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Autore: Burnt Orchid    30/12/2010    4 recensioni
[FIC SOSPESA INDEFINITIVAMENTE]
Lily origlia una conversazione dei malandrini e scopre che chi si fa i fatti propri... non si innamora! Non so quanto sarà lunga... improvviserò un po'... Vediamo come va... Recensite!
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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ff j&L 2 Lily Evans fissò il foglio di pergamena srotolato davanti a sè e si mise le mani tra i capelli. Il Professor Vitious le passò accanto con occhi pieni di compassione e ritirò l'ultimo test.

Lily non alzò nemmeno il capo e ripetè nella sua testa quello che gli altri studenti bisbigliavano da ormai quindici minuti. Lily Evans ha preso una A. Lily Evans ha preso una A. Una A... Come Accettabile. Accettabile? Noooo! Non è accettabile. A come Assurdo, semmai. A come Affliggente, Attanagliante, Amaro, Angoscioso, Atroce, Abominevole, Abietto, A... NOooo! Tutte quelle ore passate a leggere il vocabolario per imparare più parole possibili, e ora non riusciva neanche a descrivere quello scempio.

Colpì il banco con un pugno, facendosi male. E lanciò un'occhiataccia alle due sedie vuote in fondo all'aula. Che infami.

La situazione era degenerata. Non poteva andare avanti così. Era avvenuto ciò che lei aveva sempre cercato di evitare. Era stata distratta dai suoi studi, aveva perso la concentrazione. Le avevano crudelmente strappato la media dell'Eccezionale nella sua materia preferita. Doveva assolutamente rimediare. Ma come? Ci aveva provato. Aveva tentato più volte di studiare, ma niente! La sua mente continuava a vagare ed i suoi occhi ad alzarsi verso il dormitorio dei maschi del settimo anno, in quei giorni perennemente chiuso. E mentre le sue compagne si chiedevano come mai i ragazzi non permettessero più che le più belle pollastrelle si infiltrassero nelle loro stanze, lei, Lily, lo sapeva. Erano stati i Malandrini a vietare loro l'accesso, per evitare che qualcuno scoprisse di Potter.

C'era una sola cosa che non sapeva, ed era anche la sola cosa che desiderava sapere. La sua sete di conoscenza aumentava ogni minuto di più e lei era giunta al limite ormai. Doveva scoprirlo, o non avrebbe mai più trovato pace.

Erano passati due giorni da quando lei stessa aveva contribuito alla distruzione della sua media scolastica. Due lunghi giorni e due ancora più lunghe notti insonni.

E durante le ore passate a tentare di studiare in sala comune, aveva notato strani comportamenti da parte dei Malandrini: una sera mentre stava tentando di ripassare per il test di Incantesimi, la testa bionda di Lupin era sbucata dalle scale che portavano al dormitorio. Lupin aveva chiamato Black con voce abbastanza disperata e aveva detto "Sirius, forse è meglio che vieni". Black a quel punto si era voltato verso di lei e l'aveva guardata malissimo prima di abbandonare la sua partita a scacchi magici, facendo vincere Minus.
Per non parlare della sera in cui dalla sua camera Lily aveva visto uno snowglobe, quei souvenir natalizi nei quali, se capovolti, una sostanza bianca comincia a cadere in un'imitazione di una tempesta di neve, infrangere la finestra del dormitorio dei malandrini e cadere nel cortile della scuola, frantumandosi in mille pezzi.

Si alzò dal banco, prese la sua borsa a tracolla e si allontanò spedita dalla classe.


---


Quella sera Lily rimase in Sala Comune fino a tardi per controllare che tutti fossero andati a letto. Sorprendentemente Black e Lupin non si erano neanche fatti vedere di sotto. Soddisfatta, poichè ormai era passata un'ora da quando tutti erano andati in dormitorio, si alzò e andò al ripostiglio delle scope e ne prese una, a caso, perchè di sicuro il Quidditch non faceva per lei e non ci capiva niente di manici di scopa.  

Uscì dalla Torre, con il cuore che le batteva forte. La Signora Grassa le disse "Non dovresti girare per la scuola di notte, ragazzina, è contro le regole" e Lily le fece segno di fare silenzio.  Salì le scale a cui piaceva cambiare, in punta di piedi, pregando ogni Dio che nessuno si accorgesse di lei. Sobbalzò spaventata quando Mrs. Purr le passò tra le gambe e seppe che doveva fare in fretta perchè sarebbe sicuramente corsa ad avvertire il signor Gazza.

