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Autore: Yu_Kanda    25/12/2010    3 recensioni
Kanda, uno studente delle superiori di una scuola privata, si trova a scontrarsi con un gatto invadente mentre medita in un parco, ritrovandoselo appiccicato suo malgrado.
[AU, CAT!Lavi (sì, avete letto bene, Lavi è un gatto, un autentico micio DOC), LaviYuu]
[Fanfiction Classificata 2° al Contest "Neko Lovers" indetto da SweetTDemly e giudicato da ro-chan sul Forum di EFP]
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Rabi/Lavi, Yu Kanda | Coppie: Rabi/Kanda
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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DISCLAIMER: non possiedo alcun diritto su D. Gray-man, PURTROPPO è tutto in mano a quella pazza della Hoshino... Perchè, se fosse stato altrimenti... Il manga non sarebbe diventato un'accozzaglia informe di assurdità, e Lavi sarebbe insieme a Kanda da un bel pezzo!

ATTENZIONE YAOI - se non sapete cosa questa parola voglia dire, o se non gradite le relazioni uomo/uomo questa storia non fa per voi, siete avvisati! Come si dice, se non vi piace NON LEGGETE




Il Gatto sulla Panchina


Capitolo 3: Il Gatto Bianco


Kanda infilò la chiave nella toppa, aprendo lentamente e con cautela la porta per evitare di produrre il minimo rumore, ma anche quella volta fu completamente inutile. Non appena si fu sfilato le scarpe e messo le ciabatte, la familiare voce del fratellastro lo chiamò.

- Kanda? Sei tu? - si udì provenire da in fondo al corridoio. Un giovane massiccio si affacciò dalla porta di una delle stanze adiacenti, voltandosi in direzione dell'ingresso.

- Sì, sono io, Marie. - rispose Kanda, imprecando tra sé e sé. Possibile che l'udito di Marie fosse così dannatamente sensibile dal giorno dell'incidente? Non poteva rischiare che il gatto si facesse scoprire, così prima che si fiondasse dal fratello in cerca di carezze lo sollevò di peso senza tanti complimenti, stringendoselo al petto.

Lavi iniziò a divincolarsi, non capiva perché dovesse stritolarlo a quel modo; e poi che male c'era se salutava l'altro umano? Era un parente di Yuu dopotutto, da quel che aveva capito. Il giovane dalla corporatura massiccia spostò la testa in maniera bizzarra, come se li ascoltasse più che guardarli, e Lavi d'improvviso capì: era cieco! Cessò di colpo di agitarsi; evidentemente Yuu non voleva che la famiglia sapesse che aveva portato un animale in casa, rifletté mortificato. Forse erano contrari.

Kanda sembrò sollevato dal suo restare immobile, e gli fece persino una carezza a causa della quale quasi rischiò di tradirsi con le fusa che sentiva salirgli in gola.

- Hai qualcosa in braccio? - chiese Marie, percependo un che d'insolito nel comportamento del fratellastro: dei movimenti non necessari.

- No. Vado in camera mia. - lo liquidò quest'ultimo, passandogli di fianco velocemente e scomparendo nella sicurezza della sua stanza. - C'è mancato poco. - disse sottovoce al gatto, il quale gli dette una leccata sul naso iniziando a fare le fusa con impegno. - Ehi! - esclamò Kanda, lasciandolo cadere e portandosi subito dopo le mani alla bocca nel rendersi conto che aveva gridato.

- Qualcosa non va? - sentì chiedere dal corridoio: ovviamente, Marie aveva udito ogni cosa.

- Ho solo inciampato. - rassicurò il fratello, il tono leggermente irritato. - Ora vengo a mangiare. - aggiunse poi, lanciando uno sguardo severo al gatto ai suoi piedi, che gli porgeva il pancino, chiedendo di essere accarezzato. - Tu sta buono qui e non far danni, o ti scopriranno. Torno presto.

Lavi si accucciò ventre a terra sul parquet e Kanda uscì, sperando ardentemente che quel dannato gattaccio pestifero non mettesse tutto a soqquadro.

 

 

Quando tornò, Kanda trovò il gatto che grattava contro la sua porta-finestra, pretendendo di uscire sul balcone. Appena la piccola peste si accorse che era entrato miagolò verso di lui, per poi riprendere a brutalizzare l'anta di fronte a sé con rinnovato vigore. Il giovane non poté fare a meno di notare l'espressione quasi sofferente sul suo muso, così lo assecondò, curioso di vedere che avrebbe fatto, e fu subito accontentato: il gatto saltò su uno dei vasi più grandi e si accomodò in posizione di pipì.

