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Autore: Guessstar    30/12/2010    15 recensioni
"Come credi che stia?"
"Edward..."
"Rispondi. Come credi che stia?"
"Uno schifo..."
"Bene, non abbiamo più nulla da dirci".
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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1 anno dopo.

POV EDWARD.

Il sole filtrava debolmente dalla finestra, disturbando il mio risveglio. Nonostante fossi arrivato a New York da circa un mese, non riuscivo ad abituarmi al sole continuo di quelle giornate. Forks mi mancava terribilmente, avevo abbandonato tutta la mia famiglia per uno stupido capriccio, la Columbia, che poi non sapevo nemmeno dove fosse arrivata la fantasia di iscrivermi in quell’università, era da un anno che ci pensavo in continuazione, da quando lei se n’era andata, forse mi ero iscritta in quel college perché speravo potessi rincontrarla.

 

«Buongiorno, amore» Jenny, accanto a me, si mosse e mi abbracciò. La conoscevo da circa sei mesi, era una ragazza che avevo conosciuto durante la mia prima visita alla Columbia, era l’unica ragazza dimostratasi disponibile con me, da quel giorno ci eravamo sentiti ogni giorno, fino a quando lei non si presentò davanti la porta di casa mia, a Forks. Da quel giorno non ci separavamo nemmeno per un minuto. Mi trovavo bene con lei, mi trovavo a mio agio e, dopotutto, lei era innamorata di me, questo bastava per stare bene.

 

Depositai un bacio sulla sua chioma bionda «Buongiorno tesoro».

 

«Meglio sbrigarci, o faremo tardi al tuo primo giorno di college» era un anno più grande di me, ma questo non era assolutamente un problema, anzi, lei ricompensava perfettamente la persona immatura e irresponsabile di cui mi ero innamorato prima di conoscerla.

Mi alzai dal letto, dirigendomi in bagno per una bella doccia calda, alzai il viso verso il getto d’acqua per risvegliarmi completamente. Anche se era passato esattamente un anno dal nostro ultimo saluto, io non l’avevo ancora dimenticata e, forse, ero ancora innamorato di lei. Me ne rendevo conto dai piccoli gesti, da come confrontassi gli atteggiamenti di Jenny a quelli di Bella, da come, certe volte, mi innervosissi perché non le somigliava affatto. Me ne rendevo conto dalle sensazioni che provavo nello stare accanto a Jenny, sensazioni così diverse da quelle che mi provocava un solo sguardo di lei.

 

«Edward il caffè è pronto» uscii dalla doccia e mi avvolsi i miei fianchi nell’asciugamano che Jenny aveva preparato per me. Pettinai distrattamente i capelli all’indietro, scelsi i primi indumenti che vidi nell’armadio e scesi in cucina. Abitavo a casa di Jenny, mi aveva proposto di convivere e io avevo subito accettato, per renderla felice e, forse, per rendere felice anche me.

La vidi seduta sulla sedia, con la sua tazza di caffè in mano e il giornale davanti gli occhi. Le accarezzai la guancia e mi sedetti di fronte a lei.

 

«Allora? Non sei per niente emozionato? Finalmente sei un giovane universitario» disse scherzosamente.

 

Feci spallucce, bevendo un sorso dalla tazza «non è poi così grandioso come mi aspettavo»

 

Mi guardò incredula «Ed ma stai scherzando spero! Io l’anno scorso ero agitatissima, ricordo ancora il terrore nell’entrare da quel cancello» fece una smorfia, alzandosi dal tavolo e depositando le nostre tazze nel lavandino.

 

«Bah, io non sento nulla» le rubai il giornale e lessi qualche titolo.

 

Mi abbracciò alle spalle e mi diede un bacio sulla guancia «Certo, tu sei il mio piccolo cucciolo d’uomo, non hai paura di nulla» le mordicchiai la punta del naso e lei si mise a ridere «A proposito… sai che questa sera noi abbiamo una festa, vero?»

 

«Certo, come potrei dimenticarlo» alzai gli occhi al cielo. Parlava continuamente di quella festa, a volte mi faceva pure venire il mal di testa, mi aveva fatto promettere che ci saremmo andati, non potevo certo disdire, sapevo quanto ci tenesse a fare da mentore alle nuove matricole.

 

«Okay, vado a prepararmi. Aspettami cinque minuti»

 

«Sbrigati, non voglio far tardi al mio primo giorno di college»dissi, scimmiottando il tono di voce che aveva usato lei poco prima.

Scoppiò a ridere, correndo su per le scale e sparendo per la porta della nostra camera da letto. Risi anche io involontariamente, adoravo la sua risata, era una delle cose più preziose che possedeva.

Sì. In fondo, Jenny, mi faceva stare bene, era questo l’importante, per me.

 

 

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POV BELLA.

«Tesoro sveglia, siamo già in ritardo»

«Lasciami stare Mark, voglio dormire» lanciai il cuscino nella direzione del ragazzo che mi aveva appena svegliato.

