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Autore: lalla124    24/12/2010    8 recensioni
'Era intenta a mettersi lo zaino sulla spalla, perciò non si accorse dei miei occhi sbarrati. Bella? Bella?! O mio Dio. Era peggio dell’orribile. Bella! Se mi fossi chiamata Isabella non mi sarei mai, mai, fatta chiamare Bella! Bella! Mi sarei fatta chiamare Lisa, oppure ancora meglio Easy, ma Bella no!'
Questa è una mia nuova fanfic basata su un'idea che mi era venuta già l'anno scorso. Racconta gli ultimi tre libri della saga dal punto di vista di un nuovo e strano personaggio (non fatevi ingannare dal titolo) che si trasferirà a Forks insieme a una famiglia fuori dal normale. Rimarrò piuttosto fedele al libro, ma d'altra parte ci saranno anche grossi stravolgimenti! È un esperimento che ho provato a fare e spero tanto che vi piaccia. Buona lettura!
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Nuovo personaggio | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più libri/film
Capitoli:
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Ventitreesimo Capitolo

 

 

Ventitreesimo Capitolo

 

 

Quella strana sensazione di gelo mi portò a realizzare che, ovviamente, non ero morta.

“Abi”

Subito dopo l’udito, ben presto riprese a funzionare anche la vista. Il viso perfetto e unico di mia madre mi guardava con un sorriso tremendamente dispiaciuto. Io le sorrisi automaticamente, facendo fatica a reprimere gli occhi lucidi. Provai a muovere le dita, per assicurarmi di aver il controllo di tutto il resto del corpo. Quando me ne assicurai, mi tirai su a sedere. Forse fui troppo veloce, perché la testa cominciò a girarmi e a pulsare violentemente. Evidentemente, in qualche maniera avevo battuto la testa.

I miei occhi incrociarono ancora quelli di mia madre, il cui sorriso ora splendeva e la rendeva un essere angelico. Fu inspiegabile la gioia che provai vederla lì, viva accanto a me.

“Come stai Abi?” mi sussurrò lei, attenta a non confondermi con suoni troppo forti. Io annuii freneticamente, convinta che se avessi pronunciato parola, sarei scoppiata a piangere.

Mi diedi una veloce occhiata attorno completamente spaesata. Rimasi immobile ad osservare Edward e Seth raccogliere pezzi di corpi bianchi sparsi per l’accampamento e la foresta. Erano quelli di Victoria e Riley. Feci un respiro profondo, completamente rilassata; mamma alla fine era venuta a salvarmi.

Un momento, Seth? Me lo ricordavo a terra, immobile, senza l’ombra di un respiro. Ora invece era tutto allegro e contento mentre gironzolava insieme ad Edward.
Sulla mia sinistra, invece, nell’esatta posizione in cui l’avevo lasciata, Bella osservava rigida e incredula prima i movimenti di Edward e Seth, poi i miei e quelli di mia madre, stringendo qualcosa nella mano non steccata. Dire che era scioccata era un eufemismo. Mi tirai su in piedi, con l’intenzione di vedere effettivamente come stava. Tuttavia, non appena ebbi un solido appoggio ai piedi, ricevetti un poderoso abbraccio da mamma. Quando si distaccò mi incorniciò il viso con le mani, come le piaceva tanto fare.

“Lo so, è tutta colpa mia, Abi” disse piano, la voce quasi rotta. “Avrei dovuto rimanere con te, non sarei dovuta andare con gli altri. Avrei dovuto immaginare che sarebbe successo questo. Sono stata troppo convinta e presuntuosa di poter arrivare da te qualsiasi cosa…” Guardavo allibita mia madre, incapace di fermare quel terribile mea culpa, che io non avevo mai per neanche un minuto pensato.

“Non è colpa tua, Sophie” intervenne all’improvviso Edward, mentre tirava fuori dalla tasca dei pantaloni un accendino a benzina. Le sue parole riuscirono a distrarre mamma.

“Cosa stai dicendo, Edward?” gli chiese guardandolo confusa. Lui mi lanciò un’occhiata poco amichevole.

“Avresti potuto terrorizzarti prima, Abigail” disse davvero irritato. “Victoria e l’altro vampiro erano qua già da un bel po’” continuò a spiegare a mamma. Incoerentemente, lei si sentì ancora più in colpa.

“Abigail, cos’è successo?” chiese in un sussurro, con voce tremante. Io la guardai ancora spaesata per quegli ultimi istanti in cui credetti davvero di morire. Anzi, erano stati così veloci che nemmeno mi ero resa conto di questa possibilità.

“Non lo so” risposi incerta. Quegli occhi davanti a me pieni di tristezza minacciavano di piangere, seppure non lo avrebbero potuto fare. Mia madre si limitò ad abbracciarmi ancora, appoggiando la testa sulla mia spalla.

“Abi” sospirò lei, tanto flebilmente da non poter distinguere il tono “E’ colpa mia se…” Io scossi velocemente la testa, mentre già sapevo quello che avrebbe voluto dire.

“No” la interruppi io, trovandomi ad accarezzarle la testa. “Tu hai avuto solo la colpa di voler fare da mamma alla tua bambina” dissi quasi soprapensiero. Lei rimase in silenzio, incastrando la testa tra la mia spalla ed il collo. Io continuavo ad accarezzarle i lisci e rossicci capelli, con il mento appoggiato alla sua testa. Alla fine di tutto, ero io a consolare lei.

Dopo alcuni secondi alzò la testa. Nei suoi occhi non era più rimasta alcuna traccia di tristezza o senso di colpa. Mi lanciava quel suo sorriso e lo sguardo che mi inviò, fu molto più eloquente di cento, mille parole; diceva di volermi bene.

“Sophie.” Edward interruppe questo splendido momento madre e figlia. A malincuore, i suoi occhi si staccarono da me.

“Per cortesia, potresti spostarti da Bella?” disse in tono cortese, cercando di compensare con la sua educazione l’interruzione di prima. Entrambe guardammo Bella.

“Oh” mormorò mamma affranta. Il secondo dopo fu accanto ad Edward. Osservai Bella confusa, cercando di individuare il motivo che aveva spinto mia madre a staccarsi così improvvisamente da me. Poi capii, vedendo il braccio di Bella mezzo insanguinato.

“Oh” ripetei anch’io. Bella, intanto, continuava stordita a mantenere gli occhi fissi su Edward.

“Abigail, per favore, toglile di mano quella pietra” mi ordinò lui. Senza neanche che mi accorgessi della pietra, Bella aprì la mano stretta a pugno e fece scivolare la pietra che teneva in mano.

Stranamente, Edward manteneva le distanze, le mani alzate e lo sguardo indeciso. Mi rifiutai di comprendere il suo comportamento e pensai piuttosto a cercare di far tornare Bella alla realtà.

“Ehi, Bella, è tutto finito! Io sono viva, Edward è vivo, siamo tutti vivi!” dissi prendendole entrambe le mani. Sfortunatamente, ero ancora in uno stato fin troppo confusionale per sembrare anche solo un minimo rassicurante.

“Non avere paura, Bella” continuò Edward “Non ti faremo del male” disse rimanendo immobile e cauto. Io mi girai verso di lui, per guardarlo confusa. Perché diavolo credeva che Bella la pensasse in questo modo?

“Andrà tutto bene. So che adesso hai paura, ma non ti succederà niente. Nessuno di farà del male” continuò imperterrito lui. Mia madre, decisa a dargli corda, le mostrò il suo dolce sorriso da mamma iperprotettiva, che solitamente usava esclusivamente con me.

“Perché continui a ripetermelo?” chiese allora Bella nervosa, alla faccia di Edward.

“Non hai…” disse indeciso lui “Non hai paura di noi?”

“Perché?” chiese Bella tesa. Fece alcuni passi in avanti, ma inciampò su qualcosa. Io, vicino a lei, riuscì a trattenerla appena in tempo. Accorciando totalmente le distanze, Edward si fiondò su di lei e l’afferrò, mentre Bella si lasciava andare in singhiozzi, stretta nel suo petto.

“Bella, scusami. E’ finita, è finita.” Mi avvicinai subito a mamma, lasciando anche a quei due un momento di felice riconciliazione.

A qualche metro di distanza intanto se ne stava tranquillo Seth. Per nulla stanco dal combattimento appena vinto, se ne andava avanti ed indietro, scodinzolando soddisfatto e fiero della vittoria. Quando si accorse che l’osservavo mi abbaiò felice. Quel suono richiamò l’attenzione di mamma, che si voltò automaticamente verso di lui. Fu quasi comica la scena, quando non appena gli occhi di mamma incontrarono quelli del lupo, Seth abbassò orecchie e coda e uggiolando si allontanò velocemente da lei. Poteva essere solo un’impressione, ma credevo che Seth avesse una paura micidiale di mia madre.

Allora mi attraversò come un lampo nella mente la consapevolezza che se adesso stavamo vivendo felici momenti di riconciliazione, forse non succedeva questo nella radura.

“E gli altri?” esclamai io, la voce fin troppo stridula.

“Stanno tutti bene. Anche giù è tutto finito. E’ andato tutto liscio” mi rispose Edward, rassicurando in questo modo anche Bella. Guardai agitata mamma.

“Quindi anche papà…”

“Sì, sta benone” mi assicurò mamma con un sorriso “Anzi, ha tolto il divertimento a più di qualcuno.” Mi sentii doppiamente rassicurata. La sensazione di sollievo che provai era indescrivibile, quando l’altro giorno pensavo che tutto avrebbe avuto un risvolto negativo.

“Perché pensavi che avessi paura di te?” insistette Bella, ripresasi del tutto, discostandosi solo di un poco da Edward.

“Scusami ancora, Bella” disse di nuovo terribilmente dispiaciuto “Non volevo che mi vedessi in questo modo. Ero certa di averti terrorizzato.” Ah bè, giusto, per lui ero io quella che si doveva terrorizzare il prima possibile. Sbuffai e mamma, quasi leggendomi nel pensiero, mi tirò una leggera gomitata alle costole per farmi smettere. 

“Davvero?” domandò lei, infine. Lui le prese delicatamente il mento, in modo da poterla osservare negli occhi.

“Bella, io stavo cercando di uccidere una creatura pensante a meno venti metri da te” Con un cenno di occhi indicò mamma. “E Sophie l’ha smembrata in neanche mezzo secondo. Non ne sei provata?” Bella in compenso, fece spallucce. Forse non era molto corretto, ma ci godevo tantissimo nel vedere che per una volta le preoccupazioni di quel paranoico infastidivano lei e sorprendevano lui per la sua reazione.

“In realtà, avevo paura per te e Seth.” si spiegò lei, giustificando il braccio sanguinato.

“Seth stava fingendo” disse scuotendo la testa. 

“Davvero?” esclamai io incredula.

“Davvero?” mi emulò Bella.

“Sì” affermò secco lui.

“Bhè, non lo sapevo” tentò di giustificarsi lei “Volevo cercare di aiutarvi.”

“Ah, già” continuò lui monocorde. “Il numero con il sasso. Mi hai fatto venire un infarto e ti garantisco che non è facile. Per non parlare del tuo intervento!” sbottò alla fine verso di me, mentre mamma mi guardava interessata. “Ehi, rossa, bei capelli!” Rimasi strabiliata per la sua voce, che imitò in modo così perfetto la mia. Mamma mi guardò sorpresa.

“Davvero?” mi disse in un sussurro impercettibile. Io annuì fiera.

