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Autore: pk82    25/12/2010    5 recensioni
I nostri eroi si sono costruiti una famiglia e vivono felici. Ma cosa succede se incontrano qualcuno che arriva da molto lontano per distruggere quello che faticosamente hanno creato? E chi sono quelle figure misteriose che sembrano interessarsi a loro? Sarà davvero tutto come sembra? Sequel di "Ritornare a vivere". (pk82 si mette in ginocchio, sguardo da cucciolo) Recensite, per favore.
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 16 – Niente più incubi

CAPITOLO 16 – Niente più incubi

 

Nel silenzio assoluto che venne dopo, l’interno dell’edificio era un cumulo di macerie.

Le casse di legno erano state ridotte in pezzi, che si erano sparse tutt’attorno grazie all’onda d’urto creata dall’esplosione. Era presente uno squarcio su di una parete e una parte del soffitto era crollata: le nubi erano sparite dal cielo, lasciando che le stelle e la luna illuminassero con il loro bagliore.

Hermione riprese i sensi molto lentamente, nelle orecchie ancora il ronzio dell’esplosione che non le permetteva di rendersi conto degli altri suoni presenti. Con un mugolio di dolore cercò di rimettersi in piedi, scoprendo che era rimasta semi sepolta da pezzi di legno e polvere: lentamente – la testa rischiava di esploderle ad ogni movimento troppo deciso – fece forza sulle braccia, mettendosi seduta. Anche la vista le stava dando dei problemi: in quei primi istanti poteva solo intuire in che condizioni fosse la stanza.

Qualcosa entrò nel suo campo visivo. Sbatté gli occhi per mettere a fuoco, scoprendo poi che quella “cosa” non era altro che una mano. Alzando lo sguardo si ritrovò davanti una chioma bionda.

«Tutto bene?»

Hermione era ancora stordita: per questo accettò senza alcuna protesta o esitazione l’aiuto di Malfoy. Solo quando si ritrovò in piedi, accanto a lui, si rese conto della situazione: si trovava faccia a faccia con l’uomo che era stato parte dei suoi incubi… l’uomo che aveva organizzato quel folle piano… che aveva provocato dolore ai suoi figli…

Ma è anche l’uomo che ci ha aiutato a fermare tutto questo

Sensazioni contrastanti continuavano a mescolarsi dentro di lei lasciandola, forse per la prima volta, senza sapere come comportarsi.

Era rimasta con gli occhi spalancati, dal momento in cui si era accorta della situazione, a fissarlo: aveva un taglio sulla fronte, sopra l’occhio destro e alcuni piccoli graffi sulla guancia diafana ma, come era nell’indole dei Malfoy, sembrava non curarsene.

Nei suoi occhi non c’era arroganza o disprezzo. Era qualcos’altro.

Hermione non riusciva a capire cosa nascondesse quello sguardo ma – stranamente, pensò lei – qualunque cosa fosse era riuscita a calmarla almeno un po’.

Malfoy, d’altro canto, non sembrava essersi accorto della lotta interiore di Hermione: si allontanò poco dopo averla aiutata, voltandole le spalle e facendo spaziare lo sguardo tra le macerie: vi erano seminascosti i corpi degli uomini che lo avevano seguito, sacrificando la propria vita in un progetto che alla fine li aveva annientati.

E lui ne era il responsabile, nel bene e nel male.

«Miseriaccia!»

Malfoy si voltò, così come Hermione: poco distante da loro un ciuffo di capelli rossi era comparso da sotto quello che era rimasto di una cassa di legno. Una mano si fece largo, spostando le macerie, lasciando intravedere il volto graffiato di Ron.

La riccia si catapultò immediatamente da Ron, abbracciandolo di slancio e facendoli nuovamente cadere a terra, sollevando una nube di polvere. «Ron!»

Ron non si curò del dolore che la nuova caduta gli procurò: sentire nuovamente il profumo di Hermione invadergli le narici gli riempì la mente, annebbiata dall’esplosione, delle immagini di quello che era accaduto. Poterla stringere ancora tra le braccia… sentirla viva… sentirsi vivo, era il miglior balsamo per le ferite che potesse trovare.

«Stai bene?» le chiese, baciandole la testa.

Lei annuì contro il suo petto prima di alzare la testa: anche Ron portava i segni dell’esplosione ma, per fortuna, erano solo pochi graffi. Evidentemente era riuscito a ripararsi. Non riuscì a contenersi, cominciando a baciargli le guance, la fronte, la tempia, le labbra, la mascella, dovunque riuscisse a posare le proprie labbra, troppo emozionata… troppo felice di poterlo ancora sentire accanto a sé…

Ron rispose quando incontrò nuovamente la bocca di Hermione.

«Ho avuto paura…» disse Hermione prendendogli il viso fra le mani, guardandolo dritto negli occhi. «Tanta paura…»

«Anche io» ammise Ron, alzandosi da terra, tenendola ancora stretta a sé. «Non sai quanto».

Hermione fece un piccolo sorriso, abbracciandolo ancora più stretto. Quando riaprì gli occhi, il suo sguardo volò oltre la spalla di Ron.  «Chris

Ron si voltò mentre Hermione lo lasciava e correva dal figlio. Anche Art rischiò di cadere quando la madre lo abbracciò di slancio, ma ricambiò subito la stretta. «Chris!» ripetè Hermione con voce rotta.

Ron gli mise una mano sulla spalla, stringendola appena come per assicurarsi che non gli sfuggisse. «Come ti senti?»