Sentii il materasso abbassarsi sotto il peso del mio ragazzo, che si stava avvicinando a me «Columbia». Gli bastò solamente sussurrare quel nome perché io mi alzassi dal letto e mi dirigessi subito in bagno, sotto le sue risate.

«Ridi pure» bofonchiai «tanto non è mica il tuo primo giorno di college»

«Di cosa ti preoccupi? Sarà un giorno come tutti gli altri, e poi ci sono io accanto a te» gridò, ancora sdraiato sul letto.

«Certo, per te che è da due anni che se lì è tutto una passeggiata» alzai gli occhi al cielo e raccolsi i capelli in una coda alta. Raggiusi Mark sul letto e mi ci buttai sopra «Non ho voglia di andarci. Sono troppo agitata»

«Tranquilla piccola, ci sono io a tenerti per mano» mi strinse tra le sue braccia e mi lasciai cullare dolcemente.

Incredibile come fosse cambiato tutto in un anno. Avevo incontrato Mark nel pieno di una crisi isterica, sull’aereo per ritornare a New York. Durante il viaggio aveva cercato di parlarmi in tutti i modi, dopo un po’ di tempo, un attimo prima del nostro primo bacio, mi aveva perfino confidato che per lui ero stata un colpo di fulmine. E io col tempo mi ero affezionata a lui, perché non fare almeno una volta la cosa giusta, la vita me ne stava dando di nuovo l’opportunità, avevo sbagliato con Edward, non potevo di certo sbagliare di nuovo con Mark.

Già… Edward. Non lo avevo più sentito da quel giorno. Mi mancava tuttora, terribilmente. Ma ormai mi ero abituata a quel vuoto nel mio cuore, ci avevo fatto il callo. Eppure continuavo a sbagliare, a pensarlo, e ad innamorarmi di lui. Me ne rendevo conto quando gli occhi di Mark incontravano i miei, non sentivo le gambe cedere, le farfalle prendere il sopravvento nel mio stomaco, non sentivo inondarmi l’anima dell’immenso amore che provavo per lui. Tutte emozioni che, invece, provavo ripensando a Edward. Me ne rendevo conto quando osservavo certi gesti di Mark, così diversi dai suoi, e mi irritavo da morire, mi arrabbiavo con lui perché non era Edward. Ed ero sicura che lui lo capisse, perché su quell’aereo, gli avevo confessato tutta la mia storia, e lui aveva ascoltato attentamente. Ogni tanto litigavamo per Edward, affermava che io dovessi ritornare da lui e lasciarlo in pace, io piangevo e ritornavo a casa mia. Dopo pochi giorni lui ritornava da me con un mazzo di rose in mano e tutto ritornava alla normalità. Mark mi amava, e mi faceva stare bene, ero felice di aver dato a una persona buona e onesta ciò che si meritava, significava che avevo fatto una cosa giusta, mi ero sacrificata per la felicità dell’uomo che avevo accanto. 

«Dai Bella, andiamo a fare colazione» mi diede un leggero colpetto sulla spalla e mi alzò dolcemente dal letto «Sono andato al bar e ho comprato quei cornetti che ti piacciono tanto» disse sorridente, mentre usciva dalla porta della nostra camera.

 

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Ore 08:45

 

«Isabella Marie Swan, tra qualche secondo sarai, a tutti gli effetti, una studentessa della Columbia University, sei pronta a fare questo grandissimo passo insieme a…?»

Risi per il modo solenne con cui pronunciò quelle parole, e anche per  come Wendy aveva interrotto la sua domanda saltandomi letteralmente addosso e cominciando a urlare come una pazza.

«Bella è fantastico! Ti rendi conto che siamo delle adulte ormai? Sono felicissima! Oh… ciao Mark, tutto bene?»

«Diciamo di sì… se solo qualcuno non avesse interrotto la nostra conversazione» rispose scherzosamente, cominciando a ridere.

«Oh, mi dispiace, era qualcosa di importante? Comunque non m’interessa, varchiamo la nostra soglia assieme Bella» mi afferrò la mano e mi trascinò al di là del cancello, ma prima che fossi completamente dall’altra parte della soglia , persi la mano di Mark e lo trascinai con me.

Sì, in fondo ci tenevo che Mark faceva parte del mio futuro, mi faceva stare bene, era questo l’importante, per me.

 

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Ore 08: 47

 

POV EDWARD.

«Edward Cullen, da qui comincerà una nuova fase della tua vita. Sei pronto a cominciarla accanto a me?» Jenny pronunciava quelle parole con una spontaneità innaturale.

Cinsi le sue spalle con il braccio ed entrammo dal cancello, ridendo come due bambini di cinque anni.

«è bellissimo qui. La sento già casa mia» dissi, ammirando quella scuola così perfetta.

«Abituati, perché passerai qui molto più tempo che a casa caro mio… Ciao Mark!» improvvisamente cominciò a sbracciarsi, osservando un uomo in compagnia di altre due ragazze, una mora e una rossa. Fu la mora a colpirmi, era di spalle, ma qualcosa mi diceva che avevo già accarezzato quei capelli, che ero morto per ogni loro piccolo spostamento. No, la Columbia era piena zeppa di ragazze che possedevano lo stesso colore di capelli di Bella.