“Però devi ammettere che ha funzionato alla grande” ribattei, compiaciuta almeno quanto Seth. Mamma vicino a me, tentò di trattenere una risata a fatica. Edward, invece, non volendo rispondermi, rimase in silenzio.

“Edward?” Il tono teso di Bella tornò a mettermi allerta. I suoi occhi sfrecciarono su mamma, che si irrigidì all’istante.

“Manca un minuto” mormorò Edward cupo. Mia madre annuì percettibilmente, mentre Edward fece un segno anche a Seth. Io e Bella osservavamo i nostri vampiri in silenzio.

“Cosa succede?” chiese alla fine Bella.

“Niente” rispose automaticamente Edward.

“Vorresti spiegarmi il significato di niente per cortesia?” chiese più irritata.

“Non c’è motivo di avere paura. Fidati, per piacere” le chiese con tono convinto. Bella annuì, sussurrando un ‘va bene’. Io non ero affatto convinta. Perforai con lo sguardo mamma, che rivelava un velo di preoccupazione in più di Edward. In risposta, mi accarezzò i capelli, dandomi un lieve bacio sulla fronte. 

“Fidati, Abi” si limitò a dire. A quel punto dovetti mettermi l’anima in pace anch’io. Edward lanciò ancora un’altra occhiata nervosa a Seth.

“Cosa sta facendo?” gli chiese. Seth rispose con un mugolio irrequieto. A quel punto anche mamma si tese di nuovo. Ci fu un lungo secondo di silenzio.

“No!” Il silenzio venne rotto dall’urlo di Edward. “Non farlo!” Si mosse improvvisamente, come per afferrare qualcosa di invisibile, mentre lo osservavo totalmente terrorizzata. Seth emise un ululato di dolore.

“Edward!” esclamò seria mamma. Nello stesso momento lui cadde a terra in ginocchio, la testa stretta tra le mani e un’espressione di dolore dipinta sul volto. Rimasi immobile, incredula e scioccata per la scena che stavo assistendo. Edward non si era mai comportato in quel modo. Bella lanciò un grido, facendosi immediatamente vicino a lui. 

“Edward!” gridò. Mamma scattò e si inginocchiò vicino a lui, tenendogli una mano sul collo ed una sulla fronte.

“Edward, cosa sta succedendo?” domandò più seria di prima, quasi severa. Edward aprì lentamente gli occhi e scostò delicatamente le mani di mia madre.

“Tutto a posto. Andrà tutto bene…” mormorò con uno sforzo enorme.

“Che succede?” urlò di nuovo Bella, mentre Seth continuava a ululare disperato.

“Andrà tutto per il meglio” continuò lui, come se fosse caduto in catalessi. “Sam, aiutalo!” urlò poi. Va bene, stava succedendo qualcosa nel branco di licantropi; Edward si era immedesimato nuovamente nella mente del branco. Scattò poi in piedi, così veloce che mamma dovette scansarsi.

“Seth” gridò. Il giovane lupo, ancora parecchio scosso, si slanciò nella foresta.

“No!” ordinò Edward “Tu vai dritto a casa. Adesso. Più veloce che puoi!” Seth sembrò non dargli alcuna retta, perché scosse la testa frenetico.

“Seth, fidati!” urlò di nuovo Edward, questa volta per rimproverarlo. Seth tentennò ancora per qualche secondo, prima di ripartire spedito, scomparendo dalla nostra vista.

“Cos’è successo, Edward?” riprese di nuovo mamma, questa volta più dolce.

“Non ora, Sophie” disse Edward, prendendo Bella tra le braccia. Le lanciò un’occhiata tesa “Stanno per arrivare.” Mamma comprese immediatamente quelle parole e mi caricò sulla schiena.

“Cosa sta succedendo, mamma?” le chiesi dietro di lei. Aspettò un attimo prima di rispondermi.

“I Volturi stanno arrivando” mi comunicò impassibile. “Alice l’ha visto stamattina, e ha informato i licantropi.”

Persi il respiro e mi vennero le vertigini quando, senza che me lo aspettassi, mamma partì. Quegli occhi rosso scuro, quei mantelli nero fumo, quella cattiveria nei loro occhi, il desiderio di vedermi morta mi ritornarono all’improvviso alla mente. Per lo spavento aumentai la pressione attorno al collo di mamma, che di conseguenza rallentò, per farmi riprendere.

“Non spaventarti, non sono venuti per noi, né per Bella” mi comunicò lei, continuando a procedere. Appoggiai la mia testa sul suo torace, in modo da sentire il rimbombo della sua voce contro le sue costole. “Vengono per ripulire i disastri come questo.”

“Che strano, solo ora” mormorai sarcastica, per quanto atterrita potevo essere. Tenni gli occhi chiusi per tutto il viaggio, mentre sentivo il vento scompigliarmi i capelli. Mia madre non rispose; era ovvio che, dopotutto, se l’esercito dei neonati avrebbe eliminato qualche Cullen, o qualche Adams, più di qualcuno a Volterra sarebbe stato contento.

“Dobbiamo presentarci a loro” continuò mamma, cupa.

“Dobbiamo?” domandai confusa.

“I Volturi hanno paura di noi, quindi siamo indispensabili per formare un gruppo unito” comunicò mamma. Certo, i Volturi avevano paura di noi, tanto quanto noi di loro.

“Bella poi è ancora umana.” Un brivido mi scosse la schiena. Giusto, la promessa. “Se si nascondesse, sarebbe peggio; con il loro segugio, la troverebbero subito. Dobbiamo essere presenti, affinché i Volturi non prendano decisioni affrettate.”

Non servivano tanti giri di parole: quello che voleva dire mamma era che i Volturi, vedendo Bella umana, l’avrebbero potuta direttamente uccidere. Tornai a tremare come una foglia, sicura ormai che quest’orribile avventura non aveva ancora raggiunto il suo termine.

“Non ti preoccupare per lei. Andrà tutto bene; Alice l’ha visto e tuo padre sa cosa fare” mi assicurò mamma, più tranquilla.

“E i lupi?” chiesi di nuovo più agitata.

“Se ne sono andati; i Volturi non avrebbero rispettato la tregua con loro” mi spiegò mamma paziente “Ora sono al sicuro” mi assicurò lei. Io rimasi in silenzio, lasciandomi trasportare in quella posizione tanto familiare quanto per un piccolo koala con la sua mamma, mentre lo stomaco ingarbugliato si snodava solo un poco, alla notizia che i licantropi erano al sicuro. In lontananza, una coltre di fumo si ergeva minacciosa verso il cielo.

“Oh” sbottò mamma.

“Cosa?” chiesi immediatamente io. Lei non mi rispose. Fece solo che peggio.

“Mamma” la richiamai io, più tesa.

“Ho capito quello che è successo prima” mormorò insicura lei “Edward lo ha appena detto a Bella.” Mi guardai attorno in cerca della figura di Edward, ma tutto quello che distinsi fu unicamente il fogliame confuso degli alberi.

“Qualcuno si è fatto male?” azzardai io. Rimasi in attesa con il fiato sospeso.

“Sì” mormorò mamma. “Ma si riprenderà” completò in fretta.

“Chi?” sbottai. Un altro secondo di interminabile attesa.

“Jacob.”

Mi strinsi ancora di più a mamma, iniziando a maledire e a lanciare una serie di pensanti insulti a quell’idiota. Come diavolo aveva fatto ad essere così pollo da essere stato l’unico a farsi beccare?! Nella mia mente lasciavo che gli insulti si susseguissero liberamente, ma sapevo che erano solo un modo poco efficace per reprimere l’immensa paura che mi attanagliava.

“Si riprenderà, non è grave” mi assicurò di nuovo mah’. Sfortunatamente, non servirono a niente quelle parole.

Il viaggio terminò. Scesi con difficoltà dalla schiena di mamma, ancora piuttosto scossa. Neanche posati i piedi a terra e papà fu subito accanto a me. Vedendolo mi risollevai appena. Mise una mano sulla mia testa per accarezzarmi, ma io non contenta mi presi tutto il corpo, cercando di stritolarlo in un abbraccio, trascurando il pubblico che ci circondava.

Poco distanti da me apparvero anche Edward e Bella.

“Davvero si riprenderà?” chiese Bella a Edward, non meno agitata di me. Quelle parole tornarono immediatamente a lanciarmi nel panico. Mi staccai da papà, per aspettare attenta il responso di Edward. A rispondere però fu Carlisle.

“L’abbiamo visitato io e Will” ci comunicò, serio ma rassicurante.

“Sta guarendo a velocità impressionante” intervene papà, subito dietro di me “Tuttavia prima di tornare completamente sano, dovranno passare alcuni giorni; quasi tutte le ossa della parte destra sono state sbriciolate.” Guardavo ipnotizzata papà, rabbrividendo alle ultime parole.

“Faremo il possibile per lui quando avremo finito. Sam lo sta aiutando a tornare umano, così sarà più facile per noi curarlo” continuò Carlisle. Accennò appena a un sorriso “Non ho specializzazioni in veterinaria.”

“Cosa gli è successo?” domandai, cercando di moderare il tono per essere comprensibile. Carlisle si fece serio. “C’era un altro lupo in pericolo.”

“Leah” intervenne Bella. Io ascoltavo attenta, cercando di capire cosa c’entrasse Leah.

“Sì. E’ riuscito a spostarla, ma non ha avuto il tempo di difendersi. Il neonato lo ha stretto in una morsa” rispose papà.

Sospirai e tornai ad arrabbiarmi; mi sembrava di essere stata chiara quando gli avevo proibito di fare l’eroe. Tuttavia, era probabile che senza il suo intervento sarebbe toccato a Leah adesso subire la stessa sorte, oppure peggio. “Sam e Paul sono arrivati in tempo, mentre lo portavano a La Push stava già guarendo.”

“Quindi guarirà del tutto?” domandò ansiosa Bella. 

“Sì. Non ci saranno danni permanenti” cercò di rassicurarla papà.

“Tre minuti” squillò Alice calma. Il suo monito mi riportò ancora con più orrore alla realtà.

I vampiri si riunirono attorno a me e a Bella, formando una sorta di semicerchio attorno al falò, dal quale ormai le fiamme erano coperte da uno spesso strato di fumo nero.

Jasper era il più vicino a quell’ammasso di fumo, dandoci la schiena e continuando distratto a grattarsi il braccio.

“Jasper sta bene?” chiesi a Edward, vicino a Bella.

“Sì. E’ il veleno che pizzica.” Sbarrai gli occhi.

“Lo hanno morso?” esclamò Bella impaurita. Jasper, che da quella distanza aveva ascoltato tutto, si voltò verso di noi.

“Scusami ancora, Jasper” gli disse papà, in tono dispiaciuto. Jasper si limitò ad alzare il braccio ‘sano’, come per dire che era tutto ok. Io lo guardai allibita.

“Perché lo hai morso?” gli dissi in uno strano tono di rimprovero.

“Non l’ho fatto apposta” mi spiegò immediatamente papà.

“Cercavano entrambi di essere ovunque, ed in un momento di scoordinamento è successo” spiegò Edward.

“Non è stato affatto divertente” si intromise Emmett, che per la prima volta lo vedevo sconsolato. “Hanno fatto tutto loro” brontolò. Bhè, se Emmett davvero non si era divertito, la battaglia era durata meno del previsto.

“Più che altro Jasper cercava di alleggerire il peso di Alice” continuò Edward con un sorriso.“Come se ce ne fosse stato bisogno.” Alice lanciò una linguaccia alla sua metà.

“Che sciocchino.” In risposta Jasper si voltò per farle un occhiolino, per poi ritornare immediatamente ad osservare qualcosa ai suoi piedi.

