aggiungere -Niente, davvero.-

Sirius non ne fu per nulla convinto, ma non poté investigare oltre visto che dal buco fecero ritorno James e Peter con due enormi sorrisi soddisfatti sulle labbra.

-Eccoci qua!- annunciò James, facendo un gesto teatrale mentre tirava fuori dal mantello un numero esorbitante di leccornie e le sistemava su uno dei tavolini. Peter tirò fuori anche due caraffe, di cui una doveva essere colma di cioccolata calda a ben vedere lo sguardo famelico di Remus.

-Avete svaligiato le cucine, vedo.- disse comunque, ma il suo miglior cipiglio disapprovante era alquanto sbiadito, constatò con un sorriso Sirius. La cioccolata aveva quest’effetto calmante su Remus – quasi deleterio secondo lo spirito ligio del Prefetto.

-Siamo giovani e dobbiamo crescere!- rispose James, passandogli poi una tazza fumante di cioccolata calda. Remus non parve neanche sentirlo, sospirando beato quando sentì il calore della ceramica penetrarlo attraverso le dita. Si prese un momento solo per sé, socchiudendo gli occhi e inalando il profumo inebriante del cacao e mugolando soddisfatto.

Severus alzò il musino e lo guardò incuriosito, prima di sussultare quando James gli poggiò qualcosa davanti: una ciotola piena di latte.

-Ce n’è anche per te, piccolino.- lo apostrofò James con un sorriso -Se lasciassi che fosse Sirius a prendersi cura di te, temo che moriresti in molto poco tempo.-

-Ehi!- protestò Sirius con la bocca piena di uno zenzerotto.

James gli regalò un’occhiata scettica -Correggimi se sbaglio: da quando lo hai trovato non ti sei preoccupato di dargli da mangiare, vero?- Sorrise soddisfatto all’espressione colpevole dell’amico e si sistemò per bene sul divano, afferrando un plum cake[1]  e infilandoselo tutto in bocca. Sirius si agitò nervosamente sul posto e brontolò.

-Anche io ho saltato la cena, ieri, eh!-

-Tu poi anche morire di fame, lui no. È troppo carino.-dichiarò James scrollando le spalle e procurando un principio di soffocamento in Remus, che tossì la cioccolata finitagli nel naso. Sirius boccheggiò stralunato passando con lo sguardo da James a Severus – che si era avvicinato alla ciotola con fare incerto e ne stava annusando il contenuto – in modo frenetico e gemette, sfregandosi il viso tra le mani.

-Dio, non sta succedendo sul serio.- gemette, senza pensarci. James aprì la bocca per ribattere, ma uno scalpiccio alle loro spalle lo interruppe. Si voltarono tutti a guardare un primino entrare di filato nella Sala Comune e bloccarsi a metà strada dalle scale per il Dormitorio, fissando sorpreso la quantità di cibo al centro del gruppetto. James si alzò con un sospiro e gli si piazzò davanti.

-Tu non hai visto niente.- dichiarò, minacciandolo con un tortino di cioccolato e caramello. Il ragazzino seguì con sguardo ipnotizzato l’agitarsi del dolce, ma poi scosse la testa e negò con forza.

-Niente, signore.- pigolò, scappando poi su per le scale.

James annuì soddisfatto e tornò al proprio posto con un sorriso e un morso al tortino.

-Continuo a non capire come tu ci riesca.- gracidò Remus, ripulendosi le labbra dai baffi di cioccolato.

-È il fascino della star.-  sospirò James soddisfatto, piagnucolando poi quando si sentì mordere la caviglia -Auch! Ma che diavolo...-

Sirius ridacchiò e tirò su il gattino esagitato che continuava a soffiare in direzione di Potter con il musino sporco di latte.

-Non credo che lui sia d’accordo con la tua teoria, Ramoso.-

James brontolò e tirò un orecchio al gattino in dispetto -E io che ti ho pure dato da mangiare.-

-Ah, no, guarda che non lo compri così facilmente. Non è proprio uno facile, lui.-

Remus gemette, stringendosi la radice del naso tra le dita e sospirò -Sirius, non dovresti essere già dalla professoressa McGranitt?- chiese. Aveva sentito anche troppi discorsi assurdi in una sola ora e aveva bisogno di una tregua, decisamente.

