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Autore: Valaus    29/12/2010    20 recensioni
"La giovane era completamente ammutolita. Non riusciva a credere a quello che aveva appena sentito.
Malfoy odiava il Natale.
Malfoy odiava il Natale esattamente come lo odiava lei.

Di conseguenza, lei e Malfoy avevano qualcosa in comune.
Lei e Malfoy.
Assurdo.
Eppure, le parole pronunciate dal ragazzo erano esattamente le stesse che aveva pensato anche lei. Eccetto la faccenda del fare compagnia al suicida, quello non l’allettava particolarmente – ma nemmeno a Malfoy, ne era certa: tentava semplicemente di fare il melodrammatico, come suo solito."
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Three of a kind"












Capitolo Due
“Tre all'improvviso”





Tra i molti pregi e gli altrettanti – se non maggiori – difetti che Hermione Granger poteva vantare, uno in particolare le era valso più e più volte plausi ed encomi, in primis per l’ottimo uso che sempre ne aveva fatto, e secondariamente perché si trattava di una caratteristica assai difficile da riscontrare in una persona, soprattutto in un’adolescente e soprattutto in una donna.
Per giunta, chi maggiormente aveva beneficiato di suddetto dono era nientepopòdimenoche Harry Potter il Magnifico, l’eroe dei due mondi, il Prescelto, il paladino della legge venuto per punire i malvagi in nome di Godric Grifondoro. E ne aveva beneficiato molto sia in termini quantitativi che qualitativi, soprattutto considerando che, senza il supporto e l’aiuto della fanciulla, sarebbe passato alla storia come “il fu Harry Potter” già dal suo primo anno ad Hogwarts, semplificando non poco la vita a molti – prima fra tutti, paradossalmente, la stessa Hermione, che non avrebbe dovuto trascorrere anni ed anni a dannarsi l’anima per salvargli le chiappe.
La proverbiale flemma della giovane, dunque, era il rinomato faro nella notte oscura del Bambino Sopravvissuto, e non solo.
Indipendentemente da quanto drammatica, preoccupante, ardua o persino mortale la situazione potesse rivelarsi, lei rimaneva stoica e concentrata, lucido caposaldo d’ingegno e risoluzione logica. Il panico, con tutte le sue relative problematiche, le era sconosciuto, e non intaccava la fermezza del suo spirito.
Hermione aveva affrontato tranelli magici, creature gigantesche, esseri mitologici, mostri terrificanti, licantropi, vampiri, leggendari maghi oscuri, psicopatici, i patemi sentimentali di Ginny – il cui soggetto finiva immancabilmente per essere Harry Potter – , le crisi mistiche di Ron – che vertevano esclusivamente sul Quidditch, data l’incapacità del ragazzo di attribuire un valore seppur minimo a qualcosa che non implicasse la presenza e l’uso di scope, pluffe e boccini – e persino la terrificante Rita Skeeter, senza battere ciglio. Sempre razionale, sempre lucida, sempre assennata, sempre efficiente.
Sempre.
Peccato che la sua proverbiale flemma avesse scelto proprio quella notte per prendersi delle meritate ferie.
Era una sensazione assolutamente nuova ed altrettanto sgradevole per Hermione ritrovarsi a boccheggiare di fronte a quello che evidentemente era appena divenuto un suo – o meglio, un loro – problema, in preda alla confusione e lo sconcerto più totali – il suo ultimo baluardo di razionalità si rifiutava categoricamente di nominare la parola “panico”.
In quel momento, il suo cervello si dimostrava solo in grado di porsi una domanda apparentemente destinata a rimanere senza risposta: cosa faccio?
Anzi, a voler essere precisi, c’era anche un altro interrogativo, altrettanto retorico ed insolubile, che le angustiava la mente: cosa ho fatto di male per meritarmi tutto ciò?
Non bastava il fatto di dover passare la vigilia di Natale al lavoro con Malfoy? Non era forse abbastanza come punizione per qualunque orrendo crimine di cui si era a sua totale insaputa macchiata?
Perché doveva aver fatto qualcosa di davvero grave e riprovevole per ottenerne in cambio un simile castigo divino. Forse in una vita precedente si era comportata davvero male. Forse nell’attuale Hermione si era reincarnata l’anima di una donna ottocentesca dai facili costumi, e adesso era costretta a pagare il fio di quella vita dissoluta e peccaminosa.
O forse, semplicemente, chiunque si trovasse al di sopra dei cieli la detestava furiosamente.
In ogni caso, era evidente che lo smarrimento e l’incredulità della giovane fossero ampiamente condivisi dal suo compagno.
Entrambi fissavano il fagottino custodito in quel lurido cassonetto avvolti da un silenzio sbigottito. Nessuno dei due sapeva cosa pensare di quella situazione assurda, né tantomeno come comportarsi nei confronti di quell’imprevisto. E sia per Hermione sia per Draco quest’incapacità di reazione era quanto di più frustrante potesse esserci.
< Merlino!> sussurrò lei, dopo quella che ad entrambi parve un’eternità.
Al ragazzo sfuggì un sospiro.
< “Merlino” è un po’ riduttivo, Granger.> mormorò, tentando di suonare sarcastico ma tradito dal tono incerto della propria voce < Qui ci sta bene un’imprecazione coi fiocchi.>
Hermione l’osservò di sottecchi, pensierosa. Un sorriso accennato incurvò le sue labbra.
< Per i testicoli di Merlino?> suggerì.
Draco scrollò lentamente il capo, con una smorfia divertita dipinta in volto.
< Per i testicoli di Merlino.> ripeté, con una sfumatura ironica d’incredulità < Non solo come imprecazione lascia molto a desiderare, ma è pure terribilmente da secchioni. Suppongo che questo sia il massimo del turpiloquio che posso aspettarmi da te.>
La ragazza inarcò un sopracciglio.
< Dici così solo perché non mi hai mai vista arrabbiata.>
< Dovrei essere cieco e sordo per non aver assistito a qualche tuo sfogo d’ira.>
Hermione fece schioccare la lingua contro i denti.
< Fidati Malfoy, non mi hai mai vista davvero arrabbiata.> ruotò leggermente il capo verso di lui, fissandolo con un’espressione sarcastica < Ma sei sempre in tempo, non temere.>
Il giovane non riuscì a trattenersi dal ridacchiare.
< Non lo metto in dubbio.>
Si perse per un istante ad osservarlo ridere. Persino per lei era innegabile come simili istanti d’ilarità fossero capaci di trasfigurare in maniera quasi impressionante l’algido volto di Malfoy.
Anche in passato, quando le sue risate avevano un retrogusto maligno ed erano indirizzate per la maggiore contro di lei, non poteva evitare di accorgersi di come avessero il potere di farlo sembrare diverso.
Quasi umano, pensava allora.
Quasi piacevole, considerava in quel momento.
Perché, effettivamente, la sola vista di Malfoy tendeva di solito a provocarle acidità di stomaco, ma doveva ammettere che tutto sommato quando rideva riusciva ad essere più sopportabile.
In ogni caso, gli era grata per quella piccola parentesi ironica. Era esattamente ciò di cui entrambi avevano bisogno, per spezzare l’atmosfera surreale che regnava dalla scoperta del bambino.
Lanciò un’occhiata all’interno del cassonetto, riassumendo immediatamente un’espressione accigliata.
Forse era meno tesa ed angosciata adesso, ma comunque continuava a non avere idea di come agire.
Si augurò che almeno il ragazzo avesse visto la luce, nel frattempo.
< Che facciamo?> gli chiese, serrando a pugno le mani tanto per il freddo pungente quanto per l’agitazione.
Ogni traccia di sorriso era scomparsa dal volto di Draco, lasciando il posto ad uno sguardo assorto che fece ben sperare la giovane. Fissava il neonato come se stesse valutando un rompicapo particolarmente insidioso, studiandolo ed analizzandolo in cerca di una valida risoluzione.
E, per quanto le costasse ammetterlo, Malfoy era diventato negli anni – o forse lo era sempre stato e lei mai se n’era accorta prima? – abbastanza scaltro da concludere simili ragionamenti con esito vittorioso. Del resto, quando in precedenza aveva dovuto fare coppia con lui, al di là della sgradevolezza della sua persona, in verità il giovane si era spesso rivelato discretamente essenziale ai fini della loro collaborazione lavorativa.
Spesso.
Oh, ma chi voleva prendere in giro?
Non spesso.
Sempre.
Con tutti i difetti che poteva avere – e Salazar solo sapeva quanti ne avesse – , il ragazzo era uno degli Auror più in gamba che il Ministero potesse vantare. Il che a conti fatti poteva tranquillamente apparire un paradosso, ma la loro era forse una delle pochissime professioni per cui essere un ex-Mangiamorte cresciuto in una famiglia da sempre invischiata in attività illecite, circondato da una quantità di artefatti oscuri da poterci riempire almeno due o tre camere blindate della Gringott ed istruito sin dall’infanzia alle pratiche di magia nera, tanto che presumibilmente aveva imparato a scagliare Maledizioni senza Perdono prima ancora che a parlare, costituiva un indiscutibile punto a proprio vantaggio.
Lo vide socchiudere leggermente le palpebre, e riconobbe in ciò il segnale del sopraggiungere di un’idea.
E si ritrovò inevitabilmente a chiedersi per quale astruso motivo conoscesse il linguaggio corporeo di Malfoy, e soprattutto da quando notasse simili suoi particolari.
< C’è solo una cosa da fare, in una simile circostanza.> pronunciò in tono perentorio.
Perplessa, Hermione rimase ad osservarlo in silenzio mentre si chinava sul cassonetto. Draco afferrò l’infante con quanta più delicatezza possibile, strappandolo a quel lurido giaciglio improvvisato per accoccolarlo tra le proprie braccia.
La fanciulla avvertì un inspiegabile moto di tenerezza nel vedere la propria vecchia nemesi scolastica con un neonato stretto tra le braccia. E, per quanto fossero stati istruiti ripetutamente ed insistentemente a non avvicinarsi troppo a ciò che di sospetto potevano incontrare durante i loro turni – memori del fatto che persino un apparentemente innocuo professore balbuziente poteva nascondere un pericolosissimo Mago Oscuro sulla parte posteriore del cranio – ed attendere piuttosto l’intervento dei loro superiori, convenne con lui che raccogliere il bambino da quel cumulo d’immondizia putrida e maleodorante fosse la cosa migliore.
Almeno finché non lo vide estrarre la bacchetta e puntarla contro il fagottino in questione.
Oh.Santo.Cielo.
< M-Malfoy?>
Il terrore la paralizzò sul posto. Non stava avvenendo davvero, non era possibile.
Il giovane non era certo rinomato per la sua bontà d’animo o per lo spassionato altruismo, ma non riusciva a credere che potesse arrivare al punto di rivolgere la propria arma contro una creaturina indifesa.
Dunque era quella la sua brillante risoluzione? Sbarazzarsi del problema alla radice?
Scrutò rapidamente l’espressione del viso di Malfoy per sincerarsi delle sue reali intenzioni. Lo sguardo compunto ed accigliato con cui fissava il bambino le ricordò spaventosamente lo stesso cipiglio che assumeva sempre in duello – ed era davvero troppo preoccupata per rendersi conto di aver nuovamente dato sfoggio delle sue conoscenze Malfoyesche – , cosa che non le piacque affatto. Senza preoccuparsi di celare lo sgomento che trasfigurava i tratti del suo volto, fece scattare la mano destra nella tasca del cappotto. Afferrò saldamente la bacchetta e la estrasse con decisione, puntandola contro il ragazzo e preparandosi persino a Schiantarlo, pur d’impedire quella bestialità.
Tuttavia, Draco non le lasciò neppure il tempo di aprire bocca. Mentre la mano della giovane scattava fuori dalla tasca del cappotto, armata di bacchetta e combattività, lui pronunciò un’unica, breve parola, che mise fine a tutta quell’assurda situazione.
< Forveo.>




