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Era l'ultimo giorno che Gaara passava a Konoha con sua grande gioia: quel villaggio era diventato un covo di pazzi. Si stava dirigendo verso il palazzo dell'Hokage per sbrigare le ultime incombenze quando udì toni concitati provenire dall'Ichiraku Ramen. Curioso volle sapere che cosa stava facendo demolire il famoso chiosco del villaggio.

Abbassò la testa per non essere colpito dalle tendine, ma così facendo rischiò di essere decapitato da una gargantuesca ciotola di ramen con doppia cipolla. Il Kazekage si spaventò a morte, ma non lo diede a vedere scostando il ciuffo rosso con nonchalence.

Scoprì che Naruto Uzumaki e Choji Akimichi avevano intrapreso una lotta verbale e non per, a quanto pareva, del ramen.

-Qual è il problema?- esclamò Gaara schivando delle bacchette acuminate. Il proprietario del chiosco era nascosto sotto il bancone e proteggeva la figlia con il passa-paste.

-La catastrofe vorrai dire!- urlò Naruto con gli occhi fuori dalle orbite.

-Questa sottospecie di essere umano, dice che il ramen al manzo con uova e cipolle è più buono del pollo doppio uova, cinque cipolle con la salsa di soia del paese delle Onde-

-No infatti io ho detto che la soia doveva venire da Iwa-

-Ma se non sa da niente!-

-Non sa da niente perchè non te la gusti e la trangugi come un cic.....-

La parola cadde nel vuoto e Gaara guardò interrogativamente da una parte all'altra come in uno scontro. Non sapeva come risolvere il problema e salvare l'eccidio.

Preso dalla rabbia, Choji iniziò a gesticolare in maniera più esagerata, per ribadire il concetto che stava esprimendo, ma quell'azione gli fu fatale: inavvertitamente ed involontariamente, andò a colpire la ciotola di Naruto, che cadde a terra frantumandosi in mille pezzettini. Proprio come il cuore del povero biondo.

-Nnnnnnooooooooooooooooo!!!! Che cosa hai fatto?!?- strepitò Naruto in preda alla disperazione più cupa. Choji, mortificato ma non abbastanza da chiedergli scusa, non sapeva che fare, e stava progettando di darsi alla fuga quando Gaara s'intromise con fare generoso:

-E se vi offrissi una ciotola di ramen a testa? Così potrete confrontarle senza distruggere la nazione.-

I due galli da combattimento smisero di speronarsi e guardarono Gaara con occhi pieni di gratitudine e speranza.

-Lo faresti davvero?- chiesero con tono sognante.

-Certo.- acconsentì Gaara facendo segno a Teuchi di uscire da sotto il ripiano e di iniziare a preparare il pasto. Lasciando il denaro sul bancone, il kazekage tornò sui suoi passi.

Che motivo futile per litigare...del ramen... pensò il rosso con indifferenza.

Arrivò finalmente alla sua meta, ma appena intravide solamente la porta dell'ufficio di Tsunade fu bloccato da schiamazzi ed urla degne di un pollaio. Era già la seconda volta quel giorno che incappava in un litigio: lo sapeva che Konoha era diventata un villaggio di pazzi furiosi. Pensava di trovare l'Hokage che se la prendeva con Shizune e TonTon a causa della mancanza di sakè, ma non appena girò l'angolo, vide suo fratello, sua sorella e il di lei compagno di letto, Shikamaru Ameba Nara, che intrattenevano una vivace conversazione.

Ecco, il morbo di Konoha ha infettato anche loro. Io sarò il prossimo a quanto pare. Constatò amaramente il kazekage. Non sapeva che c'era già dentro fino al collo.

-Chi vi ha dato il permesso di spalmarvi su per i muri pubblici?-

-Era solo un baco d'addio.- si difese Shikamaru con poca convinzione.