Allora mi accorsi perché Jasper si trovava proprio là e cosa stesse facendo; non tutti i neonati erano stati eliminati. Era una ragazza, raggomitolata accanto al fuoco. Era più giovane di me. Si stringeva le gambe al petto, come se temesse che qualcosa le potesse sfuggirle da dentro, mentre era scossa da convulsioni improvvise e temporanee. I lunghi capelli neri le incorniciavano il viso, e davano spicco alle iridi rosse, più intense di quelle di Riley, che guizzavano isteriche da me a Bella. Il suo viso era completamente distorto dalla sete e dalla rabbia anche solo per distinguerne i lineamenti.

“Si è arresa” spiegò Edward, tranquillo. Voltandomi per guardarlo, vidi che anche Bella aveva avuto la mia stessa reazione nel vederla. “Solo qualcuno come Carlisle avrebbe pensato di offrile la resa. Jasper non è d’accordo.”

La giovane vampira lanciò uno strillo acuto di dolore che mi fece accapponare la pelle. In risposta Jasper le ruggì contro; lei si tirò indietro e cominciò ad affondare le unghie nel terreno, dondolando agonizzante. Non avrei dovuto provare pena per lei, ma è quello che sentii. Di proposito, papà si posizionò davanti a me, in modo da togliermi dalla vista della vampira ed Edward fece lo stesso con Bella, ma io mi sporsi un po’ più in là per osservare la scena.

Carlisle affiancò Jasper, e posò la mano sulla sua spalla.

“Ci hai ripensato, giovane?” le chiese Carlisle, per nulla teso. “Non intendiamo eliminarti, ma se non riesci a controllarti, non potremo fare altrimenti.”  

“Come fate a sopportare?” urlò lei, con voce troppo infantile. Era in pratica una bambina. “Le voglio” mormorò a denti stretti, mentre i suoi occhi erano rivolti verso di noi.

“Devi sopportare” l’ammonì ancora Carlisle. La ragazza si prese la testa tra le mani e continuò a dondolare avanti e indietro. Quell’immagine mi spinse a compatirla ancora di più. 

Non le riuscivo a staccare gli occhi di dosso. Bella chiese qualcosa a Edward che non riuscii a capire, mentre la testa della giovane si rialzò di scatto, verso la mia direzione. Fu probabilmente quando capì che, essendo Bella coperta da Edward, il bersaglio scoperto ero io, che cominciò a fissarmi. Mi mostrava i denti, mentre continuava a scavare. Io non riuscivo ancora a rimanere impassibile. 

Ad un certo punto sembrò calmarsi; le sue labbra si chiusero leggermente ed i suoi lineamenti si distesero. Continuava a guardarmi, furiosa e assetata, ma questa volta anche curiosa. Era forse il colorito pallido della trasformazione, ma sembrava più piccola di quanto non fosse.

Non seppi perché, ma all’improvviso mi ricordò Bree. Rabbrividii al solo pensiero. Dovevo ammettere che non le assomigliava granché; i capelli avevano un taglio diverso, anche se il colorito era simile, mentre i lineamenti erano quelli di un vampiro, troppo diversi da quelli della mia amica. Tuttavia c’era un qualcosa, non sapevo esattamente bene cosa, ma…

Impossibile; lei non abitava a Seattle, lei era di… A dire il vero non mi aveva mai detto di dov’era.

La continuai a guardare fissa, questa volta non per osservare la sua agonia, ma in cerca di quel qualcosa che mi aveva spinta a credere per un attimo che fosse lei. Anzi, ancora adesso avevo l’orribile, impossibile e del tutto insensato presentimento che fosse lei.

Vidi Edward staccarsi velocemente da Bella e andare da Jasper. Quando la neonata la vide, iniziò a scavare nella terra più furiosamente, mentre tratteneva un ringhio tra i denti. Gli disse velocemente qualcosa all’orecchio, tanto piano che nemmeno mamma che lo guardava curiosa riuscì a capire.

Dopodiché Carlisle, Jasper ed Edward ritornarono verso di noi, mentre Emmett Rosalie ed Esme li imitavano. Crearono un fronte unito, con me e Bella al centro, le più protette. Il motivo di quei movimenti strategici mi costrinse a lasciar perdere per un attimo la vampira. Non riuscivo ancora a vederli; il centro della radura continuava ad essere riempito dal fumo nero e denso del rogo. A un mormorio proveniente dalla nebbia papà rispose con tono educato e freddo.

“Benvenuta, Jane.”

Emersero cinque sagome, che i mantelli grigio scuro confondevano col fumo. Riconobbi subito Jane dalla sua corporatura minuta e bassa. Man mano che si avvicinavano, anche il suo viso da marmocchia cominciò a rendersi visibile attraverso il cappuccio.

Non riuscii invece a riconoscere le quattro e imponenti figure che la seguivano. La più grossa immaginavo fosse quella di Felix, uno dei due primi vampiri che avevo avuto il piacere di conoscere a Volterra, nonché il primo che aveva avuto la possibilità di uccidermi quattordici anni fa. Quest’ultimo si abbassò il cappuccio e confermò le mie supposizioni, mentre faceva un occhiolino e sorrideva, non sapevo se a Bella o a me, o a entrambe. In risposta gli lanciai un’occhiataccia; oltre ad assomigliare fisicamente ad Emmett, per certi versi anche il suo comportamento mi ricordava il Cullen. Ciononostante, dietro a questo comportamento che poteva sembrare fin troppo arrogante, non mi trovavo affatto a mio agio e smaniavo dalla voglia che tutto questo fosse finito.

Jane, con una calma che fece sicuramente irritare papà, si soffermò ad osservare i volti dei Cullen uno per uno, non ponendo alcuna attenzione ai miei genitori o a me.

Fu quando i suoi occhi si posero per un attimo sulla neonata, ancora agonizzante per i nostri odori, mi ricordai di lei. Dopo averla nuovamente osservata, ebbi ancora la medesima sensazione di prima, che fosse realmente Bree.

“Non capisco” disse Jane, con la sua voce apatica.

“Si è arresa” le spiegò Edward, in risposta ai suoi pensieri. La Voltura lo perforò con lo sguardo.

“Arresa?”

“Carlisle le ha dato una possibilità” disse semplicemente, come se fosse un fatto normalissimo.

La mia gamba cominciò a muoversi convulsamente; un tic che mi veniva nei momenti di grande agitazione. Mio padre vicino a me si mosse impercettibilmente per coprirmi.

“Chi infrange le nostre leggi non merita seconde chance” rispose Jane severa. Non mi sarebbe mai passata la strana impressione di vedere una marmocchia dare ordini a destra e a manca.

“Sta comunque a voi decidere” intervenne Carlisle, gentilmente. “Non ha voluto attaccarci, quindi abbiamo rinunciato a eliminarla.”

“Ciò è irrilevante” mormorò Jane, indifferente.

“Come credi” rispose nello stesso tono Carlisle. Jane lo osservò per un altro secondo, per poi degnare dello primo sguardo anche mio padre e mia madre.

“Carlisle, William, Aro sperava che ci spingessimo tanto a ovest per incontrarvi. Vi manda i suoi saluti” ci comunicò fredda.

“Ti prego di portare i nostri a lui” rispose Carlisle, parlando anche per mio padre, che preferì rimanere in silenzio.

“Certamente.” Jane sorrise, falsa. Diede uno sguardo veloce al fuoco vicino a noi. “A quanto pare ci avete risparmiato del lavoro… almeno la maggior parte” disse, indicando la neonata. “Per curiosità, sapete dire quanti erano? Hanno seminato un bel po’ di terrore a Seattle.”

“Diciotto, lei compresa” le comunicò Carlisle. Jane alzò appena le sopracciglia, guardando ancora una volta il rogo. Ci fu un fugace scambio di sguardo che non mi piacque anche nelle retrovie, tra gli altri quattro vampiri di Jane.

“Diciotto?” ripeté, con voce più contenuta.

“Tutti neonati. Tutt’altro che esperti” specificò Carlisle, tenendo a semplificare l’impresa appena svolta. Davanti ai Volturi era meglio mostrarci meno imbattibili possibile. Tuttavia non ricavammo questo risultato.

“Immagino che sia stato piuttosto semplice grazie a William e a… Sophie” intervenne Jane, che a fatica era riuscita a pronunciare l’ultimo nome. I miei genitori continuarono a rimanere immobili. “Chi è stato a trasformarli?” riprese Jane, rivolta ora verso i Cullen, senza dare il tempo di rispondere ai miei genitori.

“Si chiamava Victoria” intervenne Edward.

“Chiamava?” ripeté Jane. Edward indicò la zona nord della foresta. Jane lo seguì con gli occhi, per osservare in lontananza una quasi invisibile colonna di fumo.

“Questa Victoria… era assieme a questi diciotto?”

“Sì, con lei ce n’era uno solo. Non era giovane come questa, ma aveva meno di un anno”

“Venti, allora” continuò Jane “Chi si è occupato di questa Victoria?”

“Io” rispose monocorde mamma. Jane le lanciò uno sguardo furioso, come se il suono della sua voce l’avesse terribilmente infastidita, ma non aveva il coraggio di usare il suo potere.

“La cosa non mi stupisce” mormorò a denti stretti. Mia madre continuò a rimanere in silenzio, impassibile. Dopo un ultimo sguardo truce, Jane si rivolse di nuovo verso la neonata.

“Tu” disse sprezzante, come per riversare tutta la rabbia per mia madre su di lei. “Come ti chiami?”

La neonata in risposta le lanciò uno sguardo ostile. Jane le rivolse un sorriso angelico.

L’urlo che la neonata lanciò mi fece automaticamente abbassare la testa, costringendomi a strizzare gli occhi e resistendo all’impulso di coprirmi le orecchie, e a quello di scappare. Le urla si fecero più forti; cominciai a tremare e serrai le dita in due pugni ben stretti per controllarmi. In soccorso arrivò immediatamente la mano di mamma sulla schiena.

Solo quando calò il silenzio ebbi il coraggio di alzare gli occhi. La neonata si trovava riversa a terra, il viso coperto dai capelli neri.

“Dimmi come ti chiami” ripeté Jane.

“Bree” mormorò lei insicura. Jane sorrise di nuovo e la serie di urli riprese.

Questa volta però erano più dolorosi e soffocanti. Ormai non riuscivo a trovare alcun compromesso con me stessa, ormai la convinzione che fosse Bree, la mia amica Bree, era lampante ed inevitabile. No, non era possibile, non ci volevo credere. La ragazza che in questo momento stava urlando, che stava soffrendo, che aveva sofferto, non poteva essere la mia amica Bree, no, non ci credevo.

Aspettai qualsiasi reazione di dolore da parte del mio corpo; lacrime, urli, pianti a dirotto, qualsiasi cosa. Rimasi invece totalmente impassibile, i battiti del mio cuore erano normali, il mio respiro regolare, i miei occhi perfettamente asciutti, il mio corpo rilassato. Ero totalmente calma, tanto che la vista della mia amica, mentre veniva torturata non mi procurava alcun effetto. Erano tutte reazioni assurde per essere naturali. In quel frangente i miei occhi si fondarono su Jasper, che ricambiò; era lui che tentava di reprimere il mio dolore e lo assorbiva in se stesso e lo sguardo che mi lanciò non fece altro che confermare le mie teorie.