Hermione si bloccò di colpo, con la bacchetta a mezz’aria e la bocca spalancata per lo stupore. Atterrita, ascoltò in silenzio i gorgheggi entusiasti del bambino in risposta all’incantesimo riscaldante di Malfoy.
Quando Draco alzò lo sguardo dal neonato a lei, fulminandola con un’espressione sdegnosa, non poté evitare di darsi mentalmente della stupida. Si morse il labbro inferiore, contrita ed imbarazzata.
Davvero aveva creduto che lui avesse intenzione di fare del male al piccolo?
D’accordo, Malfoy non era uno stinco di santo, né sembrava aver intenzione di diventarlo. Ma da lì a sospettare che potesse tentare di uccidere un neonato...
Si sentiva terribilmente idiota. E terribilmente in colpa.
E terribilmente crudele, perché aveva sospettato di lui solo in nome di uno stupido, antico e soprattutto infondato pregiudizio.
Per anni aveva disprezzato i Mangiamorte per il loro prevenuto ed assurdo razzismo nei confronti dei Nati Babbani come lei, e adesso si ritrovava a fare la stessa cosa verso Malfoy.
Orribile. Era davvero una persona orribile.
Abbassò immediatamente la bacchetta ed inspirò a bocca aperta, sperando di riuscire ad immagazzinare assieme all’aria anche un modo decente per farsi perdonare quella tremenda gaffe.
Draco teneva il bambino col braccio sinistro, mentre la sua mano destra scivolava nuovamente in tasca per riporre la bacchetta. Il neonato stava placidamente succhiando uno dei bottoni del suo cappotto nero, ma non se ne curava. Era troppo preso ad incenerire con lo sguardo la sua collega.
In parte comprendeva il gesto di Hermione: del resto, nonostante tutto, la ragazza non aveva mai mostrato eccessiva fiducia nei suoi confronti. Era sempre piuttosto guardinga quando si trattava di lui, come se non fosse ancora del tutto persuasa dalla sua “redenzione”. E non la biasimava, probabilmente al suo posto avrebbe fatto lo stesso. Soprattutto vista la mancanza di mutamenti nell’atteggiamento di lui, che continuava a comportarsi come l’altezzoso bastardo che era sempre stato.
Ma arrivare addirittura a temere che potesse alzare la bacchetta contro un bambino per fargli del male! Non era la persona migliore del mondo, ma non era nemmeno Voldemort.
Esibì un ghigno, seppur privo di qualunque divertimento. Hermione era certa di non aver mai visto prima una simile indignazione riflettersi nei suoi occhi grigi.
< Spiacente di disattendere le tue aspettative, Granger, ma l’infanticidio non rientra ancora tra i miei passatempi preferiti.> sibilò seccamente.
La ragazza desiderò con tutta se stessa di venir risucchiata da una buca profonda dove nascondersi assieme alla sua vergogna.
< Io...> fece, titubante.
Lo vide aggrottare le sopracciglia, e non si stupì di leggere la delusione dipinta su quei tratti duri e glaciali.
< Cosa accidenti credevi?> le chiese, brusco.
Hermione serrò gli occhi, sospirando profondamente.
< Scusa.>
Il giovane distolse lo sguardo, voltando sdegnosamente il capo.
< Tieniti pure le tue scuse, non me ne faccio di niente.> replicò, sperando che il suo tono di voce non tradisse il dispiacere che realmente provava. Espirò lentamente a bocca chiusa, tentando di sopprimere il sospiro che minacciava di sfuggirgli dalle labbra.
Poi, lanciando un’occhiata al fagottino che stringeva tra le braccia, e che nel frattempo aveva allegramente sbavacciato sul suo elegante cappotto, si ricordò che tutto sommato era ancora in servizio, e dunque le sue paturnie personali andavano lasciate da parte.
< Piuttosto, > riprese < è il caso di portare questo marmocchio al Ministero.>
La fanciulla riaprì gli occhi.
< Al Ministero?>
< Vuoi forse lasciarlo qui?> rispose lui aspramente < Qualcuno lì saprà cosa fare con lui.>
Hermione annuì in silenzio. Effettivamente, era la cosa migliore da fare.
Con tutta probabilità, era quella la soluzione a cui Malfoy aveva pensato sin dall’inizio. Ed aveva estratto la bacchetta al solo scopo di rinfrancare le piccole membra infreddolite del neonato, che era rimasto in quel gelido cassonetto per chissà quanto tempo.
Presumibilmente, erano quelle le sue intenzioni. E lei aveva frainteso come una sciocca.
Mentre s’incamminavano verso una zona sicura in cui smaterializzarsi, il ragazzo, che procedeva qualche metro in avanti rispetto a lei, ruotò lievemente il capo per scoccarle un’occhiata torva.
< E, nel caso tu te lo stessi chiedendo, era a questo che mi riferivo, quando dicevo che c’era solo una cosa da fare.> puntualizzò, con tono acido.
Lei si morse nuovamente il labbro inferiore, arrossendo.
Appunto.




