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Autore: londonlilyt    12/12/2005    1 recensioni
"I loro sguardi si incontrano attraverso il salone affollato, quello di lui scuro e vellutato come la notte, quello di lei terso e chiaro come il cielo a primavera. Lui sorrise sicuro,facendo scorrere gli occhi lenti sulle curve di lei, come in una morbida carezza, mentre il sorriso si allargava facendogli brillare le pupille scure come il peccato...." L'idea di questa ff mi e' venuta dopo aver visto Mr.&Mrs Smith, quello con Angelina Jolie e Brad Pitt...non l'avete visto!! e che aspettate!! alla fine, indipendentemente dalle vostre preferenze sessuali, ve li fareste tutti e due! Quindi i nostri due protagonisti sono due spie, lei e' una freelance lui invece lavora per il governo inglese, le loro strade si incontrano un giorno per caso e da quel momento scoppia il putiferio.....
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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VENEZIA.....

Sasha sedeva al tavolino di un bar di Piazza San Marco facendo finta di leggere il giornale. Accanto a lei i resti di un espresso e un cornetto mezzo mangiucchiato, il fanfarone non si era ancora fatto vedere!

Il perchè fosse venuta poi era ancora un mistero, certo l’idea che lui non le toccasse più la macchina aveva il suo fascino, e alla fine quella era l’unica cosa che contava. Ma gli avrebbe fatto rimpiangere di averlo anche solo pensato un ricatto del genere!

Il cellulare squillò.

“Salve dolcezza!” la salutò la voce di lui.

-Dove sei? Sono almeno dieci minuti che ti aspetto!-

“Addirittura! Comunque sono nella Piazza, fammi un salutino così ti vedo!”

Lei abbassò il quotidiano guardandosi attorno, e lo vide, camicia bianca di lino, larghi pantaloni chiari tutti tasche e occhiali da sole scuri, l’estate in Italia era particolarmente calda, si era tagliato i capelli, ora li portava corti e a spazzola. Ed era circondato da una marea di piccioni, forse doveva andare lì, spaventare i volatili e sperare che gli scagazzassero addosso tutti insieme!

-Girati, sono dietro di te seduta ad uno dei tavoli del bar- con quello chiuse la comunicazione.

Mio Dio! Pensò, ma era legale essere così attraenti? Quasi rimpiangeva il brutto scherzo che gli stava per giocare, quasi.

Serrò la mascella con forza, per impedirsi di fare qualcosa di stupido e umiliante, tipo...sbavare?

Lui l’aveva vista e le si stava avvicinando sorridendo, mentre lei piegava lentamente il giornale e lo posava accanto alla tazzina.

Il sorriso di lui si spense immediatamente quando la vide da vicino.

-Mi auguro che tu stia scherzando!- il tono era piatto ma con una punta di apprensione.

-Perchè? Non ti piace il mio vestito?- chiese con finta innocenza, l’aveva studiato nei minimi dettagli.

-E come accidenti dovrei chiamarti?-

-Bhè al momento l’identità che sto usando è quella di...suor Giulietta!- dovette fare una fatica immane per trattenersi dal ridergli in faccia –quindi se vuoi puoi usare quello!-

Etienne ancora non credeva ai suoi occhi, si era vestita da suora! L’abito grigio scuro, quelle terribili scarpe marroni con la suola piatta, neanche sua nonna le usava più scarpe del genere, e il velo! Si era azzardata anche a mettersi il velo!

Maledetta doppio giochista!

-Non ho nessuna intenzione di portarti in giro vestita a quel modo!- protestò.

-Va bene, ma voglio che sia messo a verbale che sei stato tu a tirarti indietro e l’accordo vale, la mia macchina non si tocca più, io all’appuntamento mi sono presentata!- quel vestito avrebbe spento i bollori di qualunque uomo, l’aveva scelto con intenzione, non le piaceva essere costretta a fare ciò che non le andava.

-Ma che faccia tosta!-

Non ci poteva credere! Aveva trovato un modo magistrale per evitare l’intera faccenda, mentre lui non aveva pensato ad altro per tutto il mese passato, non si sarebbe fatto sconfiggere così facilmente, questo era un gioco che si poteva fare anche in due.

