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Autore: smary    24/12/2010    8 recensioni
Se c'era una cosa che Arthur odiava, quella era lo zoo.
Non c'era nulla di più terrificante di tutte quelle mascelle aperte, di quelle code ciondolanti, di quegli occhi spenti, di quelle piume multicolori, tutti ammassati in gabbie.
Da una parte, provava pena per quei poveri animali. Dall'altra, ne era un po' disgustato.
“Pessima igiene” pensava, senza nemmeno rendersi conto che probabilmente nel loro habitat naturale gli animali non erano soliti fare la doccia tutti i giorni.
USxUK
(una lieve vena di demenziale)
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Eccoci qui, con l'ultimo capitolo! Natale è alle porte, e il tacchino mi aspetta!
Bene, a parte questa frase abbastanza stupida (si capisce che ho fame?), vi auguro una buona lettura!
smary

Ps: in questo capitolo mi sono divertita moltissimo a immaginare il carattere di Arthur da ubriaco... a volte un pezzo di carta (digitale, ma insomma, avete capito!) è più divertente del Luna Park!






_________________________________________


RINOCERONTE


IV. Domande senza risposta







«Ciao.» Fece quello.
Arthur perse un battito.Oh, no. Da capo no. La lotta, le urla, i piani, la fatona...
OH, NO.
La gola gli si fece secca e arida come il deserto.
«Alfred, ti devo dire una cosa.»



