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Autore: Fuffy91    26/12/2010    4 recensioni
“ Ehi, avete sentito la novità? Quest’anno ci saranno nuovi arrivati ad Hogwarts.”
Disse Ginny, sedendosi accanto ad un’assorta Hermione.
“ Come ogni anno.”
Disse laconico Ron, con la bocca impegnata a masticare l’ennesimo boccone di brioche.
“ Non intendo solo i bambini del primo anno, ma proprio di nuovi studenti.”
“ Sono ragazzi provenienti da un’altra scuola, esattamente la Woodgreen High Magic School.”
Specificò Hermione, riponendo il giornale di lato.
“ La cosa?!”
Esclamarono Harry e Ron in contemporanea.
“ La Woodgreen High Magic School. E’ una scuola molto prestigiosa, che possiede gli stessi metodi di insegnamento di Hogwarts, solo più duri ed impegnativi. È divisa anche lei in case, ma sono solo due. Questo vi fa capire quanto sia altolocata. So anche che gli studenti del primo anno, vengono sottoposti ad un test per essere ammessi e se non lo superano, vengono rimandati al prossimo anno.”
SALVEEEEEEEEEEEE!!! SI, NON E' UN FANTASMA CHE VI PARLA, SONO PROPRIO IO, LA VOSTRA FUFFY91!!XD ASCOLTATE, TRATTENETE IL FIATO E FATE RULLARE I TAMBURI, PERCHE' STO TORNANDO! PER FARMI PERDONARE PER LA PROMESSA MANCATA, AGGIORNERO' SABATO 6 AGOSTO!! NON MANCATE! BACIIIIIIIIIIII!!! FUFFY91!! ^________^***
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Da VII libro alternativo
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Capitolo 12

L’antivigilia di Natale arrivò prima di quanto i ragazzi avessero previsto, con grosso disappunto soprattutto di Mary. Fu lei, infatti, che il giorno successivo all’arrivo degli inviti, davanti al camino acceso e scoppiettante, giocando con il gatto Spazzola, a tirargli le zampe anteriori, facendolo miagolare risentito, disse imbronciata:

“ Ma dobbiamo andarci per forza?”

“ Be’…” le rispose Erin, mentre dava da mangiare ad un compiaciuto Derek, che volò sulla sua spalla, cantando una melodia allegra, quando lei gli accarezzò con il dorso delle dita il petto rigonfio di piume: “ Ormai il regalo glielo abbiamo già comprato.”

“ Già, un bracciale con uno scorpione d’argento come ciondolo. E secondo te, lo gradirà?”

Le chiese, imbronciando le labbra carnose e assumendo un’espressione stizzosa.

“ Sicuramente, lo butterà nel primo bidone, senza dargli alcun peso.”

“ In tal caso, ce ne andremo a testa alta, rubando l’argenteria e vendendola al mercato nero.”

Scherzò Erin, con un brillio negli occhi color nocciola, che ad Harry sembrò stemperare l’ironia di quella che gli parve più simile ad una minaccia. Mary le sorrise complice, lasciando che il povero Spazzola sgusciasse dal circolo delle sue braccia, guizzando dietro il primo angolo, terrorizzato.

“ Mi auguro che voi due stiate scherzando.”

Disse Daniel, assumendo un tono di rimprovero, di fronte alla loro occhiata cospiratrice.

Erin alzò le mani, in segno di resa.

“ Tranquillo, Daniel. Ho detto solo se ci costringesse ad andarcene. Come vedi, è tutta una questione d’ipotesi.”

Lo rassicurò, ammiccando verso Mary, dando le spalle a Daniel, in modo che non lo notasse. Ma la risata che uscì dalle labbra dell’amica la smascherò e a Daniel non rimase altro che portare la mano destra a coprirsi il volto, sospirando combattuto.

“ Devo stare calmo. Non posso farmi venire una crisi di nervi proprio adesso. E’ solo uno dei loro scherzi. Devo stare tranquillo.”

Borbottò fra sé, con voce forzatamente rilassata.

“ E chi ha detto che stavo scherzando? A me non sembra che l’abbia detto. L’ho detto?”

Chiese ad Harry che stava sfogliando il Profeta della mattina, ridendo del suo sfacciato spirito.

“ Erin!”

La richiamò Daniel, scatenando la sua fuga nella sua camera, inseguita da Daniel, che riuscì ad afferrarla, inciampando entrambi nel suo tappeto, ridendo per la loro rovinosa caduta.

“ E smettila! Non è divertente!”

La rimproverò quando la vide tenersi la pancia con entrambe le mani, scossa da una risata dietro l’altra, nonostante egli stesso sorridesse, incapace di trattenersi.

