Pinguino.
Non era convinta di
quello che stava facendo. Non ne era per nulla convinta.
Hermione Granger era
ferma davanti al grande letto a baldacchino che troneggiava al centro
della
stanza e guardava con un misto di indecisione e scetticismo i tre
vestiti che
vi erano posati sopra. Il primo era un abito blu notte lungo fino ai
piedi, ed Hermione
lo escluse subito perchè sapeva che l'avrebbe fatta
somigliare ad una balena
arenata. Il secondo era un vestito a palloncino verde, lungo fino a
metà
coscia, ma con quello addosso sarebbe sembrata una gigantesca e goffa
bomboniera, quindi lo mise da parte. Rimaneva quello rosso. Lo prese
con
delicatezza squadrandolo un po', dubbiosa. Poi lo indossò
infilando prima la
testa e poi le braccia, poi sistemò la sottoveste. Si
voltò verso la
porta-finestra che dava su un giardino inglese perfettamente curato sul
quale
la luna riversava i suoi raggi perlacei, e osservò il
proprio debole riflesso.
Il
vestito non
era male. Era un abito rosso con le spalline sottili, tagliato proprio
sotto il
seno, dove un fiore nero con un diamante al centro catturava
l'attenzione. La
stoffa, lucida, le cadeva morbidamente addosso arrivandole fin sopra al
ginocchio. Il risultato complessivo non era male, considerando che la
faceva
sembrare una normalissima donna incinta all'ottavo mese di gravidanza e
non una
sottospecie di cetaceo mutante.
Si ravvivò i capelli
-rigorosamente sciolti e tenuti a bada da un fermaglio nero- e si
passò un
leggero strato di cipria sulle guance. Accettabile.
Adesso mi merito
un premio,
pensò, dirigendosi
verso il comodino sul quale stavano ammucchiati un paio di biscotti al
cioccolato -i pochi sopravvissuti alla sera prima. Ne
addentò uno e una
briciola le scivolò sul vestito, macchiandolo.
Bacchetta,
serve la bacchetta. Niente panico.
Dov'è che
l'aveva lasciata? Ah, giusto, in soggiorno. Mosse un passo verso la
porta,
verso la salvezza, ma questa si chiuse cigolando davanti ai suoi occhi
prima
che lei potesse impedirlo.
Oh, Merlino.
–
Granger, dove
stavi andando? - la voce strascicata di Draco Malfoy le
arrivò dalla porta del bagno.
Hermione si
girò lentamente, conscia di essere stata colta con le mani
nel sacco. Draco
Malfoy indossava un paio di pantaloni neri a sigaretta, un paio di
mocassini
scuri, e una camicia bianca abbottonata solo per metà. I
capelli erano bagnati,
il viso rilassato. Lo sguardo era un misto di cattiveria e divertimento.
–
Avevo sete. -
rispose lei prontamente, cercando di sostenere lo sguardo
del marito.
–
Ovvio. Chi non
avrebbe fame, dopo essersi abbuffato di biscotti? -
ghignò.
–
Non mi sono
abbuffata. Ne ho preso uno. - si giustificò lei, stringendo
i denti.
–
Ma hai macchiato
il vestito. -
Hermione non
rispose. E adesso?
–
Cercavi questa? -
chiese innocentemente Draco, facendole oscillare la
bacchetta davanti agli occhi.
–
Sì,
esatto. Non lo sai che il furto è punito nella
comunità magica come
in quella babbana? -
–
Vogliamo parlare
delle torte, degli yogurt, dei muffin che rubi ogni
giorno dalla cucina pensando che io non me ne accorga? -
ridacchiò, vittorioso.
Oddio, quanto odiava il ghigno di vittoria di Malfoy.
–
E' diverso. -
affermò semplicemente Hermione, sapendo che non è
furto
quando si prende qualcosa da mangiare a casa propria senza chiedere il
permesso
al proprio marito.