Hermione non era mai riuscita a spiegarsi perché, quando disgraziatamente era costretta a passare del tempo in – sgradevole – compagnia di Malfoy, lui si dimostrasse ogni volta così pedante.
Era assurdo, perché davvero non lo ricordava tale, ai tempi di Hogwarts.
Non era mai stato timido o taciturno, questo no. Anzi, dava spesso e volentieri sfoggio della sua bocca larga e della sua lingua lunga. Lunga ed affilata, per inciso.
La sua odiosa voce strascicata era sempre pronta a cogliere il minimo fallo del cosiddetto Trio delle Meraviglie, sempre smaniosa di schernire, offendere, insultare ed esibirsi nella creazione di nuovi maligni epiteti con cui apostrofare i Grifondoro. Ma al di là di quello, non le era mai parso il tipo di persona che si lancia in appassionate conversazioni e scambi d’opinioni.
Al contrario, le era sempre sembrato piuttosto riservato, in questo senso. E più volte aveva sospettato che la sua scelta di accompagnarsi costantemente a Tiger e Goyle – che possedevano mezzo cervello in due – ed a Pansy Parkinson – che, oltre a dar sfoggio di un Q.I. talmente basso da battere persino i minimi storici raggiunti da Lavanda Brown, in sua presenza si trasformava in una vera oca, piume comprese – fosse dettata da un suo desiderio di evitare il più possibile un qualunque interlocutore che non si limitasse a pendere fedelmente dalle sue labbra e ripetere a pappagallo ogni sua dichiarazione, come se fosse una verità assoluta ed insindacabile.
Soprattutto, aveva inizialmente creduto che Mister “Ho il sangue talmente puro che anziché macchiare, pulisce” non si sarebbe mai e poi mai abbassato a rivolgere la sua preziosa e nobile parola ad una comune ed indegna Mezzosangue come lei. Una speranza tanto auspicata quanto vana.
Sin dalla loro prima collaborazione, Malfoy l’aveva letteralmente rimbambita di chiacchiere. Non che si fosse sbilanciato troppo, confidandole i suoi più intimi segreti e rivelandole lati insospettabili del proprio carattere.
Più che altro, tendeva a parlare del niente. Però ne parlava ininterrottamente.
Che tentasse di punzecchiarla ed indurla ad uno dei loro soliti battibecchi verbali, o che esponesse il suo sdegnoso punto di vista sui rozzi costumi dei Babbani, o che si lanciasse in un monologo-invettiva contro Potty e Weasel, accusati a suo dire di “appropriazione indebita di ossigeno destinato ad esseri umani pensanti, a differenza loro”, in ogni caso zittirlo si dimostrava praticamente impossibile.
Dovendo essere del tutto sinceri, la cosa non le dispiaceva moltissimo. Aveva sempre apprezzato le persone loquaci e discorsivamente versatili, ed inoltre, in mezzo ai vari vaneggiamenti senza senso, Malfoy si era spesso lasciato scappare qualche piccolo particolare su di sé che aveva permesso ad Hermione di chiarirsi un paio di idee su di lui, e di confutarne altre. La questione del loro odio comune per il Natale ne era un palese esempio.
Inoltre, per quanto si sarebbe rifiutata di ammetterlo persino sul suo letto di morte, trovava la voce del ragazzo – più adulta e profonda, meno stridula e supponente rispetto a quando era ancora un bambino – decisamente affascinante. Aveva sempre avuto una curiosa propensione per le belle voci maschili, ed a conti fatti quella di Malfoy rientrava a pieno titolo in un simile novero.
Ma al di là di tutto ciò, la sua logorrea finiva spesso – no, sempre – per esasperarla, portandola a bramare qualche istante di silenzio con la stessa intensità con cui un Kappa desidera del sangue umano.
E, quando riusciva ad ottenerlo, le sembrava quasi di aver raggiunto il nirvana.
Eppure, quella notte, per la prima volta in assoluto, Hermione avvertì il pesante silenzio di Draco Malfoy gravarle addosso come una tonnellata di cemento armato.
Da quando avevano messo piede al Ministero, non le aveva più rivolto la parola neppure per sbaglio. E lei, ancora contrita e dispiaciuta per il malinteso, l’aveva seguito passo passo come una timida adolescente, lasciando che fosse lui ad esporre la situazione a chi di dovere e limitandosi ad annuire silenziosamente quando le veniva chiesta conferma.
Sospirò, fissando pensosamente la sua schiena. Stava immobile di fronte a quella finestra a scrutare le strade innevate da più di dieci minuti. Le dava le spalle, si trincerava dietro il suo ostinato mutismo e, Hermione ne era fermamente persuasa, fingeva di trovare interessante il paesaggio solo per evitare il suo sguardo.
Non lo biasimava. E se, da un lato, gli era grata per averle risparmiato la sequela di insulti che lei stessa sentiva di meritare per quello spiacevole episodio, dall’altro li rimpiangeva.
Avrebbe preferito imprecazioni, epiteti, urla, scenate, sfilze di “Lurida SangueSporco” e via dicendo. Tutto, piuttosto che quel gelido silenzio.
Abbassò lo sguardo sulle sue mani, placidamente posate in grembo. Prese a giocherellare con le frange della sua sciarpa rossa, tentando nel frattempo di fare ordine nei propri pensieri.
Doveva chiedergli scusa.
E non perché fosse realmente suo dovere, o almeno non solo.
Doveva scusarsi perché ne avvertiva il bisogno.
E perché, incredibile ma vero, desiderava anche che Malfoy tornasse a parlarle.




Chiunque avesse inventato il vetro doveva essere sicuramente un genio, e di questo Draco ne era convinto al cento percento.
Era una soddisfazione quasi fisica per lui poter giocare a fare il sostenuto con la Granger, dandole le spalle e negandole il suo sguardo, eppure poterla ugualmente osservare, grazie all’astuto gioco di riflessi della finestra di fronte a lui.
Aveva finto di rimirare la neve che cadeva su Londra, beandosi invece dell’immagine della sua Mezzosangue che, oltre ad essere indiscutibilmente bella a prescindere, sortiva su di lui un fascino particolare, in quel momento.
Il fascino del torto.
Perché, finalmente, Hermione Granger l’infallibile aveva toppato. Alla grande, per giunta, e nei suoi confronti. Ciò, dunque, lo poneva in un’indubbia posizione di vantaggio.
E dallo sguardo mortificato della ragazza, aveva dedotto che di lì a poco si sarebbe prodigata in scuse ed invocazioni di perdono. Tutto ciò lo elettrizzava, regalandogli un’inebriante sensazione di potere.
Non che gioisse realmente del suo disagio. Dopotutto, era pur sempre un gentiluomo, e come tale era suo preciso compito e dovere alleviare le pene di una madamigella.
E neppure aveva dato sfoggio di un risentimento non reale. Per quanto fosse abituato al sospetto altrui, soprattutto da parte di lei, era rimasto discretamente ferito da quella manifestazione di sfiducia così radicata ed ingiustificata.
Però, da buona Serpe, aveva saputo immediatamente cogliere in quella circostanza un’eccellente occasione per dare nuovo impulso al suo piano di conquista.
Fare leva sul rimorso della fanciulla per giocare la parte della povera vittima ingiustamente ferita e, dunque, accattivarsela era probabilmente una delle mosse più subdole, sleali ed infide che avrebbe potuto compiere. Il che, secondo la sua ottica, la rendeva perfetta ed ineccepibile.
Era una splendida, splendida, splendida idea.
Da quasi un quarto d’ora sostavano in quell’umido corridoio, nei pressi dell’Ufficio per la Salvaguardia dei Minori, in attesa che il funzionario a cui avevano affidato il bambino desse loro il responso della sua “attenta analisi”, come lui stesso l’aveva definita – provocando, peraltro, una smorfia sui volti di entrambi gli Auror, ben avveduti dell’effettiva professionalità di quel particolare dipartimento del Ministero.
Hermione sedeva timidamente dal lato opposto rispetto a dove si trovava lui, ed a giudicare dal modo frenetico con cui arricciava le frange della sua sciarpa intorno alle dita, era certo che si stesse arrovellando il cervello in cerca di una valida maniera di discolparsi.
Dovette reprimere un sorrisetto quando, finalmente, la vide annuire tra sé e sé ed alzarsi, per poi dirigersi lentamente verso di lui. Si parò alla sua sinistra, fissando a sua volta il paesaggio innevato.
Voleva evitare il suo sguardo, era evidente. Lo faceva sempre, quando si sentiva in colpa: rifuggiva qualunque contatto visivo con la persona verso cui aveva commesso un torto. Draco aveva appreso questa sua particolare caratteristica negli anni, osservandola da lontano, anche se non riusciva a spiegarsi se si trattasse di orgoglio o di semplice vergogna.
< Mi dispiace per prima.> mormorò, stringendosi nelle spalle.
Lui rimase in silenzio, osservandola di sottecchi.
< E’ che...> tentennò, lisciandosi con la mano sinistra un’inesistente piega nel cappotto < Beh, Nocturne Alley mi rende sempre particolarmente diffidente.>
Draco scosse il capo, ridacchiando amaramente.
< Sì, certo. Nocturne Alley.> commentò, ironico < Dì piuttosto che sono io il problema.>
Hermione si morse il labbro inferiore.
< No, no. Era il... contesto, ecco. Ero già piuttosto guardinga, e poi tu hai tirato fuori la bacchetta, e...> sospirò, passandosi una mano sul volto < Avrei fatto lo stesso con chiunque altro.>
Il ragazzo fece schioccare la lingua contro i denti.
< Non insultare la mia intelligenza, Granger. Vorresti farmi credere che se al mio posto ci fossero stati Potter o Weasley avresti puntato la bacchetta anche contro di loro?>
Lei arrancò.
< No, ma...>
< Appunto. Ti sei risposta da sola.>
Ruotò il capo verso di lui, incontrando i suoi occhi grigi. Lo sguardo di Malfoy aveva il potere di farla sentire doppiamente in colpa.
O forse, erano i suoi tentativi di giustificarsi. Del resto, difendere la propria colpa è un’altra colpa.
Tornò a fissare il vetro di fronte a lei, mentre le sue guance s’imporporavano leggermente.
< D’accordo.> ammise in tono cupo < Hai ragione. Ho reagito così perché, nonostante tutto, ancora non riesco a fidarmi completamente di te. So che, insomma... che è un atteggiamento infantile, forse persino ipocrita da parte mia, ma è più forte di me. Ed ammetto che non te lo meritavi, almeno non in questo caso.> puntualizzò.
Draco non riuscì a trattenere un ghigno divertito.
Almeno non in questo caso.
Non riusciva a dargli fiducia nemmeno sulla carta, quella maledetta strega.
< Mi dispiace di averti... ehm... offeso?> avanzò lei, incerta su quale termine usare per descrivere i sentimenti del giovane.
Lui scosse lentamente il capo, poi si voltò e si appoggiò con le spalle al vetro. Infilò le mani nelle tasche del cappotto, rivolgendo lo sguardo alla parete opposta, dove si stagliava la porta ancora chiusa dell’Ufficio.
< Vedi Mezzosangue, il punto non è che tu non ti fidi di me. Voglio dire, questo è piuttosto comprensibile, in primis alla luce dei nostri trascorsi ad Hogwarts, oltre al fatto che “Mai fidarsi di un Malfoy” è un dettame del Mondo Magico che probabilmente risale ai tempi di Merlino in persona.>
Hermione gli scoccò un’occhiata incredula.
< Perciò non ti dispiace?>
Draco piegò le labbra in uno strano sorriso, che per un istante le fece inspiegabilmente schizzare il cuore in gola.
< Non ho detto questo.> mormorò, in un tono di voce così carezzevole che la ragazza stentò quasi a riconoscere come suo < Però è giustificabile, non te ne faccio di certo una colpa. Peraltro, ti assicuro che non sei la sola a pensarla così.>
Anche se di tutti gli altri non me ne frega un accidente, pensò, mordendosi la lingua per evitare di dichiararlo ad alta voce.
La fanciulla si grattò una tempia con l’indice della mano destra.
< Credevo che ti fossi arrabbiato.> confessò.
Il ragazzo si voltò a fissarla, nuovamente serio.
< Infatti. Anche se, a dire il vero, “arrabbiato” non è il termine giusto. Il fatto è, Granger, che tu non hai semplicemente dubitato delle mie intenzioni. Tu hai realmente creduto che io volessi fare del male a quel bambino, o peggio ammazzarlo. Dannazione, so di non essere esattamente il primo nella lista dei tuoi preferiti,> non ancora < ma sospettare addirittura una cosa simile! Potrai non concordare su questo punto, ma ti assicuro che io non sono un mostro. Ed essere stato un Mangiamorte, peraltro senza neppure la piena consapevolezza di ciò che stavo facendo, non mi rende tale.>
Mortificata, Hermione serrò le labbra in una smorfia, abbassando lo sguardo sulla punta delle proprie scarpe.
Fu con sommo stupore che Draco, dopo quasi un minuto di silenzio, percepì la mano di lei posarsi delicatamente sul proprio braccio. Quel contatto, seppure lieve, lo portò a tendere istintivamente i muscoli ed a trattenere per qualche secondo il respiro.
Pazzo, era sicuramente pazzo.
Perché solo un pazzo avrebbe potuto sentire la pelle bruciare furiosamente sotto la stoffa nel punto in cui sostava la sua mano. E solo un pazzo avrebbe potuto rischiare di perdere la testa solo perché lei lo stava toccando attraverso il cappotto.
< Lo so.> gli disse, dolcemente < E’ questo il punto, Malfoy, so benissimo che tu non sei un mostro, tanto quanto so che non sei diventato Mangiamorte esattamente per tua scelta, o che perlomeno non avevi idea di ciò a cui andavi incontro. Io lo so. E sono stata stupida, insensata e crudele a dubitare di te in quel modo. Ti chiedo profondamente scusa, anche se comprendo che tu possa rifiutarti di perdonarmi.>
Pregando con tutto se stesso che la sua parte esteriore non lo stesse tradendo come quella interiore – il cuore che batteva furiosamente, lo stomaco contratto in una morsa, il respiro pesante ed il cervello che continuava ad inviare freneticamente impulsi a cui il suo corpo non poteva e non doveva obbedire – , Draco scrollò le spalle con fare vago.
< Perdonarci reciprocamente le nostre balordaggini è la prima legge di natura.> commentò elusivo.
Hermione alzò gli occhi al cielo, sorridendo divertita.
< Devi sempre essere così contorto?>
< Mi hanno disegnato così.> replicò lui, sarcastico.




