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Autore: koorime    23/12/2010    2 recensioni
A causa di un incidente l'ultimo Natale a Hogwarts di Sirius non sarà come se l'era immaginato.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Minerva McGranitt, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Noticina: Salve!
Prima che vi accingiate a leggere, dovete sapere un paio di cose:
-questa è una Malevolence (sono consapevole che dal titolo sembri una Wolfstar, ma no, davvero non lo è XD... oddio, in qualche parte può sembrarlo davvero, ma in altre sembra addirittura una Sirius/James... La verità è che Sirius è una puttana, ammettiamolo XD)
-questa è una Malevolence atipica: niente sesso e niente angst. Siamo a Natale, c’è bisogno di fluff a palate ù_u
Se nonostante questi due avvertimenti volete continuare a leggere, sappiate che la storia (in tre capitoli) è già conclusa e verrà pubblicata oggi, domani e dopodomani.
Spero che vi piaccia, nonostante sia la prima vera Malevolence che scrivo (almeno come pairing principale), e che... beh, no, basta XD

Anzi no, prima devo fare dei ringraziamenti: a Hikaru, che ha riso e mi ha sostenuta durante le due settimane di follia in cui ho scritto in modo frenetico; a Stat, che ha riso e mi ha patpattato la testolina, facendomi capire come si sente di solito lei quando sono io a farglielo; a Thalia, che ha riso, guardandomi farneticare di questi due, ma mi ha appoggiata e sostenuta, subendosi le mie menate mentali e accollandosene anche il betaggio (della storia, non delle mie menate mentali XD). Quindi, ecco, grazie perché non mi hanno mandato al diavolo quando ne avrebbero avuto tutte le motivazioni. E grazie a tutte/i voi che avete deciso di cominciare questa breve avventura natalizia con me ♥

Ecco, adesso basta davvero XD

Buona lettura! ^O^

 

Sirius Black e il suo piccolo problema peloso

Capitolo uno.

 

Doveva saperlo che era tutta colpa di Black.

Era sempre colpa di Black quando qualcosa andava storto, soprattutto quando quel qualcosa riguardava lui.

Ma non poteva andarsene per le vacanze, vero? Sarebbe stato troppo bello per lui! Un Natale senza quell’idiota di Black l’avrebbe reso troppo felice, vero?

Stupido Black. Stupido, maledettissimo Black!

Severus scosse la testa e ringhiò, avanzando nel buio, ma quello che gli uscì in realtà fu solo un fievole miagolio.  Provò a fare qualche passo verso l’uscita di quell’intrico, ma una mano scostò la stoffa e lo agguantò, tirandolo su.

-Merda...- disse il faccione di Sirius Black, fissandolo da una distanza ravvicinata.

-Merda!- ripeté, rigirandoselo in mano e facendogli venire il mal di mare. Perché diavolo non stava un po’ fermo e non lo rimetteva giù? E perché diavolo non la smetteva di fissarlo, accidenti a lui? Non faceva altro che agitandolo di qua e di là, sbattendogli la sua stupida faccia davanti agli occhi.

Che poi, checché se ne dicesse, Sirius Black non era bello! E non aveva un bel naso! Tutt’altro, e in quella situazione era ancora più evidente. Era largo e con due narici enormi, quindi davvero, avrebbe dovuto proprio stare zitto sui nasi altrui.

 

-Merda merda merda. Merda!- sbottò Sirius quando la porta dell’aula si aprì e lui non vide altra via di fuga che infilare Severus nella cartella proprio mentre il viso di Remus Lupin si apriva in un’espressione di stupore e incespicava nei suoi stessi piedi.

-Sirius!-

-Ciao, Lunastorta!-

-Cosa... cosa ci fai qui?-

-Uhm, io-... niente! Tu invece?-

Remus parve irrigidirsi per un attimo, prima di rispondere nervosamente -Niente! Perché dovrei stare facendo qualcosa? Non ho fatto niente io!-

-Beh, neanche io!- sbottò Sirius, spingendo ancora di più la mano nella borsa, da cui provenne distintamente un miagolio. I due ragazzi si guardarono per qualche istante, mentre le armature attorno a loro intonavano Silent Night.

C’era qualcosa che non andava in Remus, Sirius se ne rendeva conto perfettamente. Era rigido e continuava a guardare nell’aula, posando più e più volte gli occhi sul caos alle spalle di Sirius – il calderone bruciato e la sostanza appiccicosa che colava dal banco in una pozza fetida accanto ai suoi piedi. Senza contare quel mucchietto di abiti... – ma si faceva violenza per non chiedere, per non sapere cosa fosse successo.  Non era una cosa da Remus Prefetto Lupin. Ma Sirius non aveva proprio il tempo di preoccuparsi di questo. Anche di questo.

-Bene, allora... io vado. Sai, ho da fare... cose. Molte cose...- balbettò, facendo qualche passo e uscendo dall’aula, chiudendo i lacci della propria borsa.

-Oh, sì, anche io ho... cose da fare. Da altre parti.-

-Bene...-

-Bene...-

I due si osservarono ancora, senza muovere un passo in alcuna direzione, continuando a scrutarsi. Poi la borsa di Sirius miagolò di nuovo e lui decise che era meglio sloggiare prima che il buon senso di Remus avesse la meglio.

-Ciao, Lunastorta!- urlò, fuggendo letteralmente lungo il corridoio dei sotterranei, le carole cantate che attutivano il riecheggiare dei suoi passi.

***

Sirius salì le scale del Dormitorio il più in fretta possibile, senza neanche guardare chi ci fosse in Sala Comune. Sentì James chiamarlo e la propria voce rispondere -Non ora, Jamie, ho da fare!- prima di chiudersi la porta della camera alle spalle e rifugiarsi dietro le tende tirate del baldacchino.

Si sedette a gambe incrociate e afferrò la bacchetta, sussurrando un Lumus ansimante. Alla fievole luce guardò con orrore il rigonfiamento innaturale della sua borsa muoversi e un attimo dopo una zampetta completamente nera ne sbucò fuori; si agitò fino ad appigliarsi con le unghiette a una delle due fibbie e cominciò a tirare. Sirius lo osservò cercare disperatamente di uscire dalla borsa e – dovette ammetterlo – un po’ ci godette a vederlo fallire e miagolare irritato – poteva davvero un miagolio apparire tale o era solo uno stupido gioco della sua mente?

