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Autore: Fuffy91    02/01/2011    5 recensioni
“ Ehi, avete sentito la novità? Quest’anno ci saranno nuovi arrivati ad Hogwarts.”
Disse Ginny, sedendosi accanto ad un’assorta Hermione.
“ Come ogni anno.”
Disse laconico Ron, con la bocca impegnata a masticare l’ennesimo boccone di brioche.
“ Non intendo solo i bambini del primo anno, ma proprio di nuovi studenti.”
“ Sono ragazzi provenienti da un’altra scuola, esattamente la Woodgreen High Magic School.”
Specificò Hermione, riponendo il giornale di lato.
“ La cosa?!”
Esclamarono Harry e Ron in contemporanea.
“ La Woodgreen High Magic School. E’ una scuola molto prestigiosa, che possiede gli stessi metodi di insegnamento di Hogwarts, solo più duri ed impegnativi. È divisa anche lei in case, ma sono solo due. Questo vi fa capire quanto sia altolocata. So anche che gli studenti del primo anno, vengono sottoposti ad un test per essere ammessi e se non lo superano, vengono rimandati al prossimo anno.”
SALVEEEEEEEEEEEE!!! SI, NON E' UN FANTASMA CHE VI PARLA, SONO PROPRIO IO, LA VOSTRA FUFFY91!!XD ASCOLTATE, TRATTENETE IL FIATO E FATE RULLARE I TAMBURI, PERCHE' STO TORNANDO! PER FARMI PERDONARE PER LA PROMESSA MANCATA, AGGIORNERO' SABATO 6 AGOSTO!! NON MANCATE! BACIIIIIIIIIIII!!! FUFFY91!! ^________^***
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Da VII libro alternativo
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Capitolo13

“ E tu che ci fai qui?”

Chiese con astio Lucinda White ad una più che sorpresa Erin.

“ Come sarebbe? Sei stata tu a invitarci!”

Esclamò piccata Erin, sostenendo con determinazione il suo sguardo minaccioso. A quelle parole, tuttavia, fu il turno della White di strabuzzare gli occhi per lo stupore.

“ Io?” s’indicò, per poi sorriderle beffarda e scoppiare in una risata di scherno: “ Tu vaneggi!”

Disse fra le risate. Erin si indispettì, tirando fuori dalla tasca della gonna l’invito d’avorio, spiaccicandoglielo con malo garbo fra le mani.

“ E allora questo cos’è? Non è forse l’invito alla tua festa?”

Lucinda troncò una nuova risata a quel gesto brusco, esaminando con sguardo crucciato le lettere d’oro che brillavano sulla carta pregiata. Scosse la testa, incapace di crederlo, mormorando:

“ Non è possibile.”

“ Non vorrai insinuare che l’abbia falsato? C’è scritto il mio indirizzo sopra e dentro c’è la firma dei tuoi genitori. Lo stesso vale per loro.”

Disse Erin, incrociando le braccia al petto ed indicando con un cenno del capo Harry e gli altri, che osservavano la scena, aspettando la prossima reazione della White. Quest’ultima lanciò un’occhiata incredula dietro le spalle di Erin, inorridita nel vedere tutti i suoi ‘nemici’ di scuola al completo.

Mary, sfacciatamente, la ricambiò con un sorrisino, salutandola con uno sventolio leggero della mano destra.

Lucinda, arrabbiata, strinse con furia l’invito di Erin, gettandolo sul pavimento, stropicciato.

“ Questo è davvero troppo. Non posso tollerarlo.”

Sibilò con ira, trucidando con i suoi occhi di ghiaccio prima Erin ed in seguito gli altri.

“ E invece dovrai farlo, sorellina.”

Disse Jonathan, guadagnandosi un’occhiataccia dalla sorella, che l’osservò torva.

“ Perché sono stato io a invitarli.”

Le rivelò, facendola trasalire per la sorpresa. La White non fu la sola ad esserne sorpresa, visto che anche il resto dei ragazzi lo guardarono meravigliati e confusi.

“ Davvero?”

Gli chiese Erin. Jonathan si voltò, sorridendole genuino.

“ Certo.”

Fu la sua semplice risposta.

“ Perché lo hai fatto?”

Jonathan fece spallucce, continuando a sorriderle luminoso.

“ Perché mi sembrava carino e poi perché…”

Continuò Jonathan, avanzando verso di lei che continuava ad osservarlo curiosa e stupita, allungando una mano a spostarle una ciocca di capelli castani, riponendola dietro l’orecchio.

“ Volevo rivederti.”

Mormorò dolcemente, questa volta senza imbarazzo. Hermione e Ginny si scambiarono uno sguardo eloquente, sorridendo fra loro, mentre Mary sussultò, arrossendo emozionata lei stessa per l’amica, alle parole del ragazzo. Anche Erin arrossì leggermente alla confessione di Jonathan, che scivolò con le dita lungo il profilo del mento, solleticandone la punta.