Sirius s’irrigidì, scattando in piedi come una molla -Giusto!- Si guardò attorno e arraffò un ultimo dolcetto dal tavolino, infilandoselo malamente in bocca -Ci vediamo dopo.- biascicò, sputacchiando briciole.

James inarcò un sopracciglio -Hai intenzione di portarti anche lui?- chiese, indicando il gattino ancora stretto al suo petto. Sirius tentennò appena – un po’ troppo a lungo però, perché gli altri non lo notassero – e poi lo rifilò tra le mani di Remus.

-Giusto.- disse, ma non sembrava molto convinto -Allora a dopo!-

-Sirius...-

-Che c’è?- gemette lui, già con un piede fuori dal buco. James lo guardò stranito e poi scosse la testa.

-Sai, non credo che il tuo abbigliamento sia appropriato...-

Sirius aggrottò la fronte -Cos’ha che non va il mio abbigliamento?- chiese abbassando lo sguardo su di sé e notando solo in quel momento di essere ancora a torso nudo -Oh.- esalò, arricciando un angolo della bocca, con fare assorto -Dite che la mia Minerva non apprezzerebbe lo spettacolo?- ghignò.

-Accio felpa di Sirius.- appellò Remus, con un sospiro rassegnato -Sirius, ti prego, contieniti e cerca di non farti espellere.-

-Agli ordini, mammina.- scosse la testa Sirius, infilandosi la felpa e salutandoli finalmente con un ghigno.

***

-Avanti.- rispose la professoressa all’energico bussare alla porta dello studio -Ah, signor Black, è lei. Si accomodi.-

Sirius le sorrise mordace, scivolando fluido nella stanza e sulla poltrona davanti la scrivania.

-Buongiorno e buona Vigilia, mia amata professoressa.- ammiccò, accomodandosi scompostamente, le gambe accavallate sul bracciolo. La professoressa lo guardò severamente e sospirò.

-Si sieda composto e veda di non aggravare ulteriormente la sua situazione. Le assicuro che non è delle più rosee.-

Sirius sospirò con fare melodrammatico, portandosi una mano al petto e stringendo la stoffa tra le dita.

-Lei mi ferisce profondamente.- esalò, ma eseguì l’ordine e raddrizzò la postura. Si portò il dorso della mano alla fronte e assunse un’espressione da attore consumato, l’altro braccio steso in avanti verso un pubblico invisibile -La sua freddezza è un pugnale avvelenato piantato nel mio povero cuore innamorato. Bellissima e letale... oh, come posso non amarla-...-

-Ha finito, signor Black?- lo interruppe la professoressa con cipiglio scuro -E le suggerisco per il suo bene che la risposta sia “sì”.-

Sirius sorrise e abbassò le braccia.

-Uhm, sì.-

Minerva McGranitt sospirò, massaggiandosi le tempie con le lunghe dita, prima di incrociarle severamente sulle pergamene davanti a sé. Aveva questa capacità, la professoressa McGranitt, di apparire minacciosa e severa – e di rimetterlo in riga – solo con la congiunzione delle mani davanti alla sua persona. Era una qualità che Sirius non aveva trovato in nessun altro. Persino Remus non arrivava a quei livelli, e Remus era risaputamente l’unico capace di rigirarselo come voleva, anche se neanche se ne rendeva conto il più delle volte.

-Come sta il signor Piton?- chiese la professoressa, richiamandolo dalle sue elucubrazioni.

-Oh, sta... bene. È con Remus adesso, l’ho lasciato con lui...- Sirius si agitò appena sul posto, sotto gli occhi esaminatori della professoressa.