Tra uno scherzo e una protesta, alle sette e mezza precise della sera del compleanno dell’odiosa White, tutti loro erano pronti per recarsi alla festa. Mary aveva smesso da tre giorni di sbuffare a quel pensiero funesto ed ora era seduta sul divanetto in stoffa fiorita, avvolta in un candido abito da cerimonia, con un cerchietto laccato di bianco a trattenere i suoi ricci indomabili. Anche il resto dei membri della comitiva, erano vestiti elegantemente per l’occasione: Hermione aveva indossato un vestito con gonna spaghettata, di un colore rosato, che donava molto alla sua carnagione, e aveva domato i suoi lunghi capelli, acconciandoli in un’elaborata pettinatura, che lasciava scivolare lungo il viso e il centro della nuca, molte ciocche castane e arricciate; Ginny indossava un abito lungo, con una profonda scollatura a ‘V’, nero e ricoperto da un sottile strato di brillantini, che ad ogni passo, la faceva luccicare, almeno secondo l’osservazione di Harry, come la più bella delle stelle; Harry, invece, aveva preferito un vestito giacca e cravatta nero e molto semplice, che metteva in risalto il suo corpo magro e dai muscoli leggermente pronunciati, per via degli allenamenti estenuanti a Quiddich; Ron, fortunatamente, grazie all’intervento provvidenziale della Signora Weasley ( che Harry, sospettava, avesse contattato Ginny), poteva sfoggiare un modesto, ma ben fatto abito da cerimonia, di un bel color ruggine, che metteva in risalto i suoi capelli rossi, che sembravano accendersi di bagliori arancio intenso; Daniel aveva preferito abbandonare l’eleganza, indossando un semplice pantalone grigio perla, con giacca abbinata, lasciandola sbottonata, come i primi bottoni della camicia immacolata che gli fasciava il petto atletico, e i cui risvolti erano stati svogliatamente tirati fuori dai pantaloni. In compenso, i suoi folti capelli castano-ramato erano stati pettinati e riordinati, anche se il solito ciuffo ribelle, gli ricadeva impertinente sulla fronte.

“ Spero che Erin faccia presto, o arriveremo in ritardo. Sono già trascorsi venti minuti, da quando siamo qui riuniti, ad aspettarla.”

Disse Hermione, osservando le lancette dell’orologio che portava al polso. Mary sogghignò alla sua osservazione.

“ Oh, non preoccuparti, Hermione. Sicuramente, il resto degli ospiti sarà tutta gente snob e con la puzza sotto il naso, come la White e, in quanto tali, scommetto che faranno apposta ad arrivare alla festa con un’ora di ritardo. Non mi sorprenderei se fossimo i primi.”

Disse, con aria risaputa. Improvvisamente, però, l’espressione del suo viso si dipinse di impazienza, tanto da spingersi ad alzarsi di scatto dal divanetto, avanzando verso la porta della camera di Erin.

“ Però hai ragione. Sono stufa di aspettare Erin. Ci sta mettendo una vita.”

“ Già, è strano. Di solito, è sempre la prima ad essere pronta in tempo per l’occasione.”

Disse Daniel, pensieroso.

Ginny rise dolcemente.

“ Forse, ha deciso di disertare.”

Aggiunse subito dopo, divertita. Mary sbarrò gli occhi, alzando il tono di voce, quasi terrorizzata all’idea della fuga dell’amica.

“ No, impossibile. Se lo fa lei, allora anch’io ci rinuncio.”

“ Non è possibile, invece, che abbia qualche problema nel vestirsi? Su, forza Mary, lasciami entrare in camera sua. Voglio dare un’occhiata.”

Disse Hermione, sbrigativa, invitando Mary a spostarsi dalla porta chiusa della stanza di Erin, per poi bussare per annunciarsi.

“ Erin, sono Hermione. Posso entrare?”

Senza attendere risposta, Hermione afferrò il pomello della porta, girandolo di lato per aprirla, ma venne preceduta da Erin stessa, che l’aprì con uno scatto, facendo indietreggiare stupite le due ragazze che, anche successivamente, continuarono a guardarla con un’insolita espressione meravigliata.

Harry non capì cosa stava succedendo, finché anche lui si ritrovò a sgranare gli occhi al di là degli occhiali rotondi e a spalancare la bocca, in una tipica espressione di meraviglia. La causa di tanto stupore, era l’entrata nel salotto di Erin.

Era diversa dall’Erin che, fino ad ora, aveva conosciuto, nei suoi vestiti sportivi e con il cappellino rosso, portato a maschiaccio, in testa. L’immagine dell’Erin di quella sera, era di una ragazza bella ed elegante, l’abito di tulle rosso acceso che metteva in risalto il colore castano scuro dei suoi occhi e dei suoi capelli, lasciati sciolti sulle spalle, anche se le punte si alzavano deliziosamente in su, come se fosse stata un’acconciatura preparata accuratamente. Il corpetto stretto del vestito metteva in luce le forme esili e poco pronunciate del corpo esile, anche se l’ampia gonna che si apriva a palloncino, faceva assomigliare le sue magre gambe unite, allo stelo di una stella di Natale, bianco però, per via delle calze bianche di lana sottile. Ai piedi, invece, calzava delle ballerine di raso rosso, abbinate al vestito, che luccicavano di brillanti ad ogni piccolo movimento, ticchettando sul pavimento, a causa del tacco di pochi centimetri, che scompariva con il resto della suola.

