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Autore: CatcatKhad    30/12/2010    6 recensioni
Tutti umani.
3 ottobre 1893, Londra, Inghilterra. Di fronte al cancello della dimora del dottor Cullen, tre sorelle e la loro zia avevano davanti un'opportunità che avrebbe cambiato la loro difficile e sofferta esistenza. Riusciranno a trovare finalmente la pace tanto agognata, o si ritroveranno in un intreccio famigliare scomodo e proibito? E l'arrivo di una piccola creatura, potrà riportare la pace in quella casa?
Tratto dalla storia:
"Ero un treno in corsa. I miei passi lenti, strascicati sul ciglio del marciapiede, compensavano la velocità dei miei pensieri, delle mie emozioni. Un battito, seguito da un altro più debole. A ricordarmi che da quel momento non sarei mai più stata sola."
Genere: Erotico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Bondage, PWP, Tematiche delicate | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Pov. Alice

Alice.. Alice.. Alice, tesoro, svegliati!
Aprii gli occhi, lentamente: ero in carrozza, ed eravamo arrivate a Londra. Sembrava passato così poco, e invece eravamo quasi arrivate nel posto in cui avremmo cominciato una nuova vita. Era una novità, per noi, e solo in quel momento l'agitazione fece capolino, scuotendomi energeticamente.
La mamma era di fronte a me, sorridente, mentre Rose e Bella erano già scese.
Mi tirai su, stiracchiandomi, e scesi velocemente i tre scalini della carrozza, raggiungendo le mie sorelle.
Il cocchiere scese, dirigendosi verso il retro e scaricandoci le valige.
Finalmente a Londra!
Mi avvicinai a Bella. - Allora, Bells, non sei felice? Finalmente abbiamo un lavoro! - Ci prendemmo le mani e iniziammo a saltare come due pazze, mentre Rose ci guardava sconvolta, ridendo allegramente.
Mamma ci interruppe, sorridendo, e insieme ci dirigemmo lentamente verso il cancello, emozionate e spaventate allo stesso tempo.
Chissà come sono i Cullen.. Tutti parlavano di loro come una famiglia per bene, non troppo montati per essere così nobili, ma non potevo ancora dare giudizi senza prima vederli di persona e conviverci per qualche giorno.
Arrivò un uomo, sulla cinquantina, che ci venne ad aprire il cancello con un largo sorriso, aveva indosso una divisa che lo distingueva dalle persone che probabilmente lavoravano in quella casa, probabilmente era il capo di tutti i servitori ed era importante un'accoglienza del genere.
- Buongiorno! Voi dovete essere le signore Stewart! Finalmente. Prego, accomodatevi. - Ci guardò, sorridendo alla mamma, e ci fece cenno di seguirlo.
Entrammo, titubanti, dentro alla villa, e il cancello si chiuse dietro di noi, era già buono come inizio.
- Io sono il signor Morrist, ma chiamatemi pure Trevor. Sono il direttore di sala, chiedetemi pure tutto quello che volete sapere. Ah, a proposito, non so come avete fatto, ma siete veramente fortunate! Siete le prime quattro donne che sono state assunte direttamente dal signor Cullen, sapete? Sono arrivate migliaia di domande, da molte donne, tutti scartate, escluse le vostre. - Ci incamminammo verso le nostre stanze, all'interno di quella meravigliosa villa, dopo aver seguito le sue indicazioni, e meravigliandoci sempre più di quanto era lussuosa quella villa.
- Beh, noi siamo onorate di venire a lavorare per i Cullen, qui. Non erano i cugini del Re in persona? - Chiese mamma, incuriosita dal fatto che delle persone così importanti avessero scelto proprio noi come lavoranti.
- Beh, si sono cugini di secondo grado, e contano davvero moltissimo nella società. Per cui, ritenetevi fortunate ragazze mie! Qui siete le uniche donne che lavorano, gli altri son tutti uomini. Non so il perchè, in realtà, forse la presenza femminile non è molto gradita al signor Cullen. - Sorrisi alla sua affermazione, anche se avevo una lieve curiosità su quel perchè.
- Allora, qui ci sono le vostre stanze. Fra un'ora vi vengo a prendere, così vi porto in cucina dove inizierete a lavorare e vi darò i turni e i posti assegnati. - E si dileguò, lasciandoci sole a riflettere sul come sistemarci.
Eravamo arrivate davanti a due porte, identiche, che però mostravano due stanze completamente diverse fra di loro.