Draco agitò la
bacchetta e la macchietta marrone sparì dal vestito della
ragazza, che guardò
Malfoy come un perdente onesto guarda un vincitore sleale.
–
Hai intenzione di
venire scalza? Lo sai che non è uno dei tuoi soliti
pigiama party a casa della Weasley, vero? -
–
Lo so. E tu,
vieni senza con la camicia sbottonata? - ribattè lei,
felice di riguadagnare terreno.
–
Tecnicamente
potrei permettermelo. Ma non voglio fare troppe stragi di
cuori, stasera. - scrollò le spalle e continuò ad
abbottonarsi la camicia,
mentre con gli occhi esaminava le varie cravatte sistemate sul letto.
Ne scelse
una verde scuro, e verde fu anche il mantello che prese dall'armadio.
Hermione
sbuffò, poi si diresse verso le grandi scale in marmo che
portavano al piano
inferiore, con Draco che la seguiva a pochi metri di distanza. Arrivati
in
soggiorno, entrambi si assicurarono di aver preso tutto l'occorrente,
poi
Malfoy mise una mano sulla spalla di lei e senza una parola si
smaterializzarono.
Quando Hermione
riaprì gli occhi, Malfoy aveva già ripreso a
camminare e si stava dirigendo
verso il maestoso cancello in ferro battuto che segnava l'entrata della
grande
dimora Greengrass.
Eccoci qua.
La tana del lupo.
La villa doveva
avere all'incirca quattro piani più una soffitta, e sul
tetto vi era uno
spazioso terrazzo all'aperto che era stato addobbato per l'occasione
con
festoni magici ed era illuminato a giorno. Il viale che conduceva al
portone
principale era circondato ai lati da aiuole perfettamente curate,
mentre un po'
più a sinistra si intravedeva l'entrata del roseto curato
personalmente dalle
due sorelle Greengrass. Hermione notò che non erano i soli
ad entrare in quel
momento. Accanto a lei notò quello che doveva essere Blaise
Zabini che, fatto
un breve cenno con il capo a Malfoy, si allontanò
velocemente da loro. Un po'
più avanti invece camminavano due suoi colleghi del
Ministero, ma non ricordava
i loro nomi e decise di non salutarli.
Arrivata
a qualche
metro dalla porta, Hermione vide Draco sparire tra gli invitati.
Oh,
perfetto. Dieci a uno che è andato da
Astoria-la-puttana-ho-una-villa-gigante
Greengrass.
Anche Hermione
entrò, mise il suo mantello nel guardaroba e si diresse
insieme agli altri
invitati verso la stanza nella quale si svolgeva la festa, un'immensa
sala da
ballo ai lati della quale erano stati sistemati dei tavoli tondi e dei
carrelli
sui quali erano posate portate di ogni tipo e dimensione.
Ora Hermione
ricordava come si era lasciata convincere ad accompagnare lì
Draco: lui aveva
pronunciato le parole magiche "potrai mangiare quanto vuoi" e lei
aveva abbassato ogni difesa.
La
donna si guardò
intorno e si rese conto di conoscere solo pochi degli invitati presenti
quella
sera. La maggior parte di loro erano ex Serpeverde o Corvonero che
vivevano
grazie alle cospicue eredità di genitori e parenti o che
occupavano posizioni
di prestigio al Ministero.
Hermione intravide
di nuovo Blaise Zabini che osservava gli invitati dalla parte opposta
della
sala e si diresse a passo fermo verso di lui, convinta che sarebbe
stata
l'unica persona che le avrebbe rivolto la parola.
–
Zabini, buona
sera. - lo salutò, raggiungendolo da destra.
Zabini non si
scompose, rimase fermo a fare quello che stava facendo. Forse non
l'aveva
sentita o più semplicemente aveva deciso di ignorarla.
Hermione rimase ferma e
attese una risposta che arrivò solo dopo qualche minuto.