Ci furono attimi di silenzio, in cui tutti l’ammirarono stupiti e sorpresi, mentre lei si torturava le mani, intrecciandone le dita unite, nervosa.

“ Si, lo so. Sono ridicola, non c’è bisogno che mi guardiate come un’aliena.”

“ Ridicola? Spero che tu stia scherzando, Erin.”

Disse Mary, guadagnandosi un’occhiata confusa della diretta interessata.

“ Perché? Non lo sono, forse?”

Chiese ad un tratto, rimirandosi da tutti i lati, girando su se stessa, facendo gonfiare ulteriormente la gonna dell’abito, che roteò morbidamente intorno alle sue gambe.

“ Non dirmelo. Sono peggio di quanto mi spettassi.”

Visto che nessuno le rispondeva, interpretò il silenzio degli amici come un’affermazione e, quasi disgustata all’idea di farsi vedere conciata così, si voltò per dirigersi nuovamente in camera.

“ Vado a cambiarmi, allora. Lo sapevo, che avrei dovuto farlo fin dal principio. E’ un’assurdità, il fatto che io…”

“ No!”

Esclamarono tutti in coro, facendola sobbalzare e voltare di scatto, arrestandosi con la mano destra già sul pomello della porta.

“ No, Erin, non andare a cambiarti, ti prego. Stai così bene.”

Disse Hermione, sorridendole ammirata.

“ Si, Erin, sei stupenda.”

Aggiunse Ginny, adulandola sincera. Erin arcuò un sopracciglio, scettica.

“ E’ vero, Erin. Non ti ho mai vista più femminile di oggi. Sei fantastica.”

Le disse Daniel, sorridendole, lanciandole uno sguardo di amichevole apprezzamento.

“ Dico, mi prendete in giro? Sembro una palla di Natale!”

Ribatté Erin, indicando se stessa, da capo a piedi.

Ron rise di quell’insolito paragone.

“ Erin, credimi, in questo momento sembri tutto, tranne che una palla di Natale.”

Le disse, ridendo ancora.

“ Ron ha ragione, Erin. Nessuna me ne voglia, ma, se devo essere sincero, sei un vero schianto.”

Disse Harry, ottenendo l’appoggio di tutti, perfino di Ginny, che non se la prese del complimento del su fidanzato, verso un’altra ragazza, a patto che quella ragazza fosse Erin.

Erin rise di cuore del suo complimento, oltre che di quello degli amici, dicendo subito dopo:

“ Be’, grazie ragazzi. Anche se, non credo di essere poi così fantastica.”

“ Invece devi crederci, sorella. Sei semplicemente favolosa. Devo dire che la White ha avuto stile, nel tuo caso.”

Disse Mary gioviale, circondandole le spalle con un braccio, in un gesto amichevole.

“ Se è stata lei ad inviarmi il vestito. Conoscendola, mi sono sorpresa di non averlo trovato cosparso di un veleno letale.”

Tutti risero per la sua ironia. Ma il momento d’ilarità durò poco, visto che Hermione li riportò tutti all’ordine.

“ Bene, ora che siamo tutti pronti, possiamo andare se ci sbrighiamo, arriveremo per le otto precise.”

“ Come raggiungeremo il covo degli scorpioni? Smaterializzandoci?”

Disse Ron, aggiustandosi i risvolti della giacca, mentre si avviavano all’uscita, guidati da Hermione e da Erin.

“ E’ la soluzione più semplice. Io, Mary ed Erin la conosciamo. Basterà che due di voi siano i nostri viaggiatori, vi porteremo noi a destinazione.”

Gli rispose Daniel, mentre Ron annuì alle sue parole.

Quando Erin spalancò la porta d’ingresso, tutti si bloccarono alla vista nel piccola giardino, parcheggiata una limousine nera e dalla carrozzeria luccicante. Accanto ad essa, c’era un alto e allampanato signore, con lunghi baffi da messicano bianchi, il capo completamente pelato e due folte sopracciglia grigie, ad incorniciare gli occhi piccoli e luccicanti di verde scuro.

Era vestito come un perfetto maggiordomo di stampo inglese, con smoking nero, papillon del medesimo colore, panciotto rosso-forse per l’occasione natalizia- e camicia impeccabilmente linda e ben stirata, abbottonata fino al collo.

Appena vide Erin, che lo guardava incapace di proferire alcunché, costernata per la sorpresa di quella inspiegabile apparizione, l’uomo le si avvicinò con passo elegante, inchinandosi alla sua altezza, con la mano destra inguantata posta sul petto.