-Non sono affari tuoi, casalinga disperata che non sei altro!- aggredì Temari, bloccando il braccio del suo uomo che tentava di scappare. Kankuro roteò gli occhi, pronto a ribattere qualcosa, ma vide sopraggiungere suo fratello.

-G-Gaara! Questi due...- li indicò con dito tremante -stavano commettendo atti oltraggiosi alla decenza in pubblico: scambio di saliva, palpeggiamenti...e quel mostro, quell'essere unicellulare, gelatinoso le stava toccando il seno! Il suo seno!!-

Shikamaru sbuffò e Temari alzò gli occhi al cielo.

-Era solo un bacio d'addio!- ribadirono in coro.

-Zitti voi! Gaara, ho ragione io, vero?- il micio cercò un aiuto nel suo adorato e potente fratellino. Questo spostò lo sguardo dall'impudente coppietta allo scioccato fratellone, con una ruga di perplessità che gli solcava la fronte. Certo, Temari e Shikamaru avevano tutto il diritto di salutarsi come meglio credevano, e in fondo Kankuro era capitato da quelle parti per caso...però era anche vero che quel micione scontroso era il suo fratellone adorato che l'aveva aiutato innumerevoli volte. Alla fine vinse la lealtà fraterna:

-Ha ragione Kankuro.- mormorò con uno sguardo di scuse verso la giovane coppia. Temari non gradì il gesto.

-Cosa?! Ma se questo stronzo ti ha distrutto l'orsacchiotto!!- sbraitò la bionda additando il fratello più alto.

Gaara sbattè le palpebre un paio di volte. Orsacchiotto? Distrutto? Come potevano quelle due parole essere messe insieme in una frase sensata? Che cosa voleva dire? Che il suo orsacchiotto non esisteva più?

Il kazekage lanciò uno sguardo a Kankuro, ma le sue speranze che il tutto fosse uno scherzo morirono alla vista dell'espressione di puro terrore comparsa sulla faccia del fratellone. Il povero Gaara sprofondò nella più nera disperazione. Poi, dal nero cupo, si passò al rosso sangue: come aveva osato quell'essere distruggere il suo amato orsacchiotto?

Gaara guardò Kankuro, pieno di rabbia.

-COME!!HAI!!OSATO!!DISTRUGGERE!!IL MIO!!!ORSACCHIOTTO!!!!-urlò furioso il rosso. Le tre altre persone presenti nella stanza si gelarono sul posto e pensarono tutte nello stesso momento che non avevano ancora scritto il loro testamento, accidenti!

-M-ma G-Gaara! Non l'ho fatto a-apposta! Aspetta, tieni!- gridò Kankuro per salvare la situazione estraendo una copia esatta del defunto orsacchiotto di Gaara. Il pupazzo aveva un fiocco rosso al collo ed un bigliettino con su scritto “Perdonami!” appuntato con una spilla.

La rabbia di Gaara svanì così velocemente com'era arrivata.

-Per me?- chiese.

-Si...perdonami, non volevo distruggere il tuo orsacchiotto!- mormorò il micio, non ancora del tutto certo che il pericolo fosse passato. Il suo sospetto divenne certezza quando Gaara gli rivolse un sorriso gioioso come non ne aveva mai fatti prima.

-E pensa che ha girato tre villaggi pur di trovarne uno uguale al tuo!- esclamò Temari rilassandosi.

Gaara guardò il fratellone con gratitudine.

-Dai, vieni qui fratellino!- lo chiamò Kankuro allargando le braccia per abbracciarlo. Gaara zampettò fino dal moro e lo ringraziò con un abbraccio affettuoso.

-E io??- mugolò Temari assaltando i due fratelli e stringendoli a sé con la forza di mille braccia. Nessuno badò a Shikamaru che intanto si era dato saggiamente alla fuga.

In quel momento, Gaara comprese appieno il significato di “amore fraterno”.

Evaluation: 10/10

Congratulations, Gaara, you passed the exam! Now you know all the emotions!