–
Granger, anche tu
qui? - il tono era evidentemente ironico.
–
Sì, ho
deciso di accompagnare Draco. - disse semplicemente lei.
–
Oh, certo.
Scommetto che non vedevi l'ora di venire. - aggiunse,
ghignando.
Hermione stette
zitta e pensò a qualcosa da dire per portare avanti il
discorso, ma non le
venne in mente niente.
–
Bel vestito. -
disse Zabini senza nemmeno averle dato un'occhiata
veloce.
–
Ma se neanche mi
stai guardando. - si lasciò sfuggire lei, che non aveva
la stessa pazienza e lo stesso autocontrollo dell'interlocutore.
–
Lo so. Ma,
conoscendo Draco, so che non ti avrebbe mai fatta uscire di
casa se tu non indossassi qualcosa di sufficientemente decoroso. -
Hermione
sbuffò, poi guardandolo dritto negli occhi -cosa molto
difficile visto che il
suo sguardo guizzava da un invitato all'altro alla velocità
della luce- disse:
–
Bella cravatta. -
–
E' un cravattino.
- la corresse lui, ghignando. Oh Merlino, Blaise
Zabini era tutto fuor chè umano. Era una combinazione di
fascino, calma,
cinismo, cattiveria, precisione e razionalità, ed ogni volta
che lei gli
rivolgeva la parola finiva irrimediabilmente col perdere la pazienza.
–
Come prosegue il
tuo lavoro? - chiese Hermione sforzandosi di essere
gentile.
–
Uno Zabini non
lavora. - la corresse nuovamente lui, una nota irritata
nella voce.
–
Okay, hem... come
prosegue la tua occupazione? - riformulò la domanda.
Aveva dimenticato quanto Zabini odiasse sentire le parole "lavoro",
"stipendio" e "licenziamento". Blaise, infatti, soleva
ripetere quasi come fosse un mantra che uno Zabini non lavorava mai per
guadagnare, ma solo per tenersi occupato e perchè la vita da
ereditieri può
essere terribilmente noiosa senza qualcosa da fare.
–
L'ho abbandonata.
Ho deciso che è molto più facile e appagante fare
l'ereditiero. - affermò. - E tu Granger? Quando deve nascere
il pargolo? -
–
Tra un mese. Poi
potrò tornare a lavorare. -
–
Lavorare, che
brutta cosa. Non invidio per niente quelle persone che
sono costrette a lavorare per poter sopravvivere al giorno d'oggi.
Provo quasi
pena per loro. Quasi. Farei un po' di beneficenza, se non fosse
diventata una
cosa così fuori moda. - detto questo fece una smorfia e si
mosse verso uno
degli invitati seduti attorno al tavolo tondo accanto all'entrata,
lasciando
Hermione sola ad un lato della stanza.
Dopo aver
cercato per un po' Draco tra la folla, Hermione decise di prendere
qualcosa da
mangiare, ma non appena mosse un passo verso il tavolo del buffet,
qualcuno la
urtò facendole perdere per un momento l'equilibrio.
–
Mi scusi... -
disse Hermione di riflesso, ma le parole le morirono sulle
labbra non appena la donna che l'aveva involontariamente spinta si
voltò verso
di lei.
–
Non fa niente, ma
la prossima volta dovresti fare più attenzione
Granger. - la voce squillante di Astoria Greengrass aveva un
chè di maligno.
–
Astoria... hem,
buonasera. Grazie per l'invito, bellissima festa. -
Bhè, almeno
adesso so che non sta facendo sesso con Draco in soffitta.
–
Di niente, ma
sono sorpresa che tu abbia deciso di venire. - disse la
donna. Indossava un vestito verde scuro lungo fino ai piedi, aderente,
con uno
scollo profondo che le metteva in risalto le forme. Ai piedi aveva dei
tacchi
vertiginosi con i quali riusciva a muoversi con disinvoltura. I capelli
neri,
sciolti, le ricadevano morbidamente sulle spalle e sembravano una marea
nera
pronta a sommergere e distruggere qualsiasi cosa.