“ La Signorina Erin Allen, immagino.”

Disse l’uomo, con una cadenza mite e servile.

Erin annuì, ancora incapace di parlare. L’uomo s’inchinò nuovamente.

“ Incantato, signorina. Mi permetta di presentarmi. Il mio nome è Carlos Bistrot, maggiordomo della nobile e rinomata famiglia White. Il mio compito, è quello di condurre lei e loro signori e signorine alla festa che si terra in Casa White, stasera stessa.”

Dopo attimi di silenzio innaturale, fu Erin stessa a romperlo con un sorpreso ed inarticolato:

“ Ah, bene.”

Bistrot sembrò sorridere sotto i grandi baffi, ma così velocemente da far credere ad Harry di essersi immaginato tutto.

“ Prego, se volete seguirmi. La limousine è a vostro completo servizio.”

“ La limousine.”

Disse Ron, mentre si avviavano quasi automaticamente verso la portiera aperta da Bistrot stesso.

“ Si, signore, esattamente. Prego, entrate pure.”

Li invitò ancora, mentre tutti si accomodarono sui comodi sedili in pelle. Appena si furono tutti sistemati e la portiera venne richiusa con un tonfo sordo da Bistrot, magicamente apparvero dal nulla bicchieri di cristallo, cestelli di champagne e tartine di marmellata di tutti i tipi.

Ron ne afferrò subito una, masticandola affamato, mentre l’auto galleggiava in aria, sfrecciando nel cielo, sicuramente invisibile, verso la meta prestabilita.

“ Accidenti, che lusso! La White deve essere proprio impazzita per fare tutto questo per noi.”

Disse subito dopo, riprendendosi dallo shock e stendendosi comodamente sull’ampio sedile. Hermione gli tolse il bicchiere ricolmo di champagne di mano, prima che potesse berlo.

“ Per favore, Ron, cerca almeno di essere lucido. La faccenda, per me, è molto sospetta.”

Disse subito dopo, risoluta. Mary annuì.

“ Già, non è normale per niente questo trattamento di favore.”

Disse, indicando con l’indice della mano destra l’eleganza e i confort dell’abitacolo.

“ Mi chiedo se non sia un tiro mancino della White. Chissà se il maggiordomo ci sta portando realmente a Casa White.”

Disse Harry, impensierito.

“ E’ quello che ho intenzione di scoprire presto.”

Disse Erin, con aria da monella, sfilando la bacchetta dalla manica del vestito, puntandola verso la parete scura che l’isolava dal guidatore.

Redcuto!

Esclamò quasi divertita, disintegrandola completamente, facendo urlare di sorpresa Mary.

“ Potevi avvertire, almeno…ehi! Cosa fai?”

Le chiese subito dopo, vedendola intrufolandosi nel buco da lei prodotto nella parete, gattonando e sedendosi comodamente, non certo in modo signorile, accanto al sedile dell’autista Bistrot, che non si scompose all’interferenza e della nuova e sorridente compagnia.

“ Come va, Signor Bistrot?”

Disse, guardando fuori dal finestrino. Peccato che, come Harry vide con i suoi occhi, fosse completamente oscurato.

“ Magnificamente, signorina.”

Le rispose lui, laconico e per nulla turbato.

“ Mi dispiace per la parete. Gliela rimetterò a posto, quando scenderemo.”

“ Non si preoccupi, signorina. Incidenti che possono capitare.”

La rincuorò gentile, continuando a guidare placidamente.

Erin dondolò le gambe e l’osservò sorridente per un po’, per poi riguardare di nuovo fuori dal finestrino, cercando di trovare uno spiraglio per riuscire a scrutarne l’esterno, ma invano.

“ Vuole rimirare il paesaggio, signorina?”

Le chiese affabile e con aria disponibile il maggiordomo, che Erin guardò per un momento sorpresa, per poi sorridergli ampia.

“ Oh, si! Mi piacerebbe molto.”

Disse lei, deliziata, per poi voltarsi verso Harry e i suoi amici, ammiccando birichina. Mary trattenne a stento una risata e Ron continuò a mangiare tartine, incurante della loro apprensione.

Bistrot accontentò Erin, abbassando i finestrini e lasciando che i suoi e gli occhi degli altri si sporgessero verso il panorama esterno. Harry vide solo un ammasso di alberi, la linea sinuosa di un fiume e la cima di una montagna scoscesa. Niente case o luci accese.  Pensò che il piano della White, fosse stato quello di farli condurre dal suo servitore fuori dai confini della contea, ma si sorprese quando Erin ritornò a sedersi comodamente sul sedile anteriore, sospirando e sorridendo, a braccia incrociate.

“ Può richiudere pure, Signor Bistrot. La ringrazio molto.”

