Anime & Manga > Full Metal Alchemist
Segui la storia  |       
Autore: Rain e Ren    31/12/2010    1 recensioni
Il vento ha sempre mosso le fronde degli alberi quando lei era lì. Che fosse per una risata o una lacrima mai versata. Sembra che il vento l’accompagni sempre e comunque.
Che sia il vento a portarle quest’ultima occasione per vivere com’è giusto che sia?
[RoyAi] L’avevo postata sotto il titolo “I passi del passato. I passi del futuro”. L’ho cancellata e modificata. Buona lettura.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Riza Hawkeye, Roy Mustang
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 3

Capitolo 3

Home

 

 

Quando Glacier ti ha detto che per pranzo saresti stata sua ospite insieme a tutti gli altri ti è preso un colpo.

Tutti. Dentro. Casa. Hughes.

Effettivamente Glacier non deve avere paura di quei terremoti che sono i tuoi figli. E nemmeno di Roy. Ma tu – e Riza ovviamente – un’idea chiara ce l’hai eccome. Proprio per questo hai cercato di declinare l’invito. Inutilmente. Glacier non ha voluto sentir scuse. E tu, ora, guardando l’allegria che regna in quella casa, comprendi perché: Glacier non voleva lasciarvi soli in quel giorno carico per voi di dolore. Glacier ha capito. Glacier ha voluto aiutarvi.

Certo, al momento la casa è un po’ rumorosa, ma sentire le risate che riecheggiano ti mette di buon umore almeno in parte. E sembra scacciar via un po’ della malinconia che prima ti ha assalita. E, contemporaneamente, te ne addossa un’altra, di un altro tipo. Forse addirittura peggiore della precedente.

Forse è stato vedere Roy giocare con i bambini. Lui che ha sempre affermato che come padre sarebbe un disastro! Ah, che sciocco tuo fratello… Chissà quando capirà che sarebbe l’esatto contrario?! Forse quando…sarà padre?! Ti viene da ridacchiare al solo pensiero. Sul serio. Ma poi, inaspettatamente, i tuoi occhi corrono alla figura di Riza, intenta a sbucciare delle mele. Forse l’impossibile non è proprio tale.

Osservi la tua migliore amica e la nostalgia preme nuovamente. È così strano per te vederla tranquilla, con un grembiule azzurro legato intorno alla vita e le mani sempre così abili nell’uccidere ora impegnate per creare un pranzo squisito. È sempre stata brava in cucina, Riza. Fin da quando hai memoria. Ricordi ancora le buonissime torte che sapeva cucinare…

Accanto a te, che controlla la cottura della carne, c’è Glacier. La dolce e materna Glacier. La donna che ha accettato la morte del marito ed è andata avanti, certa che la cosa più importante fosse sua figlia. La capisci. Riconosci quel sentimento d’amore verso i proprio figli, quel amore così forte.

Dal salotto arrivano le voci di Roy e Ed che, a quanto sembra, sono molto più bambini dei veri bambini. E la risate di questi ultimi. E i rimproveri malcelati di Winry. Ti piace quella ragazza. È forte. E ti ricorda la te stessa di tanti anni fa.

Avverti uno sguardo addosso e, voltandoti, non ti sorprendi nel scoprire che sono proprio gli occhi di Riza a fissarti. E c’è qualcosa di strano nel suo sguardo. O almeno così ti sembra. Sai che si sta chiedendo perché tu sia veramente lì: la scusa che le hai appioppato non l’ha convinta molto. Alzi le spalle e lei annuisce piano. Le chiacchiere sono rimandate ad un altro momento.

 

Dopo il pranzo – in cui tua sorella ha conosciuto quasi tutti i protagonisti delle vicende dell’ultimo periodo – avete deciso di spostarvi in salotto per chiacchierare meglio. Manca solo Riza che, eludendo elegantemente le proteste di Glacier, è andata in cucina a preparare il caffè. E tu, ora, hai deciso di eludere altrettanto elegantemente la “folla” e raggiungerla.

Trovi strano il poterla vedere nuovamente così rilassata, il viso disteso e le mani che si muovono veloci in una cucina. Eri convinto che non avresti mai più potuto vedere questa Riza, che per sempre ti sarebbe stato negato il poter essere appoggiato a quello stipite per guardarla di nascosto. Sempre che le si possa nascondere qualcosa.

“ Ha intenzione di fare la muffa?” La senti infatti chiedere senza che i suoi occhi si spostino dalla moca che ha iniziato a far rumore.

Sorridi accondiscendente: non sarai mai in grado di prenderla di sorpresa! Dovresti saperlo ormai.

“ Come mai ti sei allontanata?” Le chiedi entrando finalmente nella cucina.