“ Ah, bene! Complimenti, Jonathan. Sei riuscito a rovinare il giorno più bello della mia vita. Le mie congratulazioni.”

Gli disse risentita Lucinda, voltandosi adirata, dando loro le spalle, lasciando che i boccoli color platino frustassero le sue spalle, a causa del movimento brusco. Stava per salire la lunga rampa di scale di marmo, un piede già sul primo gradino, quando la madre la fermò, accorata.

“ Oh, Lucinda, tesoro, aspetta!”

La White si arrestò, voltando lo sguardo ribollente di rabbia verso la madre, che assunse un’espressione talmente dolce da sciogliere anche il più duro dei cuori.

“ Non fare così, cara. Tuo fratello non voleva ferirti.”

Continuò lei, avvicinandole con passo misurato, cingendole le spalle con un braccio, investendola con il tono soave della sua voce da bambina.

“ Certo che non voleva farlo, mamma.”

Disse lei, ricambiando il suo sorriso, con uno fin troppo splendido per essere vero. Tuttavia, la Signora White fu visibilmente felice di vederla di nuovo serena. Ma la sua fu solo una labile impressione, che si sgonfiò come una bolla di sapone, quando Lucinda lanciò un’occhiata fulminante al fratello, che continuò a sorriderle tranquillo.

“ Infatti, Jonathan voleva soltanto umiliarmi. Bravo, ci sei riuscito.”

“ No, Lucinda, ti prego, non arrabbiarti, cara. Tuo fratello ti vuole bene.”

Continuò la madre, aggrappandosi al suo braccio e sbattendo le ciglia dei suoi occhi di pece, eppure così caldi ed amorevoli da fare invidia a qualunque madre. Di fronte a quello sguardo così intenso, era impossibile non sbilanciarsi e correre ad abbracciarla, ma Lucinda sembrava irremovibile.

“ E’ inutile, mamma. Ti ho già detto che il tuo splendido battito di ciglia, non funziona con me. Io non sono papà che si scioglie come neve al sole, di fronte ai tuoi begli occhioni dolci.  E non sono neppure Jonathan, che ad ogni piccola lacrima si precipita a consolarti. Perché è questo che hai fatto prima, vero? Sei corsa da lui, a versare tutte le tue lacrime per colpa della cattiva e diabolica Lucinda, non è così?”

L’accusò, spietata ed imperturbabile. La Signora White aveva giunto le mani e scuoteva la testa ad ogni sua parola.

“ Ma, no…io…”

Provò a difendersi, ma la figlia la zittì, secca e fredda:

“ Non provare a dirmi che non è vero. Ti ho sentita, mentre mi pugnalavate alle spalle, tu e il tuo adorato figlioletto. Solo perché è nato cinque minuti prima di me, questo ti da il diritto di accantonare ogni mia replica e di prendere per oro colato tutto quello che lui ti dice, non è così? Oh, basta, sono stufa di voi due. E non guardami come se stessi delirando, mamma! Lo sai che è la verità. Ah, vi odio, tutti e due! Tu, mamma, perché hai invitato i Malfoy quando sapevi benissimo che non sopporto il loro figlio…”

“ Ma i Malfoy sono amici di famiglia, cerca di capirlo, tesoro. Tuo padre si sarebbe dispiaciuto terribilmente, di non vederli alla vostra festa.”

Cercò di farla ragionare la Signora White, aggrappandosi ad ogni sua espressione, che purtroppo, mostravano solo mal celato dispetto.

“ Si, d’accordo, ma ciò non toglie che tuo figlio…”

Disse, indicandolo con rabbia, borbottando fra sé: “L’ingrato.” Per poi continuare ad alta voce:

“ Ha invitato, senza consultarmi, persone che non mi sono particolarmente simpatiche, per essere cortese.”

“ Be’, non mi sembra che tu mi abbia, come dici tu, consultato, per i tuoi amici. Perché avrei dovuto farlo io?”

“ Ehm, non lo so, forse perché...vediamo, sei mio fratello?”

Gli chiese retorica e freddamente ironica, facendolo sghignazzare divertito.

“ Cosa c’è da ridere? Trovi comico tutto questo…disastro?”

A quella replica scocciata, Jonathan rise ancora più forte. Quando si fu calmato, sorrise alla madre, che aveva ritrovato il sorriso, contagiata dalla sua risata.

“ Mamma, è tardi. Va pure a prepararti, ci penso io a Lucinda.”

La madre non replicò, anzi sembrò entusiasta dell’idea del figlio, visto che, con un brillio di gratitudine, disse:

“ Va bene, tesoro. Allora, vado a prepararmi.”

Poi, sorridendo tenera alla figlia imbronciata, si chinò a baciarle la guancia, impedendo che le sfuggisse.