Ah, quanto mi teneva!

Lavi si voltò verso il suo ospite, restando sorpreso dall'espressione orripilata che questi aveva stampata in faccia.

Che hai? Dovevo fare pipì, che male c'è?

Kanda si portò una mano al viso e il gatto raspò nella terra del vaso prima di scendere e rientrare. Doveva solo sperare che Tiedoll non si accorgesse che il suo fiore preferito era stato violato.

 

 

La mattina seguente Kanda si svegliò con un peso sul petto e quasi gridò per lo shock quando, aprendo gli occhi, vide su di sé un ammasso di pelo arancione. Detto ammasso si girò, piantando due assonnati occhi verdi come fondi di bottiglia nei suoi.

Il giovane sospirò. Si era dimenticato della follia che aveva fatto la sera precedente.

Accidenti.

Scansò il gatto, si vestì e poi lo prese in braccio, nascondendolo sotto un lembo della giacca e piazzandoci davanti la cartella, sebbene sapesse che quella posizione era piuttosto sospetta per lui. Contava sul fatto che a quell'ora del mattino nessuno dei suoi sedicenti parenti fosse già sveglio. Difatti guadagnò l'uscita senza incidenti e si diresse alla fermata della metropolitana. Doveva riportare il gatto al parco, poi si sarebbe recato a scuola.

Questa volta badò che il suo fardello non spuntasse fuori sul treno, provvedendo a solleticargli il pelo di tanto in tanto per tenerlo calmo. Lavi fu più che lieto di starsene in braccio a quello che era diventato il suo umano preferito, lasciando che questi lo trasportasse come meglio preferiva verso il luogo in cui erano diretti. Era certo che si trattasse della sua scuola, ma nell'istante in cui invece riconobbe il parco saltò giù dalle braccia del giovane per precederlo sulla panchina.

Stargli accanto mentre meditava era la cosa più rilassante che avesse mai sperimentato e quando giunse il momento d'interrompere fu molto dispiaciuto. Kanda gli intimò di restare lì e se ne andò, come aveva fatto anche la mattina precedente; lui, esattamente come il giorno prima, attese per un po' e poi lo seguì a scuola.

Questa volta si guardò bene dal bidello, attendendo Yuu nel cortile sotto la stessa siepe all'interno della quale s'era rifugiato il giorno precedente. Kanda non poté credere ai suoi occhi quando lo vide sbucare di nuovo dall'aiuola mentre andava in palestra a far pratica di Kendo. Stava per rimproverarlo aspramente ma fu interrotto dall'arrivo di un trio composto da due rozzi energumeni e un piccoletto; il gruppetto di seccatori gli si fece incontro, l'aria minacciosa.

- Cosa abbiamo qui? Invece di pagare la protezione ti sei preso un gatto? - disse il più grosso dei tre, spostandosi per afferrare Lavi e prontamente bloccato da Kanda. - Dovremmo dargli una lezione, vero Fiddler?

- Non ho niente per voi. - sibilò Kanda in un tono così mortale che fece rizzare il pelo sul dorso di Lavi - Ora toglietevi dai piedi, prima che vi faccia male. - aggiunse, fendendo l'aria con la spada di legno che aveva con sé.

- Ma sentitelo, che arroganza. Abbassa la cresta moccioso, oppure la prossima volta sarai tu a farti male. - gli intimò quello che sembrava il capogruppo, subito spalleggiato dalle risatine dei suoi due scagnozzi. - Ricorda bellimbusto, se non ci paghi entro stasera sono dolori. Per tutti. - promise spostando lo sguardo sul gatto in maniera provocatoria. - Skin. - ordinò alla montagna che aveva parlato poco prima, e questi si mosse verso Lavi. - Mercym. - pronunciò il nome del secondo compare con un ghigno sadico e anche l'altro bestione si mosse.

Per tutta risposta Kanda sbuffò, brandendo la spada.

- CHE. Provate solo a sfiorargli la coda e siete morti. - intimò loro, come se potesse ucciderli con le parole che aveva appena pronunciato; il capogruppo rise di gusto e i tre si allontanarono sghignazzando senza degnarlo di un'ulteriore risposta.