“ Per fare il caffè.” Ti risponde laconica. E pretende anche che tu ci creda magari.

Ma con Riza è meglio essere diretti. Solitamente serve, almeno.

“ Sai perché mia sorella è qui?” Le domandi allora appoggiandoti accanto a lei. Vedi i suoi occhi saettare velocemente verso di te e il sospiro che le esce dalle labbra subito dopo ti fa capire che forse, quel giorno, essere diretti è la cosa peggiore.

Cosa vuole sentirsi dire esattamente? La versione reale o quella che mi ha propinato Alice l’altra notte sperando che ci cascassi?” Ti chiede mentre rabbia e frustrazione escono simultanee dalla sua bocca.

Sorridi mesto. È stato solo un piccolo scatto. Un minuscolo scatto se vogliamo essere precisi. Ma ti è bastato per capire che Riza è frustrata da quella situazione che non le piace per niente.

“ Sei preoccupata per lei?”

Le sue mani si arrestano solo un attimo. Un nano secondo ed ecco che riprende a versare il caffè nelle tazze; poggia quest’ultime su un vassoio e si dirige verso il salotto. Ma prima d’uscire completamente dalla cucina si ferma sulla soglia.

“ Dovrei esserlo?”Domanda a bruciapelo quasi a specificare qualcosa. Poi, senza aspettare una risposta, esce rapida.

 

Hai voluto farti raccontare tutto. Tutto quello ch’è successo in quell’ultimo periodo. Anche i dettagli “tecnici” che Riza ha omesso in quanto riguardanti l’Alchimia. Non che lei non ne capisca nulla, ma da quanto hai appreso nell’ultima ora è stata veramente complessa come cosa.

Inizialmente – Edward in particolar modo – tutti si sono dimostrati restii a raccontarti ogni cosa. Non ti ci è voluto molto per capire ch’era dato dal fatto che scoprissero la tua esistenza praticamente in quel momento. E non potevano giustamente immaginare che tu fossi (o fossi stata) un’Alchimista in passato. Quando hai specificato questo passaggio il racconto è fluito da solo.

Si è rivelato molto più interessante di quanto ti aspettassi. E ti sei trovata a pensarci per diversi minuti alla fine.

“ Scusi.” La voce di Winry che richiama la tua attenzione ti distoglie dai pensieri alchemici.

“ Dimmi.”

“ Ha detto che conosce l’Alchimia. È anche lei un’Alchimista di Stato?”

La domanda ti spiazza. E i tuoi occhi incrociano quelli di Roy e Riza quasi in contemporanea. Poi, rapidi, tornano sulla figura della ragazza bionda che ti siede davanti. Ti chiedi come l’abbia capito, come l’abbia intuito. In fondo, vedendo una ragazza con tre figli a carico, solitamente il fatto che sia stata nell’esercito non è la prima cosa a cui si pensa. O forse, semplicemente, il ruolo di militare che hai ricoperto a Ishbar ti si è incollato alla pelle.

Abbassi la tazza di caffè che stavi bevendo e respiri a fondo.

Si, sono stata un’Alchimista di Stato.” Ammetti alla fine cercando la volontà di pronunciare quelle parole. E ti costa molto. Perché non vai fiera di quanto hai fatto in quei sei mesi infernali. Proprio per niente.

Alzi gli occhi su Riza e capisci subito che di quanto è stato il vostro passato – quello prima d’Ishbar – chi ti sta davanti non sa nulla. E deve continuare ad essere così. Perché loro non capirebbero, non capirebbero mai. Perché l’unico modo per capire è vivere sulla propria pelle. E questo, per fortuna, a loro sarà sempre negato.

“ Ho combattuto nella guerra di sterminio d’Ishbar.”

Ecco, è questo ciò che Winry voleva sentirsi dire. Perché dentro di se l’aveva già intuito. Ma ha anche intuito che più di questo non saprà. Più di questa verità non le dirai. E non chiede altro. Se lo farà sarà in seguito. Per il momento si limita ad annuire, piano, senza scavare in quel passato ch’è una piaga sempre presente.

 

Il pranzo a casa Hughes si è trasformato in una quasi cena alla fine. E la cosa, chissà perché, non ti sorprende per niente. È proprio per questo che i bambini si sono addormentati sul divano assieme ad Elicia.

E ora ci siete tu, Roy e Alice che vi dirigete verso casa dell’uomo con la stanchezza pressante sui vostri volti. Tuttavia sai bene che non finirà tutto con due saluti e un “arrivederci a domani”. Non potrà finire così. Perché ci sono ancora alcuni punti lasciati in sospeso.  