“ Ti voglio tanto bene, bambina mia. Ma non ti arrabbiare, altrimenti ti si fanno le rughe e diventi brutta.”

Harry rise del suo modo strano di sdrammatizzare e del ringhio di disapprovazione che fuoriuscì dalle labbra della White, quando vide sua madre smaterializzarsi davanti ai suoi occhi, ammiccando complice verso Jonathan, che rise ancora dell’irritazione della sorella.

Quando la madre fu scomparsa, le si avvicinò calmo, sotto lo sguardo di Harry, Erin e gli altri, che non sapevano cosa pensare di tutta quella situazione. Harry annuì d’approvazione, quando Ron si trovò ad affermare:

“ Questa casa è un manicomio. Io non ci capisco più nulla.”

“ Cindy…”

La richiamò dolcemente Jonathan, stringendola in un abbraccio, cingendole la vita con entrambe le braccia da dietro, visto che Lucinda si ostinava a dargli le spalle, stranamente silenziosa.

“ Non fare così, dai. E’ il nostro compleanno.”

“ Appunto, e tu sei riuscito a rovinarlo, insieme alla mamma.”

Lo interruppe fredda. Jonathan sorrise e sospirò, portando gli occhi al cielo.

“ Non dire così. Lo sai che ci tenevo. Non l’ho fatto per farti dispetto. Sei la mia sorellina.”

Le disse, cullandola leggermente. Harry notò che il broncio ostinato di Lucinda si era un po’ affievolito. Evidentemente, le parole del fratello, riuscivano a toccarla più di quanto volesse mostrare.

“ Sai una cosa? Non mi piaci affatto imbronciata. Dovrò rimediare.”

Lucinda sbuffò, stizzita.

“ Non ci riuscirai mai.”

Jonathan mugugnò, divertito.

“ Tu dici? Io non ne sarei, così sicuro.”

Detto questo, cominciò a farle il solletico, voltandola verso di lui e tenendola ben stretta mentre lei cercava di ribellarsi a quel suo assalto, schivando le sue mani, che continuavano a torturarla.

“ Jonathan, smettila! No!”

Esclamò lei, nonostante stesse già ridendo divertita. Harry dovette ammettere, che non era male quando si toglieva dal volto quella maschera di derisione e superiorità.

“ Va bene, va bene, mi arrendo.”

Disse alla fine, staccandosi da lui, che continuava a sorriderle, soddisfatto. Lucinda si ravviò i capelli e si aggiustò la gonna del vestito grigio che indossava, sorridendo ancora.

“ Possono restare, ma alla larga da me, chiaro?”

“Oh, su questo punto, non c’è problema.”

Disse Mary, facendo sogghignare Daniel, che era accanto a lei.

“ Ora vado a prepararmi. Tra poco, le mie amiche arriveranno di sicuro.”

Disse, controllando l’ora su un orologio a pendolo, infisso alla parete.

“ D’accordo, ti aspetto dopo.”

Lucinda annuì, per poi dirigersi verso le scale, tenendo in braccio il gatto della madre, che miagolò sulla sua spalla.

“ Ehi, aspetta.”

La richiamò inaspettatamente Erin, stupendo perfino Jonathan, che la guardò ammirato quando andrò incontro alla sorella, confusa e sulla difensiva.

Quando le fu abbastanza vicina, Erin allungò un braccio e le tese un pacchettino blu con nastri argentati a formare un fiocco decorativo. Lucina l’osservò, scettica.

“ Cosa del ‘stammi alla larga’, non ti è chiaro, Allen? E poi, cos’è quello?”

Le chiese, indicando con apprensione il pacchetto. Erin si sforzò di sorriderle, cercando di essere affabile.

“ E’ il tuo regalo. Buon compleanno.”

Le augurò, stupendola. Per un attimo, la White la studiò con una strana espressione negli occhi di ghiaccio, per poi ridestarsi dal torpore che l’aveva colta, strappandole dalle mani il regalo e borbottando uno scontroso:

“ Grazie.”

In seguito, corse lungo le scale, ignorando le risatine di Mary e Ginny.

“ Be’, spero le piaccia, dopotutto.”

Disse Mary, facendo ridere Ginny per il suo tono ironico.

“ Ora che facciamo?”

Chiese Daniel, guardandosi intorno, curioso.

“ Mangiamo, ovvio! Il buffè è aperto, giusto Jonathan?”

Gli domandò Ron, già con la mente alla tavola imbandita che avrebbe saccheggiato. Hermione sospirò, rassegnata ma anche divertita.

“ Si, certo. Però, prima, avrei voluto mostrarvi la pista di pattinaggio. Vi va di vederla? E’ tutta illuminata.”

“ A me piacerebbe.”