- Miao? - Lavi era rimasto piuttosto impressionato dalle minacce dei tre brutti ceffi, e la grande sicurezza di Kanda lo lasciava molto perplesso. Certo il giovane era forte e agile, ma in che modo se la sarebbe cavata contro tre avversari come quelli?

- Sta' alla larga da loro. - gli disse Yuu sottovoce, abbassandosi a toccargli la groppa. - E non seguirmi più, è pericoloso.

Lavi lo fissò mentre si allontanava verso la palestra, indeciso su quel che doveva fare. No, non gli importava del rischio, lo avrebbe aspettato anche quel giorno alla fine delle lezioni. Trovò un buon posto per nascondersi sino ad allora e si preparò all'attesa.

 

 

Kanda era stanco e irritato. L'allenamento di Kendo non era riuscito minimamente a distrarlo dai suoi timori né tantomeno a far sì che potesse sfogare tutta la rabbia che sentiva in corpo. Quei tre bastardi erano la sua croce da che gli avevano messo gli occhi addosso, appena dopo essersi trasferiti nella scuola. Non volevano proprio capire che lui poteva sbarazzarsi di loro in qualunque momento, se solo l'avesse voluto. Adesso l'avevano davvero esasperato, il successivo scontro non si sarebbe concluso solo con qualche taglio come i precedenti, avrebbe calcato la mano questa volta. Non voleva più vederseli davanti, raccomandazioni dei professori di non raccogliere le loro provocazioni o no.

Era con lui che ce l'avevano, nessun altro doveva venire coinvolto. Sbuffò contrariato, uscendo dal cancello e percorrendo la strada che faceva ogni giorno come un automa, completamente perso nei suoi pensieri.

Gli altri studenti lo affiancavano e lo superavano, nel normale viavai di fine giornata, finché non si udirono grida spaventate e Kanda vide i compagni di scuola tornare verso di lui correndo, sul volto espressioni terrorizzate. Quando anche l'ultimo l'ebbe oltrepassato, il giovane si avvide della causa che li aveva spinti a scappare in preda al panico: il trio di teppisti che l'aveva minacciato quella mattina.

I tre delinquenti avanzarono verso di lui, ghignando, e lo fronteggiarono.

- Allora, questi soldi? - chiese quello più mingherlino, che pareva essere il loro capo. - Non sei più così coraggioso senza la tua spadina di legno vero?

- Da me non avrete nulla. E ho la spada. - li informò Kanda, estraendola dalla custodia che portava in spalla, gli angoli della bocca che gli si incurvavano in un ghigno compiaciuto. - Fuori dai piedi o ve ne farò pentire.

Il tipo che aveva parlato fece cenno ai suoi compari di attaccare, e Kanda abbandonò la cartella, preparandosi all'assalto dei due corpulenti studenti. Come s'era ripromesso non concesse nulla, sbattendo in terra senza pietà entrambi gli avversari e preparandosi a un eventuale nuovo attacco nel caso si fossero rialzati. Cosa che in effetti avvenne.

I due caricarono ancora, ma quello con la pelle più scura e dei ridicoli occhiali da sole calcati sugli occhi finì nuovamente a terra in un batter d'occhio. Kanda si stava voltando per sistemare anche l'altro quando questi gli afferrò la spada, quasi sollevandolo di peso da terra. Senza scomporsi, il giovane si preparò a sferrare un calcio all'assalitore e liberarsi, ma il capo della banda gridò avventandosi su di lui con un coltello in pugno.

- Sei finito! - annunciò lo studente smilzo noto col nome di Fiddler, calando la sua arma verso Kanda, il quale scalciò disperatamente per liberarsi della presa sul suo shinai, ma senza riuscirvi. Si aspettava di essere trafitto ma il colpo non giunse a bersaglio. - ARGH! - udì urlare Fiddler, e vide una saetta arancione attaccarglisi al braccio: il gatto.

Lavi affondò i denti nel polso di quell'umano tanto sgradevole con tutta la forza di cui era capace, facendo sgorgare il sangue e piantandogli contemporaneamente le unghie di tutte e quattro le zampe nell'avambraccio.

Kanda approfittò della sorpresa dei suoi assalitori per liberarsi. Piazzò un colpo ben assestato al basso ventre di quello che tratteneva la sua spada, ma proprio mentre il suo avversario si accasciava in terra uno schizzo di sangue lo raggiunse al volto. Si girò di scatto, vedendo il capobanda che scagliava il gatto a terra, il coltello ora nell'altra mano, sporco del sangue della povera bestiola.

