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Autore: Merewen    12/12/2005    24 recensioni
Harry sta per iniziare un nuovo e ultimo anno alla scuola per maghi e streghe di Hogwarts...ormai è cresciuto, e lui e i suoi amici, oltre che affrontare una nuova avventura contro Voldemort, dovranno confrontarsi con i sentimenti che cambiano...RECENSITE
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lentamente l’intontimento stava passando; la nebbia che invadeva la sua mente si stava diradando, anche se ancora poteva senti

Lentamente l’intontimento stava passando; la nebbia che invadeva la sua mente si stava diradando, anche se ancora poteva sentire i sensi annebbiati.

Non sapeva dove si trovava.

Sapeva solo di essere sopra qualcosa di molto morbido, quasi in un ambiente ovattato, come fuori dal mondo.

Riusciva solo a percepire il suo respiro ancora lento e pesante, e un leggero ma continuo e fastidioso formicolio alla testa.

Percepiva intorno a lui dei passi veloci.

Capì di non essere solo, in qualunque luogo strano lui si trovasse.

Harry non ebbe la forza di aprire gli occhi, così semplicemente tese le orecchie in ascolto, senza dare segno di vita.

Quel rumore di tacchi continuavano ad essere uno degli unici suoni che il ragazzo poteva percepire, quando finalmente sentì due voci.

“Smettila di camminare come un ossessa avanti e indietro…di certo questo non è di aiuto a Harry.”

“Ah si? E perché tu sai cosa è di aiuto a Harry?”

“Hermione…dai vieni a sederti qua…”

“No…mi spiace Ronald ma non riesco a stare ferma…”

“Ragazza mia tu qua stai per rischiare una crisi di nervi…appena torna Madama Chips le chiedo un po’ di tranquillante…”

“Cosa!!No Ron tu non farai proprio un bel niente!Non ho bisogno di nessun tranquillante io!!!”

“Hermione! Per la barba di Merlino non alzare la voce! Forse non saprò cosa ha bisogno Harry in questo momento ma di certo non di una ragazza che gli urla a due centimetri dalle orecchie…”

“Io…Oh…hai ragione Ron…”

“Dai…siediti qua sul bordo del letto e cerca di stare calma…è già un miracolo che madama Chips si sia dimenticata di noi…”

“Ron…ti rendi conto…Voldemort…Voldemort era presente in Harry, proprio in quel momento…E’…E’ stato orribile…capisci? “Non capivo cosa stava succedendo a Harry, lui continuava a muoversi e a urlare…mi diceva di andare via…prima mi implorava di aiutarlo, urlava che non vedeva più niente, poi voleva che mi allontanassi…”

“Herm dai…tranquilla…tu credi che…bè insomma…che…Tu Sai Chi…”

“Ronald…”

“…volevo dire…credi che V…V…Volde….Voldemort … si sia impossessato di Harry?”

“Non credo…Harry era agitato, ma comunque era ancora lucido e capace di capire cosa stava succedendo…non credo che Voldemort si sia impossessato di lui…”

All’improvviso, un'altra voce si aggiunse a quella dei suoi migliori amici.

“Oh Santa Morgana! Ragazzi che ci fate qui?Dovreste essere nei vostri dormitori da un ora lo sapete?!”

“Oh Salve Madama…noi, volevamo solo stare un po’ con Harry…”

“Ragazzi miei ci starete domani col vostro amico. Lui ha bisogno di riposo e anche voi…sembrate tutti e due sconvolti. Avete delle facce…non volete dei tranquillanti per dormire stanotte? E’ stata una giornata pesante…”

“No la ringrazio…credo che…che noi adesso ce ne andremo…”

“Come vuole signor Weasley…tornate domani e forse potrete vedere il vostro amico sveglio…”

“Lo spero…Buonanotte Madama…”

“Buonanotte ragazzi.”

Quei passi nuovamente si allontanarono; la porta cigolò per poi richiudersi con un leggero rumore.

Poi il sonno e l’intontimento pervase nuovamente il corpo di Harry, anestetizzandogli i sensi.

Nuovamente crollò in un sonno buio e silenzioso.

 

 

 

***************************************

 

 

 

I rintocchi dell’orologio, profondi e lenti, echeggiavano per tutta Hogwarts.

Lentamente, Harry si svegliò, sbattendo le palpebre più volte tentando di mettere a fuoco ciò che c’era intorno a lui.

Inutile, tutto era sfuocato; sapeva solo di trovarsi a Hogwarts, e già questo era rincuorante, soprattutto dopo quello che gli era successo.

Ancora steso nel letto col leggero lenzuolo a metà del petto, aggrottò la fronte…cosa gli era successo?

Di certo qualcosa di grave, dato che sentiva un gran male alla testa, un forte intontimento, come se il suo capo fosse intorpidito, insensibile e pesante.

Strinse forte le palpebre, fino a vedere dei piccoli luccichii nel buio, si portò il dorso della mano sulla fronte, all’altezza della cicatrice.

Bruciava.

Cercò di darsi un po’ di refrigerio con la mano stranamente fredda, poi aprì gli occhi nuovamente e, con un profondo respiro, si mise a sedere sul letto morbido.

Gli girava la testa, così per mantenere una sensazione di stabilità appoggiò le mani sul materasso, poi lentamente si spinse indietro, fino a quando la sua schiena non fu in contatto con la testiera del letto.

Aveva assolutamente bisogno dei suoi occhiali.

Così si voltò verso sinistra, e vide una forma che assomigliava molto a quella di un basso comodino.

Allungò la mano e, con sua immensa fortuna, riuscì a trovare al primo tocco i suoi occhiali; li riconobbe dalla montatura cerchiata e dal dislivello che c’era nella congiunzione fra le due lenti, che molte volte si era rotta e altrettante aggiustate alla meno peggio.

Li indossò, poi sbattè le palpebre, e finalmente riuscì a distinguere l’ambiente in cui si trovava.

L’avevano portato in infermeria, e sicuramente doveva trovarsi li da abbastanza tempo, dato che l’ultimo sfocato ricordo che aveva prima di perdere i sensi era di una giornata assolata, mentre ora era notte inoltrata.

Ancora intorpidito, voltò lo sguardo verso sinistra per guardare fuori dalla grande finestra dell’infermeria e, proprio lì vicino, vide un’ombra.

Harry prese a fissare stranito quella figura, i cui contorni erano leggermente illuminati dagli eterei raggi di luna che gli permettevano di distinguere solamente un ampio vestito e il riflesso di un paio di occhiali a lui famigliari.

L’uomo, accortosi che il ragazzo si era svegliato, si tolse dalla luce lunare, e iniziò a trascinarsi lentamente verso il bordo del letto, provocando un leggero fruscio con la stoffa del vestito.