“ Ma la prego, signorina, la prego.”

Disse lui, facendo scorrere i finestrini dal vetro scuro verso l’alto.

Erin si girò sorridente verso uno sbigottito Harry.

“ Sei impazzita? Così non possiamo vedere dove ci sta portando.”

Erin accentuò il suo sorriso, rispondendo a bassa voce al suo mormorio irritato.

“ Tutto apposto, Harry, tranquillo. Stiamo andando proprio a Casa White. Nessuna cospirazione.”

“ Come fai ad esserne certa?”

Le chiese, apprensivo. Erin sorrise ancora, per poi rivolgersi a Bistrot.

“ Signor Bistrot, quella che abbiamo appena visto era la Montagna del Calinos, vero?”

“ Si, signorina. Siamo quasi arrivati a destinazione.”

“ Bene.”

Disse Erin, ammiccando verso Harry che, confuso, venne richiamato da Daniel, che si sedette al suo fianco, anche lui con un lieve sorriso a rassicurarlo.

“ E’ tutto apposto, Harry. La Montagna del Calinos si trova a pochi chilometri dalla residenza degli White. Lo sappiamo perché a Woodgreen siamo andati in gita lì e la White non faceva altro che vantarsi che suo padre, prima o poi, l’avrebbe comprata per farne una meta turistica. Del resto, diceva lei, la sua casa era a pochi passi da quell’ammasso di rocce tricolore.”

“ Rocce tricolore?”

Disse Hermione, interessata.

“ Si, la Montagna del Calinos è composta da cristalli minerari di grande trasparenza e chiarore che, a contatto con i raggi del sole, brillano di mille colori. È molto suggestivo.”

Le spiegò Daniel. Hermione sorrise deliziata.

“ Oh, deve essere molto romantico, come panorama. Mi piacerebbe vederlo.”

“ Un giorno possiamo andarci. Tanto, non credo che la White l’abbia realmente comprata. Se devo essere sincero, non mi piacerebbe affatto pagargli il pedaggio della visita.”

Disse Daniel, ironico.

La limousine atterrò con delicatezza davanti ad un cancello in ferro battuto, con la lettera ‘W’di White, incisa in un ovale incorniciato d’arabeschi elaborati. Bistrot lo aprì con un gesto svogliato della bacchetta e la limousine partì  a tutta velocità, percorrendo il viale ciottolato e alberato.

Cime di pini innevati si innalzavano verso il cielo stellato, quasi perforandolo.

Harry rimase stupito di vedere un laghetto sulle cui sponde sostavano un intero branco di cervi, che alzarono la testa dalle acque scure e fredde al loro passaggio, per poi scappare rombando verso il folto della foresta.

Uno stormo di colombe bianche volò via dal cortile circolare, quando la limousine si fermò silenziosa.

“ Eccoci arrivati, signori e signorine.”

Annunciò Bistrot, scendendo dall’auto. Harry e gli altri lo imitarono. Erin era già sui gradini illuminati ai lati da candele soffuse e profumate di vaniglia. Si arrestò solo per incitare gli altri a seguirla.

Harry sorrise dello sbigottimento di Bistrot, che si affannò a raggiungerla, per aprire il portone d’ingresso. La dimora degli White, era un palazzo che contava centocinquantuno stanze, ampi corridoi, tre saloni da ballo e un’antica biblioteca che conteneva anche libri che erano stati banditi dal Ministero della Magia nel corso dei secoli. Il suo stile oscillava tra il Liberty e il Barocco, era sontuoso ed elegante dalle tende di un azzurro impalpabile alle sedie dell’ampio tavolo rettangolare della sala da pranzo.

Il soffitto era alto e dipinti di ninfee, angeli e fate erano presenti ovunque, tingendo di colori pastello l’atmosfera fredda e glaciale che si respirava in ogni dove, in quella casa, per mezzo dei toni freddi delle pareti e del mobilio bianco o nero.

Mary aveva ragione. Erano gli unici ospiti, al momento. Tutta la casa era ancora in fermento per i preparativi, nonostante fossero le otto passate. Infatti, appena entrati, videro cameriere e domestici correre da una parte e dall’altra dell’ampio salone, sbucando da un corridoio ad un altro, chiudendo ed aprendo porte. Festoni bianchi ed argentati penzolavano dalle pareti e candide palline di cotone scendevano dal soffitto, per poi dissolversi prima di toccare il pavimento, richiamando l’immagine invernale di una pioggia di fiocchi di neve.

Bistrot li fece accomodare nella sala, chiedendo loro di ignorare gli ultimi lavori della servitù- che, al loro ingresso in sala, misteriosamente, scomparve- e di attendere l’arrivo dei signori di casa, che avrebbe fatto chiamare immediatamente.

Non appena furono rimasti soli, Mary esclamò:

“ Siamo ancora in tempo. Facciamo dietrofront e andiamocene!”

