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Autore: Pleasance Carroll    02/01/2011    2 recensioni
ciao a tutti!questa è la 2 storia che scrivo su Twilight abbiate pietà di me non sono molto brava...comunque mi è venuta in mente rileggendo BD...Didyme,la moglie di Marcus,mentre è a caccia trova una bambina che decide di chiamare Erice,in onore del luogo dove si è cibata dei suoi genitori,ed in effetti,portata agli anziani è questo il destino che decidono anche per lei una volta cresciuta ma... possibile che un'umana possa diventare "discendente"dei Volturi?leggete e fatemi sapere!a proposito mi dispiace per il rating,non sono molto pratica ma spero di avrci azzeccato...
Genere: Romantico, Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa, Volturi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo XVI

La verità

 

Parte 2

 

Erice riaprì gli occhi lentamente e mise a fuoco il mondo con prudenza: Logan era praticamente sdraiato su di lei, faceva forza sulle mani per non imporle il peso del proprio corpo, ma teneva il bel volto di gesso ad una spanna dal suo, e la fissava come se fosse stato preoccupato per qualcosa, o ansioso.

-         Logan…- esordì la ragazza, col tono innocente di chi si è appena svegliato- sai? Ho fatto un sogno stranissimo: andavamo a trovare Eleazar per raccontargli cosa è successo a Didyme, ma tu non aspettavi di vedere se mi avrebbe creduto, andavi via, ed io credevo che mi avessi abbandonato…alla fine, venivo creduta ma una vampira col viso da bambola tradiva me, Eleazar, e la sua compagna (non immagini che viso grazioso, piccolo e sempre illuminato da un sorriso); e faceva arrivare i Volturi a nostra insaputa…non lo trovi strano? Credo che sia stato tutto frutto delle mille paure che ho provato in questo periodo, ma era così…realistico! Fortuna però che sei qui, significa che ho immaginato tutto.- Erice si stropicciò gli occhi ingenuamente, non riusciva a capire come mai Logan scuotesse la testa in maniera tanto perentoria ed apparisse così teso, mentre la inchiodava con lo sguardo. Lo scansò con atteggiamento noncurante, mostrandogli un sorriso sereno, perché le lasciasse la possibilità di mettersi seduta.

Un attimo dopo, però, mentre il sorriso le si spegneva sulle labbra, si pentì del suo gesto perché, seppur fiducioso, era risultato avventato: Logan aveva esteso il suo scudo attorno a loro come una cupola- la ragazza fu colpita da quell’aura con tale veemenza da rischiare di rimettere per la nausea- perché li isolasse dagli altri vampiri che si trovavano nella stanza.

L’umana sentì che il respiro le moriva in gola, il cuore che le pulsava nel petto con il ritmo di un tamburo di guerra…che gli occhi la stessero tradendo?

Eleazar, nonostante mostrasse un atteggiamento rispettoso nei confronti dei quattro vampiri che erano entrati in casa sua, stringeva la mano della sua compagna e le nascondeva leggermente dietro di sé, come per proteggerla. Delle quattro figure, ancora coperte dai lunghi mantelli,- di cui due neri e due grigio fumo- solo uno osava guardare dritto negli occhi verdi di Erice, anche se era chiaramente a disagio(come ogni altro, lì dentro)per via del potere di Logan; e lei sentì che decine di brividi le correvano lungo la schiena e tuttavia, non riusciva a distogliere lo sguardo dal suo viso in ombra.

Dopo qualche secondo, seppur con un certo sforzo, riuscì a voltare la testa verso Logan,- che le stava toccando piano una spalla, per richiamare la sua attenzione- ed a fissarlo interrogativa, in preda al panico puro.

-         e già: non è stato un sogno, i Volturi sono davvero qui.- le spiegò lui, con espressione rassegnata: era chiaro che, ormai, quello era l’unico modo in cui potesse proteggerla- Da ciò che mi hanno detto, sono stati chiamati da una certa Tanya Denali.- in quel momento, nell’udire il suo nome pronunciato da un punto indefinito della stanza(visto che non poteva vedere né Erice né Logan), Tanya ringhiò.- ma secondo il mio punto di vista, lei ha agito così perché vederti, osservare il tuo ruolo, l’ha spaventata e di conseguenza si è aggrappata all’unica cosa che- nonostante le abbia procurato danni, visto ciò che è accaduto nella sua famiglia- le desse sicurezza: la zelante osservanza delle leggi dei Volturi…- il fatto che Logan avesse preso le difese di quella che lei considerava una traditrice, la ferì ma, allo stesso tempo, l’aiutò a vedere il comportamento di Tanya sotto un’altra luce. Tuttavia, riflettendo sulle parole dell’amico, scovò un dettaglio che le fece sorgere un dubbio:

-         come sarebbe “da quello che ti hanno detto”? li hai incontrati, venendo qui? Perché mi ricordo di aver avvertito l’aura del tuo potere prima, tra di loro…- fece, in un sussurro.

