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Autore: Shainareth    13/12/2005    3 recensioni
Dopo One Piece, la prospettiva del Piece Main riuscirà a riunire sotto lo stesso Jolly Roger la ciurma di Monkey D. Rufy, con una consistente aggiunta! Non si tratta solo di una storia avventurosa o d'amore, è più che altro un mix di umorismo, avventura e azione... ehm... sì, l'azione c'è, per quel poco che sono stata capace di fare... ç______ç Ma in verità, "Piece Main" racchiude un po' tutti i generi (eccetto il fantasy e il porno, credo! ^^'), quindi, come si suol dire, ce n'è per tutti i gusti! ^___-
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Piece Main' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Capitolo XLI – Accordi

 

Capitolo XLI – Accordi

 

            Passarono tre giorni prima che dalla coffa dell’albero maestro della Going Merry II, Shu avvistasse la terraferma. Fu un grande dono del cielo per alcuni dei naviganti, insofferenti alla convivenza stretta tra pirati e Marines: Keep, ad esempio, oltre a provare una forte delusione per via del comportamento di Rufy che aveva accettato di collaborare, seppur momentaneamente, con la Marina Militare, ora era diffidente anche nei confronti di Gary. Quest’ultimo, però, non ci badava più di tanto, per fortuna. Altro caso di intolleranza, erano le solite beffe che la povera Tashigi doveva subire ogni minuto da Silk, quando questa la batteva in duello, e da Nami che non perdeva occasione di metterla in difficoltà davanti a Smoker. Il capitano della Marina di Rogue Town, dal canto suo, aveva davvero bisogno di spezzare un po’: vivere gomito a gomito con Rufy costituiva una seria minaccia alla sua sanità mentale. Insomma, i due Marines si erano già fortemente pentiti di aver chiesto l’aiuto di quella banda di teppistelli da quattro soldi, e ancora si chiedevano come diavolaccio facesse la gente a considerare quell’idiota del capitano il Re dei Pirati.

Dunque, ora, su Nempee potevano sperare di tirare un fugace sospiro di sollievo: per un po’ avrebbero potuto rilassarsi senza avere quei rompiscatole tra i piedi… precisiamo… “avrebbero”…

 

Tashigi, poverina, percorreva a passi veloci una delle vie del piccolo villaggio al porto del quale avevano attraccato, cercando in ogni modo di seminare il suo inseguitore: Sanji, infatti, era passato nuovamente alla carica.

 - Un caffè? Una passeggiata sulla spiaggia, allora! – continuava ad assillarla.

 - Pirati e Marines non sono una grande accoppiata, sai? – tentava di dissuaderlo lei, sempre più scoraggiata.

 - Pirati, Marines, ricchi, poveri, nobili o plebei, che importa?! Quel che conta è quello che si ha dentro! – ribatté lui imperterrito.

 - B-beh… sì, però…

 - Visto?! – scattò l’uomo sbarrandole la strada. – Conta solo la forza dell’amore! Molliamo ogni cosa e… AUCH!! – s’interruppe per la violenta bastonata che Nami, sbucata dal nulla alle sue spalle, gli assestò in piena nuca.

 - Ma non impari mai, tu?! – sbraitò la donna, aggiungendo un secondo colpo al primo, quando il cuoco, con tanto di bernoccolo, era resuscitato solo per baciarle una mano e per asserire a gran voce che, nonostante le apparenze, lei rimaneva sempre e comunque l’unico angelo del suo cuore.

“Di male in peggio!” pensò Tashigi disperatissima. A parer suo, la corte asfissiante di Sanji era molto meno snervante degli scherni di quella sfacciata e rompiscatole della sua compagna. Quindi, non ci pensò due volte e tirò dritto.

 - Potresti almeno dirmi grazie… - sbuffò Nami seguendola e non facendo caso alla valanga di cuoricini partiti dai mille e più baci che il biondino le mandava per via aerea.

 - E-ehm… sì, hai ragione… grazie… - si scusò l’altra accelerando l’andatura.

 - Dove stai andando?