Erin rise delle sue parole, avvicinandosi a lei ed abbracciandola:

“ Oh, andiamo, Mary! Non avrai paura della White, vero? Piuttosto, guardiamoci in giro. Devo dire che lo stile di famiglia non è male. Assume gli stessi aspetti di chi abita questa casa.”

Mary la guardò scettica. Erin le sorrise.

“ Suvvia, Mary. D’altronde, che altro potremmo aspettarci?”

“ Erin.”

La richiamò una voce sconosciuta, una voce maschile.

Harry, che si trovava di fronte all’alta scala in granito, alzò lo sguardo e vide un ragazzo dai biondi capelli ondulati, due occhi azzurro liquido, un sorriso da bambino felice. Era vestito in abiti gentili, un semplice ma elegante vestito giacca e cravatta, dello stesso azzurro chiaro dei suoi occhi. Scese le scale, proprio mentre Erin si voltava a guardarlo. Vedendolo avvicinarsi, ad Harry gli sembrò sempre più familiare. Solo quando fu a tutti particolarmente vicino, Harry lo riconobbe. Si trattava dello stesso ragazzo che Harry aveva visto alla prima lezione di Difesa contro le Arti oscure, lo stesso che aveva raccolto il cappello di Erin, porgendoglielo con quello stesso sorriso luminoso.

Non fu il solo ad averlo riconosciuto, visto che Erin gli disse:

“ Tu sei quel ragazzo…quello che ho conosciuto a Difesa. Ti chiami Jonathan, giusto?”

Jonathan sorrise alle sue parole, annuendo:

“ Mi fa piacere che tu mi abbia riconosciuto. Come stai?”

Le chiese, avvicinandosi di più a lei, piccoli passi, quasi impercettibili, ma efficaci abbastanza per accorciare la distanza fra loro. Harry si accorse di un mutamento repentino dell’immagine iniziale che quel ragazzo gli aveva dato nell’aula della Bane. Lo ricordava meno affabile ed intraprendente e più timido ed impacciato.

“ Non male, non mi lamento. Scusa se te lo chiedo, ma tu che ci fai qui? Conosci i White?”

Lui ebbe una reazione strana. Prima strabuzzò gli occhi, poi abbassò lo sguardo ed infine sorrise tra il divertito e l’enigmatico.

“ Si, diciamo pure da una vita.”

Disse, ridendo inspiegabilmente. Eppure, Harry più lo guardava e più gli ricordava qualcuno, ma non riusciva a capire chi fosse.

“ Sei venuto qui con degli amici?”

Gli chiese allora Erin, sorridendo contagiata dalla sua allegria. Jonathan rispose con entusiasmo al suo sorriso, sghignazzando ancora:

“ No, ma arriveranno presto.”

“ Ricordi i miei amici? Mary, Daniel, Harry, Hermione, Ron e Ginny?”

Gli domandò, indicando ognuno di loro.

“ Ma si, certamente. Piacere di rivedervi. Spero vi divertirete alla festa.”

Mary sbuffò, facendosi avanti.

“ Sarà difficile, in questo posto. Considerando la compagnia, poi.”

Jonathan sospirò, stupendo nuovamente Harry. Quel ragazzo aveva reazioni alle loro parole che lo lasciavano costernato. Non riusciva a capirlo.

“ Lucinda non vi piace proprio, vero?”

Chiese, quasi combattuto.

“ Infatti. E’ un vero mostro di cattiveria. Ricorderai sicuramente come ha trattato Erin, durante la dimostrazione di Difesa. Quella è solo una delle tante malefatte compiute da quell’arpia nei suoi e nei nostri confronti.”

Disse Mary, incrociando le braccia al petto e oscillando la testa, indispettita.

“ Già, a volte sa essere davvero insopportabile. Ma, in fondo, non è cattiva.”

La difese Jonathan. Mary gli sorrise comprensiva.

“ Parli così, perché sei suo amico, lo capisco. Ma, credimi che, nei suoi confronti, non c’è nulla da difendere.”

“ Credo che Jonathan avrà le sue ragioni, Mary, per farlo.”

Disse Daniel, guardandolo con intensità, cosa che non sfuggì né ad Harry né a Jonathan, che ricambiò il suo sguardo con uno imperturbabile. Era chiaro che Daniel sospettasse qualcosa sul suo conto, qualcosa che ad Harry ancora sfuggiva.

“ Sicuramente, però…”

Ma l’obbiezione di Mary venne troncata sul nascere dall’entrata di Bistrot, che avanzò verso di loro, arrestandosi davanti a loro, assumendo una posa molto più compita di quanto avesse assunto in loro presenza, precedentemente.

“ Signori e signorine, volevo annunciarvi che il buffè è pronto.”

“ Perfetto, Bistrot, grazie. Me ne occupo io, adesso.”