La piccola Kathleen dorme serena fra le tue braccia, e la stessa cosa fanno James e Daniel in braccio a Roy; entrambi avete convenuto che il pancione ingombrasse già abbastanza per Alice.

Quando entrate in casa la prima cosa a cui pensate è di mettere a letto i bambini, in modo che almeno loro non si sveglino con un bel mal di schiena il giorno dopo. Li accomodate sul letto di Roy e dopo che Alice ha rimboccato loro le coperte vi rifugiate in soggiorno chiudendovi la porta alle spalle in modo da non far rumore.

 

“ Allora, Alice, perché sei qui in realtà?” Esordisce Roy con una calma disarmante mentre fa ondeggiare piano il Whisky contenuto nel suo bicchiere. Tuttavia sai bene che quella calma è solo apparente: dentro di se, Roy, è agitato come non mai.

Alice temporeggia malamente osservando le spire di fumo che si levano dalla sua tazza di tè. Per lei niente alcolici. È sconsigliato in stato avanzato di gravidanza.

Osserva prima suo fratello e poi sposta lo sguardo su di te che, con un bicchiere pieno di Whisky come quello di Roy in mano, attendi pazientemente una risposta. Sa che non potevi credere alla scusa della notte prima. Serviva solo a temporeggiare. A darti l’illusione che andasse tutto bene. Peccato che tu, le illusioni, le fai scoppiare come bolle di sapone troppo deboli per sopravvivere. È nella tua natura. È quello che sei.

“ Si tratta del bambino.” Ammette alla fine la mora con gli occhi ancora fissi sul fumo ondeggiante.

“ Quale esattamente?”

La precisione solitamente fuori luogo di Roy, per una volta, non è fuori luogo. Che dipenda dal fatto che, a conti fatti, in quella casa ci sono quattro bambini?!

“ Quello che ho nella pancia.”

Senti un brivido lungo la schiena. Questo non è proprio un bel segno. Questa frase è l’unica che non avresti mai voluto sentire.

Il liquido prima ondeggiante nel bicchiere di Roy continua il suo pigro movimento, solo che non è più l’uomo a farlo oscillare. Il suo polso ora è fermo, immobile. E suoi occhi prima velati dalla stanchezza – alla pari dei tuoi – ora sono vigili come mai. Tutto ciò che c’era prima è scomparso. Ora è passato in secondo piano.

“ Alice…” Il nome di quella che per te è alla stregue di una sorella ti esce in un sospiro soffocato. Non sai cosa dire. O meglio: sai cosa dire, solo che sai anche che le parole non servirebbero a nulla. Le parole non servono mai con Alice. Con Alice servono i fatti.

“ Ho un’appendicite.” Ammette alla fine la donna socchiudendo gli occhi.

Vedi le spalle di Roy sciogliersi, la sua tensione un po’ allentata. Tuttavia nel momento in cui incrocia i tuoi occhi s’irrigidisce nuovamente. È forse preoccupazione ciò che legge nelle tue iridi? E perché? Non è forse una semplice appendicite?

“ L’appendicite in suo non è pericolosa.” Lo informa Alice intuendo in gioco di sguardi in atto fra voi due. “ Il fatto che io sia incinta e con un’appendicite è pericoloso.” Dice fissando quegli occhi uguali ai suoi, e intuendo la domanda riflessavi dietro. “ Pericolosa da danneggiare il bambino.”

Un altro brivido. O forse una scossa elettrica. Non sai dire cosa ti ha attraversato la schiena, ma sai che la sensazione che ti ha lasciato non è affatto piacevole. E ha un retrogusto amaro.

La tua mano scatta rapida verso quella di Alice ora appoggiata inerme sul divano e la stringe. Forte. Così forte da far quasi male. Ma non importa. È giusto così. E la stretta che ti arriva di rimando è forse anche peggiore.

Alice ti sta chiedendo aiuto. A te e a Roy. Lo sta facendo perché è chiaro che da sola non può farcela. È chiaro che ha bisogno di una mano.

Lo sta chiedendo a voi perché tu e Roy – bambini e marito a parte – siete l’unica famiglia che ha. E perché dopo la morte di Maes il suo cuore è un po’ più vuoto, un po’ più frammentato.

Tu, Alice, Roy e Maes.

Voi quattro. E la piccola famiglia che avevate creato. Quella piccola famiglia basata su quel sentimento misto di amore, amicizia e… E cosa? Cosa ancora vi legava? Non lo sai. O forse non l’hai mai saputo. Ma non ti è mai importato molto. Perché eravate voi. Voi quattro. E andava bene così.

 

Osservi di soppiatto tua sorella che, china sui suoi bambini, li accarezza i capelli e sorride come solo una madre sa fare. E pensi a quanto dolore abbia adesso nel cuore. E a quanto ne abbia ingabbiato nel corso degli anni.

