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Autore: Payton_    27/12/2010    9 recensioni
« Non dovrebbe stare qui senza una bacchetta, venga con me » disse Luna, che non aveva dimenticato lo sguardo compassionevole e materno con lui l’aveva guardata a lungo Narcissa Malfoy. A volte, le era sembrato di scorgere l’affetto di sua madre in quegli occhi azzurri.
« Perché? »
« Perché lei mi ha in qualche modo aiutata ».
Narcissa rimase qualche istante ad osservare quella ragazza strana che le aveva appena offerto protezione nonostante fosse stata sua prigioniera, non capendo del tutto quella bontà. L’aveva aiutata, certo, ma lei avrebbe pensato a se stessa, a Lucius e a Draco, a ruoli invertiti.
Questa storia ha partecipato al contest 'La battaglia di Hogwarts' indetto da vogue classificandosi seconda e vincendo il premio Caratterizzazione.
Genere: Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Luna Lovegood, Narcissa Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Tutti possono cambiare

Attorno a lei c’erano solo lampi di luce rossi o verdi, corpi stesi e sanguinanti o, quando la visione non prevedeva l’agonia, morti.

Ragazzini ancora minorenni, che portavano fieri sul petto, proprio sopra quel cuore che aveva smesso di battere, lo stemma di Grifondoro, lo stemma del coraggio. C’erano anche stemmi di Corvonero e Tassorosso, anche se in minoranza, a coprire come delle calde coperte quei cuori troppo coraggiosi per vivere.

Tutti stemmi senza più alcun valore per lei, che della sua vecchia Casa non vedeva nemmeno l’ombra. Serpeverde era tutta fuggita, o al massimo nascosta dietro delle maschere d’argento. Lei però non prestava attenzione a nessuno. Con suo marito, correva disperatamente, incurante del pericolo, per i corridoi della scuola, in cerca di suo figlio. Nessuno dei due aveva più una bacchetta, lei l’aveva data a Draco, così che potesse difendersi, ma la morte, che era proprio accanto a loro in quei momenti, non li spaventava più. Volevano sfuggirle solo per assicurarsi che non avesse già preso loro figlio.

« Lucius, dividiamoci, lo troveremo più fretta » esclamò improvvisamente, sorpresa d’avere ancora voce per parlare.

« Sei disarmata, Narcissa, è meglio se restiamo uniti »

« Sei disarmato anche tu, non potresti fare comunque nulla per difendermi » rispose sicura, decisa a trovare il prima possibile loro figlio.

« Va bene » convenne infine Lucius, convinto dalla sicurezza negli occhi della moglie. Si fissarono per un attimo, dicendosi silenziosamente tutto quello che aveva importanza, confessandosi per l’ultima volta il loro amore.

« Vai… » sussurrò poi Narcissa, lanciando un ultimo sguardo al marito prima di voltarsi e correre ancora tra le maledizioni.

Era molto incosciente quello che stava facendo, ma non più che mentire al suo Signore sulla vita di Harry Potter per poter entrare nel castello. Era stata stupida, ma suo figlio valeva più di qualsiasi altra cosa, la sua vita compresa.

Harry Potter, per un attimo, le era sembrato solo un ragazzo della stessa età di suo figlio, e trovarlo ancora vivo dopo che un anatema che uccide l’aveva colpito l’aveva quasi sollevata più che sorpresa.

Potter le aveva detto che Draco stava bene, e lei l’aveva ripagato mentendo al peggiore dei maghi, dando ascolto solo al suo istinto materno.

Forse Lily Evans aveva scaldato il cuore di Narcissa Malfoy evidenziando ancor più il suo essere madre, ricordandole che lei era morta per salvare suo figlio, il ragazzo che ora tutti volevano morto.

Qualunque cosa avesse mosso Narcissa, ora la stava conducendo in una disperata ricerca, e forse verso la morte, ma a lei non importava.

Sperava che a Lucius non fosse successo nulla, e che fosse stato più fortunato di lei trovando Draco. Vivo. Non poteva pensare alla possibilità che fosse morto, anche se era quella paura che le aveva fatto perdere la ragione – o ritrovare.

Nella sua corsa senza bacchetta, Narcissa incontrò sul suo cammino una maledizione che stava per colpirla. Non aveva nemmeno visto se era stato un Mangiamorte o un Auror a lanciarla, ma comunque lei non avrebbe potuto difendersi. S’era buttata a terra nel tentativo di schivarla, e quel « Protego! » che la salvò, non fu pronunciato certamente dalla sue labbra, ma da una voce a lei in qualche modo familiare. Alzò lo sguardo e vide due occhi grigi fissi su di lei, così simili a quelli di suo figlio. I capelli biondi ricadevano arruffati sul viso pallido della ragazza, e un sorriso che non avrebbe dovuto stirare le sue labbra le illuminava il volto.