Rose le aprii, rivelandoci una stanza singola e una con tre letti, come avevo intuito già dal principio.
Ci guardammo un secondo, poi noi tre ragazze entrammo in quella più grande e mamma nell'altra, dividendoci almeno temporaneamente per ambientarci meglio.
Scegliemmo un letto: Rose quello al centro, Bella quello vicino alla porta e io quello sotto alla finestra, come eravamo solite nelle precedenti dimore che avevamo abitato.
Posai la mia valigia li, e misi tutti i vestiti nell'armadio, infilandoveli con cura e cercando di non stropicciarli troppo.
Feci poi una doccia veloce, ma che mi aiutò a calmarmi, poi uscii e mi misi sul letto, ad aspettare le mie sorelle e mia madre.
Avevamo cominciato a chiaccherare da poco, quando bussarono alla porta, e ci fiondammo fuori da Trevor, pronte per iniziare la nostra nuova vita.
Ci sorrise, anzi a dire la verità sorrise alla mamma, e ci accompagnò in cucina a passo veloce, tanto da farci fare fatica prima di riuscire a raggiungerlo.
Era enorme, anche quella, molto luminosa e con tre cuochi che già lavoravano in maniera veloce, ma al tempo stesso precisa. Ci avvicinammo al bancone, e Trevor cominciò a parlare.
- Allora.. Esme.. Tu dovrai servire il signor Cullen. Mmm.. Rosalie, tu sarai la cameriera e dama di compagnia dell figlio maggiore, Emmett.
Alice.. Tu dovrai servire il secondogenito, Jasper. Mentre Bella farà il minore, Edward. Ok, per il resto saranno loro a decidere se farvi fare altre mansioni o tenervi come "dame di compagnia", oltre che come cameriere. Ok, ragazze, comincerete fra poco. Le stanze dei signori vi saranno indicate. A presto! - E scomparve nuovamente, lasciandoci sole in cucina. Ci guardammo un attimo, poi un altro uomo, forse il capocuoco, ci chiamò e ci indicò dei vassoi che avremmo usato per tutte le volte in cui avremmo servito il pasto.
- Allora, signore: la colazione sta per essere servita ai signori, per cui ognuna di voi starà insieme a un inserviente, che si appresterà a servire il pasto nelle relative camere dei signori. Allora? Tutto chiaro?? -
Parlava con un tono di voce alto, e non era inglese, lo si capiva dal fatto che aveva un accento strano.. Quasi fosse tedesco.
Annuimmo, poi dei ragazzi ci vennero a prendere e insieme, lentamente e chiaccherando, arrivammo alla stanza dei signori.
Il ragazzo, Thomas, bussò alla porta, e una voce possente, ma per me melodiosa, ci diede il permesso di entrare.
Entrai titubante, mentre lo sguardo di Jasper mi cadde addosso, un po' meravigliato forse.
La stanza era meravigliosa, e enorme: i mobili erano tutti bianchi, e il letto era a due piazze, con le lenzuola blu notte che profumavano di pulito e di fresco, come se fossero state pulite da poco.
- E tu saresti..? - Mi chiese, con fare altezzoso ma sprezzante, squadrandomi da capo e piedi con uno sguardo indagatore. Abbassai il mio, imbarazzata. - Io sono Alice Stewart, signore. Sono la nuova cameriera, al vostro servizio. - Abbassai anche la testa, cercando di mostrarmi umile e diligente.
Mi squadrò per una manciata di secondi, mentre Thomas uscì strizzandomi l'occhio e augurandomi buona fortuna senza farsi sentire dal signore.
- Non sei un po' troppo giovane per fare la sguattera? - Mi chiese, con tono sprezzante e ironico, finendo di osservarmi e girandosi dall'altra parte.
Spalancai per un istante gli occhi, cosa avrebbe potuto c'entrare la mia età con la mia esperienza lavorativa?
- In realtà, no. Sono maggiorenne, vaccinata, e tutta la mia famiglia lavora qui. - Gli risposi, con un pizzico d'orgoglio nella voce.
Mi guardò ancora, per studiarmi.
- Quanti anni hai? - Mi chiese, ghignando.
- 18. - Gli risposi, indietreggiando leggermente.
Si alzò dal letto, avvicinandosi a me.
- Mmm.. Allora, fai il letto. Ora! - Mi ordinò, severamente, ghignando sempre più.
Deglutii, avvicinandomi al letto e cominciando a tirare su il cuscino e le lenzuola. Sentii che lui stava uscendo dalla stanza, però sentivo anche il suo sguardo su di me.
Finii di rifare il letto velocissima, poi mi alzai e mi girai verso di lui.
- Vieni con me. - Mi disse, guardandomi con un ghigno spaventoso.
Deglutii di nuovo, avvicinandomi e seguendolo fuori.
Chissà come se la cavano le altre.. E la mamma..