In questa situazione in cui non ero succube delle mie emozioni e tutto ciò che mi rimaneva era solo la fredda razionalità dei miei pensieri, realizzai più velocemente la causa che aveva spinto Jasper a farlo: qualsiasi manifestazione da parte mia, avrebbe sicuramente attirato l’attenzione di Jane e ci avrei scommesso che, capendo che provavo dell’affetto per la mia piccola amica, l’avrebbe doppiamente torturata. Ma Jasper come sapeva… Edward. Ecco che cosa gli aveva detto poco prima. Lui lo sapeva fin dall’inizio che era lei.

In quell’istante le sue urla strazianti smisero.

“Ti dirà tutto. Non è necessario trattarla in questo modo” intervenne Edward in sua difesa, a denti stretti. Jane alzò gli occhi verso di lui, mentre sembrava sprizzare gioia da tutti i pori.

“Ah, lo so” affermò quasi contenta.

Tutto ciò che riuscii a fare fu pensare che quella era una viscida creatura. Sarebbe stato fin troppo naturale sentirmi terribilmente incazzata, ma questa volta non successe. Mi sentivo a disagio a non provare alcuna emozione. Sentivo che una libertà mi era stata privata e contemporaneamente la mia parte razionale mi convinceva che era meglio così. Riuscivo solamente a pensare che non era giusto, non era giusto che Jane trattasse in quel modo orribile Bree e non era giusto che lei fosse stata tramutata in una vampira. 

“Bree” continuò Jane, fredda “E’ vera questa storia? Eravate in venti?” Bree stramazzava a terra, con il respiro pesante, provata da quella tortura.

“Diciannove o venti, forse di più, non lo so!” Si allontanò, per paura che una risposta così imprecisa le recasse altro dolore. La sua voce anche se più melodiosa, ora mi ricordò terribilmente quella della mia amica.

“E questa Victoria? E’ stata lei a trasformarti?”

“Non lo so” ripeté, tremando. “Riley non ce lo ha mai detto. Quella notte non ho visto niente… era buio… e faceva male.” Non era giusto! “Diceva che non dovevamo pensare a lei. Diceva che i nostri pensieri erano spiati…”  Gli occhi di Jane incrociarono quelli di Edward, per poi tornare immediatamente su Bree.

“Raccontami di Riley. Perché vi ha portati qui?”

“Riley ci ha detto che dovevamo eliminare gli strani occhi-gialli” balbettò svelta la mia amica. “Ha detto che sarebbe stato facile, che la città era loro e che presto se la sarebbero ripresa. Dovevamo distruggerli, così il sangue sarebbe stato nostro. Ci ha fatto sentire i loro odori” disse indicando me e Bella.

“Ha detto che li avremmo riconosciuti, perché stavano con loro. Ha detto che il primo che le trovava, poteva averle per sé.” Perché Bree parlava di me in questo modo, come se fossi solo una pietanza? Forse non mi aveva riconosciuta? Forse mi aveva riconosciuta, ma adesso io non ero nient’altro che un qualcosa di invitante?

Sentii Edward innervosirsi vicino a Bella. Gli lanciai una muta supplica, pregandolo di fare tutto il possibile per salvare la mia amica, essendo esclusivamente lui l’unico cui potevo rivolgermi.

“A quanto pare Riley si è illuso che fosse così facile” commentò Jane. Bree annuì agitata, sollevata che Jane avesse smesso.

“Non so cos’è successo” si giustificò “Ci siamo divisi in due gruppi. Poi Riley ci ha abbandonati, senza tornare per aiutarci, come ci aveva detto. Poi c’è stata solo confusione, e tutti sono morti” concluse tremando.

“Ho cominciato ad avere paura. Volevo scappare. Lui” ed indicò Carlisle “mi ha detto che se avessi smesso di combattere, non mi avrebbero fatto niente.”

“Ma non toccava a lui farti un tale dono, ragazzina” la interruppe Jane con dissenso. “Chi infrange le regole merita una punizione.”

Ormai avevo imparato quale fosse questo genere di punizione. Bree era ignara di tutto e non si rese conto di ciò che voleva far intendere Jane. Un impulso improvviso mi spinse ad intervenire. Aprii la bocca per dire qualcosa, ma non uscì alcun suono; la voce mi era morta in gola. Il mio corpo non collaborava, addormentato nell’illusione che non stava succedendo niente che non andasse.

“Siete sicuri di averli eliminati tutti? Anche l’altro gruppo?” chiese Jane a Carlisle.

“Anche noi ci siamo divisi” affermò Carlisle. Jane accennò a malapena a un altro falso sorriso.

“Non ho mai visto nessuna famiglia uscire illesa da un attacco simile” ammise Jane monotona “A parte la tua, William” disse, mentre tentava di mantenere un tono piatto, rievocando ricordi piuttosto imbarazzanti per la potenza dei Volturi. Dietro alle sue spalle sentii altri mormorii.

“Con un potere come il vostro, sono abbastanza sicura che avreste risolto il problema brillantemente anche da soli” continuò, quasi sprezzante. “Ho sentito dire che in passato hai compiuto gesta molto più valorose, William, mi deludi" biascicò, sicuramente riferendosi alla Guerra del Messico a cui aveva partecipato papà.

“L’inerzia è nemica della pratica” si limitò a rispondere lui educato, mentre dietro alla schiena stringeva i pugni.

“Comunque” riprese Jane cambiando immediatamente discorso “Sapete cos’è stato a scatenarli? E’ un comportamento eccessivo, considerato il vostro stile di vita. Suppongo che la ragazza c’entri qualcosa” azzardò, soffermandosi per un istante su Bella. Automaticamente voltai la testa verso di lei; guardava Jane immobile.

“Victoria aveva un conto in sospeso con Bella” si affrettò a rispondere Edward. Jane emise una dolce quanto falsa risata infantile.

“A quanto pare, non solo la vostra… umana scatena forti e strane reazioni in noi” disse guardandomi di sottecchi. Io non riuscii a provare niente. “Ma anche la ragazza sembra non essere da meno” commentò sorridendole.

“Non farlo, ti prego” mormorò teso Edward. Jane scoppiò di nuovo in una stridula ed acuta risatina.

“Stavo sono ricontrollando. Sembra che non le abbia fatto alcunché.” Edward si mosse impercettibilmente verso di Bella.

“A questo punto, non ci resta molto da fare” continuò Jane, secondo le formali frasi di congedo. Se ne stavano per andare e fremevo all’arrivo di quel momento. “Non capita spesso di essere inutili. È stato un peccato esserci persi il combattimento; doveva essere divertente.”

“Sì” tagliò corto Edward. “Se sareste arrivati mezz’ora prima, avreste potuto compiere il vostro dovere.” Jane guardò fisso Edward per alcuni istanti.

“Davvero un peccato che sia andata così.” Altroché; intuivo pure io che, seppure non sapessi leggere i pensieri, bene o male Edward aveva avuto ragione: i Volturi sapevano già di questa storia e avevano preso la palla al balzo per farci togliere di mezzo senza sporcarsi le mani.

Jane si voltò di nuovo verso Bree. Il potere di Jasper stava facendo ancora effetto. Lasciala stare, lasciala stare.

“Felix?” mormorò annoiata.

“Aspetta” la interruppe subito Edward. Jane lo guardò, leggermente stizzita, mentre quest’ultimo si rivolgeva  a Carlisle. “Potremmo spiegarle le regole. Sembra essere desiderosa di imparare. Non sapeva cosa stava facendo.”

“Saremmo disposti a dichiararci responsabili di Bree” sostenne Carlisle Edward.

Io più di tutti, credevo, desideravo che le parole di Edward e Carlisle venissero prese davvero in considerazione. Ma, già in partenza, sapevo che con la gente con cui avevamo a che fare, era impossibile.

Jane sfoderò un’espressione divertita e contemporaneamente incredula, felice davanti alle richieste di pietà.

“Non facciamo eccezioni” rispose insensibile “E non diamo seconde possibilità. Il che mi ricorda…” si interruppe. Tornò ad osservare Bella, lieta. “A Caius farà piacere sapere che sei ancora umana, Bella. Potrà decidere di farti una visita.” No, non anche Bella.

“La data è decisa” intervenne svelta Alice “E’ probabile che saremo noi a farvi visita.” Alla risposta tempestiva di Alice, Jane dovette cambiare discorso.

“E’ stato un piacere conoscerti, Carlisle. Pensavo che Aro avesse esagerato. Alla prossima, quindi…”

Carlisle annuì teso. Il momento di andarsene era arrivato, e io non vedevo l’ora che Jasper mi ritornasse le emozioni. Anzi, forse era meglio di no.

“Occupatene tu, Felix” disse Jane, annoiata “Voglio tornare a casa.”

Mio padre si mise davanti a me. Mi obbligò ad appoggiarmi al suo petto, mentre con le mani mi tappò le orecchie; avevo capito a cosa si stava riferendo. Non servì granché. Sentii il ringhio di Felix, sentii le grida stridule e troppo acute di Bree. La mia amica smise di gridare presto. Poi si susseguirono orribili rumori di spaccature.

Davanti a tutto questo, io continuavo a rimanere calma e indifferente. Il mio unico e duro pensiero, vuoto, animato da nessuna emozione, era il fatto logico che non era giusto. Tuttavia, il mio corpo riuscì a ribellarsi un minimo dai poteri di Jasper, quando una lacrima fuori controllo mi rigò il viso perfettamente rilassato.

“Venite” annunciò Jane.

Papà si staccò da me, solo quando i cinque Volturi se ne furono andati silenziosi. Le sue mani fredde dalle orecchie mi circondarono le guance obbligandomi a guardarlo negli occhi. Sentii la rinnovata puzza di fumo, e per poco non percepii l’odore della mia amica.

“Tutto bene, Abi?” mi chiese in un sussurro. E mi guardò con quegli occhi di tristezza, dolore, angoscia e paura, che entrambi i miei genitori avevano quando erano preoccupati per me. Quando credevano di aver fatto la scelta sbagliata tenendomi con loro. Io annuii e la calma che mi pervadeva mi permetteva di fare l’accenno di un sorriso che per quanto falso, pareva essere convincente per i miei genitori.

Mi voltai immediatamente verso Edward, per evitare di prolungare quello sguardo e di subire quello di mia madre, che mi cingeva le spalle dietro di me. Edward, che si era abbandonato ad un abbraccio con Bella, ricambiò.

Gli chiesi mentalmente di pregare Jasper di trattenermi le emozioni ancora per un po’, fino a quando non sarei giunta a casa, dove in camera mia, da sola, avrei potuto darne sfogo.

I miei genitori non avrebbero dovuto sapere niente di questa storia; ce l'avevano con se stessi per non essermi stati vicini quando Victoria ci aveva attaccati e non volevo che si sentissero ulteriormente in colpa. Edward acconsentì di farmi questa cortesia, lasciando per una manciata di secondi Bella, per parlare in segreto con Jasper.

 

Dopo che i Volturi se ne furono andanti, anche noi andammo immediatamente a casa, lasciadoci alle spalle il massacro appena accaduto. Jasper, per mia fortuna, tenne duro fino alla fine, seppure era visibile dal suo viso il muto sforzo cui era sottoposto. Pertanto, non vedevo l’ora di andare a casa e rintanarmi sotto le coperte, a piangere e a consumare almeno in parte il dolore che mi avrebbe tanto afflitta.

Arrivati a casa l’ultima cosa che mi rimaneva da fare era cercare di rimanere sola; con papà non c’era problema, visto che insieme a Carlisle andò immediatamente a La Push, per via di Jacob.