-         Già, un’ “aura” terribilmente fastidiosa…- osservò il tono astioso di Caius, ed Erice, seppur con i brividi, fece un sorriso amaro in direzione dell’altra figura dal mantello nero- quella che, come quasi tutti, non guardava fisso verso di lei- per quell’esile battuta.

-         Sì Erice. Ho incontrato i Volturi mentre venivo qui: Marcus ha riconosciuto il tuo odore addosso a me ed ha voluto…- ammise Logan.

-         Marcus?!- lo interruppe lei, mentre un po’ di saliva le andava di traverso.

-         …ha voluto parlarmi, per spiegarmi che non intende farti del male. Vuole solo proferire con te, ed ha portato con sé dei “testimoni”…- riprese a raccontarle. – pensi di poter lasciare che ti spieghi da sé perché è qui, o vuoi andar via? Personalmente credo che dovresti dargli la possibilità di riavvicinarsi a te, perché, per essere qui, deve aver affrontato diversi conflitti, anche personali…- le consigliò.

Erice sorrise genuina al maldestro ma dolce tentativo di Logan di farla desistere dal suo desiderio di allontanarsi il più possibile da quella situazione di pericolo. Ciò che però lui non sapeva, era che la ragazza aveva agognato, invece, sin dall’inizio- o almeno sin da quando aveva appreso che Marcus era presente in quel gruppetto di nuovi arrivati- riappacificarsi con suo padre.

Posò una mano sulla spalla del suo amico vegetariano, sorridendo, per fargli capire che era d’accordo con quanto pensava anche lui, così, mentre si rimettevano in piedi insieme, Logan faceva sparire lo scudo tutt’attorno a loro e, all’improvviso, lo sguardo di tutti i vampiri presenti, si posò su quei due.

Ci fu un momento di silenzio densissimo.

Erice fece un respiro profondo(era convinta di ciò che faceva, ma le albergava ancora nel cuore, un briciolo di paura) e, dopo un lunghissimo secondo, sollevò la testa per fissare la figura dal mantello nero che, temeraria, aveva incrociato il suo sguardo fino a un momento prima, nonostante il potere di Logan fosse stato attivo. Il viso della sconosciuto di mosse appena, lasciando che almeno le labbra sottili emergessero dalla pozza di buio prodotta dal cappuccio che indossava: sottili ma bellissime, si incurvarono in un sorriso e, subito dopo lui, - attento a muoversi con tanta lentezza da fare invidia ad un essere umano- abbassò il cappuccio, lasciando che la lunga chioma scura gli si adagiasse sulle spalle.

Le tre figure che erano con lui, voltarono le teste in sua direzione, come se avessero atteso un segnale, che dava loro il permesso di seguire il suo esempio; poi, rapidi come solo un vampiro sa essere, mostrarono i loro volti, abbandonando sulle spalle i cappucci dei mantelli…

Il cuore di Erice ebbe un sussulto di felicità ed immediatamente prese a batterle come un folle nel petto: dinnanzi a lei c’erano quattro componenti dei Volturi, ma non i famigerati quattro che aveva temuto fossero(Alec, Jane, Demetri e Felix), bensì quattro vampiri che sicuramente sarebbero stati suoi alleati…Caius, Afton, Chelsea e Marcus!

La ragazza fece per lanciarsi tra le braccia del padre- sentire la stretta protettiva ed affettuosa delle sue braccia fredde, avrebbe sicuramente fatto dimenticare ad entrambi la dolorosa, prolungata lontananza che avevano dovuto patire- ma, all’ultimo momento, una morsa d’acciaio la trattenne…Erice guardò biecamente Logan, che sembrava teso come quando si acquattava in posizione d’attacco. Perché prima aveva parlato di riconciliazione, se ora non le permetteva di muovere un passo? Perché si stava contraddicendo in quel modo?

-         Logan, hai tutte le ragioni di voler essere prudente, ma credo che la scelta spetti ad Erice. Ti confesso però, che non mi aspettavo che, dopo aver ascoltato le mie ragioni- poco fa- tu fossi ancora così restio a darmi credito. Tuttavia, voglio ringraziarti per aver convinto mia figlia a volermi parlare; inoltre, ti sono ancora più grato per averla protetta, per tutto questo tempo.- disse Marcus, con la voce pacata di un gentiluomo.

-         Non l’ho fatto per voi. Non l’ho protetta per voi, Marcus.- replicò il vegetariano, mostrando i denti.

La ragazza avvertì la testa girarle tanto vorticosamente che riusciva a concentrarsi su un unico pensiero, ossia il bisogno impellente di mettere più distanza possibile tra lei e quel luogo, e sparire, sparire e basta perché immaginava che, se fosse andata avanti così, lei sarebbe scoppiata a piangere (chissà che magari tutto il dolore che sentiva- come una minacciosa voragine pronta a trascinarla giù- non sarebbe svanito, annegando tra le lacrime?) poiché temeva che presto o tardi, entrambi i vampiri- Logan e Marcus- le avrebbero chiesto di scegliere da che parte stare.