Disse Jonathan, sorridendogli gentile. Erin, che era al suo fianco, lo guardò strabiliata, come del resto Harry e gli altri.

Bistrot s’inchinò al suo cospetto e gli disse:

“ Certamente, signorino, come desidera.”

Detto questo, scomparve, smaterializzandosi lontano dal salotto.

“ Accidenti, devi essere davvero influente in questa casa, per dare ordini al maggiordomo degli White.”

Disse Erin, sorridendogli. Jonathan ricambiò il suo sorriso, arrossendo leggermente.

“ Erin, ascoltami, io devo dirti una cosa.”

Gli disse poi, facendosi serio, prendendo le mani fra le sue, quasi in un gesto meccanico. Hermione e Mary trasalirono a quel loro contatto. Era evidente che il ragazzo fosse preso da lei.

Dal canto suo, Erin sembrava solo confusa, ma non si scostò al suo tocco.

“ Cosa c’è? Sei diventato serio tutto a un tratto.”

Costatò spontanea, facendolo arrossire ancora di più. Abbassando lo sguardo, si accorse di averle preso le mani e le lasciò andare immediatamente.

“ Scusa.”

Si scusò, mordendosi le labbra e ravviandosi i capelli, nervoso.

“ Stai bene? Perché ti scusi? Non capisco.”

“ Jonathan.”

Lo richiamò una voce femminile, molto più adulta e modulata per essere quella della White.

“ Jonathan! Tesoro, dove sei?”

Chiese la voce, quasi preoccupata. Jonathan sospirò, prima di rispondere.

“ Sono qui, mamma.”

Le rispose.

“ Qui dove, caro?”

Continuò la voce, che Harry vide appartenere ad una donna dai lunghi capelli biondo platino, arricciati in boccoli larghi e ben definiti, lasciati sciolti lungo le spalle, vestita di una sola veste da camera, di lino bianco, con collo di piume del medesimo colore. Tra i piedi nudi, portava sandali col tacco argentati, con una fascia di piume, identiche a quelle della veste, sul dorso. Fra le braccia, aveva un gatto, un angora bianco, elegante e da grandi occhi azzurri.

Appena la donna lo vide, i suoi occhi neri brillarono e il suo sorriso si aprì radioso. Ad Harry, il viso di quella donna, gli parve quello di una bambina ingenua.

Agile e svelta, scese la rampa di scale, accarezzando languidamente il pelo del gatto, che emise fusa leggere.

“ Oh, Jonathan, caro! Credevo fossi uscito.”

Disse, sollevata evidentemente di averlo trovato in casa.

“ Certo che no, mamma. Dimmi, cosa c’è?”

Le chiese, andandole incontro. La donna lasciò andare il gatto, che scivolò via dalle sue braccia, saltando agilmente sul pavimento, osservando la sua padrona sbilanciarsi verso il figlio, abbracciandolo calorosa.

“ Oh, tesoro, sono disperata. Ti prego, aiutami almeno tu.”

Lo implorò quasi sul punto di piangere, stringendolo forte a sé. Il ragazzo, nonostante mostrasse poco più di diciassette anni, era abbastanza alto e robusto da essere alla sua altezza e poter ricambiare il suo abbraccio, senza alcun problema. Jonathan sorrise, mentre le accarezzava i capelli, come se lui fosse il padre e lei la figlia e non viceversa, lei la madre e lui il figlio.

“ Su, avanti mamma, non piangere. Dimmi, cos’è successo di così grave?”

La donna si sciolse dal suo abbraccio, portando entrambe le mani a coprirsi gli occhi, singhiozzando senza sosta.

“ Ho…ho litigato con tua sorella. Credevo di aver agito per il suo bene e invece lei sbotta e mi dice…mi dice…”

Ma non finì la frase, dato che i singhiozzi si erano fatti più forti. Harry non aveva mai visto un comportamento simile da una donna adulta. Assomigliava di più ad una bambina troppo cresciuta, ferita nel profondo.

“ Cosa ti ha detto?”

Le chiese, sorridente Jonathan, con tutta l’aria di conoscere già la risposta. Tuttavia, alla sua domanda, la madre si gettò nuovamente fra le sue braccia, nascondendo il viso sconvolto nel suo petto, mentre lui cercava di consolarla, accarezzandole la schiena scossa da forti singhiozzi.

“ Ha detto che mi odia! Mi odia, capisci? Io…io non so più che fare! Ormai, sono giorni che mi dice che mi detesta! Ha detto anche…che mi ripudierà come madre! Perché fa così? Io sono sua madre. Una figlia non dovrebbe dire certe cose, alla propria madre! Anche suo padre glielo dice! Allora, perché continua a farlo? Perché?”

Detto questo, continuò a piangere e a singhiozzare disperata. Hermione sembrava desolata, Ron imbarazzato, Mary e Daniel erano sbigottiti, Erin cercava di capire la situazione ed Harry era prossimo a scoprire la verità.