«Bene» rispose Art, anche se la voce aveva uno strano tono. «Almeno credo…»

Hermione si allontanò appena. «Cosa vuoi dire…?» La domanda rimase incompiuta: non appena l’aveva visto Hermione si era gettata sul figlio, felice solo di poterlo vedere vivo… ma ora che lo guardava meglio notò qualcosa di cui prima non si era accorta.

Art stava bene, su questo non c’erano dubbi: le conseguenze dell’esplosione si erano tramutate in un graffio sulla guancia ed un altro piccolo taglio sulla fronte, oltre ad una grande quantità di polvere sul viso e sulle mani. Ma tutte le cicatrici, quelle cicatrici sul volto e sulle mani, segno degli orribili eventi che il ragazzo aveva dovuto affrontare nel corso degli anni, in quel maledetto futuro, erano scomparse. Come se non fossero mai esistite.

Art spostò lo sguardo da Hermione a Ron – anche lui se ne era accorto – che lo stavano guardando in modo strano. «Cosa c’è?»

Hermione sembrò senza parole. «Tesoro…»

«Cosa?»

«Le cicatrici…» mormorò lei.

Art sbattè gli occhi, non capendo.

«Sono sparite» s’intromise Ron.

Questa volta Art spalancò gli occhi dalla sorpresa quando, per controllare le parole dei genitori, osservò le proprie mani, trovandole solo sporche di polvere. Si tastò il volto, con l’espressione più incredula che potesse fare: non provò nemmeno dolore quando passò sulle ferite recenti, troppo sorpreso nel constatare che tutti i segni provocati dalla guerra erano spariti.

Alzò nuovamente lo sguardo sui genitori, con la bocca semiaperta, senza sapere cosa dire. Hermione fece un sorriso lacrimoso mentre lo abbracciava nuovamente: non solo le cicatrici erano scomparse, ma anche quel velo di dolore che aveva visto negli occhi del figlio se n’era andato.

Un rumore alla loro destra li fece voltare: Harry e Jay apparvero da dietro alcune casse di legno distrutte: Harry teneva un braccio sulle spalle del figlio per reggerlo.

«Harry». Ron si avvicinò osservando l’amico e il nipote. «Come state?»

«Un po’ acciaccati» rispose il moro, spostando lo sguardo sul figlio. «Ma bene».

Hermione e Art si avvicinarono e notarono che anche le cicatrici di Jay erano sparite. I due ragazzi si guardarono, sorridendosi.

«Ce l’abbiamo fatta» disse piano Jay, come se ancora non ci credesse e avesse paura di svegliarsi ancora nel loro mondo di dolore e morte. Ma erano tutti lì… insieme… vivi… e il fatto che sentisse pulsargli la ferita al braccio era un chiaro segno: non stava sognando. Era tutto vero.

«Ce l’abbiamo fatta» ripeté più forte, più sicuro. «Chris! Ce l’abbiamo fatta!» ed abbracciò Art, forte, incurante dei tagli e delle ferite che entrambi avevano. Scoppiò a ridere senza neanche sapere bene il perché, seguito subito dopo da Art… e continuarono sotto lo sguardo amorevole di Hermione, quello sereno di Harry e quello divertito di Ron.

«Ancora non ci credo» disse Art sempre ridendo… anche se una lacrima malandrina gli scivolò lungo la guancia. Ron si avvicinò, asciugandogliela col pollice.

«Te l’avevo detto» gli disse piano. «Mai arrendersi».

Art annuì.

Harry si schiarì la voce. «Io però non ho ancora capito cosa è successo esattamente».

«Già» fece Ron pensandoci. «Deve essere accaduto qualcosa perché l’altro Malfoy si è comportato in maniera strana».

Hermione sembrò titubante. «Credo che sia merito suo» e indicò la figura poco distante da loro.

Tutti gli altri puntarono lo sguardo su Malfoy il quale non aveva prestato minimamente attenzione a loro. Teneva lo sguardo fisso sullo squarcio nel soffitto dal quale si vedevano chiaramente le stelle, non più oscurate dalle nubi. Era perso nei suoi pensieri, per cui non si accorse subito di avere gli sguardi di tutti puntati addosso.

Si voltò verso di loro, un’espressione neutra sul volto. «Dovete ringraziare la Granger per avermi creduto».

Ron lo guardò, senza capire. «Spiegati».

Fu Hermione a parlare. «Ho sentito una voce… nella testa» Ron e gli altri la ascoltarono attenti, «il rituale era quasi completo quando ho sentito una voce. All’inizio credevo fossi impazzita o che fosse una qualche conseguenza del rituale. Poi mi sono resa conto che la voce apparteneva a lui…» e lo indicò ancora con la testa. «Non sapevo cosa pensare, cosa fare. Poteva essere una trappola… un trucco… Alla fine reagii d’istinto… o forse era solo paura…» lasciò la frase in sospeso: non serviva continuare, alla fine erano ancora vivi.

Ron la strinse a sé, anche se continuava a guardare Malfoy senza sapere esattamente cosa pensare: era il responsabile di quanto accaduto ma, a quanto pare, era anche stato determinante nella loro vittoria. Poi un pensiero gli passò per la mente, fece una smorfia. «E perché non ci hai detto niente?» chiese a Malfoy.

Il biondo inarcò un sopracciglio. «Per due ottime ragioni. Primo: voi due» ed indicò Ron ed Harry, «non avete il cervello della Granger» Ron fece una sorta di grugnito mentre Hermione e perfino Harry nascosero un mezzo sorriso. «Secondo…» continuò Malfoy, «ho dovuto resistere fino all’ultimo per agire»

«Cosa vuoi dire?» gli chiese Harry.

