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Autore: Kaimy_11    02/01/2011    3 recensioni
[Era la ragazza più antipatica, viziata, odiosa e saputella che avessi mai conosciuto. Mi batteva nei duelli, era più furba di me. Era migliore di me. Tuttavia, quando capiva di non aver speranza, di aver perso, usava l'arma più crudele, eppure più potente, che conosceva: Le sue lacrime. Anche adesso, io sono qui a dirle che me ne devo andare, che sono un assassino e che non posso stare con lei, ma lei piange. Ed io come faccio a dirle che la amo? Come faccio a dirle che non vorrei lasciarla ma che devo, per il suo bene... Mi basta un suo sorriso per capire che non sono altro che un satellite attratto dalla forza di gravita che esercita su di me il pianete che lei è...] Storia già pubblicata ma cancellata durante un momento di follia. Ovviamente revisionata, spero che vi piaccia rivivere i setti anni ad Hogwarts visti da una ragazza che seguirà la vita di…Draco! Se amate questo personaggio e volete vedere come sono stati i suoi anni a scuola e come ha vissuto la battaglia contro Voldemort…leggete!. (la storia segue i Film e i libri)
Genere: Azione, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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22

22. Un giglio bianco.

 

 

 

 

 

Il ballo del ceppo era arrivato con snervante velocità, tanto che Areal si sentiva terribilmente impreparata per quell’evento. Non la vedeva come Emma e Jude, che non pensavano altro che al vestito da indossare, né come Canni che era solo innervosita dal fatto di dover passare un’intera serata con Erick. Areal era solo e soltanto nervosa, e nel profondo, si sentiva triste senza saperne il motivo.

Già quella mattina non si era certo risvegliata nel migliore dei modi, sconvolta da un incubo notturno.

Nel suo sogno era di nuovo alla finale di coppa del mondo di Quidditch, tra le tende in fiamme e le urla agghiaccianti. Era lontana dalla sua tenda, a dire il vero era lontana da qualsiasi cosa. Era da sola al centro del caos. Aveva tanta paura, non sapeva che fare, era immobile, quando ad un tratto vide un gruppo di uomini incappucciati e vestiti di nero avanzare verso di lei. Sapeva benissimo chi erano, sapeva che quei Mangiamorte erano la cosa più pericolosa al mondo, e non poteva fare a meno di tremare di paura. Impugnavano bastoni infuocati, portavano delle orrende maschere sul volto, e continuavano la loro avanzata verso di lei. Aveva il vago sentore di un ricordo, e la sensazione di dejà-vu era forte. Sapeva che da lì a poco sarebbe dovuto arrivare qualcuno, che prendendola per mano avrebbe dovuto condurla in salvo.

Ma quel qualcuno non arrivava.

Sentiva dentro di sé la paura crescere, avrebbe voluto urlare il nome del suo salvatore, di qual ragazzo biondo che più volte l’aveva salvata così come avrebbe dovuto fare in quell’occasione. Ma non riusciva a pronunciarlo quel nome.

Il tempo passava, nessuna mano stringeva la sua per trascinarla al sicuro, e quegli uomini incappucciati procedevano verso di lei. All’improvviso, mentre le fiamme aumentavano insieme alle urla della gente che correva, i Mangiamorte smisero di avanzare verso di lei, e ognuno prese una sua direzione sparendo dalla vista di Areal.

Solo uno rimase fermo di fronte a lei.

Areal non sapeva cosa fare, era ancor più paralizzata di prima. Quell’uomo incappucciato di nero la fissava in silenzio, immobile come una statua. Poi, improvvisamente, avanzò con estrema lentezza, e quando fu ad un passo da lei, le tese la mano.

Adesso una mano pallida e affusolata era tesa verso di lei, ed Areal sentiva la voglia irrefrenabile di toccare quella pelle lattea con la certezza che l’avrebbe trovata gelida. Ma quella mano apparteneva ad un Mangiamorte, e lei avrebbe dovuto fuggire il più lontano possibile da lì, anziché desiderare che quella mano affusolata stringesse la sua. Era come un bambino davanti al fuoco, lo teme, ma non riesce a fare a meno di guardarlo con il desiderio crescente di avvicinarlo.

Senza che se ne rendesse conto, Areal tese lentamente la propria mano verso quella del Mangiamorte, che non si era mossa di un millimetro. Era sempre lì a tener vivo il suo invito.

Mezzo secondo prima che le due mani si toccassero, Areal si svegliò.

A colazione non riusciva a spiegarsi quel sogno, ma sentiva ancora un doloroso vuoto all’altezza del petto. Perché Draco non era andato da lei nel sogno, così come aveva fatto nella realtà, due mesi prima?

Ma quello stesso vuoto Areal lo sentiva ogni giorno, da quando aveva scoperto la verità. In quei quattro anni fra lei e il Serpeverde erano state liti e riappacificazioni continue, e lei era stanca di questo tira e molla. Non poteva cancellare così facilmente dalla sua memoria le chiacchierate con Draco, i loro duelli pacifici, le ripetizioni che si impartivano a vicenda e, soprattutto, non poteva dimenticare le due volte che l’aveva salvata.

