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Autore: Exentia_dream    25/12/2010    6 recensioni
Ed eccomi con una nuova ff.
Una Draco/Hermione. Non vorrei dire altro. Anzi, lo dico.
Hermione, dopo il diploma, si trasferisce in Francia, dove sposa indovinate chi?... Torna a Londra per la morte di suo padre e, qui, incontra indovinate chi?
Spero di avervi incuriosito. Nel caso, buona lettura.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Capitolo 29: Ritorno al lavoro...


Image and
video hosting by TinyPicHermione POV

Mi ero vestita ed ero uscita di casa per andare al lavoro, anche se non mi sentivo in gran forma.
Però, stare ferma mi innervosiva ed ero certa che facesse male più di un po’ di impegno mentale.

Avevo acceso il pc ed aperto la porta-finestra. Il mio ufficio mi era mancato e di certo non ne ricordavo ancora tutti i dettagli, ma qualcosa mi sembrava fosse cambiato lì dentro.
Sulla scrivania, il pc era allo stesso posto, così come le fotografie e le cartelline dei casi.
Forse, in più c’era il portapenne di legno chiaro.
Sulle mensole, era tutto uguale a come l’avevo lasciato, a parte l’enorme vaso grigio con una pianta di cui non conoscevo il nome: riuscivo a vedere solo le enormi foglie uscire dall’apertura del vaso.
Non ero mai stata esperta di botanica e neanche mi piaceva ad essere sincera.
Sentii bussare alla porta e sistemai dei fogli sulla scrivania. –Avanti.
-Ciao.
-Buongiorno.
-Come stai oggi?
-Molto meglio, grazie.
-Figurati. Ieri, ero venuto a dirti che ho interrogato il medico che ha visitato tuo padre.
-Oh. Com’è andata?
-Abbastanza bene, direi. Avrei preferito che tu ci fossi…
-Mi dispiace.
-Fa niente…
Lo guardai e notai che aveva fatto la barba e che le rughe dovute alla preoccupazione erano quasi sparite.
-Stai bene.- disse, indicando il vestito formale che avevo usato.
-Grazie.- sentii il sangue affluire alle guance e, di sicuro, il pallone che mi caratterizzava quel giorno era andato a fare un giro da qualche altra parte.
Sorrise. –Henri mi è sembrato…
-E’ tutto ok, Draco. Davvero.
-Dovresti stare attenta, lo sai: ho notato il modo in cui ti guardava.
-So badare a me stessa.
-Mh.- borbottò qualcosa che non riuscii a comprendere chiaramente.
Avevo colto le parole sprecato, inutile, meravigliosa… Nient’altro.
Mi salutò con la mano ed io non mi mossi di un centimetro. Mi ero resa conto dello strano effetto che Draco aveva cominciato ad avere su di me: mi tremavano le gambe e balbettavo, a volte, quando mi faceva un complimento.
Erano sensazione che, fino a prima che finissi in ospedale, erano lievi e sfocate. Forse, a causa della mia testardaggine e dalla mia voglia di voler far funzionare qualcosa che era difettoso dal primo momento.
Ora, però, le cose erano cambiate: quando Draco andava via, tutto intorno si riempiva del vuoto della sua immagine, della mancanza che provavo nei suoi confronti.
Scossi la testa, per cacciare via quei pensieri che non mi conveniva affrontare, poi, mi dedicai ad attività futili al pc.
Mi sentivo come se la mia anima si fosse staccata dal corpo, perché il vuoto che avevo dentro mi gelava e, in più, la mia attenzione era focalizzata su tutt’altro: ero davvero decisa a mandare avanti il mio matrimonio? A prendere in giro me stessa e ad affondare il pugnale più in fondo nella ferità?
Non lo sapevo…
Mi alzai e decisi che era meglio se non pensassi a quello che nella mia testa andava ad occupare uno spazio sempre maggiore, quindi osservai bene l’ufficio, in cerca di scorgere qualche reale cambiamento.
Niente. Niente almeno che saltasse ai miei occhi. Presi il cellulare dalla borsa e scrissi un messaggio a Ginny, ricordandole che oggi avremmo avuto l’ultima prova del vestito.
Inviai ed attesi che la busta da lettere scomparisse dal display, poi, sistemai il cellulare sulla scrivania, speranzosa di ricevere una risposta.
Lo fissavo con insistenza tale che mi pareva che, di tanto in tanto, il display si illuminasse.
Niente.
Guardai l’ora dal pc e mi resi conto che erano passati solo cinque minuti da quando avevo inviato il messaggio: forse, Ginny era al lavoro.
Forse, non lo aveva ancora letto. Forse, c’erano stati problemi con la linea e ancora non le era arrivato.
Fatto stava, che non avevo ancora ricevuto una risposta.
Altri cinque minuti.
Interminabili, lenti, beffardi…
Tempo bastardo. Cinque minuti ancora. Niente.
