Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: elyl    31/12/2010    18 recensioni
"Tu mi chiedi perché dovresti essere diversa, perché non sei una < schifosa Mezzosangue >.” Deglutì, alla ricerca delle giuste parole. “Tu sei diversa da qualsiasi maga abbia mai conosciuto, Mezzosangue o Puro Sangue. Non mi importano le tue origini, mi importi tu.” Sbatté un paio di volte le palpebre, incredulo per quanto aveva appena detto.“Sei diversa da tutte perché io ti amo.” "
Lily Evans e Severus Piton stanno finalmente insieme e subito dopo la fine del loro settimo anno vanno a vivere insieme. Dopo 9 mesi nasce loro figlio, Alistair. Sono felici, ma la loro felicità non è destinata a durare. Infatti Severus decide di unirsi ai Mangiamorte e Lily si sente costretta a lasciarlo. Così Severus si ritrova solo con suo figlio e a lavorare per il Signore Oscuro, Lord Voldemort. Una sera è al Testa di Porco e assiste all'enunciazione della Profezia di Sibilla Cooman. Subito riferisce a Lord Voldemort ciò che ha sentito e questi crede che il bambino sia Harry Potter ed è deciso ad uccidere chiunque si metta contro di lui. Severus allora si rivolge ad Albus Silente e lo prega di salvare la madre di suo figlio, l'unica donna che ama, l'unica donna che abbia mai amato. Silente accetta, ma i suoi sforzi non valgono a nulla, poichè quando Harry ha solo un anno Lord Voldemort ucciderà i suoi genitori. Questa è la storia di Harry Potter e il suo fratellastro, Alistair Piton.
Quinto anno per Harry, Hermione e Ron, settimo per Alistair Piton. Il Signore Oscuro è tornato, ma nessuno crede a Harry. Severus è alle prese con il suo doppiogioco e deve proteggere il proprio figlio e quello di Lily Evans e James Potter. Cosa farà quando il Signore Oscuro gli chiederà di Alistair? Come reagirà Alistair quando scoprirà la verità?
Ormai il destino del giovane Piton è segnato. Cosa succederà?
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Buon pomeriggio a tutti! Finalmente è arrivato l’ultimo giorno di questo dannato 2010, anno alquanto maledetto per me: spero che almeno per voi sia stato un anno migliore del mio u.u

Ma passiamo a cose serie. Questo è un capitolo che molte di voi aspettavano da tempo, ma non vi dico altro, leggete e scoprirete di cosa tratta, anche se dal capitolo dovreste già intuirlo :P A parte questo, volevo dirvi che ci ho inserito due citazioni: una è dallo Svarione degli Anelli – La compagnia del Verginello (parodia del Signore degli Anelli, se non l’avete visto vi consiglio di farlo perché fa morire dal ridere u.u) mentre la seconda è una citazione del libro “I Ponti di Madison County” (la troverete in corsivo).

So che non sto più rispondendo ai vostri commenti e mi sento una merdaccia per questo, ma purtroppo non riesco mai a trovare il tempo di farlo e vorrei evitare di rispondervi con un semplice grazie, c’è bisogno di ispirazione anche per i ringraziamenti u.u Oltre a questo, ringrazio tutte le persone che leggono, recensiscono, preferiscono, ricordano e seguono questa storia.

Dai, vi do anche altre due chicche: oltre a Father Be With Me Tonight ho già altre due long in cantiere. Ma le leggerete solo quando Father sarà finito (ovvero tra venticinque capitoli) a meno che una delle due non la finisca prima, ma Father ha la precedenza su tutto u.u

Beh, vi rinnovo i miei auguri per un felice 2011. Passate un bellissimo Capodanno (io personalmente sarò in discoteca u.u ) e tante care cose u.u

Buona lettura e…all’anno prossimo.

elyl

 

Chapter XXX:

I love you

 

“When I see your face, there's not a thing that I would change
Because you're amazing, just the way you are
And when you smile, the whole world stops and stares for a while
Because girl you're amazing, just the way you are”

-Just the way you are, Bruno Mars-

 

Alistair lanciò un’occhiata al suo orologio da polso. Fece un profondo respiro e guardò in direzione del professor Ruf, che continuava a parlare con la sua solita cadenza monotona. Odiava farlo, ma doveva.

“Ehy, Eric.” Chiamò sussurrando il suo migliore amico, che rimase nel mondo dei sogni.