-Deduco che il signor Lupin sia a conoscenza dei fatti.-

-Ehm... sì. Lui mi ha... uhm, accompagnato ieri da Madama Chips.-

-Ah, sì, è vero, era fuori l’infermeria.- ricordò la donna -Beh- aggiunse dopo un attimo -Questo mi rincuora molto.-

-Trovo la sua insinuazione oltremodo offensiva, lo sa?-

La professoressa McGranitt lo guardò scettica, le labbra tirate in una linea sottile e sbilenca.

-Lei non è proprio famoso per la sua preoccupazione nei confronti della salute del signor Piton.-

-Beh...- borbottò lui -Se le cerca...-

La professoressa gli scoccò un’occhiataccia -Per questa volta fingerò di non averla sentita. Adesso- continuò, sistemando i fogli davanti a sé -Passiamo alla sua punizione. Ho parlato con il professor Lumacorno e vista la causa di questo pasticcio, abbiamo decretato di darle una punizione correlata: pulirà i calderoni di tutte le lezioni di Pozioni. Senza magia.-

-Cosa?-

-Per due mesi.- aggiunse la professoressa con un sorriso sottile e maligno. Sirius boccheggiò, strabuzzando gli occhi, completamente annichilito. Oh, per la sottoveste di Morgana, non poteva essere vero!

-Professoressa- gracchiò, mettendo insieme un pallido sorriso tirato -Non le sembra un po’... uhm, esagerato?-

Il sorriso della donna si ampliò crudelmente, facendolo rabbrividire con la sensazione di essere solo una pulce: fastidiosa ma innocua.

-Preferirebbe che le aggiungessi un altro mese, signor Black? Magari sottraendole altri cinquanta punti?- e al vigoroso diniego dello studente, lei annuì soddisfatta, ma non rilassò la postura -Forse non le è chiara la gravità delle sue azioni, signor Black. Con la sua bravata ha rischiato di far seriamente del male a un suo compagno e, mi dispiace, ma conosco abbastanza i vostri trascorsi per avere la certezza quasi matematica che non sia stato un incidente, come lei ha cercato di farci credere.- Sirius aprì la bocca per cercare di ribattere qualcosa, qualunque cosa, ma la professoressa alzò una mano e continuò: -Credo e spero che si sia pentito di quanto accaduto e che una situazione del genere non si ripeterà più; tuttavia credo anche che una punizione esemplare possa essere da monito e aiutarla a non dimenticare.-

Sirius si morse un labbro e sospirò, incurvato su se stesso. Alzò appena lo sguardo verso la donna che gli sedeva di fronte, osservandola con afflizione attraverso i ciuffi di capelli più lunghi e scomposti, e la vide sussultare vistosamente – lo sguardo da Felpato era il suo asso nella manica.

-Mi dispiace, professoressa. Le prometto che non succederà mai più.- borbottò mogio. La professoressa tentennò appena, evidentemente combattuta sul come comportarsi.

-Le credo, signor Black.- sospirò alla fine e Sirius costatò con una punta di orgoglio come le spalle della donna si rilassarono contro lo schienale della sedia. -Comunque non comincerà la sua punizione prima della ripresa delle lezioni, quindi si goda pure le vacanze natalizie.- aggiunse con un sorriso appena caloroso.

Sirius le rispose con uno solare dei suoi e annuì con foga -Grazie mille, professoressa!- proruppe, alzandosi e stringendole la mano tra le sue -Lei è la mia signora ed io sono il suo schiavo, servo fedele del suo immenso cuore.-

-Signor Black, mi lasci andare subito o giuro che da due, passeremo a quattro mesi di punizione!- lo minacciò, tirando via la mano con forza.

-Oh, così dolceamaro questo amore, ma non posso farne a meno! La prego, mia signora, mi conceda l’onore di amarla!-

-Se ne vada, prima che cambi idea!- sbottò esasperata, alzandosi dalla sedia e sospingendolo fuori dalla stanza con le sue stesse mani.

-Non faccia così, mia dea, non sia timida! Saprò renderla felice come nessun altro uomo saprà mai, glielo prometto!- continuò Sirius, cercando di stringerla tra le braccia. Lei ne sgusciò via e lo spintonò un’ultima volta, facendogli oltrepassare la soglia.

