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Autore: Mikhi    01/01/2011    0 recensioni
Correre. Correre. Correre.
Dovevano correre, più veloce che potevano, poco importava se la stanchezza prendeva possesso di ogni singolo centimetro del loro corpo.
Poco importava se le gambe davano l'impressione di cedere da un momento all'altro.
Poco importava se la neve, così bianca e fredda, rallentava la loro fuga.
Con un ultimo sospiro afflitto guardò il viso della piccola ed infine la poggiò in terra con dolore, ciò significava abbandonarla, ma se questo comportava la sua salvezza sarebbe stato anche disposto a consumare, a sacrificare la sua vita.
-Che questa eclissi di mezzanotte ti aiuti a vivere bambina mia e che la sua forza giovi alla tua salute ora e per sempre.-
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Moonlight Eclipse
Purple Eyes















Ancora una volta non fui in grado di ricavarmi una risposta del perchè fossi giunta nuovamente in quel luogo, a prima vista così quieto, pacifico e alquanto profumato dai fiori primaverili che tinteggiavano le chiome degli alberi verdeggianti.
Molto probabilmente perchè era il luogo in cui nacqui, o almeno da quanto mi raccontano fui trovata, o forse perchè mi portava in mente molti ricordi, trasmetteva una pace mai trovata prima; quel piccolo ruscello che divideva in due la foresta produceva un suono che al primo impatto poteva definirsi rilassante, così dolce da spingere le palpebre a chiudersi ed il corpo ad adagiarsi sul manto erboso.
Il più delle volte trascorrevo le mie giornate a girovagare per il bosco e qualche volta dedicavo il mio tempo anche alla pesca e alla raccolta dei frutti dato che le uniche risorse di cibo disponibili in luoghi del genere erano questi.
Non che mi lamentassi delle mie condizioni di vita, anzi, poteva definirsi avventurosa ed in qualche modo anche "diversa".
Con qualche altro sospiro mi alzai sino a raggiungere le sponde umide del torrente, acqua fresca a volontà si poteva ammettere; sciacquai il mio viso stanco e assonnato, stiracchiai le braccia ancora del tutto indolenzite dal breve pisolino che mi ero concessa ed infine raccolsi il libro accanto a me finchè qualcosa di duro e a prima vista molto pesante non andò a cozzare dolorosamente contro il mio cranio.
«
Stupida! Ancora una volta qui a perdere tempo? Continuando così non riuscirai mai a superare l'esame di apprendistato!»
Mi portai una mano sopra la nuca ed alzai gli occhi al cielo voltandomi con sguardo innocente verso il diretto interessato che, intuibile dal suo sguardo perennemente funereo ed irritato con la sottoscritta, non dava l'impressione di avere le più buone intenzioni.
«Non credo sia un grande danno. E poi perchè frequentare la scuola se posso avere lezioni private da te?» dissi quasi come se fosse un'affermazione poggiandogli una mano sulla spalla con fare ironico.
Si, esattamente, frequento, se così si può dire, la scuola di magia. Sono ancora alle prime armi ma posso anche aggiungere con modestia di non cavarmala male nonostante sia ancora una semplice apprendista.
«Yuki, perchè non sei capace di prendere seriamente queste lezioni?» rispose accigliato scostando con uno schiaffo la mia mano dal suo mantello.
Lui è Fenix, il mentore della nostra classe, nella struttura ogni singola aula è composta da uno stregone che guida ed aiuta noi semplici ed inesperti apprendisti in modo tale da migliorare la qualità ed il livello delle nostre magie, sino a diventare maghi o maghe se i nostri poteri sono indirizzati verso la Magia Bianca, oppure streghe e stregoni se siamo diretti verso la Magia Nera.
Increspai le labbra ed abbassai lo sguardo. 
«Non è questo ma, a volte chiunque richiede una pausa dallo studio, anche tu ne avresti bisgno. E poi per l'ennesima volta il mio nome non è Yuki.» replicai spazientita, non ero ancora riuscita a comprendere la nascita di quello stupido nomignolo, il che urtava particolarmente i miei nervi.
Accennò un mezzo sorriso sarcastico che decimò come una falce la mia precaria pazienza. 
«E' da cinque giorni che non frequenti i corsi, non sembra che ti applichi molto, continuando così sarò costretto a bocciarti.» ammise con un lungo sospiro fra l'afflitto e il piccato.
Sin da quando ero piccola aveva cercato di insegnarmi tutto ciò che conoscesse al riguardo della magia e affini, sempre con scarsi risultati dato che le mie più fervide fantasie volavano puntualmente altrove: dalle bollicine che galleggiavano nel calderone al mio grande quaderno di scarabocchi.