Quel tizio, Mark, si avvicinò a noi salutando le due ragazze che si allontanarono «Ciao Jennifer! Da quanto tempo non ci vediamo!» i due si abbracciarono calorosamente.

«Hai ragione! Ti presento il mio ragazzo, Edward. È una matricola» rispose fiera, guardandomi con lo stesso luccichio negli occhi con il quale io guardavo Bella qualche tempo prima.

Porsi la mano verso quell’uomo, che ricambiò la mia presa con un movimento deciso e con un sorriso misterioso sul volto «piacere, io sono Mark Jaston»

«Edward Cullen» ricambiai il suo sorriso, sciogliendo la presa e avvicinando a me Jenny.

«Da dove vieni, Edward?»

«Forks, Washington» risposi spontaneamente, ma dubitai potesse conoscere quella cittadina abbandonata dal mondo. Eppure i suoi occhi si spalancarono leggermente e le labbra formarono una piccola o.

«Tutto bene?» chiese Jenny, osservandolo incuriosita.

«Oh, sì. Solo che Forks mi ricorda qualcosa. Adesso vado, sapete? Anche la mia ragazza è una matricola e ha bisogno di aiuto, non sa orientarsi abbastanza bene. Spero di rivedervi presto, stasera sarete alla festa no?»

«Sì»

«Perfetto! Ci vediamo Jenny. Edward, è stato un piacere conoscerti».

Gli sorrisi di rimando e ci lasciò soli.

«Quel tizio è un po’ strano»dissi assottigliando lo sguardo per inquadrarlo meglio.

«Oh, è un così bravo ragazzo. Mi ha aiutata molto l’anno scorso, soprattutto i primi giorni»

«non è che c’è stato qualcosa tra voi due, eh?» scherzai, facendo il geloso.

«Scemo! Io e Mark siamo solo amici, non c’è mai stato nulla»

Le cinsi le spalle e ci incamminammo verso l’entrata della scuola, lei mi sorrise e, alzandosi sulle punte, mi diede un bacio sulle labbra. Mi guidò verso la bacheca dove erano affissi gli orari delle lezioni. Avevo deciso di frequentare legge, era da sempre stato il mio sogno, almeno questo mi era rimasto.

«Wow, le mie lezioni cominciano alle dieci, ho un’ora buca. Meno male, vedo se riesco a trovare Ann, è da mesi che non ci vediamo, poi devo andare nell’aula di… diritto commerciale. Invece tu?» Jenny si voltò verso di me con il foglio in mano, ero così concentrato a guardarla che avevo dimenticato di osservare il mio orario.

Abbassai istantaneamente gli occhi sul mio foglio «Beh, a me le lezioni cominciano adesso, devo andare nell’aula di diritto costituzionale» sbuffai  e incontrai gli occhi blu della mia ragazza. Aveva un’espressione buffa, quasi si stesse per scoppiare in una fragorosa risata.

«Ho qualcosa che non va?» corrucciai la fronte, guardandomi nella parete specchiata accanto alla bacheca.

«No, è solo che mi sembra un po’ strano trovarti qui, accanto a me» i suoi occhi mi oltrepassarono attraverso lo specchio, vidi il mio sguardo addolcirsi.

«Sei la cosa più importante per me, Jennifer» le baciai la fronte, stringendola a me.

«Anche tu» rispose baciandomi il mento «adesso però devi andare a lezione, non puoi fare mica tardi» mi prese per mano e mi trascinò attraverso i vari corridoi  e le varie aule. In quel momento la Forks High School mi mancò da morire: quelle aule così piccole e familiari, quei ragazzi di cui, anche se non hai mai scambiato una parola con loro, conosci ogni minimo particolare. In quel momento mi mancò terribilmente Bella. Ero sicuro che il mio primo giorno di college lo avrei passato assieme a lei, che avrei percorso quei corridoi insieme a lei. Invece era andato tutto perso.

«Eccoci qui» Jenny saltellò sul posto, fermandosi di fronte a me, «buona fortuna, amore. Mandami un messaggio quando finisci» la cosa brutta era che non potevo raccontarle come mi sentivo realmente, non potevo dirle che lei non era l’amore più importante, e che non era stato nemmeno il primo.

 

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Ore 08,59

 

POV BELLA.

«Giornalismo… stiamo quasi arrivando» Mark mi trascinava per i vari corridoi e le varie aule tenendomi per mano. Nonostante la Costance fosse una scuola enorme, non era minimamente paragonabile alla Columbia. Mi sentivo spaesata, non conoscevo nessuno, e nessuno conosceva me.  Mi mancava quella familiare popolarità che avevo acquistato durante i quattro anni trascorsi in quell’istituto. Mi mancava Edward, nonostante il tempo passato, credevo di poterlo vedere tra i corridoi di quella scuola, ma la mia era solo un’illusione. Edward aveva da sempre preferito Yale, in quel momento si trovava lontano dai miei occhi, eppure avevo la sensazione che fosse più vicino di quanto credessi.