I leggeri passi, stanchi e lenti, risuonavano piano nella stanza.

L’alta e sottile candela posta sul comodino vicino ad Harry si accese, illuminando fiocamente ciò che gli stava attorno.

“Ben tornato fra di noi, Harry…”

Il ragazzo sorrise leggermente, frastornato, mentre Silente, ora illuminato dalla calda luce della debole candela, si era posizionato al capezzale di Harry, appoggiandosi con le sue ossute mani al bordo del letto.

“Ci hai fatto prendere un grande spavento…a tutti noi…” disse con voce grave ma senza ombra di rimprovero.

“Signore…io…non mi ricordo…voglio dire…so che deve essere successo qualcosa di…grave…se io mi trovo qua, ma purtroppo non mi ricordo molto…” la voce gli uscì fuori debole e roca, e il suo viso si contrasse come per accentuare meglio l’impegno nel ricordare gli avvenimenti che lo avevano condotto fra quelle lenzuola.

Silente si incupì, aggrottando la fronte… “Mi stai dicendo, Harry, che non ti ricordi nulla?”

“In parte, Signore…ho alcuni flash che però non riesco a collegare uno con l’altro…mi ricordo solo che…”

Lasciò la frase in sospeso, mentre nella sua mente immagini di lui e Hermione vicino alla foresta si sovrapponevano come diapositive indistinte … “e poi la mia cicatrice…mi fa male…e anche la testa…”

Silente sospirò profondamente, chiudendo gli occhi come per raccogliere le forze… “E’ normale Harry…come credi di sentirti dopo che Lord Voldemort è entrato nella tua mente?”

“Voldemort!?” disse Harry spalancando gli occhi, mentre tutte le tessere tornavano al loro posto, ricomponendo lentamente gli avvenimenti di quella giornata… “Voldemort…”

“Questo è quello che è successo, a quanto mi ha detto la signorina Granger: voi due eravate ai limiti della Foresta Proibita, quando all’improvviso sei caduto a terra, urlando che Voldemort era entrato in te. Poi è giunto Hagrid che ti ha portato al castello, e infine Madama Chips ti ha diligentemente curato…ora ti ricordi, Harry?” disse serio e con tono speranzoso il preside.

Finalmente i pezzi si erano ricomposti tutti: ora si ricordava tutto, il motivo per cui lui e Hermione erano là e le parole di Voldemort.

Al solo pensiero, il ragazzo rabbrividì nuovamente… “Si…ora ricordo tutto…perfettamente…”disse Harry, strascicando le parole e con lo sguardo fisso nel vuoto davanti a sé.

Il silenzio avvolse i due, mentre con un cipiglio preoccupato Silente prese una sedia poco lontano da lì e, con un profondo e stanco sospiro, si mise vicino a Harry.

Ora Harry poteva vedere bene i lineamenti stanchi del vecchio, gli occhi umidi come se avesse appena pianto e le rughe decise del volto; mai come prima il ragazzo vide disegnato sul volto di Silente tanta tristezza e rassegnazione.

Quello era il volto di un uomo che aveva visto di tutto nella vita, cose troppo orribili da raccontare.

Guardando seriamente il ragazzo, l’uomo disse “Harry, ora non è più una richiesta cortese,  te lo chiedo per il tuo bene…Sei sicuro di non aver nulla da dirmi? Nulla di importante e significativo che possa essere collegato a Lord Voldemort?”

Harry abbassò lo sguardo, ripensando che in fondo doveva parlargli di una cosa molto importante: i suoi sogni.

Quei sogni che lo tormentavano ogni notte, lo facevano soffrire, gli mostravano nient’altro che morte.

“Si Signore, credo ci sia qualcosa di importante da dire…” iniziò in tono solenne il ragazzo, concedendosi poi una pausa troppo lunga.

“Sono qui, Harry…dimmi di cosa si tratta…”lo incitò l’uomo.

Inspirò profondamente, poi iniziò a parlare… “Ultimamente faccio dei sogni strani…sogni che sono collegati a Voldemort…credo…vedo me stesso, Ron, Hermione, i Weasley…insomma, tutte le persone più vicine a me vengono uccise, torturate e umiliate da Voldemort, davanti ai miei occhi e io… io non posso fare nulla…per quanto io voglia fare qualcosa, mi è impedito. Non ho la forza di salvare le persone che mi stanno intorno, non riesco a difenderle…loro credono in me, mi sostengono, e l’unica cosa che io posso offrirgli in cambio è una vita come la mia, in costante pericolo, in costante fuga da Voldemort….l’unica cosa che posso offrirgli è…condurli a morte certa.”

Un silenzio pesante, poi il rumore di una mano che sbatte contro una fronte.

“Che incapace che sono…” si lamentò Silente a voce bassa.

“Scusi?” Harry sembrava stupito.

“Dovevo…avrei dovuto immaginarlo. Voldemort è senza scrupoli…e si è accorto che sei debole, Harry. Ma non nel senso che intendi tu. Tu in realtà sei forte, ma non sei capace di tirarla fuori questa tua forza. Colpevolizzarti non ti aiuta certo a stare meglio e ad estrarre il meglio di te per contrastare il Signore Oscuro. Non avrei dovuto ignorare l’importanza dell’Occlumanzia.”

“Che significa…”

“Harry, stai cedendo. Non trovi più la forza necessaria per rialzarti e combattere a viso alto. E se non ce la farai, sarai sconfitto. Voldemort lo sa, e sta usando le tue paure contro te stesso. Devi stare attento: gli affetti possono essere armi potente quanto distruttive per te. Tutto dipende da te stesso…dipende dal valore che dai a questi affetti, a quanto li credi profondi e importanti…a quanta fiducia e rispetto riponi nelle persone che ti circondano…”

Harry abbassò il capo; possibile che avesse sbagliato tutto con Ron e Hermione?

Nel frattempo, il vecchio Preside ricominciò a parlare…“Ciò che intendo dire, ragazzo, è che Voldemort riesce a entrare nella tua mente. Riesce a leggerla come un libro aperto: vede i tuoi timori, le tue paure e insicurezze, e le trasforma in realtà per spaventarti nei tuoi stessi sogni, per farti credere che ciò che più temi al mondo accadrà veramente. E’ riuscito a battere quelle barriera che, diciamocelo con tutta franchezza, in te è sempre stata debole. Non sei in grado di isolare la tua mente, almeno non abbastanza per impedire a Voldemort di entrare in te. Per questo è indispensabile ricominciare le lezioni di Occlumanzia…non avrei dovuto mai lasciare che Piton le sospendesse…”

“Signore, lei sta dicendo che devo ricominciare a prendere lezioni private di Occlumanzia?”