Alfred si girò verso di lui, incuriosito dal suo tono esasperato.
«Dimmi!» Esclamò.
«Er... non qui. In un posto più... appartato, va bene?»
«Eh?! Ma perché? Perdiamo tempo e basta! Prima non possiamo vedere degli animali?»
Arthur si limitò a fissarlo molto, molto male.
«Nemmeno i rinoceronti?» Lo supplicò l'americano.
«No. Nemmeno i rinoceronti.»
Alfred era troppo ingenuo per capire quanto fossero letali, quegli animali.
Alfred sospirò, e l'inglese decise che quel sospiro significava “mi rassegno”.
«Andiamo... prima di tutto usciamo da qui. Peste e carestia a chi ha inventato lo zoo! Lo odio, questo accidenti di posto! Dunque, propongo di andare in un pub. Un pub molto affollato, con gente che urla e sbraita, in modo che nessuno ci possa sentire. E poi... e poi te lo dico.»
«Cosa? Mi dici cosa?»
«Ti dirò quello che ti dirò quando saremo là!» Rispose stizzito Arthur, mentre Alfred ci capiva sempre di meno e cercava di ricostruire il senso della frase.
L'inglese sapeva bene qual'era la sua meta. Il “Pub and Go” era il suo pub preferito, proprio perché era sempre pieno di gente che non badava a te, e potevi rilassarti in santa pace. Certo, ogni tanto spuntava qualche ubriacone incallito a chiederti qualche spicciolo per il vino più scadente, ma Arthur aveva imparato a portarsi dietro un flaconcino di profumo spray da spruzzargli in bocca per rendergli migliore l'alito.
Aprì la porta e si sentì subito a casa.
«Ehi, Arthur! Che bello rivederti! Cosa ti porto, una bella birretta fresca?»
Tutti i proprietari dei pub e dei bar della zona lo conoscevano per nome. A modo suo, era una piccola leggenda. Li aveva provati tutti, per trovare quello che più gli si addiceva, e solo il “Pub and Go” aveva superato la dura selezione.
«Sì, grazie! Ne ho proprio bisogno. Per lui porta una Coca Cola. Non fare quella faccia, Stewart, non è un inglese impazzito, è un americano» Rispose Arthur facendo cenno con la testa ad Alfred.
«Per quanto ne so, un americano è un inglese impazzito per definizione» Borbottò tra sé e sé Stewart.
Si diressero verso un tavolino piazzato nell'angolo più in fondo del locale.
«Allora, cosa volevi dirmi?» Chiese allegramente Alfred ammirando la sua bottiglia di Coca Cola, completamente dimentico dello zoo.
Arthur decise di dirlo subito e in fretta, come si fa quando si strappa un cerotto per sentire meno dolore.
«Sì. Dunque.» Cominciò, ma si fermò di colpo e arrossì come una rapanello.
Alfred continuava a guardarlo con gli occhioni spalancati, un viziaccio che aveva sempre avuto.
Si schiarì la voce.
«È che... oddio, cosa sto facendo...» Mugugnò seppellendo la testa tra le braccia.
«Arthur, che diavolo ti prende? Lo so che sei strano, ma oggi sei peggio del solito! Il che è tutto dire... Insomma, di cosa hai bisogno? E perché arrossisci così? Non stai mica per dirmi che ti piaccio o cose del genere, quindi... Arthur?»
L'inglese era sprofondato sotto il tavolo emettendo dei versi che somigliavano a dei rantoli di agonia.
Alfred alzò gli occhi al cielo e si tuffò sotto il tavolo alla ricerca del moribondo.
«Allora?» Chiese insistentemente ad Arthur, il quale, trovandoselo di colpo davanti, fece un salto di qualche centimetro sbattendo la tesa contro la superficie del tavolo.
«È tutta colpa di quella maledetta rinocerontessa!!» Si lamentò il povero inglese.
«Eh?»
«Sì, è colpa sua, del cane e di tutte quelle stupidate sul piano di conquista! E soprattutto è colpa tua e delle tue trovate!»
Alfred non battè ciglio.
“Ma certo” pensò “è colpa della birra se sta delirando. Scommetto che adesso dirà...”
«Sei un idiota! Un enorme, gigantesco idiota!!»
«Sì, sì. Che ne dici di tornare su, eh? Quaggiù non si respira... adesso torniamo a casa, bevi un bel tè e passa tutto...» Ridacchiò Alfred, abituatissimo alle scenate di Arthur ubriaco.
Arthur cercò di alzarsi da lì per sedersi decentemente sulla sedia, ma i risultati furono piuttosto deludenti e uscì da sotto il tavolo strisciando come un bruco.
«Il fatto è» Proseguì l'inglese tentando di sistemarsi la cravatta dopo essersi seduto «che... che... sì, insomma, hai capito.»
«In effetti, no.»
«Mi piaci, sei contento?!» Sbraitò Arthur.
Improvvisamente calò un terribile silenzio in tutto il locale. Tutti quanti fissavano l'inglese con aria chi curiosa, chi scioccata, chi divertita. Persino Stewart smise di pulire un bicchiere da dietro il bancone e lo squadrò. Arthur sentì uno spiacevole calore invadergli le guance, un calore che non aveva nulla a che fare con la birra.
Poi scoppiò un applauso, e il povero malcapitato si ritrovo a stringere la mano a tutti i presenti («Bravo! Che coraggio!» «Ehi, finalmente ce l'hai fatta!»).
Stewart si stava asciugando una lacrima con il panno per i bicchieri, mugugnando qualcosa sul fatto che il suo Arthur era proprio cresciuto.
«Sì, ehm, grazie... Adesso, credo che andrò a casa, già, farò così. Alfred, andiamo.» Disse Arthur. Non voleva sapere come diavolo facessero tutti quanti a sapere della sua cotta per Alfred, probabilmente era stato il frutto di una sbronza, ma sentiva che per un bel pezzo non avrebbe più messo piede lì dentro.
«Sei già ubriaco...» Ridacchiò Alfred.
Non era una domanda, era una constatazione. Arthur si innervosì, se c'era una cosa che gli dava veramente fastidio era il fatto che gli altri gli facessero notare che non reggeva l'alcol.
«Sono solo un po' brillo»
«È meglio se guido io la tua macchina, allora»
Arthur annuì con la testa, felice di portare via la sua macchina dal parcheggio dello zoo.