-Va bene...suor Giulietta- per poco non si strozzò pronunciando il nome –andiamo, facciamo un bel giretto turistico-

-Come vuoi figliolo- rispose, con un’espressione che sperava fosse pia –osservare le meraviglie ispirate dal signore è un balsamo per l’anima-

Le sembrò di sentirlo digrignare i denti.

Con il procedere del pomeriggio Sasha aveva smesso di pensare alla sua trovata come geniale, ma come ad un’arma a doppio taglio che l’avrebbe fatta sanguinare a morte, se non moriva di noia prima!

Lui l’aveva portata in ogni chiesa, cattedrale e chiostro che avesse un qualche minimo significato storico o religioso, per non parlare del fatto che l’aveva invitata a dire una preghiera di fronte ad ogni statua della Madonna che trovavano per strada, davanti alla quale era sempre riunito un piccolo gruppo di fedeli, davanti al quale era meglio non causare nessun tipo di scandolo, dal tronde doveva pur sempre rimanere nell’anonimato.

Toccò il fondo, quando lui la fece entrare nell’ennesima chiesa, proprio quando stavano per iniziare i vespri, e l’anziano sacerdote l’aveva invitata a condurre la preghiera, per poco non scoppiava, lì nella chiesa piena di vecchiette e con il vecchio prete che la guardava speranzoso, ora avrebbe fatto una strage!

Per fortuna Etienne decise di intervenire facendo capire al parroco che lei non capiva e parlava una parola di italiano e così erano scappati il più in fretta possibile.

-Ti conviene andare a cambiarti prima che ti porti a passare la notte in un convento- le disse con una calma mortale, ma era ad un passo dallo sbellicarsi dalle risate, l’aveva fatta ammattire oggi!

Sapeva che lei non si sarebbe ritirata dal loro appuntamento, altrimenti l’accordo saltava e ci andava di mezzo quella stupida Ferrari, e tutto aveva giocato a suo vantaggio.

-Stronzo!- non era brava  a cedere le armi.

In silenzio si diressero all’albergo di lei, che lo lasciò in portineria mentre andava di sopra a cambiarsi.

Maledizione a lui! Riusciva sempre ad essere un passo avanti!

Decise di impiegarci il più a lungo possibile, magari si sarebbe stancato e se ne sarebbe andato, ma era sicurissima che avesse una pazienza da far invidia a Ghandi!

Quando Etienne la vide scendere le scale, non riuscì a trattenere un sorriso di apprezzamento, il completo era di cotone bianco traforato nello stile zingaro come andava di moda ultimamente, trasparente il tanto necessario per distinguere il colore della biancheria che portava ma non i dettagli, dei sandali argentati che le fasciavano le caviglie sottili e portava una borsettina coordinata. Semplice e pulito,  la faceva sembrare una ragazza comune pronta a godersi la serata, chi poteva immaginare che questa fanciulla dall’aspetto innocuo potesse farti fuori in cinque modi diversi!

-Cambia espressione sembri pronta per andare al patibolo!- la prese in giro guidandola fuori.

Finirono per cenare in una simpatica trattoria a conduzione familiare, dove il mangiare era buono e l’ambiente molto rustico e caratteristico.

E dove per poco Sasha non fece gli occhi neri alla cameriera che continuava a mandare occhiatine dolci ad Etienne, ma non lo vedeva che era in compagnia!

E dove Sasha si chiese per la millesima volta che cosa ci faceva lì con lui, che continuava a parlare e a raccontarle storie incredibili sulle sue missioni insieme a Jules. Sembrava che non gli importasse che lei non stesse partecipando in modo consistente alla conversazione, che cosa gli poteva raccontare? Che si vendeva al migliore offerente e che nessun lavoro era troppo basso per lei?

-Ci rinuncio!- dichiarò lui sconfitto –sono tre quarti d’ora che hai la stessa espressione, qualunque cosa dica! Non lo sai che corrugare la fronte a quel modo provoca rughe precoci?-

Quello le strappò una risatina.