–
Oh,
bhè, ha insistito Draco. - affermò Hermione.
Esatto,
stronza, perchè Draco è mio marito e quando ha
una festa vuole che io vada con
lui.
–
Davvero? -
Astoria sembrava sorpresa – Che strano, a me aveva detto che
non saresti venuta vista la difficoltà che hai ad integrarti
con i suoi amici.
- ghignò sadicamente.
–
Ti sbagli, io non
ho alcuna difficoltà. Proprio qualche minuto fa stavo
scambiando qualche parola con... Zabini. - l'aver indugiato un poco
prima di
pronunciare il nome di Blaise le costò un'occhiata scettica
da parte della
Greengrass.
–
Con Blaise? -
chiese infatti lei – non sapevo foste amici.
–
Oh, hem... Siamo
abbastanza intimi. - spiegò Hermione – Blaise, hey
Blaise! - lo chiamò poi, sperando che lui si voltasse nella
sua direzione, le
andasse incontro e la salvasse dalle grinfie di Malefica
Greengrass. Ma
ciò non accadde. Blaise le indirizzò uno sguardo
a metà tra lo scocciato e il
divertito per poi voltarsi di nuovo verso l'uomo col quale stava
parlando. Oh,
perfetto.
–
Stai per andare
via? - chiese Astoria.
–
No,
perchè? -
–
Non è
uno sforzo un po' eccessivo partecipare ad una serata di gala come
questa, per una donna nelle tue condizioni? - chiese con aria
apparentemente
innocente.
–
No, è
del tutto normale. - ribattè Hermione duramente.
–
Come vuoi. Ma
allora ti consiglio di stare più attenta quando cammini,
potresti colpire accidentalmente qualcuno e fargli del male, come
è successo
prima. Non sei esattamente un figurino, Granger.
–
Bhè,
Astoria, tu senza dubbio sei molto più snella di me, ma non
sei
incinta del figlio di Draco Malfoy. - quella era la sua piccola
vittoria,
Hermione lo sapeva.
–
Bel vestito. -
disse Astoria facendole la radiografia con lo sguardo.
Dal tono con cui lo disse, sembrò quasi un insulto.
–
Anche il tuo. -
disse Hermione, ma non lo pensava veramente.
–
Sì, lo
so. Elegante ma non scontato. Verde come il guadagno, come la
speranza... -
–
Come l'invidia. -
aggiunse Hermione, sorridendo amabile.
Astoria le
lanciò uno sguardo carico di rancore prima di dire:
–
Oh
bhè, Granger, sono contenta che tu sia venuta. La festa di
mezza Estate
di casa Greengrass è uno degli eventi più
importanti dell'anno, e non credo che
i tuoi amichetti Grifondoro abbiano avuto l'onore di ricevere
un'invito. Adesso
devo andare, Draco mi stava cercando, mi ha chiesto di vederci in
privato... tu
sai cosa vuole? - le domandò, sapendo di aver colpito nel
segno.
–
No, non lo so.
Conoscendolo, si tratterà di lavoro. - affermò
senza
intonazione.
–
Si vede proprio
che non lo conosci come lo conosco io. - ridacchiò
Astoria, per poi voltarle le spalle e andarsene verso l'uscita.