«Oh, Jennifer, ancora in giro?» la voce di Mark che salutava una sua amica mi ridestò dai pensieri.

«Beh, sì. Ho accompagnato il mio ragazzo alla sua prima lezione» la bellezza di quella ragazza era disarmante. Era la ragazza che avresti guardato con invidia sulla copertina di Vogue, ma io me la stavo ritrovando davanti. Lunghi boccoli biondi le ricadevano lungo le spalle, accompagnati da due grandi occhi blu come il mare, le labbra erano entrambe piene, ma non tendevano sul volgare, mentre quel piccolo naso alla francesina rendeva il quadro meravigliosamente perfetto. La sua altezza mi ricordava molto quella di Alice, forse era qualche centimetro più alta della mia amica, ma questo non le toglieva assolutamente nulla, anzi, la rendeva ancora più bella e dolce. Se lei era così bella non osavo immaginare come fosse il suo ragazzo.

«Come vedi, adesso, io sto accompagnando la mia. Isabella, lei è Jennifer. Jennifer, lei è Isabella». Mark ci presentò con un gesto della mano, continuando a sorridere.

Tesi la mano verso quella ragazza, cercando di darmi un’aria dignitosa «Piacere di conoscerti, chiamami Bella».

«Oh, e tu chiamami Jenny. Mark ha sempre odiato questo diminutivo» disse, fulminandolo con gli occhi, ma continuando a sorridere.

«Scusa Jennifer, ma non voglio farle fare ritardo a lezione. Ci vediamo in giro o stasera»

«Oh, ci conto! Ciao Bella» mi diede un bacio sulla guancia e si allontanò verso la direzione opposta.

Diedi una spallata a Mark «allora? C’è stato qualcosa tra voi due?»

«Gelosa» sussurrò sorridendo e guardandomi, «siamo solo amici, ma una volta siamo andati a letto insieme» rispose con naturalezza.

«Prima che ci conoscessimo, giusto?» assottigliai lo sguardo e gli tagliai la strada.

«I primi giorni dopo il nostro arrivo a New York, era il suo primo giorno di college e io avevo bisogno di qualcuna con cui sfogare la tensione accumulata pensando a te» mi strinse a sé e baciò i miei capelli «non potrei mai tradirti, Bella. Non ora che finalmente ti ho trovata, non sono così stupido» sussurrò «e comunque, siamo arrivati a destinazione» mi allontanò dal suo corpo e con un gesto teatrale della mano mi indicò la porta dell’aula stracolma di ragazzi che cercavano il posto migliore per seguire la lezione.

Mi rintanai nuovamente tra le sue braccia «torniamo a casa» risposi, con voce tremolante.

Tutto ciò che mi arrivò alle orecchie fu la sua risata «coraggio piccola, non ti mangiano mica».

«Ho paura Mark» ammisi, volgendo lo sguardo verso l’ingresso.

«Niente paura, sei una ragazza forte e coraggiosa, non può mica spaventarti un’aula» esclamò, alzando gli occhi al cielo «è il tuo sogno, Bella. Quindi fatti forza e va avanti, non voltarti mai indietro e, se hai paura, ricordati che avrai sempre me al tuo fianco» le sue parole mi rassicurarono più di qualsiasi altra cosa.

«Grazie» baciai le sue mani ed entrai in aula senza staccare gli occhi da lui.

«E sta attenta!» andai a sbattere contro una ragazza dai capelli neri corvini, la guardai sorridendole e poi tornai a guardare Mark che si stava sbellicando dalle risate. Decisi di ignorarlo e di andare a prendere il mio posto. 

Mi sedetti in una delle ultime file, accanto a un ragazzo dalla carnagione bruna e molto bello, mentre dall’altra parte avevo la stessa ragazza con cui ero andata a sbattere qualche minuto prima.

«Piacere, sono Meggie» disse la ragazza «tu sei la sbadata che mi è andata addosso qualche secondo fa, scusa se sono stata sgarbata, ma è il mio primo giorno qui e sono emozionatissima» aveva le labbra marcate di un rossetto quasi nero, gli occhi erano nocciola, non era bella come Jenny, la ragazza che avevo  conosciuto pochi minuti prima, ma anche lei aveva un certo fascino, certo, se ti piaceva quel tipo di ragazza.

«Io sono Bella» risposi ricambiando il suo sorriso «anche io sono nuova in questo ambiente»

Annuì lentamente, era chiaro che mi stesse analizzando per bene. Sentii il sangue fluire velocemente sul mio viso e fui sicurissima di essere diventata rossa come un pomodoro.