-Lo vedi che allora sai come si sorride, ti fa sembrare anche più carina- la complimetò con un sorriso che avrebbe sciolto il più freddo dei cuori.

-Ho ricevuto complimenti più elaborati di quello sai- la noia che sembrava trasudare da ogni parola, ma che in realtà nascondeva l’effetto devastante che quel sorriso aveva avuto su di lei.

-Ma nessuno era altrettanto sincero- era possibile che non riuscisse a farla sciogliere neanche un pochino? Era la donna più difficile che avesse mai incontrato –ora è il tuo turno, ho parlato più che abbastanza per una settimana-

-Vuoi che inizi a raccontarti delle mie imprese sul campo?-

-No grazie ho appena mangiato, e visto che era buonissimo gradirei che rimanesse dove si trova al momento! Perchè non mi racconti invece come mai ti chiamano la dea di ghiaccio?- quella sarebbe stata una storia interessante.

-Colpa di un balordo francese,- disse svuotando il bicchiere del vino in un sorso solo –non è riuscito a farmi godere a letto e si è inventato il nomignolo-

-Bugiarda!- rise dopo qualche secondo di silenzio meravigliato, quella ragazza se ne usciva con le cose piú assurde –la versione corretta se non ti dispiace-

-Cosa ti fa credere che non sia la verità?-

-Perchè hai l’espressione che assumi in genere quando mi dici balle tanto per farmi stare zitto-

-Me l’ha dato un collega dopo una missione particolarmente cruenta- voleva la verità e accontentiamolo allora –alla fine disse che non aveva mai visto nessuno sfoggiare tanto sangue freddo, la parte della dea viene dal lato poetico dello stronzo che sosteneva che la mia bellezza non era terrena e altre cazzate del genere-

Quello che omise fù il fatto che il tizio per poco non vomitò dopo averla vista ammazzare cinque persone quella notte in maniera sanguinosa senza battere ciglio e con lo sguardo più freddo e distaccato che avesse mai visto nel corso di tutta la sua carriera, non era normale, e si era convinto, da buon colombiano superstizioso, che lei doveva appartenere ad una razza non di questa terra.

Quella era stata la sua ultima missione di squadra, in Colombia, dopo aver portato a termine la sua vendetta. Immagini di quella notte iniziarono a vorticarle davanti gli occhi e lei le scacciò immediatamente, aveva giurato di non pensarci mai più e fino ad ora aveva fatto un ottimo lavoro.

-A quello posso credere- si era aspetato qualcosa del genere.

-Ma da dove sbuchi fuori tu?- chiese al colmo della curiosità e dopo aver ritrovato una parvenza di calma, a quest’ora un uomo normale sarebbe già scappato a gambe levate con la paura di ritrovarsi cadavere da un momento all’altro.

-Dal solito posto immagino, mamma non te l’ha spiegato che la cicogna non esiste?-

-Sii serio per una volta maledizione a te!-

-Sei tu quella che prende la vita troppo seriamente Sasha- gli occhi di lui si fissarono su quelli grandi e blu di lei –tutti abbiamo degli scheletri nascosti nell’armadio, ma quello che ho imparato tanto tempo fà e che non ha importanza con quanto impegno cerchiamo di tenerli nascosti, prima o poi saltano fuori-

Sasha fù percorsa da un brivido, quello sguardo sembrava arrivarle dritto dentro, così scuro e intenso. Se Etienne avesse visto quali scheletri si nascondevano nel suo armadio gli si sarebbe accapponata la pelle, avrebbe girato di spalle e non si sarebbe piú voltato indietro.

-Non ho la piú pallida idea di cosa tu stia parlando-

-No immagino di no- aveva visto quelcosa di oscuro agitarsi dentro i suoi occhi, forse era meglio non approfondire l’argomento per quella sera. Cosa nascondeva quella facciata acida e inavvicinabile che mostrava al prossimo?

-Andiamo dai, - la trascinò fuori prendendola per mano –ti porto a fare un giro-

  
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