Ma lei non voleva questo: desiderava invece, solo raccontare la verità, in maniera oggettiva; senza prese di parte né scelte. Pertanto quella situazione iniziava a darle la nausea: Nonostante infatti da bambina fosse stata “accettata”tra coloro che certo non potevano definirsi suoi simili, e s’era costruita una vita con quei vampiri; era già successo che lei stessa fosse causa di una rottura all’interno del clan, ed ora che stava per accadere di nuovo, poiché lei era rimasta vittima di un sistema corrotto, rischiando di venirne schiacciata a causa delle machiavelliche macchinazioni di Aro; Erice era così stanca che avrebbe voluto chiudere gli occhi, in attesa che tutto ciò che aveva attorno, sparisse…

Con un impeto di rabbia, invece, strattonò via la propria mano dalla stretta gelida di Logan, lo fissò caparbia e, decisa, fece un passo indietro mentre la spessa barriera che tanto faticosamente s’era costruita dopo la morte di Didyme- le sue maschere, e la sua possente armatura- che tornava ad avvolgerla per proteggerla da tutto ciò che sentiva pronto a minacciarla ancora una volta. Lei era un’umana, null’altro, perché mai s’era dovuta immischiare in quegli “affari” dall’aria eterna?

Marcus soffocò a stento un sospiro di dolore. Vedere nella figlia quella repentina regressione gli aveva riportato alla mente il ricordo di quanto era successo subito dopo la morte di sua moglie…era la stessa sensazione di allora: Erice si era volutamente ritirata dal mondo, per la sua percezione di non avere più un posto, di non appartenere più a nessun luogo.

Indifferente allo sguardo astioso del fratello e dei suoi tentativi di trattenerlo, quindi, il vampiro moro si mosse con un guizzo, ad una velocità inaudita e subito comparve dinnanzi all’umana. Inginocchiatosi al suo cospetto, le afferrò la veste, come un supplice.

Logan ringhiò teso, accanto a lei, ma l’umana quasi non lo sentì, perché il suo cuore ebbe un moto di commozione; quando prese fiato per parlare si rese conto che la sua voce tremava:

-         hai ragione padre, la scelta è la mia. Ma ho paura, ora più che mai, perché per ciò che ne so potreste esser stati inviati da Aro- ben celati sotto la maschera della fiducia- solo per uccidermi. E sinceramente sono stanca di dover fuggire da ogni cosa; di dover far risuonare la mia voce nel silenzio, senza la certezza di essere creduta; sono stanca di dover risolvere una situazione più grande di me…-

in quel momento un dito gelido si posò sulle sue labbra, e lei si acquietò.

Marcus Volturi l’aveva zittita con delicatezza. Sul suo bel viso sembrava esserci la consapevolezza pura delle parole che aveva appena udito, ed un desiderio di condivisione tanto intenso che a guardarlo, faceva male. Per un istante i due si guardarono. Nell’aria veleggiò tutta la tensione che entrambi provavano, ma anche l’affetto che li aveva uniti, e mentre il vampiro si concedeva di carezzare fugacemente una guancia della figlia- augurandosi che avrebbe smesso di tremare- ; Erice, valutando se poteva fidarsi davvero di lui e dei nuovi arrivati, cercava invece, quella certezza nei suoi occhi neri- dai quali non riusciva ad allontanare gli occhi- e si detestò immediatamente per aver dubitato di suo padre, dal momento che il suo sguardo diceva chiaramente che avrebbe preferito morire di fame, piuttosto che averla lontana. E magari era lì per confessarle che le credeva davvero.

-         hai ragione piccola mia. Hai tutte le ragioni del mondo e mi dispiace di esser stato la causa dei tuoi malesseri, dei pericoli che hai corso, ma ti prego di concedermi di spiegarmi. Poi deciderai se potrò aiutarti ad affrontare questa situazione in cui ti sei trovata, più grande di te; oppure se dovrò andar via. Se così sarà ti prometto che nulla ti minaccerà più, ma per prima cosa, ti prego: ascoltami.- il tono supplichevole e sofferente dell’Anziano distrusse in mille pezzi le “protezioni” dietro cui, un attimo prima la ragazza si era trincerata e, mossa da una compassionevole fiducia, Erice prese la bianca mano del padre e, custodendola amorevolmente tra le sue, lo aiutò a rialzarsi. Non voleva che se ne andasse, e probabilmente Marcus glielo lesse in faccia perché sorrise, sincero; sedette quindi, al suo fianco solo dopo essersi assicurato che sua figlia fosse a proprio agio sul divano dinnanzi al fuoco.

-         Ti ascolto, padre.- sembrò quasi che lei le avesse dato il permesso di parlare, ma in realtà era emozionatissima(oltre al fatto che contribuiva anche un po’ la vicinanza con il camino acceso).