Alla fine ridacchiò e si allungò a liberarlo.

-Aspetta un attimo, tu. Ecco qu-ahio! Ma sei scemo?- sbottò quando quello gli piantò le unghie nel dorso della mano per fare miglior presa e mordergli l’indice. Se lo scrollò di dosso e lo guardò rotolare sul copriletto e miagolare stordito.

-Ingrato che non sei altro!- brontolò, succhiandosi il sangue, ma continuando a osservarlo. Ora che il panico era lentamente scemato, cominciava a esserne affascinato. Si chinò ancora di più e avvicinò la bacchetta al cosino nero che scuoteva la testa e cercava di stabilizzarsi sulle zampette.

Il gattino – Mocciosus, gli ricordò la sua mente – si guardò attorno e girò un po’ su se stesso, prima di provare a raggiungere una delle estremità del materasso. Sirius lo guardò allungare la zampina e artigliare il tessuto pesante della tenda prima di scrollarla e acquattarsi, infilando il musino  oltre il bordo. Tentennò un po’, agitandosi sulle zampette – facendo ridere Sirius quando di conseguenza sculettò appena – e cercò di farsi scivolare giù.

Miagolò oltraggiato quando Sirius lo afferrò e lo fece nuovamente rotolare verso il centro del letto.

-Dove credi di andare, mh?-

-Felpato?-

La voce di James calamitò l’attenzione di entrambi, zittendo il basso miagolio scocciato.

-Cosa?-

-... sei qui dentro?- la tenda si mosse e Sirius l’afferrò, bloccandola, mentre fermava l’ennesimo tentativo di fuga del gattino schiacciandolo sotto il polpaccio.

-James, cosa c’è?-

-Dimmelo tu!- sbottò quello, un attimo prima di chiedere in un sussurro imbarazzato -Ti stai facendo una sega?-

Sirius aprì la bocca, non sapendo bene cosa dire, ma non ebbe il tempo di pensarci che sentì la porta aprirsi e la voce d Remus  salutare James e chiedere -Che succede? Perché le tende sono tirate?-

-Felpato si sta facendo una sega.-

-Oh.-

-La vuoi smettere?- sbottò Sirius, sbucando dalla tenda solo con la testa -Non...- cominciò, prima di uggiolare sofferente quando percepì le unghiette perforare la divisa e piantarglisi nella carne. Ritirò la testa e alzò la gamba, liberando il gattino e vedendolo rotolare agilmente sulle zampette prima di lanciarsi nella fuga. Per la terza volta in meno di cinque minuti, Sirius lo agguantò per la collottola e lo schiacciò sul materasso, attento, nonostante tutto, a non premere con troppa forza.

-Ti ho detto di stare fermo, stupido idiota!- sibilò, premendo appena le nocche tra le orecchie appuntite -Guarda, se vuoi ti regalo a James e ti facci diventare il suo giocattolo! Sono sicuro che sarebbe enormemente divertito all’idea di averti sotto questa forma.-

Il gattino rilasciò un suono basso e profondo – una specie di sbuffo, suppose Sirius – e finalmente si acquietò. Sirius si chiese per quale motivo lui stesso non si stesse divertendo alle spalle di Mocciosus, ma per quanto fosse allettante l’idea di maltrattarlo un po’, quella di essere espulso non lo era altrettanto. Peggio ancora, conoscendo Silente, non l’avrebbe espulso – dopotutto era stato un incidente... più o meno – ma l’avrebbe tolto dalla squadra di Quidditch, oltre a far perdere un trilione di punti a Grifondoro e metterlo in punizione con Gazza per tutto il resto dell’anno.

E poi c’era quel piccolo problema con l’aspetto che aveva in quel momento Mocciosus. Come diavolo poteva maltrattarlo se era un piccolo e morbido cosino nero? Ad essere sinceri, il suo istinto canino gli sussurrava che era un ottimo giocattolo e che farlo rotolare da una parte all’altra era estremamente divertente, ma non c’era traccia di cattiveria o voglia di far del male in lui.

-Sirius!-

Fu riportato bruscamente alla realtà quando dovette impedire di nuovo a James di aprire le tende. Afferrò la borsa e ne sfilò un libro bello grosso, infilandoci poi Piton dentro e chiudendola per bene. Spense la bacchetta e aprì le tende, scendendo dal letto e ritrovandosi faccia a faccia con il suo migliore amico. Cercò di ignorarlo, conscio del fatto che se l’avesse guardato negli occhi James avrebbe capito all’istante che c’era qualcosa che non andava. E non poteva permetterselo.

S’infilò la borsa a tracolla e lo superò, dandogli una leggera e – sperava – fraterna pacca sulla spalla, annunciando -Okay, io vado!- con quella che sperava fosse noncuranza. Ma James sembrò captare qualcosa e lo afferrò per il braccio, trattenendolo.

-Felpato, che succede... dove stai andando?-

Le labbra di Sirius si strinsero pensierose prima di aprirsi in quel ghignetto malandrino che lo accompagnava sempre.

-Non succede niente, davvero, Ramoso! Devo solo tornare in Biblioteca a... finire il tema di Pozioni, ecco.- detto ciò si liberò dalla stretta dell’amico e uscì, salutando allegramente, sperando di essere riuscito a dargliela a bere almeno il tempo necessario per trovare una soluzione al problema.

***

La Biblioteca era come sempre vuota, senza contare il fatto che tutta la scuola lo fosse a causa delle vacanze natalizie, ma Sirius aveva preferito comunque accomodarsi al tavolo più nascosto, accanto alla Sezione Proibita.

-Merda.- sibilò chiudendo il grosso tomo davanti a sé. Severus, che si era allungato con le zampette per poter sbirciare, saltò indietro e soffiò oltraggiato per essere stato quasi schiacciato.

Sirius lo degnò solo di un’occhiataccia e si infilò poi le mani tra i capelli, spettinandoseli frustrato.

-Maledizione, non c’è niente!- sbottò, incrociando le dita dietro la testa e chinando il capo sconfortato. Era andato lì sperando di trovare qualcosa che potesse aiutarlo, magari un contro incantesimo o una pozione che potesse ritrasformare quell’idiota di Mocciosus e salvare lui.