Roteò gli occhi al cielo e gli diede una gomitata.

“Borraccia blu!” Esclamò saltando sulla sedia, guardandosi attorno spaesato.

“Zitto!” Sibilò il moro, accertandosi che Ruf stesse ancora spiegando, cosa che avrebbe potuto evitare di fare dal momento che il professore non si sarebbe accorto nemmeno se un branco di Troll avesse fatto irruzione.

Eric si stiracchiò sbadigliando rumorosamente e guardò l’amico con un sorriso sognante.

“Ciao. E’ già ora di andare?” Chiese iniziando a sistemare le sue cose.

“No.” Gli diede una leggera sberla sul coppino. “Io vado, tu resti.”

“COSA?” Lo guardò scioccato: mai, mai, mai Alistair Piton aveva abbandonato una lezione prima della sua fine. Anzi, solitamente si fermava anche a discutere con i professori.

’Sta zitto, idiota.” Lo richiamò abbassando la voce.

“Ti senti bene?” Lo osservò preoccupato. “E’ l’appendicite?”

Alistair scosse il capo e roteò gli occhi al cielo.

“Primo: è appendice. L’appendicite è l’infiammazione della parte che deve essere asportata prima che si trasformi in peritonite e altre cose che non ti sto a spiegare perché non le capiresti. Secondo, devo andare che mi vedo con Hermione: oggi festeggiamo i due mesi. Concluse con un sorriso pieno d’amore.

“Mi fai schifo.” Disse dopo qualche istante appoggiandosi allo schienale della sedia, incrociando le braccia al petto, un’espressione imbronciata sul viso.

“Suvvia, Ericuccio, ti passerà. Lo so che ti rode: preferisco vedere una ragazza, per di più Nata Babbana, che farti compagnia fino alla fine della lezione di Ruf. Ghignò finendo di sistemare le sue cose mentre Eric borbottava qualcosa d’incomprensibile. “E ora, mio caro e fantastico amico, me ne vado.” Afferrò la sua borsa. “Ci vediamo stasera in Sala Comune.” Gli fece l’occhiolino e scostò il più silenziosamente possibile la sedia.

Si, vabbè. Ci vediamo.” Lo salutò offeso.

Ridacchiò divertito e in pochi attimi sgattaiolò fuori dall’aula. Chiuse la porta e, allentandosi la cravatta, tirò un sospiro di sollievo. Sorrise e s’incamminò per il corridoio fischiettando. Giunto davanti all’aula di trasfigurazione, si appoggiò al muro dirimpetto alla porta, si passò una mano tra i capelli e incrociò le braccia al petto in attesa, tenendo il tempo con il piede. Dopo qualche minuto per tutta la scuola risuonò la campanella che segnava la fine delle lezioni. La porta della classe si spalancò e, mentre i primi studenti Grifondoro del quinto anno iniziavano a uscire, il suo sorriso si allargò. Qualcuno di loro lo salutò con un cenno del capo, altri ridacchiarono, anche se ormai tutta Hogwarts si era abituata a vedere Alistair Piton che aspettava Hermione Granger. Vide Weasley varcare la soglia e subito il suo sorriso lasciò il posto a uno sguardo d’odio che gli venne restituito completamente. Il rosso fu seguito da Harry, che gli sorrise.

“Ciao Alistair!” Lo salutò avvicinandoglisi.

“Ciao Harry.” Ricambiò, ma la sua attenzione era tutta per la stupenda ragazza che lo affiancava.

Ron fece schioccare la lingua e incrociò le braccia al petto. Harry rise divertito, mise una mano sulla spalla del suo migliore amico e lo trascinò via, salutando con un cenno della mano i due innamorati che sembravano essersi persi l’uno nello sguardo dell’altra, dimentichi d’essere nel mezzo di uno dei corridoi più affollati dell’intera scuola.

“Ciao.” Disse Alistair dopo qualche istante.

“Ciao.” Hermione sorrise e si strinse a lui.

Il moro mise un braccio attorno alle spalle della sua ragazza e insieme si incamminarono, stando bene attenti a non essere separati dalla folla.

“Allora, dove mi porti di bello?” Domandò curiosamente la riccia.

“Segreto.” Le fece l’occhiolino. “Prima però devo andare un attimo nelle cucine. Un mio carissimo amico elfo dovrebbe avermi lasciato pronto un cestino.

“Sei anche uno sfruttatore di Elfi Domestici?” Inarcò un sopracciglio.