-E io le prometto che se non la smette immediatamente con queste panzane, la metterò in punizione per tutto l’anno. Con Mastro Gazza!- puntò in dito affusolato contro il suo petto, per sottolineare meglio la minaccia, e poi si ricompose, sistemandosi gli occhialetti sul naso -Buona giornata, signor Black, e buona Vigilia.-

Detto questo, chiuse la porta, ma Sirius fu certo di averla vista sorridere, nonostante tutto.

***

Tutta la pace riacquistata, scomparve quando rimise piede nella Torre di Grifondoro.

La Sala Comune era ancora vuota se non per i suoi amici, ma Sirius non aveva mai assistito a un tale fracasso – non dall’esterno per lo meno.

-Felpato!- lo salutò con un sorriso James, seduto sulla spalliera del divano; un attimo dopo era tornato a cercare chissà cosa sul pavimento. Remus invece era ancora sulla poltrona di prima, ma anche i suoi piedi erano alzati. Li aveva piegati sotto di sé e guardava con rassegnazione l’amico.

-Com’è andata, Sirius?-

-Uhm- rispose lui, raggiungendolo -È andata bene... cioè, sono in punizione per due mesi, ma sono ancora vivo.- aggiunse in un sussurro affinché lo sentisse solo Remus. -Dov’è lui?- chiese poi con apprensione, rendendosi conto che non era neanche sul suo cuscino.

Remus sorrise e poggiò il mento sulla mano, vagando anche lui con lo sguardo -A caccia...- disse sibilino. Sirius aggrottò la fronte e imitò i suoi due amici, cercando il gattino con gli occhi. Un attimo dopo qualcosa gli passò sui piedi e lui saltò spaventato, arrampicandosi sul bracciolo della poltrona, tra le risate dei suoi amici. Scrutò il pavimento, guardingo, cercando di capire cosa fosse stato, e individuò finalmente la causa di tutto quel trambusto: Severus era fermo davanti al muro, in agguato. Puntava una fessura tra due pietre, la coda che spazzava ritmicamente il pavimento e tutto il piccolo corpo in tensione, in attesa.

-Ma che diavolo...- sussurrò, osservandolo studiare l’entrata, infilarci una zampina dentro e tornare in attesa. Rimase fermo per un tempo che parve infinito, poi un nasino grigio fece capolino annusando l’aria e lui scattò con un miagolio, cercando di afferrarlo.

Sirius aprì la bocca e sbatté le palpebre come un gufo, voltandosi poi a guardare alternativamente i suoi amici.

-Codaliscia?- chiese, per amor di precisione. A rispondergli fu uno squittio acuto da dentro il muro, a cui Severus reagì con un nuovo tentativo di attacco.

-Da quanto stanno andando avanti?- chiese, sentendo le proprie labbra distendersi in un ghignetto divertito.

-Da, uhm, un po’.- rispose vago James, stampandosi però in faccia l’espressione più malandrina del repertorio. Remus sbuffò e scosse la testa, ridacchiando nonostante tutto.

-Da quando te ne sei andato, praticamente. James ha convinto Peter con la promessa di una fornitura annuale di Topoghiacci.-

-Ah, lo ha preso per la gola...- Rise quando il musetto tremolante di Codaliscia uscì allo scoperto e Severus, preso dalla foga, si diede troppo slancio e diede una testata contro il muro.

-Okay, adesso basta. Evitiamo di farti diventare più scemo di quanto tu non sia già.- disse, raggiungendolo in poche falcate e tirandolo su, mentre quello scuoteva la testa frastornato. Gli fece una carezzina tra le orecchie e rise di cuore quando lo vide tendersi soddisfatto sotto le sue dita. Evidentemente il lato felino stava avendo la meglio su quello Mocciosus. -Codaliscia esci anche tu, dai.-

-Ah, sei un guastafeste, Felpato!- sbottò James, ma ancora con il sorriso sulle labbra. Si stiracchiò le braccia e la schiena, proprio mentre Peter si arrampicava sul divano e si ritrasformava con uno sbuffo.