Sapeva che avrebbe dovuto portarlo direttamente da Madama Chips, ma sapeva anche che lei gli avrebbe fatto una tirata d’orecchie fenomenale e che poi avrebbe chiamato la professoressa McGranitt affinché gliela facesse anche lei. E poi, davvero, preferiva evitare di essere linciato dai Grifondoro per aver fatto loro perdere un fantastilione di punti.

Che situazione di merda!

-Ecco dove ti eri nascosto.-

Sirius strisciò con la sedia indietro per lo spavento e si ritrovò faccia a faccia con Remus.

-Non molto furbo venire nel mio regno, come lo chiami tu.- lo prese in giro l’amico, ridacchiando sotto i baffi all’espressione sbalordita di Sirius.

-Cosa... mi cercavi?-

Il sorrisetto di Remus si allargò ancora un po’ e inclinò la testa -Niente, ho pensato che ti sarebbe servito il libro di Pozioni che hai lasciato sul letto, visto che devi rifare il tema che hai finito ieri.-

Sirius ammiccò un paio di volte, mentre le labbra di Remus continuavano ad arricciarsi all’insù in un ghigno beffardo e posava il fantomatico libro tra loro.

-Che fine ha fatto il tuo tema, Sirius?-

-Se l’è mangiato il cane...-rispose d’istinto, seguendo poi lo sguardo dell’amico. -Toh, guarda, un gattino! Chissà come ha fatto ad arrivare qui...- continuò, sperando che la sua espressione sorpresa reggesse.  Remus sbuffò e si accomodò di fronte a lui, facendo un sorrisino al gattino che lo osservava con quei suoi grandi occhi gialli.

Sirius, d’altro canto, osservava entrambi, giocherellando nervosamente con la copertina rigida di uno dei due libri davanti a sé.

-Hai per caso visto Piton di recente?- proruppe dopo un po’ Remus, tornando con gli occhi sull’amico.

-Io? No, perché? Io non ne so niente di Moccios-ahio!- uggiolò, liberando la mano dalle unghie del gatto -Ma la pianti?-

Remus scorse con lo sguardo su entrambi, osservando come Sirius fulminasse con gli occhi il gattino, succhiandosi il graffio, e come questi facesse altrettanto, seduto fiero e altezzoso e con la coda a spazzare pacificamente la superficie di legno.

-È lui, non è vero?-

Sirius s’irrigidì, scattando con gli occhi verso l’amico, assumendo l’espressione del proverbiale furetto davanti alla mandria di Ippogrifi affamati.

-Lui chi?-

-Sirius...-

Sirius sospirò, sgonfiandosi di botto, e annuì una sola volta.

-Come l’hai scoperto?- brontolò, guardando male per l’ennesima volta la fonte di tutti i suoi problemi.

-Prima, quando ci siamo incontrati nei Sotterranei, ero lì perché dovevo vedermi con lui. Avevo approfittato dell’assenza di lezioni per convincerlo ad aiutarmi.- Remus arrossì appena all’espressione sorpresa e quasi ferita dell’amico -Non guardami così. Mi serve una mano per i M.A.G.O., lo sai, e tu e James siete troppo... istintivi. Ho bisogno di capire le istruzioni per poterle eseguire e lui è un bravo insegnante, dopotutto.-

Sirius non rispose e spostò invece l’attenzione su Severus che aveva una tale espressione di alterigia che lui allungò la mano e gli tirò un orecchio per dispetto. Il gattino miagolò oltraggiato e si spostò appena sulle zampe, cercando di graffiarlo, prima di tornarsene seduto a guardarlo male.

Remus sospirò un -Sirius, lascialo in pace- e adocchiò il libro più grande tra loro, ritornando poi sul suo amico -Comunque, non ci ho messo molto a capire cos’era successo. Sai com’è, sono abbastanza ferrato in fatto di calderoni esplosi.-

Fece un sorrisino autoironico a cui Sirius rispose con una risata sonora e un’occhiata allarmata alle spalle dell’amico, con la paura di aver attirato così l’attenzione di Madama Pince. Quando vide che non arrivava nessuno si rilassò di nuovo.

-Quindi è così?- ridacchiò sommessamente Sirius, nonostante tutto.

-Sì. Ah, senza contare il tuo strano comportamento e la tua borsa.- aggiunse dopo un attimo Remus, indicando con un cenno del mento l’oggetto abbandonato lì accanto. All’occhiata confusa e curiosa dell’amico, quello continuò con un sorrisino affettuoso -Non l’avevi mai chiusa perfettamente, prima d’ora.-

-Ah. Beh, non potevo permettere che questo qui scappasse- scrollò le spalle Sirius picchiettando con l’indice tra gli occhi del gattino, che soffiò verso la sua mano e si scostò, andando ad accucciarsi dal lato di Remus. Sirius aggrottò le sopracciglia e sbuffò infastidito, voltando la faccia.

Remus ridacchiò, spostando lo sguardo dall’uno all’altro e soffocando una nuova risata.

-Che c’è?- sbottò l’amico, guardandolo male, prima di fare lo stesso con il gattino.

-Niente niente.- tagliò corto, agitando la mano davanti al viso. Sirius brontolò nuovamente e sospirò.

-Allora, che si fa?-

-Prego?-

-Ma sì...- Sirius si guardò attorno per essere certo che nessuno stesse ascoltando -Cosa facciamo con questo qui?- indicò il gattino -Dove cerchiamo un antidoto?-

Remus aggrottò la fronte e lo guardò con la sua miglior espressione da Prefetto responsabile.

-Sirius, devi portarlo da Madama Chips, lo sai.-

-Ma Lunastorta...- uggiolò l’amico, guardandolo con l’espressione più da Felpato che da Sirius.

-Sirius, devi. Questa è una cosa seria! Potrebbe...-s’interruppe e scoccò un’occhiata al gattino, che assottigliò gli occhietti gialli, prima di allungarsi verso l’amico e continuare in un sussurro -Potrebbe essere... permanente.-

Sirius gemette e si infilò le mani tra i capelli, disperato.

