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Autore: Kira90    25/12/2010    1 recensioni
durante l'estate, distrutto dalla perdita di Sirius e dalla rivelazione sulla profezia, Harry si ritrova a dover fare i conti con certi cambiamenti del suo corpo, ma anche con ben altre preoccupazioni...post libro 5, non tiene conto degli altri avvenimenti.
Genere: Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Tom Riddle/Voldermort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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FAN 3 CAP 14 e 15


14.




Privet Drive n 4 era un'oasi di pace e tranquillità, quando Harry giunse lì aggrappato fortemente al braccio del suo professore di Pozioni. Non si sentiva volare una mosca, e l'unico elemento vagamente disturbante era la temperatura eccessiva. Il sole estivo batteva insensibile al loro disagio sopra le loro teste. Il ragazzo diede un'occhiata a Piton, aspettandosi di vederlo sciogliersi lentamente sotto quella sue pesante veste nera, ma l'uomo non dava alcun segno di insofferenza. Qualcosa nel suo sguardo comunque, gli rivelò che Piton non stava muovendosi in un territorio completamente sconosciuto. Piton gli artigliò una spalla con quelle sue lunga dita da pianista, e lo condusse rapidamente verso la porta. Harry sapeva bene che a casa non c'era nessuno. A quell'ora ( le due del pomeriggio), i suoi parenti erano appena partiti trascinandosi dietro un riluttante se stesso. Harry si ricordava di aver protestato inizialmente, pensando che Silente e gli altri dell'Ordine sarebbero diventati pazzi se improvvisamente fosse andato via da quella maledetta casa, l'unico posto in cui fosse veramente al sicuro dagli attacchi di Voldemort. E poi, appunto, alla sola idea di Silente che diventava pazzo, un ghigno vendicativo si era allargato piano sul suo viso. Harry si ricordava di essere stato divorato dai sensi di colpa appena un quarto d'ora dopo, schiacciato sul fondo del sedile posteriore, con Dudley che gli urlava nelle orecchie grezzi motivetti rap. Una serie di insulti senza fine. Ma Harry li aveva a mala pena sentiti, concentrato com'era sul pensiero

di quello che avrebbe detto Sirius, ... Sirius che era morto a causa delle sue azioni sconsiderate. Ed ora ne stava per commettere un'altra. Piton aprì la porta con un alohomora, ignaro delle sensazioni che stavano assalendo il ragazzo al suo fianco. Entrarono, il pozionista esaminò l'ambiente con una espressione disgustata, Harry caracollò su per le scale non volendo perdere un attimo di più. Non si aspettava certo di essere seguito ... Gli ci volle poco più di un minuto per infilare nel baule le poche cose che solitamente tirava fuori ogni estate: alcuni libri di testo, dei fogli si pergamena,(molti dei quali spiegazzati e macchiati di inchiostro), una malandata penna d'oca e lo spioscopio regalatogli da Ron, camuffato dentro un vecchio calzino per non attirare l'attenzione di suo cugino. In ultimo, le cose che teneva sul comodino. Arraffò l'album che Hagrid gli aveva regalato alcuni anni prima, evitando accuratamente di sfogliarlo, e poi il manuale del Quidditch Attraverso I Secoli, letto, riletto e straletto!

Fu enormemente facile anche prendere la foto dei suoi genitori, rimirarla per un attimo con affetto e riporla nel baule con cura. E poi, l'ultimo oggetto. Harry si sedette sul letto, guardando fisso i tre soggetti che abbracciati ridevano felici all'ombra delle mura di Hogwarts. Ron sfoggiava la sua bacchetta nuova di zecca con malcelato orgoglio, la bocca spalancata in un enorme sorriso tutto denti e gli occhi azzurri brillanti di divertimento. Con un braccio circondava le spalle di Hermione, mentre la ragazza era stata catturata nell'atto di mandare un bacio all'obbiettivo, con un ciuffo di capelli ricci le carezzava a tratti la guancia, spinto dalla brezza primaverile. E poi ovviamente lui, Harry. Era appena tornato da una detenzione ... con Piton. Ma questo non sembrava aver avuto alcun effetto su di lui, perchè al momento in cui era stata scattata la foto la sua espressione era di gioia pura. Guardava alternativamente i suoi due amici, li guardava come se fosse il giorno di Natale e loro i suoi due doni più belli.

Harry sapeva che stare là a rimuginare sul passato era un errore, un grosso errore. Ma non potè impedire a un singhiozzo di farsi strada a forza su per la gola, e uscire, liberatorio, dalle labbra. Strinse la foto al petto, desiderando per un solo istante di non aver mai scoperto nulla, desiderando che tutto tornasse come prima. Prima che Voldemort tornasse. Prima che Sirius se ne andasse. Prima che lui fosse costretto a lasciare Ron e Herm, e tutti quelli che amava.

Non si rese conto della presenza di Piton fino a che le sue mani non comparvero a stringergli gli avambracci, costringendolo a sollevarsi. Non si rese conto di nulla fino a che non si ritrovò con la faccia premuta sulla veste del mago, all'altezza del petto, e il corpo avvolto in uno stretto, goffo, abbraccio. Ancora Harry non si sentiva libero di piangere, non davanti a lui. Non come aveva già fatto con Tom, e questo era ancora più strano. Però capì cosa nascondeva quel gesto. Era il ''Ti capisco. Sono con te'' che stava cercando. E poco importava se a dargli ciò di cui aveva bisogno era Piton.