La mano di Hermione indugiava ancora sul braccio di Draco, circostanza che rappresentava per lui tanto una benedizione quanto una condanna.
Di certo non gli dispiaceva un simile contatto ravvicinato con la sua Mezzosangue, ma era alquanto turbato dall’effetto che ciò sembrava sortire sul suo corpo, per quanto esteriormente tentasse di darlo a vedere il meno possibile.
Era pienamente consapevole di avere una considerevole infatuazione per la giovane, ma una reazione del genere gli pareva decisamente eccessiva.
Le questioni erano due: o la mancanza di rapporti col genere femminile degli ultimi due anni aveva causato danni permanenti al suo sistema nervoso – perché, a differenza delle dicerie, i Serpeverde erano tutto meno che dei playboy per indole: indubbiamente sfruttavano l’ascendente che il loro fascino sembrava possedere nei confronti delle fanciulle per bearsi della loro piacevole compagnia, ma una volta scelta una compagna fissa le restavano fedeli imperituramente; e da quando lui aveva deciso di volere solo ed esclusivamente la Granger si era focalizzato solo ed esclusivamente su di lei, cessando qualunque altra frequentazione muliebre – , oppure aveva davvero sottovalutato la portata dei suoi sentimenti.
Hermione lo scrutò, esibendo un sorriso obliquo.
< Sai, non avrei mai detto che possedessi una simile inclinazione verso i bambini.> gli fece.
Draco inarcò entrambe le sopracciglia.
< Solo perché ho tenuto il marmocchio in braccio?>
< Anche. Ma, a parte ciò, sospettavo che il regalino che ti ha lasciato sul cappotto ti avrebbe fatto meno piacere di quanto contrariamente sembra.>
Il giovane sgranò gli occhi, impallidendo di colpo.
< Che?!>
Lei scoppiò impietosamente a ridere, allontanando la mano dal suo braccio per portarla a coprirsi la bocca ed indicandogli con un cenno del capo il vistoso alone che campeggiava sul suo prezioso cappotto nero.
Rivolgendo lo sguardo a suddetto, impietoso scempio, l’Auror si lasciò sfuggire una sequela di colorite imprecazioni, alternate da maledizioni indirizzate a tutta la razza infante, lamentele tanto per la propria immagine impunemente macchiata – era proprio il caso di dirlo – quanto per il costoso ed elegante capo tragicamente rovinato ed, ovviamente, occhiate torve alla fanciulla, che continuava ad infierire ridendo della sua sventura.
< Chiunque abbia detto che i bambini sono un dono del cielo è un fottuto imbecille.> concluse infine, inclinando stancamente la testa all’indietro e rivolgendo lo sguardo al soffitto.
< Non lo sai che chi sta con i fanciulli s’imbratta la camicia?> commentò lei, ironica.
< Fanculo.>
< La tua perpetua trivialità è davvero un dono, Malfoy.>
< Quasi quanto il tuo inopportuno sarcasmo.> decretò Draco, caustico.
Hermione sbuffò, seppure segretamente lieta che la situazione fosse rientrata nella norma. Aveva seriamente temuto che il rapporto tra lei ed il ragazzo si fosse irrimediabilmente incrinato, e, come per tutte le cose apparentemente assurde della vita, si era accorta di quanto ci tenesse solo ad un passo dal perderlo.
Ciò non significava certo che adesso Malfoy le fosse simpatico o cosa. Restava sempre il solito indisponente, insopportabile, odioso, sgarbato e volgare tanghero di sempre. Ma, doveva riconoscerlo, lo preferiva decisamente così.
Prese fiato, intenzionata a rispondergli a tono, ma il rumore della porta dell’Ufficio che veniva aperta bloccò sul nascere qualunque suo intervento.
Entrambi riassunsero immediatamente un’espressione quanto più professionale possibile. Ed entrambi, tuttavia, non riuscirono a trattenere una smorfia, quando notarono la maniera impacciata, sdegnosa e persino vagamente schifata con cui il funzionario del Ministero teneva il bambino tra le braccia.
Hermione si domandò come potesse una persona così inetta ed incapace con i pargoli lavorare proprio in quel settore, mentre Malfoy giunse alla più rapida ed ovvia conclusione che il tipo era un emerito idiota.
Lo raggiunsero con pochi passi, e la ragazza si preoccupò subito di recuperare il piccolo, stringendolo tra le sue più sicure ed affidabili braccia. Il neonato, dal canto suo, parve gradire quel “passaggio di testimone”, palesando la sua soddisfazione con una serie di trilli e gorgoglii entusiastici. Draco concordò silenziosamente con le sue esultazioni, considerando che anche lui avrebbe gioito – in modo molto più adulto e virile, ovviamente – se avesse avuto la possibilità di accoccolarsi sul petto della Granger.
< Dunque?> domandò, tentando di suonare abbastanza conciliante, ma riservando comunque all’ometto di fronte a lui la sua migliore occhiata algida “alla Malfoy”.
Questi scosse lentamente il capo, esibendo un cipiglio altero che non mancò di irritare considerevolmente Hermione.
< Sono desolato signori, ma nonostante tutte le mie accurate e meticolose ricerche, non sono riuscito a risalire in alcun modo all’identità del soggetto.>
I due Auror inarcarono le sopracciglia in contemporanea.
Soggetto? Era davvero necessaria tutta quella assurda formalità burocratica, in una simile circostanza?
< Oltretutto,> proseguì l’uomo < non ci risulta alcuna denuncia di scomparsa o rapimento che risponda alle sue caratteristiche. Per quanto sia una conclusione davvero spiacevole, mi pare dunque ovvio che il soggetto sia stato volontariamente abbandonato dai genitori, o chi per loro.>
< Magari i genitori non hanno ancora contattato il Ministero per segnalare la sua scomparsa.> avanzò Hermione.
L’occhiata carica di disprezzo che l’altro le riservò portò Draco a serrare rabbiosamente le mani a pugno. Dovette fare un grande sforzo di autocontrollo per trattenersi e non saltargli addosso in quel preciso istante.
Nessuno poteva permettersi di guardare in quel modo la sua Mezzosangue. Nessuno eccetto lui, chiaramente.
< Lo escludo, Miss Granger.> puntualizzò l’uomo, in tono acido < Probabilmente lei si confonde con l’amministrazione Babbana. Noi siamo informati in tempo reale dai genitori di qualunque contrattempo o circostanza nefasta riguardi un minore, di conseguenza se nessuno ha provveduto a farlo significa che chi ha depositato il soggetto in quel cassonetto a Nocturne Alley aveva deliberatamente deciso di disfarsene.>
Hermione abbassò lo sguardo sul bambino, che giocherellava con le frange della sua sciarpa. Probabilmente non era dotata di chissà quale istinto materno, ma in ogni caso non comprendeva come si potesse abbandonare una simile creaturina. Soprattutto, non riusciva ad immaginare con quale cuore qualcuno avesse potuto gettarlo assieme alla spazzatura.
Sospirò profondamente, accarezzando con la mano destra i radi ciuffetti che costituivano la capigliatura del piccolo.
< Qual è la prassi?> chiese Draco.
L’uomo si schiarì la gola con un colpo di tosse, lanciando un’ennesima occhiata di disappunto al gesto affettuoso di Hermione ed attirando su di sé per la seconda volta nel giro di pochi secondi l’ira del ragazzo, repressa con estrema difficoltà.
< Ho personalmente appurato che il soggetto è dotato di poteri magici, per quanto ancora piuttosto flebili e mal sviluppati. Dunque è da ritenersi un membro a tutti gli effetti della nostra comunità, sebbene non abbiamo testimonianze di una sua appartenenza ad una famiglia di Maghi. Di conseguenza, è preciso compito del Ministero della Magia provvedere all’inserimento del soggetto nell’apposita struttura destinata ai minori nella sua situazione.>
Hermione aggrottò le sopracciglia, cupa. I pomposi giri di parole del funzionario le stavano procurando un mal di testa coi fiocchi, ma era ancora abbastanza lucida da recepire con chiarezza l’ultima parte del discorso. E sperò con tutta se stessa di aver compreso male.
< Che intende per “apposita struttura”?> chiese.
L’uomo le riservò un sorrisetto caustico e vagamente sardonico, lo stesso che probabilmente avrebbe rivolto ad un Magonò che gli avesse chiesto come si lancia uno Schiantesimo.
Draco inspirò profondamente, trattenendosi dal prendere a pugni quella faccia arrogante e supponente solo perché poi avrebbe dovuto alla sua Mezzosangue troppe spiegazioni riguardo al proprio comportamento.
< Un orfanotrofio, Granger.> rispose, battendo il funzionario sul tempo.
Questi annuì, increspando le labbra in una smorfia contrariata.
< Esattamente. Anche se noi del settore preferiamo definirla “casa d’accoglienza per minori”.>
< Potreste definirla anche “caramella al limone”, sempre orfanotrofio resta.> commentò sarcastico Malfoy.
Voltò lievemente il capo verso la propria destra, deciso ad evitare l’ennesima, irritante espressione di sdegno dell’ometto e preferendo rivolgere la propria attenzione alla ragazza.