-Remus, non posso! James mi ucciderà!- Il giovane Lupin inarcò un sopracciglio sorpreso, al che Sirius continuò -A questo punto della classifica, se perdiamo la Coppa delle Case sarà per i punti che mi leveranno a causa di questa storia.-

Quando finì di parlare, sviò lo sguardo, sentendo i sensi di colpa assalirlo.

La delusione negli occhi di Remus era troppa da sopportare.

-Okay, ho capito, ce lo porto.- borbottò, guardando in tralice il gattino. Remus sorrise e annuì, soddisfatto, allungando una mano e stringendo la sua.

-Dai, ti accompagno. Sono sicuro che si sistemerà tutto per il meglio.- disse per tirargli su il morale -E vedrai che saranno comprensivi.-

***

-Non me lo sarei mai aspettato da lei!- tuonò Madama Chips, le mani sui fianchi e l’espressione arcigna sul viso. Sirius si arricciò su se stesso, ciondolando con le gambe oltre il bordo del letto, il viso chinato in un atteggiamento di totale e completa sottomissione.

-È stato un incidente...- provò a spiegare in un borbottio.

-Questo lo so.- affermò comunque l’infermiera con un sospiro paziente -Ma saresti dovuto venire subito da me. È una cosa seria, signor Black!-

Sirius s’irrigidì e scoccò un’occhiata preoccupata al gattino accucciato sul cuscino che li osservava attentamente. Era sicuro che, nonostante tutto, se la stesse godendo da matti, quel bastardo.

-Può... aggiustarlo, vero?-

Madama Chips inarcò un sopracciglio e gonfiò il petto.

-Certo che posso guarirlo!- disse -Ma avrebbe dovuto comunque portarlo subito qui!-

-Poppy, come sta il nostro caro Signor Piton?-

Albus Silente avanzò con il suo perenne sorriso a stirargli le labbra, seguito poco dopo dai Capi Casa di Grifondoro e Serpeverde.

Sirius rabbrividì sotto lo sguardo severo e iracondo della professoressa McGranitt e s’imbronciò pensando che adesso non aveva davvero più nessuna possibilità di conquistare il suo cuore.[1]

-Bene, Signor Preside, se non fosse che è un gatto.-

-Capisco.- rispose quello, sostando con lo sguardo sul malcapitato -E il rimedio?-

-Posso prepararlo, certamente, ma non so se sarà pronto prima di due giorni.-

-Suppongo, allora, che sia necessario tenere d’occhio il signor Piton per evitare altri spiacevoli incidenti alla sua persona.- gli occhi luccicarono divertiti da sopra gli occhialetti a mezzaluna, prima di spostarsi alle sue spalle.

Sirius aveva osservato tutta la scena in silenzio, tentando di farsi sempre più piccolo sotto lo sguardo furente della sua Capo Casa.

-Allora, veniamo a noi, Signor Black. Può spiegarci cos’è successo?- lo interloquì il preside. Sirius si agitò appena sul posto, le mani infilate malamente tra le cosce e le spalle incurvate.

-No.- borbottò, prima di aggiungere -Cioè, non so di preciso cos’è successo. Io ho solo accidentalmente fatto... cadere dei denti di drago nel calderone e quello è... esploso.-

La professoressa McGranitt stirò le labbra in una linea pallida e severa che gli fece correre un brivido di preoccupazione lungo la schiena. Oh, lo avrebbe messo in punizione per il resto della vita, se lo sentiva. Vedeva già una pezza sudicia e l’intera Sala dei Trofei nel suo futuro. In effetti, era dall’anno prima che non veniva lucidata – da lui, ovviamente.

Sirius provò a sorriderle, ma si scontrò con il gelo  siberiano dei suoi occhi e rinunciò, sporgendo il labbro inferiore e riprendendo l’espressione da cane bastonato che aveva avuto fino a quel momento.

-Ritengo, viste le circostanze, che il signor Black debba prendersi la responsabilità delle proprie accidentali azioni.- riprese a parlare il preside, sempre con quel luccichio beffardo degli occhi -Quindi, se la professoressa McGranitt e il professor Lumacorno sono d’accordo, io disporrei che sia il signor Black a prendersi cura del signor Piton fino a quando l’antidoto non sarà pronto.-

L’annuncio fu un piccolo shock per tutti i presenti, facendoli sussultare sorpresi e – due di loro – inorriditi.

-Beh... ma certo, certo. Se per lei va bene, do il mio consenso.- rispose Lumacorno, anche se a ben vedere la sua espressione non era molto sicuro di quella decisione.

-Preside, crede sia il caso?- chiese invece in un sussurro la professoressa, occhieggiando incerta il proprio studente, che aveva ancora l’espressione di un pesce boccheggiante.

-Sono sicuro, Minerva, che il nostro Sirius non voglia peggiorare la sua già compromessa situazione e che quindi si prenderà massima cura del suo compagno. Ovviamente, sarai poi tu, mia cara, a decidere come e per quanto tempo il signor Black dovrà scontare la sua pena.-

Silente sorrise benevolo e la professoressa McGranitt sospirò, stringendosi le mani l’una nell’altra e annuendo rassegnata.

-Bene!- esclamò il preside. Si avvicinò al letto e, preso con attenzione il gattino che protestò appena, lo poggiò sul grembo di Sirius, facendogli un’ultima grattatina tra le orecchie -Si prenda ottima cura di lui, signor Black. Adesso, Professor Lumacorno, le dispiace aiutare Poppy?-

-Oh, per nulla. Ecco, Madama, ho fatto un salto nell’aula e ho raccolto un campione della pozione esplosa.- il professore le mostrò una fialetta contenente un liquido viscoso e viola -La conservi lei, per ora. Più tardi verrò per darle una mano a scindere i vari ingredienti e preparare un antidoto.-

-Grazie, professore, lo apprezzo.- si congedò l’infermiera, avviandosi verso il proprio studio.

La professoressa McGranitt assistette in silenzio a quel piccolo scambio tra i suoi collegi, il volto ancora una maschera impenetrabile. Si voltò verso lo studente e lo fulminò con gli occhi, lasciando trasparire solo feroce soddisfazione quando quello si arricciò ancora di più su se stesso e strinse appena la presa su gattino tra le sue mani.