“Ma perché deve sempre starmi così addosso?! Perché diavolo non mi lascia in pace?! Maledetta scocciatrice!!” pensava furiosa. – Cerco un’armeria… - rispose quindi. – Dopo l’ultimo scontro con Silk, ho bisogno di far controllare la lama della mia Shigure…

 - Anche Zoro ne cercava una… è giù in fondo a questa strada. – l’informò la cartografa.

L’altra si fermò di colpo e si voltò a guardarla facendola arrestare a sua volta.

 - Che c’è? – chiese Nami.

“Perché è così gentile?! Ci deve per forza essere qualcosa sotto…” dubitava il Marines quasi spaventata, scrutandola con sospetto.

 - Ah! Guarda, è quel negozio da dove è uscito Zoro in questo istante… - indicò la rossa attirando così l’attenzione del marito, il quale li raggiunse e si affiancò a Tashigi.

 - Che ci fai ancora qui? – domandò alla pirata. – Non avevi detto che avresti cercato una buona libreria?

 - Osservati intorno e dimmi tu se in questo borgo posso sperare in un simile miracolo… - fu la risposta. – Ho paura che siamo capitati proprio sulla rotta più ignorante del mondo… - sospirò demoralizzata.

 - Chissà, magari scopriamo che sei nato qui, Zoro… - punzecchiò Sanji.

 - Chiudi quella fogna, idiota! – inveì lo spadaccino. – Sai a malapena leggere e scrivere, e ti permetti di criticare gli altri?

 - Cosa hai detto?!

 - Brucia la verità, eh?

 - E piantatela una buona volta, voi due! – li riprese stancamente la ladra.

 - Sì, amor mio! – s’illuminò di immenso il cuoco, tornando a gironzolarle attorno come se nulla fosse, cosa che mandò in bestia Zoro, tanto per cambiare.

Quest’ultimo, quindi, pur non dicendo una parola, mise subito le carte in tavola: afferrò per un polso la compagna e strattonandola verso di sé, le circondò le spalle con il braccio e la strinse al petto, come fanno i bambini per dire “E’ mia!”.

 - Bastardo!! – sibilò l’altro moccioso, inviperito. Sapeva bene che se Nami non obiettava, lui non poteva far nulla. Si limitò perciò a guardarlo cagnescamente negli occhi.

La donna sospirò. – Già che ci sei, vuoi anche farmi la pipì addosso per marchiare meglio il territorio?

 - Non sarebbe una cattiva idea, visto che certi animali non comprendono il linguaggio civile degli uomini… - ribatté Roronoa tra i denti.

Ma l’altro non aveva nemmeno ascoltato le sue provocazioni. – Dov’è?!!

 - Chi? – chiese la cartografa spiccicandosi dal marito.

 - Tashigi!! E’ sparita!!

 - Si sarà stufata di averti sempre tra i piedi… - sghignazzò Zoro.

 - Cosa?!! – strepitò il cuoco indispettito.

 - Beh, di che ti stupisci? Non mi pare sia la prima volta che una donna ti dà il benservito… eh! Eh!

 - ZITTO, BASTARDO!!! NON TI PERDONERO’ MAI PER QUELLO CHE HAI FATTO A NAMI!!!

 - Uh? Perché, cos’è che mi hai fatto? – domandò ingenuamente lei.

 - Non ci far caso… Sai com’è fatto… Perde tempo a fantasticare per non accettare la realtà…

 - RIPETILO SE HAI CORAGGIO!!! – ringhiò il biondino pronto all’ennesima zuffa.

Ma senza quasi che se ne avvedesse, fu catapultato in terra da una portentosa martellata. Nami e Zoro scattarono all’indietro, spaventati, e fu solo dopo un pezzo che realizzarono che quel tocco di femminilità era da ricercarsi nella “dolce” Marybeth che li aveva raggiunti in compagnia del suo cavalier servente.

 - SANJIII!!! – tuonò l’ultima arrivata. – AVEVI DETTO CHE TI SARESTI DATO DA FARE PER FAR PROVVISTE!!!

 - Ma certo, amore! Vado subitissimo! – rise lui contento per tutte le “attenzioni” che la bella cuoca aveva nei suoi riguardi.