Le mani si mossero prima ancora che decidessi e presero il cellulare per formulare il numero di Ginny.
Uno squillo, due, tre… La segreteria telefonica.
Attesi il bip e cominciai a parlare. –Emh… ciao. Oggi, abbiamo l’ultima prova e Minerva ci aspetta per le due. Cioè, tra poco. Ho voluto ricordartene…
Staccai la telefonata, un po’ delusa.
Mi avrebbe richiamata, ne ero certa.
Appoggiai di nuovo il cellulare sulla scrivania e continuai a fissarlo.
Purtroppo per me, al lavoro la situazione era fiacca e nessuno entrava nel mio ufficio per distrarmi. Dovevo fare da sola, ma non trovavo niente di tanto interessante da mettere da parte il pensiero di Ginny.
In mente, mi tornarono le parole di Draco: avevano interrogato il medico e avrei voluto saperne di più, ma forse non era il caso di mettere alla prova il mio limite di sopportazione: lo stavo già superando di mio.
L’orario sullo schermo illuminato del pc, mi fece rinsavire e quindi mi alzai di corsa, per uscire dall’ufficio e raggiungere Minerva.
Salii in fretta nell’auto e accesi il motore, poi aprii il finestrino perché, nonostante il freddo che avevo addosso, mi sentivo soffocare.
Un’altra sensazione che provavo quando nei paraggi non c’era Draco. Era sbagliato e troppo pericoloso, ma mi sembrava di non riuscire a gestire quelle emozioni: era fortissime. Più di me, più della mia forza di volontà.
Non avrei mai potuto dimenticare i sentimenti che avevo provato in modo sincero nei suoi confronti, ma ero certa che si fossero affievolite. Almeno, prima di trovarmi in questa situazione.
Finalmente parcheggiai l’auto e notai che Ginny era già qui.
Sarebbe toccato a me, adesso, fare un passo verso di lei, no?
Premetti il pulsante ed attesi che l’ascensore arrivasse al piano terra, prima di portarmi a destinazione.
L’atrio del palazzo era davvero luminoso ed ampio: le pareti erano dipinte con della pittura che dava l’effetto del marmo. Era talmente reale che per accorgermi che fosse pittura, avevo dovuto toccare il muro.
Al centro dell’atrio, faceva bella mostra di sé un lampadario antico.
Alla base, c’era un grande cerchio color dell’oro, da cui partiva il fulcro a forma di goccia che teneva uniti altri strascichi di metallo che assumevano la forma di braccia di un candeliere.
L’illuminazione era adatta al luogo e allo stile con cui era stato costruito il palazzo.
Mi accorsi che le porte dell’ascensore erano aperte quando un uomo anziano, mi chiese il permesso per passare.
Entrai nell’abitacolo metallico e premetti il pulsante del piano della sarta.
Anche in quel momento cercai di non pensare a come avrebbe reagito Ginny… di certo non potevo salutarla come se niente fosse successo, ma non potevo più non parlarle.
Minerva mi aprì raggiante come sempre e mi abbracciò. –Buonasera.
-Salve.
-Ginevra è già qui: è fantastica vestita in quel modo.
-Oh, non ne dubito.
Avevamo cominciato a camminare, quindi mi ero ritrovata nella stanza dove c’era la pedana. Ginny era intenta a guardarsi allo specchio e sorrideva: era davvero fantastica.
-Ginevra, è arrivata anche Hermione: adesso siamo al completo.
-Ciao.- le dissi, timorosa.
Mi diede di nuovo le spalle. –Ciao.
Almeno, però, mi aveva salutata.
Mi sedetti ed attesi che Minerva finisse il suo lavoro, mentre io mi perdevo ad ascoltare quella voce dolce e rassicurante.
Spiegava a Ginny come muoversi nel vestito, senza sentirsi troppo impacciata.
Mi raggiunse e mi toccò una spalla ed io la guardai con aria interrogativa. Non mi ero accorta che la mia amica era andata a cambiarsi e che, quindi, era il mio turno di provare il vestito.
Andai al separè e mi spogliai facendo attenzione a non toccare i vestiti appesi alla parete alle mie spalle.
Minerva mi passò l’abito ed io lo indossai.
Quando uscii dal separè, Minerva mi sorrise e mi invitò ad indossare le scarpe e gli accessori, poi mi fece guardare nell’enorme specchio.
L’effetto era davvero carino. Sorrisi.
 –Ovviamente,- disse, interrompendo il flusso dei miei pensieri. –devi tener conto che in questo momento non hai un trucco adatto al vestito. Per quanto riguarda gli accessori: ho preferito non farti indossare una collana, perché c’è la particolarità sulla bretella della spalla. Gli orecchini, ho preferito fossero piccoli, per mettere più in risalto gli occhi. Il bracciale, lo indosserai sul braccio destro, perché anche all’altezza della vita c’è la particolarità.- mi strizzò l’occhio e sorrise ancora.