-Cinquanta punti in meno per questa sua stupida bravata. E la aspetterò domani nel mio ufficio, signor Black, per discutere della sua punizione.-

Detto questo, la professoressa si congedò con un cenno del capo in direzione del preside e del professore e se ne andò.

Sirius rimase lì a boccheggiare, pregando Merlino di svegliarsi da quell’incubo.

***

Remus aspettava poggiato al muro accanto alla porta dell’infermeria. Non era voluto entrare perché, dopotutto, non erano affari suoi. Era lì per un mero sostegno morale, nulla di più. Anzi, a ben vedere, avrebbe avuto ben altro da fare, ma era certo che se non avesse accompagnato Sirius fin fuori la porta, quello avrebbe trovato un modo per ritardare il più possibile. Magari anche di un paio di anni.

La professoressa McGranitt era scivolata fuori dalla stanza dieci minuti prima, la postura rigida e il cipiglio scuro in volto, addolcito appena dal sorriso che gli aveva rivolto in saluto prima di continuare per la sua strada lungo il corridoio.

Ebbe pena per lei. Doveva essere stressante essere Capo Casa di Sirius Black. Lui ne era amico e spesso aveva l’istinto di strozzarlo con le proprie mani.

Quando per la seconda volta la porta si aprì, Remus si scostò dal muro vedendo la figura ingobbita dell’amico andargli incontro.

-Ehi, allora?- domandò, facendogli un sorriso incoraggiante. Sirius alzò una mano, mostrando il gattino che si divincolava sospeso nel vuoto. Remus ammiccò sorpreso e aprì la bocca un paio di volte, richiudendola subito dopo.

-Non chiedere.- brontolò Sirius, abbassando la mano e avviandosi mogio verso la Torre di Grifondoro. Remus lo guardò allontanarsi, cercando di processare il tutto; infine, non riuscendo a capire perché Piton fosse ancora nelle mani dell’amico, si decise a chiedere - Cos’è successo?- mentre gli trotterellava dietro e lo affiancava.

-Silente si diverte nel vedermi soffrire, probabilmente.- Il ringhio si mischiò all’imprecazione quando Severus riuscì ad allungare abbastanza una zampa per graffiarlo -Cazzo!- sbottò, tirandolo su e fermandoselo contro il petto, mentre con una mano gli imprigionava le zampe e con l’altra il muso.

-...Sirius non credo che quello sia il modo corretto di tenerlo.-

-Senti, devo prendermene cura per due maledettissimi giorni e non ho alcuna intenzione di farmi ridurre come una vecchia scopa sfilacciata! E se per riuscirci dovrò ucciderlo... beh, sarà legittima difesa!-

Remus non ribatté, continuando semplicemente a camminare con lui e a occhieggiare il gattino di tanto in tanto, per essere certo che non fosse morto soffocato. Sospirò, mordicchiandosi nervosamente una pellicina sul pollice destro, percorrendo l’ultima scalinata per la Torre.

-Cosa dirai a James e Peter?- si decise a sputare fuori quando già in lontananza si intravedeva il Ritratto della Signora Grassa. Sirius si adombrò appena e sbuffò.

-Non lo so.- brontolò, abbassando lo sguardo sul cosino nero tra le mani. Si era acquietato, ma lui non si fidava a lasciare la presa. Sicuramente era tutta una tattica di quel bastardo per fargli abbassare la guardia e strappargli pezzi di carne alla prima occasione utile.

-Sai, non credo che possano fare... qualche sciocchezza, no?- tentennò Remus, provando a sorridere incoraggiante. Si spense subito quando Sirius rispose con un’espressione amara e molto più indecisa della sua.

-Senti, io voglio bene a quei due. Davvero, io amo James! Lo amo così tanto che lo sposerei e ci farei tanti piccoli campioncini di Quidditch...- Remus ridacchiò all’immagine mentale di una frotta di scavezzacollo in miniatura che creavano scompiglio nel mondo. Già li vedeva ad ammiccare maliziosi e sorridere mordaci, passandosi ripetutamente la mano tra i capelli. Magari tutti innamorati di Lily Evans. Si trattenne dallo scoppiare a ridere solo perché Sirius gli rifilò una gomitata nelle costole e gli mozzò il respiro.

-Guarda che sono serio, scemo, non ridere.- ma un sorrisino sfuggì anche a lui. Si adombrò subito dopo -E comunque, te lo immagini cosa succederebbe se Jamie sapesse chi è precisamente questo qui?- continuò, alzando appena il gattino -Grazie tante, ma preferisco evitare di peggiorare le cose. La mia amata Minerva è già abbastanza arrabbiata con me.- sospirò con fare melodrammatico.

Il sorriso di Remus divenne mite e gli diede una blanda spallata di conforto.

-Dai, sono sicuro che andrà...-

-Non lo dire!-

-... tutto bene.-

Sirius gemette sconfortato davanti al sorriso incoraggiante dell’amico e sospirò. 

-Zuccotti di zucca.- disse e la Signora Grassa li lasciò passare con un’occhiata curiosa al gattino con loro.

***

La Sala Comune di Grifondoro era vuota. Severus poteva sentire lo scoppiettare del camino e, dallo spiraglio tra le dita di Black, riusciva a intravedere uno sparuto gruppo di studenti; erano seduti davanti al fuoco a chiacchierare o a giocare a Gobbiglie.

Sbuffò dal naso – quell’idiota ancora non si era deciso a lasciarlo e lui faticava anche a respirare – ma rimase fermo, surclassato dalla forza dell’altro. Dopotutto era alto non più di dieci centimetri, non è che potesse fare molto dal momento che le sue uniche armi erano state rese inoffensive dalla presa decisa di quelle mani che lo sorreggevano.

Ci fu uno scoppio di risate e un sonoro bleah da davanti al camino, poi una voce più che conosciuta urlò -Vittoria! Inchinatevi davanti al vostro sovrano! Pete, mi serve una corona, procurami una corona!-

-Il massimo che posso darti è un copri-lume...-

Accanto a Black, Remus Lupin sussurrò -Io li distraggo, tu... fa qualcosa.- e un attimo dopo si dileguò, mischiandosi agli altri.