 Quel momento imbarazzante fu interrotto dall’innaturale silenzio piombato all’istante e dalla voce del professore che era appena entrato in aula «Buongiorno, ragazzi. Io sono il professor Mcgrett e sono qui per insegnarvi tutto quello che vi serve per sapere come si scrive un testo giornalistico. Quindi niente storie e lamentele, nella mia classe non tollero raccomandazioni e bambinate da liceali, ci siamo intesi? Bene, adesso cominciamo la prima lezione… ah! E benvenuti alla Columbia University…»

 

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Ore 19.50

 

POV EDWARD.

«Jenny, sbrigati o faremo tardi!» ticchettavo da circa dieci minuti il piede sul parquet, aspettando che Jenny scendesse dalla scala per andare a quella dannatissima festa.

Il mio primo giorno era stato un totale fiasco. Mi ero praticamente perso per l’edificio dopo due ore dall’abbandono di Jenny, avevo saltato la mia seconda lezione e stavo quasi per fare una rissa con un ragazzo che ci stava provando con Jenny, almeno secondo me. In realtà era suo cugino, dannati parenti.

«Dobbiamo andarci per forza?» sbuffai, guardandomi attorno e soffermandomi sul panorama che si intravedeva dalle finestre.

«Certo che dobbiamo andarci. E poi me lo hai promesso Edward, vedrai, ci divertiremo» scese elegantemente le scale a semi- chiocciola.

«Sbrigati, prima che cambi idea» la guardai di sottecchi e feci cenno di uscire dalla porta. Mi si lanciò letteralmente tra le braccia, stritolandomi quasi.

«Devo dirti una cosa» ad un tratto si fece seria, i suoi occhi mi fissavano chiedendo implicitamente la stessa cosa. «voglio dirti che ti amo, Edward. Sei stato il mio primo amore e spero sia anche l’ultimo. Non dimenticherò mai il giorno in cui ci siamo conosciuti, ricordi no?» i suoi occhi si fecero lucidi, e il suo sorriso si fece nostalgico «è stato il giorno più bello della mia vita. Ti amo tanto, mio piccolo cucciolo d’uomo».

Ridemmo entrambi alle sue ultime parole. Quello che si aspettava adesso era una mia risposta, non potevo ancora dirle che la amavo, perché l’amore vero lo conoscevo, e non credevo lei lo rispecchiasse, ma dovevo fare la cosa giusta, prima o poi ero sicuro che sarei riuscito ad amare Jenny come lei meritava «ti amo anch’io, tesoro mio, e spero di amarti ancora per giorni, mesi, anni».

Le sue labbra si avventarono sulle mie, la sua lingua cercò la mia che non si fece attendere.

«Adesso andiamo però, non voglio fare tardi alla festa» disse cacciando via alcune lacrime e uscendo dalla porta.

 

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Ore 21.00

«Edward, ho sete, andiamo al tavolo» Jenny mi guidò tra l’enorme calca di gente. Ci trovavamo nella casa di uno dei ragazzi più ricchi della Columbia, uno di quei ragazzi viziati che pensa soltanto a bere e drogarsi, tanto ci pensava il paparino a riparare i danni. Patetico.

«Un Jack e cola, grazie» Jenny si appoggiò completamente al tavolo avvicinandosi al barman e gridando la sua prenotazione, cosa che feci anche io. si voltò verso di me e buttò le braccia al collo, stringendomi a se e infilandomi la lingua in gola.

«Jenny? Credo che tu abbia bevuto un po’ troppo»

«No, voglio solo divertirmi, Edward! Insomma, siamo ad una fest….»

«Un Mojito per me e un Cosmopolitan per la mia amica Bella!» la voce di Jenny fu coperta da una ragazza che aveva appena ordinato. Non ascoltai più la mia ragazza, la mia vista si focalizzò su una chioma color mogano e le mie orecchie sentivano solamente una risata, la sua risata.

«Edward, mi stai ascoltando?» Jenny catturò nuovamente la mia attenzione. Quando si voltò verso il punto che stavo fissando, si immobilizzò anche lei, si avvicinò a Bella e la scrutò attentamente. Le gambe mi stavano abbandonando.

Bella si voltò verso lei, guardandola prima incuriosita, poi sorpresa, infine era sorridente.

Mi ero perso qualcosa?

«Ciao Jenny!» Bella abbracciò Jennifer,  che ricambiò l’abbraccio. Solo la sua amica si era accorta di me, mi stava mangiando con gli occhi.

«Ciao Bella… vieni, ti presento il mio ragazzo… Edward?»

Anche lei s’immobilizzò quando sentì chiamare il mio nome, ma rimase completamente spiazzata quando si accorse di me. Incontrai i suoi occhi cioccolato, quegli occhi che mi facevano restare spiazzato e facevano in modo che le farfalle sostituissero tutti i miei organi vitali, quegli occhi di cui mi ero innamorato.

Quelle emozioni erano ancora più amplificate, adesso. Ed ero sicuro che per lei stesse accadendo la stessa cosa.

 

POV BELLA.

Non riuscivo a crederci. Edward era lì, di fronte  a me. con Jenny. La sua ragazza. Jenny e Edward, Edward e Jenny. Una coppia perfetta.