Disse Hermione, prima che Ron controbattesse. Harry sogghignò. Sapeva quanto per l’amico costasse rinunciare al sogno di gustare pregiate leccornie.

“ Anche a me, non dispiacerebbe vederla. Avete un giardino molto grande. Ho notato che c’erano dei cervi, fra gli alberi.”

Disse Erin, mentre, affiancata da Jonathan, li scortava verso ampi corridoi, tappezzati di quadri variopinti, molti raffiguranti parenti e altri tinteggiati di pittura impressionista e dadaista.

Sul soffitto, però, c’erano decorazioni e festoni identici a quelli del salotto, bianchi, d’oro ed argentati, con candele profumate a galleggiare in palloncini colorati di rosso.

Passando sotto l’architrave dell’entrata di un’altra sala, un salottino per intrattenere piacevoli conversazioni, sui morbidi cuscini dei divanetti in pelle e sulle poltrone foderate di velluto blu scuro, accanto alle fiamme dell’imponente camino in marmo bianco levigato, Ginny si sporse per baciargli l’angolo sinistro della bocca socchiusa. Piacevolmente sorpreso, Harry si arrestò alla fine della coda, guardandola sorridente.

“ Ehi, che ti prende?”

Ginny, senza parlare, indicò con gli occhi il soffitto. Harry seguì il suo sguardo e trovò del vischio fiorito che pendeva sulle loro teste.

“ Vischio.”

Disse Ginny, facendo spallucce, sorridente. Harry sorrise a sua volta.

“ Vischio.”

Mormorò, reclinando il capo, chiudendo gli occhi e posando le labbra su quelle di lei, che gli cinse il collo con le braccia, attirandolo a sé.

“ Ho già detto che sei bellissimo con questo vestito?”

Gli chiese molti minuti dopo. Harry le sorrise, scuotendo la testa.

“ Ed io? Non ti piaccio?”

Harry la osservò da capo a piedi, beandosi della sua figura elegante ed eterea, in quel vestito nero e ricco di brillanti. Accarezzò i suoi capelli rossi, lasciati sciolti sulle spalle, facendone scorrere le ciocche fra le dita.

“ Sarebbe un’eresia il solo dire che sei bellissima. Sei perfetta, fantastica, meravigliosa, splendida…”

“Ssst...”

Ginny lo zittì, posandogli due dita sulle lebbra socchiuse.

“ Basta così. Mi avevi già convinto alla prima frase.”

Harry rise sulle sue labbra, baciandola ancora, questa volta dolcemente.

“ Ah, eccovi! Vi sbaciucchierete più tardi, ora venite. Non restate indietro.”

“ Ron, sei…”

Iniziò Ginny, risentita della sua interruzione. Ma venne interrotta da Hermione che, trafelata per la corsa, gli prese la mano, tirandolo verso di lei.

“ …impossibile. Ed anche invadente, aggiungerei. Lasciali stare.”

“ Ma…”

“ Niente ma. Andiamo, Erin e gli altri ci stanno aspettando. Scusate.”

Disse poi, rivolta ad Harry e Ginny.

“ Perché ti scusi? Non ho fatto niente di male.”

“ Ti piacerebbe se noi due venissimo interrotti mentre ci baciamo? A me infastidirebbe parecchio.”

Ron arrossì fino alla punta delle orecchie, stringendo la mano di Hermione nella sua, mentre lo trascinava lontano dalla coppia.

“ Si, ma, è diverso.”

Tentò di giustificarsi Ron.

“ E’ lo stesso invece. Ron, devi imparare ad essere meno impulsivo e cercare di…lo dico per te e…”

A mano a mano che si allontanavano, la voce di Hermione e i borbottii di Ron si affievolivano sempre di più.

Harry e Ginny si guardarono simultaneamente negli occhi, finché non scoppiarono a ridere, divertiti.

“ Andiamo.”

Disse Harry, cingendole la vita, mentre lei posava il capo sulla sua spalla, ancora sorridente. Harry pensò, guardandola, che era impossibile non innamorarsi di un sorriso così bello.

Quando oltrepassarono la soglia della porta scorrevole del portico, Harry e Ginny si arrestarono ad ammirare un’ampia distesa di ghiaccio rettangolare, dardeggiata qua e là da macchie di siepe verde, scintillante di una luce dorata, prodotta sicuramente dalla magia.

Tutt’intorno, c’erano tavolini di vimini con sedie dello stesso tipo, di forma circolare o quadrata, con centrotavola fioriti e colorati di agrifoglio.

Candele a forma di stella di cristallo pendevano dall’alto, galleggiando a mezz’aria, con nastri bianchi ed argentati che sfioravano le teste di chiunque si trovasse a passare sotto di loro. Le loro luci tremolanti gettavano in una leggera e morbida penombra le fronde degli alberi del boschetto e i guizzi dell’acqua della fontana, che sbucava dalle mani di leggiadre ninfee di marmo smaltato.