Con mamma dovetti stare un po’ di più; anche con il potere di Jasper aveva ovviamente capito che c’era qualcosa che non andava, voleva che glielo dicessi, e io le continuavo a dirle che non c’era niente, che stavo bene, ma che ero stanca e volevo dormire. Capì immediatamente che la verità era che volevo stare da sola; adoravo la mia mamma comprensiva.

Quando mamma uscì dalla mia stanza, sentii il potere di Jasper mollare lentamente la presa su di me. Ciononostante, fu un colpo durissimo da incassare. Le emozioni fluirono veloci, tutte improvvisamente. Credetti che se fossi stata in piedi, mi sarei accasciata a terra. Mi strinsi come in una gabbia tra le lenzuola e seppellii la testa sotto il cuscino, cercando di reprimere il suono delle lacrime. Ben presto le emozioni condizionarono irrimediabilmente anche il modo di pensare.

Piangevo, piangevo, e continuavo ancora a piangere per Bree. Al ricordo della sua voce, piangevo, delle sue agonie, piangevo, del modo orribile in cui era morta, piangevo. E ancora cercavo di illudermi e di convincermi che non era lei, che era impossibile che fosse stata proprio lei. Ma era lei, la stessa con cui avevo diviso una fantastica estate, la sola che riusciva a battermi nelle gare di apnea, quella che detestava da morire i miei vestiti. La persona che adesso era morta.

Ed ero anche arrabbiata, perché i Volturi l’avevano uccisa. Perché se Carlisle non le avesse dato clemenza, qualcun altro l’avrebbe uccisa, forse anche mia madre, perché era diventata solo un neonato che dava disturbo. 

Solo allora mi accorsi di un’orribile rivelazione, che mai prima mi aveva sfiorato; i neonati che i Cullen e la mia famiglia avevano ucciso, erano state delle persone. Potevano continuare ad essere delle persone, esattamente come gli splendidi abitanti di questa casa, invece erano stati privati della vita contro la loro volontà, erano stati usati come dei burattini, per poi morire.

E non solo; mi stupii anche della considerazione che avevano avuto i Cullen e i miei genitori, dell’obbligo che rappresentava la battaglia, l’unica possibile soluzione. Come se dal momento in cui erano stati trasformati in vampiri, l'unica cosa che potevano fare con loro era quella di ucciderli tutti. Ma... molto probabilmente, erano già morti prima, quando erano stati trasformati in vampiri, privati della loro umanità e catapultati in un mondo assurdo e spregevole.

E mi sorpresi nuovamente di quanto potesse diventare totalmente opposta la visione di questo mondo, se dall’altra parte c’era ad aspettarti qualcuno che provava amore per te, un sentimento che la maggior parte dei vampiri era costretto a rinunciare.

Sentii la porta aprirsi e mi zittii all’istante. Stavo cercando di fare il meno rumore possibile, ma dovevo immaginare che qualcuno avesse sentito. Aprì la porta e silenzioso lo sentii appoggiarsi al materasso del mio letto. Senza dire una parola, sentii la sua mano sulla mia spalla, sopra la coperta. Era la mano di papà; feci scivolare al di fuori la mia per afferrarla.

“Sono io.” La voce di Edward mi fece sobbalzare. Staccai all’istante la mano dalla sua e mi tirai fuori dalle coperte guardando allibita. Mi guardava serio, gli occhi dorati stranamente più grandi del normale, mentre disinvolto appoggiava la schiena sulla parete-finestra dietro di sé.

Davanti alla sua presenza, smisi immediatamente di piangere, troppo orgogliosa per farlo davanti a lui, ma non così tanto da farmi vedere con gli occhi rossi e lucidi. Anche perché, lui sapeva tutto, quindi tanto valeva.

“Mi dispiace per com’è andata” iniziò, sincero. Io tirai su con il naso, prima di rispondere.

“Non è colpa tua” gli risposi rauca, scuotendo sommessamente la testa. “Piuttosto, grazie per aver fatto qualcosa per… lei. E ringrazia da parte mia anche Jasper.”

“Lo farò” si limitò a dire lui. Passarono un paio di secondi, prima che riprendessi.

“Mi ha riconosciuta?”

“No, non ti ha riconosciuta” mi assicurò Edward. Bhé, meglio così. L’ultima cosa che avrei voluto era sentire le sue grida chiamare il mio nome mentre Felix la stava squartando. Un brivido mi scosse tutta e con difficoltà si placò. Edward iniziò a parlare. 

“I tuoi genitori ti vogliono troppo bene; hanno cercato di difenderti e proteggerti dai pericoli del nostro mondo fino ad ora. E devo constatare che ci sono riusciti perfettamente.” La sua voce era melodiosa e dolce e il tono ero lo stesso che aveva usato poco prima, durante la conversazione con Riley, ma allo stesso tempo sembrava totalmente diverso.

“Ma così funzionano le cose, Abi. Questa è la nostra realtà, purtroppo” concluse, leggermente freddo. Io annuii sommessamente. Aveva completamente ragione; non conoscevo proprio niente dei vampiri. Fino a quel momento mi ero vantata con me stessa di sapere tutto di loro. Ma fin’ora avevo visto con i miei occhi solo il lato buono, non quello cattivo, di cui non mi ero mai resa conto, che avevo solo sentito, sia dai miei genitori, sia dalle leggende dei Quileute, sia dal breve incontro con i Volturi.

“Ti ringrazio per esserti messa in difesa di Bella” continuò, preferendo cambiare argomento. “Non eri costretta, ma l’hai fatto comunque.” Feci spallucce e stetti zitta. Ad essere sincera quello era stato tutto istinto. 

“Ti ringrazio di cuore” disse con tono profondo, realmente grato. Io, imbarazzata da tutte quelle attenzione, ritornai a fare spallucce, come se fosse stata la cosa più naturale di questo mondo.

“Vorrei però chiederti una cosa, posso?” continuò interessato, cambiando ancora discorso e facendosi più vicin “Cos’è che vedi negli occhi dei tuoi genitori?” Io rimasi zitta.

“Scusa, sono stato troppo indiscreto” disse scuotendo la testa. Non era esattamente quello il motivo per cui stetti zitta; non gradivo l’idea che qualcuno ci stesse a sentire.

“No, non c’è nessuno in casa” mi rassicurò Edward.

“Paura, angoscia e dolore” recitai quasi a memoria. Presi un respiro profondo prima di affrontare questo argomento; non ne avevo mai parlato con nessuno, ma mi metteva a mio agio farlo con un vampiro come Edward. 

“Qualche volta mi rivolgono quegli sguardi che mi ossessionano. Hanno irrimediabilmente paura che io diventi un vampiro, che sia una di voi, ne sono certa. Che viva la vostra vita. So che soffrirebbero se lo diventassi, anche se mi hanno sempre dato libera scelta a riguardo. Non vogliono che condivida con loro il lato più pericoloso di essere un vampiro” gli spiegai guardando un punto indefinito nel letto, cercando inutilmente di mantenere un tono più distaccato possibile. Appunto, non volevano che condividessi con loro il lato più pericoloso di essere un vampiro e dopo questa giornata, sapevo perfettamente il perché la pensassero in questo modo.

“Mi hanno fatto capire che la vita di un vampiro è un vero inferno. Una vita piena di rimorsi, sensi di colpa, ulteriori paure, anche se solo oggi ho capito cosa intendessero realmente. Non è così?” domandai per chiedere conferma, con la voce ormai tremula.

“Sì, è così” mormorò Edward.

“Non sopporterei l’idea di vedere in quegli occhi paure ed angosce realizzate. Non sopporterei di essere la causa del dolore dei miei genitori. Farei qualsiasi cosa per non farli agonizzare. E se restare umana e vivere la mia vita senza di loro, per infine morire li renderebbe più felici, per me va bene” conclusi. Edward rimase zitto, concentrato sulle mie parole. Era uno dei principali motivi, anche se non l’unico, per cui non volevo diventare un vampiro e rivelarlo per la prima volta a qualcuno che non si permetteva di giudicarmi, mi rese ancora più contenta della mia scelta di averglielo rivelato.

“Loro vogliono che debba restare umana, vero?” continuai io.

“Sì, è quello che pensano” continuò Edward, limitandosi a confermare quello che io sapevo benissimo già prima.

“Anche se io…”

“Sì”

“Pensi la stessa cosa per Bella?” continuai io, seria e a mio agio con il mio confidente.

“Sì” sussurrò lui, malinconico. “Anch’io lo penso, Abi. I pensieri dei tuoi genitori su di te non sono così diversi dai miei su Bella” continuò con aria stanca. Senza rendersene conto, mentre parlava aveva afferrato Chef e se lo stava studiando distrattamente.

“Anch’io non voglio che condivida i miei stessi tormenti e le mie stesse paure. E non mi importa proprio niente se invecchierà e io no. Ho cercato di spiegarglielo, ma sembra non voler capire.” Scossi immediatamente la testa.

“Per voi è diverso. Entrambi guadagnerete molto più di quanto perderete, lei in maniera particolare. Entrambi riuscirete a superare il lato difficile di essere un vampiro, insieme” diss’io più convinta. “Lei nei tuoi occhi vede solamente l’eterna felicità, la sua intera esistenza. E non perché sia ceca, ma perché quando la guardi…” mi fermai per un lungo momento, osservando fisso gli occhi dorati di Edward. “Tu hai non gli stessi occhi dei miei genitori” mormorai.

Ricambiò lo sguardo che gli avevo lanciato. Mi permise così di studiare i suoi occhi con maggiore attenzione e mi convinsi di quello che gli avevo appena detto. Mi fece un sorriso appena accennato.

“Io, invece, non amo i miei genitori come Bella ama te” continuai in un sussurro “D’altro canto è risaputo che l’uccellino prima o poi deve lasciare il nido” dissi con un tono di falsa allegria. Detestavo quella frase; mi riportava a brutti ricordi.

Restammo in silenzio per un po’, io a riflettere sul mio futuro, Edward a giocherellare distratto con Chef, perso nei suoi pensieri, o probabilmente nei miei. Fu Edward a rompere il silenzio.

“Abi.” Aspettò ancora un attimo prima di concludere “Sappi che ti stimo moltissimo per la tua scelta” mi disse con una serietà estrema. Ecco, lì capii che stavo ascoltando i miei pensieri. Mi venne spontaneo sfoderargli il mio sorrisino sghembo.

“Grazie Edward” gli risposi sincera “Lo considero un gesto importante, da parte tua.”  Calò di nuovo il silenzio. Non era uno di quei silenzi imbarazzanti, dove nessuno aveva qualcosa da dire. Con Edward in silenzio ci stavo bene.

“Ah, grazie” s’intromise lui, divertito. Io sbuffai innervosita; ci stavo bene, eccetto quando faceva così.

Non potevo dirmi di essermi ripresa del tutto da quello che era appena successo, ma la compagnia di Edward ebbe l’effetto miracoloso di rilassarmi almeno un pò.

“Oddio!” esclamai io all’improvviso “Non sei con Bella?! Cosa è successo?!” chiesi fin troppo esagerata. Lui sbuffò innervosito.

“E’ da Jacob” rispose lui a tono, del tutto a suo agio per l’argomento. Quel nome mi riscosse; giusto, Jacob. Chissà come stava adesso. Appena sentii quel nome, il bisogno che doveva essere saziato di andare da lui si impossessò di me.

“Se vuoi ti posso portare io” mi propose lui “Devo comunque andare a prendere Bella.” Lo guardai interessata ed accettai la proposta con vero piacere.

“Avverti tu mia madre?”