«Piacere, io sono Edward» sorridente, mi porse la sua mano che non esitai a toccare. La scarica di elettricità si era amplificata ancora di più. Quando lasciò la mia mano rimasi sconvolta, ma ciò che mi stupì di più fu la sua reazione. Rimase impassibile, quasi non mi conoscesse realmente. Era un bravo attore, ma anche io ero una brava attrice, decisi così di stare al suo gioco.

Si presentò a Wendy, che sicuramente notò qualcosa di strano, poi continuò a sorriderci, stringendo a se Jenny.

«Allora Edward, da dove vieni?» bevvi un po’ del cocktail che il barman mi aveva appena servito e lo guardai.

«Da Forks, non so se conosci» disse.

«Oh, a dire il vero sì. Ho alcuni parenti, ma guarda che coincidenza» gli sorrisi, facendo una piccola smorfia. Nel frattempo Jenny e Wendy avevano cominciato a parlare e si erano leggermente allontanate da noi.

«Cosa ci fai qui, Edward?» sussurrai vicino al suo orecchio, per non farmi sentire dalle ragazze.

«Di cosa stai parlando?» anche lui bevve un sorso dal suo cocktail, continuando a recitare.

Allontanai il bicchiere dalle sue labbra, rischiando quasi di farlo soffocare.

«Credevo tu sapessi sempre tutto» si sedette sulla sedia accanto alla mia, fissando di fronte a sé. Stavo cominciando a innervosirmi.

«Edward? Che ci fai qui?» ripetei, avvicinandomi ancora di più a lui. Mi fece cenno di allontanarmi, indicandomi poi con gli occhi Jenny.

«Sai com’è? Sono fidanzato» fece una smorfia sarcastica, incrociando per un millesimo di secondo  i miei occhi «Studio alla Columbia, Bella» disse infine.

«Alla Columbia Edward? Tu dovresti essere a Yale!» esclamai, sbattendo il mio bicchiere sul tavolo e alzando il mio tono di voce. Per fortuna nessuno si era accorto di nulla.

«Vuoi per caso cacciarmi?» mi rivolse il suo sorriso sghembo, le mie gambe cominciarono a tremare.

«No, voglio solo che tra noi due non ci siano problemi»

Bugiarda.

Grandissima bugiarda.

«Non ci sarà nessun problema, io continuerò a fare la mia vita, tu la tua. Ci incontreremo, ci saluteremo, e tutto procederà secondo il ciclo della vita»

«Quale ciclo, Edward? Prima o poi ci salteremo addosso!» i nervi erano tesissimi, e lui non stava facendo nulla di positivo per farmi calmare un po’.

«Io ho Jenny» disse infine, con naturalezza. Mi crollò il mondo addosso.

Non volevo dirgli che da circa un anno stavo con Mark, non volevo fargli credere che lo avessi dimenticato subito, perché non era vero. Io non lo avevo ancora dimenticato «Hai Jenny, Edward?»

«Amore, noi andiamo un po’ a ballare, okay?» Jenny interruppe la mia domanda, prendendo per mano Wendy e trascinandola con sé.

Ritornati soli, ripresi ancora il discorso «Hai Jenny? Quanto la ami, Edward? La ami come amavi me? quando la guardi negli occhi, provi le stesse emozioni che provavi quando ti guardavo io? quando la tocchi, Edward, senti la stessa scarica elettrica che provavi con me? E, quando fai l’amore con lei, ti concedi come ti concedevi a me? Lo fai con la stessa dolcezza e passione con cui lo facevi con me? Rispondi a queste domande Edward, rispondi sinceramente, ed io ti lascerò in pace, o continuerò a morirti dietro» dissi di getto, non lasciando i suoi occhi neanche per un minuto.

«Morire dietro. Tu non mi sei venuta dietro nemmeno per un secondo, Bella? Sono sempre stato io! io quello che ti ha amata per anni, io quello che moriva per ogni tuo gesto, io che cedevo ogni qualvolta i tuoi occhi mi sfioravano, io che sono stato sincero fino alla fine con te» adesso era veramente arrabbiato, la fronte era corrucciata, il suo tono di voce era più alto del solito e i muscoli si erano leggermente tesi.

«Ancora con questa storia! Ho ammesso i miei errori, ho pagato per quello che ho fatto. Sono stata un anno a non fare altro che pensarti, Edward! Tu invece te ne sei fregato, hai trovato subito la sostituta. Bell’amore che hai avuto per me» mi alzai dallo sgabello, avvicinandomi pericolosamente a lui.

