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Autore: Rowena    29/12/2010    1 recensioni
Due anni fa, Percy Weasley è tornato a fare parte della sua famiglia. Due anni fa, malgrado tutto, i suoi parenti erano felici di averlo di nuovo con loro.
Due anni fa. Ma ora Percy è diventato un grandissimo rompiscatole, al punto che i suoi cari, teneri, dolci, adorabili parenti hanno deciso che devono sbarazzarsi di lui. E che diavolo, Perce!
Epilogo online: «Audrey, ti volevo chiedere una cosa», esordì con un certo imbarazzo, mentre la ragazza, che si era allontanata un poco per annusare il profumo delle rose selvatiche, si voltava. «È una cosa importante e spero che non la giudicherai affrettata, perché io sto davvero bene con te e credo che sia arrivato il momento per fare un passo del genere».
Alla strega mancò il respiro: possibile che Perce volesse… No. Era troppo presto. Si frequentavano da sei mesi scarsi, nemmeno, era impossibile che fosse davvero pronto a fare quello che lei temeva. Non il compassato, razionale e metodico Percy Weasley!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Audrey, Famiglia Weasley, George Weasley, Percy Weasley | Coppie: Audrey/Percy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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 Con molta sorpresa di Bill e soprattutto di Percy, George mantenne i patti e lasciò un certo spazio al fratello, chiedendo solo di quando in quando di portare i suoi saluti a Audrey e impicciandosi quel tanto che bastava per sembrare normale.
Era un intreccio di giochi, quello che George aveva scoperto parlando con il fratello più grande, che non si sarebbe mai aspettato: lui aveva deciso di attendere che Perce fosse più sereno e con una relazione abbastanza positiva per chiedere ad Angelina di sposarlo, e quel tonto nel frattempo si era tenuto casa con l’idea di trasferirsi non appena lui avesse fatto la fatidica proposta. Ma si poteva essere più idioti, tra tutti e due?
Del resto, per quello che poteva vedere la storia dei due piccioncini proseguiva senza troppi problemi; la coppietta tubava come colombi, e forse l’episodio più imbarazzante era capitato quando George era tornato a casa da una cenetta romantica con la sua ragazza e, cercando di entrare nel palazzo di Diagon Alley, si era trovato la via sbarrata da Perce e Audrey che si baciavano come se nessuno dei due avesse mai visto un paio di labbra da dieci anni.
George aveva cercato di trattenersi, davvero, in fondo avrebbe potuto Smaterializzarsi e ricomparire direttamente al piano di sopra, ma l’idea di disturbarli – soprattutto perché li aveva chiamati più volte senza ottenere risposta, impegnati com’erano – era prevalsa: il mago aveva fatto una scappata in negozio, aveva preso una trombetta da stadio babbana, ovviamente modificata a modo suo, e aveva dato spettacolo in mezzo alla strada.
Lo strumento era stato pensato in modo da assorbire le solite urla del ritratto della Signora Black, che Harry Potter con sudore e fatica era riuscito a staccare dalla parete del salotto e aveva sbattuto in cantina, in precedenza insonorizzata, dove sperava che la muffa e i ratti lo distruggessero una volta per tutte. Inutile aggiungere che i due innamorati avevano fatto un salto degno degli atleti delle Olimpiadi, che George aveva imparato ad apprezzare grazie alla televisione babbana, e avevano perso almeno dieci anni di vita ciascuno.
«Poteva andarvi peggio», si era giustificato il colpevole quando Percy gli aveva puntato la bacchetta alla gola, dopo essersi ripreso. «Se vi avessero fatto una multa per atti osceni in luogo pubblico – e, credimi, avrebbero avuto tutto il diritto di farla! – che figura ci avreste fatto? Audrey, poi, che è la segretaria del Ministro! Dovrebbe essere un esempio di moralità, non credi?»
A parte quel piccolo incidente, le cose erano andate per il meglio. Anzi, quando la madre aveva radunato tutti i suoi figli – tranne Perce, ovviamente – per capire come mai il suo terzogenito era passato dall’essere onnipresente a non farsi mai vedere alla Tana… Beh, George era stato quello che più di tutti si era prodigato per eliminare anche il più piccolo sospetto dai pensieri di Molly.
«Ti assicuro, mamma, Perce non ha niente che non va: non hai di che preoccuparti, è solo che finalmente ha capito che stare troppo addosso a tutti noi non gli procurerà nulla di buono», recitò con voce pacata sentendo che la madre voleva indagare sulla vita di Percy per scoprire se qualcosa lo turbasse.