“ Dai, mamma. Perché, invece di piangere, non la punisci a dovere? Così, magari, la smetterà di trattarti così, non credi?”

Le suggerì Jonathan, dandole un consiglio che Harry considerò accettabile. Nonostante tutto, però, la donna si distaccò da lui, gli occhi ancora arrossati, le mani a tamponarsi le labbra.

“ Cosa dici, Jonathan? Se la punissi, non mi rivolgerebbe più la parola. No, è escluso. Oh, ti prego caro! Parlaci tu, sono convinta che saprai farla ragionare.”

Lo implorò allora, baciandogli la guancia, tornando a sorridergli. Jonathan sospirò, sconfitto.

“ E va bene, lo farò.”

“ Oh, grazie, tesoro. Sei il mio angelo.”

Gli disse sorridente, baciandogli di nuovo le guance.

“ Credi male, invece, mamma.”

Tutti sobbalzarono, quando videro una delle tante porte spalancarsi, da cui fuoriuscì la White in persona. Avanzò impettita verso il gruppo, gli occhi di ghiaccio puntati sulla madre. Un momento…Madre?!

“ Ma allora, la White…Jonathan è…”

Disse Hermione, giungendo alla stessa conclusione a cui era giunto Harry.

La White sobbalzò alla vista dei suoi nemici, la bocca spalancata, gli occhi sgranati, i lunghi capelli biondo platino, identici a quelli della madre, l’azzurro ghiaccio delle sue iridi, simile a quello degli occhi di Jonathan.

Non c’era alcun dubbio: Jonathan e Lucinda White erano fratelli gemelli.

 

 

Angolo dell’autrice.

 

Salve, ben ritrovati! Buon Santo Stefano a tutti! Ragazzi, che mangiata a Natale e quanti bei regali, sotto l’albero!XD

Sono state delle bellissime feste, le mie! E le vostre, come sono andate? Spero bene quanto e più delle mie?

Allora, vi è piaciuto il capitolo? Immaginate la faccia della White alla vista di Erin e lo shock di quest’ultima nel capire la parentela fra il suo nuovo amico e la sua ‘nemica’…memorabile! Ehi, la storia non è finita! L’avventura del ballo continuerà prestissimo! Ho deciso di dividerla in due parti, per mettere a fuoco alcuni punti essenziali che evidenzierò in seguito!

Ora, passiamo ai…

 

Ringraziamenti a…

 

Keira Lestrange: Ciao, Keira! Hai passato un buon Natale?? Spero vivamente di si! Grazie per i tuoi complimenti e per il tuo sostegno! Vedo che il capitolo precedente ti è piaciuto e di questo, invece, cosa mi dici??? Molti colpi di scena anche qui!!XD Hai visto? Ron ha avuto un abito decente per l’occasione! Spero continuerai a commentarmi con piacere! A presto e ancora buone feste, Fuffy91!^__^*

Mattamaty: Ciao, Mattamaty! Grazie tantissime per i tuoi complimenti e per i tuoi immancabili commenti! Le tue supposizioni su Draco, verranno chiarite

nel prossimo capitolo, tranquilla! Ti auguro di passare delle belle vacanze e di aver trascorso uno splendido Natale! Baci baci, Fuffy91!^__^*

Sydelle Keat: Ciao, Sydelle! Passato un buon Natale? Grazie tesoro, anch’io ti adoro! Grazie mille anche per i tuoi complimenti *me rossa come un pomodoro ^///^* !!! Come vedi, la tua curiosità è stata appagata! Di la verità…non te lo aspettavi che Jonathan fosse il fratello gemello della White, eh? Be’, questo sta a significare che tutto è possibile! Ah, per quanto riguarda Draco e la White, chiariremo in seguito la loro ‘relazione’, come anche quella fra Mary e Daniel!

Ti aspetto presto! Baci baci, Fuffy91!^__^*

Beuzz94: Mia carissima Beuzz, ciao! Come va?? Spero bene, quanto me! Hai passato un buon Natale?? Spero di si! Grazie mille per i tuoi commenti immancabili, come sempre, e spero che il capitolo abbia soddisfatto, almeno in parte, la tua curiosità e che l’abbia stuzzicata abbastanza per aspettare con ansia il seguito! Baci baci e a presto, Fuffy91!^__^*

 

Come sempre, ringhiazzo tutti coloro che leggono silenziosi e sempre attenti, chi mi ha messo tra i preferiti, i seguiti e le storie da ricordare! Baci baci di cuore, Fuffy91!^__^*

 

Prossimamente a…

Uhm, miei cari e mie care, mi sa che dovrete aspettare per 2 Gennaio, domenica prossima! Non intristitevi, ci vediamo presto! Per allora, buon anno nuovo a tutti e a tutte voi!!! Baci baci, Fuffy91!^__^*

 

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