-         C’è così tanto che vorrei raccontarti, Erice, che non so da dove iniziare. Mi sei mancata immensamente.- esordì il vampiro, imbarazzato e teso, ma emozionato al tempo stesso; la confusione e la felicità che provava erano come due titanici pilasti che gli avvolgevano cuore e mente. Ciò che provava era talmente nuovo per lui che non seppe dargli un nome: tutto ciò che sapeva era che a causa di ciò che sentiva, aveva la lingua annodata, tanto da non riuscire a parlare; o almeno non abbastanza da riuscire ad esprimersi completamente, come avrebbe voluto. Quindi preferì restare a guardare il viso della figlia, studiarne ogni piccolo particolare per coglierne l’essenza, nella speranza che si colmasse l’immenso vuoto che aveva avvertito durante il periodo in cui erano stati lontani.

Erice fece praticamente la stessa cosa: ammirò, colse, esaminò ogni movimento, sguardo o parola di Marcus- che per molto tempo aveva sognato, ed invece ora era dinnanzi a lei, in tutto il suo splendore- e, nonostante vi fosse ancora un briciolo di diffidenza nel suo cuore, alla fine- ricordando quanto il suo sguardo nero le avesse parlato di ciò che anche lui aveva sofferto, ciò di cui era stato privato, per trovarsi lì- si lasciò sopraffare dalla nostalgia che in quell’anno aveva cercato di nascondere, ignorare, tacere. Presto quindi, si ritrovò con la guancia premuta contro la gelida mano del padre, la vista offuscata da lacrime di gioia. In quel momento il tempo si fermò, fluttuò, senza scorrere e non esisteva altro all’infuori di loro due.

Quasi immediatamente però, qualcuno si schiarì la voce: padre e figlia sussultarono, poi l’umana scoppiò a ridere perché, scoperto che il suono proveniva da Caius, ricordò che il compagno di Anthenodora non era abituato alla vista di dimostrazioni d’affetto di qualsiasi tipo.

-         ehm…come ti dicevo, inizierei complimentandomi con te perché…sì, ti abbiamo addestrato bene ma hai anche recepito ogni cosa in fretta ed alla perfezione…ed è merito tuo se ora so.- continuò il padre di Erice, ma lei lo guardò perplessa: la confusione dovuta all’emozione poteva anche concedergliela, ma ora non riusciva davvero a capire cosa volesse dirle.

-         Ciò che tuo padre cerca di dirti, Erice, è che ha scoperto ha scoperto i misfatti di Aro, ormai e vorrebbe complimentarsi con te perché sai pensare con la tua testa, senza paura e le ipotesi che hai fatto su ciò che è successo ad Evangeline, su come “l’assassino” si è comportato con suo fratello…sono giuste, e di quest’ultima posso esserti testimone in prima persona poiché Aro si servì di me per “cancellare la memoria affettiva” del mio signore Marcus. Fu quando egli iniziò a fare molte domande al Consiglio in merito a quanto fosse accaduto a sua moglie, o sul perché tu fossi sparita…allora Aro mi ordinò di cancellare dalla mente di tuo padre qualsiasi ricordo tuo, o di Didyme, che egli serbasse. Mi spaventai, perché dovevo farlo, non avevo modo di oppormi, eppure avevo ridotto il mio signore, tuo padre, a null’altro che un fantoccio…- intervenne Chelsea, con voce amara ma riuscì a spiegare ogni cosa, salvando la situazione. Erice le sorrise mentre notava che era bellissima, come sempre ma, man mano che continuava a raccontare, il suo splendido viso di cera si rabbuiava, celato dai suoi folti capelli biondo scuro e pareva sciuparsi, per via del peso dell’indicibile segreto che a lungo aveva dovuto mantenere.

Erice riprese a tremare come una foglia a quelle notizie, poiché la terrorizzava l’idea di non esser stata la sola ad aver subito privazioni e sofferenze, quindi, si coprì le labbra con una mano mentre il suo cervello lavorava spedito e, un attimo dopo, posò l’altra sulla spalla della vampira bionda dall’ambiguo potere, per dimostrarle che le era vicina; che, almeno in quel momento, condividevano le stesse emozioni e che, se si sentiva in colpa per qualsiasi cosa, aveva il suo perdono. Nello stesso istante a mostrarle eguale solidarietà, comparve, sull’altra spalla della bella Chelsea, la mano di gesso di Marcus. Il vampiro e sua figlia intrecciarono i propri sguardi con aria complice ed un lieve sorriso a fior di labbra…forse, l’affetto che li aveva uniti non era mai stato qualcosa di effimero ma, cautamente celato sotto la cortina di apatia di Marcus aveva resistito alle menzogne di Aro, vincendo ed ora stava facendo mostra di quanto fossero profonde le sue radici.

-         grazie delle tue parole, Chelsea.- le sussurrò Marcus, grato.