«Ti sembra normale che in così poco tempo sia cambiato così tanto?», chiese Molly con voce stucchevole. «Non a me, George; e se avesse capito che eravamo infastiditi da lui? Forse si è offeso…»
O forse ha trovato qualcosa di meglio da fare che assediare i parenti. Oh, se l’ha trovato!
Con i fratelli, George e Bill erano stati chiari: non accennare minimamente alla possibilità che Percy si fosse trovato una ragazza. Era arrivato il momento di far entrare la pecora nera della famiglia negli accordi fraterni degli altri cinque, che riguardavano anche la protezione reciproca della privacy.
«Avanti, mamma, ti lamentavi quanto noi che la presenza di Perce stava diventando soffocante: adesso finalmente possiamo respirare, no?», sbottò Ginny cercando di tagliare corto. «Non si può essere sempre scontenti, su».
Con questa e molte altre obiezioni al bisogno materno di indagare negli affari di Percy, Molly si lasciò convincere che non doveva essere così preoccupata e si quietò abbastanza in fretta, gustandosi piuttosto le gioie dell’essere nonna e tornando a tormentare Bill perché si desse una mossa a ripetere quel piccolo miracolo che era Victoire.
Salvato dai sospetti della madre, Percy continuò la sua relazione con gioia e soddisfazione, rendendo sempre più serio il rapporto con Audrey.
La ragazza, nel frattempo, prese il definitivo congedo dalla segreteria del Primo Ministro e salutò con piacere il vecchio amico.
Ne parlò perfino la Gazzetta del Profeta, e una vecchia, acida giornalista si domandò quale torbido segreto si potesse nascondere nelle stanze del Ministero perché una ragazza giovane, bella e molto capace potesse preferire un ufficio semisconosciuto a uno dei posti di maggior spicco nell’organizzazione Shacklebolt.
Audrey rispose con una bella letterina indirizzata al giornale in cui consigliava in maniera educata e cordiale la signora Skeeter perché si facesse gli affari propri e spiegava il suo amore per le magie sperimentali, il desiderio di creare nuovi incantesimi per semplificare ma anche per rendere più interessante la vita, il tutto condito da una sottile acredine che fece ridacchiare Percy, leggendo il quotidiano, e molti altri maghi in tutta la Gran Bretagna.
Alla sua uscita dagli uffici del Ministro, Audrey salutò i colleghi con molto affetto, poiché si era trovata molto bene con loro, e strinse caldamente la mano a Kingsley, fingendo di mantenere un contegno formale.
«Buona fortuna, Audrey, cerca di non far chiamare il pronto intervento troppo spesso».
La ragazza ridacchiò: «Nessun problema, capo, farò in modo che le esplosioni siano contenute nel nostro settore».
Rientrata nel sotterraneo in cui si provavano gli incantesimi sotto sperimentazione, la strega si rimise immediatamente al lavoro; mise da parte gli appunti su cui si era concentrata prima della caduta del governo e della sua decisione di nascondersi, promettendo a se stessa di ritornarci al più presto – anche sull’incantesimo tracciante che aveva provato su Perce e che aveva poi sciolto quando avevano cominciato a fare sul serio – per concentrarsi su un progetto nuovo, tutta contenta.
Percy notò con piacere come il cambio di ufficio incise in maniera positiva su Audrey: da qualche tempo era sempre contenta, anche se magari tornava a casa con il viso sporco di polvere e i capelli arruffati, oppure i vestiti strappati sulle ginocchia. Non che gli importasse, il sorriso della ragazza era meraviglioso anche se su una faccia da lavare.
Si vedevano sempre più spesso nella villetta di Perce, che stava diventando il loro rifugio, oppure a casa della ragazza, ora che anche Artiglio aveva deposto le armi notando come la sua padrona fosse più di buon umore con quello strano umano: cenavano insieme e lui si faceva raccontare com’era andata la giornata, imparando a riconoscere i suoi colleghi nei simpatici aneddoti che narrava, che stranamente sembravano tutti scappati dal reparto delle vittime di magia accidentale del San Mungo.
C’era Theobald Prencer, ad esempio, un mago particolarmente basso e particolarmente miope che non faceva altro che dimenticarsi gli occhiali in giro e lavorare alla cieca, rischiando dunque di fare il tiro al bersaglio con i suoi colleghi. Audrey aveva commentato “In confronto, Perce, potresti guidare un jet militare a occhi chiusi”, il che perfino per le scarse conoscenze del mondo Babbano che aveva Percy suonava come una grossa presa in giro.