Un rumore alle tue spalle ti distoglie da questi pensieri e voltandoti vedi Riza che sistema i bicchieri e la tazza sul tavolino di vetro davanti al divano. La vedi simulare tranquillità, ma il tremore impercettibile delle sue mani la smentisce. E dai suoi occhi stanchezza e preoccupazione si mescolano vorticosamente. Sai perfettamente a cosa sta pensando. I tuoi pensieri sono uguali ai suoi.

Lanci un’ultima occhiata a tua sorella e poi ti dirigi verso il divano su cui eri seduto fino a pochi attimi prima sprofondandovi nuovamente. Gli occhi di Riza si alzano impercettibilmente verso l’alto. I tuoi, invece, si chiudono piano e ti passi una mano su di essi massaggiandoli piano.

“ Tutto bene?” Ti chiede la voce di Riza. Non c’è ansia o preoccupazione nel suo tono; sai che ha fatto quella domanda solo per proforma. In realtà non ne aveva nemmeno bisogno. Come sai che non ha bisogno di una risposta. Ma tu gliela dai comunque.

“ Forse oggi ho stancato troppo gli occhi. Iniziano a farmi male.” E la testa ricade inerme sulla spalliera del divano.

Non sai quando ne come, ma senti il divano piegarsi piano e un attimo dopo senti le dita fresche di Riza accarezzarti piano le tempie fino a massaggiarle dolcemente. Rilassi la fronte prima corrucciata e abbandoni le braccia lungo i fianchi. È così bello starsene lì, entrambi su quel morbido divano… E le lievi carezze di Riza sono come un balsamo per tutte le ferite e per tutti i dolori. È come se la sua sola presenza fosse in grado di lavare via tutto, e lasciarti galleggiare in una bolla di serenità.

“ Non dovrebbe sforzare troppo gli occhi. In fondo ha recuperato la vista solo da un paio di giorni.” Formale e incisiva. Come sempre. Ma hai sentito chiaramente la sua voce tremare. E la dolcezza che ha solcato quella frase è qualcosa di così raro che è paragonabile al diamante più prezioso. Quella dolcezza che solo raramente, di tanto in tanto, lei lascia trasparire.

Socchiudi le palpebre e i tuoi occhi corrono sulla sua figura fino a tuffarsi dentro al colletto della camicia che indossa. La giacca della divisa abbandonata sull’attaccapanni. E la vedi. Vedi quella striscia più chiara, dalla consistenza di carta vetrata. Ruvida al tocco. Ecco ciò che ti ha terrorizzato poco tempo fa. La causa di quel senso di panico che ancora ti perseguita nella notte.

Levi due dita e accarezzi piano quella cicatrice recente, segno indelebile della guerra appena conclusasi. E senti Riza rabbrividire e poi irrigidirsi sotto il tocco di quella lieve carezza. I suoi occhi cercano immediatamente i tuoi e quando questi s’incrociano riesci a leggerle dentro come mai prima.

“ Sono sempre io la causa del tuo dolore…” Sussurri piano. La mano ancora ferma sul suo collo.

“ La scelta è stata mia.” Ribatte lei mentre le sue mani scivolano lungo il tuo profilo accarezzandolo quasi e poi s’abbandonano lungo i fianchi, inermi. E può sembrare un segno di resa, il suo. Ma sai bene che non è così.

È il bisogno a precedere il suo comportamento. Lo stesso bisogno che senti anche tu, che ti attorciglia le viscere ogni volta che la vedi. È il bisogno di quell’amore che per così tanti anni è stato solo un’illusione lontana. E che oggi è ancora un’illusione. Solo più vicina. Non è più solo un miraggio. Ora la certezza che ci vorrà solo – ancora un po’ – di tempo è reale. Ora il tempo non è tiranno come prima.

E quando allunghi entrambe le braccia e la stringi a te ciò che ottieni non è un rifiuto. Per una volta lei non si ribellerà a te e a quelle carezze che sogna da sempre. Per una volta lei si lascerà stringere e ascolterà il battito del tuo cuore. Per una volta, anche se il tempo che aspettate non è ancora giunto, lei fingerà indifferenza. E dormirà accanto a te assaporando un piccolo assaggio di quella vita che da troppo bramate entrambi.

 

 

 

 

 

 

 

Sono tremendamente il ritardo, lo so. Ma il lavoro e la scuola prima e le festività poi non mi hanno lasciato molto tempo. E dato che volevo ricontrollare questo capitolo ho posticipato la sua pubblicazione.

Spero che vi piaccia.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Full Metal Alchemist / Vai alla pagina dell'autore: Rain e Ren