Pov. Rosalie

Guardai per l'ultima volta le mie sorelle e la mamma, prima di seguire il ragazzo con il pasto da portare al signore, e mi sentii agitata, chissà cosa mi avrebbe aspettato!
- Allora, come ti chiami? - Mi chiese sorridendo il giovane accanto a me, girandosi ogni tanto per guardarmi negli occhi senza rischiare di cadere.
- Rosalie. Ma chiamami pure Rose. E tu? - Sorrisi a mia volta, controllando ogni mio passo per non inciampare in un possibile lembo di tappeto rivoltato.
- Beh, io mi chiamo Julian, ma sono francese. Anche tu sei straniera, non è così? - Continuammo a camminare, fra quei lunghi corridoi, quasi interminabili.
- Sì, la mia famiglia materna è spagnola. - Dissi, spostando come riuscii una ciocca di capelli dietro all'orecchio. Era gentile, e molto simpatico, anche se forse un po' invadente, e con lo sguardo lungo, però lo erano tutti con me. E non me ne vantavo affatto.
Arrivammo, nella stanza del signore, dopo un po', gli avevo domandato di andare lentamente per poter memorizzare in fretta la posizione esatta ed essere più veloce i giorni a venire.
Bussammo a tempo, poi entrammo, lui sicuro e io titubante. Infondo, come l'avrebbe presa, se non fosse stato ancora a conoscenza della nostra assunzione?
Era una stanza enorme, forse la più grande che io avessi mai visto: aveva le pareti bianche, come latte puro, il letto a due piazze con le lenzuola di un azzurro pallido, le tende dello stesso colore e gli infissi erano di mogano. Profumava di pino, era un odore aspro ma allo stesso tempo piacevole, come mi sarebbe piaciuto avere quel profumo anche nella nostra stanza!
Seduto a una scrivania anch'essa di mogano c'era il signore, o meglio Emmett Cullen, intento a lavorare su alcuni fogli che, probabilmente, riguardavano il suo lavoro.
Mi squadrò, dopo essersi accorto della presenza di entrambi, e sbuffò pesantemente, spostando lo sguardo sul ragazzo accanto a me.
- Un'altra, Julian? - Gli chiese, incrociando le braccia al petto e alzando un sopracciglio, in disaccordo.
- In realtà, signore, questa è per voi. - Rispose Julian, guardandomi sorridendo e posando il pasto sul tavolo mestamente, con la testa abbassata.
Invece, Emmett mi fissò, in modo strano.
- Mah.. A me pare giovane, per fare la cameriera.. Vai pure, Julian. - Disse, guardandomi storto e facendo cenno a Julian di andare.
- Tu, invece... Rifai il letto alla perfezione, pulisci a terra, e voglio questo pavimento lucido come uno specchio, pulisci il bagno, voglio che cambi completamente aspetto, lava le tende, sono un po' spente ultimamente, ordina la scrivania in modo che io possa trovare ogni oggetto in un posto visibile, la libreria, striglia e nutri il mio cavallo... - E mi fece un elenco infinito di cose da fare. Sbiancai, alla fine, deglutendo rumorosamente e attirando su di me un suo sguardo indagatore.
- Io.. Non so dove si trovano le scuderie.. - Dissi, con una punta di imbarazzo e abbassando la testa come avevo visto fare a Julian prima, arrossento appena.
- Ti arrangi! - Mi disse, rabbioso, poi uscì sbattendo la porta, dopo aver preso con sè tutti i fogli di cui necessitava.
Rimasi sola, dentro alla stanza, insieme ai miei pensieri. Finirò alla sera, tardi. Pensai, seduta per un istante sul suo letto per riordinare un attimo le idee, dopo averlo fatto.
E' impossibile... Non ce la farò mai.
Sospirai, poi mi misi al lavoro, sperando che le altre non fossero state nella mia stessa situazione.