«La prima che capita, Bella? Tutto quello che ha fatto Jenny per stare con me… avrei voluto fossi stata tu quella persona. Io non la amo, le voglio bene, ci tengo tanto a lei, e vuoi sapere una cosa? No, non la amo come amo te, quando lei mi guarda negli occhi non mi fa provare le stesse emozioni che mi fai provare tu, quando la tocco non sento nulla, e quando facciamo l’amore, non ci metto tutto me stesso, ma una parte di me pensa sempre a te, al tuo corpo, ai tuoi occhi lucidi, Bella. Perché tu mi hai fatto male, e io sono uno stupido, perché ancora muoio per quei capelli e perdo la testa per i tuoi occhi…»

«Bella, sei qui, ti cerco da circa mezz’ora» No, non poteva essere vero. Mark si avvicinò a noi, con lo stesso sorriso beato di sempre, ma potevo vedere benissimo la mascella tesa. Non potevo presentargli Edward, avrebbe capito tutto. E Edward si sarebbe nuovamente sentito preso in giro da me.

Mi cinse le spalle e poi si rivolse a Edward «oh, ciao Edward, alla fine sei venuto veramente. Beh, vedo che non c’è bisogno di presentazioni, conosci già la mia ragazza» gli porse la mano, che Edward non rifiutò. Ciò che mi colpì fu la durezza della sua voce quando pronunciò la parola “ragazza”.

Mark aveva capito tutto. Conosceva tutta la mia storia, conosceva Edward.

Edward spalancò la bocca, nei suoi occhi potei benissimo leggere la delusione nell’esser stato nuovamente preso in giro, nell’aver confessato nuovamente tutti i suoi sentimenti, venendo di nuovo rifiutato «oh, sì, ci siamo incontrati stamattina. Adesso devo andare, arrivederci» di alzò velocemente dal bancone e si immerse tra la calca di gente.

Mark incontrò i miei occhi in una muta domanda. era arrabbiato, lo capivo, ma almeno una volta nella mia vita dovevo fare la cosa giusta.

«Mi dispiace Mark, devo andare da lui» abbandonai la sua presa e corsi dietro a Edward.

 

 

POV EDWARD.

Non poteva essere vero. Non potevo esserci cascato di nuovo, non dopo un anno.

Cercai la prima stanza vuota disponibile e mi ci buttai dentro, tuffandomi sul letto dalle coperte di seta. Ricconi. Non avevo mai considerato il fatto che Bella fosse una di quelle persone, per me era sempre stata quella diversa. Mi sbagliavo di grosso, Bella era peggio di tutti loro. Chissà quante cameriere aveva in casa, chissà quante lenzuola di seta. Io invece ero sempre il solito ragazzo di paese, quello che, nonostante viva in una famiglia molto agiata, non sarà mai il ragazzo di una ricca di Manhattan.

Mi misi a sedere sul letto, tenendomi la testa tra le mani.

«Edward…» non poteva essere possibile. Dopo tutto quello che mi aveva fatto, aveva il coraggio di venire da me.

«Bella vattene! Non voglio più sentirti! Ti rendi conto che nel giro di cinque minuti mi hai mentito spudoratamente, illudendomi di nuovo? Sei una stronza, bugiarda, manipolatrice, Bella. Non voglio avere niente a che fare con te» mi avvicinai a lei, che arretrò visibilmente.

«Edward, io ti…»

«Non dirmi che mi ami, Bella! Non dopo quello che hai fatto. Mi hai fatto sentire in colpa perché è da tre mesi che sto con Jenny, da quando stai con quel tizio, Bella?» con l’indice della mano destra indicai la porta da cui era appena entrata.

Abbassò lo sguardo «da dieci mesi»

«Dopo due mesi!» sbraitai. Percepivo i miei occhi diventare lucidi.

«Edward, avevo bisogno di dimenticarti, stavo soffrendo troppo…»

«Vattene Bella! Questa volta con me hai chiuso davvero» non mentivo quella volta. Era tutto vero, non l’avrei perdonata mai più, non le avrei dato nemmeno per un secondo la possibilità d’illudermi di nuovo.

«Edward…»

«Non te ne vai? Okay, me ne vado io» la scansai violentemente dalla porta e uscii da quella stanza. Cercai Jenny da tutte le parti, poi la vidi ballare ancora insieme a Wendy. La raggiunsi.

«Amore, devo dirti una cosa» così sarebbe stato molto più facile, sarei stato costretto a dimenticarla per sempre, e avrei fatto felice Jenny, almeno lei se lo meritava.

La portai sul balcone, un posto abbastanza isolato per fare quello che avevo intenzione di fare.

«So che ci conosciamo da pochissimi mesi e stiamo insieme da ancor meno, so che ancora non ci conosciamo per nulla, che potremmo scoprire altri mille difetti e potremmo litigare perché quando guardo una partita grido come un forsennato, perché tu sarai sempre bellissima mentre io sarò sempre più geloso. So che non ho un anello dietro di me, che tutto questo non era stato programmato. Ma ti chiedo solo una cosa, e tu devi rispondere con la sincerità con cui non hai mai risposto a nessuna domanda. Vuoi sposarmi, Jennifer Cecilia Qwertin?» m’inginocchiai mentre pronunciavo quelle parole, e più guardavo la donna che avevo davanti, più mi rendevo conto che tutto quello che stavo dicendo era reale per me, che non stavo mentendo. Forse amavo veramente Jenny, di un amore puro, innocuo e leggero. Potevo vivere una vita felice con lei.