- Maledizione! Gatto! - esclamò sconvolto, vedendo la chiazza vermiglia che si allargava sotto il musetto dell'animale.

Non gatto, Lavi. Lavi...

Il sangue gli copriva la visuale da un lato, ma sapeva che Yuu ora era libero e poteva di nuovo difendersi, e ciò gli era sufficiente. La vista gli si annebbiò del tutto e perse conoscenza.

Kanda ruggì di rabbia, fronteggiando il bastardo che aveva osato fare del male a un innocente. Li avrebbe ridotti in poltiglia, tutti e tre. Ruotò lo shinai in posizione di attacco, caricando per primo l'assassino di gatti che aveva osato colpire la sua stupida palla di pelo.

Con movimenti precisi e letali ruppe ossa e lacerò muscoli, lasciando i teppisti uno dopo l'altro impietosamente agonizzanti sul terreno. Non si curò nemmeno di verificare quanto gravi fossero le ferite che aveva inflitto, chinandosi invece a raccogliere il corpicino del gatto arancione. Si accorse con stupore (sollievo e anche gioia, ma questo non l'avrebbe mai ammesso con nessuno) che era ancora vivo, sebbene ferito e sanguinante. Lo sollevò, avvolgendolo nella camicia a dispetto di quanto si sarebbe sporcato, e corse via. Doveva trovare a tutti i costi un veterinario, poi si sarebbe consegnato per ricevere la sua punizione.

 

 

Kanda correva senza alcuna idea di dove dirigersi. Non conosceva bene i dintorni della scuola e per giunta, non avendo mai posseduto un animale, non sapeva proprio a chi rivolgersi per curarlo. Serrò la mascella; chiamare il patrigno era fuori discussione, avrebbe usato quel momento di debolezza contro di lui per il resto dei suoi giorni. Non voleva assolutamente sentirlo ripetere di continuo che 'Yuu-kun' aveva un cuore d'oro a chiunque gli capitava a tiro.

Guardò il gatto che trasportava con apprensione. La ferita continuava a sanguinare e il respiro diventava sempre più debole, sentiva battere il suo cuoricino a malapena; se non si faceva venire in fretta un'idea era certo che sarebbe morto.

D'improvviso un gatto dal pelo bianco gli tagliò la strada, parandoglisi davanti per bloccarlo, gli occhi azzurri che brillavano come zaffiri contro il candore del suo manto. Kanda si fermò di botto, agitando una mano verso il felino, il quale gli soffiava contro emettendo un miagolio roco e minaccioso.

- Levati di mezzo! - ordinò il giovane in tono urgente, la voce che tradiva tutta l'ansia nel suo cuore. - Non ho tempo da perdere!

Il gatto (che voltandosi a coda dritta rivelò di essere una femmina) non cedette di un millimetro. Anzi, indietreggiò appena, guardandolo da sopra la schiena per poi tornare a puntare il muso in avanti verso un punto ben preciso.

- Meeeooow! - chiamò verso Kanda, facendo qualche passo nella direzione che la posizione del suo corpo indicava; il giovane spalancò gli occhi per la sorpresa, comprendendo tutto d'un tratto il comportamento della gatta.

Possibile che volesse guidarlo? Che sapesse dove trovare un dottore per aiutare il suo simile?

"Oh, al diavolo!" si disse Kanda. A quel punto avrebbe accettato indicazioni anche da Satana in persona. Se doveva seguire un gatto per salvarne un altro, bè, era pronto a farlo. Annuì all'animale, camminando verso il posto in cui sostava in attesa, e questo iniziò a correre lungo il marciapiede, infilandosi poi in una via laterale, Kanda sempre a pochi passi da lui.

Si fermò davanti a una vetrata bianca con un simbolo rosso al centro, che il giovane riconobbe essere quello dell'associazione veterinaria. Sospirò di sollievo; grazie al cielo era arrivato, forse sarebbe riuscito a salvare il suo piccolo persecutore. Dopo tutto gli era simpatica quella canaglia dal pelo rosso, anche se a domanda diretta avrebbe negato categoricamente.

Entrò trafelato, bussando alla porta del dottore con decisione. Quando questi gli aprì mostrò subito il fardello che stringeva al petto e il medico lo fece entrare immediatamente, preparando il lettino di metallo ad accogliere il paziente.