Vere fate, invece, dormivano in casette di legno colorato e i bagliori variopinti della loro luce vitale, le facevano sembrare tante lucine viventi.

“ Harry, Ginny! Avete visto?”

Disse Erin, andando loro incontro. Harry e Ginny la raggiunsero, camminando senza intoppi, sul viale gelato, ma privo della neve, ammontata in cumuli soffici ai lati della pista di pattinaggio e che copriva il morbido tappeto erboso, dove sorgevano gli imponenti alberi secolari.

“ Allora, vi piace?”

Chiese loro Jonathan, affiancando, come sempre, Erin, che gli sorrise entusiasta.

“ E’ bellissimo, Jonathan, davvero.”

Jonathan ricambiò il suo sorriso, mentre le sue guance si colorarono di un leggero rossore.

“ Sono contento che ti piaccia...ehm…vi piaccia.”

Si affrettò a correggersi, schiarendosi la voce. Harry lo trovava un po’ imbranato, ma non poteva che nutrire una certa, istintiva simpatia nei suoi riguardi.

“ Questa pista, l’avete sempre avuta o l’avete creata con la magia?”

Decise di chiedergli, per evitargli ulteriore imbarazzo. Jonathan lo guardò riconoscente, per poi rispondergli on tono meno agitato e più tranquillo.

“ Veramente, quella è la piscina. La tenevamo vuota durante l’inverno. E’ stata un’idea di mio padre di riempirla e congelarne l’acqua con un incantesimo congelante, per farne una pista di pattinaggio. Mia madre lo ha approvato subito e così, eccola lì.”

Disse, indicandola e sospirando.

“ Sembra che a te non piaccia molto, questa idea. O mi sbaglio?”

Gli chiese di getto. Jonathan gli sorrise leggero, per poi sospirare e osservare le ragazze sbirciare le fate con interesse e ridere della buffa espressione di una di loro, contrariata nell’essersi svegliata così presto.

“ Be’, in effetti avrei preferito qualcosa di più semplice, che una festa che assomiglia tanto ad un gran galà. Ma, questo è il genere di cose che piace a mia sorella e, visto che mio padre farebbe di tutto per renderla felice, l’ha accontentata ed io…be’…mi sono accodato.”

“ Cocca di papà, eh? Come ti capisco. Mia madre ha passato anni ad elogiare Percy, mio fratello, per la sua eccellenza nello studio, facendo sentire me e i miei fratelli in soggezione. Ma poi, crescendo, le cose cambiano. Vedrai, succederà anche a te.”

Lo rassicurò Ron, battendogli un pugno scherzoso sulla spalla destra. Harry capì che l’aveva preso in simpatia, quasi quanto lui. Jonathan sorrise a Ron, scuotendo la testa.

“ No, forse non mi sono spiegato bene. I miei genitori, incluso mio padre, mi rispettano e vogliono il mio bene. Certo, non posso non dire che mio padre tende a viziare Lucinda, come del resto fa con la mamma, ma non posso dire che sia stato messo da parte in varie occasioni o che mio padre abbia elogiato, in qualche occasione, Cindy e messo da parte me. Non sarebbe vero.”

Spiegò Jonathan, mentre Erin gli si avvicinava, spinta da Mary, che guardava il ragazzo con sguardo malizioso.

“ Dai.”

Spronò l’amica, spingendola verso di lui.

“ Si, va bene, ho capito, glielo do. Non mi spingermi così.”

Le bisbigliò, con voce irritata. Poi, si schiarì la voce e tirò fuori da dietro la schiena un pacchetto simile a quello che aveva consegnato alla White, tendendolo verso il fratello, che lo guardava stupito.

“ Tieni, Jonathan. Credo che questo debba darlo a te, date le circostanze.”

Disse Erin, mentre lui, senza parlare, lo prendeva fra le mani lentamente.

“ E’ il nostro regalo di compleanno.”

“ Si, però, lo ha fatto Erin, di sua mano.”

Disse Mary alle spalle dell’amica, ridendo leggera, mentre quest’ultima le inveiva contro.

“ Be’, non è un capolavoro, ma, non sapendo chi fosse la sorella o il fratello di Lucinda, ho pensato che un regalo neutro potesse essere adeguato.”

Si schermì Erin, mentre Jonathan, scartando il regalo, aveva tirato fuori una sciarpa di colore blu ed argentata, i colori dello scorpione blu, molto accesi rispetto a quelli originali. Ma, del resto, Erin adorava i colori forti, che essi fossero caldi o freddi.

Jonathan la osservò a lungo, sentendone la morbidezza sotto i polpastrelli delle dita, alzando, poi, lo sguardo, dopo un tempo indefinito, verso la ragazza, investendo con un sorriso il viso corrucciato di Erin, incerta della sua reazione.