-Uff, un paio di volte ho temuto mi prendesse...-

-Adesso andiamo fuori? Dai, c’è la neve!- propose James con gli occhi che brillavano di eccitazione e speranza. I tre amici si guardarono con un misto di divertimento e rassegnazione.

-E va bene.- acconsentì Sirius per tutti, concentrato però sul corpicino tra le sue mani vibrante di fusa soddisfatte.

-Propongo di vestirci in modo più appropriato, allora.- aggiunse Remus, sospingendolo su per le scale.

-Chi arriva per ultimo è un Mocciosus!- urlò James, sorpassandoli in fretta e furia, seguito a ruota da Peter che però almeno chiese scusa mentre li dribblava. Remus e Sirius si scambiarono uno sguardo divertito, poi Remus scattò in avanti, distaccandolo.

-Ehi!- urlò Sirius, salendo gli scalini a due a due per raggiungerli. Remus rise e si fermò appena fuori dalla stanza, voltandosi a guardarlo da sopra la spalla.

-Beh- sussurrò -Tu hai lui in mano!-

Sirius sbuffò e lo seguì in camera, giusto per vedere Peter afferrare qualcosa al volo da James.

-Questo è l’acconto.- disse, lanciandogli un altro sacchetto. Topoghiacci, si disse Sirius, direttamente dalla scorta personale di Ramoso.

Posò Severus sul letto e gli puntò il dito contro -Fermo qua, tu!- lo ammonì, spingendoglielo poi contro il nasino e facendoglielo arricciare infastidito. Dopodiché aprì il baule e scavò nel caos al suo interno alla ricerca del necessario. Dove diavolo è l’altro guanto?

 Lanciò tutto sul letto senza pensarci e si fermò quando sentì un miagolio strozzato, rendendosi così conto di aver sotterrato Severus nel mantello imbottito di pelliccia. Sghignazzò guardando il bitorzolo di stoffa agitarsi in cerca di una via d’uscita; poi però si fermò e si grattò il mento pensieroso. Un attimo dopo si rituffò nel baule e ne uscì diversi minuti dopo stringendo qualcosa in un pugno.

-Sirius?- lo richiamò Remus -Che stai facendo?- chiese, vedendolo saltare sul letto e scavare nel mantello, afferrando poi Severus e portandoselo in grembo. Armeggiò e imprecò un paio di volte contro i tentativi del gattino di scappare dalla sua presa, ma poi esultò trionfante mostrandolo all’amico.

-Che te ne pare? Sono o non sono un genio?-

Remus ammiccò un paio di volte osservando il gattino cercare di mordere un collarino rosso fuoco adornato da un campanellino dorato, che trillò a ogni suo movimento.

- A cosa servirebbe?- chiese James infilandosi un pesante maglione blu di lana.

-Come a cosa?- Sirius si sgonfiò appena, guardandolo un po’ male -Se dovessimo perderlo di vista, con questo lo ritroveremo!-

James inarcò un sopracciglio, scettico, replicando -Come si può perdere un gatto nero in mezzo alla neve? Non c’è mica la bufera lì fuori, sai?-

Sirius brontolò qualcosa, afferrando la prima cosa capitatagli in mano e lanciandogliela. Scoprì che era il guanto disperso quando finì dritto in faccia al suo migliore amico.

 

Dieci minuti dopo, uscirono dalla Torre. Direzione: il parco innevato.

-Non hai freddo?- Remus occhieggiò la felpa di Sirius infilandosi i guanti e rabbrividendo per lui.

Sirius si sistemò il mantello, spingendoselo dietro le spalle, e le scrollò -No, ho un’altra maglia sotto. E poi questa è comoda.- spiegò infilando poi Severus nel tascone sul davanti della felpa.

-Ah.- sorrise Remus, trattenendosi dal dire qualcosa che avrebbe mandato in panico l’amico. Ci pensò James, ignaro del vero significato di quelle parole.