“No, semplicemente uno di loro è mio amico.” Si strinse nelle spalle.

“Davvero?”

“Eh si. Che Serpe disgustosa che sono.” Ridacchiò grattandosi il naso.

“Perché mai? Sei la Serpe migliore che abbia mai conosciuto. Corrugò la fronte.

“Questo dovrebbe dirti già qualcosa.” Le diede un buffetto sulle guance. “Non sono un sostenitore dei Purosangue, non maltratto gli Elfi Domestici e, soprattutto…” Le mise una mano sul collo e la guardò negli occhi. “…sto con la più bella delle Grifondoro.” Concluse sussurrando poco prima di baciarla.

“Adulatore.” Borbottò sulle sue labbra.

Alistair scoppiò a ridere, scosse il capo e continuò a camminare, fino a raggiungere il quadro che portava alle cucine.

“Torno subito, amore.” Le disse dandole un rapido bacio, senza neanche darle la possibilità di replicare.

“Signor Piton, signore!” Squittì immediatamente un elfo.

“Ciao Dobby.” Gli si avvicinò, rifiutando le offerte di tutti gli altri domestici, andandosi a sedere sul tavolo posto in corrispondenza di quello Serpeverde al piano di sopra. “Allora, come stai?”

“Dobby sta bene, signore. Dobby lavora tanto.” Esclamò felice.

“Non lo dire alla mia ragazza, sennò fa picchetto qua fuori.” Afferrò una mela e le diede un morso.

“Signor Piton, signore?” Lo guardò interrogativamente.

“No, niente.” Sorrise. “Una cosa mia. Semplicemente mi risulta impossibile non ricollegare qualsiasi cosa a Hermione.”

“Signor Piton, signore, parla di Hermione Granger?” Chiese, poi spalancò gli occhi. “Cattivo Dobby, cattivo! Dobby non deve impicciarsi degli affari del signor Piton. Aggiunse, afferrandosi le orecchie.

“Ehy, ehy!” Lo afferrò per la collottola prima che si scagliasse contro il muro per prenderlo a testate. “Niente punizioni.” Lo sollevò mettendo le mani sotto le sue ascelle, cosicché fu alla sua altezza. “Non puoi punirti per aver detto una cosa giusta, no?”

Lentamente Dobby annuì.

“Perfetto.” Gli sorrise e lo rimise a terra.

“Grazie signor Piton, signore. La sua magnificenza si avvicina solamente a quella di Harry Potter. Gli disse, con gli occhi lucidi.

Alistair scoppiò a ridere e gli diede qualche piccola e leggera pacca sulla spalla.

“E ora ho un piccolo, piccolo, piccolo favore da chiederti.” Si tirò un po’ su i pantaloni e si piegò per guardarlo negli occhi.

“Alistair Piton che chiede un favore a Dobby.” Si prese entrambe le orecchie e le lisciò, scuotendo il capo imbarazzato.

“Sì, ho bisogno di un piccolo favore.” Sfoderò il suo sorriso più angelico.

“Quello che vuole, signor Piton, signore!”

“Ecco, oggi io e Hermione festeggiamo i nostri due mesi insieme e ho pensato di organizzare un picnic in cortile, solo che mi manca del cibo. Quello che mi chiedevo…”

“Non si preoccupi. Ci pensa Dobby.” Lo interruppe iniziando a correre per la cucina.

“Grazie Dobby.” Incrociò le braccia al petto e lo osservò.

Dopo pochi istanti, l’elfo posò un cesto sul tavolo accanto al Serpeverde.

“Dobby ha preso…”

“Qualunque cosa andrà bene.” Gli sorrise e subito afferrò il manico, allontanandolo da lui prima che iniziasse ad elencare ciò che aveva preso. “Grazie Dobby.” Gli fece l’occhiolino.

“Oh, di niente signor Piton, signore.” Si tirò ancora le orecchie, emozionato.

“Beh, ora è meglio che vada, sennò la mia ragazza…” Si fermò e sorrise, sentendo il tipico calore che pronunciare il suo nome gli faceva provare. “…si chiederà dove sono finito.”

“Certo signor Piton, signore.” Annuì. “L’accompagno all’uscita.”

“Non preoccuparti Dobby, ma grazie.” Gli fece l’occhiolino, iniziando ad incamminarsi.

“Mi saluti la signorina Granger, mi raccomando. E anche Harry Potter.”