Lo sguardo di Hermione lo lasciò interdetto. Era piuttosto abituato alle stranezze della fanciulla, ed anzi aveva imparato ad adorare molte di esse proprio perché contribuivano a renderla così unica ed atipica, non solo rispetto alle altre streghe ma persino all’intero genere femminile.
Tuttavia, era alquanto sconcertato da quella sorta di mix tra sgomento, rabbia ed orrore che lesse nei suoi lineamenti tesi, negli occhi sgranati e nelle labbra contratte.
Non riusciva a comprendere cosa avesse potuto sconvolgerla tanto. Perplesso, notò l’occhiata stravolta che la giovane indirizzò al neonato accoccolato tra le sue braccia. Lo osservava come se improvvisamente quel pargoletto la terrorizzasse.
Fu logico ed istantaneo comprendere che no, non era terrorizzata da lui.
Era terrorizzata per lui.
< Cielo, no.> mormorò lei, scuotendo lentamente il capo, lo sguardo spiritato ancora fisso sul bambino.
Draco aggrottò le sopracciglia, ancora confuso.
< Granger, cosa...>
< No.> lo interruppe la ragazza, rialzando di scatto la testa per fronteggiare con risolutezza il funzionario, che ancora la squadrava con un’espressione sdegnosamente interrogativa < Se lo scordi. Non spedirete il bambino in un orfanotrofio, non ho intenzione di permettervelo.>
L’uomo sgranò gli occhi, turbato da una simile irriverenza, nonché da quell’evidente tentativo di ribellione alle sacre, imprescindibili ed incontestabili leggi del Ministero.
< Signorina, è nostro preciso dovere...>
Hermione mosse un passo in avanti, scrutandolo con aria bellicosa.
< Non mi interessa quale sia il vostro preciso dovere, lui non finirà in uno di quei tuguri, fosse anche l’ultima cosa che faccio!> ringhiò, stringendo possessivamente contro il proprio petto il neonato, che, quasi a voler dare ulteriore enfasi alle parole della fanciulla, si aggrappò con una manina al colletto del suo cappotto.
Il funzionario boccheggiò, inorridito ed al tempo stesso intimorito dalla veemenza della ragazza. Spostò lo sguardo su Malfoy, in una muta richiesta di soccorso.
Richiesta vana, in primis perché il ragazzo era altrettanto interdetto dalla reazione della Granger, e secondariamente perché, anche se avesse potuto, di certo non avrebbe voluto far nulla per aiutare quell’idiota in giacca e cravatta.
Tuttavia, dato che ogni Malfoy che si rispetti deve sempre assicurarsi che le sue proprietà siano in perfetto stato, e dato che la salute mentale della sua Mezzosangue gli stava particolarmente a cuore, decise comunque d’intervenire.
Per lei, ovviamente, non per quell’ingessato da strapazzo.
Si avvicinò alla fanciulla, posandole una mano sulla spalla. Con una leggera pressione, la costrinse a distogliere il proprio sguardo infuocato dal funzionario ed a voltarsi verso di lui.
Fu quasi tentato di sorridere, quando notò come l’espressione di lei si fosse lievemente addolcita, non appena era entrato nel suo campo visivo. Ma si trattenne, abbastanza arguto da intuire che dietro l’apparente languore di quegli occhi color nocciola non si celava una – da lui fortemente anelata – frenesia sentimentale, quanto piuttosto la cognizione di una sorta di complicità tra loro. Dopotutto, Draco era un suo collega, aveva trovato il bambino con lei – anzi, ad essere precisi era stato lui a trovarlo – ed aveva evidentemente condiviso sin da subito la sua antipatia per quell’impettito e borioso ometto; era dunque chiaro che Hermione si aspettasse la sua comprensione ed il suo appoggio in quella crociata contro gli orfanotrofi.
< Malfoy.> mugolò, fissandolo con uno sguardo implorante.
Il ragazzo sospirò, posando anche la mano sinistra sull’altra spalla della fanciulla. Scoccò una rapida occhiata al funzionario ministeriale, che parve comprendere immediatamente l’implicita richiesta di un minimo di privacy e dunque indietreggiò di qualche passo, fingendosi particolarmente interessato all’iscrizione sulla porta del proprio Ufficio.
< Mezzosangue, qual è il problema?> esordì Draco, tentando di suonare conciliante.
Hermione abbassò nuovamente lo sguardo sul bambino, mordendosi il labbro inferiore.
< Non capisci? Non può andare in quel posto. Se verrà affidato ad un orfanotrofio, automaticamente il Ministero smetterà d’interessarsi a lui, lo giudicheranno “sistemato”, e lui non avrà più alcuna possibilità di tornare dai suoi genitori.>
< Sei davvero convinta che non siano stati loro a lasciarlo in quel cassonetto?>
La giovane sospirò profondamente, per poi tornare a fissare il collega.
< Non lo so.> ammise < Però... è una sensazione, ecco.>
Lui aggrottò le sopracciglia.
< Una sensazione?>
La ragazza annuì, con un accenno di sorriso.
< So che è stupido, però dentro di me sento che non sono stati loro. Non riesco ad immaginarlo come un bambino rifiutato dalla propria famiglia, trovo più presumibile che gli sia capitato qualcosa, anche se non saprei cosa di preciso.>
Inaspettatamente, anche Draco sorrise.
< Non è stupido. O meglio, in linea di massima lo sarebbe, ma si dà il caso che ti sei sempre dimostrata piuttosto, come dire, perspicace, perciò è lecito supporre che tu possa avere ragione anche questa volta.>
Hermione spalancò occhi e bocca in un’espressione di compiaciuto stupore.
< Sei d’accordo con me?> domandò, non riuscendo a nascondere un tono di profonda sorpresa.
< Temo di sì, anche se non è particolarmente piacevole.> replicò lui, ghignando ironico.
La giovane avvertì l’impellente desiderio di gettargli le braccia al collo per manifestargli la propria riconoscenza. Fortunatamente, il bambino che stringeva tra le braccia e la consapevolezza che – miseriaccia – si trattava di Malefico Malfoy in persona bloccarono sul nascere quella folle tentazione.
< Comprendo i tuoi timori.> proseguì < Effettivamente è piuttosto probabile che, una volta depositato in un orfanotrofio, il suo caso finisca nel dimenticatoio. Ma entrambi abbiamo conoscenze abbastanza importanti da impedirlo, no? Possiamo portare avanti la sua causa mentre viene momentaneamente tenuto in custodia.>
La ragazza inspirò a fondo, lievemente turbata dall’intimità e complicità che si erano appena instaurate tra di loro. Sentire Malfoy proporsi di spalleggiarla in una delle sue solite battaglie sociali, offrendo persino di avvalersi dei propri contatti “in alto”, era piuttosto curioso, e da un certo punto di vista persino inquietante.
Non che le dispiacesse, di solito nessuno si era mai mostrato minimamente interessato a darle man forte quando decideva di “scuotere il sistema” – la bruciante debacle della sua campagna pro-elfi ai tempi di scuola era ancora un ricordo vivido – , ma che fosse proprio lui a schierarsi al suo fianco era qualcosa di cui stentava a capacitarsi.
In ogni caso, c’erano questioni più importanti di cui doveva occuparsi, rispetto all’apparente e momentanea schizofrenia – perché di quello doveva trattarsi, come minimo – di Malfoy.
< Non è solo questo il punto.> sentenziò < Un orfanotrofio è un luogo... ecco... lugubre. I bambini che vi crescono potrebbero, come dire, mostrarne le conseguenze una volta adulti,. Come è già accaduto in passato, se capisci cosa intendo.>
Draco sgranò gli occhi.
Capiva, capiva eccome.
Certo, temere che il soggiorno in orfanotrofio potesse fare del marmocchio un nuovo Tom Riddle era una considerazione un po’ drastica ed esagerata, ma indubbiamente un fondo di verità c’era.
Non erano esattamente i luoghi più piacevoli ed ospitali del mondo, soprattutto se paragonati al calore che una famiglia – persino una apparentemente rigida e scostante come la sua – poteva infondere nell’animo di un pargolo.
Non aveva considerato la situazione da quel punto di vista, ma comprendeva. Peraltro, durante una delle sue indagini tramite Weasley – ovvero una delle soffiate di cui il ragazzo lo aveva reso partecipe dopo essere stato opportunamente incantato ed imbottito di Veritaserum – aveva scoperto come la storia del piccolo Voldemort “bulletto d’orfanotrofio” avesse impressionato la Granger.
Annuì, mostrandosi concorde.
< E cosa pensi di fare, dunque?> le chiese.
Hermione abbassò nuovamente lo sguardo sul neonato, le cui palpebre calanti indicavano il sopraggiungere del sonno.
Aveva già preso la sua decisione al riguardo. Ad essere onesti, ne era stata convinta fin dal primo accenno di “orfanotrofio” da parte del funzionario del Ministero.
E sebbene ciò andasse contro ogni sua logica e stridesse notevolmente con quello che aveva sempre giudicato il suo modus operandi con gli infanti – vale a dire la mancanza più assoluta di alcun senso materno o predisposizione in generale – , le era parsa immediatamente la scelta più ovvia, inevitabile e soprattutto più giusta.
Per il bambino sicuramente.
Per lei... anche, si augurava.