“Si Harry, è necessario. Questo errore ci sta costando caro, dobbiamo perlomeno cercare di arginarlo…”

“E l’insegnante, immagino, sarà Piton…” cercò di concludere, non senza che un brivido gli percorresse la schiena al ricordo di quelle lezioni di Occlumanzia del quinto anno.

“No Harry…io stesso ti darò lezioni…Piton non è una persona molto affidabile in questo momento…”

Quella risposta lo spiazzò non poco…“Cosa intende dire, Signore?”

Silente sorrise leggermente, con tono amaro“No Harry, non guardarmi con quell’aria da chi ha scoperto un grande mistero…non cercare di indovinare cose più grandi di te. Le tue esperienze credo ti abbiano dato abbastanza motivi per credere che nulla deve essere dato per scontato…”

“Ha ragione, mi perdoni…”

“Non scusarti…ti capisco. La tua posizione non è delle migliori. Tanta responsabilità sulle spalle non è facile da sopportare, ed è logico dubitare di chi ti sta accanto.” Silente si alzò dalla sedia, trascinandola nuovamente nella sua posizione originale; poi si riavvicinò nuovamente a Harry che vide in lui qualcosa di nuovo nei suoi occhi, quasi una luce paterna, affettuosa e contemporaneamente compassionevole e persa… “Ma ricordati, Harry, che ci sono tante persone che ti vogliono bene, persone che ti circondano in questo momento e altre che purtroppo non sono più presenti fisicamente, ma che in ogni modo ci sono, proprio nel tuo cuore, e ti proteggono”

Dicendo questo, passò la mano sottile fra i capelli disordinanti del ragazzo, come per scompigliarglieli di più se mai fosse stato possibile.

Respirò profondamente guardandolo con dolcezza, poi iniziò a dirigersi verso l’uscita dell’infermeria… “Mercoledì inizieremo le lezioni. Ti voglio puntuale Harry, alle 8 di sera nel mio ufficio…la parola d’ordine la conosci già…”

“Si signore…” rispose Harry, iniziando a ricacciarsi nuovamente sotto le lenzuola, quando Silente, invece di afferrare la maniglia della porta per aprirla e uscire, si fermò di colpo.

Poi disse con voce stanca… “Ascolta Harry…i pesi delle responsabilità sono più leggeri e facili da portare quando si dividono con altri…con quelle persone in cui riponi fiducia assoluta e che hanno dimostrato a te profonda e illimitata lealtà…”

Harry aggrottò la fronte; che Silente sapesse quello che era successo fra lui e Hermione? Possibile che lei gli avesse raccontato tutto di quella giornata? “Tutto dipende, Signore…dipende da quali sono le responsabilità e quali sono le loro conseguenze…certe responsabilità e certi pesi si è costretti a portarli da soli per il bene degli altri…”

“Harry, ricordati che sei umano…ma soprattutto ricordati che non sei solo…non puoi isolarti dalle persone che vivono nel tuo cuore. Che tu le tenga lontane fisicamente o no, loro vivono in te, sono radicate in te, sono parte stessa di te, e non te ne puoi separare. Non c’è nessun modo per farlo, nessuna magia…perché l’amore è la più grande e suprema delle magie, e nulla la può controllare, tantomeno la nostra volontà, per quanto ferma possa essere.”

“Riposa ragazzo, domani mattina tornerai alle lezioni…I tuoi amici ne saranno contenti…Buona Notte Harry.”

 

 

***************************

 

Hermione Granger aveva completamente la testa da un altra parte, e per la prima volta si chiese cosa potesse importarle della carta dei diritti dei Giganti quando il suo migliore amico era steso nel letto dell’infermeria, inanimato e indebolito dall’attacco di Voldemort, una minaccia sempre più presente e tangibile rispetto alla vecchia e sepolta questione del rispetto dei Giganti.

Sentiva su di se lo sguardo indagatore di Ron che con fastidiosa insistenza la scrutava, cercando di capire qualcosa in quella improvvisa metamorfosi della sua migliore amica, ma Hermione cercava di non dare peso a quello sguardo indagatorio; sapeva che l’amico era preoccupato per lei, ma in quel momento quelle attenzioni le davano fastidio, probabilmente perché questo significava che la sua fragilità e le sue paure iniziavano lentamente a venire a galla, a farsi più tangibili e visibili a tutti.

Hermione non poteva mostrarsi debole, non le era permesso: era sempre stata forte, pronta a tutto, e adesso che tutto iniziava a giungere all’epilogo doveva esserlo ancora di più.

Teneva il viso appoggiato alla mano destra, mentre guardava persa il cielo fuori dalle finestre dell’aula di Storia della Magia.

Mentre il monotono tono di voce del professor Ruf entrava ed usciva dalla testa di Hermione, nella sua mente assente continuavano imperterrite a passare immagini del pomeriggio precedente, nel giardino della scuola: lei e Harry, un Harry strano, confuso, quasi perso; e poi vederlo accasciarsi al suolo, indifeso, debole e urlante, mentre lacrime calde gli solcavano il viso, nella disperata ricerca di qualcosa che gli permettesse di riemergere da quel dolore improvviso e lancinante che lo soffocava.

Mentre cercava di fuggire dalla morsa di Voldemort.

Hermione chiuse forte le palpebre, come per cacciare via quelle immagini e per cercare di non sentire quelle grida e quelle frasi fredde e dure che l’amico le aveva rivolto prima…   tu sei troppo apprensiva e appiccicosa ,  Smettila con queste smancerie da psicologa!, le cose non funzionano più… tutto sta andando a pezzi, ormai il nostro Trio non esiste più…”

I suoi occhi si strinsero ancora di più, e Hermione cercò di controllare le lacrime angosciose che premevano per uscire respirando profondamente, per poi buttare fuori l’aria tutto in un colpo.

“Hermione…”

La ragazza sentì Ron bisbigliare il suo nome, così si girò improvvisamente verso l’amico che, con un cenno del capo, le indicò la grande lavagna nera, dove Ruf aveva iniziato a scrivere con leggeri cigolii una decina di domande come compiti per la lezione seguente.

Hermione sorrise gentilmente a Ron, ringraziandolo, poi estrasse diligentemente la sua piuma dall’astuccio sotto lo sguardo triste del ragazzo, la bagnò delicatamente nell’inchiostro per poi far scorrere delicatamente il pennino sulla ruvida carta di pergamena, senza dimenticarsi la sua buona abitudine di scrivere nell’angolo in alto a destra la data con una calligrafia più piccola.

Per un buon quarto d’ora la mente della ragazza fu occupata dallo scrivere e ragionare su quelle domande, fino a quando la grande e pesante porta di legno dell’aula non si aprì con un leggero cigolio, per poi richiudersi.