“Sarà fatto. Ci si vede.” Lo salutò e tornò in corridoio prima che l’elfo potesse dire altro. Sorrise a Hermione e le mise un braccio attorno alle spalle, iniziando a camminare.

“Che cos’hai nel cesto?” Gli domandò Hermione.

“Non ti sfugge proprio niente, eh.” Sulle sue labbra apparve un ghigno. “Secondo te cosa può esserci?”

“Presumo del cibo, visto che l’hai preso dalle cucine.”

Ma che brava la mia ragazza.” La prese in giro dandole un bacio sulla fronte.

Abbandonarono il castello, avventurandosi nel cortile nonostante l’aria di marzo fosse ancora fredda, ridendo e scherzando, salutando chi incontravano, fermandosi ogni tanto a baciarsi. Raggiunsero un salice piangente in riva al lago, Alistair evocò una coperta e ci si adagiarono, poi presero il cibo dal cestino e iniziarono a mangiare.

“Ali?” Lo chiamò Hermione.

Il Serpeverde sorrise e scosse il capo: si era incantato a guardarla.

“Dimmi amore.”

“Va tutto bene?” Domandò preoccupata: prima che rispondesse, l’aveva chiamato tre volte.

Annuì.

“Assolutamente. E’ solo che…” Sussurrò posandole due dita sotto il mento e facendole sollevare il viso.

“Cosa?” Chiese iniziando a innervosirsi.

Fece un respiro profondo e le baciò il mento.

“Avevi un po’ di maionese dove ti ho baciata.” Disse ridacchiando sulle tue labbra.

“Ti odio, Alistair Piton. Mi hai fatto preoccupare.” Borbottò.

Fece per dire qualcosa, ma subito si bloccò. Allargò il suo sorriso e la baciò nuovamente, poi si sdraiò ed intrecciò le dita dietro la nuca.

Hermione sospirò, si ravvivò i capelli e si sdraiò a sua volta, usando il petto del suo ragazzo come cuscino mentre un brivido le percorse il corpo.

“Tutto bene?” Le domandò guardandola, tenendola stretta a .

“Sì, è solo che ho un po’ freddo.” Rispose stringendosi a lui.

“Potevi dirlo prima.” Scosse il capo, prese la bacchetta ed evocò un’altra coperta che stese con premura sui loro corpi. “Va meglio?”

“Assolutamente.” Sorrise e chiuse gli occhi. “Grazie.”

“Niente.”

Calò il silenziò. Alistair iniziò ad accarezzarle distrattamente il braccio, le labbra posate sulla sua fronte, guardando i rami del salice sopra di loro mentre Hermione scivolava nel dormiveglia.

Abbassò lo sguardo e iniziò a guardarla. Respirava profondamente, aveva la bocca semichiusa, i capelli le ricadevano sugli occhi e una mano posata sul suo petto. Come poteva essere così bella in una posa così…naturale? Come aveva fatto a non accorgersi prima di lei? Come aveva potuto sprecare tutto quel tempo facendo sesso con ragazze di cui non gli importava? Per quale assurdo motivo non le aveva parlato fin dal primo giorno in cui l’aveva vista? Se l’avesse fatto, sarebbero stati insieme già da tempo. Sarebbe stato felice già da un anno e mezzo. Sarebbero stati felici.

Le scostò i capelli dagli occhi e le baciò la fronte, sentendo il cuore battere come un forsennato, tant’è che gli venne spontaneo chiedersi come facesse la sua bellissima ragazza a dormire con tutto quel frastuono. Per tutti quegli anni si era chiesto cosa volesse dire provare amore e si era convinto che non l’avrebbe mai scoperto. Era un ragazzo che odiava i legami, che soffriva già troppo per la prematura scomparsa di sua madre e, soprattutto, vedeva quanto suo padre stesse male dopo sedici anni. Inconsciamente, aveva rifuggito amore così come un gatto scappava dall’acqua: per quel motivo sceglieva sempre ragazze fidanzate e, se queste lasciavano il proprio ragazzo, se le portava a letto un paio di volte per poi abbandonarle prima di affezionarsi. Era il suo modo per tenere al sicuro il suo cuore. E ora una Grifondoro, la più bella che avesse mai visto, la più intelligente e brillante strega del suo anno, lo aveva conquistato senza neanche saperlo. Era come se gli avesse strappato il cuore direttamente dal petto senza anestesia e lo avesse incatenato al proprio.