< E’ fuori discussione!> esclamò l’ometto, inorridendo.
Le intemperanze di quella giovane Auror stavano raggiungendo livelli impensabili. Appena possibile, avrebbe contattato Miss Jones per proporle un consulto psichiatrico.
< Non vedo quale sia il problema.> commentò Hermione, perplessa.
< E’ evidente che lei non lo capisca, signorina, o comprenderebbe da sola la stoltezza della sua richiesta.> chiosò quello, acido e tagliente.
Draco decise che poteva sopportare l’insolenza altrui nei confronti della sua Mezzosangue solo un certo numero di volte, e che il tizio aveva già abbondantemente varcato quel limite.
< Cerchi di moderare tono e termini.> sibilò, minaccioso < Non mi costringa a punirla per oltraggio a pubblico ufficiale.>
L’uomo lo squadrò ad occhi sgranati. Per tutto il tempo aveva sperato che almeno lui fosse ragionevole, ma forse aveva affrettato eccessivamente il proprio giudizio.
< Signor Malfoy, mi auguro che lei comprenda quanto la prospettiva avanzata dalla sua collega sia inattuabile.>
< No, onestamente non lo comprendo.> replicò, fugando ogni ulteriore dubbio dell’ometto riguardo al suo buonsenso < Capisco che il Ministero non sia propenso ad affidare neonati nelle mani di sconosciuti non qualificati, è piuttosto ovvio. Ma la Granger è un’eccellente Auror, un’eroina di guerra ed un’amica di Harry Potter,> sottolineò l’ultimo “attributo” della ragazza sopprimendo il proprio disgusto, consapevole che rientrare nella cricca dello Sfregiato in certe circostanze valeva come sfoggiare una medaglia d’oro al valore civile < sarebbe in grado di tutelare e proteggere il bambino quanto se non meglio dei gestori di un orfanotrofio.>
Il funzionario parve tentennare, e Draco non riuscì a trattenere un ghigno: tutto sommato, anche rientrare nella cricca dei Malfoy in certe circostanze aveva i suoi vantaggi.
< Non lo metto in dubbio,> fece < ma insomma... affidare un minore ad una donna nubile...>
Hermione sbuffò sonoramente, alzando gli occhi al cielo. L’ennesima dimostrazione di trivialità del Ministero della Magia: una donna non sposata, a loro dire, non era in grado di occuparsi da sola di un bambino.
Ovvio, secondo la loro ignobile politica “io Tarzan, tu Jane”, una donna single valeva meno della metà di una coniugata, che comunque a sua volta non spiccava particolarmente per rilevanza.
Malfoy inarcò un sopracciglio, squadrando l’ometto da capo a piedi.
< Tutto qui? Allora non sussiste alcun problema.>
Sia la ragazza che l’uomo lo osservarono perplessi.
< Cosa intende dire?> chiese quest’ultimo, dubbioso.
< Che non se ne occuperà da sola. La aiuterò io.> concluse Draco, scoccando ad Hermione un’occhiata eloquente.
Lei si sentì improvvisamente soffocare. Un conto era Malfoy che si offriva di spalleggiarla, un altro conto era la prospettiva di accudire un neonato assieme a lui.
Come accidenti avrebbero potuto, se a malapena si sopportavano?
Comprese però, dallo sguardo del giovane, che era l’unica soluzione possibile perché il Ministero le concedesse la tutela del bambino. Sapevano entrambi quanto i funzionari – soprattutto quelli particolarmente odiosi – potessero mostrarsi intransigenti di fronte a certe “pratiche”.
Suo malgrado, si ritrovò a dover accettare la collaborazione del ragazzo. Ed il funzionario, altrettanto malvolentieri, fu costretto a cedere alle loro richieste, concedendo agli Auror Granger e Malfoy la custodia temporanea del “soggetto”, almeno finché l’Ufficio per la Salvaguardia dei Minori non fosse riuscito a risalire alla sua famiglia d’appartenenza.
Per quanto rincuorata dal pensiero di aver scampato al piccolo uno sgradevole soggiorno in orfanotrofio, Hermione non riuscì a dissipare la preoccupante sensazione di essersi appena cacciata in un impiccio di proporzioni epiche.
E se avesse avuto il potere di leggere i pensieri di Malfoy – che non la finiva di ringraziare mentalmente la sua buona stella per la ghiotta occasione che gli aveva appena offerto – , o perlomeno si fosse soffermata ad analizzare con più attenzione l’espressione soddisfatta e vittoriosa che si era dipinta sul suo volto, avrebbe compreso che non si trattava semplicemente di una banale sensazione.
Era una certezza.
Si era realmente cacciata in un impiccio di proporzioni epiche.
E neppure s’immaginava quanto.