“ Che ne pensi? Non ti piace, forse?”

Disse, soppesando la sua espressione, dubbiosa.

Jonathan sorrise ancora, aprendo la bocca per emettere suoni inarticolati, arrossendo di piacere.

“ Si, cioè, no…io…è davvero…”

Balbettò, colorandosi di rossore ad ogni parola.

“ Mi sembra un po’ esagerata, come reazione. E’ solo una sciarpa, in fondo.”

Mormorò Ron ad Harry e ad Hermione. Quest’ultima, le sorrise maliziosa.

“ Non capisci. Non è il regalo in sé, è piuttosto che sia un dono fatto da Erin, ad emozionarlo.”

Gli spiegò, facendogli inarcare entrambe le sopracciglia.

“ E’ chiaro che è cotto di lei.”

Continuò lei, con aria risaputa.

“ Indubbiamente.”

Disse Harry, guadagnandosi un’occhiata sorpresa di Hermione.

“ Lo hai già capito?”

“ Be’, è come hai detto tu, evidente.”

“ Già, tranne che per Erin, a quanto pare.”

Disse Daniel, indicando loro Erin che cercava di calmarlo, agitandolo ancora di più, per via della sua vicinanza.

“ Su, calmati. Che ti prende?”

Gli chiese, preoccupata.

“ Nulla, è che…lo hai fatto davvero tu?”

Le chiese, emozionato e rosso d’imbarazzo.

Erin annuì, confusa.

“ Si, certo, te l’ho detto. Non ti piace?”

Jonathan la osservò deliziato, stringendosi la sciarpa al petto.

“ Se non mi piace? E’ davvero bella ed è così morbida.”

Erin rise, più rilassata.

“ E come dovrebbe essere? Rigida?”

Rise ancora, mentre Jonathan si univa leggero alla sua risata, guardandola di sottecchi.

“ Dai, da a me. Fa freddo. Mettila intorno al collo.”

Gli disse, premurosa, prendendogli la sciarpa di lana fra le mani e attorcigliandogliela attorno al collo. Erano così vicini che la nuvoletta prodotta dal respiro caldo di Erin, si infranse sul viso di Jonathan, che la guardava sistemargli la scarpa ancora con le guance rosse, per il freddo e per l’imbarazzo.

Harry sentì il risolino malizioso di Mary soffocato dal palmo della mano premuta sulle labbra.

“ Ecco qui. Va meglio, no?”

Gli chiese Erin, facendo un passo indietro, come a contemplare la sua opera. Jonathan annuì, ricambiando il suo sorriso.

Improvvisamente, un vento gelido si alzò in una grande folata, scompigliando i capelli ed insinuandosi sotto gli abiti dei ragazzi. I cumuli di neve si sollevarono, disintegrandosi nei soffi freddi del vento, in mille fiocchi di neve, che bagnarono i capelli, il cappotto e le lenti di Harry, che sollevò il viso, sgranando gli occhi verdi, quando vide una sagoma oscura ed enorme sovrastare le loro teste e sfiorare minacciosa la cima degli alberi dalle foglie sconvolte.

Sotto la debole luce delle lampade ad olio, Harry identificò quelle che aveva scambiato per grandi vele strappate, in ali di rettile e quattro grandi colonne, nelle zampe artigliate e squamate di quello che identificò in un…

“ Drago. Via di qui!”

Esclamò Harry, prendendo Ginny per mano, trascinandola indietro, spingendo Hermione verso Ron, che la trascinò lontano dal luogo d’atterraggio della maestosa creatura, afferrandola per le spalle. Daniel tirò via dal pericolo una meravigliata Mary, mentre Jonathan, grazie ai suoi riflessi pronti, aveva tolto dal mirino Erin, stringendola fra le sue braccia, mentre crollavano entrambi sulla neve.

Intanto, il drago era riuscito ad atterrare, provocando una nuova e tremenda folata di vento innevato che investì e tramortì i ragazzi, quando ripiegò le ali sui fianchi massicci e dalle squame dorate.

Harry rabbrividì e non solo di freddo, quando vide la testa da rettile e il muso rovente dell’animale sbuffare scintille arancioni incrociare i loro visi pallidi e sentì Hermione trasalire sonoramente, quando videro i loro riflessi in due grandi occhi rossi dalle pupille sottili e dilatate.

Pietrificato dallo spavento, Harry ci mise un po’ a notare che sul dorso rugoso del drago, c’era una sella di spaziose dimensioni, attaccata con cinghie di cuoio incollate come una seconda pelle, intorno al torace del drago.

Fu con stupore e terrore che vide due uomini scendere con disinvoltura dalla sella, senza che il drago, incredibilmente, ne soffrisse d’irritazione. Anzi, appollaiato sulle zampe, scuoteva la testa, quasi infastidito dal vento che gli soffiava nelle orecchie.