Era una forza della natura nel suo campo. –Grazie.- dissi soltanto.
-Le scarpe… oh beh, cosa avrei da dire? Richiamano il tutto, visto che hanno questa… diciamo multicaratteristica. Sei uno schianto.
-Vero.- rispose Ginny.
Sentii immediatamente le lacrime inondarne gli occhi e cercai in tutti i modi di ricacciarle indietro. Con una, minuscola, salata e stupida lacrima il mio tentativo fallì.
Minerva sistemò gli abiti nelle apposite custodie di plastica e ce li consegnò, insieme ovviamente alle scarpe e agli accessori.
Ci ringraziò finché uscimmo e ci sorrise più volte, ricordandoci del fatto che piacere a noi stesse esaltasse la nostra bellezza.
Poi, una volta chiusa la porta, io e Ginny ci ritrovammo sole: prendemmo l’ascensore in silenzio, guardando entrambe il pavimento, in direzioni opposte, però.
Nessuna delle due osava dire una parola. Forse, anche un respiro di troppo sarebbe stato una catastrofe.
Uscimmo dal palazzo e ci avviammo alle nostre auto. –Ci vediamo alla festa…
-Sii puntuale.
-Sì.
-Come va con… tuo marito?- finire la domanda le costò tantissimo, me ne ero accorta dal modo in cui aveva stretto le labbra, prima appunto di concludere.
-Non so, Ginny. Mi sento cambiata…
-Ti va di parlarne?
-Forse. Vieni da me?
-Sì.
-Allora, ci vediamo a casa.
Salii in auto e mi avviai. La reazione di Ginny mi aveva meravigliato, ma sapevo che, nonostante gli screzi che c’erano stati, il suo bene nei miei confronti non sarebbe mai cambiato: sarei sempre stata la sua migliore amica e lei lo sarebbe stata per me.
Sulla nostra amicizia, ci avremmo scommesso la vita.
Quando aprii la porta di casa, seguita a ruota da Ginny, Daphne e Seamus erano seduti sul divano a parlottare con mamma.
Gli andai incontro abbracciandoli e per un po’ Ginny si fermò a parlare con loro, sedendosi accanto a mamma. –Si è parlato molto del tuo matrimonio, Daphne.
-Beh, immagino di aver destato non poca invidia.
-Ovvio.
-Volete un po’ di caffé?
-Solo un bicchiere d’acqua, se è possibile.- chiese Ginny, mentre gli altri risposero muovendo la testa in senso di diniego.
Andai in cucina e versai l’acqua nel bicchiere, poi lo portai alla mia amica.
Salimmo in camera, dopo che si fu congedata da tutti e chiusi la porta.
-Accomodati.
-Grazie.
Certo, era non poco imbarazzante dover parlare dopo un po’ di tempo, senza avere argomenti più leggeri da trattare.
-Come va, con Harry? I preparativi della festa?
-Procede tutto bene.
-Ne sono felice.
-Vorrei esserlo anche io. Per te.
Non risposi e lei sorrise. –Sai che Harry dovrebbe farti un regalo?
-Lo so.
-Hai già idea di cosa abbia in mente.
-Credo che voglia regalarmi un viaggio.
-Wow.
-Già, wow. Henri?
-Lo stesso, Ginny. Io, invece, mi sento cambiata tantissimo nei suoi confronti: è come se la sua presenza mi desse la nausea.
-Buon segno.
-…invece, con Draco…- oh no! Avevo firmato la mia condanna a morte.
-Oh, senti Hermione. E’ inutile prenderci in giro: Henri è uno stronzo e tu non lo ami. Puoi volergli bene, perché ti sei affezionata a lui.
-Non è un cane, Ginny.
-No, è peggio. Ma questo non cambia che tu sia ancora innamorata di Draco.
-Non ne sono sicura.
-Ah no? E cosa stavi per dire poco fa.
-Niente.
-Se hai intenzione di continuare a mentire anche a te stessa, non vedo il motivo della mia presenza qui.
-Non te ne andare.
-Datevi un’altra possibilità.
-Sono cambiate tante cose…
-Qualcuno una volta disse che sotto la cenere di un incendio, c’è sempre il fuoco.
-Non ha senso e lo sai anche tu.
-Vorresti negare che lo desideri più di ogni altra cosa al mondo?
-Non ho mai parlato di desiderio.
-Tu no, ovvio: sai gestirle le parole. Ma i tuoi occhi no e dicono la verità.
-Non posso, lo sai. Mio marito…
-Fanculo tuo marito.- si alzò quasi di scatto dalla sedia. –Hai anche il coraggio di usare il pronome possessivo? Io mi vergognerei di ritenere mio qualcosa di così schifoso e viscido. Non è un uomo, è un mostro e tu continui a voler stare con lui.
-Ginny, ti prego.
-“Ginny, ti prego”- mi scimmiottò. –Dovresti pregare Dio che ti dia un po’ di buon senso, Hermione. Sai una cosa? Ho sempre ammirato la tua determinazione e avrei pagato per averne almeno la metà, ma di certo non l’avrei usata per fare del male a me stessa. Il tuo è masochismo.
-Ginny…
Mi zittì facendo un gesto con la mano e chiuse gli occhi.