« Sta bene, Signora Malfoy? » chiese Luna Lovegood, la ragazza che aveva passato molti mesi nelle segrete di Villa Malfoy.

« Sì » si limitò a rispondere Narcissa, incapace di staccare gli occhi dalla ragazza: le ricordava Draco, così come era successo quando era loro prigioniera.

Narcissa, senza dire nulla a Bellatrix e Lucius, aveva portato delle coperte e del cibo a Luna quando era nelle loro segrete. Odiava pensare che quella ragazza stesse pagando il peso degli errori del padre, così come, in fondo, in un modo diverso faceva Draco. La somiglianza fisica poi l’aveva quasi costretta a fare qualcosa per la giovane Lovegood.

« Non dovrebbe stare qui senza una bacchetta, venga con me » disse Luna, che non aveva dimenticato lo sguardo compassionevole e materno con lui l’aveva guardata a lungo Narcissa Malfoy. A volte, le era sembrato di scorgere l’affetto di sua madre in quegli occhi azzurri.

« Perché? »

« Perché lei mi ha in qualche modo aiutata ».

Narcissa rimase qualche istante ad osservare quella ragazza strana che le aveva appena offerto protezione nonostante fosse stata sua prigioniera, non capendo del tutto quella bontà. L’aveva aiutata, certo, ma lei avrebbe pensato a se stessa, a Lucius e a Draco, a ruoli invertiti.

« Hai visto mio figlio? È vivo? » chiese dopo un attimo di silenzio, angosciata, mentre si rialzava.

« Sì, mi segua, la porto da lui ».

A quelle parole, Narcissa parve sentire nuovamente l’ossigeno riempirle i polmoni, ed il suo cuore pulsare vita. Draco era vivo, non c’era nulla che contava di più al mondo, nemmeno la mal riposta gratitudine di Luna Lovegood.

Con Luna che faceva da scudo, corsero nella direzione opposta a quella che aveva preso Narcissa, verso la Sala Grande, rischiando molte volte d’essere colpite.

Quando la raggiunsero, Narcissa vide sua sorella Bellatrix duellare con due ragazzini, e sperò con tutto il cuore che in lei fosse rimasto almeno un briciolo di umanità che le impedisse di ucciderli: in quel momento era solo una madre come tante, conscia del dolore che chiunque avrebbe provato perdendo un figlio.

« Guardi, è laggiù » disse Luna, indicando una nicchia dove si poteva vedere distintamente la chioma bionda di Draco.

Narcissa corse disperatamente verso il figlio, che come la vide sembrò un bambino piccolo ed indifeso più che mai. Si abbracciarono come se fosse la prima e allo stesso tempo l’ultima volta che gli fosse concesso.

« Draco, stai bene? » chiese Narcissa, accarezzando il volto del figlio e cercando delle ferite, lasciando che qualche lacrima le rigasse il viso. Draco annuì, incapace di parlare, ancora troppo scosso dalla morte di Tiger e dalla battaglia.

« Dov’è la mia bacchetta? » chiese poi Narcissa, in cerca di un’arma per difendere se stessa e suo figlio.

« È bruciata, madre » biascicò Draco, dispiaciuto ma ancora troppo agitato per focalizzare quando grande fosse quella perdita. A Narcissa parve che il soffitto della Sala Grande stesse per caderle addosso, fino a quando l’urlo spaventato di Luna Lovegood non la fece voltare. Vide la ragazza stesa a terra, disarmata, ed una figura che Narcissa conosceva bene puntarle contro la bacchetta sghignazzando. Senza pensarci due volte, scattò in avanti afferrando la bacchetta abbandonata di Luna, schiantando il Mangiamorte che stava per ucciderla: Rodolphus Lestrange, suo cognato. Si avvicinò subito alla ragazza, che per fortuna stava bene.

« Prestami la bacchetta, Luna, vi porto al sicuro » disse aiutandola a rialzarsi ed osservando il corpo svenuto di Rodolphus: non le era mai particolarmente piaciuto. Tornò da Draco, facendolo rialzare, ma prima che potesse uscire dalla Sala Grande, sentì l’inconfondibile risata di Bellatrix spegnersi di colpo. Si voltò, e vide la sorella cadere a terra, colpita dall’Avada Kedavra di Molly Wealsey. Il cuore le sanguinò e le si contrasse per il dolore, ma non poteva biasimare la Signora Weasley per aver difeso sua figlia. Bellatrix era sua sorella, la amava, ma ora non avrebbe più potuto uccidere i figli di nessuno, il suo compreso.