Una volta toccato il terreno ghiaioso, l’uomo più alto e meno muscoloso del primo, rise soddisfatto e divertito, sospirando deliziato.

“ Ah, mio caro Genius! E’ stato memorabile, proprio come aveva previsto. Ringrazia il maestro Lin Jim per avermi dato il permesso di questa incredibile esperienza, quando lo rivedrai.”

 Lo pregò l’uomo, con voce gaia e profonda, afferrando in una salda presa la mano inguantata di pelle di drago dell’uomo basso e tutto muscoli.

“ Senz’altro, Signor White. Lo farò, non ne dubiti.”

Lo rassicurò l’uomo, mostrando una voce gracchiante ed inflessibile. L’uomo mascherato, di cui si vedevano solo la punta del naso adunco e la bocca screpolata, risalì sulla mostruosa creatura con un balzo felino. Una volta arpionatosi a quelle che sembravano redini, le tirò con tutta la forza delle sue braccia possenti. Il drago comprese il messaggio del suo guidatore e lanciando in aria scintille e deboli fiammate di fuoco, riscaldando l’aria tutta intorno, come ad imitare il nitrito di un cavallo prima di una partenza, aprì le ali, si alzò in piedi, facendo tremolare per un attimo il terreno e, con un balzo leggero e un battito d’ali che tagliò l’aria e provocò una nuova tempesta di neve, si alzò a mezzì’aria e schizzò via, lontano, nel cielo oscuro e tinteggiato di stelle, volando verso nord, dove sorgeva la luna piena, scomparendo nella sua luce perlacea.

L’uomo rimasto, che vide l’amico e il suo drago allontanarsi sempre di più, con le mani incrociate dietro la schiena, si voltò sospirante verso il gruppo attonito dei ragazzi, calandosi dal capo, con un semplice gesto, il cappuccio del mantello pesante che indossava, allentando il nodo stretto della sciarpa bianca, attorcigliata al suo collo.

Sgranò gli occhi, quando li vide osservarlo spaesati, tutti tranne Jonathan che ancora stringeva Erin fra le braccia, nonostante fossero ritornati in piedi entrambi, lasciandola libera solo quando vide l’uomo avvicinarsi a lui, sorridente e con le braccia spalancate.

“ Figliolo, hai visto? Sono ritornato. Giusto in tempo per festeggiare il tuo compleanno, direi.”

Disse il Signor White al figlio, abbracciandolo calorosamente al petto, sopprimendo una sua protesta, dandogli pacche affettuose sulle spalle ed appoggiando la guancia destra sul capo biondo.

“ Ah, mio figlio. E’ già diventato un uomo, senza accorgermene. Ma lasciati guardare.”

Gli disse, gioviale, prendendolo per le spalle ed esaminandolo sorridente.

“ Ti sei messo l’abito azzurro, eh? Lo sapevo, tua madre ha sempre un ottimo gusto, in fatto di vestiti. E questa sciarpa? Non mi sembra lo stile di Vanity. Be’, avrà voluto aggiungere un tocco rustico.”

“ Papà, si può sapere che…”

Iniziò Jonathan, leggermente alterato, cercando di scrollarsi di dosso le mani del padre.

“ Ma dov’è tua sorella? Devo salutarla assolutamente. Ah, ma vedo che ci sono già degli ospiti. Amici tuoi, immagino. Gli hai chiesto se gli piace la pista di pattinaggio? Quello si, che è un tocco di classe.”

Disse il Signor White, contemplando la sua opera, al di là delle sue spalle. Harry, contemplandolo alla luce delle candele, notò che padre e figlio si assomigliavano moltissimo, a partire dagli ondulati capelli color miele, che il Signor White tratteneva in una lunga e morbida treccia, che lasciava fuoriuscire ai lati delle orecchie e ricadere sulla fronte, ciuffi ordinatamente ribelli, dal sorriso luminoso e conquistatore, fino al taglio degli occhi marcato ma addolcito nei tratti spigolosi, di quell’azzurro ghiaccio che era più marcato in quelli di Lucinda.

“ Papà, da dove è spuntato fuori quel drago?”

Gli chiese irritato Jonathan, facendolo voltare, con l’aria di essere stato strappato a chissà quale fantasticheria.

“ Cosa? Il drago? Quale drago? Ah, quel drago!”

Disse, ridendo ed indicando il cielo.

“ Magnifico, non trovi, ragazzo mio? Il Signor Lin Jim, il mio miglior compratore giapponese, è rimasto talmente soddisfatto del mio lavoro, che ha deciso di regalarmi un viaggio gratis su uno dei suoi draghi d’addestramento. Sai, lui ha comprato una decina di draghi d’allevamento in una riserva in Romania e tre Petardi Cinesi li tiene proprio lì, nella sua residenza ufficiale, facendoli addestrare dal mio vecchio amico Genius. E così, eccomi qua, dopo solo tre ore di volo, ritorno Tokio-Casa. Non è fantastico? Credo che dovrò portatici un giorno, figliolo. Amante del volo come sei, ti piacerà fare un giro su un drago, ne sono certo.”