-Mio dio, Felpato, ti sei completamente giocato il cervello per quel cosino! Perché non ti... cambi e vivi per sempre con lui?-

Sirius, come prevedibile, s’irrigidì e Remus poté giurare di averlo visto arrossire appena, mentre sbottava:

-Ramoso, stai sparando un cumulo di cazzate!-

James inarcò un sopracciglio, più curioso che offeso, e replicò -E allora perché sei arrossito? Mio dio, sei uno zooerasta[2] , Sirius?-

La bocca di Sirius si spalancò in un muto grido di orrore e sgomento, incapace di ribattere alcunché, ma stringendo di più la presa sul fagottino nei propri vestiti, quasi a volerlo proteggere. Remus storse il viso, gemendo -Immagini mentali indesiderate...- e sorridendo poi all’espressione corrucciata e da punto interrogativo di Peter. Un po’ gli invidiò quella sua lacuna.

-Remus...- cominciò quello, incerto su come continuare, ma Lupin gli poggiò una mano sulla spalla con un sorriso amichevole e comprensivo.

-Non chiedere.- lo anticipò -Non lo vuoi sapere, fidati.-

Peter si corrucciò ancora di più, ma seguì il suo consiglio e tacque, continuando però a pensarci. La questione passò in secondo piano quando finalmente affondarono con le scarpe nella neve fresca. Aveva nevicato per tutta la notte e adesso l’intero paesaggio era ammantato di soffice e candida neve. Era sempre uno spettacolo per gli occhi e il cuore, ma era anche un problema per chi, come loro, si arrischiava a fare una passeggiata.

Tre passi dopo stavano tremando, borbottando nelle sciarpe maledizioni contro James e la sua fissazione per la neve. 

-Uffa, quanto la fate tragica!- sbottò lui, stringendosi però nel mantello e faticando per non far tremare la voce a causa dei brividi.

Sirius ringhiò e lo spintonò blandamente, facendolo affondare ancora un po’ nella neve al passo successivo.

-Jamie, guardati attorno.- disse, alzando il collo per liberare le labbra dalla lana quel minimo per far sì che le sue parole non fossero solo una serie di suoni indistinti -Siamo gli unici idioti qui fuori e sai perché? Perché tu sei un idiota!-

James inarcò un sopracciglio, sfregandosi il torace con le braccia per prendere calore -Questo però, a rigor di logica, farebbe di voi degli idioti più idioti di me, visto che mi avete seguito.-

Sirius boccheggiò appena, preso in contropiede, per poi sbottare -No! Fa di noi degli amici!- a cui Remus rispose -No, Sirius, ha ragione James.- con il tono serio e pensieroso, come se ci stesse davvero ragionando su.

-Ci hai appena dato degli idioti.- decretò Remus, infine, annuendo soddisfatto di essere arrivato a una conclusione logica. Sirius lo odiò un po’.

Lasciò cadere il discorso quando sentì il suo piccolo coinquilino muoversi contro lo stomaco. Infilò le mani nel tascone e lo circondò, sentendolo agitarsi appena e borbottare infastidito– almeno a stare a sentire il riverbero nel corpicino. Sirius gli accarezzò il collo con il pollice e sorrise, sentendolo rilassarsi e borbottare di nuovo, questa volta di pura soddisfazione, ne era certo.

A quanto pare Mocciosus non disdegna le coccole, pensò con un sorriso, risalendo con le punte delle dita nel morbido pelo dietro le orecchie. Anzi, sembrava che ne andasse matto e Sirius ridacchiò quando lo sentì muoversi per guidare i suoi grattini.

Prepotente, pensò, ma ridacchiando.

Per un attimo si chiese se non fosse tutto un fatto di percezioni, se Piton non si stesse comportando in quel modo a causa delle sue nuove sembianze – dopotutto a tutti i gatti piacevano le coccole, no? – e se, una volta tornato normale, non sarebbe tutto svanito.  Aggrottò le sopracciglia quando si rese conto di stare davvero pensando di fare una prova con il vero Mocciosus.