La foto era ancora là, in mezzo a loro due . Non sarebbe stata lasciata indietro. E quel ricordo primaverile se lo sarebbe serbato nel cuore.


15.



Non era stato difficile nascondere le sue cose a Grimmauld Place, ma quando erano arrivati nella Londra babbana lo schiocco della smaterializzazione si era confuso nel vociare della folla, in mezzo alla quale erano apparsi senza destare troppa attenzione. Né lui ne Piton avevano più parlato di quello che era successo a Privet Drive, in effetti entrambi si erano comportati come se niente fosse accaduto. Harry era nervoso, preoccupato, ma si costrinse a soffocare la paura di trovarsi di fronte alla copia esatta di se stesso, e a seguire l'insegnante. Erano le quattro del pomeriggio, e tra gli Inglesi rimasti in città si mescolavano i turisti. Un sacco di turisti. Mancava un'ora al momento della cattura, perciò lui e Piton avanzarono nella calca con relativa tranquillità. Giunsero davanti al negozio di elettronica dieci minuti prima che arrivassero i Dursley. Si imbucarono in una strada laterale e aspettarono. Approfittando del tempo che rimaneva loro Harry si girò a dare un'occhiata al suo professore. Per non attirare l'attenzione dei babbani Piton aveva dovuto rinunciare alla sua amata veste da mago; al suo posto adesso facevano la sua figura un paio di pantaloni lunghi neri, stretti alla vita da una cintura di pelle nera, con una fibbia in argento, e una camicia nera. Harry avrebbe sollevato gli occhi al cielo. Se non altro Piton portava anche una cravatta, verde con dei ricami serpeggianti color argento. Un tocco di colore, nonostante lo sgradevole, ma non sorprendente, accostamento, pensò il grifondoro, sorridendo timidamente quando Piton colse il suo sguardo. Il professore si era anche tirato su le maniche, e dimostrando così che dopotutto soffriva l'afa inglese come qualsiasi altro essere umano.

Insieme tennero d'occhio l'entrata del negozio, finchè, alle quattro e venti, giunsero i Dursley in tutto il loro sudato splendore. Forse zio Vernon avrebbe fatto volentieri a meno di quattro o cinque strati di lardo in quel momento ... era tutto viola in faccia, proprio come quando si arrabbiava con lui. Harry stirò le labbra in un sorriso compassionevole. I Dursley ormai gli facevano solo pena. Li vide scambiarsi qualche parola, suo zio amava inframmezzare minacciosi avvertimenti per lui alle amorevoli raccomandazioni per il figlio, per poi allontanarsi con zia Petunia, che fissava già con occhi brillanti la vicina gioielleria.

Harry vide se stesso sorbirsi in silenzio la tiritera di suo zio, per la verità neppure lo stava ascolando, e poi trascinarsi malvolentieri dietro a Big D, che si era immediatamente fiondato nel negozio con un'espressione da invasato. Non aveva bisogno di guardare Piton per leggere il disgusto nella suo volto. Lo sentiva, ormai aveva una specie di radar per quello. Nessuno dei due commentò la scena in ogni caso, limitandosi ad aspettare l'inevitabile. Dopo cinque minuti appena videro Dud uscire di corsa dal negozio. In una mano teneva la borsa di plastica incriminata. Harry lo aveva raggiunto subito e lo aveva afferrato per un braccio, ma non aveva fatto in tempo a dire alcun che. Infatti,davanti agli occhi di un Piton allibito, Dudley lanciò il sacchetto contro Harry che di riflesso lo afferrò. E si mise a gridare -Al ladro, mi sta derubando!- , puntando il grasso indice sul cugino. Piton sospirò, mentre sollevava la bacchetta :- avresti potuto restare fermo e chiarire - , disse. Harry scosse la testa, indicando due polizziotti che, attirati dal richiamo, stavano sbucando all'angolo della strada;

-loro non mi avrebbero dato il tempo ... li vedi anche tu i manganelli, no? - sussurrò, occhieggiando preoccupato le armi sollevate fra le mani dei due uomini.

-Prima ti picchiano, poi ti fanno le domande – continuò il ragazzo, con una smorfia.

Piton avrebbe forse voluto affermare qualcosa a proposito della stupidità dei polizziotti babbani. '' Non si può interrogare qualcuno che è in fin di vita ...'' si disse, sussurrando alcune parole.

- Un incantesimo di tracciamento – spiegò all'Harry vicino a lui, intento a seguire la sua fuga da quel punto di vista privilegiato. Ancora fermo davanti al negozio, Dudley Dursley sghignazzava tutto contento. Almeno fino a quando una pioggia di fango e chissà cos'altro gli cadde addosso, piovuta dal cielo. O meglio, dalla bacchetta di un certo professore di pozioni. Harry rise di gusto, per la prima volta quell'estate. Sarebbe stato difficile per lui dimenticare il sorriso soddisfatto sul volto di Severus Piton.

BUON NATALE A TUTTI VOI!!
  
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