Hermione, ancora a testa bassa, stava finendo di scrivere l’ultima domanda, quando il suo cuore mancò un battito alle parole del professore…

“Signor Potter…non crede di essere leggermente in ritardo?”

Ron spalancò gli occhi incredulo: si voltò di scatto, prima verso Harry, che stava in piedi impalato davanti al portone, poi di nuovo verso Hermione che, con lo sguardo fisso nel vuoto davanti a se, aveva spinto con troppa tenacia sulla piuma tanto che la punta si era spezzata, macchiandole le dita di nero e sbavando la scrittura con una copiosa linea di inchiostro che scivolava verso il bordo della pergamena così ben scritta.

“Si, lo so…mi scusi tanto…comunque ho una lettera di giustificazione da parte del preside…” la sua voce era debole.

“Mmmm…si avvicini al tavolo, così posso valutare…” disse il professore, sistemandosi gli occhiali e dirigendosi verso l’enorme e maestosa cattedra in legno.

Hermione non osava alzare lo sguardo, non voleva voltarsi indietro verso la porta; veramente l’unica cosa che il suo istinto le diceva di fare in quel momento era alzarsi, trascinare Harry lontano dalla classe e sommergerlo di domande su come stava, cosa era successo e far luce sui fatti del giorno prima.

E intanto, il rumore regolare delle scarpe stava ad indicare che il ragazzo si stava lentamente avvicinando.

Quel suono faceva eco nella grande sala di Storia della Magia, dal soffitto così alto e l’atmosfera un po’ tesa, e in quel momento Harry avrebbe solo desiderato rendersi invisibile.

Li sentiva, tutti quegli sguardi su di lui, sulla celebrità: alcuni lo sfioravano poi scivolavano via un poco rispettosi, altri al contrario erano insistenti, appiccicosi, indagatori, curiosi, desiderosi di vedere qualche segno di debolezza, di dolore o qualsiasi altra cosa sul volto cupo di Colui-Che-E’-Sopravvissuto; metterlo alla prova, interrogarlo, studiare le sue reazioni dopo l’apparizione di Voldemort che di certo ormai era nota a tutti, nessuno escluso.

L’atmosfera era rigida, ovattata, tutto era concentrato su Harry che si dirigeva speditamente alla cattedra di Ruf.

Però Harry cercava qualcuno in mezzo a quella folla di sguardi dei quali, alla fine, non importava nulla; cercava due sguardi, complici e confortanti, amichevoli e non indagatori, non spietati giudici, ma semplicemente comprensivi.

E fu in quel momento, mente lo sguardo di Harry vagava per gli angoli della classe, che i suoi occhi si incrociarono con quelli di Ron.

Non una reazione, non un cenno d’intesa: semplicemente uno sguardo.

E fu in quel momento che, proprio vicino a Ron, il ragazzo vide Hermione a testa bassa, i capelli che le ricoprivano il viso e nella mano destra ancora la piuma in mano, ma ferma, pietrificata.

Nessuna reazione, da nessuno dei due.

“Allora Potter…questa giustificazione me la vuole mostrare si o no?”

Spaesato, Harry si girò di scatto verso Ruf, che aspettava ancora alla cattedra, sommerso dai preziosi e antichi libri impolverati.

“Si certo…mi…mi scusi…” Harry accelerò il passo, mentre con le mani apriva un foglietto di carta un po’ stropicciato… “..ecco professore…qui c’è la firma del professor Silente…”

Ruf prese dalle mani del ragazzo il foglio ingiallito, lo avvicinò al viso come per vederlo meglio, poi emise un leggero grugnito e la restituì in malo modo al ragazzo… “…va bene va bene…per una volta l’eccezione si può fare vista…ehm…la…condizione…però adesso si sieda a prenda appunti senza disturbare…si metta a sedere là e copi le domande: le controllerò la prossima volta…”.

Harry seguì con lo sguardo il dito del professore che indicava la zona dove potersi sedere; il ragazzo notò che indicava un posto libero proprio vicino ad Hermione.

Oh…ti prego no…

Harry proprio non intendeva mettersi vicino a lei o Ron: era decisamente l’ultima cosa di cui aveva bisogno nonostante ciò che Silente gli aveva detto la notte prima.

Doveva mantenere la sua posizione nei loro confronti, a tutti i costi.

Rimase indeciso, in piedi vicino alla cattedra, mentre finalmente Hermione alzò lentamente lo sguardo, incrociando quello di Harry.

Al ragazzo salì un groppo alla gola, trattenendo il respiro per un momento mentre si sentiva guardato da quegli occhi che riusciva a percepire tristi, quegli occhi che sapevano in un modo speciale e unico scrutarlo dentro, abbattere le sue difese e leggere dentro al “vero” Harry.

Ruf alzò nuovamente gli occhi verso Harry, sbuffando… “Insomma Potter! Se non stava bene poteva direttamente stare in infermeria! Vuole prendere posto per favore?!”

Il ragazzo ci mise qualche secondo per analizzare e capire il messaggio del professore… “Si…certo…mi---mi scusi…” e, abbassando gli occhi ai piedi, iniziò a dirigersi verso il banco.

“Ufff…finalmente…”commentò Ruf alzando gli occhi al cielo… “possiamo continuare ora…dicevamo…la domanda numero 7 è < Quali furono le conseguenze dopo la firma dell’atto… >”

Le parole scorrevano impalpabili, fluide e monotone, mentre Harry si avvicinava sempre di più al suo posto.

Ed Hermione non aveva alcuna intenzione di distogliere lo sguardo da lui: come sospesa nel tempo, seguiva i gesti di Harry, la sua espressione, i suoi occhi che sembravano cercare una via d’uscita che gli permettesse di evitare di sedersi proprio vicino a lei.

Ma quella non era solo un impressione della ragazza, infatti Harry riuscì a individuare un posto libero vicino a Neville, in un banco posto nella fila di fianco a quella di Ron e Hermione.

Allora non è vero che tutto mi va torto…pensò poco convinto.

Harry approfittò della situazione d’oro che gli era capitata: arrivato all’altezza del banco dei due amici, sviò e si mise a sedere nel banco accanto a Neville, che gli riservò un sorriso gentile di comprensione.

Hermione, che aveva già iniziato a spostare i suoi libri per fare spazio al ragazzo, rimase stranita e, quando Harry si girò per guardarla con uno sguardo colpevole, lei abbassò lo sguardo come se il libro di Storia della Magia fosse diventato la cosa più bella e meravigliosa del mondo.

Accidenti a te, Harry!Secondo te ora come faccio a concentrarmi?!Questo argomento in fondo è importante e lo potrebbero chiedere agli esami finali…e perdo tutto per colpa tua e del tuo maledettissimo e insensato orgoglio…Accidenti!