 - E allora diamoci una mossa! – sbuffò la ragazza che, avviandosi verso la piazza del mercato, ordinò: - Ryu! Prendilo e trascinalo con noi! Se lo lasciamo solo, chissà che cavolo combina, ‘sto scemo!

Il giovane non se lo fece ripetere una seconda volta e, agguantando l’altro per la collottola, le andò dietro.

Zoro e Nami non fiatarono e rimasero inermi a guardare tutta la scenetta. Fu solo quando gli altri furono abbastanza lontani, che esclamarono all’unisono: - Che idiota! – riferito a Sanji che continuava a mandare bacetti volanti alla bella navigatrice.

 - Ehi… - cominciò quindi lo spadaccino.

 - Uh?

 - Non stai bene?

La donna cascò dalle nuvole. – Perché me lo chiedi?

 - Non so… sei strana…

 - In che senso?

L’uomo le andò vicino e prendendole il viso fra le mani, posò la fronte contro la sua per capire se avesse la febbre o meno. Non contento, prese a tastarle il polso, ad ispezionarle gli occhi, le tonsille, a sentirle il respiro, e le avrebbe persino fatto una visita ginecologica se l’altra non lo avesse fermato per tempo con una ginocchiata nello stomaco.

 - Da quando ti intendi di medicina? – chiese lei seccata.

 - Per la verità non ci capisco un accidenti… - rispose Zoro rialzandosi e spolverandosi i pantaloni. Poi riprese a guardarla con insistenza.

 - Che c’è?! – domandò Nami spazientita.

 - Non mi convinci… Ti conosco troppo bene…

La sua compagna girò i tacchi. – Vado a vedere se c’è una città nelle vicinanze… Se prometti di fare il bravo, ti porto con me…

 - E perché dovrei voler venire con te? – ribatté lui.

La navigatrice si fermò e si volse verso di lui. – Ma come? Prima ti preoccupi per me e poi vuoi abbandonarmi sola al mio destino?

Lo spadaccino sospirò cacciandosi una mano in tasca, e andandole incontro, le passò l’altro braccio attorno alle spalle, spingendola dolcemente a proseguire il cammino insieme a lui.

 

            Kate e Silk, invece, erano sgattaiolate via appena le navi avevano ormeggiato al porto. Dopo una lunga passeggiata, durante la quale si erano perse in mille e più chiacchiere, una più inutile dell’altra, avevano finalmente raggiunto una città. Era un agglomerato urbano di media grandezza, ma molto caotico per via dell’affollamento di abitanti e turisti e del loro tran tran quotidiano. Presentava una fitta rete di vie e viottoli tutti straordinariamente intersecati tra loro da vicoli e violetti. Una folta maglia le cui file erano disposte quasi sempre perpendicolari le une alle altre, al punto che veniva subito da pensare ad una pianta simile a quella di una scacchiera.

Le due ragazze si erano dunque avventurate in un posto sconosciuto, tra gente estranea, senza nemmeno curarsi del loro destino. Non a caso a loro poco importava che fossero sole o meno: Kate confidava in Silk e nella sua spada; l’altra, infatti, da un po’ di tempo a questa parte, era riuscita ad acquisire una grande sicurezza nelle proprie capacità, e di questo se ne erano accorti tutti. Ora erano entrambe state avvinte dalla curiosità di esplorare Nempee, un’isola che, finalmente, pareva tranquilla come la precedente, ma che attirava ancor di più per quella fresca vitalità che vi si respirava.

Girovagando per la zona commerciale della cittadina in cui si trovavano, intente ad ammirare le fastose vetrine piene zeppe della merce più svariata, d’un tratto la maggiore si bloccò e si guardò attorno: Kate era sparita. Si voltò di scatto, preoccupata, e per fortuna la vide ferma davanti ad un grosso atelier di moda. Silk tornò quindi sui suoi passi e le si affiancò, incantandosi a sua volta alla vista di uno splendido abito bianco pieno di pizzi, merletti e fronzoli vari.

 - Che meraviglia! – esclamarono in coro estasiate come non mai.

 - Quanto darei per indossarne uno! – sospirò la moretta completamente rapita dal candore e dalla pomposità del vestito da sposa.