“Certo. Però…” disse, alzandosi dal letto ed indicandosi la schiena. “Io opterei per il mezzo più veloce e meno reperibile” disse indicando con il pollice la sua schiena. Io gli sorrisi.

“Vada per quello” gli risposi soddisfatta.

 

Edward era decisamente molto più veloce di mamma e arrivammo a La Push in un baleno. Trovai il branco di licantropi accampato appena fuori dalla porta della piccola casetta, visto che dentro non ci stavano tutti. Non appena videro Edward non gli risparmiarono occhiate di disgusto o peggio ancora, ma non fiatarono alla sua presenza: a causa di Jacob avevano sanzionato una temporanea tregua con i vampiri, in modo tale che Carlisle e mio padre potessero aiutare Jacob.

Bella era fuori con loro, in attesa di Edward. Non sapevo se era da ricercarsi nell’avventura appena vissuta, o dal dialogo appena avuto con Jacob, ma aveva un aspetto distrutto e orribile, un misto tra il senso di colpa e la disperazione. Non cambiò espressione nemmeno quando mi vide. Mi fu troppo istintivo pensare che l’incontro appena avuto con Jacob avesse contribuito grandemente alla sua condizione.

“Ciao” mormorò. La sentii appena. “Vuole parlare anche con te.” Evitava di incontrare il mio sguardo, osservando fisso il terren, come se si sentisse a disagio con me, o provasse vergogna per se stessa, non riuscii bene a distinguerlo. Annuii appena, mentre lei mi superava per andare verso Edward, dietro di me. Io e lei prossimamente avremmo dovuto fare un lungo discorso chiarificatore, ma per il momento, dovevo pensare a Jacob.

Entrai nella piccola casetta deserta e mi diressi dritta verso la camera di Jacob. Non sapevo perché, ma avevo qualche presentimento su ciò che mi volesse dire. E nonostante questa previsione, non avevo ancora la più pallida idea di cosa potergli rispondere. Mi fermai sul ciglio della porta chiusa. Involontariamente, iniziai a tremare. Cosa dovevo fare? Come dovevo reagire dopo che…

“Abigail, entra! Con la tua camminata da elefante ti si sente da un chilometro!” La voce di Jacob, oltre la porta, era sfacciata come sempre. Aprii la porta con un sorriso.
Si trovava disteso nel suo lettino microscopico, immobile, con tutta la parte destra fasciata. Mi fece una strana sensazione vedere il ‘colosso Jacob’ in quelle condizioni. La sua faccia però era rimasta sempre la stessa.

“Sei un grandissimo sfigato” gli risposi, vendicandomi della ‘camminata da elefante’.

Lui sogghignò “Puoi dirlo forte!” esclamò, alzando gli occhi al cielo. “Prima mi faccio spiare, facendo una grandissima figura di merda con te. Poi sbaglio posto e lascio a Seth tutta la gloria. Poi ancora, Leah decide di dimostrarci la sua innata bravura e l’idiota che la salva sono io.” Mi guardò intensamente, con un sorrisino sarcastico stampato sul viso. “Hai ragione; sono uno sfigato.” Dopo un paio di passi arrivai al bordo del letto, dove mi inginocchiai.

“Io ti avevo detto niente eroismi” lo rimproverai io. “Ma tu non mi ascolti mai.”

“Sì, forse hai ragione, dovrei ascoltarti più spesso” concordò lui, piuttosto serio.

“Finalmente” sussurrai io con sollievo.

Scese per un attimo il silenzio e la rilassatezza che mi aveva dato quello breve scambio di battute con Jacob svanì.

Ero io la prima a dire che le cose che prima iniziano, prima finiscono, ma in quel momento, non ero affatto di quel parere. Persi tutto il coraggio che avevo per affrontare la conversazione a cui non ero affatto preparata ed attaccai a parlare d’altro, impegnandomi a non dare spazio al silenzio.

“Vedo che stai bene” osservai indicandolo. “Nella mia mente ti immaginavo in fin di vita” dissi con sarcasmo, per nascondere la tensione. A differenza mia Jacob era del tutto rilassato. Chissà, forse rischiare di morire cambiava terribilmente la prospettiva delle cose. 

Lui rise sereno. “Non ti concederei questa soddisfazione. Comunque sì, sembra andar meglio. I dottori Canino e Dracula non conoscono la dose giusta di antidolorifici da darmi, così vanno a tentativi.” Anche lui ora stava usando il sarcasmo, ma non aveva niente da nascondere. O forse sì? Mi rivolse il suo candido sorriso e mi fu automatico sorridere anche a me.

“Ti hanno riempito come una botte” continuai, dando una risposta alla sua completa staticità.

“Esatto. Almeno non sento dolore” mi rispose lui. Smise all’istante di sorridere e vidi i muscoli del collo tirarsi.

“Tu come stai, invece?” mi chiese a denti stretti “Ho visto che quel succhiasangue…”

“Sono viva, no? E’ tutto ok” mi affettai a rispondere. Non era il caso per Jacob di infuriarsi; se non stava fermo avrebbe potuto danneggiare la guarigione. Tentai allora di cambiare argomento, ma feci una terribile gaffe.

“Allora, di cosa volevi parlarmi?” domandai troppo istintivamente. L’istante successivo mi diedi della deficiente; come avevo potuto porgli proprio la domanda che volevo evitare?! Ero stata tanto impulsiva che avevo sparato la prima cosa che avevo in mente, ovvero quello che volevo schivare, oppure il mio subconscio mi stava tirando dei brutti tiri? 

“Non fare la finta tonta. Lo sai di cosa voglio parlarti” mi rispose lui serio. Fece un respiro profondo e chiuse gli occhi.

“Mmh…” mugugnai io, che a fatica riuscii a camuffare la tensione. Nonostante mi fossi data la zappa sui piedi, tentai ancora e vanamente di temporeggiare.

“Non avrei dovuto spiarvi. Mi dispiace, ho fatto la figura dell’impicciona.” Con mia sorpresa, lui si mise a ridere.

“No, hai fatto bene, invece. Non sarei mai riuscito a dirtelo in faccia.” Riaprì gli occhi verso di me, con espressione dispiaciuta. Tentai ancora di sviare, ma a questo punto farlo lo rendeva un’azione piuttosto squallida.

“Devo però dire che tu ti sei comportato da vero stronzo, a dire a Bella tutte quelle finte minacce di morte” lo rimproverai io. Lui sospirò pesantemente.

“Lo so, lo so” brontolò lui, gli occhi verso il soffitto. “L’ho già capito, non serve che tu mi faccia la predica.” La sua serietà mi convinse a non continuare a girare il coltello nella piaga.

Non fui abbastanza veloce e Jacob si approfittò della pausa di silenzio prima di me.

“Volevo chiederti cosa ne pensi.” Di cosa, sembrava troppo implicito. Bene, eravamo arrivati alla fine dei conti. Lo guardai, cercando di rimanere inespressiva. Avevo i suoi scuri occhi indagatori addosso, in attesa della mia risposta.

E adesso, cosa avrei dovuto rispondere? Avrei, o no dovuto dirgli che anch’io lo ricambiavo? Confessarglielo, non avrebbe complicato di più le cose?  In realtà, avevo il terribile timore che Jacob scegliesse me, solo perché io ero disponibile, perché io ero ‘più facile’. Non lo avrei sopportato, anche se Jacob aveva detto chiaro e tondo a Bella che non era così. Riuscivo a crederci poco, visto che il suo primo amore era quasi irrimediabilmente perso; tanto vale accontentarsi del secondo, no?

Non riuscivo a fidarmi di Jacob. No, non di Jacob in sé, ma del suo amore per Bella. Fu così che non glielo dissi.

Cosa avrei potuto rispondere ora? Stavo prendendo troppo tempo e Jacob chissà cosa avrebbe pensato vedendomi così tentennante. Così analizzai la domanda che mi aveva fatto, decisa a dirgli unicamente quello che mi aveva chiesto, niente di più o di me.

“Diciamo che ne sono rimasta esterrefatta” dissi con un sorriso sforzato. “Non ci sarei mai arrivata da sola, che la causa del tuo dramma fosse questa.” Mi stupii della straordinaria sincerità che stavo dimostrando.

“Almeno in qualcosa sono stato bravo” mormorò, più a se stesso che a me.

“Posso sapere da quanto?” A differenza di ciò che avevo fatto fin’ora, questo glielo chiesi perché la cosa mi incuriosiva realmente. E poi, certo, l'attenzione passava da me a lui. Mi guardò fisso, con un sorriso rassegnato.

“Tanto vale. La figuraccia l’ho già fatta. Non mi costa niente dirtelo.” Poi cambiò espressione. “Però non ti arrabbiare. Non ti piacerà” disse temendo il peggio. Lo guardai confusa, non capendo cosa avesse detto.

“Spara.” Fu più un ordine che un invito.

“Ad essere sincero, non da molto tempo dopo che ci siamo conosciuti” disse con un velo di disagio, che però durò poco. Sgranai gli occhi.

“Cosa vuoi dire?” Mi guardò con i suoi occhi neri, cercando le mie scuse.

“Ti ho sempre trovato una ragazza affascinante, Abi” disse alla fine, cauto. Invece di arrabbiarmi, come, non sapevo perché, lui si aspettava, mi misi a sghignazzare.

“Non sono esattamente l’immagine della femminilità” mormorai a occhi bassi, stranamente imbarazzata.
”Proprio per questo mi sei piaciuta fin dal primo istante” Il suo tono serio mi costrinse a rialzare lo sguardo. “Non ci potevo credere che finalmente avevo trovato un ragazza che si intendesse di auto e moto!” esclamò contento.

Sgranai gli occhi di nuovo, quando divenni completamente conscia delle sue parole. Cosa?! Non solo lui provava qualcosa per me e non me n’ero mai accorta, ma era qualcosa che era iniziato molto, molto tempo fa. Poco dopo che c’eravamo conosciuti. Io invece avevo cominciato a provare qualcosa per lui un bel po’ dopo.

Aspetta, aspetta, quindi Jacob provava qualcosa per me, prima che io mi ero innamorata di lui?!

Impossibile, non ci credevo. Per lo meno, come cavolo non mi ero mai accorta di nulla?! Come…

E poi c’era quella cosa della femminilità che aveva appena nominato; a lui piacevano le ragazze-maschiacci! Alla faccia di papà e il suo ‘ai ragazzi piacciono le ragazze femminili’!

Quello però era il meno peggio. Mi sentivo ribollire all’idea che lui si fosse accorto di qualcosa prima di me, anche se non riuscivo a giustificarlo in alcuna maniera.

Dentro stavo per scoppiare, ma credevo di riuscire a contenere bene quelle emozioni. Mi limitai a guardarlo immobile, con gli occhi ancora sgranati e riuscii a balbettare solo poche parole.

“Che bella scoperta…” mormorai io. ‘Scoperta’ era troppo riduttivo.

“All’inizio però era unicamente… un’attrazione fisica, ecco” spiegò lui. “Mi piaceva osservarti, quando lavoravamo alla tua auto.” Questo particolare mi normalizzò solo in parte.

“E io credevo che stessi lavorando davvero!” lo accusai con sarcasmo, forse troppo rigida.

“Facevo le mie pause” mi rispose lui, con fare malizioso. 

“Non me ne sono mai accorta” ribadì, allibita. 

“E’ perché che stavi oliando il motore” mi rispose lui, con mezzo sorriso, guardando un punto indefinito sul soffitto. Quell’osservazione riuscì a staccare del tutto la mia mente dalla rivelazione che avevo appena ascoltato. Lo guardai ad occhi aperti, incredula.