Sapeva poi che il capo del reparto per le Magie Sperimentali era un uomo nevrotico, che purtroppo era rimasto sotto shock per la guerra e stava pensando al prepensionamento.
La notizia aveva colto di sorpreso la strega appena tornata in servizio e l’aveva buttata giù di morale, visto che il vecchio Bob era per lei come una seconda figura paterna. Era buffo, diceva lei, perché in genere il lavoro gli permetteva di sfogare tutta la sua nevrosi e di rilassarsi per almeno una mezzora di tranquillità ogni giorno. Il tempo di tornare a casa, stando alla sua signora, e il benefico effetto dello scagliare incantesimi esageratamente potenti su manichini e oggetti inanimati era svanito.
Ma dalla guerra, però, Bob Sullivan era uscito profondamente turbato: i Mangiamorte erano entrati nella sua casa e avevano portato via sua moglie, che non poteva vantare genitori dotati di magia. Era stata semplice fortuna se la loro figlia, che non aveva poteri magici, era lontana per l’università, all’estero per un’esperienza di studio, e l’uomo ancora non riusciva a immaginare cosa sarebbe potuto accadere se avessero trovato anche lei.
La signora Sullivan aveva resistito a torture e diversi giorni di prigionia, non era stata Baciata solo perché nel frattempo Harry Potter era ricomparso e a Hogwarts la guerra era terminata, ma Bob non riusciva a darsi pace per non essere stato capace di proteggerla. Di recente aveva cominciato a sviluppare una specie di rifiuto, di avversione alla magia, e cominciava ad avere problemi anche con gli incantesimi già comprovati da secoli. Da questi problemi, era nata l’idea della richiesta per il prepensionamento.
Dannata guerra, aveva pensato Perce sentendo quella storia, quando avrebbe smesso di gravare su tutti loro?
L’unico fattore che si poteva definire positivo, in quella triste vicenda, era che come prima candidata per il posto di responsabile della Commissione per gli Incantesimi Sperimentali era stata nominata la stessa Audrey. Bob, a quanto pareva, non aveva dubbi su chi dovesse succedergli.
«Diventerai una donna in carriera e non ti curerai più di me», aveva scherzato Percy quando Audrey gli aveva comunicato la notizia. Lei aveva replicato con un semplice scemo, prima di abbracciarlo e la discussione era finita lì, eppure il ragazzo da qualche tempo stava pensando alla sua vita e a cosa farne.
Il negozio di scherzi andava a gonfie vele e ci si trovava davvero bene, molto più di quanto avrebbe mai supposto all’inizio, eppure sapeva che non era il suo destino; tornare al Ministero… No, neanche lì sarebbe stato felice, ormai quella era una strada già percorsa che, per quanto potessero essere cambiate le cose con Kingsley, non faceva più per lui.
Doveva reinventarsi, in qualche modo, e decidersi una buona volta a diventare adulto.
Dubbi esistenziali di Perce a parte, la sua storia andava a gonfie e vele, come George aveva potuto constatare con i suoi occhi. Tutto volgeva per il meglio, ai suoi occhi.
Ciò che non poteva sapere, tuttavia, è che suo fratello cominciava a domandarsi il motivo di tanta felicità nella sua vita. Avrebbe dovuto aspettarselo, visto il carattere di Perce, ma vedendo quanto gli faceva bene la relazione con Audrey il mago aveva creduto che in quell’occasione avrebbero potuto evitare certi problemi inesistenti.
Capitava a tutti, specie dopo un lungo periodo d’incertezza e depressione com’era stato il loro, di rimanere increduli per una cosa esageratamente bella, inaspettata, tanto da non riuscire ad accoglierla con serenità; Percy, però, stava cominciando a dubitare su tutta la storia con Audrey. Era davvero possibile che una ragazza del genere fosse interessata a lui? E perché, non aveva niente di bello o fantastico da offrirle…
Perce faceva sempre buon viso, non voleva esternare le sue paure, eppure da qualche giorno non riusciva a pensare ad altro. Tuttavia, non aveva detto nulla, nemmeno a George. Soprattutto a George.
Per il creatore di scherzi, dunque, fu uno spettacolo inaspettato vedere il fratello maggiore rientrare a casa sbattendo la porta e con un’espressione funesta, anzi, davvero furibonda.