«Da quello che avevo capito… quell’altro… sapeva in anticipo ciò che sarebbe accaduto» spiegò Malfoy. «Ma se qualcosa non andava come era già accaduto… lui l’avrebbe saputo subito».

Art spalancò gli occhi. «Come è successo a noi con l’attacco alla fiera!»

«Sembrerebbe di si» convenne Harry.

«E’ stato molto difficile non pensare ad un piano per togliervi dai guai» Malfoy incrociò le braccia al petto. «Se mi fossi mosso prima ora non saremmo qui a parlare e quel pazzo non avrebbe avuto nessuno sulla propria strada».

«E’ strano sentirti parlare in questo modo…» fece Ron con una smorfia, «visto che il pazzo in questione eri tu!»

Harry nascose un sorriso divertito: quei due non sarebbero mai andati d’accordo, di questo era sicuro.

Malfoy inarcò un sopracciglio, ma non ribatté. «C’è ancora una cosa» disse invece, dando le spalle al gruppetto e chinandosi per raccogliere qualcosa tra le macerie. Voltandosi nuovamente mise in mostra ciò che aveva in mano.

«Il libro» disse Jay notando, come gli altri, che la copertina era annerita, qualche foglio si era staccato, ma a conti fatti sembrava ancora “utilizzabile”.

Malfoy lo lanciò ad Harry che lo prese al volo. «Credo sia il caso di distruggerlo».

Harry annuì. Si voltò verso i due ragazzi. «Spetta a voi mettere la parola fine a questa storia».

Consegnò il libro al figlio che si scambiò un’occhiata con Art. Gettò il libro a terra e gli puntò la bacchetta contro. «Incendio

Una piccola scintilla partì dalla punta della bacchetta; colpì la copertina che prese fuoco immediatamente. Lingue di fuoco arancioni illuminarono lievemente i loro volti mentre consumavano il libro fino a ridurlo in cenere.

«NO

Tutti si voltarono.

Nonostante fossero stati testimoni di eventi incredibili Harry, Ron ed Hermione non poterono non essere sorpresi da quello che videro: poco distante da loro, i vestiti logori e strappati, stava l’altro Malfoy… e questa volta non fecero fatica a riconoscerlo. Come per Art e Jay, anche su Malfoy i segni della guerra, del doloroso futuro che avevano vissuto erano scomparsi: le cicatrici… le bruciature… non c’era più niente. Si trovavano davanti due Malfoy identici, fatta eccezione forse per quei piccoli segni dovuti alla differenza d’età… ma si poteva benissimo scambiarli per gemelli.

Il Malfoy del futuro continuava a guardarsi le mani, prive ormai di ustioni, con gli occhi spalancati, la bocca semiaperta come se non potesse crederci; si tastò il volto, trovandolo liscio, senza bruciature. Infine puntò lo sguardo su stesso. «Che cosa hai fatto?» sussurrò con tono incredulo. Osservò il Malfoy del presente guardarlo impassibile e la rabbia montò dentro di lui. «Che cosa hai fatto?»

Fece un passo avanti, gli occhi che mandavano lampi. «Potevamo avere tutto. Tutto! Eravamo ad un passo dall’avere un potere immenso nelle nostre mani… il potere di governare questo mondo… sarei diventato un re, un dio… tutti finalmente si sarebbero dovuti inginocchiare al mio passaggio, sarei diventato il loro signore e padrone…», il suo sguardo era una maschera di rabbia e odio, tutta rivolta verso l’altro Malfoy; non si preoccupò minimamente degli altri, nemmeno fece caso ad Harry e Ron che avevano preso in mano la propria bacchetta.

La sua attenzione era solo ed esclusivamente rivolta a stesso.

«Il mondo era mio!» gli urlò contro. «Come hai potuto mandare a monte il mio piano?»

Lui si limitò ad inarcare un sopracciglio. «Dovresti saperlo» disse con voce neutra. «Tu sei me».

Un lampo di follia passò nel suo sguardo. «Sei un idiota!» ringhiò. «Hai gettato via la possibilità di avere chiunque ai tuoi piedi per cosa? Perché hai creduto alle loro fesserie?»

Ancora una volta il Malfoy del presente non si scompose e questo lo fece infuriare ancora di più. «Non prendermi in giro! So esattamente come sei fatto: sei arrogante, presuntuoso ed egoista! L’unica cosa che ti è sempre interessato è solo ed esclusivamente te stesso», gli puntò un dito contro come se quel gesto potesse, in qualche modo, procurargli dolore. «In tutta la tua vita non hai fatto altro che prendere decisioni che portavano guadagno a te e a nessun altro… solo Voldemort è riuscito a tenerti al guinzaglio… avevi l’opportunità di ergerti sopra chiunque… nessuno avrebbe mai più osato sfidarti, nessuno ti avrebbe mai più costretto a piegare la testa… e hai gettato via tutto per cosa? Perché hai creduto di avere una coscienza?».

Si gettò contro l’altro Malfoy, in preda alla collera.

Questi, prima ancora che Harry o qualcun altro potesse fare qualcosa, fece un passo avanti, la bacchetta in mano. «Hai parlato anche troppo». Lo schiantesimo colpì in pieno petto l’uomo: venne scaraventato all’indietro, contro quello che rimaneva di alcune casse. Si accasciò a terra, privo di sensi.