Avrei voluto abbracciarla e dirle che mi era mancata. Più di quanto anche la mia immaginazione avrebbe potuto immaginare.
Invece rimasi lì, a fissare la sua figura di fronte a me e abbassai gli occhi quando i suoi vollero incatenarsi ai miei: la paura di ammettere di aver sbagliato fin dal primo momento era pesante.
-Te lo dico per l’ultima volta… è in gioco la tua felicità. Ha sbagliato, certo. Ma era poco più di un bambino: ora è un uomo e sa quello che vuole.
-Ne ha parlato con te?
-No. Ma non servono di certo le parole per capire quanto ancora ti ami.
-Ho paura…
-Tornare indietro non è difficile come credi… potresti essere felice, Herm… felice davvero.
Non risposi e lasciai che la mia mente desse vita alla propria interpretazione del mio silenzio. Il cuore, invece, l’aveva interpretato tanto tanto tempo prima.
-Torniamo da Daphne.- proposi e Ginny, ancora una volta, sorrise.
Scendemmo le scale e ci sedemmo sul tappeto, vicino al camino che Seamus aveva acceso e cominciammo a raccontare di quello che avevamo combinato da bambine: Seamus non sapeva molto dell’infanzia di Daphne e, a detta nostra, doveva sapere.
Gli raccontammo di quando sua moglie era caduta dai pattina a rotelle; di quando aveva dato fuoco alla tenda in cucina della nonna; di quando aveva provato a tingersi e tagliarsi i capelli da sola, ritrovandosi con una zazzera cortissima e spettinata e arancione.
Ridemmo fino alle lacrime e Seamus, durante il racconto, guardava Daphne con sguardo stupito: non riconosceva in quella bambina pestifera, la sua meravigliosa moglie.
-Daphne,- disse infine Ginny. –non sapevo quando saresti tornata, ma l’ho comunque fatto anche per te.
-Cosa?
-L’invito al mio fidanzamento.
-Oddio! Ti sposi anche tu?
-Sì, l’avresti mai detto?
-Affatto.
Ginny le diede l’invito ed uscii seguita da Daphne, suo marito e mamma.
Rimasi sola in casa e ripensai alle parole che mi aveva detto Ginny.
Non era il caso di ascoltarla: c’era ancora una speranza che il mio matrimonio potesse funzionare ed io l’avrei sfruttata.