Quando raggiunse la rampa di scale che portavano alla Torre Ovest, udì dei passi e si nascose dietro ad un'armatura, alla quale chiese di non muoversi, e quella acconsentì facendo il saluto militare.Sentì il respiro affannoso di Gazza passarle vicino ma il custode si allontanò lentamente e faticosamente dal suo nascondiglio, dirigendosi verso i piani inferiori.

Allora Lily ringraziò l'armatura e salì la prossima rampa di scale arrivando nella Guferia in fretta. Entrando tentò di non fare troppo rumore così da non agitare i pochi gufi della scuola rimasti. Montò sulla scopa con fare insicuro ed uscì dalla finestra.

Decise in pochi momenti che volare non le piaceva affatto. Non guardare giù. Non guardare giù. Oh Potter cosa mi tocca fare per te!

Lentamente volò fino alla Torre di Grifondoro e con circospezione si avvicinò alla finestra del dormitorio dei malandrini. Mentre si appropinquava si chiese se le sarebbe servito a qualcosa spiarli mentre probabilmente dormivano tutti, ma ormai era arrivata fino a lì e non sarebbe certo tornata indietro senza almeno una fotografia di Potter che russava con la bava alla bocca.

Prese un respiro profondo e sbirciò dalla finestra: Minus dormiva sonoramente nel letto vicino alla porta, a seguire Remus pareva trovarsi in un sogno abbastanza agitato e muoveva la bocca a formare parole che Lily non poteva sentire. Andò avanti con lo sguardo: un letto vuoto. Si chiese per un momento come mai non fosse occupato, ma proseguì con gli occhi verso destra e vide un letto occupato da due persone, uno era Black che dormiva, voltato verso l'altro occupante del letto. Potter. Potter che era sveglio. AHHHH! Lily riuscì a trattenersi dall'urlare veramente, ma si fece indietro con un sobbalzo. E se Potter l'avesse vista? No, era impossibile, si disse. Altrimenti si sarebbe mosso, avrebbe fatto qualcosa, avrebbe cambiato espressione. Probabilmente si era sbagliata, probabilmente stava dormendo anche lui. , pensò, mentre si avvicinava di nuovo alla finestra, stavolta con più prudenza, allungò di nuovo il collo e ... si ritrovò faccia a faccia con James Potter, solo il vetro della finestra a dividerli. A quel punto perse l'equilibrio e stava per strillare quando Potter aprì la finestra. Lei si aspettava che lui la prendesse per un braccio o per la mano o... qualcosa. Ma lui semplicemente posò la sua mano sulla scopa e disse con voce pacata "Raddrizza la schiena", Lily lo fece, "e ora piega le gambe". Così, seguendo le sue istruzioni, Lily riguadagnò l'equilibrio.

Quindi alzò lo sguardo su di lui, che chiese "Una volatina notturna, Evans?".

Lei rispose con aria di sfida "Sì, Potter".

"Non ti facevo una sportiva".

"Ci sono molte cose che non sai di me, Potter".

"Beh, allora questa sarà una cosa in più".

Lily odiò il silenzio che seguì. Quindi lo spezzò, dicendo "Adesso dovrei andare". Sperando che lui non le avrebbe chiesto di uscire insieme per l'ennesima volta, partì sulla scopa traballante.

"Evans, aspetta".

Oh, no! pensò lei.

"Sì?" chiese lei, senza girarsi, per paura di cadere.

"Ti accompagno... non voglio avere anche la tua morte sulla coscienza".

In pochi secondi lui la raggiunse sulla sua scopa ed insieme volarono fino alla Guferia, poichè Lily non poteva rientrare in dormitorio dalla finestra senza svegliarle, perchè la finestra non poteva essere aperta dall'esterno.

Quando atterrarono nella Guferia, lei fece per andarsene, ma lui la fermò di nuovo "Adesso sputa il rospo Evans, cosa ci facevi davanti al mio dormitorio?".

Lei rispose con un'altra domanda "Perchè hai la faccia di uno che sta per tagliarsi le vene, Potter?".

Lui alzò le sopracciglia. "Non sono affari tuoi, Evans."

"Sono d'accordo", disse lei, con lo stomaco che le si stringeva per la vergogna.