Vidi i suoi occhi illuminarsi di una luce strana, farsi lucidi e infine le lacrime traboccare da quegli occhi stupendi.

«Sì, Edward. Voglio sposarti. E non m’importa se non hai uno stupido anello, ti amo anche senza di quello» dichiarò infine, prendendomi per il viso e facendomi alzare, per poi buttarsi tra le mie braccia ed entrare a contatto con le mie labbra. Questa volta sentii veramente le mie gambe cedere dall’emozione.

Questa era la mia volta buona per essere felice senza Bella. Per iniziare una nuova vita con Jennifer.

Era la volta buona per fare la cosa giusta.

 

 

 

POV BELLA.

«Era lui? L’Edward di cui mi hai tanto parlato, era lui?» Mark era entrato silenziosamente nella stanza, camminando lentamente verso di me. No ci eravamo detti una parola durante il nostro ritorno a casa, tutto era stato innaturalmente silenzioso.

Mi limitai ad annuire, era molto meglio stare zitta, anche perché, se solo avessi aperto bocca, i singhiozzi e le lacrime avrebbero preso il sopravvento.

«Sei ancora innamorata di lui, altrimenti non gli saresti corsa dietro» affermò. La sua voce era calma.

Non risposi, mi limitai ancora a tenere lo sguardo basso, togliendomi le scarpe.

«Non lo hai dimenticato. Lo ami più di quanto ami me, e lo  amerai per sempre. Come puoi prenderci in giro così?» la sua voce si fece pungente, alzai lo sguardo e mi accorsi che in realtà non era per nulla calmo «Cazzo Bella! Rispondimi!» sbraitò, facendomi sobbalzare.

«Vuoi sentirti dire che lo amo ancora, Mark? Ebbene sì, lo amo ancora, e continuerò ad amarlo, non importa chi mai avrò accanto» risposi. La mia voce risultò piatta, fredda e distaccata.

«Ci ho messo tutto me stesso in questo rapporto, per farlo funzionare. Tu invece non hai fatto nulla, non ci hai nemmeno provato» esclamò.

Non sapevo cosa rispondere, perché aveva ragione, non ci avevo nemmeno provato.

«Ti voglio fuori da questa casa, entro domani mattina»

«Mark…»

«Niente Mark. Dormirai qui, stanotte. Io dormo sul divano, ma domani mattina ti voglio fuori da qui. E non dirmi che mi ami! Ormai non ti credo più. Ti ho dato abbastanza tempo, hai avuto un anno per dimenticarlo e invece gli sei corsa ancora dietro. Ti voglio fuori dalla mia vita» si chiuse la porta alle spalle, lasciandomi di nuovo sola, su quel maledettissimo letto dove avevamo fatto l’amore milioni di volte, su quel letto dove, ogni volta finito, ripensavo a Edward e a com’era bello fare l’amore con lui. In quell’istante avrei voluto perdere l’udito, per non sentire la durezza di quelle parole, avrei voluto perdere la vista per non vedere la delusione negli occhi di Edward e Mark, avrei desiderato non esistere, per rendere felici tutti.

Finalmente le lacrime presero il sopravvento nei miei occhi, annebbiandomi la vista. Mi buttai sul letto, stringendo a me il cuscino per darmi un po’ più di conforto, nulla. Cominciai a battere i pugni sul materasso, cominciando a gridare, forse stavo veramente impazzendo.

Non seppi per quanto tempo piansi e mi districai tra le coperte, non seppi nemmeno se mi addormentai tra una lacrima e l’altra. La mattina seguente mi alzai dal letto e feci le mie valigie, erano le sei del mattino, forse sarei riuscita ad andare da mia madre e ripartire in tempo per le lezioni.

Ero rimasta sola. Avevo perso Edward, avevo perso Mark, forse gli unici due uomini che mi avevano amata con tutti se stessi, avevano ragione entrambi. Io ero fatta per fare del male alle persone, per cercare la vendetta.

Era giunto il momento di iniziare una nuova vita, di chiudere per sempre con i ragazzi e dedicarmi solamente a me stessa.

Avevo amato Edward con tutta me stessa, ma non mi ci ero buttata per paura di perdere, di risultare debole. Era stata la sua perdita la mia punizione. Ero stata punita con la sua mancanza.

Forse, in futuro, ci sarebbe stato un periodo felice per me, una cosa giusta che avrebbe reso felici me e le persone che mi sarebbero state accanto.

In futuro, avrei sicuramente imparato ad amare Edward, perché solo lui era stato in grado di farmi sua, solo lui aveva cercato di salvarmi. Io lo avevo rifiutato.

Ecco, Bella. Sei contenta adesso? Adesso che hai perso tutto, sei davvero soddisfatta della tua vita?

 

*ANGOLINO DI GUESS*

CIao! VOlevo dirti che questo è l'ultimo capitolo della mi storia, a breve pubblicherò l'epilogo =)

   
 
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