Giochi di Ruolo > Vampiri: la masquerade
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Autore: Espero    13/12/2005    1 recensioni
un racconto ispirato ad una sessione del gioco di ruolo che seguo da qualche tempo ormai.
"Non abbiamo mai saputo come si chiamasse quell’uomo."
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Felino

Felino. Il sorriso sul volto spagnoleggiante della donna era felino e sornione. Capelli neri, lisci, puliti, raccolti in una coda. Una bellezza fine in vestiti da chi ha viaggiato per centinaia di anni. Dei vecchi jeans stracciati, una maglia nera con una luna bianca sul petto. Un lungo impermeabile nero di cuoio. Dalla cintura pende una vecchia spada che per aprire la strada a Nod era stata usata instancabilmente. La donna tese la mano ai nuovi venuti. “Ben giunti, lui vi aspetta dentro”.

La chiesa di San Vitale è bella di notte. Alcune candele erano state accese al suo interno e alla tremula luce delle loro fiamme osservano silenziosi i mosaici i nuovi arrivati. Giustiniano, Abele, Abramo, Melchisedech, Massimiano. Nelle loro frammentate esistenze immaginifiche scrutano con gli occhi squadrati folle di turisti mortali armati di macchine fotografiche e di sguardi frettolosi, avidi. Quella notte fu offerto loro uno spettacolo nuovo dopo tediosa attesa. Figure. Ombre vecchie quasi quanto loro che muovono e parlano e osservano quell’aria e quelle pareti dal sapore di passato e di sangue versato di martiri o imperatori. Un sapore di polvere, di roccia, freddo, intenso. L’incenso dell’ultima cerimonia ancora aleggia nell’ottagonale chiesa.

Un uomo dai rasta biondi di una bellezza androgina e stralunata muove lunghi passi assorbendo dentro il suo animo pazzo e molteplice ogni tessera di quel lavoro incredibile. I suoi abiti da viaggio marcano una vita notturna unica e un futuro degno del profeta quale egli era forse nato per essere. In un vecchio zaino militare appoggiato su una panca, un grande libro e quaderni fitti di appunti note e pensieri. Quando gli estranei giungono egli ancora è perso nell’ascoltare le voci di quelle mura così antiche.

Molto piacere. Il mio nome è Anatole. Lu, chiudi le porte, c’è bisogno di pace per narrare la storia più terribile del nostro mondo.

  
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