«Buonasera anche a te, fratellino, la cena è quasi pronta», gli trillò dietro, cercando di non dare peso al suo atteggiamento scontroso.
«Non ho fame!» gridò di rimando Perce, prima di chiudersi nella sua stanza.
Qualcosa non andava e George voleva vederci chiaro: aveva promesso a Bill di non esagerare, certo, ma questo non gli impediva d’indagare. Seguì il fratello e aprì la porta, per vedere come stava.
Percy si era buttato sul letto vestito senza neanche togliersi le scarpe e aveva nascosto la testa sotto il suo cuscino. «Vattene» mugugnò da là sotto senza neanche voltarsi.
Sorpreso per essere beccato così facilmente, George si sedette ai piedi del letto e cercò un modo per far parlare il fratello. «Come sai che sono dietro di te?»
 «Perché non riusciresti a farti gli affari tuoi neanche durante un’invasione di spiritelli carnivori» borbottò l’altro da sotto il cuscino.
Perce non voleva intrusioni: era già stata una giornata pesante senza che suo fratello si mettesse in mezzo e buttasse tutto sul ridere com’era suo solito, perché quello che aveva visto era abbastanza grave senza che la situazione peggiorasse.
Si sentiva un idiota, un povero stupido che si era lasciato prendere in giro. Avrebbe dovuto pensarci, com’era possibile che una ragazza così in gamba, bella e intelligente volesse stare con lui? Il Weasley mancato, il traditore della famiglia… Era una nullità fatta e finita.
Erano sensazioni così spiacevoli, quelle che provava! Ancora non riusciva a capacitarsene: aveva pensato di andare a prendere al lavoro Audrey, e di fargli una sorpresa, quando passando per Diagon Alley, dopo aver chiuso il negozio, l’aveva vista entrare da Madama McClan sottobraccio a Kingsley.
Lì per lì non aveva preso la cosa seriamente, sapeva che erano rimasti buoni amici, ma quando aveva fatto per seguirli dalla vetrina aveva visto non solo che il mago stava provando un completo elegante, ma che dopo aver preso le misure aveva abbracciato Audrey con eccessivo trasporto, al punto che gli era venuta una strana fitta allo stomaco.
Quando poi la signora McClan aveva posto quello che sembrava inequivocabilmente un velo da sposa alla ragazza, che si era messa a ridere, felice, Percy non aveva più retto ed era scappato via. Aveva camminato a vuoto un paio d’ore, senza una meta precisa, cercando di smaltire la rabbia, ma come risultato aveva ottenuto solo una sensazione anche più sgradevole, pungente e nauseante.
Aveva pensato di passare la notte nella villetta, ma non vedendolo arrivare, George si sarebbe preoccupato e non aveva bisogno di altri colpi di testa per quel giorno. Aveva sperato di salvarsi dall’interrogatorio per non dover ammettere di essere stato preso in giro, eppure sapeva in cuor suo che suo fratello gli avrebbe dato il tormento fino a scoprire la verità e, forse, era tornato a casa anche per sfogarsi.
Da solo, infatti, riusciva soltanto a darsi addosso e a prendersela con se stesso. Tuttavia, sentendosi messo all’angolo per l’ennesima volta dal fratello, cambiò idea e deciso di tenersi tutto per sé, in attesa di trovare una soluzione e vedere come dimenticare tutta quella brutta faccenda.
Forse scivolare via dalla vita di Audrey era la cosa più semplice: non voleva affrontarla, non voleva sentirsi dire tutto ciò che gli stava passando per la mente dalla ragazza che amava.
Sarebbe stato facile, non avrebbe risposto alle lettere e si sarebbe tenuto ben lontano dal Ministero; in fondo, se lei e Kingsley stavano per sposarsi davvero, non avrebbe notato la sua mancanza.
«Perce?», lo chiamò ancora George, cercando di scatenare un minimo di reazione. Nulla, suo fratello sembrava deciso a vegetare senza spiegargli cos’era successo.
Capendo che in quel modo non avrebbe cavato un ragno dal buco, il mago lasciò la stanza e tornò in cucina, spense il fuoco sotto le pentole per evitare un disastro e decise quale fosse la mossa migliore.
Una manciata di Metropolvere e ficcò la testa nel camino, chiamando la sorella.
«Ginny, ci sei? Ho bisogno del tuo aiuto».


   
 
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