La prima era stata al terzo anno, ad Hogsmeade, quando quel balordo Magonò aveva tentato di aggredirla, e la seconda proprio alla finale di Quidditch. Come dimenticare le braccia di Draco strette intorno alla sua vita, mentre la proteggeva dalle fiamme che infuriavano a poca distanza da loro? Come dimenticare le loro risate e le volte in cui giocavano a provocarsi?

Areal capì in brave di non essere in grado di eliminare il biondo Serpeverde dalla sua vita. Non ne era in grado, ed ora, dopo quattro anni, la sua assenza bruciava dentro di lei. Proprio come all’interno del sogno sentiva la mancanza di Draco, e la voglia di rivederlo anche solo per un momento. Non era piacevole ignorarlo, ma ogni volta che lo vedeva insieme ai sue amici serpi a compiere qualcosa di losco, dentro ardeva di rabbia.

Di tre cose, a quel punto, Areal era certa. Tanto per cominciare lei e Draco erano inevitabilmente diversi, opposti. Punto secondo: ad Areal non piaceva il lato oscuro di Draco, per niente. E per ultimo, ma non meno importante, c’era da considerare il fatto che non poteva fare a meno di lui.

Che stessero insieme per amicizia o per litigare, poco importava, purché si vedessero.

Ma come far combaciare quei tre punti contrastanti fra loro? Soprattutto il secondo con il terzo facevano guerra un giorno sì e l’altro anche. Come superare l’ostacolo?

In fine, a completare il tutto, c’era la scelta di Draco.

Lui aveva scelto di allontanarsi per sempre da Areal per tornare ad essere il vero Draco di sempre.

 

Con quel quesito ancora irrisolto nella mente, Areal era arrivata alla fatidica sera del ballo del Ceppo. Per l’occasione, Canni indossava un delizioso vestito rosa sfumato di rosso. Non aveva spalline, sotto al seno era stretto ed una fascia viola scuro che le stringeva la vita per poi lasciare ricadere la gonna morbida. Il vestito era lungo, evidenziando la sua altezza. Erick l’aveva attesa in sala comune, e da lì erano andati insieme al ballo.

Jude vestiva un semplice bustino turchese, con lustrini sul corpetto e uno strascico dietro. Ad accompagnarla ci sarebbe stato un ragazzo di Tassorosso che aveva conosciuto al terzo anno durante una lezione di Erbologia. Per Emma, invece, si era fatto avanti un impavido Grifondoro, biondo e di bell’aspetto, ma su di lui Areal sapeva ben poco. Canni aveva dovuto aiutare la cugina con il suo vestito pieno di pieghe e stoffa svolazzante. Era argentato, aveva un raffinato scollo quadrato e la gonna non tanto lunga era gonfia e piena di tulle.

Areal era rimasta per ultima dentro la loro camera, e lanciò un’ultima occhiata allo specchio prima di scendere. Jude ed Emma le avevano acconciato i capelli, ed il vestito che indossava le era stato inviato da sua zia, che non appena aveva saputo del ballo, era corsa in centro a fare compre.

E secondo Canni la vecchia e cara zia Matilde ci aveva proprio azzeccato.

La ragazza sbuffò un’ultima volta, tirò su le guance per fare un sorriso forzato e abbandonò la stanza.

Bella e sorridente: così doveva essere. Perché niente e nessuno doveva guastarle le giornate. Areal era forte, era intelligente, avrebbe trovato la forza per superare gli ostacoli e dimenticare gli enigmi irrisolti.

O quanto meno così sperava.

 

Draco Malfoy era cresciuto in un ambiante di feste, cerimonie e buona educazione. Non aveva certo dimenticato tutti i party che sua madre aveva dato dentro Malfoy Manor, dove gente di alta classe si pavoneggiava fra calici di champagne e abiti costosi e raffinati.

Per lui tutto quel mondo di luci e balli era più che normale.

Ci era cresciuto dentro.

Era stato educato per apparire sempre impeccabile, rigido e composto proprio come ogni Malfoy che si rispetti. Per tale motivo, a lui, del ballo del Ceppo poco importava. Forse poteva usare quell’occasione per fare baldoria e creare scompiglio con i suoi compagni.

Di certo non era emozionato come quelle stupide ragazze, ma non era neppure impacciato come quel fesso di Tiger che forse non aveva mai indossato un frak in vita sua. Draco non aveva avuto bisogno né di lezioni di ballo né di benton.

Lui aveva la classe necessaria già di per sé.

Era come al solito annoiato, mentre appoggiato ad una delle colonne fissava Pancy e Blaise che discutevano serenamente. Blaise aspettava la sua accompagnatrice, e Draco e Pancy gli tenevano compagnia.

Proprio in quel momento Draco osservò distrattamente la sua compagna per quella sera, ovvero Pancy Parkinson. Tutti nella sua casa davano per scontato che loro due andassero al ballo insieme, e così era stato. Perfino sua madre aveva approvato, quando –senza che lui sapesse come- era venuta a sapere con chi sarebbe andato al ballo.