Quando arrivarono a casa, Arthur sentiva che la parte più imbarazzata della giornata stava per arrivare.
«Dunque!» Cominciò allegramente Alfred «Riguardo a quello che hai detto al pub...»
L'inglese iniziò a interessarsi al volo di una mosca nel salotto. Sembrava che stesse tracciando un 8 immaginario... chissà cosa stava dicendo Alfred. Be', non voleva saperlo, cosa gliene poteva importare? Del resto erano solo parole di un grosso idiota, o no? Di sicuro il ronzio della mosca era più importante di tutte quelle ciance...
«... se vuoi, ovviamente!» Terminò Alfred.
«Certo.» Rispose l'altro, notando che l'americano a quella parola aveva assunto un'espressione straordinariamente stupita.
«Ah. Allora, chiudi gli occhi!»
Arthur chiuse gli occhi, più per il sonno che per altro, in realtà. Poi, nel giro di due secondi, si trovò spiaccicato sopra un divano schiacciato da un peso che poteva essere quello di un cinghiale. Avrebbe voluto esprimere la sua perplessità con “eh?” ma la sua bocca si trovò assediata da una ventosa.
Saltò per aria.
«Ma che diav...» Esclamò, liberandosi dalla presa mortale di quella piovra americana.
«Non ti piace come bacio?» Chiese Alfred.
«Ah, era un bacio quello?! Ero convinto che mi avessi messo in faccia uno sturalavandini!»
L'altro rise, per nulla offeso.
«Scusa, diciamo che è una sorta di entusiasmo adolescenziale!»
«Secondo me è incompetenza da poppanti, invece!»
«Illuminami, non dovresti essere contento del fatto che il tuo grande amore ti abbia baciato?»
«Sono ubriaco, le mie azioni non corrispondono ai miei pensieri!»
«Avevi detto che eri solo brillo!»
«Dettagli!» Sbraitò Arthur.
Alfred sospirò divertito. Se c'era una cosa che avevano in comune, era la passione di irritare la gente. Il problema era che però Arthur si scaldava subito, se punzecchiato, quindi Alfred era sempre un po' in vantaggio.
L'inglese aveva tutto il volto rosso. Si rifiutava di ammetterlo, ma in realtà aveva voglia di mettersi a saltellare qua e là, Alfred l'aveva baciato!! Ma il cervello lo mise in guardia e quindi intimò all'altro di smetterla immediatamente di fare l'idiota e di baciarlo.
«Ma, Arthur, prima ti ho chiesto se potevo baciarti e tu mi hai risposto “certo”...»
Che casino.
Ed era tutta colpa di quella rinocerontessa. Del resto, aveva deciso di confessare ad Alfred cosa provava per lui solo per poter evitare tutta quella messinscena...
«Anche tu mi piaci molto, Arthur. Voglio dire, non ho ancora capito che cavolo di carattere hai! A volte sei spocchioso e irritante, altre volte gentilissimo, altre volte sei divertente, altre ancora sei perennemente arrabbiato o ti comporti come se ti avessi offeso... sei peggio di una donna in menopausa... però mi piaci.»
Arthur sollevò un sopracciglio. Che razza di dichiarazione. Sembrava un elenco del suo (piuttosto incoerente) comportamento.
«Sono solo un po' lunatico. E non sono una donna. Né sono in menopausa.»
«Lo sai che sei adorabile?»
«E NON SONO ADORABILE!» Urlò l'inglese come se gli avesse appena rivolto un insulto.
Alfred sorrise, si avvicinò piano all'altro e lo baciò con dolcezza.
Provò ad osare un po' di più, infilando la mano sotto la camicia dell'altro, tentando di accarezzargli la schiena.
Aveva sempre pensato che la schiena di Arthur fosse liscissima, invece era ossuta e si sentivano tutte le ossa sporgere.
Nel frattempo l'inglese si era irrigidito come un pezzo di legno, e quando l'altro cercò di passare la mano nei boxer, iniziò a dimenarsi come san Lorenzo sulla graticola.
«Che diavolo stai facendo, pervertito?!»
«Secondo te?» Rispose ridendo l'americano tentando di raggiungere il suo scopo.
«Lasciami andare!!!» Esclamò Arthur con una vocetta acuta che fece spanciare dalle risate il compagno.
«Immagino che voglia dire “oh, mio eroe, continua”, giusto?»
«Tu sei malato!»
«E tu sei frigido.»
«Non è vero.»
«Sì che lo è!»
«No!»
«Sì!»
«No!»
«Allora, se non lo sei, mi lasci fare!»
Arthur sbuffò contrariato.
«E va bene...» Acconsentì con un'aria da martire.
«Allora stai fermo e non agitarti come un'anguilla.» Disse Alfred trattenendo le risate.
Cercò di slacciargli la cintura dei pantaloni, ma l'occhiata che l'altro gli lanciò sembrava voler dire “lascia perdere la cintura e spicciati, così almeno la finiamo”.
Che fidanzato impossibile.
Quando cercò di accarezzare l'inguine dell'inglese, l'altro gli rispose con una sorta di ginocchiata nello stomaco.
«Scusa. Riflesso incondizionato.» Disse Arthur.
«Guarda che non ti sto stuprando.» Rispose Alfred, andando un po' più in giù con la mano, sfiorandogli quella che ormai era un'erezione - cosa che Arthur non avrebbe mai ammesso.
Lo baciò gentilmente, e per tutta la durata del “lavoretto” Alfred si chiese se era normale che due innamorati si comportassero in quella maniera.
Quando Arthur venne nella sua mano, l'americano si sentì inspiegabilmente fiero di se stesso. Be', riuscire a smuovere quel frigido inglese era una sorta di “mission impossible”.
«Allora? Non mi sembra che ti sia dispiaciuto poi così tanto...»
Arthur non rispose.
«Arthur? Mi ascolti?» Chiese perplesso Alfred.
«Mai più.»
«Eh?»
«Non farlo mai più, mammifero.»
«Mammifero? Perché mi chiami così?»
«Alla fine sei solo un mammifero, no?» Disse saggiamente Arthur.
«Sì, ma...»
«“Ma” niente. E non osare mai più.»
Alfred rise.
Arthur si chiese cosa cavolo ci fosse da ridere. Perché quell'idiota rideva sempre? E perché quel sogno aveva causato tutto quel caos? C'erano domande a cui non sarebbe mai riuscito a rispondere. Una cosa però era certa: adesso odiava gli zoo persino più di prima.