- Che è successo, ragazzo? - chiese il veterinario mentre controllava i segni vitali della bestiola e attrezzava il tavolo operatorio.

Kanda raccontò a grandi linee quel che credeva fosse avvenuto. Non aveva visto il bastardo colpire il gatto, ma poteva immaginare come si fossero svolti i fatti; il medico gli diede una pacca sulla spalla, pregandolo di uscire.

- Non puoi fare nulla se resti qui, sarà solo più doloroso assistere. Le sue condizioni sono gravi ma non disperate. - affermò l'uomo, offrendogli un sorriso incoraggiante. - Torna domani, te lo rattoppo a regola d'arte e ti so dire quanti giorni deve restare qui in convalescenza.

Kanda annuì e fornì nome e recapito, un po' imbarazzato di aver lasciato capire quanto grande fosse il suo attaccamento a quel gatto. Era quasi ridicolo, un randagio insopportabile come quello fare breccia nel muro d'impassibilità che così faticosamente aveva eretto e mantenuto intorno al suo cuore. Sospirò, allontanandosi dallo studio veterinario e tornando verso la scuola per affrontare il suo destino.

Sapeva che sarebbe stato espulso per ciò che aveva fatto, un simile sfoggio di brutale e spietata violenza non si era mai visto da parte di uno studente, in una scuola rinomata come quella poi! Emise uno dei suoi 'CHE' e siavvicinò al cancello principale, tra il frastuono di innumerevoli sirene della polizia, dribblando i gruppetti di curiosi che sbirciavano il gran movimento dentro l'edificio scolastico. L'aveva fatta proprio grossa, c'erano persino tre ambulanze e nastri gialli ovunque per impedire il passaggio ai civili.

- Kanda! - una mano l'afferrò tirandolo da un lato, mentre un'altra gli tappava la bocca prima che potesse protestare. - Non stai pensando di consegnarti a loro vero? - chiese la familiare voce di Allen, facendo un cenno alla sua complice. Lenalee gli tolse la mano dal viso, ora che il giovane li aveva riconosciuti.

- Che accidenti significa, moyashi? - ruggì Kanda appena fu libero di parlare. Allen sospirò; ormai era anche inutile ricordargli che aveva un nome e che non si trattava di quello che lui usava. Invece di rispondere si voltò verso Lenalee, aspettando che lo facesse lei.

- Non fare niente. Tu non c'eri, capito? - gli intimò la ragazza; Kanda la fissò come se fosse improvvisamente uscita di senno. L'avevano visto tutti, non poteva negare. - L'intera la scuola è dalla tua parte! Sistemare quei teppisti ti ha reso l'idolo degli studenti! - esclamò eccitata. Il neo proclamato eroe della scuola sbatté le palpebre, incredulo, ancora scettico su come questo potesse evitargli l'espulsione. - Hanno tutti detto di non conoscere gli aggressori, che è stato un regolamento di conti fra bande. Nessuno ha riferito che eri presente!

- Io non capisco... - mormorò il giovane, spiazzato da quel colpo insperato di fortuna. - Mi hanno sempre odiato.

- No, ti temevano. È un sentimento diverso. - Lenalee gli sorrise, incrociando le braccia dietro la schiena. - E ti ammiravano segretamente, solo che tu non te ne accorgevi. Coraggio, andiamo a casa. - lo esortò, dandogli un colpetto sul braccio. Avrebbe voluto chiedere del gatto, ma decise di rimandare al mattino seguente, visto che Kanda appariva abbastanza provato.

Difatti aprì la bocca per dire qualcosa e poi la richiuse senza farlo, lo sguardo fisso in terra, pensieroso. Lenalee lo prese sotto braccio, raggiante, e i tre studenti si incamminarono verso la fermata della metropolitana. In quel momento Kanda non era in grado di opporre un rifiuto, troppo scosso dalla quantità di emozioni che aveva provato e alle quali non era avvezzo.

 

 

Il giorno dopo Kanda chiamò lo studio del veterinario, avvertendo che sarebbe passato dopo la scuola, e ricevendo buone notizie: il gatto era salvo. Tuttavia, quando si presentò al dottore seppe che sarebbe rimasto cieco dall'occhio ferito; purtroppo non era stato possibile salvarglielo. Kanda sospirò.

