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Autore: dodux96    29/12/2010    0 recensioni
Caco è stata adottata e ora vive con suo padre Mason; Peter è l'amico di famiglia di sempre ma con un segreto nascosto: è un Vampiro... dal giorno in cui Peter rivela a Caco cosa il destino ha riservato anche per lei, ogni cosa cambia: lei è una Cacciatrice...
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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   -“ Va bene, prima del suo arrivo, signorina Milo, stavamo parlando..”- dopo un monologo di quasi mezz’ora il professore tornò alla sua lezione e, contenta, lasciai che le parole scorressero su di me velocemente, senza neppure ascoltarle o fare finta, almeno. Mi è sempre piaciuto il liceo. Tre a uno.I banchi era singoli, posizionati a scacchiera, in modo che nessuno fosse troppo vicino a qualcuno: la classe, inoltre, era anch’essa divisa in tre parti, o così parve a me. Il posto davanti era riservato a un gruppo di ragazze del tipo “studio tutto il giorno”, e che ovviamente avevano trascritto ogni singola parola che il professore aveva detto nel suo monologo; il fondo invece era delle coppiette, degli innamorati, che carini: alcune scrivevano messaggi con le proprie girlfriend, altri ancora si tenevano per mano sotto il banco, della serie “non me ne può fregare un fico secco, faccio quel cavolo che voglio”. In mezzo c’erano quelli come me, ragazzi e ragazze intenti a far altro, sicuramente non ad ascoltare, ma lo facevano in modo sottile: alcuni ascoltavano musica, ma facevano passare il filo delle cuffie sotto la maglia e poi nascondevano la cuffietta con i capelli o con sciarpe, altri fissavano fuori dalla finestra formulando pensieri che nemmeno il professore avrebbe capito, ma ogni tanto tornavano con lo sguardo sul libro, o prendevano un po’ di appunti con la matita, giusto una parola, un segnetto, per far capire al professore che si, non gliene fregava niente, ma che apprezzavano il suo abominevole sforzo…nullo.
La classe era un essere vivente, e non appena il professore si girò verso la lavagna, ogni ragazzo tornò a fare la sua parte: le secchione scrivevano, sbavando come cuccioli affamati dietro al professore, i nullafacenti dai comportamenti sottili schiacciarono il tasto play dell’ Ipod e gli innamorati a baciarsi.
-“ Ho capito che l’amore vince su tutto, ragazzi, ma potreste perlomeno aspettare la campanella per scambiarvi certe effusioni? Grazie.”- la voce del prof mi riscosse dai miei pensieri e proprio quando stavo per togliere il suo unico punto alla scuola, ecco che invece se ne aggiudico un altro.
-“ E comunque, se volete potete sempre uscire.”- Oh no, no no no e ancora no. Tre a due! –“Oggi per me la lezione finisce qua: mancano dieci minuti alla campanella, tirate fuori i libri della prossima lezione, grazie.”- la mascella praticamente mi si staccò dal resto del viso. Non ci potevo credere, tre a tre. Parità.
-“ Chiudi la bocca, o altrimenti ti entrerà qualche mosca.”- eh? mi girai verso la voce e mi ritrovai davanti a un tizio qualunque, un bel tizio qualunque, che mi guardava divertito. Era moro, i suoi capelli erano un po’ mossi, e gli occhi era di un verde abbagliante.
-“ Così va bene?”- chiesi a denti stretti, con gli occhi ridotti a una fessura. Lui annuì scoppiando a ridere di nuovo.
-“ Parità col professore? Ahahaha!”- mi rigirai con uno scatto. L'avevo detto a voce alta?
-” Non ti preoccupare, anch'io lo facevo il primo giorno, del primo anno.”-
-” Già, peccato che io sia in terza.”- che cretina!
-” Come me.”-
-” Che vuol dire? Che lo fai anche adesso?”- dissi con aria strafottente scuotendo la testa e le spalle.
-” Si, però io sono a cinque a tre.”- stavo per controbattere, ma per sua fortuna la campanella suonò subito dopo e scattai in piedi, uscendo per prima dalla classe. Non avevo calcolato però,che la scuola conteneva una massa di 800 persone, e che queste al suono di quella stupida campanella scattavano fuori dalle aule proprio come me. Ma per fortuna ecco che arrivò il mio aitante compagno di classe, pronto a salvare una ragazzina in pericolo: le persone mi erano addosso, stringendomi una morsa mortale, ma le sue mani mi aprirono un varco tra la folla e passando sotto braccia alzate e in mezzo a corpi immobili come pali fummo liberi. Non lo guardai e scappai via.