NdA:


1) Il titolo di questo capitolo è evidentemente ispirato al recente film “Tre all’improvviso” con Katherine Heigl. Oltre ad essere, oserei dire, particolarmente calzante sia per la storia che per questa parte nello specifico, bisogna sottolineare che l’assurda idea di scrivere questa sottospecie di “fict Natalizia” (molto tra virgolette, tenendo conto che è la cosa più Natalizia che potreste aspettarvi da un Grinch come me xD) mi è balenata in quell’arida distesa desertica che mi ostino a chiamare cervello proprio mentre me ne stavo seduta al calduccio del cinema a guardarmi questo film (ed a godermi il protagonista maschile, che è davvero tanta roba *ç*).

2) Sono sincera, “nientepopòdimenoche” è una parola che mi ha sempre, sempre e ribadisco SEMPRE mandata in confusione. In primis perché non è esattamente una “parola”, quanto più un’espressione, peraltro se non erro di derivazione televisiva (mi pare che fosse il motto di un vecchio presentatore degli anni 50, tipo il “Allegria!” di Mike Buongiorno o qualcosa del genere). Secondariamente, perché lo stesso google, che solitamente funge da mia oasi di salvezza per i dubbi lessicali, mi fornisce molteplici trascrizioni, tutte tanto corrette quanto sbagliate u.u
Alla fine, ho deciso di fare di testa mia, che in molti casi è un vero dramma xD
La mia scelta di scrivere la parola tutta attaccata ed in corsivo è, a dire il vero, piuttosto semplice. E’ chiaro che la sfumatura che volevo impartire all’espressione sia evidentemente molto ironica e sarcastica.
L’intenzione è quella di rendere nello scritto il tono che io vi darei nel parlato, ovvero molto ampolloso ed estremamente beffardo.
Del resto, si cita nientepopòdimenoche sua maestà Harry Potter, e sapete bene che quando si tratta di lui la malignità mi viene praticamente spontanea xD

3) Nel mio elenco di “lodi” al caro Sfregiato ho impropriamente citato tre grandi personaggi, che spero abbiano la bontà d’animo di perdonarmi per averli accostati ad un simile soggetto.
Il Magnifico si riferisce, ovviamente, a Lorenzo il Magnifico, alias Lorenzo de’ Medici, alias gran figo fiorentino quattrocentesco, come piaceva ricordarlo alla mia prof di letteratura del liceo xD
L’eroe dei due mondi altri non è che Giuseppe Garibaldi, per quanto forse, a conti fatti, questo sia l’unico appellativo che quasi quasi potrebbe andare bene per il vecchio Pottah. Non che sia un eroe in senso lato – quelli veri tendenzialmente salvano, non si fanno salvare u.u - , ma la sua appartenenza a due mondi è indubbia, direi.
Dulcis in fundo, personaggio forse di minor rilievo storico (ma forse, eh u.u), ma d’indubbio spessore: “il paladino della legge venuto per punire i malvagi in nome di Godric Grifondoro”. Chi coglie il riferimento vince una caramellina (Jup e Rea non sono autorizzate ad esprimersi xD).


4) “Il fu Harry Potter” è ovviamente un calco – il Signore mi perdoni – de “Il fu Mattia Pascal”, una delle opere a mio modesto parere meglio riuscite di Luigi Pirandello.

5) Mentre per gli altri dell’elenco i libri possono confermare, non ho reale prova del fatto che Hermione abbia affrontato o meno dei vampiri. Tuttavia, presuppongo che, durante il suo lavoro di Auror, possa esserle capitato di avere a che fare con simili creature. O forse il mio inconscio manifesta così il suo non tanto segreto desiderio di vedere la cara Hermie prendere a calcioni nel didietro tutta la famiglia Cullen, cane-futuro genero compreso xD

6) I testicoli di Merlino sono una gentilissima nonché provvidenziale concessione della mia Rea <3
L’innocuo professore balbuziente, invece, è evidentemente il vecchio Raptor :)

7) Per quanto concerne l’incantesimo pronunciato da Draco per riscaldare il pupo, confesso le mie colpe ed ammetto che è una mia creazione. Che poi “creazione” è un termine improprio, in quanto mi sono semplicemente limitata a sfogliare il mio vecchio vocabolario di latino del liceo, cercare la traduzione del verbo “riscaldare” e schioccarla impunemente su word. Mi sono dannata per ore sul web, alla ricerca di un incantesimo riscaldante, perché ero certa che esistesse realmente. Non so come me ne sia convinta, ma è molto probabile che l’incantesimo “tergeo” mi abbia tratta in inganno, portandomi inspiegabilmente ad associarlo, almeno per suono, alla parola “tepore”. Fatto sta che la mia ricerca si è conclusa con un pugno di mosche, e dunque mi sono dovuta arrangiare per conto mio. Perché poi la Row si sia preoccupata di propinarci gli incantesimi più assurdi, evitando formule di ordinaria amministrazione come questa, è davvero una cosa che mai comprenderò u.u

8) Il Kappa è una delle creature magiche citate dalla Row nella saga (peraltro solo nel terzo libro, dato che Lupin lo fa studiare alla classe di Difesa contro le Arti Oscure). Più informazioni al riguardo sono reperibili in “Animali fantastici: dove trovarli”. I Kappa si nutrono di sangue umano, e ne sono talmente assuefatti che non si fanno scrupoli a strangolare qualunque ignara vittima attraversi la loro zona pur di ottenerlo. Non a caso, sono classificati XXXX, ovvero “pericolosi”.
Lo ammetto, i miei tentativi di trovare metafore del Potterverse si dimostrano ogni volta sempre più difficoltosi, e gli esiti sempre più tristi u.u
Ma mi piaceva rendere l’idea che Hermione, in condizioni normali, avverta una necessità quasi fisica di zittire l’interminabile blabla di Draco. Che, peraltro, può tranquillamente essere giudicato OOC, ma bisogna tenere conto di due considerazioni.
La prima è di carattere puramente oggettivo: Draco, vi ricordo, è fermamente intenzionato a conquistare Hermione, dunque a mio parere è piuttosto scontato che tenti di “accattivarsela”, mostrandosi spigliato, eloquente ed estroverso. Onestamente, il fascino del bel misterioso taciturno non funziona con un tipo come lei (e lo so per esperienza, visto che caratterialmente le sono ahimè molto affine).
La seconda, invece, è di carattere soggettivissimo: il mio esplicito proposito è di scrivere una storia “fluff”. Non necessariamente stupida o troppo discostante dai dettami della Rowling (soprattutto in termini di caratterizzazione dei personaggi), però comunque una cosina comica e leggera. E francamente, Draco versione mutrignone che non spiaccica una parola manco a pagarlo oro mi renderebbe le cose un po’ complicate xD

9) Ok, sarò sincera, sono in assoluto una delle persone più ignoranti sulla faccia della Terra in questioni religiose ed affini. E dunque, spesso, mi ritrovo ad utilizzare termini derivanti da questo campo in maniera del tutto impropria (ed a volte persino blasfema, anche se in certi casi confesso che è voluto xD). Perciò, se c’è qualche Buddhista o esperto di religioni in ascolto, chiedo venia in anticipo >.<
Detto ciò, da quel poco – pochiiiiiiiiissimo – che so io, il Nirvana (oltre ad essere il nome della band di Kurt Kobain, e sempre sia lodata *_*) è la condizione dello spirito che rappresenta il fine ultimo del Buddhismo e che in sostanza corrisponde ad una sublimazione dell’anima che libera il credente dal dolore e dai desideri materiali, alla quale si giunge attraverso la meditazione.
Il mio uso di suddetto termine sta ad indicare che, nei fugaci attimi di silenzio che Hermione riesce in qualche modo ad ottenere, raggiunge una sorta di beatitudine totale e quasi trascendentale. Un po’ come quella che si prova quando si verbalizza il voto positivo di un esame particolarmente ostico, per metterla in termini universitari (e sono certa le mie colleghe studentesse condivideranno questa mia posizione xD)

10) “E’ una splendida, splendida, splendida idea” è una delle frasi cult di Yzma, personaggio del cartone Disney “Le follie dell’Imperatore” e della serie di Disney Channel “A scuola con l’Imperatore” (che io amo visceralmente, entrambi <3)

11) L’Ufficio per la Salvaguardia dei Minori è un’altra mia misera invenzione, per la quale oltretutto lo sforzo di fantasia è stato davvero minimo. Inizialmente avevo pensato di ripiegare sull’Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia – e nello specifico, sull’Ufficio per l’Uso Improprio delle Arti Magiche, quello che si occupa di supervisionare ed impedire l’uso della magia da parte di minorenni al di fuori delle mura di Hogwarts (quello che spedisce le famose tre lettere di richiamo ad Harry, per intenderci) – , ma a ben considerare non sarebbe stato esattamente corretto. Ho voluto dunque sperare che il Ministero includesse anche un dipartimento dedicato alla tutela dei minori, una cosa sulla falsariga dell’USSM italiano (Ufficio Servizi Sociali Minorenni).