«Sarà meglio andare, fra poco sarà notte.» dettò come una legge afferrandomi per il polso e trascinandomi il più lontano possibile da quel posto.
Altro dettaglio da aggiungere, vivevo da più di quindici anni nella casa di Fenix, del mio passato non ricordo quasi nulla, si può dire che la mia infanzia sia iniziata con lui e con Armida, nonna di Fenix.
Da quanto conosco mi hanno trovato nel bosco, ricoperta con un lenzuolo scuro ed estremamente pallida e bianca come la neve, probabilmente da qui è sorto il motivo di tale soprannome.
Li ho sempre considerati come la mia famiglia e devo anche ammettere che mi piace vivere con loro, anche se a volte il desidero di prendere a calci Fenix riaffiora nei miei ricordi occupando il primo posto.
Posso anche immaginare che faccia tutto ciò per il mio bene ed io, nonostante il più delle volte non riesca a dimostrarlo, gliene sono estremamente grata per come si è preso cura di me.
Mi lasciai trascinare come un peso morto per quasi tutto il tragitto poichè immersa come al solito nei miei più profondi pensieri risvegliandomi dal mio trance con un'altra botta sul capo prima di giungere dinnanzi l'uscio della piccola ma accogliente casa.
Era costruita completamente in legno, il giardino era pieno di ogni sorta di fiori da far sembrare quell'ambiente la tavolozza di colori di un pittore, la nonna Armida aveva sempre amato i fiori e questo lo sapevamo entrambi sin troppo bene, a partire dalle mille allergie di Fenix fino a concludere con la raccolta dei fiori freschi giornaliera.
Quel grande testardo non era mai stato in grado di apprezzare qualsiasi cosa che andasse oltre i ranghi di "serio, nero e magia", privo di qualsiasi sorta di fantasia e senso dell'umorismo.
Le finestre erano molto grandi in modo tale da permettere alla luce di illuminare completamente la piccola cucina e il salone dove dormivano Fenix e Armida, ed infine la casetta terminava con un piccolo bagno e la mia camera costituita da un letto, armadio e scrivania.
Aprimmo la porta e varcammo la soglia fino a lasciare che un dolce profumo di pino e muschio ci inebriasse, la nonna come al solito era sdraiata sulla sua sedia accanto al camino dove alcuni tizzoni scoppiettanti producevano un calore magnifico; nonostante fosse primavera l'umido della foresta provocava i brividi a chiunque ed io non aveva moi sopportato il freddo pungente.
Fenix abbandonò armi e bagagli vicino la porta e si apprestò a preparare quella che sarebbe dovuta essere la cena mentre io mi avvicinai lentamente ad Armida che divorava come al suo solito l'ennesimo libro di magia che la bibliotecaria della scuola di magia che frequentavo ogni settimana le portava.
Armida era specializzata nella Magia Bianca, ovvero era una maga. Aveva circa novant'anni ed allevò Fenix come un figlio poichè la madre ed il padre morirono, non seppi mai il perchè dato che la nonna non andò oltre con quel discorso ed il mio istinto di sopravvivenza mi aveva esplicitamente invitato a non porgere questa domanda al soggetto in questione.
«Ciao nonna.» sorrisi sventolando la mano ed accucciandomi vicino a lei.
Lei chiuse con calma il libro che stringeva fra le mani e lo poggiò sopra un piccolo tavolo accanto e si rimboccò leggermente la coperta di lana poggiata sopra le gambe.
«Sayuki, Fenix mi ha detto che ancora una volta hai saltato la scuola.» ridacchiò accarezzandomi la testa affettuosamente.
Armida era in grado di scovare un lato positivo in qualunque situazione ed il suo buon umore era coinvolgente, a differenza di qualcun'altro che trovava negativo e disastroso qualsiasi cosa facessi dalla mattina alla sera che non fosse studiare.
«Ho deciso di prendermi una pausa ma domani prometto di partecipare alle lezioni.» replicai ad alta voce sperando che Fenix ascoltasse le mie parole anche se come risposta ero sicura di ricevere il solito mugugno indefinito.
«Brava, studiando sono sicura che diventerai qualcosa di speciale.» affermò adagiandosi contro lo schienale e tornando ad osservare compiaciuta il fuoco che indomabile ardeva nel camino.
Armida in parte sosteneva alcune decisioni di Fenix riguardanti lo studio poichè aveva sempre creduto che la magia fosse un dono prezioso che soltanto pochi erano in grado di gestire con maestria; molto probabilmente aveva ragione ma, io continuavo a vederla come qualcosa di assolutamente normale.
«Speciale? Diventerò soltanto un'altra delle anonime streghe o maghe che popolano questa foresta.» bofonchiai quasi in un lamento.