James aveva ragione, doveva essersi bevuto completamente il cervello.

Quasi fosse un’apparizione invocata, James entrò nel suo campo visivo con un cipiglio scuro in viso, facendolo sussultare e arrestando bruscamente il suo cammino.

-Jamie!- sbottò lui.

-È per il tuo bene.- rispose quello, aprendogli poi il mantello e infilandogli le mani nella felpa, strappandogli il gattino dalla presa. Sirius si lasciò sfuggire un suono strozzato e cercò di riacciuffarlo, ma James scappò verso il lago, ridendo quando, nel tentativo di rincorrerlo, Sirius scivolò e cadde.

Completamente coperto di neve da capo a piedi, Sirius alzò lo sguardo e ringhiò nella sua direzione, scattando di colpo e finendo nuovamente lungo disteso, con la faccia nella neve. Sentì i suoi amici ridere e il campanellino di Severus trillare, mentre la voce divertita di Remus lo chiamò, nonostante tutto, e gli chiese come stava.

Sirius alzò la testa e lo guardò con un sopracciglio di neve alzato.

-Secondo te, come posso stare?- sbottò, guadandolo ancora più male quando quello si morse le labbra e poi le dita nell’evidente tentativo – inutile, peraltro – di non ridere.

-Non è divertente.- ringhiò, cercando di alzarsi e rischiando di scivolare con le ginocchia per l’ennesima volta.

-Scusa, scusa...- biascicò Remus, offrendogli la mano per rialzarsi. Sirius lo guadò male, ma accettò l’aiuto, tentando di riguadagnare l’equilibrio nonostante l’amico fosse ancora scosso dalle risate.

 

Poco distanti da lì James stava litigando con il gattino, cercando di non farsi mordere o graffiare a ogni movimento. Dopo una piccola baruffa, riuscì a trattenergli le zampette nelle mani, resistendo stoico ai continui morsetti con cui il gattino gli ricopriva i dorsi.

-Sta’ buono, dannazione!- sibilò, prima di allargare un sorriso e continuare, con un tono decisamente più alto stavolta -Maledizione, sei carino, ma mordi come un dannato...- lo fissò, meditabondo -Sai, mi ricordi la  mia Lily. Magari ti regalo a lei!-

Sirius si gelò sul posto, il corpo teso e il baricentro spostato in avanti nel tentativo di non perdere nuovamente l’equilibrio; fissò Remus a occhi sgranati, trovandolo nelle medesime condizioni. Poteva facilmente immaginare i pensieri di Remus, visto che probabilmente erano identici ai suoi.

Non può essere vero, si diceva, mentre le labbra di Remus tremavano sotto i suoi occhi e un attimo dopo lasciavano libera la risata trattenuta. Lo scoppio d'ilarità fu talmente forte da far perdere l’equilibrio ad entrambi e li fece crollare a terra, in un imbroglio di braccia e gambe.  Remus continuò a ridere con le lacrime agli occhi, rotolando di schiena e liberando l’amico dal proprio peso, mentre quello continuava a sbottare improperi a denti stretti.

James rise guardandoli cercare di rialzarsi e fallire a ogni tentativo a causa dell’ilarità di Lupin, che crollava puntualmente senza forze, facendo borbottare ancora di più l’amico. Fu in quel momento che Severus miagolò e gli piantò le unghie nella striscia di pelle scoperta del polso, scalciando con le zampette posteriori nel tentativo di fargli più male possibile.

-Arg! Maledizione!- sbottò James, afferrandolo per il collarino e tirandolo indietro fino a fargli lasciare la presa sul suo avambraccio. Severus si divincolò, riuscendo a mordergli la mano con cui James cercava di immobilizzarlo e stringendo il più forte possibile per superare lo strato dei guanti e conficcarsi con cattiveria nella carne.

Un’ondata di orgoglio lo investì quando James ululò di dolore e lo mollò a mezz’aria; Severus ruzzolò nella neve, il campanellino che trillava a ogni movimento.