“Mi stai dicendo che il vero motivo per cui mi facevi piegare per oliare il motore era per guardarmi il fondoschiena?” chiesi lentamente, scandendo le parole, per paura di avere inteso male.

“Era vero però che fino in fondo al cofano non ci arrivavo!” cercò inutilmente di difendersi lui, confermando le mie ipotesi. Stetti ancora per un attimo in silenzio. Al tempo mi sarei incazzata come una iena e me ne sarei andata via all’istante. Ma ora, non sapevo proprio cosa pensare.

Insomma, cosa mi scandalizzavo a fare? Fino a prova contraria io ero una donna e lui un uomo, adolescenti per lo più. Quindi doveva essere normale questo scambio di sguardi. E poi diciamocelo, anch’io al tempo avevo buttato l’occhio. Col tempo poi ero peggiorata e mi arrapavo ogni volta. Quindi fin’ora la maniaca restavo io.

“Ah” mi limitai io, in un tono del tutto inespressivo. “Ed è ancora così?” Lui rise.

“Eh sì” disse con tanta semplicità che mi sembrò mi desse della stupida. Ritornò però subito serio.

“Qualcosa però è cambiato quando sei partita per l’Italia. Non era una preoccupazione normale. Sulle prime ho creduto che la stessi confondendo per quella che provavo per Bella, ma quando venisti da me, capii che mi sbagliavo. Non ho mai provato un sentimento del genere per nessuna. Sulle prime ho pensato quindi che era la nostra amicizia che si era rafforzata.” Posò il suo sguardo su di me, amareggiato, mentre io lo guardavo immobile. Jacob si stava aprendo e mi stava mostrando tutto se stesso. Sarei riuscita a farlo anch’io un giorno?

“Mi resi davvero conto di amarti da quel giorno del falò; hai presente quando mi hai trascinato in mare? In quell’occasione ho avuto un’irrefrenabile desiderio di baciarti, lo stesso che provavo con Bella.” I suoi occhi fiammeggianti mi tornarono alle mente in un lampo. Fece un respiro prima di continuare.

“Da quel momento cominciai a comportarmi senza ragionare. Cercai di convincermi che mi stavo sbagliando, che amavo solo Bella; cominciai a fare casini, e così la baciai. Ma mi accorsi che non era quello che volevo.” Fu strano quando disse che non mi voleva dimenticare; da una parte mi sentivo terribilmente amareggiata dal fatto che non mi volesse più amare, dall’altro terribilmente importante perché non ci era riuscito.

“Non capii più niente; a tratti non vi volevo entrambe, a tratti vi desideravo tutte e due. Vi ho fatto impazzire, scusa”

“L’importante è che adesso tu abbia deciso cosa fare” mormorai alla fine, in segreto tremendamente agitata.

“No, invece” sussurrò flebile, strizzando gli occhi. Alzai lo sguardo su di lui seria.

“Allora cosa intendi fare?” Passarono alcuni secondi prima che mi rispondesse.

“Ho deciso che l’unico modo è quello di pensare, da solo, senza interruzioni; senza i pensieri del branco. Unicamente con i miei.” Se non gli ero già vicina, probabilmente non lo avrei sentito. Sgranai ancora gli occhi. 

“Te ne vai?”

“Sì” mi rispose flebile, gli occhi attaccati ai miei, per studiare ogni mia reazione. Distaccai automaticamente lo sguardo, deglutendo a fatica. Non sapevo cosa rispondergli. Sapevo però come mi sentivo; questo suo comportamento strano dovuto a me e a Bella, mi aveva sempre infastidito perché era terribilmente confuso e ci faceva preoccupare da morire. Io però lo avevo sempre accettato, perché Jacob rimaneva comunque il mio migliore amico. Adesso però, mi era divenuto intollerante; perché diamine se ne doveva andare? Ancora una volta credevo che questo fosse ingiusto. Avevo un necessario bisogno di lui, dopo così tanto tempo che non lo potevo vedere. Non era così anche per lui? Non provava le stesse cosa per la sua migliore amica Abigail? Perché, io rimanevo ancora sua amica, giusto?

“Sai, Bella ha avuto ragione, quando ti ha detto che stai giocando con tutte e due” mormorai, inconsapevolmente acida, persa nei miei dubbi e nella mia delusione.

“Non è mai stata mia intenzione farlo!” esclamò all’improvviso lui, facendomi sobbalzare. La sua mano andò veloce a prendere la mia. “Avete ragione a pensarlo, tutte e due. Mi dispiace.” Io continuai a tenere lo sguardo basso, ma in compenso ricambiai la stretta.

“Ho mandato a quel paese la nostra amicizia, vero?” Rimasi immobile, mentre mi ponevo la stessa domanda. Sarei stata la sua amica lo stesso, qualche sarebbe stata la sua scelta? Forse, sì…

“Sono un grandissimo idiota” sospirò lui, non capii se come reazione al mio silenzio, che interpretò come un sì.

“Siamo due grandissimi idiota” dovetti correggerlo io, ripensando a cosa avevo fatto io per tentare di distruggere la nostra amicizia.

“Sì, hai ragione” affermò lui dopo alcuni secondi, ripensando anche lui a ciò che stavo pensando io, ma interpretandolo in maniera diversa.

“Bella lo sa?” chiesi subito.

“No, lei no” mi rispose mogio. Automaticamente ripensai alla conversazione che avevano avuto prima. Dall’espressione di Jacob, non doveva essere andata bene neppure a lui. Tuttavia, non ebbi il coraggio di chiedergli di cosa avessero parlato, né lo volevo sapere. Anzi, sì lo sapevo. Ancora una volta mi tornarono in mente le parole di Bella su Jacob. Mi innervosii e mi confusi ancora di più. Dovevo parlare con lei a riguardo il più presto possibile.

“Lo sai cosa?” interruppe i miei pensieri Jacob. “Credo di avere avuto l’imprinting con te” disse con un sorrisino.

“Scusa, ma non mi hai detto che non…”

“Non l’imprinting che trova l’anima gemella” mi corresse lui. “Quello che trova il migliore amico.” Quella frase mi fece nascere un enorme e involontrio sorriso; pensai che non ci potessero essere altri termini per dimostrare l’enorme importanza che per lui aveva la nostra amicizia. Da parte mia, condividevo appieno quello che aveva detto.

“Davvero esiste un Imprinting del genere?” chiesi curiosa.

“Nessuno lo ha mai avuto, e nelle leggende non c’è nulla di simile” mi rispose lui con il suo sorriso. “Però perché non possiamo essere noi i primi?”

“Giusto, hai ragione.”

 Dovevo ammetterlo, questa era stata la constatazione più bella e vera che avesse mai detto. Perché sarebbe stato davvero così, qualsiasi cosa sarebbe successo, qualsiasi tentativo mio o suo di reciderla, qualsiasi decisione lui avrebbe preso, questa amicizia sarebbe durata, nel bene, nel male e nelle baruffe. Fu proprio questa certezza che mi spinse a rischiare anche a me.

“Voglio farti una domanda” Attirai tutta la sua attenzione. “Se non ci fosse Edward, tu sceglieresti Bella?”

“Un tempo l’avrei fatto eccome” mi rispose incerto.“Ma adesso non ne sarei così sicuro.”

“E varrebbe la stessa cosa se io fossi innamorata di te, mentre Bella di Edward?” gli domandai alla fine, sicura. Lui mi guardò incuriosito, per poi mettersi subito a ridere.

“No, sarebbe difficile lo stesso. Immagino che anche se in qualche miracoloso modo tu mi ricambiassi, devo per forza tener conto il dopo, cioè la parte più difficile.” Mi immaginai per un momento noi due, se una situazione del genere sarebbe successa davvero; non saremmo assomigliati a nessuno dei normali e comuni fidanzati che si incontravano per la strada. 

“Non mi immagino dei romantici fidanzatini” constatai sogghignando anch’io.

“Neppure io”

“E se scegliessi me, come faresti a conquistarmi?” continuai io, curiosa di sapere cosa avesse risposto. Lui mi guardò serio.

“Darò tutto me stesso. Sai quanto posso essere testardo.”

“E se non ci riesci?” Fece un lungo respiro profondo.

“Verrò da te in ginocchio a supplicarti di perdonarmi e di rimanere la mia migliore amica. In qualche modo con me ti devo avere, se no non resisto.” La tristezza nella sua voce quasi mi turbò. Con il pensiero che per lui io sarei sempre stata qualcosa di importante, e svaniti tutti i miei futili e ridicoli dubbi che la sua scelta potesse riguardare la ‘più facile’, decisi di farlo.

“Va bene, va pure a scegliere” dissi alla fine, accettando ogni cosa. “Fa che sia una scelta sincera, però”

“E’ proprio per questo che me ne voglio andare subito” ribadì lui, assorto. Presi ancora un respiro.

“E’ giusto però che tu abbia tutti gli elementi su cui riflettere.” Mi fu particolarmente difficile dire quelle parole.

Senza lasciargli tempo per replicare, avvicinai il mio viso al suo. Lui mi stava mostrando il suo scintillante sorriso, curioso di sapere quello che stavo per fare, che subito svanì, quando mi feci troppo vicina. Schiusi appena le labbra, per cogliere il suo labbro inferiore. La sua bocca era come me la ricordavo, morbida, calda e per questo irresistibile. Era il mio secondo bacio con lui. Non mi permisi di assaporare ulteriormente il mio gesto avventato e mi separai subito.

Ora sapeva tutto, e a partire da adesso, doveva pensare a scegliere. Per questo non potevo rimanere ancora lì. Mi alzai di scatto, senza neppure vederlo negli occhi, come se il solo guardarlo avrebbe potuto condizionare di già la sua scelta.

“Ciao, Jake” mormorai, mentre raggiunsi la porta della camera in un attimo.

“Abigail!” gridò lui “Ahi!” Probabilmente aveva tentato di alzarsi. Non ci badai e mi fiondai fuori dalla piccola casetta di La Push.  

Mi ricordai stranamente di Bella, quando poco tempo fa anche lei era uscita da una probabile sconvolgente discussione con Jacob. Solo in quell’attimo riuscii a comprenderla benissimo e ad essere certa che stessi provando le stesse identiche emozioni e che sventolassi la stessa identica faccia stravolta.
 

 

 

 

 

Allora, allora, allora, allora! Eccomi qua ad aggiornare di nuovo la storia! Ho pubblicato apposta il nuovo capitolo in questo periodo, come regalo di Natale. Nuovo e, come sapete tutti, ultimo capitolo di Eclipse! 

Partiamo allora dalla cosa più importante, cioè dal fondo. Ebbene sì, finalmente anche Abigail, in modo forse eccessivamente teatrale, ma secondo me emotivamente coinvolgente, si è finalmente confessata! Inoltre, altra cosa che mi preme tantissimo sottolineare, è la frase che dice Jacob "Credo di aver avuto l'imprinting con te, ma non quello che trova l'anima gemella, ma quello che trova il migliore amico", che dà una certezza che rimmarrà tale per tutta la fanfiction: qualsiasi cosa succederà, loro saranno migliori amici. E con qualsiasi cosa, intendo qualsiasi. Anche se, un esempio molto a caso, Jacob avrà l'Imprinting con la figlia mezza-vampira di Bella ed Edward XD. Tengo a rivelare quest'anticipazione abbastanza vaga di Breaking Dawn perché voglio che abbiate presente l'importanza dell'amicizia tra i due, che sarà determinante durante il resto della storia.