La nonna distese le labbra sottili in un semplice sorriso. 
«Soltanto il tempo potrà mostrarci cosa accadrà realmente.»
Fissai intensamente per qualche minuto le sue iridi cristalline così pure e limpide, questo mi portò a mente alcune leggende che lessi in biblioteca durante l'ora di pranzo: narravano di mentori dagli occhi color carminio proprio come Fenix, maghe dalle iridi azzurre proprio come Armida, occhi verde smeraldo, color ocra ed infine neri come la pece. Ogni colore deteneva un potere speciale che successivamente li avrebbe condotti verso una scelta.
Scrollai il capo ad infine mi alzai armandomi del peggior sguardo possibile trascinandomi in direzione dalla mia camera, chiusi la porta con un sonoro tonfo e dopo aver raccolto ogni singolo pezzeto di buona volontà che risiedeva nel mio corpo mi incollai dinnanzi lo specchio sorretto contro il muro.
Forse qualcosa che non andava bene in me, oppure vi era la fattibilità che le mie iridi non andassero al passo con la magia che scorreva dentro di me. Possibile che non fossi uguale a tutti gli altri?
Aggrottai le sopracciglia fulminando me stessa allo specchio e con un ultimo grugnito infastidito abbandonai la mia postazione, decisa che per oggi le mie frustrazioni e paranoie avessero oltrepassato il limite; mi sedetti a gambe incrociate sopra il letto e mi presi il volto fra le mani osservando per un buon quarto d'ora in modo ossessivo il soffitto, anch'esso di legno.
Qualche minuto dopo sobbalzai, qualcuno mi aveva lanciato contro un cuscino e dato che come al solito ero immersa nelle mie più fervide fantasie non mi ero nemmeno accorta che Fenix aveva varcato la soglia della stanza accomodandosi sopra la mia scrivania.
«Cosa ci fai in camera mia?» blaterai ancora con quell'ammasso di piume spiattellato in volto.
Lo sentì sogghignare il che diede una bella martellata al mio tasso di irritazione instabile.
«La cena è pronta scansafatiche, anche se non la meriteresti.» asserì incrociando le braccia al petto e guardandomi con la peggiore occhiataccia che il suo vasto repertorio possedesse.
Accennai un sorriso sarcastico cercando di non soppesare in modo negativo le sue parole. 
«Non ho fame.»
Gettai il cuscino dalla parte opposta della camera fino a ricopormi mentre le iridi rosse di Fenix mi scrutavano fra il preoccupato e lo sbigottito per la risposta che gli avevo appena rifilato.
«Sicura di star bene?» domandò scendendo dalla scrivania e avvicinandosi di qualche passo a me.
Feci cenno di no con il capo ed infine feci incrociare i nostri sguardi. 
«Perchè ho gli occhi viola?» chiesi a bruciapelo cercando di assumere un'espressione seria e composta, il tema era ben chiaro ma il volto assente di Fenix non preannunciava nulla di interessante.
Si mordicchiò con fare nervoso il labbro prima di decidersi a rispondemi. 
«Vedi Yuki, so che sei una ragazza con dei poteri magici a tutti gli effeti ma... non sono in grado di trovare una risposta a questa tua domanda.» rispose quasi con tono mortificato, guardando il pavimento come se fosse l'unica cosa presente in quella stanza.
Lo guardai sottecchi scompigliarsi pensieroso la chioma corvina per poi lasciar dondolare le braccia. 
«Sicura di non avere fame?»
Cambiò letteralmente argomento spezzando quel silenzio terribilmente angoscioso che poco prima sopprimeva questa camera, feci leva sulle gambe e lo raggiunsi guardandolo dritto negli occhi.
«Dipende. Cosa hai preparato cuoco da quattro soldi?» scherzai poggiando le mani sui fianchi.
Fenix alzò entrambe le sopracciglia. 
«Il tuo piatto preferito, come al solito.»
«Continuando così mi vizierai troppo.» sorrisi sorpassandolo e fiondandomi in cucina.
«Forse perchè è l'unica cosa che apprezzi della mia cucina.» sospirò raggiungendomi anche lui insieme ad Armida.
Mi voltai. 
«Che cosa?»
«Niente. Adesso mangia che domani ti aspetta il doppio del lavoro.»
Sorrisi fra me e me, in fondo sapevo che faceva tutto ciò solo per il mio bene.

 

 
Note:
Yuki = Neve.









.Spazio dell'Autrice.


Ecco che anche questo capitolo è concluso. Spero si inizi a comprendere un po' di più riguardo la trama che, successivamente, riceverà una svolta. Negativa o positiva? Chi lo sa.
Spero che vi sia piaciuto e ringrazio moltissimo chi legge e recensisce! :)
Mikhi.


Lovy91:

Sono contenta che l'inizio ti incuriosisca :3 Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Alla prossima! ^^ Sayonara!
Mikhi.







   
 
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