Si rimise in piedi, scuotendo la testolina per schiarirsi le idee. Ebbe giusto il tempo di fare ciò che dovette saltare per sfuggire alle mani di James, tornato all’attacco.

-Vieni qua, gattino bello, dai...- cercò di blandirlo -La mia Lily è un bellissimo angelo dai capelli rossi. Sarai felice con lei!-

-Ramoso!- lo interruppe la voce di Sirius, che finalmente era riuscito a rimettersi in piedi. Severus approfittò della distrazione di entrambi per scappare più lontano possibile. Ma come se non fosse stato abbastanza la neve soffice che rivelava la direzione dei suoi passi, c’era il campanellino che richiamava e tradiva la sua posizione.

-Mi dispiace, Severus- cominciò in un sussurro Remus, gli occhi brillanti e le guancie arrossate da ilarità e freddo -Ma non posso farti allontanare più di tanto. A Sirius verrebbe un infarto, credo.- concluse, prendendolo in braccio, quasi insensibile ai morsi con cui il gattino tentava di riconquistare la libertà. Dopotutto era abituato a ben altro lancinante dolore.

 

Sirius si lanciò in avanti per superare James e Peter, accorso per cercare di fare qualcosa, e raggiungere gli altri due, ma l’azione congiunta dei suoi amici gli fece perdere l’equilibrio, schiacciandolo con la faccia nella neve. James rise, apostrofandolo -Perdente!-, e avanzò di un passo. Al successivo, Sirius gli afferrò la caviglia e tirò con tutte le sue forze, facendolo ruzzolare accanto a sé con un gemito strozzato. James sbuffò una nuvoletta di neve, lamentandosi quando Sirius gli camminò carponi addosso e lo superò, rimettendosi in piedi. Ringhiò e lo attaccò alle spalle, aggrappandoglisi alla schiena e lottando per la supremazia.

-Arg! Scendi, stupido Ramoso!- ringhiò Sirius, uggiolando di dolore quando James lo morse sull’orecchio. Si divincolò con le gambe spalancate e i piedi ben piantati nella neve per non cadere nuovamente.

Si piegò violentemente in avanti e ribaltò l’amico, facendolo crollare sulla neve in una nuvola di bianco, scattando poi con rapidità.

Remus ridacchiò, spostandosi il gattino nella presa, così da rimanere insensibile ai suoi attacchi reiterati, e guardò i suoi amici osteggiarsi nel tentativo di raggiungere loro due. Lui stesso non si rese conto di quanto si fossero avvicinati fino a quando non fu troppo tardi. Sgranò gli occhi quando se li vide finire addosso, crollando tutti e tre nella neve, intrecciati e doloranti.

Severus strisciò fuori con un miagolio stonato, scuotendo il corpicino dalla neve, mentre dietro di lui i tre continuavano a lamentarsi e litigare nel tentativo di sbrigliarsi in qualche modo.

Bene, pensò zampettando via di lì con discrezione, cosicché il campanellino non trillasse, richiamando la loro attenzione. Purtroppo per lui quello trillò comunque quando, per puro istinto, scrollò una zampina nel tentativo di liberarsi della neve tra i cuscinetti.

Come prevedibile quel maledetto di Black lo puntò all’istante – maledetto il suo istinto canino – e urlò un ordine:

-Peter, non farlo scappare!-

A quel punto non gli restò che gettare alle ortiche la discrezione e scattare in fuga, mentre da uno, i suoi inseguitori diventavano due, tre e infine quattro, rincorrendolo per tutto il parco di Hogwarts.


 

[1] Nella lingua inglese, si intende per plum cake un dolce di origine tedesca, fatto di prugne. La parola plum indica infatti la prugna. Questi dolci hanno forma piatta e vengono confezionati con pasta frolla oppure lievitata: sono quindi paragonabili alle crostate. (tratto da Wikipedia). Questo, per intenderci.

[2] In psicopatologia, con zoofilia erotica o più tecnicamente zooerastia si designa la pratica parafiliaca umana di accoppiarsi o avere rapporti sessuali con animali. (tratto da Wikipedia)

   
 
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