Hermione rimase
immobile al centro della sala da pranzo, incurante degli invitati che
la
squadravano e la spintonavano senza chiederle neanche scusa, le mani
appoggiate
delicatamente sul pancione e una lacrima che premeva per uscirle. Non
avrebbe
dovuto accettare di accompagnare Malfoy a quella stupida festa. Non
avrebbe
dovuto permettergli di seminarla subito all'entrata, e non avrebbe
dovuto
consentire ad Astoria Greengrass di umiliarla in quella maniera. Una
parte di
lei voleva tirare fuori la bacchetta dalla borsa e scagliare una
fattura
Orcovolante ad Astoria o lanciarle un incantesimo che avrebbe rovinato
il suo
magnifico vestito Verde Vomito. Una parte di lei invece voleva soltanto
prendere il mantello, nascondere qualche tartina al tonno sotto i
vestiti e
tornare a casa, al sicuro. E un'altra parte di lei voleva trovare
Malfoy,
urlargli contro quanto lo detestava, pietrificarlo e poi andarsene a
casa e
continuare a mangiare quei deliziosi biscotti al cioccolato. Hermione
optò per
una via di mezzo: decise di andarsene, ma non prima di aver trovato
Malfoy.
Aveva bisogno di sapere cos'è che doveva dire ad Astoria,
aveva bisogno di
conoscere se tra di loro vi era effettivamente qualcosa di
più -come
Hermione salì
le scale che portavano al secondo piano e fece un incantesimo di
localizzazione
per trovare il marito. Nessuna traccia di lui. Con il fiatone e le
gambe che le
dolevano salì un'altra rampa di scale, e li
trovò. Erano dentro a quella che
Hermione sospettò essere una camera da letto; Astoria, con
la sua solita voce
squillante, aveva appena fatto una domanda a Draco, che rispose
sbuffando.
–
Non credo che
riusciremo ad andare avanti a lungo, se continuiamo così.
- disse Draco con voce stanca.
Hermione si
avvicinò ulteriormente alla porta socchiusa e
avvicinò l'orecchio alla parete.
Ma cosa...?
–
Perchè?
- chiese Astoria.
–
E' difficile,
Astoria, te l'ho detto. Ho troppe cose da fare, ed
Hermione mi ruba un sacco di tempo. -
Hermione non
riuscì a cogliere il tono in cui Draco lo disse. Forse era
scocciato, forse
arrabbiato, forse rassegnato.
–
Sei tu che glielo
dedichi, il tempo. In realtà lei potrebbe farcela
benissimo da sola. -
Puttana. No,
stai zitta.
–
Ti sbagli. Non
posso abbandonarla adesso, sarebbe un colpo troppo
basso. Dammi tempo. - le disse Malfoy, ed Hermione lo
immaginò mentre si
passava una mano tra i capelli e fissava lo sguardo su un punto
indefinito
davanti a lui. Abbandonarmi? Quasi le
mancò il fiato, ma non si mosse di
un millimetro. Voleva andare in fondo a quella storia una volta per
tutte.
–
Quanto? Un mese,
due? Ho bisogno di saperlo. - Astoria era irritata ma
nella sua voce compariva una nota di speranza.
–
Due mesi. Poi
potremo partire, te lo prometto. - disse Draco. Partire.
Partire. Draco se ne sarebbe andato con Astoria, era questa
la dura verità.
Il respiro le mancò di nuovo e prese a girarle forte la
testa, cosìcchè dovette
aggrapparsi forte allo stipite della porta per evitare di cadere.
–
Non possiamo
mollare. -
–
Lo so. - disse
semplicemente Draco. Hermione povrò a immaginarseli
abbracciati mentre si giuravano amore eterno, e il risultato fu che le
venne da
piangere e da vomitare contemporaneamente.
–
Dove vai adesso?
-
–
Torno
giù da Hermione. -
–
Okay. Ma
ricordati che è importante chiarire questa cosa con il
Ministro
giapponese prima di tre mesi. Lo so che vuoi stare con quella mezz...
con
–
Hai ragione. La
situazione è critica, vedrò di fare il possibile
ma non
posso lasciare sola Hermione, questo mi pare fuori discussione. -
Hermione
Granger, da dietro la porta, tirò un sospiro di sollievo e
sorrise. Draco
Malfoy non l'aveva tradita, Draco Malfoy non voleva lasciarla, Draco
Malfoy non
sarebbe partito con Astoria Greengrass alla volta di un'isola
caraibica.