Harry e Ron erano rimasti ammutoliti dallo sviluppo degli eventi: tutto si sarebbero aspettati tranne vedere un Malfoy alzare la bacchetta… contro se stesso. Erano senza parole, anche per le frasi che avevano appena finito di ascoltare: possibile che Malfoy avesse davvero anteposto il benessere degli altri al suo.

Malfoy si voltò verso di loro, la bacchetta abbassata, una smorfia sul volto. «Ma sono davvero così fastidioso?»

Sentì il suono di una risata strozzata. Spostò lo sguardo su Harry: aveva un mezzo sorriso sulle labbra e gli stava rivolgendo un’occhiata divertita. «Credimi… sei anche peggio».

Malfoy si limitò ad inarcare un sopracciglio. Sbuffò, prima di avvicinarsi a Ron e porgergli la bacchetta. Il rosso spostò lo sguardo da lui alla bacchetta, un’espressione confusa sul volto. «Cosa fai?» chiese infatti.

«Ti consegno la bacchetta» rispose semplicemente Malfoy, in tono ovvio. Ma all’espressione perplessa di Ron sbuffò ancora. «E poi ti offendi quando dico che non hai cervello. Pensi davvero che mi lasceranno la bacchetta ad Azkaban?»

Lentamente Ron prese in custodia la bacchetta di Malfoy… nonostante non riuscisse a togliersi dal volto quell’espressione sorpresa, la stessa di Harry. Se dovevano essere sinceri erano certi che, con la bacchetta in mano, Malfoy avrebbe tentato la fuga.

«La gita è finita» disse Malfoy facendo un passo indietro. «Il nostro accordo è concluso e non vedo l’ora di tornare nella mia calda ed accogliente cella» aggiunse infine, con un leggero tono sarcastico, tipico di Malfoy.

Ron scambiò un’occhiata con Harry e capì dal suo sguardo che entrambi stavano provando la stessa cosa. Tutto quello che avevano provato nei confronti di Malfoy in quei giorni era stato spazzato via da un solo pensiero… erano vivi grazie a lui. Certo, il suo alter ego del futuro era il responsabile di tutto, ma lui li aveva salvati… ed era questo quello che più li sorprendeva.

Poteva essere un’altra trappola… poteva essere davvero il segno di una possibile redenzione.

Entrambi puntarono lo sguardo nuovamente su Malfoy… nei suoi occhi non c’era inganno.

Ron si voltò guardare Hermione, metterla al corrente della pazza idea che gli stava nascendo… ma non ci fu bisogno di parlare. Lei lo stava guardando con un leggero sorriso sulle labbra, l’espressione convinta di chi sa già tutto… e Ron seppe che lei era già d’accordo, nonostante tutto.

Un ultimo sguardo anche con Harry… e si capirono al volo.

«Allora» disse poi Malfoy, come se stesse seguendo un proprio filo logico. «Potter, se non ricordo male avevi detto che mi avresti riportato ad Azkaban. Vogliamo andare?»

«Ad essere sinceri…» cominciò Harry, attirando la sua attenzione. «… l’accordo prevedeva che una volta terminata la nostra collaborazione io avrei dovuto riportare in cella… Malfoy…»

Ron fece un piccolo sorriso notando l’espressione confusa del biondo.

 

**

 

«No! No!»

Malfoy continuava ad agitarsi furiosamente mentre tentava invano di liberarsi dalla stretta dei due giovani Auror. Erano nuovamente ad Azkaban, sulla scalinata che portava ad uno dei livelli della prigione. La cella in cui era imprigionato il biondo come meta.

«Lasciatemi andare!»

«Vedi di calmarti» sbuffò Nathan, stringendo maggiormente una delle braccia del prigioniero.

«Lasciatemi andare!» ripeté Malfoy. «Avete preso l’uomo sbagliato!». Si agitò ancora, senza riuscire a liberarsi.

«Certo, certo» ridacchiò David, l’altro Auror.

«Vi dico che non sono io quello che cercate! Io vengo dal futuro! Dal futuro! Non sono io quello da mettere in cella!»

Anche Nathan ridacchiò. «Sicuro. Io sono Merlino e lui è la strega Morgana».

David gli lanciò un’occhiataccia. «Perché non la fai tu la strega Morgana?»

Dietro di loro li seguiva un terzetto di uomini: Harry e Ron, accompagnati dal sergente Cole, seguivano i movimenti dei due Auror e del prigioniero.

«Addirittura dal futuro». Il sergente fece una grassa risata. «Non pensavo fossi tanto spiritoso. E’ la storia più divertente che abbia mai sentito».

Malfoy posò lo sguardo, un misto di rabbia e panico, su Harry e Ron. «Potter! Weasley! Diteglielo! Diteglielo che è la verità!»

Harry non lasciò il suo sguardo duro. «Finiscila con questa storia Malfoy. Viaggiare per così tanti anni nel tempo è impossibile».

«Se speri che la pazzia possa evitarti la prigione sei fuori strada». Ron aveva lo stesso sguardo duro dell’amico. «Torni in cella e questo è quanto».

«Maledetti!» gli urlò contro Malfoy. «Non potete farlo! Siete Auror!»

«Di cosa sta parlando?» chiese Cole con un sopracciglio inarcato, rivolto verso Harry e Ron.