“Hermione?” La chiamò dolcemente.

La ragazza grugnì qualcosa, facendogli capire che era semi cosciente.

“Ti amo.”

Calò il silenzio durante il quale la Grifondoro aprì gli occhi e fece profondi respiri.

“Amore, hai sentito?” Le sfiorò il lobo dell’orecchio con le labbra facendole venire i brividi. “Ho detto che ti amo.”

Finalmente si decise a guardarlo, cercando nei suoi occhi una conferma che trovò.

“Ti amo.” Sorrise e la baciò. “Ti amo.” Ripeté prendendole il viso tra le mani. “Hermione Granger, ti amo.”

La lasciò libera, scattò in piedi e allargò le braccia.

“IO AMO HERMIONE GRANGER.” Urlò allargando le braccia. “Ehy, voi: ragazzi del primo anno. Si, dico proprio a voi.” Si sbracciò per farsi notare da un gruppetto di timidi Tassorosso, che subito affrettarono il passo, intimoriti. “Non scappate, dai! Volevo solo dirvi che io, Alistair Piton, Caposcuola Serpeverde al settimo anno, amo Hermione Granger, Prefetto Grifondoro al quinto anno.

“Alistair, piantala.” Disse Hermione, scattando in piedi imbarazzata, arrossendo violentemente.

“No, amore, no. Non la smetto. Voglio dirlo a tutti, voglio urlarlo al mondo. Farò appendere avvisi nelle bacheche di ogni Sala Comune, lo scriverò sui muri, in cielo se necessario. Tutto il mondo deve saperlo, Hermione.” La guardò negli occhi. “Io ti amo. E nessun…”

Prima che potesse continuare, la riccia gli mise le mani sulle guance e lo baciò, a occhi chiusi.

“Ora, mia cara Serpe, hai due possibilità.” Sussurrò.

“E quali sono, mia cara Leonessa?” Chiese accarezzandole i capelli, la fronte posata alla sua.

“A ben pensarci è una sola.” Si corresse.

“Che aspetti a illuminarmi con il tuo genio?”

“Stai zitto, ascolti ciò che ho da dirti e riprendi a baciarmi.” Lo guardò negli occhi. “Ti amo anch’io, Alistair Piton. Ma non c’è bisogno di urlarlo.” Concluse con un sorriso.

Subito la baciò con foga, sentendo il cuore scoppiare. Com’era possibile che non fosse ancora morto? Il suo cuore batteva così forte che avrebbe dovuto esplodere.

Senza neanche sapere come, si ritrovarono nuovamente sdraiati sul plaid a baciarsi, stretti in un abbraccio, le gambe intrecciate, mano nella mano. Avevano smesso di essere due persone distinte per diventarne una terza creata dal loro amore.

Passarono il resto del pomeriggio a baciarsi, come i due adolescenti innamorati che erano, finché Alistair diede un’occhiata all’orologio, rendendosi conto che a breve in Sala Grande avrebbero iniziato a servire la cena.

“Amore, sai quanto vorrei stare qui con te, ma tra poco…”

“Si cena, lo so.” Concluse Hermione, dandogli un altro leggero bacio.

“Esattamente.” Confermò sorridendole mentre le scostava una ciocca di capelli.

La riccia sospirò e, riluttante, si allontanò da lui. Si legò i capelli, sistemò la propria divisa e si alzò, imitata subito da Alistair. Con un colpo di bacchetta il Serpeverde fece sparire le coperte ed afferrò il cestino, poi prese per mano la sua ragazza ed insieme tornarono al castello.

“Ti amo, Hermione Granger.” Disse baciandola quando arrivarono nella Sala d’Ingresso.

“Se continui a dirlo diventerai noioso, sai?” Lo prese in giro.

“Se vuoi non te lo dico più.” La sfidò inarcando un sopracciglio.

“No, ti prego, non smettere. Mi piace sentirtelo dire.” Si alzò in punta di piedi e gli diede un leggero bacio sulle labbra. “Ci vediamo in Sala Grande.”

“Ci puoi contare.” Le fece l’occhiolino.

La riccia sorrise, lo salutò con un cenno della mano e si avviò su per la scala in marmo bianco.

La guardò fin quando sparì dalla sua vista, poi si voltò e, incapace di smettere di sorridere, si passò una mano tra i capelli, dirigendosi verso la propria Sala Comune. Quando entrò nella propria stanza, trovò Eric sdraiato sul proprio letto intento a leggere un fumetto.