12) “Difendere la propria colpa è un'altra colpa” è, se non erro, un vecchio proverbio italiano, che la mia adorabilissima professoressa di storia e filosofia del liceo usava sempre per motivare la sua ferma volontà di schioccare un sonoro tre sul registro a chi si presentava impreparato ad un’interrogazione, indipendentemente dal fatto che lo studente in questione tentasse o meno di giustificarsi u.u
Ancora più personale – e di conseguenza per voi forse ancora meno interessante – è il fatto che io ed il mio “dirimpettaio” di banco commentavamo questa sua uscita con un “Ammazza la vecchia col flit” (citazione di “Chi ha incastrato Roger Rabbit”, ad onor di cronaca). E sì, la canticchiavamo pure xD

13) “Perdonarci reciprocamente le nostre balordaggini è la prima legge di natura” è una citazione di Voltaire, mentre la frase successiva di Draco è una sottospecie di calco della più famosa “Non sono cattiva, è che mi disegnano così” pronunciata da Jessica Rabbit nel film Disney “Chi ha incastrato Roger Rabbit” (e stampata a grandi lettere in una mia fighissima t-shirt, peraltro xD).

14) Ennesimo mio esempio di blasfemia, temo. “I bambini sono un dono del cielo”, oltre ad essere una frase fatta, è un libero adattamento del “i figli sono un dono che viene dal Signore”, che il fedele google mi segnala appartenere al Salmo 127:3 (non chiedetemi quale Salmo e di cosa, perché non sono ASSOLUTAMENTE in grado di rispondervi O.O).
La successiva frase di Hermione è invece un proverbio italiano in cui mi sono per caso imbattuta durante le mie varie scampagnate nel web.

15) La caramella al limone, oltre ad essere una battuta di infimo livello, è un omaggio a Albus Silente, dal momento che suddetti dolciumi sono i suoi preferiti (oltre che la parola d’ordine per accedere al suo ufficio durante il primo anno, se non erro).
Per quanto riguarda la scelta dell’orfanotrofio come futura destinazione del pupo, oltre ad un evidente accorgimento funzionale ai fini della storia (perché è piuttosto ovvio che se le prospettive del bambino fossero state diverse, probabilmente Hermione non avrebbe lottato così ardentemente per sottrarlo al suo triste destino, con la conseguenza di autocandidarsi a sua momentanea tutrice), ammetto che la mia è stata anche una decisione dettata dalla logica. Insomma, non ho idea di come funzionino le cose nel mondo Magico – a dire il vero ho poche conoscenze in questo senso anche nel mondo Babbano, ma dettagli xD – ma mi pare presumibile che un neonato abbandonato a se stesso, apparentemente senza famiglia, dall’identità sconosciuta e non reclamato da nessuno venga infine indirizzato ad un orfanotrofio. Forse la tempistica è un po’ più rallentata rispetto alla mia descrizione, probabilmente anche a causa delle lunghe trafile burocratiche. Ma, oltre ad ulteriori motivazioni narrative ed oltre a supporre che in un mondo in cui si dispone della magia le cose siano verosimilmente più rapide, ho voluto rendere l’ennesima testimonianza della supponenza e del fare sbrigativo dell’ometto – ed in generale, di tutto quel reparto del Ministero – , che reputa l’orfanotrofio la soluzione più consona ma soprattutto meno fastidiosa e gravosa per lui.

16) “Malefico” quale soprannome di Draco non è un’idea mia, bensì una citazione della meravigliosa Saga di fanfiction di Kysa e del suo relativo quinto “capitolo”, “L’alchimia del Sangue”, scritto da Axia.
Personalmente ho sempre adorato quel nomignolo, è una denominazione geniale e particolarmente calzante per lui, e ritengo doverosi i credits ad una serie che è semplicemente ed incontestabilmente un vero capolavoro.

17) Debacle è un termine francese che viene usato correntemente – ma nemmeno poi tanto, a dire il vero o.o – anche nel gergo italiano, seguendo in parte la sorte di altre parole come savoir-faire o nonchalance. Il che poi spiega perché è stato scritto senza gli accenti tipici che la sintassi francese avrebbe richiesto.
Debacle significa letteralmente “disfatta, tracollo”, ed in senso più generale sta ad indicare un fallimento, un fiasco. Come, appunto, il tentativo di Hermione di sensibilizzare il resto della popolazione di Hogwarts alla sua causa pro-elfi domestici.

18) La questione Tom Riddle-orfanotrofio mi sembra piuttosto chiara, ma in ogni caso ve ne do una rapida delucidazione.
Il futuro Signore Oscuro, come saprete, crebbe in un orfanotrofio in seguito alla morte della propria madre e l’abbandono del padre Babbano. Trascorse lì i suoi primi undici anni di vita, finché non gli venne consegnata la convocazione per Hogwarts da Silente in persona.
Durante la sua infanzia, Tom iniziò subito a mostrare i primi segni di “squilibrio”, terrorizzando i propri compagni con la magia e divertendosi a rubare loro i pochi oggetti che possedevano.
Ovviamente, lui era così di natura. Pensare che sia stata la permanenza nell’orfanotrofio a trasformarlo in ciò che poi è diventato sarebbe una semplificazione bella e buona, peraltro tremendamente ingiusta . Insomma, a prescindere da ogni cosa, Voldie sarebbe diventato comunque un Mago Oscuro. Forse meno fanatico e razzista (forse), ma comunque sempre discretamente malvagio.
Tuttavia, nella fict ho voluto riportare il punto di vista di Hermione, che da buona Grifondoro suppongo sposi la filosofia del “nessuno nasce cattivo”. Dunque, trovo presumibile che la nostra cara Mezzosangue ritenga che il modo in cui Tom è cresciuto, e perciò anche l’ambiente inospitale e freddo dell’orfanotrofio, abbiano contribuito a trasformare Riddle in Voldemort.
Ed ecco perché teme che una simile sistemazione possa esercitare degli effetti negativi sul bambino.
Draco, invece – e spero si comprenda dal testo – , concorda sulla mancanza di piacevolezza del luogo e sull’indubbio senso di “malinconia” che possa causare il crescere lontano dall’affetto di una vera famiglia. Ma per quanto riguarda l’idea dell’orfanotrofio che trasforma in crudeli Signori del Male, si limita semplicemente a mostrarsi accondiscendente e ad assecondare Hermione, più che altro sempre per il suo costante tentativo d’ingraziarsela e conquistarla.
Che poi sotto sotto anche lui tenga al pupetto è un altro discorso, presumibilmente troppo precoce per essere affrontato ora xD

19) Che gli Auror siano pubblici ufficiali, credo sia indubbio. Che esista una legislatura che tuteli anche la loro condizione e li protegga da eventuali comportamenti irrispettosi dei cittadini, è una mia mera supposizione.
Che Draco scelga di minacciare l’ometto in questa maniera soft, piuttosto che promettergli di schiantargli le chiappe o qualcosa di simile, è una nostra (sì, nostra xD) scelta presa di comune accordo. Perché del resto, anche se si sente in dovere di difendere l’onore della sua bella, non gli è certo congeniale esporsi così tanto, soprattutto in una fase delicata del suo rapporto con Hermione.

20) La politica “Io Tarzan, tu Jane” è un modo pittoresco e di riferimento cinematografico per indicare un atteggiamento retrogrado e vagamente primitivo del Ministero nei confronti delle donne. Anche in questo caso, è una stupidaggine che fa parte del mio vocabolario colloquiale xD







Sorprendentemente, sono riuscita ad aggiornare dopo solo una settimana O.O
Questo mi rende immensamente fiera di me, lo confesso xD
Non vi assicuro altrettanto per i prossimi capitoli, ma giuro che ci proverò.
Devo, ovviamente, ringraziare tutti voi per le stupende recensioni e per la bella accoglienza che avete riservato a questa storiella, ne sono davvero molto felice :)
Dopo venti note, direi che aggiungere altro sarebbe superfluo e fastidioso per voi, dunque vi do appuntamento a gennaio (che sembra lontanissimo, ma a ben pensarci è già sabato o.o), vi faccio i miei più sentiti auguri di Buon Anno e vi rinnovo il mio amore estremo per ognuna di voi, singolarmente.
Grazie grazie grazie <3
Infine, come sempre, vi rimando alla mia pagina di Facebook per spoiler, commenti, offese, insulti, pernacchie e quant'altro xD
Alla prossima!!


   
 
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