«Non ne ho idea» rispose Harry sorreggendo lo sguardo di odio puro che Malfoy gli stava rivolgendo. «Continua con questa storia del viaggio del tempo e del complotto da quando ha ripreso i sensi. Abbiamo dovuto usare le maniere forti» aggiunse allo sguardo interrogativo del sergente. «Ha tentato di aggredire delle persone innocenti e siamo stati costretti a schiantarlo. Da quel momento non fa altro che vaneggiare».

«Non è vero!» gridò Malfoy. Erano arrivati davanti alla cella. «Voi sapete la verità! Diteglielo! Diteglielo!»

Tentò ancora di scrollarsi di dosso i due giovani Auror. Quando uno di questi lasciò la presa per aprire la porta della cella, Malfoy colpì con una gomitata lo stomaco dell’altro riuscendo finalmente a liberarsi… ma fece solo un passo prima di venire colpito da una fattura che lo scaraventò dentro la cella.

Ron ripose con calma la bacchetta. «Finalmente sei al tuo posto».

Malfoy gemette di dolore prima di rialzarsi a fatica. Con gli occhi iniettati di sangue si gettò contro il gruppo di Auror, ma la porta si richiuse un attimo prima che questi riuscisse ad uscire nuovamente dalla cella. L’eco di un “No” carico di rabbia e paura si perse nel tetro corridoio della prigione.

«Credere di venire dal futuro» ridacchiò ancora il sergente mentre scendevano nuovamente le scale. «Deve aver preso davvero una brutta botta in testa».

«Non si lasci ingannare» esclamò Ron, seguendolo verso il grande portone. «Deve aver pensato che fingersi pazzo lo avrebbe aiutato ad uscire da qui… o avere uno sconto della pena».

«Idiota» disse solo il sergente Cole.

Attraversarono il portone, ritrovandosi all’esterno: il vento spazzava il terreno, tanto che dovettero coprirsi il volto con una mano per evitare la polvere che veniva sollevata. Rientrarono nel piccolo ufficio.

Il sergente si scrollò la polvere dal mantello. «Prima di tornare al Ministero dovete firmare alcuni documenti». Si sedette alla scrivania, tirando fuori un plico contenenti alcuni fogli. «In questo modo voi garantite che il prigioniero che è uscito da Azkaban è tornato in cella» scosse la testa, sbuffando. «Odio questa burocrazia… l’abbiamo visto tutti. Quanti Draco Malfoy credono esistano al mondo?»

Harry e Ron firmarono i documenti… lanciandosi solo un’occhiata complice.

Utilizzarono il camino per tornare al Ministero, ma si fermarono solo per consegnare i documenti che avevano firmato. Scambiarono solo alcuni cenni di saluto con le persone che incontrarono fino all’uscita.

Si Materializzarono non appena fuori dal Ministero.

Riapparvero nel cortile della Tana, pochi metri dalla porta sul retro della vecchia casa di Ron. Dall’interno i due Auror sentirono le voci allegre dei figli… piccoli e grandi: sembrava che tutte le paure e il dolore provate in quei giorni non fossero mai esistite, come se non avessero rischiato di perdere tutto.

Avrebbero voluto entrare e unirsi a loro, ma avevano ancora una cosa da sistemare: non ci sarebbe voluto molto.

Si voltarono, dando le spalle alla Tana, incamminandosi fuori dal cortile, verso la collina poco distante. Risalirono il pendio fino a ritrovarsi proprio sotto il grande albero situato in cima. Una figura con un lungo mantello dava loro le spalle.

«E’ fatta» esordì Harry quando arrivarono vicini alla figura.

Questa si voltò, mostrando il volto. «Se la sono bevuta?»

Harry fece un mezzo sorriso. «Continuava a gridare che veniva dal futuro. Una cosa impossibile, giusto Malfoy?»

Malfoy non rispose al sorriso di Harry ma tornò a guardare il panorama oltre la collina: c’erano enormi campi, in lontananza un boschetto dietro al quale la superficie di un piccolo lago rifletteva la luce del sole.

Libertà: era una parola, un concetto, che solo pochi giorni prima non aveva mai preso in considerazione. Rinchiuso nella sua cella ad Azkaban non aspettava altro che la fine… il momento in cui i Dissennatori si sarebbero presentatio per la sua esecuzione… il Bacio… e tutto sarebbe finito, sarebbe rimasto in uno stato vegetale fino a quando il proprio cuore non avesse smesso di battere…

Non era più così.

Davanti a sé vedeva quel paesaggio… che poteva benissimo considerarlo comune… ma rappresentava ciò che fino a quel momento non aveva mai pensato… e provò un certo timore, doveva riconoscerlo a se stesso…

«Non dovrebbero esserci problemi» riprese Harry. «Hanno anticipato l’esecuzione. Fra una settimana sarà sottoposto al Bacio».

Malfoy si voltò verso di loro, una strana espressione sul volto. «L’avreste mai pensato?» chiese ai due che risposero con uno sguardo interrogativo. «Che un giorno ci saremmo ritrovati in questa situazione».

Ron arricciò il naso. «Cioè… incontrare mio figlio che viene dal futuro, combattere con un altro Malfoy anch’esso venuto dal futuro, impedire ad un pazzo di conquistare il mondo ed evitare ad un mostro di portare morte e distruzione?»

Malfoy inarcò un sopracciglio. «Intendevo voi che aiutate me a fuggire».

«Mai dire mai, Malfoy» disse Harry. «Dopotutto anche tu hai aiutato noi. E questo è davvero strano».

«Già» esclamò Malfoy, quasi in un sussurro. «Davvero strano».