Con foga aprì il suo quaderno di appunti e, sotto lo sguardo allibito di Ron, strappò malamente un foglio, poi intinse velocemente la punta della sua piuma e, con la testa china, scribacchiò leggermente qualcosa; Harry sorrise leggermente: anche senza alzare lo sguardo aveva capito che era Hermione che scriveva.

Quel leggero movimento del pennino sulla carta, la delicatezza e continuità…era tutto di Hermione, tutto ciò che aveva accompagnato le sue giornate per 7anni.

Improvvisamente sentì un rumore provenire dalla sua sinistra; si girò e vide la piuma di Hermione che era per terra, poco lontano da lui.

Alzò lo sguardo e vide la ragazza che lo guardava con un sorriso di circostanza sul viso, come per dirgli < Ops che imbranata! Me la puoi prendere per favore? >

Harry deglutì, poi si chinò a raccogliere il prezioso oggetto di Hermione; anche lei si chinò verso terra allo stesso momento, così entrambi si ritrovarono fuori dalla vista del professore.

Le loro dita si sfiorarono, ed entrambi furono scossi da un leggero brivido lungo la schiena che fece mancare un battito ai loro cuori.

Gli sguardi si incrociarono: emozione e paura insieme, incomprensioni e domande…tutto in un occhiata, tutto come in un altro mondo, tutto come in un altro tempo, sospesi.

Hermione arrossì mentre sfilava delicatamente dalle dita di Harry la sua piuma… “Grazie Harry…” ; e Harry, a sentire pronunciare nuovamente il suo nome da quella voce si sentì disarmato, tanto che non si accorse che le sottili dita della ragazza stavano passando fra le sue un piccolo fogliettino di carta strappato, piegato in più parti.

Hermione si rialzò, tornando a sedere composta, nascondendo un certo nervosismo che naturalmente non era sfuggito a Ron, il quale continuava a osservare i suoi loschi movimenti.

Anche Harry era tornato a sedere, tenendo stretto in mano quel piccolo fogliettino ripiegato; iniziò ad aprirlo, e lesse quelle poche righe scritte con la calligrafia di Hermione…

 

 

 

Harry…io e Ron siamo stati davvero molto preoccupati per te…

Come stai ora?

 

                                                                                                                                    - Hermione -     

 

 

Istintivamente, Harry alzò lo sguardo verso la sua sinistra e ritrovando il suo sguardo immerso in quello ambrato di Hermione, che non smetteva di fissarlo così intensamente che ne ebbe paura.

Paura che lei potesse leggergli troppo a fondo, là dove teneva tutto nascosto, dove si sentiva come un vulcano in fermentazione.

Poi Hermione gli sorrise: delicatamente e dolcemente, così come solo lei sapeva fare.

…No…No Harry…non sorridere…non cedere…non puoi…ma perché mi sorride? Dopo tutte le cattiverie che gli ho detto?! Avanti Herm…smettila ti prego…smettila…smettila…smettila…smettila…

“Allora signorina Granger…vorrebbe rispondere lei a questa domanda?”

Hermione sobbalzò.

Il professor Ruf la stava guardando con aria interrogativa, pretendendo che lei potesse essere in grado di rispondere ad una domanda che non aveva sentito perché troppo impegnata a guardare Harry.

“Hemmm…”sussurrò per prendere tempo, mentre con gli occhi spalancati guardava a destra e a sinistra per cercare aiuto.

“Avanti signorina Granger…non è difficile come domanda…ha risposto ad altri quesiti molto più complessi…basta che mi dica un si o un no…”continuò Ruf, incoraggiandola a rispondere.

La voce di Hermione tremava incerta… “Bè…io --- io penso che…”

“…Si…”

Hermione si girò verso Ron che gli stava bisbigliando la risposta e la incoraggiava con lo sguardo a rispondere.

Lei poteva solo fidarsi di lui… “Si…” ripetè Hermione come un automa.

“Mmmm…lei pensa che si…” ripetè lentamente Ruf mentre la ragazza sfoggiava il suo sorriso più nervoso… “Mi sarei aspettato una risposta un po’ più entusiastica e ampia, ma nonostante tutto è corretto quello che mi ha detto…”

Il professore ampliò la spiegazione, mentre lentamente si allontanava nuovamente verso la sua cattedra.

Hermione si appoggiò con la schiena alla panca, sospirando profondamente mentre le sue guance erano diventate rosse: si girò verso Ron che aveva un sorriso ironico in volto.

“Allora non è vero che non studi, Ronald…” bisbigliò Hermione.

“Posso riservare anche delle sorprese Hermione, esattamente come sai fare tu distraendoti dalla lezione…”ribattè Ron per poi lanciare serio uno sguardo oltre l’amica, verso il banco di Harry.

Hermione si girò verso Harry, e quello che vide le strinse il cuore.

Il suo biglietto si trovava sul banco di Harry, ridotto a pezzettini microscopici.

 

 

****************************************

 

 

Ron a fatica riusciva a stare dietro a Hermione mentre correvano per i corridoi per dirigersi verso la Sala Comune dei Grifondoro, verso la quale era diretto Harry che, al suono della campanella, fu il primo ad uscire dall’aula, incamminandosi a passo spedito per sfuggire alle domande dei suoi migliori amici.

Col fiatone, arrivarono davanti alla Signora Grassa…

“Vernum Flos!” cercò di dire Hermione, mentre Ron col fiatone si era appoggiato pesantemente con la schiena al muro.

La Signora Grassa alzò gli occhi al cielo… “Ma insomma, che vi prende oggi ragazzi miei! Silente ha indetto una maratona all’interno di Hogwarts?”

Questa volta fu la volta di Ron ad alzare gli occhi al cielo… “Non è spiritosa, Signora…”

La donna sbuffò… “Va bene lo ammetto questa non era un granché…ma che ci posso fare se anche prima un vostro collega Grifondoro è arrivato col fiatone e a malapena riusciva a dire la parola d’ordine!?”

“Harry!” disse Hermione quasi strozzandosi.

“Si, credo proprio fosse quell’Harry…” finì la Signora Grassa mentre delineava il contorno del suo mento con due dita.

“Allora! Abbiamo detto Vernum Flos!” si spazientì Hermione.

La donna si indignò…“Questi baldi giovani! Sempre più maleducati col passare delle generazioni! E poi le fanciulle sono davvero delle pestifere…” commentò aspra, mentre lentamente lasciava intravedere il passaggio alla Torre dei Grifondoro.

“Forza Ron!” lo incitò Hermione che si intrufolò senza neppure aspettare che il passaggio fosse completamente aperto.