"Ecco vedi, dato che siamo d'accordo, domani notte è meglio se fai la nanna, invece di ficcare il naso".

Potter non era mai stato così cattivo con lei, anche se in quel caso forse se lo meritava. Ma lo stava facendo per i suoi studi! Aveva un motivo più che buono per ficcare il naso! E poi, chi era a parlare? Il ragazzo che si era intrufolato innumerevoli volte nei dormitori delle ragazze per vedere la loro biancheria! Indignata, disse "Senti chi parla, Potter!"

"Allora lo ammetti che mi stavi spiando!", urlò lui, arrabbiato.

"Non ho detto questo!", disse lei incrociando le braccia ed alzando il suo naso alla francesina.

Restarono a fissarsi per alcuni momenti, e lui parlò, con voce vuota stavolta "Vuoi sapere cosa mi è successo?"

Lei non riuscì a trattenersi dall'annuire e se ne vergognò.

"Molto bene. Te lo dirò ad una condizione."

Lei digrignò i denti. Avrebbe dovuto saperlo. Quel ragazzo era il capo dei Malandrini: era risaputo che giocava sempre sporco. Ma lei doveva sapere. Avrebbe fatto qualunque cosa.

"Quale?"

"In realtà le condizioni sono due", ammise lui, alzando le spalle muscolose.

"E va bene!" replicò lei, fumando di rabbia.

Lui la fissò con i suoi occhi color nocciola, sempre così vivaci e ardenti ed ora così tristi.

Poi dettò le sue condizioni "La prima condizione è che devi concedermi due ore delle tue notti per tutto l'anno scolastico. Le passeremo insieme."

"Sei prevedibilissimo, Potter, come sempre", disse lei arrabbiata "e non ti sembra un po' troppo, tutto l'anno scolastico? Siamo solo ad ottobre."

"Quello che vuoi sapere non è una piccola sciocchezza, Evans. A me costa parecchio dirtelo. Poi dipende tutto da quanto valore dai a quello che succede a me". E dopo quelle parole, l'ombra del suo solito ghigno, il quale aveva fatto cadere ai suoi piedi molte ragazze, gli attraversò il viso.

Lei lo guardò male e disse suo malgrado "Molto bene. Qual è la seconda condizione?"

"Che dopo che ti avrò detto quello che vuoi sapere, tu devi stare in silenzio e non avvicinarti a me. Io me ne andrò nel mio dormitorio e tu nel tuo e ci rivedremo domani a mezzanotte in Sala Comune."

Era una richiesta piuttosto ambigua.
Si prese un po' di tempo per osservarlo: aveva un aspetto orribile e, anche se era sempre bellissimo, non risplendeva come suo solito. I capelli stavano spiattellati sulla testa, e sembrava che non si lavasse la faccia da almeno tre giorni. Le spalle erano abbassate e non teneva la testa alta come faceva sempre. Non c'era più quello sguardo di sfida che le lanciava sempre, ma i suoi occhi erano vuoti e malinconici. Osservò le sue labbra carnose e sentì un intenso desiderio di toccarle con un dito per scoprire se erano veramente così morbide come sembravano. Scosse impercettibilmente la testa per cacciare quel pensiero e lo guardò di nuovo degli occhi, prima di acconsentire "Ci sto".

"Sei sicura?"

"Sì".

"Non si torna indietro, Evans. Questo non è un gioco.".

"Ho già accettato", disse lei, anche se cominciava già a credere che non le sarebbe piaciuto quello che avrebbe scoperto.

"Molto bene", replicò lui, impostando le spalle e serrando la mascella. Sembrava che stesse cercando di farsi forza.

Alcuni secondi passarono, molto lentamente. Lei attese, attese e attese. Attese che lui fosse pronto. E alla fine lo fu.

"I miei genitori sono morti tre giorni fa... Anzi a quest'ora sono ormai quattro giorni".

O mio Dio, pensò lei. Non era in grado di pensare ad altre parole, ed era proprio quello che stava per dire quando lui la fermò "Ricorda la seconda condizione."

Lei chiuse la bocca, ma continuava a fissarlo con occhi spalancati. Fece un passo verso di lui, ma non riuscì a raggiungerlo in tempo, poichè era già montato sulla sua scopa ed era scomparso nella notte, lasciandola sola con il senso di colpa che le stava dilaniando l'anima.






   
 
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