Ci furono alcuni istanti di silenzio dove i tre sembravano troppo imbarazzati per poter dire qualcosa. Fino a quel momento l’unica cosa che li univa era il disprezzo e l’odio provato in sei anni di scuola e continuato con la guerra. Nessuno dei tre poteva mai immaginare che un giorno sarebbero arrivati fino a lì.

Poi Ron si decise a fare la domanda che continuava a girargli per la mente da quando si erano risvegliati dopo l’esplosione, da quando aveva scoperto che Malfoy li aveva salvati. «Perché l’hai fatto?» Malfoy incrociò il suo sguardo, senza abbassarlo. «Perché ci hai aiutato, Malfoy?»

Già, perché?

Si era fatto la stessa domanda diverse volte, ma non aveva ancora trovato la risposta. O forse l’aveva già, ma risultava difficile ammetterlo a se stesso. Nella sua testa vorticavano ancora le parole di Harry, quando erano venuti a tirarlo fuori da quella cella… per la prima volta nella tua vita sei libero di scegliere… ed anche la vocetta di Sean, quando si erano incontrati al Ministero… tutti hanno una scelta

Una scelta. Aveva fatto una scelta… e non per se stesso, ma per qualcun altro. Era un pensiero che anni prima non avrebbe mai formulato, figurarsi mettere in pratica. Ma, doveva ammettere, essere libero di poter decidere cosa fare invece che essere costretto era stata una bella sensazione. Inoltre aveva visto come sarebbe diventato se tutto fosse andato come la prima volta: si sarebbe trasformato lui stesso in un mostro… come Voldemort… l’uomo che aveva distrutto lui e la sua famiglia…

Riportò lo sguardo su Ron. «Che vuoi che ti dica, Weasley?» disse con un mezzo ghigno. «Forse questa è solo il risultato di una piano ben congegnato. Ho fatto finta di aiutarvi in modo da impietosirvi e convincervi a lasciarmi andare». Lo vide inarcare un sopracciglio, combattuto se credere alle sue parole o no.

La piccola risata di Harry li fece voltare entrambi: aveva capito subito che Malfoy stava punzecchiando Ron. Era così fin dai tempi di Hogwarts e di certo, in questo, non sarebbe mai cambiato.

Malfoy rispose con un ghigno mentre si riportava lo sguardo su Ron. Lui roteò gli occhi. «Non cambierai mai vero?» disse in un tono quasi esasperato… ma aveva anche un mezzo sorriso sulle labbra.

«Mai» confermò Malfoy.

«Dove pensi di andare?» gli chiese poi Ron.

Malfoy non lasciò il suo ghigno. «Perché? Vuoi catturarmi ancora?»

Anche Ron rispose con un ghigno. «Non tentarmi». Harry scosse la testa divertito.

«Credo che lascerò il paese» disse serio Malfoy, osservando ancora il panorama. «Non c’è più niente qui per me e rimanere potrebbe creare qualche problema se dovessero riconoscermi». Riportò lo sguardo su di loro. «Forse me ne andrò in Francia o in Italia. Dicono che il cibo lì sia ottimo… sicuramente migliore di quello di Azkaban».

Il momento era arrivato, lo sapevano tutti e tre. Ron si avvicinò e tese la mano a Malfoy che la strinse. Il rosso fece un piccolo sorriso. «Io però ti odio comunque».

Malfoy scoppiò in una risata allegra. «Anche io Weasley. Anche io».

«Buona fortuna, Malfoy» disse Harry quando si sporse anche lui per salutarlo.

«Grazie. Anche a te».

Malfoy diede loro le spalle, scendendo lungo il pendio.

Solo quando il biondo arrivò ai piedi della collina, pronto a Materializzarsi, Ron decise di seguire l’impulso. «Malfoy!» urlò.  Lo vide fermarsi e voltarsi verso di lui. «Grazie!» urlò ancora Ron. Non riusciva a vedere con chiarezza il volto di Malfoy, non sapeva se avesse sentito… se avesse davvero capito

Videro Malfoy voltarsi e riprendere a camminare… ma alzò un braccio, agitandolo in segno di saluto prima di scomparire. Harry e Ron sorrisero ed erano certi che anche sul volto di Malfoy era comparso un sorriso.

 

**

 

 Il sole era appena tramontato. Le prime stelle della sera erano apparse illuminando lievemente il cielo.

Il gruppo stava risalendo la via illuminata dai lampioni ai lati della strada: c’era una leggera brezza ma non faceva freddo. E, in ogni caso, non ci avrebbero fatto caso, nessuno di loro.

Era la via nella quale erano apparsi Art e Jay, dopo il loro viaggio. Ed ora erano lì per poter effettuare il viaggio di ritorno. Harry e Ron aveva apposto un incantesimo su tutta la via in modo da bloccare il passaggio a qualunque babbano, che avrebbe preso un’altra strada senza neanche accorgersene, ed evitare ai residenti di guardare fuori dalla finestra.

Erano emozionati. Tutti loro.

Ron teneva un braccio attorno alla vita di Hermione, Harry a braccetto con Ginny: lo sguardo puntato su tutti i loro figli che chiacchieravano allegramente davanti a loro. I piccoli, che continuavano a saltellare, liberi di potersi muovere per tutta la strada. Art e Jay, i loro angeli custodi. Loro due erano senz’altro i più emozionati: avevano aspettato quel momento per anni, la speranza di riuscire a cambiare il futuro. Ed ora che avevano portato a termine il loro compito erano tesi per quello che avrebbero trovato. Com’era cambiato il futuro? C’erano tutti? Erano tornati tutti?