Quando entrarono, si trovarono di fronte a una Ginny sorridente che stava bloccando il passaggio per il Dormitorio Maschile ad un Harry un po’ meno entusiasta.

Ginny vide Hermione e Ron rossi in viso, quasi sconvolti… “Ma chi si vede!” disse con voce allusiva.

Harry deglutì, poi si girò.

Accidenti!E adesso come faccio a parlargli?

“Ve l’ho fermato io il fuggitivo…”

“Grazie sorellina…” rispose Ron sollevato.

Ginny  alzò gli occhi al cielo, lamentandosi…“Smettila di chiamarmi sorellina, Ronald…”

“Scusami Ginny…”

“Figurati Ronny…” ribattè con lo stesso tono canzonatorio del fratello, poi si rivolse a Hermione, questa volta in tono più serio…“Herm io sono nel cortile, se hai bisogno di me…ci vediamo ragazzi…”

Hermione annuì, sorridendole leggermente quando le passò accanto.

Il quadro si richiuse dietro Ginny, lasciando soli i tre amici.

Harry, in trappola, non faceva altro che guardare nervosamente la punta dei suoi piedi, mentre con la mente stava cercando di trovare una soluzione che potesse farlo uscire da quella situazione in cui per nulla al mondo avrebbe voluto trovarsi.

Non voleva affrontare i suoi due migliori amici, non in quel momento e soprattutto non per dirgli delle cattiverie non sentite.

E quel silenzio teso che regnava sovrano nella stanza stava soffocando tutti e tre.

“Harry…”

Il ragazzo alzò la testa di scatto, nervoso e con la voce alterata…“Cosa c’è!? Devo prepararmi a qualche ramanzina per caso?!”

Hermione rimase interdetta e ferita nel riconoscere in lui lo stesso tono con cui il giorno prima l’aveva attaccata…“Noi… bè si…come stai?”

Harry rise ironico“Mai stato meglio, grazie Hermione”

Ron sbuffò irritato…“Oh ragazzi…stare con Madama Chips ti ha inasprito il carattere…”

Harry colse al volo quella punzecchiatura…forse fingere di voler litigare con Ron era più semplice che provare a insultare Hermione faccia a faccia… “Non cercare di fare il simpatico Ron…”

“E tu non usare quel tono con me e con Hermione…” ribattè Ron, il corpo teso e gli occhi chiusi a fessura, tesi e quasi minacciosi.

Hermione, insicura e intimidita, provò ad intromettersi…“Perché sei fuggito…prima, subito dopo la fine della lezione di Ruf…perché non ci hai aspettato?”

Ecco…e adesso cosa dico?Non posso dirle “Non avevo voglia di stare con voi”…sarebbe troppo pesante…non riuscirei mai a dirglielo…

“Non avevo voglia di stare con voi.” le parole uscirono dalla bocca di Harry dure e aspre, quasi senza accorgersene; Harry si faceva paura da solo, non credeva di poter essere così cattivo e duro.

Ron sembrava irrigidirsi nella sua posizione ogni secondo che passava, sempre di più, mentre Hermione sembrava disorientata, non riusciva a riordinare le cose, sentiva che tutto stava sfuggendo dal suo controllo.

“Non può…non può essere…non --- non ricominciare a trattarmi come l’altro giorno, Harry…” la voce della ragazza tremava di rabbia.

“Ma mi dite perché non mi lasciate in pace?” questa volta Harry scoppiò letteralmente: urlò quella frase, e questo disgustò anche lui.

Ron ormai non riusciva più a tollerare quell’atteggiamento arrogante dell’amico, così rispose agitato “Perché siamo i tuoi migliori amici forse, Harry? Perché siamo arrivati insieme fino a questo punto superandone tante insieme e non siamo disposti a mollare proprio ora?”

“Vedi Harry…è la stessa cosa che ti ho detto io…non sei solo” disse Hermione, cercando di usare un tono più pacato e tranquillo rispetto a quello aggressivo di Ron.

Ormai Harry andava avanti a testa bassa, non voleva tornare indietro.

Questa volta non voleva essere debole come il giorno prima.

“Hai ragione, perché se fossi solo sarebbe tutto più facile…” disse Harry convinto, consapevole che ormai non poteva più tirarsi indietro.

Ebbe timore quando vide Ron avanzare lentamente verso di lui, lo sguardo strano, disorientato e allo stesso tempo aggressivo… “Ehi amico, se ci vuoi fuori dai piedi, basta che ce lo dici…”

Hermione spalancò gli occhi allibita, poi si precipitò verso Ron strattonandolo per la manica della divisa…“Ronald! Ma cosa diavolo dici!?…”

“Hermione smettila adesso! Apri gli occhi, accidenti!” il ragazzo urlò tutta la sua rabbia verso l’amica, girandosi di scatto…“ Io non voglio stare con qualcuno che mi tratta come se fossi un peso, che cambia atteggiamento da un momento all’altro, che mi tratta come se fossi qualcosa di passato ormai da buttare perché non servo più…e neanche tu dovresti…”

Harry stava ottenendo quello che voleva, eppure più andava avanti più il suo cuore si rimpiccioliva, si contorceva e un nodo alla gola quasi disperato lottava per uscire e sopraffare quel tono da sbruffone e impertinente che magistralmente riusciva a portare in scena…“Incredibile…per una volta Ron hai centrato la questione…non l’avrei mai detto considerando il tuo quoziente intellettivo…”

A quelle parole, Ron si pietrificò e Hermione si portò incredula le mani alla bocca.

Harry cercava di non incrociare lo sguardo dell’amica; sapeva che questo gli poteva costare la sua sceneggiata, e lui non voleva questo, non ora che si era spinto ormai verso un punto di non ritorno.

Ron sorrise leggermente, amareggiato, poi lento si voltò a fatica verso Harry… “Quanto adoro questo tuo atteggiamento da super eroe, Harry…la parte del super eroe che si sacrifica per gli altri è quella che ti riesce meglio…”

“Invece tu sei sempre bravo a fare la parte dello stupido…ah dimenticavo…ti riesce così bene perché lo sei, punto e basta…”

“BASTA!” la voce acuta di Hermione quasi riecheggiò nella stanza vuota facendoli zittire, mentre lei si pose in mezzo a loro due, sconvolta e arrabbiata…“Ma io dico…vi sentite mentre parlate?Sentite quello che vi state dicendo?Siete completamente impazziti…”

Ron le rispose subito, Harry era troppo impegnato a non incrociarsi col suo sguardo severo per poter elaborare una risposta adeguata, abbastanza cattiva… “No Hermione, quello impazzito qua di certo è lui, è Harry…non sono stato io a trattarti in quel modo l’altro giorno…”

“Ma bravo! Arriva Ronald Weasley, il paladino della giustizia…”

“HARRY SMETTILA!Ma che accidenti ti è successo per essere così arrogante? Perché ti comporti così…”

“Semplice…” saltò su nuovamente Ron, le cui orecchie erano diventate rosso fuoco… “…perché lui è così…un voltafaccia…uno che tradisce gli amici…che prende tutto da loro poi quando si sente grande, importante e forte abbastanza li lascia per la strada, anche quando loro hanno dato tutto per lui…”

Quelle parole fecero centro nell’orgoglio di Harry…

Ron ha ragione per la miseria….io sono davvero così…

Però se solo sapesse…se sapesse quanto c’è dietro a tutto questo…

“Nessuno te lo ha chiesto di diventare mio amico, Ron! Non ti ho chiesto io di metterti a sedere vicino a me quel giorno sul treno e di iniziare a parlarmi!”