“Ciao Al.” Lo salutò distrattamente, senza sollevare lo sguardo.

Il giovane Piton rimase in silenzio a osservare il suo migliore amico.

“La tua ragazza…” Pronunciò la parola < ragazza > con ribrezzo. “…ti ha staccato la lingua a morsi?” Chiese il biondo, guardandolo.

“Le ho detto che la amo.” Rispose.

Eric sbatté le palpebre un paio di volte.

“Mi stai prendendo per il culo?”

Alistair scosse il capo.

“Stai scherzando.”

“No, Eric. Gliel’ho detto e sono felice di averlo fatto. Posò il cestino sul proprio comodino e abbandonò la borsa sul letto. “Io la amo. Tu non puoi capire, non sai cosa vuol dire. Sospirò.

“E per fortuna, aggiungerei.” Borbottò.

“Smettila di fare il burbero.” Si tolse il maglioncino e glielo buttò addosso. “E’ bello essere innamorati, fidati.”

“Se ti piace essere vulnerabile sono fatti tuoi.” Si strinse nelle spalle, lanciando l’indumento a terra. “Io non ci tengo.”

“Eric, è così…così…” Iniziò, alla ricerca delle giuste parole. Scosse il capo e si tolse la maglietta. “E’ così naturale. E’ come se ci conoscessimo da una vita.” Iniziò a camminare per la stanza, dandogli le spalle. “Sarà banale, ma all’improvviso è tutto più bello. Il sole riscalda di più, Ruf riflette la luce in un modo divino, la Bullstrode ha meno acne, la McGranitt è una figa e Gazza è più simpatico.

Eric spalancò gli occhi, si sporse dal letto e si portò due dita alla bocca, fingendo di vomitare.

“Io non so neanche come spiegartelo.” Sbuffò.

Ma non voglio neanche che tu lo faccia.” Esclamò rabbrividendo il biondo.

Alistair  gli lanciò un’occhiataccia e fece per slacciarsi i pantaloni quando la porta si aprì ed entrò suo padre.

“Papà?” Lo guardò sbattendo le palpebre, incredulo.

Severus lo guardò, poi si spostò su Eric e fece schioccare la lingua, infine tornò sul figlio.

“Ti aspetto fuori. Muoviti.” Disse gelidamente, poi lasciò la stanza.

Il Caposcuola rimase senza parole per quel comportamento.

“Che cavolo hai combinato?” Domandò il biondo, rabbrividendo: Severus Piton era in grado di incutere timore solo respirando.

“Niente.” Corrugò la fronte, cercando di pensare a cosa potesse mai aver fatto, ma non gli venne in mente nulla.

“Oh no, qualcosa l’hai fatta.” Le sue labbra s’incurvarono in un ghigno perfido.

“Sentiamo di grazia, che avrei fatto?” Fece schioccare la lingua mentre si rivestiva.

“Stai con una Sangue Sporco.” Ridacchiò.

“Idiota.” Sibilò lanciandogli un’occhiataccia degna di suo padre. “E vedi di non mangiarti tutto ciò che gli elfi hanno preparato, ok?”

“Non ti assicuro niente, ho una fame bestiale. Potrei mangiarmi un Ippogrifo intero.” Ribatté tornando al suo fumetto.

Alistair scosse il capo e lasciò la stanza. Una volta che ebbe abbandonato la Sala Comune, trovò il padre ad attenderlo.

“Dove…”

Non fece neanche in tempo a finire la frase che l’uomo s’incamminò verso il proprio ufficio. Il ragazzo roteò gli occhi al cielo e lo seguì, osservando attentamente le sue mosse: camminava rapido, aveva le mani strette a pugno e continuava a contrarre la mascella.

“E’ successo qualcosa?” Chiese mentre entravano nell’ufficio.

“Siediti, Alistair.” Ordinò ignorando la sua domanda, indicando la sedia davanti alla sua scrivania.

Il giovane obbedì e lo seguì con lo sguardo.

“Papà?” Lo chiamò.

Il pozionista andò alla libreria e posò le mani su uno degli scaffali, facendo un respiro profondo, cercando di mantenere la calma.

“Papà, che cosa sta succedendo?” Domandò sentendo un peso nello stomaco.

Severus si voltò, lo sguardo perso nel vuoto.

“E’ ora che tu scopra chi sei, Alistair.”

   
 
Leggi le 18 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: elyl