Trattenendo le lacrime, Narcissa afferrò i due ragazzi, decisa a portarli al sicuro e trovare Lucius. Cercò d’essere lucida, di tornare ad essere l’abile strega che era solitamente, ma i suoi piedi non le concessero di allontanarsi.

Bella era morta, e con lei ciò che le rimaneva della sua famiglia, e il destino, si sa, spesso è bastardo. Il corpo senza vita di sua sorella era caduto a pochi passi di distanza da quello di Ninfadora Tonks, la figlia di Andromeda. Era perfino squallido vedere quei due corpi quasi accostati, dava l’impressione che fossero semplicemente due donne addormentate, due donne senza il peso delle loro vite sulle spalle.

Forse è vero che nella morte siamo tutti uguali, perché in quel momento, Narcissa non vedeva una Mangiamorte e un Auror, ma due cadaveri.

Bella aveva fatto cose terribili, ma Narcissa l’amava come si può amare solo una sorella, ed il corpo senza vita di sua nipote le faceva sentire il peso delle sue colpe più che mai.

Non vedeva Andromeda da anni, l’aveva forse odiata con un odio riflesso da Bellatrix e dai suoi genitori, eppure in quel momento avrebbe solo voluto trovarla e stringerla a sé.

Sua figlia era morta e lei, da madre e sorella, avrebbe dovuto sorreggerla, capirla, ma questi desideri si schiantavano contro il muro di indifferenza che lei stessa aveva eretto.

Istintivamente, la sua mano serrò con più forza la presa sul braccio di Draco: lui era vivo, e per la prima volta si rese conto quanto fosse, agli occhi delle altri madri, ingiusto. Lei non aveva mai giurato fedeltà all’Oscuro Signore, era rimasta a guardare la sua famiglia che si divideva e sfaldava a causa sua, senza fare nulla, mentre chi aveva preso una posizione, chi aveva avuto coraggio, pagava le colpe di tutti.

« E’ Harry! » esclamò improvvisamente Luna, al suo fianco. Narcissa ovviamente non ne era sorpresa, ma rimase di ghiaccio nel vedere il coraggio di Harry Potter.

Due anatemi che uccidono l’avevano colpito, e lui era ancora lì, a combattere una guerra che l’aveva visto protagonista ancora prima che lui potesse capirne la causa.

C’erano due possibilità: o quel ragazzo era incredibilmente incosciente e stupido, o in lui c’erano abbastanza coraggio ed amore per tutti loro. Forse erano entrambe le cose, ma Narcissa sperò che fosse davvero invincibile come ora le sembrava. Se Harry Potter avesse vinto, avesse finalmente ucciso l’Oscuro Signore, la sua famiglia sarebbe stata finalmente libera.

Era egoista, ma spesso l’amore aumenta lo spirito di conservazione fino a livelli di puro egoismo. Rimase ad osservare la battaglia tra Potter ed il Signore Oscuro in silenzio, distogliendo lo sguardo solo per cercare Lucius, nella speranza che fosse vivo ed incolume.

Draco e Luna non parlavano, immersi ognuno nei rispettivi pensieri, ma Narcissa poteva leggere negli occhi di entrambe la speranza che Voldemort morisse una volta per tutte.

In quel momento, si rese conto che ora, in qualsiasi caso, erano liberi, perché anche se Potter fosse morto, lei e la sua famiglia non sarebbero tornati dal loro padrone. Era pericoloso ed insensato, visto che oramai più nessuno credeva in lui.

Quando l’incantesimo di Voldemort si ritorse contro di lui facendolo dissolvere, la gioia dipinse anche il volto di Narcissa.

Draco si accasciò a terra, finalmente libero di respirare i suoi stessi pensieri, e Luna corse incontro ai suoi amici, urlando il nome di Harry Potter.

Narcissa, invece, si fece largo silenziosamente tra la folla, fino al corpo di Bellatrix. Si inginocchiò al suo fianco, e le chiuse gli occhi spalancati per lo stupore d’essere stata battuta. Pianse, pianse disperatamente quella che era l’ultimo brandello della sua vecchia famiglia, fino a quando due piccole mani non le cinsero le spalle.

« Le persone a cui vogliamo bene non ci lasciano mai davvero, vivono dentro di noi. Me l’ha spiegato mia madre quando era in vita » le sussurrò Luna Lovegood, aiutandola a rialzarsi. Narcissa sorrise malinconicamente alla ragazza, stupita ancora una volta dal suo buon cuore.

« Grazie, Luna, per avermi salvato la vita e per il tuo sostegno. Non lo merito, non sono una persona buona » disse Narcissa, asciugando le ultime lacrime amare.

« Tutti posso cambiare, basta non lasciar morire la speranza » le rispose Luna, con un aria meno sognante del solito che permise a Narcissa di assaporare completamente le sue parole.