Hermione bussò piano alla porta, che si aprì
cigolando. Astoria la guardò con
sospetto e disapprovazione, Draco con freddezza, come sempre.
–
Malfoy, io torno
a casa. - disse, forte di non essere una comune donna
incinta tradita.
–
Così
presto? - civettò Astoria – non avevi detto di
poter sostenere
benissimo serate come questa? -
–
Sono un po'
stanca. - si giustificò fissando negli occhi Malfoy.
–
Come vuoi. Ti
accompagno. - Malfoy salutò con un cenno del capo Astoria
ed uscì dalla stanza.
Lui ed Hermione
camminavano a pochi metri di distanza, lei davanti e lui dietro, senza
parlare.
Fu Draco a rompere quel silenzio:
–
So cosa pensavi.
- ghignò.
Hermione
non rallentò. Beccata, di nuovo.
–
Non sei
esattamente la persona più silenziosa del mondo. - aggiunse.
Hermione
continuò a camminare.
–
E allora? - non
le veniva niente di più intelligente da dire.
Malfoy rise.
Non ghignò, non sorrise. Rise.
–
Che
c'è? - chiese Hermione, voltandosi di scatto e rischiando di
perdere
l'equilibrio per l'ennesima volta. Draco le afferrò
prontamente un braccio e la
tirò a sè, togliendole il respiro. Qualcosa le
diceva che stava ridendo proprio
di lei.
–
Quando cammini...
- iniziò lui, ma lei lo interruppe:
–
Sì, lo
so, sembro una papera. Allora? -
–
No, non una
papera. Sembri un pinguino. - affermò, ghignando.
–
Non ti facevo
così esperto di fauna babbana, Malfoy. -
ribattè lei.
–
Animali molto
carini in pinguini. Un po' ridicoli. - continuò lui.
–
Quindi io sono
ridicola. -
–
Esatto. Sono
contento che tu l'abbia ammesso, finalmente. - ghignò
ancora, tenendo Hermione stretta a sè. Le loro bocche erano
a pochi centimetri
di distanza, le braccia di lui a circondare il ventre di lei.
–
Comunque i
pinguini sono neri, non rossi. - ribattè Hermione,
aggrappandosi a quell'unica scusa. - E nella loro società,
sono gli uomini che
covano l'uovo, non le donne. -
–
E quindi? Rimani
comunque un gigantesco pinguino rosso. -
–
Stai abbracciando
un pinguino. - lo riprese lei.
–
I pinguini non
parlano. - disse Malfoy, sornione. Hermione smise di
ribattere e si lasciò andare all'abbraccio di Draco,
poggiando il volto
nell'incavo della sua spalla. Malfoy le baciò i capelli, poi
il collo e su fino
alla tempia. Poi le lanciò uno sguardo che poteva voler dire
qualsiasi parola,
e le diede un bacio vero. Hermione lasciò che la lingua di
Draco si facesse
largo nella sua bocca e le accarezzasse il palato, per poi cominciare a
muoversi con la propria. Hermione gemette quando Malfoy la spinse verso
la parete,
ma lui non le chiese scusa -non lo faceva quasi mai- e si
limitò a posarle
delicatamente una mano sul pancione. Hermione lo strinse più
forte a sè e gli
mise una mano tra i capelli mentre lui le schioccava piccoli baci sul
collo,
sospirando e dicendole nell'orecchio parole e frasi senza un nesso
logico.
–
Quanto sei... -
lasciò la frase in sospeso, per tornare a baciarle il
lobo destro.
–
Quanto sono cosa?
- chiese Hermione, sospirando.
–
Non so. Qualsiasi
cosa. Sei. -
–
Un pinguino? -
Hermione rise.
– Un pinguino. - ghignò Malfoy prima di tornare a baciarla con foga.