Tuttavia mascheravano bene la loro ansia... aiutati anche da Chris e Dan che continuavano a gironzolargli attorno come i fan con i divi del cinema.

«Quando andremo a Hogwarts saremo a Grifondoro, vero?»

«Entreremo subito nella squadra di Quidditch, vero?»

«Ci lasceranno andare a Hogsmeade al primo anno, vero?»

Art e Jay non finivano più di ridere: lasciavano che i due piccoli continuassero a tempestarli di domande… se non altro li distraevano.

«Sono delle furie scatenate, vero?» chiese Ron all’amico.

«Cosa potevamo aspettarci?» rispose Hermione, sorniona. «Hanno i vostri geni».

«Vorrei ricordarle, signorina Granger, che hanno anche i tuoi geni».

«Lo ricordo perfettamente, signor Weasley, ma a quanto pare i miei geni non possono nulla contro i tuoi» ridacchiò.

«Io dico che sono il mix di entrambi» rise Harry. «Per non parlare dei nostri» aggiunse con un’occhiata alla moglie, che scosse la testa divertita.

Si fermarono poco dopo davanti ad una bella villetta a due piani, il giardino curato.

«Ecco» fece Art. «Siamo arrivati».

Si guardarono attorno, aspettandosi di vedere qualcuno arrivare. «Io non vedo nessuno» disse dopo qualche attimo Ron. Hermione gli tirò una gomitata nelle costole cercando di zittirlo; non voleva innervosire Art e Jay.

«Guardate!» esclamò con sorpresa Sean.

Davanti a loro era apparsa una sorta di nube, una nube blu scura: si muoveva, formando una figura, un cerchio. Era una specie di apertura, un portale, i cui bordi erano formati da quella densa nube scura. Solo Art e Jay non spalancarono la bocca dalla sorpresa.

L’interno di quel portale era limpido, chiaro. Di nuovo, la sensazione di osservare attraverso la superficie di un lago colpì i due ragazzi, ma a differenza del viaggio d’andata l’immagine era ben chiara e nitida. Al di là era visibile la stessa casa, la stessa forma, lo stesso giardino curato.

«Siamo sicuri che abbia funzionato?»

La risposta arrivò prima ancora che qualcuno potesse parlare: dall’altra parte alcune figure si stavano avvicinando… e più erano vicine più il gruppo si meravigliava. Rimasero ancora a bocca aperta quando furono praticamente a pochi passi.

Harry, Ron, Hermione e Ginny li guardavano sorridenti… più grandi di quindici anni, ma erano sempre loro: Harry, con l’inconfondibile chioma spettinata, gli occhi verdi segnati dall’età, ma sempre in grado di regalarti emozioni; Ron, la chioma ancora rossa, anche se un po’ sbiadita, il volto più marcato, lo stesso sorriso da malandrino. Hermione, la chioma riccia, gli occhi intelligenti cerchiati da piccole rughe che la rendevano solo più attraente; Ginny, i lunghi capelli vermigli, lo stesso sguardo gentile.

Era strano per loro vedersi più vecchi… come lo era per gli altri rivedersi così giovani.

«Hai visto?» chiese Ron ad Harry dopo qualche attimo di sbigottimento. «Sono ancora un bell’uomo».

La battuta servì a sciogliere la tensione e l’imbarazzo che si erano creati. Ci fu una leggera risata generale da entrambi i gruppi.

«Tu non cambierai mai, vero?» disse Harry

E l’altro Harry rincarò la dose. «Te lo garantisco io».

Ed era molto buffo vedere come entrambi i Ron assumevano la stessa espressione offesa.

Ma Art e Jay non avevano partecipato alle risate: erano rimasti bloccati, fermi nelle loro posizioni, troppo emozionati per poter ridere… troppo emozionati per poter anche solo dire una parola.

Erano di nuovo lì, davanti a loro. Erano vivi… di nuovo con loro. L’emozione fu troppa ed entrambi non riuscirono ad impedire alle lacrime di scendere copiose.

La Ginny e la Hermione del futuro se ne accorsero e gli rivolsero uno sguardo carico d’amore. «Siamo qui» disse Hermione al figlio e al nipote. «Siamo qui ed è tutto merito vostro»

«Mamma» singhiozzò Art senza neanche cercare di nascondersi, troppo forte era l’emozione.

«Avete affrontato seri pericoli» s’intromise Ginny, «avete rischiato molto, ma ce l’avete fatta» il sorriso che rivolse loro era qualcosa d’immenso. «Siamo molto fieri di voi. Lo siamo tutti».

E fece un cenno alle sue spalle. Altre tre figure si stavano avvicinando: due ragazze ed un ragazzo.

«Caspita» fece Ron osservando oltre il portale le due giovani donne appena arrivate. «Siete bellissime».

Emily e Lily arrossirono al di là del portale. «Grazie, papà».

Art e Jay erano rimasti senza parole nel vedere le proprie sorelle… ma niente li colpì più della vista dell’altro ragazzo, il più giovane del gruppo. «Ciao, fratellone».

Art aveva un groppo in gola che non riusciva a sciogliere. «Sean».

Sean gli sorrise. Ed era questa la ricompensa più grande che potesse avere.

«Credo sia il momento».

Si scambiarono sguardi carichi di significato. Art s’inginocchiò davanti a Chris, specchiandosi in un paio di occhi identici. «Mi raccomando: sei tu il grande della casa. Occupati sempre di Emy e Sean».