Con un sorriso allora, lei chiamò accanto a sé il proprio compagno, ed insieme sedettero sul pavimento, ai piedi di Erice. Alla ragazza fece piacere rivederli, accorgersi che i sorrisi che le indirizzavano erano sinceri, tuttavia, le faceva male osservare i loro atteggiamenti intimi: le ricordavano tremendamente Santiago, che forse lei aveva perso per sempre…mordendosi le labbra però, si costrinse a riportare la propria concentrazione sulla conversazione che stava avendo e domandò, ora che riusciva a fare un po’ di chiarezza con le informazioni ottenute:

-         ma…se Aro ti ha ordinato di cancellare la “memoria affettiva” di mio padre, affinchè non ricordasse nulla di me, come mai siete qui?-

-         in principio infatti, mi sono sentito svuotato, senza scopo, ma un ossessione- che però non avevo ben chiara- continuava a tenermi vigile, facendomi quasi impazzire…continuavo a vivere ogni giorno, a causa di essa, e continuavo ad avere delle domande anche se avevo una sorta di consapevolezza latente di non poterle esporre ad alta voce. Così, per un po’, ossessionato, sono rimasto estraneo al mondo che continuava a scorrermi intorno…

Poi, un giorno, incontrai Santiago: sembrava avere difficoltà a starmi vicino, quasi provasse ribrezzo per me, e soffriva visibilmente, glielo leggevo in viso…era come se fosse stato privato di una parte di sé, tanto che riconobbi nei suoi occhi lo specchio del dolore che provavo. Dopo essermi a lungo chiesto cosa lo avesse ridotto così, iniziai ad invidiarlo perché eravamo nella stessa situazione- anche io infatti mi sentivo defraudato di qualcosa, eppure non ricordavo di cosa si trattasse- lui però riusciva ad esprimere il proprio dolore, a differenza di me. – riprese a raccontare il vampiro moro. Sua figlia ascoltava rapita e, dopo aver notato di sfuggita che Marcus appariva di nuovo molto simile all’uomo appassionato e determinato che aveva conosciuto, lasciò che le sue parole le penetrassero fin sotto la pelle, quindi, con uno scatto strinse la sua mano bianca in una morsa estremamente umana…non riusciva a concentrarsi su altro all’infuori del proprio respiro(che s’era fatto affannoso)e delle pareti della stanza che tremavano pericolosamente…

-         Erice!- la chiamò una voce lontanissima, quasi fosse l’eco di un sogno, ma all’improvviso quello divenne realtà e lei distinse il suo volto, e le sue mani bianche, che l’afferrarono, trascinandola in salvo, riportandola alla realtà.

-         Ti fa ancora male parlare di Santiago, vero?- volle sapere Logan, - che Erice ritrovò stranamente accanto a sé- preoccupato. La ragazza avrebbe giurato di averlo visto far guizzare uno sguardo rabbioso verso i quattro Volturi, per far comprendere loro quanto ancora lei stesse soffrendo. Erice allora raccolse le ginocchia al petto, senza alzare lo sguardo e, felice che i folti ricci castani nascondessero quanto stesse male, parlò, consapevole di essere attorniata da ogni singolo vampiro presente in quella stanza.

-         Sì, mi fa male, malissimo. Principalmente perché sento moltissimo la sua mancanza e…dopo aver udito ciò che Aro ha inflitto a tutti voi, a tutti coloro che amo, non oso pensare…ho paura di sapere cosa gli possa esser capitato, cosa il mio amato abbia dovuto subire…temo che…che non mi ami più…-confessò, con voce fragile, mentre il cuore le piangeva. D’un tratto dopo un sospiro addolorato che parve restare sospeso in aria, qualcuno le sollevò il mento con due dita e la ragazza trovò il bel viso del padre, vicinissimo, ad una spanna dal proprio.

-         Piccola mia, lui ti ama. Profondamente. E mai una volta si è fatto sedurre dalle menzogne dell’assassino di mia moglie. Quando ci incontrammo, iniziai a studiarlo, a seguirlo…finchè non scoprii che durante il giorno assolveva ai suoi compiti, nella Guardia, ma il dolore che provava lo aveva spinto ad isolarsi dai suoi simili(tanto che, per qualche tempo Aro lo considerò una minaccia), e riuscì a sfruttare ciò a suo vantaggio poiché, notte dopo notte, caparbio, si spingeva sempre più lontano da Volterra nella speranza di ritrovarti…Una mattina fece ritorno tra noi con le spalle tinte di un’alba nuova, e il viso baciato da una tenue, ma diffusa, emozione. Venne da me, scansando chiunque altro si parasse sul suo cammino, e mi mostrò una cosa…- la rassicurò Marcus, con tono dolce, accorato, intriso di verità, e quando si fermò, Erice rimase col fiato sospeso, il cuore colmo di speranza. Avrebbe voluto pregarlo di continuare ma suo padre tirò fuori- con estrema delicatezza- dal mantello, il medaglione con lo stemma dei Volturi che le era appartenuto; quello che aveva sempre portato, almeno fino a quando non lo aveva gettato via, nei pressi dell’abbazia di Sant’Antimo. Se n’era quasi dimenticata! Con un sospiro emozionato lo accolse tra le mani quasi fosse una perla purissima e, con un tuffo al cuore, riuscì solo a chiedere:

-         È stato…Santiago a trovarlo, vero?-

-         Sì, lo ha scovato vicino ad un…monastero. Quando me lo ha mostrato ho ricordato tutto di te, di mia moglie e del mistero che circondava la sua scomparsa. Da allora, presi una decisione: fingendomi apatico, com’ero sempre apparso agli occhi di tutti, non avrei perso occasione di ascoltare i discorsi di Aro, per essere sempre un passo avanti a lui su qualsiasi sua idea, o futura azione. Fu Caius l’unico ad accorgersi del mio “doppio gioco” e si offrì di aiutarmi: mi spiegò che avevo un solo modo per nascondere ad Aro(o meglio, al suo potere) che sapevo; ossia coprire le mie nuove consapevolezze sotto una cortina di apatia. Nel frattempo, mentre lui mi circondava di pochi “fedeli” degni di fiducia,(vampiri come Chelsea- che mi spiegò cos’era stata costretta a farmi- Afton; Corin e Santiago)insieme elaborammo un piano per ritrovarti e…parlarti. Infatti, scoperti i misfatti di Aro, lo odiai ferocemente perché ci aveva allontanati, e isolati, quasi messi l’uno contro l’altra. Agognavo averti al mio fianco, poterti dare delle sicurezze e sapere la verità sulla…morte di Didyme.

Il tuo compagno non si arrese mai, non smise mai di cercarti, ma i risultati sono sempre stati vani, almeno fin ora.- Marcus si fermò ed i suoi occhi neri, velati di riconoscenza incrociarono quelli di Tanya.- Adesso che, dalle tue stesse labbra ho appreso cosa sia veramente accaduto a mia moglie, non hai idea di quanta sete di giustizia mi arda nel petto.- ascoltare le parole di suo padre, quel tono espressivo e coinvolgente trascinarono completamente la ragazza in un tuffo, una sorte di finestra aperta su quanto fosse accaduto a Volterra in sua assenza. Erice sollevò lo sguardo su suo padre(che la fissava con le pupille che scintillavano come fiamme nere)ed avrebbe volto dirgli che la sete di giustizia che lui sentiva, che anche lei aveva provato, era un fuoco e, nel suo caso, si era esteso persino agli occhi. Ma non c’era bisogno di parole perché ormai non c’erano più segreti tra loro due, così, più rilassata, la ragazza adagiò la testa sulla spalla del padre, lì dove una volta gli aveva pulsato, con tanto impeto, il cuore.

Il vampiro moro abbozzò un sorriso a quel gesto: immaginando quanto sua figlia dovesse esser rimasta delusa dal “tradimento” di tutti quelli che avevano fatto parte della sua vita, non si aspettava un atteggiamento così fiducioso ed intimo, eppure lo accolse con profondo piacere. Avrebbe voluto anche abbracciarla o accarezzarle una guancia ma si rese conto che forse era troppo presto e che l’avventatezza avrebbe potuto fargli perdere tutto ciò che aveva conquistato fino ad allora.

Erice rimase per un po’ accoccolata sulla spalla del padre: il suo cuore cantava di felicità. Sentiva di aver ottenuto una grandissima vittoria; aveva vicino tutti coloro cui teneva – o quasi- tuttavia, comprendeva che, pur avendo conseguito l’obiettivo che si era prefissata, ormai il tempo delle parole era terminato: era giunto il momento dell’azione.

-         padre…non sai quanto mi renda felice averti vicino. Temevo che non mi avresti creduto, e ora che le mie paure sono state scacciate…anche se capisco il motivo per cui non hai portato con te Santiago(avrebbe di certo suscitato molti sospetti in Aro, una sua partenza assieme a te) ho una domanda: intendi fare qualcosa per rendere giustizia a mia madre?- s’arrischiò a domandare, gli occhi persi nel vuoto.

Da un punto indefinito alle spalle dell’umana, giunse un ringhio soddisfatto, dal tono così alto che lei si ritrovò a sobbalzare con violenza. Il cuore le pulsava atterrito nel petto ma tentò di ironizzare- con scarso successo- sulla propria reazione e sul particolare intervento di Caius che, seppur muto, era stato davvero loquace: pareva aver detto qualcosa come “finalmente si parla di cose serie!” e questo le fece comprendere che neppure l’ipotesi del doppio fine di Caius nel suo salvataggio, fosse errata.

Marcus avvolse le spalle di Erice con fare protettivo e scoprì i denti, ringhiando appena in direzione del compagno di Anthenodora: come aveva osato spaventare sua figlia?