-“ Ehi! Aspetta!”- mi raggiunse nel giro di due secondi, cavoli! –“ Non mi ringrazi nemmeno?”-
-“ Grazie, va bene?”- gli sbraitai contro, girandomi bruscamente per urlarglielo in faccia: me lo ritrovai a pochissimi centimetri dal viso. Mi allontanai velocemente e il suo sguardo cambiò: mi fissava con gentilezza, esprimeva tenerezza. Dopotutto era stato molto gentile con me e io ero stata così scema da trattarlo male. Mi sentii profondamente in colpa.
-“ Senti, mi dispiace, non dovrei trattarti così…”-
-“ Non importa davvero. E’ il tuo primo giorno.”-
-“ Si, ma tu sei stato gentile con me e io…”-
-“ Te l’ho detto, non importa. Va bene così.”- mi fissò di nuovo con quella strana luce negli occhi. - “ La prossima ora c’è trigonometria.”-
-“ Aula S7…”-
-“ Esatto. Allora vediamo…”- alzò il collo oltre la marea di teste probabilmente per cercare la via più veloce. –“ Ah, ecco, vieni.”- in un secondo mi prese per il polso e mi trascinò tra il fiume in piena che si riversava nel corridoio : la sua mano era grande e forte, non mi lasciò nemmeno quando un’idiota ci arrivò addosso con tutto il suo peso, trascinandomi per terra. Lui riuscì a liberarmi, di nuovo, e mi spinse di nuovo nel corridoio. L’aula era relativamente vicino, ma arrivammo comunque in ritardo: per fortuna, o per sfortuna, il professore era molto anziano, e non si accorse per niente del nostro arrivo. Il mio accompagnatore mi fece segno di far piano e di seguirlo: gli unici posti a sedere liberi erano infondo, vicini. Ci muovemmo tra i banchi cercando di fare meno rumore possibile, ma proprio quando mi stavo sedendo, il professore si girò verso di noi: il tempo gli aveva solcato il viso con rughe profonde, i capelli e barba erano bianchissimi. Portava un paio di occhiali con lenti spesse come minimo due centimetri, ma evidentemente non gli bastavano: gli ero davanti, completamente davanti, e lui aveva lo sguardo fisso verso di me, ma niente. Dovettero passare ben ventiminuti perchè gli venisse in mente di fare l'appello: quando lesse il mio nome chiese dove fossi, alzai la mano e mi fissò per tre minuti ripetendo il mio nome tante e tante volte. Mi fece paura, ma prima di cominciare a preoccuparmi seriamente, lui tornò a girarsi verso la lavagna. Questa volta fu più facile far passare l'ora, davanti a me tutti quanti erano chini sul banco a scrivere ogni cosa che provenissse dalla bocca del prof: mi chiesi se dovessi farlo anch'io, ma la lezioni finì subito, quindi non ebbi il tempo. Con un sorriso sulle labbra, quattro a tre. Rimonta.
- “Va bene ragazzi, studiate fino a pagina 15 per la prossima volta.”- il professore cercò di darci i compiti, ma si rese conto di aver perso in partenza.Il ragazzo che fino alla lezione prima mi seguiva per i corridoi ora era sparito in un baleno. Eto rimasta sola in classe e mi affrettai ad uscirne. Pensavo di averlo perso e invece era là, che camminava lentamente con i libri sotto braccio. Lo guardai per un po', era veramente bello: da dietro lo sembrava ancora di più; per un secondo mi parve di sentire il mio cuore che faceva una capriola. Gli corsi dietro.
-“Aspetta! Ti prego asp...oddio...Aspetta!”- lo raggiunsi, con qualche fatica, lo raggiunsi. Lo chiamavo ma non si girava ne mi aspettava, anzi, sembrava quasi che aumentasse velocità.
-” Ma vuoi aspettarmi cavoli?”-
-” Che c'è, sei tu ora che mi perseguiti?”-
-” Eh?”-
-” Ahahahah!. Dai, riprendi fiato, su.”- ma che aveva? Sbalzi di umore tipici degli uomini in andropausa? Eppure era ancora giovane...
-” Dimmi, cosa vuoi?”-di nuovo serio. Stava cominciando a darmi alla testa: lo aveva detto pure lui, sono appena arrivata, un po' più di clemenza, por favor!
-” Prossima aula?”-chiesi con ancora il fiatone. E lui si mise a ridere. Pensai che se non fosse stato così bello lo avrei ucciso, ma come privare il mondo di tanta bellezza? Cristo...
-” Si, certo, da questa parte.”- e mi fece segno di seguirlo lungo il corridoio.Mi affiancai a lui e per un po' regnò il silenzio.
-” Quindi sei nuova...”- annuii -” E ti chiami Carlotta Milo.”-
-” Puoi chiamarmi Caco o Milo se vuoi.”-
-” Ok, allora tu puoi chiamarmi Nick. Ti va?”- lo guardai con gli occhi sgranati annuendo come una cretina.
   
 
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