Chris annuì con fare importante, posando circondando le spalle del fratello con un braccio.

«Lo stesso vale per te» disse Jay a Dan, che rispose sorridendo.

I due ragazzi si voltarono verso i loro genitori del presente. «Grazie. Grazie per averci aiutato. Per aver creduto in noi».

Harry e Ron si avvicinarono.«E’ compito dei genitori credere nei figli, non lo sapevi?».

Art e Jay risposero al sorriso.

Fu il turno di Hermione e Ginny avvicinarsi e loro non si trattennero: li abbracciarono, cercando di trasmettere loro tutto l’amore che avevano, Quando si staccarono i due ragazzi sembravano imbarazzati, ma felici.

«Sapete» disse poi Ron, pensando ad alta voce, «mi chiedevo: chissà come sarà aspettare quindici anni per tornare… dall’altra parte… e vederci ancora qui…»

«Questo non succederà».

Spostarono lo sguardo sul gruppo oltre il portale. Era stata Emily a parlare. «Una volta che un viaggiatore riesce a compiere il viaggio di ritorno e il portale si chiude, tutti i ricordi legati ad esso vengono cancellati. Nessuno ricorderà cosa è accaduto in questi giorni, per cui non passerete i prossimi anni nell’attesa di questo momento. E’ il motivo per il quale questo incantesimo è praticamente sconosciuto. Inoltre» aggiunse dopo un attimo, «dato che il compito è stato portato a termine nel futuro voi non dovete  più ricorrere a questo incantesimo. La vita scorrerà tranquilla, non ci sarà più bisogno di viaggi nel tempo».

Ron ed Harry si scambiarono un’occhiata… poi il rosso si voltò con un sorriso furbo verso se stesso. «Ehi Ron». L’altro inarcò un sopracciglio, in attesa. «Puoi dirmi se i Cannoni Chudley vinceranno un campionato?»

Ci fu una fragorosa risata generale, specialmente da parte di Ron. Hermione scuoteva la testa, sconsolata. «A cosa ti serve saperlo se poi non te lo ricorderai?»

Il ghigno di Ron non diminuì. «Proprio perché non lo ricorderò può dirmelo».

Si voltò verso l’altro Ron, che rispondeva con l’identico ghigno. «Mettiamola così» rispose infine. «Avrai parecchie soddisfazioni».

Ron sembrò aver trovato la pace interiore perché sfoderò un sorriso a trentadue denti.

«Sei sempre il migliore, papà» disse Art con un sorriso.

I due Ron risposero all’unisono. «Grazie».

Infine Art e Jay si voltarono verso il portale. Era il momento di ritornare. Presero un respiro profondo prima di correrci contro: si ritrovarono dall’altra parte un attimo dopo, incolumi. Si voltarono per un ultimo saluto, per un ultimo sguardo. Sentivano una sorta di tristezza, come se avessero lasciato indietro un parte di loro stessi, ma allo stesso modo ne avevano ritrovato un’altra.

Il portale stava già cominciando a richiudersi. I piccoli salutavano a gran voce, i grandi si auguravano buona fortuna: sopra tutto questo Hermione sentì se stessa chiamarla.

«Hermione» la voce cominciava ad essere un eco lontana. «Hermione non temere. Gli incubi… sono finiti».

E nonostante sapesse che avrebbe dimenticato quell’avventura… sapesse che si sarebbe dimenticata della visita di suo figlio… era certa che non avrebbe mai dimenticato quella sensazione che stava provando in quel momento…

Quella sensazione di pace e amore che tutti bramano…

…E che lei finalmente aveva ritrovato, ben intenzionata a non lasciarsela più sfuggire.

Mai più.

**

 

ED E’ FINITA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Questo, signore e signori è l’ultimo capitolo!

Dopo… caspita… tre anni, concludo finalmente RAV2!

E’ stato un lungo viaggio non c’è che dire.

Ora, spero vivamente che il finale non vi abbia deluso! Lo spero davvero tanto!

 

Dato che siamo alla fine è d’obbligo ringraziare tutti, dal primo all’ultimo, chi ha letto, chi ha seguito, chi ha preferito e chi, ovviamente, ha recensito:

potterina_88_, goldfish, Jin, miss  nina, mylena, robby, ginny89potter, Jane_,  bulmettina, Maria Grazia, NENACHAN, lady marty, tweety sweet, Giuly Weasley, nora_90_, mathilda90, elecongi e ovviamente

 

EDVIGE86!!!!!!!!!!!!

 

 

Ancora una cosa prima di lasciarvi.

 

Non crederete davvero che la “saga” si concluda così?

Eh no cari miei!

Perché è già in fase di sviluppo RITORNARE A VIVERE… CAPITOLO 3!

 

Proprio così! L’idea di poter scrivere della vita futura di Chris, Dan, Emy, Lily e Sean era troppo invitante e  non ho saputo resistere!

Ma c’è una grossa novità!

E’ con enorme piacere che annuncio la collaborazione tra me e EDVIGE86!

La suddetta, che non ha mancato una sola volta ti recensire ogni mio capitolo di ogni mia storia, ha accettato di diventare socia al 50% della stesura di RAV3.

 

I lavori, come detto, sono già cominciati.

Restate incollati – o quasi – al monitor!

 

Ok, ho concluso.

Vi auguro un Buon Natale e, se non dovessimo risentire, anche un buon anno nuovo, buona befana e tutto il resto.

 

A presto!

Ciao!

  
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