Silk sorrise. – Non sei ancora troppo giovane?

 - Sì, ma fra qualche anno…

 - Ma davvero? – rise ancora la spadaccina. – E per chi l’indosserai?

L’altra ci pensò su un po’, infine si rassegnò. – Hai ragione… prima di preoccuparmi dell’abito, dovrei trovare un fidanzato…

 - Carina come sei non avrai problemi, non preoccuparti…

 - Dici? E tu? Com’è che non ne hai uno?

A quella domanda alla rossa venne un colpo al cuore e rispose demoralizzata: - Lascia perdere… Temo che rimarrò zitella a vita…

 - Perché? – chiese ingenuamente Kate.

 - Tu credi realmente che esista qualcuno talmente folle da chiedere la mia mano allo spadaccino più forte del mondo? – fece spallucce lei.

 - Ah… - convenne la più giovane, perplessa. – Sono contenta di avere un padre come il mio… - si consolò.

 - Bah! Contenta tu…

Stavano per rimettersi in cammino, quando un “Psssss!” continuato richiamò la loro attenzione. Si voltarono verso il vicoletto proprio di fronte al negozio e scorsero un’ombra che, stando ben attenta a non farsi notare troppo, le chiamò con un cenno della mano.

Kate, allarmata, si nascose dietro l’amica. Quest’ultima, invece, scrutò meglio nella semioscurità, e quando finalmente udì il proprio nome, comprese, sospirò e si avvicinò al vicolo.

 - Aspetta! E’ imprudente! – l’avvertì l’altra preoccupata.

 - Tranquilla, - rispose lei agitando una mano in aria. – so chi è…

Quando raggiunse la misteriosa figura, cominciò con tono seccato: - Si può sapere che diavolo ci fai qui?! Perché mi stai seguendo?!

 - Ssssshhh!!! – fece quello. – Zitta! Non voglio che tuo padre mi veda!

 - Vigliacco… - sibilò la fanciulla.

L’altra, notando la confidenza che i due avevano, si avvicinò anche lei e finalmente si ritrovò davanti ad un ragazzo sui diciassette o diciotto anni, piuttosto alto, dall’aria fiera e orgogliosa. Peccato solo che adesso non facesse altro che guardarsi intorno con fare piuttosto nervoso.

 - Calmati, scemo! – lo rincuorò Silk. – Papà non c’è…

Il giovane la fissò per un istante: pareva dire il vero. Tirò quindi un sospiro di sollievo.

 - Ma che ci fai qui? – chiese nuovamente la spadaccina.

 - Ti cercavo… - fu la risposta.

 - Perché?

E di nuovo lui si zittì, lanciando un’occhiata diffidente alla nuova arrivata.

 - E’ una mia compagna, nonché amica… - lo informò l’altra.

 - E’ carina… - osservò quello, compiaciuto.

 - Sota, piantala o ti prendo a calci! – sbottò Silk nervosa.

 - Sì, sì, tranquilla… - la rabbonì il pirata.

 - Dove hai lasciato il tuo seguito? – domandò la ragazzina appoggiandosi al muro alle sue spalle ed incrociando le braccia sul petto.

 - Sarà in giro da qualche parte… Ma lascia perdere quelli, ora! Sono venuto a cercarti per un altro motivo molto più importante!

 - E sarebbe?

Sota prese un lungo respiro e con sguardo determinato le si parò davanti, imprigionandola così in una piccola gabbia le cui sbarre erano le due braccia che aveva poggiato contro la parete, ai lati del viso della ragazza, ed il proprio corpo, tenuto a debita distanza per evitare brutte sorprese: conosceva bene Silk, e sapeva che fin da bambina non era mai stata un tipino tranquillo.

 - Non temere… - disse lei a Kate, accorgendosi della sua aria preoccupata. Poi, rivolgendosi di nuovo al giovane, chiese: - Allora?

 - Ho bisogno del tuo aiuto. - esordì lui.

L’altra sfoggiò un mezzo sorrisetto. - E cosa ti fa credere che sia disposta a darti una mano? In cosa, poi?