“Bravo…nasconditi dietro un dito Harry!Sei un voltafaccia sleale e ridicolo…”

I due ormai davano rilevanza alle loro parole avvicinandosi sempre di più l’uno all’altro, urlandosi in faccia quasi sconvolti.

Hermione in disparte, osservava disperata i suoi migliori amici trattarsi come i peggiori dei nemici, attaccandosi così violentemente come mai credeva fosse possibile fra di loro.

Si sentiva persa, non sapeva più che fare se non nuovamente mettersi in mezzo e urlare con tutte le sue forze…“Adesso basta!, vi prego!Noi siamo amici, su questo non si discute…non si possono buttare via in questo modo 7anni, neppure con questo tuo…improvviso e…innaturale modo di fare, Harry…”

Ron e Harry si allontanarono, il primo con il viso alto e quasi fiero, Harry con il viso fisso su Hermione, completante perso nella sua rabbia che non era altro che disperazione, anche se nessuno poteva capirlo.

Hermione si affiancò a Ron, poi con voce tremante continuò…“Io…veramente Harry…non so cosa ti sia capitato, davvero. E’ tutto così strano…ma io…si…io credo ancora in te…”

Di fianco a lei, Ron rise e sbuffò…“Andiamo Herm…per favore!…”

“No Ronald!Che razza di atteggiamento è questo?Siamo stati messi alla prova da problemi molto più grandi di questi e li abbiamo risolti…ma tutti insieme, capito Harry? Tutti insieme. Io, te e Ron, e non posso pensare che questo tuo repentino cambiamento sia qualcosa di reale, perché non sei tu”

Con un gesto automatico, Harry abbassò lo sguardo a terra, senza sapere più dove aggrapparsi.

Smettila Herm, ti prego! Così rendi tutto più difficile…

“Possibile che sia tanto difficile da capire?Voglio stare da solo, punto e basta. Senza perché, senza motivi…sono stanco”

“Di cosa saresti stanco, di grazia?” nuovamente il tono sarcastico di Ron intervenne a far riaffiorare un po’ di quella sincera rabbia che Harry conservava dentro di sé.

“Sono stanco di tutto questo, accidenti!Sono stanco di voi!” disse, calcando pesantemente le ultime parole.

A quel punto, anche l’espressione di Ron cambiò, assumendo quella di una persona ferita, tradita e incredula.

Harry continuò, consapevole ormai di essere arrivato all’ultimo e pietoso atto di quella patetica commedia…ora si sarebbe dovuto impegnare al massimo per dire una bugia più grande dell’altra.

“Sono stanco di te, Ron…con i tuoi comportamenti infantili, gelosi e irritanti, della tua stupidità e della tua sensibilità pari a un granello di polvere…e mi sono stancato di te, Hermione. Sempre così soffocante, oppressiva, rigida, ottusa…”

Devo allontanarla assolutamente da me…deve stare lontana da me…mi deve odiare…

Per quello che disse dopo, Harry non osò guardarla in viso, così si girò verso la finestra, torturandosi le mani e chiudendo stretto gli occhi…“Non oso pensare a cosa poteva succedere se ci fossimo messi assieme… sarebbe stato un vero e proprio sbaglio, una tortura…L’errore più grande della mia vita”

L’aveva detto.

Aveva proprio detto L’errore più grande della mia vita

Un silenzio di tomba regnò nella Sala, e Harry non osava girarsi per paura di vedere il viso della sua Hermione, ferita da quelle cattiverie che così gratuitamente le stava dando, a lei e a Ron.

Hermione credette di morire.

Chiuse gli occhi lentamente, cercando di controllare quelle lacrime che volevano uscire, mentre quel suono rimbombava nella sua testa, così inverosimile.

Inverosimile ma vero.

Detto da Harry, davanti a lei, senza nessuna incertezza o ripensamento, serio e spietato.

L’aveva uccisa.

“Potter non credi di aver davvero esagerato stavolta?”

Fu Ron a interrompere tremante quel silenzio, anche lui ormai dubbioso di aver davanti il vero Harry, il suo migliore amico.

“Lascia stare Ron…lascia stare”

Le deboli e tremanti parole della ragazza fecero sussultare Harry che ancora era girato verso la finestra.

Una fitta al cuore lo trapassò quando vide gli occhi di Hermione lucidi, mentre le sue mani tremavano.

“Ti prego non…non metterti a piangere…” quella volta non c’era cattiveria nelle parole del ragazzo; quella era un semplice supplica, mentre il suo cuore come quello di Hermione tremava e si stava spezzando.

Hermione cercò di controllarsi, e questa volta cercò di far prevalere il suo carattere orgoglioso e forte.

Iniziò a parlare lentamente, scandendo le parole e fissando Harry negli occhi…“Non sto piangendo Harry, non preoccuparti. Non ti sarò di peso. Non voglio essere una tortura per te, un’ oppressione e tantomeno un errore di cui pentirti.  Dopo tutte le cose che abbiamo fatto per te, dopo tutto quello che abbiamo passato insieme…credevo di conoscerti, invece a quanto pare sai riservarmi delle sorprese Harry. E io…insomma… non capisco. Perché?…ti sembra tanto difficile come domanda?”

Harry abbassò gli occhi, torturandosi le mani per evitare di piangere lacrime di rabbia.

Lasciò umilmente che Hermione continuasse questa volta con più enfasi… “Abbiamo cercato di darti tutto…tutto quello che potevamo, tutta la nostra lealtà, appoggio, affetto e amicizia…e amore… e ora tu ci volti le spalle?Ora ci abbandoni come oggetti che non ti servono più, come un vecchio maglione bucato e vecchio che ormai ti sta stretto? Questo non puoi essere te, non puoi! Io non ho riposto la mia fiducia in una persona del genere, ne sono certa!Dammi solo una ragione valida e spariremo dalla tua vista…ma devi darcela…DEVI Harry! Ce lo devi almeno un pò di rispetto non credi?”

