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Autore: Allegra Yep    02/01/2011    1 recensioni
Davide e Martina stanno assieme da tre anni, quando lui improvvisamente la lascia senza spiegazioni lasciando solo un biglietto con su scritto uno stralcio di canzone: ""Non venire mai a cercarmi/Sono andato dove il vento mi chiama/Stasera sarò mille miglia/Lontano da casa...". Martina soffre, Davide soffre. Una storia introspettiva che si svolge nell'arco di un'unica giornata in dieci capitolo, basata su amore, mare e musica.
[Scritta per la Community Sette Note]
Genere: Romantico, Song-fic, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buona sera!

Il capitolo che segue è il primo di 10, ognuno dei quali ispirato ad una canzone. È stato infatti scritto per la Community "Sette Note", dove bisogna scrivere per l'appunto una storia in 10 capitoli o 10 storie a se dedicate ad una coppia o a un personaggio. Io ho scelto Davide e Martina, coppia originale inventata da me medesima per l'occasione! La lunghezza del capitolo è inoltre regolata dalla lunghezza della canzone... per cui per questo, ispirato a "Serenata di strada" dei "Modena City Ramblers" che dura 3:34, è lungo 334 parole.

Tabella

SONO ANDATO DOVE IL VENTO MI CHIAMA

CAPITOLO 1

 

Non venire mai a cercarmi

Sono andato dove il vento mi chiama

Stasera sarò mille miglia

Lontano da casa... (*)

 

Scarabocchi neri su un foglietto di carta strappata. E' una citazione di "Serenata di strada" dei Modena, che adora: non mi potevo aspettare un addio diverso da lui. Riesco ad immaginarlo curvo sul tavolo di legno della cucina mentre con una mano stringe spasmodicamente una biro e con l'altra tiene lievemente una sigaretta rollata. Probabilmente l'ha scritto questa mattina all'alba il biglietto, mentre i primi raggi del sole entravano dalla finestra dorandogli il volto e spirava lo stesso vento sottile di adesso.

La brezza mi scompiglia i capelli già arruffati di loro e mi fa rabbrividire sotto la camicia da notte leggera. E' tutta colpa dei piedi nudi a contatto delle piastrelle di cotto e del vento, non certo di quelle poche parole vergate in fretta su quel biglietto. Continuo ad osservarlo da una certa distanza, muovendo gli occhi da esso alla porta, in continuazione. E' il mio unico movimento, perchè il resto del mio corpo sembra una statua di ghiaccio. Vorrei tanto che il pallido sole mi facesse sciogliere e poi evaporare e poi volare in alto e poi disperdere e poi... non pensare più a nulla.

Non pensare più che il ragazzo con il quale ho passato tre anni della mia vita mi ha abbandonata da un giorno all'altro, senza spiegazioni se non uno stupido biglietto! Il mio pugno si chiude su di esso, lo accartoccia e lo scaglia in un angolo. Lo guardo giacere spiegazzato per un attimo, in cagnesco. Inevitabilmente mi sento subito una sciocca e lascio finalmente la cucina, camminando rigida come un burattino. Mi sembra di metterci un eternità per compiere – quanti saranno? - due metri perchè ogni singolo oggetto mi ricorda lui. Che patetica che mi sento!

Ma ecco il gigantesco delfino di peluche che mi aveva regalato per farmi sentirmi meno sola quando non c'era, che stringo forte sentendo una grossa stretta al cuore.

Ti amo.

 

(*) Frase tratta dalla suddetta canzone



Concludo ammettendo la mia ignoranza col codice, ed anche usando l'editor di efp non sono riuscita a far si che la frase del biglietto fosse un po' più piccola. Mea culpa.
  
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