THE END





__________________________________






Oh, wow, è finita! Non oso crederci... Mi sono pentita di non aver messo il rating rosso, scommetto che mi sarei divertita un mondo a descrivere le reazioni di Arthur! Comunque, spero che questa fanfiction vi sia piaciuta!
Adesso passo come al solito all'angolo del...





**ARR**




veralya: Ahahah! Bellissima spiegazione la tua, non ho mai pensato che tutte le allucinazioni di Arthur potessero essere dovute a troppo oppio in gioventù! X°° Sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto (eh, Arthur non salterebbe mai addosso ad Alfred: gli piacerebbe, a mio parere, ma come dici tu, è troppo gentleman/è troppo testone per farlo ♥) e spero che anche questo finale un po' pazzo ti abbia divertito! Grazie per la recensione, ci rivediamo (spero *-*) in un'altra fanfic!

_Moon: E così ti hanno incuriosito i boxer di Arthur, eh? Pensa, non li ho inventati, ma li ho visti a Roma in un negozio... ho riso per dieci minuti buoni! E mi sono detta: questi li userò in una fanfiction! E così è stato. C'erano anche dei boxer con la bandiera americana e degli slip con quella inglese... santo cielo, sto facendo la figura di un'appassionata di mutande!! XD Non deprimerti per la fine, sono sicura che ci rivedremo in un'altra fanfiction, non ti preoccupare (potrei anche fare la continuazione di questa!)! Grazie del commento, alla prossima!

Yumi Kago: Sono contenta del fatto che non mi porti rancore per la caduta dalla sedia, a cosa pensavi?! XD Sono imbarazzatissima per il “sei mitica”, ti ringrazio davvero! Spero ovviamente che questo capitolo ti sia piaciuto, anche se è l'ultimo (io un tempo odiavo gli ultimi capitoli per principio, semplicemente perché erano indizio della fine...)! Bacioni!

moniko chan: Non ti preoccupare della recensione corta (che poi corta non è!), a me ha fatto taaanto piacere! Non sono convinta del fatto che sia un bene imparare a distruggere i bagni, ma se sei convinta chiedi ad Alfred, sono sicura che sarà felicissimo di trasmettere la sua arte ai giovani virgulti! XD Spero davvero che questo capitolo ti sia piaciuto, e grazie mille per la recensione! ^^

Chibi_ Hahah, un sogno in un altro sogno? Che mal di testa, direi che sei un'esperta di ragionamenti contorti! XD Guardi Higurashi no naku koro ni? Mi dicono tutti di guardarlo, ormai mi mettete tutti una curiosità assurda! °A° Basta. Devo iniziare a guardarlo! I boxer di Arthur sono mooolto imbarazzanti, e non capisco perché Alfred li scelga (ingenuità o voglia di imbarazzare Artù?), e pensare che l'ho scritto io... comunque, spero che questo finale ti sia piaciuto! Alla prossima!

Yandereness: ti faccio i complimenti perché ho ragione a farteli! XD La mia amica si esalta a guardare la tua icon! X°°
Alfred è l'emblema dell'idiota, ha l'idiozia nel sangue, immagino! Ma noi gli vogliamo bene perché un po' di gente fuori di testa ci vuole nella vita di Arthur! Spero che questo (ultimo ç_ç) capitolo ti sia piaciuto! Bacioni!



Mi sto esaltando! Quando finisco una fanfic mi esalto, è un traguardone... XD Ovviamente spero che vi siate divertiti leggendo questa fanfiction! Vi faccio anche tanti auguri di Buon Natale e di felice Anno Nuovo!
Saluti dalla vostra affezionatissima
smary









   
 
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