 

 

Spoiler capitolo 30:
-Hermione. Hermione. Draco. Harry. Draco. Hermione. Draco. Draco. Draco. I biglietti sono finiti.
-Bene,- disse Ginny. –i candidati sono stati scelti: Hermione con tre voti e Draco con quattro.
Maledissi l’intero gruppo di persone che mi ritrovavo di fronte, ma non potevo tirarmi indietro.
Sbirciai per un po’ verso la porta d’entrata, per vedere se Henri fosse arrivato o meno.
Poi mi voltai. E lo vidi… Bello come non mai: la giacca semplice ricadeva perfettamente sul suo corpo e i jeans fasciavano i muscoli delle gambe come se fossero una seconda pelle. Draco si era posizionato di fronte a me, sorridendo come non faceva da giorni, forse. -Mi sa che dobbiamo muoverci, se vogliamo tornare in tempo per la torta.
-Lo credo anche io.
-Bene. Cominciamo. Uno.
Leggemmo in silenzio le parole scritte sul primo biglietto, poi ci guardammo negli occhi. – il frigorifero.- dicemmo all’unisono.

 

 

***
Angolo Autrice:

Salve a tutteee.
Prima di tutto: Buon Natale.
Colgo l’occasione per augurare di passare delle giornate magnifiche a tutti e spero che abbiate ricevuto tanti regali.
Il mio Babbo Natale non è stato molto buono… ma la vita è così.
Passiamo al capitolo: Ginny ed Hermione hanno avuto un bel riavvicinamento, non credete?
Certo, la rossa è sempre molto diretta, ma è il suo modo di essere e nessuno può giudicarla…
I personaggi:
-Hermione: quanto cavolo è testarda? Ancora con Henri? Sì, purtroppo… ha molta paura di ammettere ciò che prova, ma forse, dobbiamo darle solo un po’ di tempo;
-Ginny: è così sincera che, a volte, neanche si preoccupa di poter ferire i sentimenti altrui e in questo non le diamo di certo ragione. Ma il suo modo di fare aiuta spesso a mettere le persone di fronte alla realtà dei fatti;
-Draco: è preoccupato per Hermione, ma lui di certo non se la cava meglio: il peso di ciò che gli è successo, grava sulle sue spalle e, anche se Cloe non è più un “problema”, la paura di aver sbagliato nei confronti di Natan è forte. Proprio per questo, il suo comportamento, a volte, confonde;
-Daphne, Seamus, Meredith: sono soltanto di passaggio;
-Minerva: io adoro sempre di più questa donna!
-Lo spoiler: cosa ne pensate? Avete visto? Ho scritto tanto tanto. Ricordatevi solo di non far volare troppo la vostra fantasia xD non è tutto oro quel che luccica.

 
Ringrazio le 84 seguite, le 41 preferite e le7 ricordate.
Grazie anche ai lettori silenziosi e ancora una volta Buon Natale!


 

   
 
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