-         calmati Caius! Se ciò che abbiamo pianificato andrà a buon fine, avrai Volterra, come pattuito. A me interessa solo avere giustizia, per Didyme e per Erice, e lo sai. – lo rimproverò, lo sguardo durissimo.

Erice perplessa cercò gli occhi del padre, chiedendo spiegazioni:

-         vedi piccola mia, Caius ed io ci siamo confrontati non appena ho riacquistato un po’di “capacità di intendere e volere”; anche se i nostri desideri sono differenti, abbiamo lo stesso obiettivo: distruggere Aro. Siamo tra i Volturi da abbastanza tempo per sapere che prima o poi, per un motivo occasionale, nostro fratello vorrà appagare il suo solito capriccio di acquisire nuovi talenti, e per farlo dovrà distruggere un clan dal quale fingerà di sentirsi minacciato. Progettiamo di fargli saltare la testa proprio durante quella battaglia, così che, con la sua morte, Didyme, tu ed io, avremo avuto giustizia. Caius invece, potrà regnare su Volterra al fianco della sua compagna, come ha sempre desiderato. E…anche se hai già esaudito il desiderio che avevo, vorrei chiedertelo: prenderesti parte a quest’impresa?- le disse Marcus, lo sguardo nero intrecciato a quello verde della figlia. Non intendeva costringerla, era chiaro, ma probabilmente gli avrebbe fatto piacere la sua vicinanza in quel momento.

Erice balzò in piedi con uno scatto, i volti sorridenti di Logan ed Eleazar si spensero e, per un attimo, calò un silenzio densissimo, soffocante.

La ragazza fece qualche passo indietro e si inginocchiò a terra, per osservare con distacco quella situazione…suo padre non aveva pretese nei suoi confronti, ma cosa le si stava chiedendo di fare? Quando avrebbe dovuto attendere per vedere la fine del vampiro assassino, assetato di potere che ormai era divenuto il suo incubo peggiore? E, nell’attesa del Giorno del Giudizio di Aro, lei cosa avrebbe fatto? Chi le assicurava che, nel frattempo, Alec, Jane, Felix o Demetri, non la prendessero? Ma, d’altro canto, non era quella la promessa che aveva fatto a sua madre? Non le aveva giurato di raccontare a tutti la verità? Aveva sette vampiri dalla sua parte, in quel momento e, per assicurarsi l’appoggio degli altri doveva solo fare un piccolo salto nel vuoto. Di quello però, ormai, non aveva paura. Non più, perché non era sola.

-         e sia.- sentenziò, mentre si rimetteva in piedi.- Accetto di essere al tuo fianco quando arriverà il momento di fare giustizia, padre. Non aspettatevi però, che non tornerò a Volterra con voi, adesso. Piuttosto continuerò a nascondermi e, nel frattempo, mi terrò in contatto con ognuno di voi (perché, riconoscerete che, pur sapendo la verità, non potrete fare ritorno a Volterra e raccontare alla Guardia ciò che avete scoperto; perciò servirà un’adeguata “spinta esterna”- della quale mi occuperò io- per insinuare nelle loro menti il dubbio sulle parole di Aro); così che avremo abbastanza alleati per il Giorno del Giudizio.- le sue stesse parole suonarono alle orecchie di Erice tremendamente saccenti, tanto che arrivò ad odiarsi per aver di nuovo messo tra lei ed il padre una distanza, proprio ora che si erano riconciliati. Tuttavia, ogni vampiro che aveva davanti la stava fissando come se avesse detto qualcosa di davvero assennato; come se avessero avuto davanti un’attenta stratega; come se fosse cresciuta in tutto quel tempo.

-         Come desideri, figlia mia.- le promise il padre, e mancò poco che lei si sciogliesse per la commozione: suo padre stava finalmente tornando a riconoscerla come propria figlia, o forse, non aveva mai smesso.

Ormai, il patto era suggellato. Non erano necessarie strette di mano o firme su inutili pezzi di carta: Erice sapeva che quelle parole si sarebbero impresse a fuoco nella mente di tutti.

Così, dopo aver abbracciato Afton e Chelsea, averli ringraziati e pregati di fare attenzione finchè non si fossero rivisti, vide che sparivano oltre la porta di quella piccola casa, dispersa in Alaska. Venne poi il momento di osservare Caius che, puntando un dito contro Tanya, le parlava a bassa voce: sicuramente la stava avvertendo di non fare parola con nessuno di quanto aveva visto e sentito, quel giorno. In quel momento, allora, l’umana si ricordò che il vampiro biondo le doveva ancora un favore:

-         ah, Caius…come ultimo favore, per la prossima volta in cui ci incontreremo, ti chiedo di farmi avere il mio pugnale: se devo combattere, non riesco davvero ad immaginarmi senza.- riuscì a strappargli solo l’ombra di un sorriso che, su quelle labbra sottili, aveva un che di inquietante. Infine, dopo averlo salutato con la mano, Erice vide che anche il compagno di Anthenodora spariva oltre la porta di casa di Eleazar.