Pov. Bella

Seguii il ragazzo della consegna pasto, dopo aver guardato con un sorriso le mie sorelle e la mamma. Ero un po' emozionata, era uno dei primi veri lavori che avessi mai avuto e non volevo assolutamente partire con il piede sbagliato.
Il ragazzo non era uno di molte parole, anzi.
Mentre camminavamo, mi guardavo intorno per ricordarmi poi la strada da fare, era così grande quella casa da rischiare di perdermi, anche se non sarebbe stato troppo difficile, infondo infondo. Il problema era che non sapevo come fosse il signore, e non sapevo se gli sarei piaciuta o no.
Sospirai, mentre arrivammo nell'ultimo corridoio prima della stanza.
Chissà le altre come stanno..
Arrivammo infine davanti alla camera, e bussai lievemente, senza fare troppo rumore, poi, entrammo a tempo io e quel ragazzo, guardandomi intorno per qualche secondo.
Era una stanza luminosa e arieggiata, soprattutto grande e spaziosa, mi dava come un senso di fresco e nuovo, e infatti colui che ci vivera era così, già dal primo impatto.
I mobili erano color legno naturale, l'armadio non era molto grande ma i dettagli erano molti, e refiniti in oro, mentre il letto era a due piazze con le lenzuola di un colore sull'arancione-dorato, incredibilmente affascinanti, e una scrivania con una poltrona in un angolo.

Seduto comodamente sulla poltrona, c'era Edward Cullen, con un giornale fra le mani e un'espressione concentrata in volto.
Mi tremavano le gambe, dalla paura, non sapevo come atteggiarmi con lui.
Avanti Bella, piantala! Non ti può mangiare!
- Ehm.. S..Salve.. Io sono.. La nuova cameriera.. - Dissi, balbettando. Perchè mi comportavo così, in quel momento? Ero davanti al mio capo, d'accordo, ma era pur sempre un ragazzo poco più grande di me!
- Ciao. Io sono Edward. Dammi pure del tu, non devi essere molto più vecchia di me, dal tuo aspetto non si direbbe affatto. - Mi disse lui, sorridendo e posando il quotidiano accanto a lui, sul tavolino di legno che non avevo visto prima, seminascosto.
Era molto gentile, nei miei confronti. Eppure, ero una sguattera, e nessuno era mai stato molto educato con me.
- Ok.. Grazie, Edward. - Dissi, con uno dei miei sorrisi migliori, e feci una lievissima riverenza.
- Prego. Allora, potresti rifare il letto? Poi andiamo insieme a strigliare il cavallo, così ti insegno. - Mi disse, facendomi un sorriso da scioglimento.
Ehy Bella, ma che fai?! E' un tuo superiore, e ha solo sorriso!
Ok, va bene, aveva solo sorriso, ma che sorriso! Sghembo ma dolce, un mix perfetto.
Feci il letto, poi mi avviai ad aprire le finestre e respirai una boccata d'aria fresca mattutina, dopo aver poi dato un lieve colpo al tappeto, attaccato da una parte al davanzale e dall'altra alla mia mano.
Lui si schiarì la gola, e io mi avvicinai a lui, seguendolo giù dalle scale verso le scuderie. Cosa mi sarei dovuta aspettare?








Ok, ragazze. Eccomi. Scusate L'ENORME ritardo, però non ho potuto postare prima il capitolo. Spero comunque vi sia piaciuto, prometto che il prossimo lo pubblicherò a breve. A presto, un bacio, Alba97.









   
 
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