“Fate come se non mi aveste mai conosciuto. Mai.”

Harry voltò le spalle agli amici; non avrebbe sopportato quella conversazione un minuto di più.

Iniziò a dirigersi silenziosamente verso il Dormitorio, quando la voce di Ron lo fermò a metà via… “Quindi, questa è la fine del Trio di Hogwarts? La fine della nostra amicizia…è così Harry?”

Harry respirò profondamente, poi senza girarsi disse d’un fiato “Sì. D’ora in poi tutto sarà come se niente fosse successo. E stavolta non si torna indietro” 

Poi Harry sparì nella spirale delle scale, lasciando Hermione e Ron soli, confusi e spaesati.

Nello stesso momento una lacrima scese lenta e sofferente dagli occhi di ognuno dei membri dell’ex Trio di Hogwarts.

 

 

**********************************

 

 

Lo so.

Sono in ritardo, di nuovo.

In ritardassimo.

Spero mi perdonerete, ma davvero il tempo a mia disposizione per fare ciò che più mi piace praticamente non esiste.

Da quando è iniziata di nuovo la scuola, trovare il tempo per me è molto difficile.

Oltretutto sono impegnatissima con i compiti, danza, gli esami di computer, il giornalino della scuola e, quando trovo tempo libero, non posso far altro che sfruttarlo per andare avanti con i compiti che mi assalgono.

E’ quello che si dice un periodo orribile, dove quando riesci a trovare un po’ di pace per te stessa non desideri altro che stare a letto a dormire fino a mezzogiorno; di quei periodi che, per stare tranquilla e rilassarti spesso rinunci ai sabato sera in discoteca con gli amici.

E i miei sabato sera li ho passati per la maggior parte a scrivere la storia.

E così sono qui, con ritardo ma comunque sono qui.

Ribadisco quello che già ho detto, questa storia è troppo importante per me e non l’abbandonerò mai fintanto che non è finita.

Sono di parola, non preoccupatevi: vedrete la fine di questa storia.

Vi ringrazio tantissimo per la vostra pazienza e per i  vostri incoraggiamenti, che per me sono davvero importanti.

Spero che la storia continui a piacervi nonostante il tempo che ci metto per aggiornarla.

Intanto vi ringrazio per i tantissimi commenti che mi lasciate ad ogni capitolo.

Grazie di tutto.

E il prossimo capitolo arriverà.

Il capitano non abbandona la nave!   ;)

 

Caska= Grazie mille per il tuo commento. Spero che continuerò a non deluderti! Che ne pensi di questo capitolo? Spero di risentirti in una recensione. Bacioni

Nirvana= che storia sarebbe se tutto si risolve in mezzo capitolo? Lo so li faccio soffrire tanto, ma delle volte è necessario: Harry deve capire ancora un bel po’ di cosette! Bacioni ( e grazie per aver definito la mia storia “la più stupenda” ^___^ )

Emma= ciao!!!! la tua recensione come sempre mi ha fatto un piacere unico, grazie mille ^__^ Sono contenta che tu riesca a sentire le emozioni che provo anche io mentre scrivo i capitoli, questo vuol dire che sto raggiungendo il mio intento ed è uno dei più bei complimenti che io possa ricevere! Spero l’attesa sia valsa la pena per questo capitolo. Fammi sapere mi raccomando! Baci Baci…e ricordati che non mi potrai mai annoiare con le tue recensioni!

Hermione75= lo so che insieme sono più forti di Voldemort, ma si sa anche che i ragazzi alle volte hanno la testa dura e adorano sbattere contro un muro senza vederlo! Harry deve capire molte cose ancora, e questo è l’unico modo in cui puoi arrivarci. Spero il capitolo ti sia piaciuto. Bacionissimi!

Marco= innanzitutto grazie mille della mail…e so anche che mi sono fatta attendere un pò, ma spero mi perdonerai. Che ne pensi di questo capitolo? Spero di non stare banalizzando il fatto che Harry voglia allontanarli da lui…le cose sono un po’ più difficili di quelle che forse sembrava nel capitolo precedente…boh!? Fammi sapere mi raccomando! Bacioni.

Kia85= ho fatto penare il seguito eh? Le cose si complicano in questo capitolo, però chissà…vedremo! ^____^ Intanto tu prosegui con la tua storia…anche se non ho molto tempo per recensirti la seguo comunque! Baci!

Alessia= E’ da un po’ che non ci si sente eh? Alla fine ce l’ho fatta a sfornare il capitolo!! XD Spero ti piaccia…e spero anche di sentirti presto! Bacioni

Lily= davvero era il tuo compleanno? *__* Auguroni allora (anche se molto in ritardo ^^” )  grazie per la tua recensione…mi fanno davvero molto piacere! Spero di sentire cosa ne pensi anche di questo capitolo… Bacionissimi!

Vania= ti ringrazio ancora per i tuoi commenti…mi lusinga essere paragonata alla mitica JKR! Anche questo capitolo è stato tanto aspettato, però spero comunque ti piaccia…e come ho già detto, il capitano non abbandona mai la sua nave! Bacioni.

Mena= spero di non averti fatto mangiare anche le mani nel frattempo! XD E’ passato un bel po’ dal capitolo precedente, ma spero comunque di sentire una tua recensione! Baci Baci

Koda= no comment! Dai, mi sono stancata di ripetere continuamente le stesse cose che ti dico da 18capitoli nelle recensioni e anche durante le nostre chiacchierate!! ^___^  Comunque i righi colorati per te ci saranno sempre…grazie per avermi spronata durante questi due mesi per riuscire a non cedere alla “conclusione ovvia e banale” . Sei una persona davvero preziosa. Ci sentiamo presto!Bacioni enormissimi!

Anonima= aggiornamento fatto! Anche se in ritardo… ^^” Che ne pensi del capitolo?

Loveman= che bello un nuovo lettore! E’ bello vedere che nonostante siano passati tanti capitoli ci sono ancora nuove persone che scoprono la mia storia e recensiscono! Che dire, grazie mille per la recensione, e sicuramente sarò contenta per le altre che mi farai! ^___^ Aspetto la tua prossima recensione! Bacioni

Herm88= sono contenta che la mia ffiction sia la tua preferita…che ne pensi di questo capitolo? Aspetto la recensione! Baci

Gima= non ti preoccupare, mantengo sempre le promesse! Che ne pensi di questo capitolo?

Ayashi= ecco qua il seguito della storia, spero di metterci meno di due mesi per scrivere il prossimo capitolo! XD Grazie! Bacioni

 

 

 

  
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