-         Piccola mia, grazie per tutto ciò che hai fatto per noi. Ti abbiamo tradito ed avresti benissimo potuto voltarci le spalle, ma non l’hai fatto: sei più degna di ognuno di noi, del tuo cognome. Tua madre sarebbe fiera di te; io sono fiero di averti come figlia. Coraggioso Logan,- aggiunse rivolgendosi al transilvano- ti prego: proteggi mia figlia finchè non arriverà il momento di combattere. E se vorrai unirti a noi- nella battaglia per spodestare Aro- inoltre, ti basterà solo dirlo e sarai il benvenuto; magari riusciremo a trovarti un posto per nasconderti, tra i Testimoni…-sussurrò, e con quelle poche frasi di congedo fece per andarsene, ma Erice- che stava per andarsi a rifugiare tra le braccia del suo amico vegetariano per festeggiare la vittoria- gli corse dietro e lo abbracciò, sulla soglia. Custodendogli le mani tra le sue, disse:

-         Grazie per avermi creduto. Potresti consegnare questo ad Aro, per favore?- chinando la testa, si tolse il ciondolo in alabastro, a forma di cuore, che Santiago aveva realizzato per lei.- così, se dovesse fare domande su dove siete stati, potrai mostrargli questo e inventare di avermi ucciso. Ma, ti prego, poiché sicuramente Santiago lo riconoscerà, assicurati che lui e solo lui, abbia anche questa(almeno, non si comporterà come Romeo, venendo a sapere della mia falsa morte)- e, con quelle parole consegnò al padre la lettera che aveva scritto per il suo amato.

Marcus le sorrise e si chinò per pizzicarle affettuosamente una guancia. Ad Erice venne voglia di piangere: perché dovevano separarsi proprio ora che si erano ritrovati?

Perciò, seguendo il consiglio di molti filosofi dei quali aveva letto, colse quell’attimo e se lo tenne ben stretto al cuore: fece un leggero balzo ed allacciò con affetto le braccia al collo di suo padre.

Marcus ebbe un lieve sussulto di sorpresa ma ricambiò immediatamente la stretta, emozionato, al culmine della felicità. In quel momento no esisteva nient’altro, c’erano solo loro.

Dal momento in cui lui fosse sparito al di là di quella porta però, una lunga ed ignota separazione avrebbe diviso padre e figlia, ma entrambi sapevano che nessuna distanza avrebbe potuto farli soffrire o vacillare, perché ormai si erano riconciliati; avevano trovato il loro equilibrio.

-         ti voglio bene, papà. – disse Erice, con le lacrime agli occhi.

-         Anch’io ti voglio bene, piccola mia.- replicò il vampiro sincero e sereno come poche altre volte prima d’allora. Inoltre, era certo che, se avesse potuto, avrebbe pianto.

Non c’era però bisogno di altre parole perché sia Erice che Marcus sapevano che ciò che avevano detto, veniva dal loro cuore. Erano consapevoli anche che, ciò che stavano per fare avrebbe riportato pace, ed un nuovo ordine. E in seguito, qualsiasi fosse stato il loro futuro- buio o luminoso che si prospettasse- di una cosa erano assolutamente certi: lo avrebbero affrontato insieme.

 

ANGOLO AUTRICE

Ciao a tutti!

Comincio con dei mega auguri di un BUON ANNO NUOVO! E come si sa, quando comincia una cosa nuova, c’è sempre qualcos’altro che finisce…come questa ff per esempio, perché quello che avete appena letto è l’ultimo capitolo!

Spero che vi sia piaciuto, che non siate rimasti delusi(e che si sia capito tutto, soprattutto) mi scuso anche per le ripetizioni ma non ho avuto tempo di ricontrollare il testo, perché visto il mio ritardo, volevo farmi perdonare in qualche modo.

Ringrazio le fedelissime commentatrici:

luce70: ciao Luce! Grazie mille del tuo commento, spero che questo post ti sia piaciuto anche se alla fine, Santiago ed Erice non si riconciliano “di persona”(ho ragione di credere, però che la lettera che Marcus consegnerà, farà miracoli! ;) ) come avrai visto il tradimento di Tanya, non può propriamente definirsi così, perché lei era semplicemente spaventata da tutto il cambiamento che le ronzava attorno. Che ne pensi poi delle identità dei quattro “vampiri dell’apocalisse”?

 

Ayumi_L: ciao bella! Come sempre sei la prima a commentare! Mi ha fatto davvero piacere leggere il tuo commento, mi dispiace che non ci sia stato un vero e proprio Happy Ending tra Santiago ed Erice, ma spero che tu non sia rimasta delusa dal fatto che l’ho lasciato intendere, o in generale che tu non sia rimasta delusa dal capitolo

 

Grazie di tutto, ad entrambe, ma non disperate perché presto posterò un ultimo capitolo di “ringraziamenti” dove ringrazierò a dovere ognuno di voi!

Baciotto

Marty23

  
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