 - Silk, te ne supplico… sei l’unica persona sulla quale possa contare… In nome di tutto quello che c’è stato tra noi… - e dicendolo si slanciò verso di lei con fare teatrale, afferrandole le mani e fissandola dritto nei grandi occhi scuri.

Kate rimase senza fiato: le pareva di assistere alla scena clou di un romanzetto rosa.

Peccato solo che la vocina stridula dell’amica la riportò immediatamente con i piedi per terra. – E CHE DIAVOLO CI SAREBBE STATO TRA NOI?!!!

L’altro non si perse d’animo e le strinse ancora di più le mani, avvicinando maggiomente il proprio volto al suo. – Te lo sto chiedendo per favore… Silk…

 - Senti, bello! – sbottò la ragazza cercando inutilmente di divincolare le mani dalla sua presa, troppo salda persino per lei. – Si può sapere che cavolo vuoi da me?!

 - Ah, beh… ad esser sincero, da te vorrei un mucchio di cosette… - ammise Sota tranquillo, scrutandole la scollatura e mandandola in bestia al punto da farle urlare contro un sonoro “BASTARDO!!”. – Ma per ora mi accontento di poco… - continuò baciandole i dorsi delle mani, cosa che sconvolse Kate e che gli costò una violenta ginocchiata nelle zone basse.

 - Sputa il rospo o giuro che t’ammazzo io prima ancora che lo faccia papà!! – esclamò Silk, finalmente libera, mostrandogli minacciosamente il pugno.

 - Mi aiuterai? – domandò il giovane con voce ancora provata dal colpo ricevuto.

 - Dipende da quello che mi chiederai… e soprattutto da come ti comporterai con me! – lo avvertì lei.

 - E’ che… ho bisogno di affrontare Rufy in duello…

 - E io che c’entro?

 - C’entri eccome!! – piagnucolò il “temibile” Wasi. – Sei l’unica che può evitare di farmi fare la pelle da Zoro!!

La ragazza sorrise compiaciuta. – Visto, Kate? Alle volte non è così male essere la figlia di Roronoa Zoro…

 - Hai ragione… - convenne l’altra. - …guarda com’è terrorizzato… poverino…

 - ZITTA!!! NON HO BISOGNO DI ESSERE COMMISERATO!!! – strepitò Sota indemoniato. Quando si calmò, tornò a rivolgersi alla spadaccina e riprese: - Dai, ti prego!!

 - Uhm… non so… - fece quest’ultima tenendolo crudelmente sulle spine.

 - Dio, quanto sei sadica!!

 - Cosa?! – si adirò. – Va bene, avevo deciso di aiutarti, ma se non vuoi…

 - No! No! Ti scongiuro!! Silk, angelo mio, fallo per me!!! – la supplicò ancora il giovane, gettandosi ai suoi piedi.

E Silk se la rise malignamente. – Facciamo così… - cominciò accovacciandosi davanti a lui. – Al momento credo che sia cosa improbabile che tu possa batterti con Rufy… Vedi, lui ora ha diversi grilli per la testa, e apparentemente tu sei solo un moscerino confronto a pirati come lui o Raion…

 - Cosa?!! – sbraitò l’altro colpito nell’orgoglio. Si alzò in ginocchio a fissarla dritta negli occhi, accesi di una scintilla poco raccomandabile.

 - Ma io lo so che tu sei un tipo in gamba e che non vai per nulla sottovalutato… - continuò Silk cominciando a lisciargli il bel viso con le dita sottili e mandandolo in estasi. – E’ per questo che ti aiuterò…

 - Davvero?! – chiese Sota tutto contento.

 - Certo! – esclamò lei sorridendogli amorevolmente. Si rimise in piedi, ergendosi in tutta la sua statura, incrociò le braccia al petto e concluse: - Ma solo ad una condizione… Ci stai?

Wasi si alzò anche lui e affissando per l’ennesima volta gli occhi a quelli della ragazza, affermò con piena convinzione: - Sai perfettamente che per te sarei disposto a fare qualunque cosa.

 - Sul serio?

 - Ordina ed io diventerò il tuo schiavo.

La rossa sospirò appagata. – Vedo che ci capiamo al volo, noi due…

 

  
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