Voglio passare poi a parlare del rapporto tra Abigail e Bella; non ci ho posto particolarmente attenzione in questo capitolo, ma le cose tra le due, che predentemente si erano un pò fratturate, adesso si sono definitivamente rotte, dopo che Abigail è venuta a sapere che anche lei è innamorata di Jacob. Voglio però specificare, rivolgendomi soprattutto a tutti coloro che desiderano vedere Bella fare la parte della Befana questo 6 gennaio cosicché bruci nel rogo, che Abigail non è tanto arrabbiata con lei, quanto essasperatamente confusa. Per tanto aspettatevi nei prossimi capitoli una chiarita tra le due.

E poi passiamo a dire tre parole riguardo il rapporto tra Edward ed Abigail; uau! L'ossessivo compulsivo che ad Abigail stava tanto antipatico adesso rischia di diventare un suo grande amico! Anzi, rileggendo questo capitolo, ho avuto l'impressione che l'amicizia tra la mia protagonista e lui sia più forte di quella tra lei e Bella.

Concludiamo allora con Bree; immagino che a moltissimi di voi non è piacciuta per niente la fine che ho fatto fare alla piccola Bree. Esattamente come Jane, anch'io non ho avuto nessuna pietà di lei e l'ho fatta togliere dalla scena. Come giustificazione dico che nella mia testa ho già una scaletta pronta di quello che succederà in Breaking Dawn e la nuova figura di Bree non riesce a rientrare nei miei piani.

Bene, passiamo allora ai saluti. Come sapete questa non è esattamente la fine della fan fiction, ma un po' è come se lo fosse, tenendo conto che riprenderò a pubblicare solamente a luglio, come ben sapete. E cinque mesi non sono pochi.

So che dispiacerà un sacco a molti di voi, soprattutto a coloro che attraverso ai loro commenti puntualmente mi hanno fatto sentire il loro affetto per questa fan fiction, e dispiacerà un mondo anche a me interrompere la narrazzione proprio sul più bello e non poter più riuscire ad avere una valvola di sfogo in più dai miei quotidiani problemi.

Detto questo vi saluto, ma non intendo fare tutta la grande sfilza di saluti e di ringraziamenti che, seppure tutti voi vi meritiate alla fine di ogni capitolo, solitamente faccio alla fine della fan fiction. Perché, ripeto, questa NON è la fine della fanfiction e intendo riprendere a pubblicare a qualsiasi costo. Questa è una promessa che faccio a tutti quanti.

Concludo quindi con i normali saluti, ringranziando tutti coloro che hanno inserito questa fanfiction in seguite, ricordate e preferite, a coloro che hanno anche solo letto e soprattutto a coloro che puntualmente, ma anche occasionalmente, hanno lasicato un commento piccolo, lungo e medio.

Grazie immensamente per il sostegno di tutti quanti! Un bacio da Lalla124.

 

X mylifeabeautifullie: Iee! Sono contenta che ti sia piacciuta la parte più importante dello scorso capitolo (sperando che valga la stessa cosa anche per questo)! Ovviamente Abigail non è nè morta, né niente, volevo solo creare suspance alla fine del capitolo (anche se molto probabilmente non ci sono riuscita, visto che far morire il proprio personaggio principale a metà fanfiction non ha alcun senso). Ti ringrazio ancora ed ancora ed ancora dei tuoi sempre presenti commenti! Ti invio un grande bacio! Ciao e alla prossima!

 

X nes_sie: Bene! Sono contenta che l'umanità di Abigail venga apprezzata in ogni suo aspetto XD. E ti ringrazio anche per avermi detto che la spiegazione non è stata solo un grande casino; credevo davvero di aver esagerato! Fiù! Poi, dopo aver letto il tuo commento, penso proprio che ti sia piaciuto anche l'ultimo pezzo di questo capitolo, mi riferisco a quando Jacob dice la frase dell'Imprinting etc... :) Mah, sai una cosa? Forse hai ragione, la sfiga di Bella ha influenzato prima me leggendo la serie di Twilight e poi di conseguenza Abigail. E' un'ipotesi da non scartare XD.

Sono inoltre contentissima che tu mi possa capire riguardo al mio ritardo! :)

Un grosso bacio anche a te e alla prossima!

Ps: No!!! E' solo un'impressione. Anzi, per di più alla fine è Abi che bacia Jacob! ihihihihih!

 

X __cory__: Cos'è? Adesso ti sei fatta prendere la mano e inizi a farmi terzi gradi? XD Uau, che bello! Vediamo allora di rispondere alle tue ben sette domande/constatazioni:

1) Allora, adesso che sai che i genitori di Abi non sono morti, ti spiego cosa vuol dire quella frase. Abigail non ne è certa, ma ha la brutta sensazione che i suoi genitori faranno la fine del topo con il gatto, quindi l'ho volutamente messa così per dare l'impressione che hai avuto tu, ovvero che i genitori di Abi moriranno, e per esprimere le impressioni di Abigail, ma in realtà si doveva intendere come "Quello fu il nostro ultimo saluto prima dell'inizio della battaglia" il che non vuol dire che neccesariamente Sophie e Will tireranno le cuoia, ma che semplicemente non si vedranno più fino alla fine della battaglia. Ihih! Sono un'autrice perfida che tenta di illudere, confondere e sviare il proprio lettore in ogni maniera possibile! XD

2&3) Guarda, non ti preoccupare, la situazione da tempo non la regge neanche Abigail XD Sta piano piano dando sempre più di matto, mano a mano che la fanfiction va avanti. Ed ora è arrrivata la prova del nove per i suoi nervi a fior di pelle! XD E poi cosa più importante; non solo Jacob non ha baciato Bella, ma Abigail ha baciato Jacob! ihihih!

4) ehm...ehmm.... a tal proposito mi limito a urlarti un MI DISPIACE particolarmente grosso...

5) Mah, insomma, io non la metterei in questi termini. Diciamo che Bella non se ne è mai resa conto non perché è stordita, ma perché Abi è stata tanto brava da non farglielo capire. Suona meglio messa così XD

6) No, no, sta tranquilla, come Edward ha detto ad Abi nello scorso capitolo, per questione di correttezza nei confronti di Abi e di Jacob non dirà niente a nessuno. Anche se tutto sarebbe davvero diventato molto più facile se fosse intervenuto lui. Ma per me le cose più facili sono sempre le più noiose da scrivere, quindi ho voluto incasinare un bel po' tutto quanto XD

7)Ovvio che non muore! Ecco, qua ho fatto un'altra mia piccola gaffe; ho voluto dare un po' di suspance alla fine del capitolo, ma ovviamente dovevo aspettarmelo che nessuno poteva credere davvero che il personaggio principale muoia così.

Spero di essere stata esauriente! Non vedo l'ora di sentire le domande riguadanti questo capitolo (ti ho già detto che adoro quando me le fai, no?). Un grosso bacione alla mia "domandaiola!" preferita! Alla prossima!

 

X KaytheAngel: Breve, concisa, ed efficace: mi piaci! XD Grazie mille per il commento! Continuerò il più presto possibile!

 

X Franny97: Ciao, Abi! ^^ Se con i tuoi commenti mi scocci, allora sei la rompiballe più gradita tra tutti! XD Vediamo allora di cercare di risponderti, sperando che con questo capitolo tu non sia morta (scherzo!!!)

Allora, ovviamente l'addio/arriverderci, come hai ben detto tu, non doveva essere assolutamente troppo serio (vedi per esempio quando Abigail lo richiama tre volte, prima che lui se ne vada), ma alla fine dello scherzo il momento serio doveva assolutamente starci! Ma, aspetta, aspetta, che ti vedo troppo esauberante. Abi non è l'unica "number one", c'è anche Bella che sarebbe la "first number one"; mi raccomando, non facciamo troppe illusioni! E poi, hai ragione a dire che Abi ama lui e lui ama Abi, ma io non userei quel per sempre con così grande naturalezza; la fan fiction non è ancora finita e tutto può succedere! E poi, dai, comprendiamo Jacob idiota/amore mio (che sembra il nome di un bambolotto stile Ciccio Bello XD che forte!) ha appena fatto una grandissima figura di merda, ovvio che se ne va così!

Per quanto riguarda la battaglia, hai ragione, l'ho descritta in modo veloce, ma questo perché Abigail è un'umana e i movimenti di vampiri e licantropi le sembrano appunto molto veloci.

Ovviamente, da vera Abigail come tu sei, hai indovinato perfettamente il seguito della storia (che, giuro, era già stato scritto). E io che volevo creare solo un po' di suspance... E ancora, ovviamente, hai indovinato anche la seconda parte! Ma dico, a questo punto cosa continuo a scrivere, se ci sei tu che sai tutto! BD me lo scriverai tu! XD

Ehm...ehm.. bhè, ecco per quanto riguarda Bree.... sì, sì, lo so, sono stata cattiva, sono un'autrice sadica lo so, ma mi farò ben perdonare, non ti preoccupare!

Per il finale della storia (a patto che ci devo ancora pensare, ma sono abbastanza sicura), ovviamente non posso dirti niente, ma posso dirti che il rapporto tra Renesmee e Abi sarà... curioso ed interessante (interpretalo come vuoi!)

Grazie infine infinite per i tuoi puntali commenti e per i tuoi insostituibili ringraziamenti! Spero quindi che anche questo ultimo capitolo ti sia piaciuto! Un grandissimo bacione!

 

X Rainbow Girl: Nooo!! Povera Bella! Certo, non conosce i suoi migliori amici, ma questo perchè sono i suoi migliori amici che non le dicono i cavoli propri! Insomma, non diamo tutte le colpe a lei... Inoltre Jacob è doppiamente un grande, perché con la parte destra immobilizzata ha il pretesto per farsi baciare da Abigail senza reagire, così lui fa la figura della povera vittima ed Abigail dell'approfittatrice! E poi non serve neanche dirlo, ma come hai detto tu, sarà senz'altro un amore strambo (sempre se lo è!) Un grandissimo bacione ricambiato! Alla prossima!

 

X elvira91: Uau! Tutto in un solo giorno! Ti deve aver tremendamente appassionato! ^^ E sono contentissima che la storia fili lo stesso anche con il mio personaggio in mezzo. Sì, hai ragione, sembrava davvero scontato che alla fine Abigail si innamorasse di Jacob (e un pochino anche che lui ricambiasse alla fine), ma quello che non sarà per nulla scontato sarà il seguito, fidati! Per quanto riguarda Bella, ti ripeto quello che dice Abigail nello scorso capitolo; sì, hai ragione ad aver avuto questa impressione, ma, al posto di Bella, tutti si sentirebbero prese un po' in giro sapere che il ragazzo che ti fa la corte da una vita in realtà è innamorato anche di un'altra persona, tenendo poi conto che in un modo davvero contorto anche Bella è innamorata di Jacob. 

Spero quindi di averti davvero sorpreso (sia in positivo, ma anche in negativo, perché no? L'importante è stupire!)

Sono contentissima del tuo commento e delle tue splendide opinioni! Ti ringrazio ancora tantissimo! Alla prossima!

 

X GiuliaMary: Bene! Sono felice che alla fine la trama è rimasta a grande linee così com'è (immaginati me davanti al computer con Eclipse sulle ginocchia che studia i dialoghi tra i personaggi e li ricopia cercando di capire quali sono i più importanti e quali no XD) Spero quindi che anche questo capitolo ti abbia coinvolto come i precedenti! Enormi baci e grazie tantissimo per il grande appoggio che mi dai!

 

 

Auguri di Buon Natale e di Felice Annno Nuovo a Tutti Quanti!

 

 

 

   
 
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