Sirius ne approfittò per percorrere l’intera sala e sparire su per le scale del Dormitorio, sballottando Severus contro il petto. Quando la porta fu chiusa alle loro spalle, attutendo così il nuovo scoppio di risate degli altri Grifondoro, Sirius sospirò, poggiandocisi contro. Si guardò attorno prima di dirigersi verso il proprio letto.

-Allora, io adesso ti lascio, ma tu devi startene buono, intesi?- apostrofò il gattino, portandoselo davanti al viso. Lo guardò ancora una volta con gli occhi ridotti a due fessure, poi annuì e lo poggiò sul letto, liberandolo. Severus scosse la testa per istinto, aspettando che le mani dell’altro fossero lontane da lui prima di fare qualche passetto di prova sul materasso.

Alzò il musino verso il giovane e inclinò la testa quando si rese conto che quello stava sorridendo. Che diavolo, sembrava avesse una paresi facciale.

Era strano, curioso osservarlo con gli occhi di un gatto. Era Black, ma sembrava completamente diverso, nuovo poteva addirittura azzardare. Era come se potesse percepire mille e più particolari che prima invece si confondevano, nascosti da caratteristiche molto più appariscenti.

Come gli occhi. Non ci aveva mai fatto caso, ma anche quando rideva o ghignava avevano una perenne sfumatura di tristezza. L’aveva notato in infermeria, distratto dalla loro capacità di diventare grandi e lucidi, neri come la pece, eppure carichi di così tanta emotività da traboccare e dargli un’aria affranta e assurdamente fragile.

Severus non era uno sprovveduto, sapeva che probabilmente era una dote affinata da anni di pratica e costante esercizio, ma nonostante tutto era stato disturbante notare come un particolare strato di quella fragilità non sparisse, ritirandosi in sottofondo, nascondendosi dietro il luccichio scanzonato tipico di Black.

Eppure era lì e Severus non era mai stato capace di notarlo fino a quel momento, fino a quando non aveva mutato la sua forma.

Zampettò fino al bordo del letto e guardò in basso, prendendo le distanze con attenzione, prima di alzarsi sulle zampe posteriori e appoggiarsi con le altre due sulla coscia davanti a sé. Sirius inarcò un sopracciglio e il sorriso si spense per un attimo per la sorpresa, prima di tingersi di divertimento.

Severus si sentì tirare su con entrambe le mani fino all’altezza del viso del Grifondoro, che aveva ancora quel ghignetto a increspargli gli angoli della bocca. Severus inclinò la testolina di lato, frullò le orecchie e si sporse lentamente, guardando con apprensione in basso, dove si apriva il vuoto. Per sua fortuna Sirius lo assecondò, stendendo la mano sotto di lui per dargli un piano di appoggio su cui muoversi, ma continuando a tenere l’altra mano su di lui, come appiglio di sicurezza. Severus avanzò incerto fino all’osso del polso e si puntò sulle zampe, sporgendosi in avanti; annusò l’aria fredda e l’odore umano di Sirius, che istintivamente imitò i suoi gesti andandogli incontro.

Quando quello lo avvicinò ancora un po’ al viso, Severus staccò una zampa dal suo ripiano e l’alzò, poggiandola sulla guancia del giovane. Sirius inarcò un sopracciglio e si avvicinò ancora di più, spingendo con il viso contro la strana pressione dei cuscinetti.

Severus si allungò ancora, arricciando il nasino contro quello dell’altro. Un attimo dopo lo morse. Sirius ammiccò, preso alla sprovvista, ma non ebbe modo di pensare a nulla perché sentì i dentini conficcarsi con decisione nella sua carne.

-Ahi-ahia, stronzo!- sbottò, staccandoselo e lasciandolo andare malamente. Severus rotolò sul materasso e sbatté contro il cuscino con un miagolio ubriaco.

Beh, almeno adesso non aveva più la paresi facciale.

-Che figlio di... ti ammazzo!- ringhiò Sirius, lanciandosi su di lui. Severus balzò giù dal letto e si infilò sotto quello di qualcun altro. Si acquattò contro il muro e fissò i tentativi di Sirius di infilarsi sotto pure lui.

-Aspetta che ti prendo...- abbaiò, cercando di raggiungerlo, ma era troppo grande e lui si era nascosto nello spazio esiguo tra il piede del letto e il muro. Sarebbe stato impossibile per uno come Black prenderlo.

Sentì un rumore provenire dall’altro lato della stanza e un attimo dopo una voce lo raggiunse.

-Sirius... che stai facendo?- chiese Remus. Severus guardò la sua ombra avvicinarsi all’amico e accucciarglisi accanto, mentre quello si sfilava dal letto e lo fronteggiava.

-Io lo uccido!- sbottò Sirius, l’indice che si infilò sotto il letto a indicare la vittima del suo odio. Sentì Remus trattenere il fiato e poi chiedere, con la voce che tremava divertita:

-Cos’hai fatto al naso?-

Sirius ringhiò e si fiondò nuovamente sotto il letto, allungando il braccio il più possibile, ma invano.

-È qui sotto?- chiese Remus e all’affermazione dell’altro si alzò e fece il giro del letto, continuando -Non riuscirai mai a prenderlo così. Aspetta, guarda.-

L’ombra imponente si mosse ancora, armeggiò e poi la voce di Sirius sbottò -Ehi, quella è la mia scarpa!-

-Te la restituisco subito, dai!-

Poi tornò il silenzio e Severus arretrò ancora di più, quasi volesse farsi inglobare dalla parete. Non sapeva cosa avessero in mente quei due ma era certo che non sarebbe stato nulla di buono, non per lui, almeno.

Sgranò gli occhi quando gli sembrò di vedere qualcosa muoversi sul filo di luce che costeggiava il letto, ma quando osservò con più attenzione nulla si muoveva. Assottigliò lo sguardo, acquattandosi con il musino tra le zampette e rimase in attesa, una strana sensazione di aspettativa a fargli battere forte il cuoricino. Quando di nuovo vide qualcosa agitarsi, scattò in avanti e l’agguantò tra le zampe, mordendola per non farla muovere.