- Posso vederlo? - chiese a disagio, evitando lo sguardo del veterinario. L'uomo lo condusse alle gabbie dove teneva gli animali in cura, indicandogliene una, e Kanda si avvicinò, tendendo la mano verso il gatto addormentato. - Gatto... Stupido gatto... - mormorò, infilando le dita nella grata.

- Aooo... - gemette la bestiola socchiudendo l'occhio sano, e il giovane ebbe la netta sensazione di essere stato riconosciuto.

- Dovrà restare qui almeno altri tre giorni. - disse il dottore. - Ma se desideri vederlo vieni pure quando vuoi.

Kanda annuì e salutò con rispetto, avvisando che sarebbe tornato alla stessa ora il giorno seguente. Sulla strada di casa tuttavia si chiedeva come avrebbe fatto a pagare le cure prestate allo stupido sacco di pulci, visto che lui era solo un povero studente squattrinato. Assolutamente non voleva ridursi a mendicare aiuto dal patrigno, sarebbe stato troppo umiliante per qualcuno orgoglioso come lui.

Il miracolo giunse la mattina dopo a scuola, quando, dopo la pausa pranzo, trovò abbandonato in bella mostra sul suo banco un barattolo pieno di denaro. Il tutto era accompagnato da un biglietto che diceva: "Per il nostro coraggioso piccolo amico dal pelo rosso".

Kanda fissò il denaro, confuso. Erano un bel po' di soldi, sarebbero senz'altro bastati a coprire tutte le spese. Si guardò intorno, scrutando i volti dei compagni di classe alla ricerca del colpevole, e fu illuminato a riguardo dalla professoressa Lotto.

- I tuoi compagni hanno fatto una colletta per aiutarti a pagare le cure del gatto, visto che te ne sei incaricato tu dopo che quei delinquenti si sono massacrati fra loro. - gli disse, vedendolo rigirarsi fra le mani il contenitore e leggendo lo stupore sul suo volto. - Chissà perché l'hanno ferito così, senza motivo.

Oh, il motivo c'era eccome, lo sapevano tutti, ma si guardavano bene dal dirlo per sua fortuna. Kanda rivolse uno sguardo indifferente alla donna, scrollando le spalle. Non si sarebbe certo tradito da solo.

- Chissà? Quei tre sono folli. - concluse. - E stupidi. - la classe rise di gusto, applaudendolo. Kanda ripose i soldi nella cartella, voltandosi verso gli altri studenti. - Grazie. - disse semplicemente.

- Oh, figurati! - esclamò una ragazza dal banco adiacente, e tutti gli altri la imitarono. - Però vogliamo sapere come sta, capito? - Kanda annuì, un angolo della bocca che si sollevava in un accenno di sorriso.

- D'accordo. - promise fra gli 'evviva' generali.

 

 

Lavi si rese subito conto di avere un lato cieco, e capì che la ferita ricevuta gli aveva danneggiato un occhio; era quasi certo che la cosa fosse senza rimedio, visto che sentiva di non poterlo più aprire. Se in quel modo aveva salvato Yuu, allora era stato un sacrificio utile, non ne era pentito. Espirò rumorosamente dal naso; la testa gli doleva ancora, ma con quanto era stato male, ciò non lo meravigliava affatto.

C'era tuttavia un fatto che lo turbava più di ogni altro: la punizione di Bookman. Mancava dal rifugio sotto la biblioteca da un tempo così lungo che di sicuro lo avevano dato per morto e, in realtà, ci era andato davvero vicino. Come avrebbe fatto a giustificare la sua assenza? Quanti giorni erano passati? E la ferita?

L'ingresso di Yuu nella stanza lo strappò al vortice di pensieri, facendogli battere forte il cuore per la gioia. Yuu era venuto a prenderlo! Non lo aveva abbandonato, si era curato di lui... Lavi era davvero toccato dal comportamento del giovane, di solito così scontroso con tutti.

Ascoltò le raccomandazioni che il dottore fece a Yuu con attenzione, ricevendo conferma della sua cecità dall'occhio destro. Pazienza, ne aveva pur sempre un secondo dopotutto, se lo sarebbe fatto bastare.

La gabbia fu aperta e il veterinario lo sollevò con gentilezza, affidandolo a Kanda con un sorriso. Il giovane lo avvolse in una piccola coperta che aveva sottratto al patrigno, non troppo a suo agio nel tenerlo in braccio, sia perché temeva di fargli male, sia perché non era abituato ad aver cura di qualcuno.

