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Autore: A g n e    27/12/2010    1 recensioni
Inizio una storia senza sapere come andrà avanti. Ho preso ispirazione da alcune fanart... Spero di non plagiare nessun'opera esistente, se ve ne accorgeste segnalatemelo, per favore!.
Quello di cui leggerete è un Albus Severus che ha molto poco dei Potter e molto dei due uomini di cui porta il nome.
Che senso ha un nome che ti condanna a una vita che non hai scelto?
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Addii, fischi nel buio, cenni, tosse e sportelli abbassati. E' l'ora. Forse gli automi hanno ragione.

Ti sposti nel silenzio della scuola addormentata, nella prima notte del tuo ultimo anno a Hogwarts.

Muovi leggero qualche passo, senza fare rumore. Con le dita -lunghe, bianche, dita da violinista- tracci il profilo delle crepe nei muri. Passi accanto a una finestra e un fiotto di liquida luce lunare ti bagna il mantello, illuminandoti il viso.

Sei bello, incredibilmente bello, come non era mai stato tuo padre, ma con gli stessi capelli neri -te li sistemi, nervoso, non stanno mai in ordine- e gli stessi occhi. Gli occhi di tua nonna. Te l’hanno ripetuto fino allo sfinimento, sempre nella stessa cadenza, sempre con lo stesso ritornello.

Eppure tu, di tuo padre e della tua famiglia, non hai niente. Sei Serpeverde come colui di cui -a metà- porti il nome. Sei schivo, riservato; hai pochi amici, preferisci startene in compagnia dei libri. Sei gentile, volendo anche simpatico, ma mantieni i rapporti umani al limite della correttezza. Sei molto intelligente. Ambizioso, ha detto qualcuno.

Sorridi. Un ghigno, più che un sorriso.

Acceleri il passo -cosa stai cercando?- e salti su un gradino prima che una delle scale si metta a ruotare su se stessa. “Alle scale piace cambiare”, ti assale la voce petulante di tua zia, un ricordo. Alzi lo sguardo verso il soffitto, che luccica nel suo quieto grigiore. Scendi al quinto piano e abbassi la testa; quel soffitto ti fa sempre una strana impressione, come se ti guardasse. Se ti leggesse dentro. E tu odi chi sa leggerti dentro. È l’unico caso in cui non ti sai difendere.

“Un’altra delle tue passeggiate notturne, Albus Severus?”

Appunto.

Ti giri verso la fonte del suono, per incrociare il solito sguardo azzurro incorniciato da quegli assurdi occhialetti a mezzaluna. Pieghi la testa di qualche grado, in un beffardo gesto di saluto.

“Preside” e la tua voce risuona nei corridoi, tra i libri, le armature, gli scaffali e tintinna rimbalzando tra di essi, come una pallina che va a sbattere contro qualcosa di fragile, estranea nel silenzio del primissimo mattino “un’altra delle sue battute di spionaggio?”

Non ti risponde -non risponde mai alle tue strafottenti repliche- ma si limita a unire la punta delle dita, continuando a sorridere. Con la bocca. Non con gli occhi. Gli occhi ti guardano, ti leggono dentro -ancora!- e lui sa che non lo sopporti. Ah, ma appena scoprirai come impedire che i quadri vedano attraverso i Mantelli dell’Invisibilità…

“Quanto mi ricordi Severus”.

Questa è nuova. Una smorfia irritata ti si dipinge in volto. Tu non assomigli a nessuno, proprio a nessuno. Che senso ha un nome che ti condanna a una vita che non hai scelto?

“Buonanotte, preside”.

Ti giri di scatto verso le scale e ritorni al tuo dormitorio. Ormai la notte è finita. E rovinata, grazie a qualcuno.

Il vecchio -stanco, troppo stanco per replicare altro- ti osserva andare via, pensando che anche la tua riposta è la stessa del giovane Snape quando non sapeva più cosa replicare, ma voleva avere ugualmente l’ultima parola.


Angolino autrice.

Eh bien, mon Prince! Chissà dove finiremo con questa storia...

Davvero, non ne ho la più pallida idea. So solo che questo Al è molto sulle sue, non direi egoista, ma di sicuro non è uno dei "buoni". Assomiglierà parecchio ai giovani Dumbledore e Snape. Non è un Gellert, ma farà le sue brave idiozie... un giovane ambizioso e parecchio dotato tentato dal potere. Spero di non scrivere qualcosa di banale.

Ah, non aspettatevi consoci. Al farà tutto in solitaria... circa.

No, non vi anticipo nulla.

Se vi va, leggete, seguite e ditemi con la massima cattiveria che ve ne pare.

   
 
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