Vittoria! Urlò dentro di sé, un attimo prima di essere trascinato di peso fuori dal suo nascondiglio ed essere a sua volta catturato. Borbottò infastidito incontrando il sorriso gentile e soddisfatto di Remus Lupin, e avrebbe voluto graffiarlo o morderlo, così da farsi lasciare andare e scappare verso la libertà, ma quel maledetto continuava ad agitare quella cosa e lui si distraeva.

Un laccio, lo informò la sua parte cosciente, ti sei fatto fregare da un laccio, come uno stupido gatto!

Ma io sono un gatto, maledizione! Si rispose da solo, addentando con più ferocia il cotone.

Ad aggiungere beffa al danno ci pensò Black e il ritorno della sua stupida paresi facciale.

-Ma tu guarda...- sussurrò, allungando un dito e afferrando l’altra estremità del laccio dalla mano dell’amico. Tirò appena e Severus si agitò, rafforzando la presa sulla sua preda e continuando a masticarla e strattonarla.

-Visto? È stato facile.- disse Remus, passandolo all’amico con un sorriso -Devi giocare sulla curiosità felina.-

-Anche Mocciosus è curioso, se è per questo.- considerò lui, stuzzicando con un dito il musetto tra le sue mani. Severus agguantò anche quello tra le zampe e cominciò a mordicchiarlo, ma senza l’intenzione di fargli del male questa volta. La verità era che si stava divertendo. Forse la parte felina stava prendendo il sopravvento – Black l’avrebbe pagata anche per questo, maledetto – ma stava bene.

Fu proprio in quel momento che venne infilato malamente sotto il letto, stordito.

-Felpato, Lunastorta, che ci fate seduti a terra?- chiese la voce di Potter.

-Noi? Niente!- rispose con troppa enfasi Black. Severus sbuffò e trotterellò verso l’altra sponda del letto, sporgendosi da sotto per vedere cosa stesse succedendo. Potter guardava con cipiglio confuso i suoi amici, mentre Black gli regalava un sorrisino che avrebbe dovuto essere tranquillo e noncurante, ma che era evidente nascondesse molto di più. L’unico che sembrava davvero tranquillo era Lupin, che si alzò e si spolverò i pantaloni, scuotendo la testa, dopo aver lanciato un’occhiata all’amico a terra.

-Non stavamo facendo niente, davvero. Sirius aveva perso una scarpa e l’ho aiutato a ritrovarla.-  spiegò -Era finita, chissà come, sotto il mio letto.-

-Ehi, cosa vorresti dire, con quel tono?- abbaiò Black, scattando in piedi, i capelli sporchi di riccioli di polvere che gli davano un’espressione comica.

Idiota, pensò lui, rivolgendo la sua attenzione alla porta quando quella si aprì nuovamente e fece entrare Peter Minus. Beh, mancava solo lui degli idioti, no?

-Ragazzi? Perché siete qui? Non dovevamo andare a cena? Che succede?- parlò tutto d’un fiato, al punto che Severus notò la puntina di ansia nella sua voce crescere sempre di più.

Non si curò più di lui – di loro – quando notò che aveva lasciato la porta della stanza aperta.

Perfetto, una via di fuga!

Non aveva alcuna intenzione di passare due giorni con quei quattro, checché ne avessero detto Silente e la McGranitt. E se con questa sua decisione avesse procurato qualche guaio a Black, meglio ancora. Sarebbe stata una piccola vendetta per tutti quegli anni di soprusi ingiustificati.

Scattò di corsa e si infilò nello spiraglio della porta, caracollando giù per le scale fino alla Sala Comune – Salazar benedetto, quanto rosso! – e ringraziò la sua buona stella quando vide il ritratto davanti al buco d’ingresso scostarsi per far uscire un primino. Ne approfittò e si lanciò dietro di lui, accogliendo gli spifferi d’aria del corridoio come una benedizione della ritrovata libertà.

Al diavolo tutti quei Grifondoro! Avrebbe preferito finire tra le fauci di Mrs Purr o addirittura nell’abbraccio del Platano Picchiatore, piuttosto che restare ancora un minuto con quel maledetto di Sirius Black!

***

-Non andiamo a cena?-

-Dai, andiamo, Codaliscia ha fame.-

-Codaliscia ha sempre fame.-

-Non è vero!-

-Non ascoltarli, Peter. Anche io ho fame.- rispose Remus distrattamente, concentrato com’era sui suoi pantaloni. Forse sarebbe stato meglio se li avesse cambiati visto che le tracce di polvere non sembravano intenzionate ad andarsene. Un tonfo vicino a lui gli fece voltare lo sguardo sullo scarpone scivolato a terra e pensò che forse anche Sirius avrebbe dovuto cambiarsi. Era completamente grigio. Sembrava un unico nugolo gigante di polvere e lui si trattenne a stento dal ridere.

Poi però Sirius lo guardò con espressione terrorizzata e cominciò a controllare sotto ogni letto, attirando così l’attenzione anche degli altri due Malandrini.

-Sirius, che stai facendo? Andiamo, dai!- lo richiamò James, guardando confuso l’amico.

 Sirius si raddrizzò di scatto e bofonchiò -Uhm... voi andate pure avanti! Io... io vi raggiungo subito, sì!- prima di tornare a setacciare tutta la stanza.

James e Remus si scambiarono un’occhiata preoccupata, poi Remus sospirò e fece qualche passo verso Black.

-Sirius...- lo chiamò mentre quello metteva a soqquadro i bauli e Peter protestava -Ehi, lo avevo appena riordinato!-

-Sirius- riprovò, toccandogli appena la spalla per richiamare la sua attenzione -Sirius, qual è il problema?-

Sirius lo guardò allucinato e ripeté -Problema? Quale problema?- andò con lo sguardo da James a Peter a Remus più volte, prima di fissarsi su quest’ultimo e continuare -Io non ho nessun... piccolo problema peloso. Non ce l’ho perché non c’è!-

Remus sgranò gli occhi non appena la comprensione lo investi ed esalò solo un lieve -Oh.- che fece corrucciare ancora di più James.

-Oh? Come ‘oh’? Che diavolo significa ‘oh’? Pete tu ci capisci qualcosa?-

-Niente di niente.- mormorò, chiedendo poi confuso -Ma la luna piena non è stata la settimana scorsa?-

-Certo!- rispose Remus con un sorriso -Infatti, come ha detto Sirius, non c’è nessun piccolo problemino peloso. Adesso andiamo a cena, dai!- continuò, sospingendo i due verso la porta.