Lavi iniziò a fare le fusa, strofinando il muso contro il petto del suo salvatore; il medico disse che era buon segno, che lo riconosceva e stava discretamente. Kanda salutò, ringraziando.

Ora l'interrogativo col quale si stava lambiccando il cervello riguardava il come avrebbe fatto a tenere il gatto con sé in quelle condizioni senza farsi scoprire dal patrigno e dai fratellastri. Non sapeva quanto tempo ci sarebbe voluto finché si fosse rimesso abbastanza da poter tornare da solo dove viveva. Per quanto, era certo che Daysha sapesse tutto visto che frequentava la stessa scuola. Si chiese quindi se avrebbe fatto la spia con Tiedoll, o se addirittura non gli avesse già parlato del gatto sin dal primo giorno che aveva iniziato a seguirlo.

Sbuffò contrariato. A questo avrebbe pensato più tardi.

Quella prima notte trascorse tranquilla, il problema si pose la mattina successiva quando Kanda realizzò di dover lasciare da solo il suo piccolo paziente frattanto che era a scuola, cosa che non gli sorrideva affatto. Il veterinario gli aveva dato alcuni teli assorbenti per disabili da usare a protezione del letto dove riposava il gatto, ma lui non era per nulla fiducioso che questi capisse di dover fare pipì lì sopra e non sulle coperte.

Spostò con attenzione teli e gatto sul pavimento vicino la finestra, socchiudendola: i vasi del balcone erano la soluzione migliore. Sebbene zoppicante, l'animale pareva in grado di muoversi, sarebbe andato sopra uno di quelli più grandi.

Con una mano gli toccò la fronte, poi uscì. Lavi lo fissò mentre spariva oltre la porta, restando immobile nel punto in cui il giovane l'aveva sistemato; sapeva dove andava e che sarebbe tornato da lui, quindi non era spaventato.

Si sdraiò, cercando di dormire.







@redseapearl:

Grazie XD * ama alla follia quel micio rosso * Ci ho sputato sangue sul banner, ma ne è valsa la pena!

>>"anche io credo che Yuu preferisca gli animali alle persone"

XD dipende dall'animale! Puoi scommettere che un cane lo farebbe a tocchi al primo abbaiare, per non parlare delle leccate gratuite o del doverlo portare a spasso... No, decisamente un cane non è per Kanda XDDD

>>"Certo per te che hai avuto dei gatti è piuttosto facile riuscire a descrivere i loro comportamenti"

Purtroppo, ho avuto modo di sperimentare a pieno una situazione simile a questa... Avrei potuto descrivere le azioni del veterinario nei minimi dettagli, la stanza delle gabbie, il loro contenuto...

La sofferenza di un gatto operato è una cosa che non auguro di vedere a nessuno. Quando il dottore mi ha detto che sarebbe vissuto, è stata la notizia più bella della mia vita. Ma la convalescenza è stata qualcosa di atroce.


@Valentinamiky:

Neko Lavi XD * lo strapazza*

>>"Mi domando come diamine ha fatto a non morire di crepacuore per lo stridio insopportabile delle rotaie"

Se un gatto impara a conoscere una certa cosa, poi non si lascia più spaventare. Ho visto gatti aggirarsi tranquillamente dentro la zona della stazione dove spesso prendo il treno, attraversando anche i binari, assolutamente indifferenti al frastuono dei treni in corsa.

Di sicuro i treni delle metropolitane Giapponesi sono infinitamente meglio dei nostri, ma un minimo di rumore lo fanno anche loro XD

Comunque qui siamo in Europa, non in Giappone ^^" A Londra per la precisione, lo renderò più chiaro andando avanti.

>>"il prof Tyki lo chiudo a chiave in qualche aula dopo la chiusura delle lezioni, posso?"

Prego, accomodati pure, ma ti avviso che ci pensa già da solo a farlo XD

*ha intenzione di dare più spazio a Tyki*

>>"Vedendo le foto di Bookman versione gatto sono morta"

In realtà, io ho imprecato per l'ennesima volta contro la follia degli scienziati leggendone la storia. Perché questi gatti erano un'anomalia genetica, che per sfizio è stata isolata e mantenuta, trasformata poi in una vera e propria razza.

Kanda è Kanda. *annuisce convinta* Non si smentisce mai XD

   
 
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