« Arrivederci, Signora Malfoy. Grazie a lei » disse Luna, prima di voltarsi per unirsi nuovamente ai festeggiamenti.

Narcissa pensò che quella ragazza, forse, era meno strana di quanto sembrasse. Si voltò verso Draco, e al fianco del figlio vide Lucius, incolume. Non riuscì a trattenere né le lacrime, né un vero sorriso, e corse incontro alla sua famiglia, abbracciandoli con forza.

Non andarono via dalla Sala Grande e dai festeggiamenti, ma rimasero seduti in un angolo, a gioire del fatto d’essere ancora vivi.

Narcissa continuò a pensare alle parole di Luna a lungo, fino a quando non decise di metterle in pratica.

Spiegò rapidamente a Lucius e Draco le sue intenzioni, e poi si allontanò fino ai confini di Hogwarts per smaterializzarsi.

La sua meta era una piccola casa nella Londra magica, e non appena arrivata, iniziò a bussare con forza alla porta.

Una donna che per un istante le parve tornata dalla tomba le aprì la porta, e Narcissa vide nel suo sguardo il terrore e la consapevolezza.

« Andromeda… » sussurrò come se fosse un saluto. Luna Lovegood aveva detto che c’è una possibilità per tutti, fino a quando la speranza è ancora viva, ed ora Narcissa di speranza ne aveva davvero molta.

Avrebbe detto a lei a Andromeda della morte della figlia, così da poterla sostenere come madre e come sorella.

Aveva perso Bellatrix, ma la sua famiglia non era morta con lei. Per Narcissa, era il momento di voltare pagina.

 

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Questa storia si è classificata al secondo posto al contest 'La Battaglia di Hogwarts' indetto da vogue, ed ha vinto il premio Caratterizzazione.

Per questo contest bisognava scegliere un numero ed una lettera, che erano abbinati ad un Mangiamorte ed un Membro dell'Ordine, o dell'ES, o un Auror. A me sono capitate Narcissa e Luna, come avrete intuito.

Ringrazio di cuore la cara giudiciA per il giudizio, non mi aspettavo questo splendido secondo posto ed il premio Caratterizzazione per un personaggio di cui non avevo mai scritto.

Grazie Moony! ♥

 

 

  

 

2°Classificata
PaytonSawyer “Tutti Possono Cambiare”

-Grammatica: 9.8/10
-Stile e Lessico: 10/10
-Originalità: 15/15
-IC: 15/15
-Attinenza ai personaggi scelti: 10/10
-Giudizio personale: 10/10

Totale: 69.8/70

L’unica penalizzazione alla voce ‘grammatica’, è dovuta a due errori di battitura: ‘immensi’ anziché ‘immersi’ e ‘pericolo’ anziché ‘pericoloso’. Come potrai capire da te, non è niente di trascendentale.
Lo stile è perfetto, la storia si legge scorrevolmente e con assoluto piacere. Per quanto riguarda il lessico, non solo l’ho trovato buono, ma mi è parso del tutto adatto a Narcissa, al suo modo di essere e di pensare.
Ovviamente originale, dato che questa sorta di ‘redenzione’ di Narcissa, e il suo stesso aiutare Luna, sono un modo del tutto nuovo di vedere il personaggio. Appare decisa, fermamente convinta a trovare Draco, incurante del pericolo, come solo una madre saprebbe essere. E, del resto, è un aspetto del suo carattere messo in luce dalla Rowling stessa, è stato come se tu avessi sviluppato ciò che l’ha portata a mentire a Voldemort e alle relative conseguenze. Ergo, la caratterizzazione è pressoché perfetta.
La stessa Luna è assolutamente IC, i suoi ragionamenti sono tipici del suo modo di fare: Narcissa, in qualche modo, le ha reso lievemente migliore la prigionia a Villa Malfoy, quindi è la sua volta di aiutarla: un ragionamento semplice, lineare e apparentemente logico, che trovo perfetto per lei.
Ottima anche l’attinenza al tema perché, sebbene Narcissa sia decisamente preponderante, la vicenda è imprescindibilmente legata alla presenza di Luna, all’aiuto che lei dà alla donna, e ai suoi ragionamenti, che l’aiutano forse a comprendere quale sia la cosa migliore da fare.
Mi ha colpita parecchio l’immagine dei corpi di Tonks e Bellatrix l’uno accanto all’altro, così come la decisione di Narcissa di andare dalla sorella, di tentare in extremis di recuperare un rapporto morto da anni.
Insomma, una storia davvero ottima sotto molti punti di vista, con una Narcissa Malfoy come non l’avevo mai vista, accostata ad una Luna Lovegood altrettanto ben caratterizzata. Davvero, davvero, davvero complimenti.

   
 
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