-Sì, ecco, voi andate, io devo solo...- disse Sirius annuendo con foga e aiutando Remus a vincere le rimostranze degli amici.

-Cambiarti!- suggerì Remus, guadagnandosi un sorriso di ringraziamento di Sirius.

-Sì! Sì, ecco, devo cambiarmi. Mi cambio e vengo. Ci vediamo in Sala Grande!-

Dopodiché chiuse la porta e si lanciò sul baule di James, scavando al suo interno.

Mappa, mappa, mappa... Mappa!

La sfilò e la toccò con la punta della bacchetta.

-Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.- ringhiò e mai come quella volta le sue intenzioni non erano buone. Lo avrebbe ucciso, decise, cercando freneticamente il nome di quel maledettissimo di Mocciosus. Avrebbe aspettato che la pozione fosse pronta e che lui tornasse il ragnetto di sempre, poi gli avrebbe tirato il collo e ne avrebbe occultato il cadavere. Lo avrebbe abbandonato nella Foresta Nera così sarebbe stato divorato dai lupi mannari... ma no, l’unico lupo mannaro nei paraggi era Remus e se l’avesse scoperto, si sarebbe arrabbiato con lui, meglio di no.

Anzi, già gli era venuta un’altra ottima idea!

L’avrebbe portato fuori Hogwarts attraverso la Stamberga e poi lo avrebbe nascosto fuori i confini di Hogsmeade.

Con questa meravigliosa immagine in testa, Sirius piantò gli occhi sul rettangolino che indicava Severus Piton. Ringhiò furioso quando si rese conto che il bastardo si stava dirigendo verso lo studio della professoressa McGranitt. Piccolo figlio di-... oh, l’avrebbe spellato prima di ucciderlo.

Senza pensarci due volte si fiondò alla ricerca del fuggitivo, scontrandosi con un muro appena fuori dalla stanza. Era Remus, scoprì poi quando riuscì a mettere a fuoco la sua figura.

-Lo hai trovato?- gli chiese quello. Sirius si limitò a ringhiare e lo sorpassò, scendendo le scale con furia. Remus lo seguì all’istante, occhieggiando la mappa.

-Sirius, sarebbe meglio nasconderla, lo sai...-

-Jamie e Pete?- chiese invece lui, dirigendosi senza esitazione verso il puntino che la mappa indicava come Piton.

-In Sala Grande. Gli ho detto che andavo in bagno.- spiegò Remus, afferrandolo per un braccio e facendolo rallentare a un’andatura più rilassata quando incrociarono un primino di Serpeverde -Meglio non destare sospetti.- aggiunse in un sussurro all’occhiata stralunata dell’amico. Sirius annuì solamente, ma appena svoltarono l’angolo riprese a correre, scendendo i gradini a due alla volta e controllando la mappa di tanto in tanto per essere certo che lo stronzo non si fosse mosso. Per sua fortuna era ancora lì a fare avanti e indietro davanti alla porta, in attesa, probabilmente, che la professoressa uscisse per andare a cena e lo trovasse a girovagare sperduto e indifeso.

Quando finalmente aggiunse il corridoio incriminato, il gattino stava graffiando il pavimento davanti la porta prima di scappare di lato e riprendere a camminare lentamente.

Piccolo, bastardo manipolatore...

-Lo uccido!- ringhiò Sirius, passando malamente la Mappa a Remus, che si premunì di chiuderla e riporla nella tasca. Sirius si sfilò il maglione e la maglia sottostante in un colpo solo e Remus ammiccò, confuso.

-Che fai?-

-Vado a riprenderlo prima che mi faccia scuoiare vivo dalla McGranitt.- sbottò, aprendosi i pantaloni, incurante del chiacchiericcio dal fondo del corridoio che annunciava l’avvicinarsi di qualcuno. Remus invece lo notò e scattò con lo sguardo più volte da una parte all’altra, fino a quando da dietro l’angolo non comparve un gruppetto di ragazze Corvonero. Preso dal panico, Remus afferrò il braccio dell’amico e scappò verso la direzione opposta, sperando di non essere notati. Ma i Corvonero erano noti per l’acutezza e l’intelligenza, e uno studente mezzo nudo nel bel mezzo di un corridoio il 23 dicembre non sarebbe passato inosservato neanche a un Tassorosso.

-Sono un Prefetto e ho trascinato un uomo mezzo nudo dietro un arazzo. Cosa diavolo penseranno di me quelle studentesse?- gemette con le guance imporporate, accettando comunque i vestiti dell’amico.

-Che hai una vita sessuale soddisfacente!- gli sorrise Sirius, sfilandosi l’intimo e spingendolo tra le braccia di Remus, che brontolò con gli occhi incollati alle punte delle sue scarpe. Un attimo dopo il nero denso del pelo di Felpato entrò nel suo campo visivo.

Remus fece un piccolo sorrisino e gli allungò una carezza tra le orecchie, prima di fare un cenno con la testa e mormorare -Va’ e prendilo, tigre.-

Felpato gli regalò un’occhiata stranita – la capacità espressiva di quel cane era impressionante – ma allungò il muso fuori e, controllato che le studentesse – o chiunque altro – non fossero più nei paraggi, scattò.

Remus lo seguì con un sospiro, fermandosi lungo il tragitto quando perse uno dei calzini di Sirius. Tornò con gli occhi sui due quando sentì un miagolio strozzato: Severus ruzzolò per terra, sotto il muso di Sirius, nel tentativo di sottrarsi alla sua presa. Ma Sirius riuscì comunque ad afferrarlo e tirarlo su per la collottola, partendo subito in ritirata quando sentì la porta dello studio scattare. Remus gemette e scappò con loro, pensando che, davvero, avrebbe dovuto smetterla di farsi coinvolgere nei casini di Sirius perché un giorno o l’altro la fortuna lo avrebbe abbandonato e lui ci sarebbe finito per mezzo.


 

[1] Sirius che cerca di conquistare la professoressa McGranitt (una burla, ovviamente. ...forse) è solo una citazione dello Shoebox project, perché mi sono innamorata di quella storia e mi manca da impazzire, sigh.

   
 
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