Pancy era di ottima famiglia, era furba ed anche bella. Un ottimo partito per lui, sicuramente. Ma a lui in realtà, poco importava. Di matrimoni combinati o di altre stramberia, per ora, non ne voleva sapere.

Osservò l’abito semplice di Pancy, nero, stretto, aderente e lungo. Elegante e raffinato pur non avendo alcuna particolarità. Sì, forse Pancy era la ragazza adatta a lui, una sua degna accompagnatrice.

Eppure si sentiva terribilmente insoddisfatto.

Pancy faceva tutto quello che lui gli chiedeva, Pancy non era entusiasmante, e mai si faceva desiderare.

Draco era sempre annoiato, come quella sera.

Accanto a lui sfilavano varie coppie, e lui non si divertiva neppure ad osservarle e a criticarle, era annoiato e basta. Poi, senza che neppure lui sapesse perché, Pancy lanciò un’occhiata alle scale dietro di lui spalancando la bocca per poi fare una smorfia, tornando in fine a parlare con Blaise come se nulla fosse.

Per noia o per curiosità, Draco si voltò a guardare le scale alle sue spalle, e rimase senza fiato.

In cima alla scalinata c’era una ragazza, di media altezza, magra ma non troppo e con la palle lattea. Il collo era lasciato scoperto così come le spalle e le braccia delicate e sottili. Una collana luccicante risaltava sulla pelle della sua gola, mentre i capelli corvini erano acconciati e perfetti. I ciuffi davanti erano appuntati dietro e tenuti in alto da fermagli luccicanti, mentre il resto dei capelli ricadeva sotto forma di boccoli morbidi lungo il collo, sfiorandole la pelle lasciata scoperta dallo scollo del vestito.

Il vestito poi, non si poteva fare a meno di ammirarne l’eleganza.

Era color panna, aveva un classico corpetto a cuore con incastonati tanti piccoli e luccicanti diamanti. La gonna arrivava al ginocchio, a più strati di tulle bianco spolverati d’argento. Era un vestito molto particolare che passava dall’aderenza del corpetto alla sofficità vaporosa della gonna, inoltre, quel color panna tempestato di diamanti ricordava la luce delle stelle.

Ma la cosa che davvero gli tolse l’ultimo respiro, fu il suo viso.

Allungato, con gli zigomi leggermente alti, fine ed elegante come quello di una fata. La pelle chiara, le guancie appena spolverate di rosa e le labbra inumidite da un lucidalabbra brillante. Gli occhi erano semplicemente incantevoli, grandi, rotondi e nello stesso tempo allungati. Le iridi erano di un blu intenso e le palpebre appena truccate.

Proprio in quel momento, la ragazza arrossì d’imbarazzo come se si fosse accorta dell’occhiata penetrante con cui Draco si stava imprimendo nella mente ogni dettaglio di lei. Abbassò appena il mento e le lunghe ciglia nere le sfiorarono la pelle delle gote deliziosamente imporporate. Le labbra si piegarono appena all’insù, e Draco sentì il cuore mancargli di un battito davanti a quella visione tanto angelica.

Quella ragazza appariva fragile ed indifesa, un giglio bianco.

Quella ragazza, pensò Draco, era maledettamente bella. Uno spreco, se messa nelle mani di un ragazzo qualunque, di un comune imbecille come i tanti presenti nella scuola. 

Se Draco Malfoy non avesse mai visto prima quella ragazza, avrebbe pensato che entro pochi giorni avrebbe dovuto farla diventare sua. A tutti i costi. Quella era la ragazza adatta a lui, la degna compagna di Draco Malfoy.

Poi vide un ragazzo alto e bruno con la veste elegante di Durmstrang avvicinarsi cautamente a lei, accennare un chino e tenderle la mano. Quando Draco vide la ragazza sorridergli timidamente, ed accettare quella mano, dentro di lui galoppò un sentimento feroce: la gelosia.

Osservò i due allontanarsi, senza riuscire a fare a meno di notare quanto bene stessero insieme, e sentì la rabbia soffocarlo.

Perché nessun’altro meritava quella ragazza più di lui.

Ma così sarebbe stato, se lui non avesse precedentemente avuto modo di conoscere quella ragazza. Peccato però che lui la conosceva e come quella ragazza, sapeva il suo nome, ed era stato lui stesso ad allontanarla. 

Draco si era allontanato da Areal per due motivo. Uno: per orgoglio, perché due persone di mondi opposti come lo erano loro, non avrebbero mai dovuto mischiarsi. E come secondo punto, nonostante fosse il principale, Draco aveva allontanato Areal da se stesso… per proteggerla.

      

 

 

 

 

 

 

 

Continua…

Spero che abbiate passato tutti delle buone feste e che questo nuovo anno posso essere meraviglioso.

Grazie Mille a BumBj, ViolentFlames, _Beth e a JuliaSnape per aver recensito, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate ^^

 

 

 

 

 

   
 
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