“ Papà, quel drago stava per ammazzare me e i miei amici. Non potevi, che ne so, mandare un segnale, urlare un avvertimento, inviare un Patronus a mamma per avvisarci del tuo arrivo? Magari ci saremmo preparati all’evenienza.”

Disse risentito Jonathan, e solo allora il Signor White, osservandolo corrucciato, sembrò accorgersi della sua irritazione.

“ Suvvia, Jonathan, non mi sembra il caso di prendersela così. Non è successo niente, dopotutto.”

“ Ma poteva succedere, papà.”

“ Ma non è successo, perciò smettila di fare il broncio e pensa a divertirti. Oggi è il tuo diciassettesimo compleanno. Forza, sorridi!”

Lo incoraggiò, scrollandolo per una spalla, investendolo con un’abbagliante sorriso. Quando, dopo un lungo sospiro, Jonathan ricambiò il suo sorriso, con uno stentato, ma abbastanza convincente da ritenersi soddisfatto, il Signor White si avvicinò al gruppo di ragazzi intenti ad osservare il loro rapido scambio di battute, soffermandosi ad osservare soprattutto Harry, con un vago cipiglio assorto.

“ Be’, figliolo, non mi presenti i tuoi amici?”

Chiese a Jonathan, che si era avvicinato tanto da frapporsi fra il padre ed Erin, che osservava il Signor White incuriosita.

“ Si, certo. Papà, ti presento Ron Weasley…”

“ Ah, un Weasley! Conosco tuo padre, ragazzo. Lavora al Ministero della Magia.”

Disse il Signor White, stringendo la mano ad un frastornato Ron, che cercò di ricambiare la sua stretta energica con simile ardore.

“ Si, signore.”

Il Signor White annuì alla conferma di Ron.

“ Brav’uomo, tuo padre. Si, proprio un gran lavoratore. Ma anche questa graziosa signorina, mi sembra una tua parente.”

Disse, osservando Ginny, sorridendole cortese.

“ Si, lei è Ginny, mia sorella minore.”

Disse Ron, mentre Ginny afferrava la mano del Signor White, che le fece un elegante baciamano.

“ Incantato, signorina.”

“ Lui è Daniel Sandford.”

Continuò le presentazioni Jonathan, indicando Daniel.

“ Si, il Signor Sandford, ma certo. Tuo padre è il famoso dottore del San Mungo. Ha curato mia figlia quando era una bambina da quella che i Babbani chiamano nel loro gergo, se non bado errando, appendicite. E tua madre, poi? So che è una famosa pozionista. Sta lavorando su qualcosa in particolare?”

Gli domandò, sinceramente interessato. Daniel sospirò, prima di rispondergli:
“ Si, un siero anti età.”

Disse esasperato, portando gli occhi al cielo. Mary, che era al suo fianco, rise divertita.

Il Signor White sorrise, affascinato.

“ Davvero affascinante, complimenti.”

“ Lei, invece, è Mary Brown.”

“ Molto lieto, signorina.”

Le disse il Signor White, regalando anche a lei un baciamano, a cui lei rispose con un ringraziamento cameratesco.

“ Hermione Granger. Frequenta Hogwarts insieme a Ron, Ginny ed Harry. È anche Caposcuola.”

“ Oh, davvero? Be’, si prospetta un futuro promettente per questa signorina.”

Augurò il Signor White e ad Harry gli sembrò sincero. Hermione arrossì quando le baciò la mano.

“ Lui, invece, è Harry Potter.”

Il Signor White sorrise, afferrando la sua mano con ardore.

“ Naturalmente. Negli ultimi anni, il Signor Potter è stato molto ricercato e il suo nome, oggi, viene sussurrato con ammirazione e timore. Si sussurra, inoltre, dopo la morte dell’Oscuro Signore, che lei sia il mago più forte di tutti i tempi.”

“ Non merito questa nominazione. Dopo tutto quello che mi è successo, non credo di essere poi tanto speciale dagli altri maghi che esistono nel mondo magico. Ma, del resto, non posso cambiare le opinioni della gente e non mi resta che accettarli.”

Il Signor White ascoltò ogni parola di Harry, annuendo alla fine serio e grave.

“ Davvero molto saggio, Signor Potter, davvero. Mi compiaccio della sua maturità, nonostante sia un ragazzo così giovane, ma già così pieno di esperienza. Complimenti, davvero.”

“ Grazie, Signor White.”

Si sentì in dovere di ringraziarlo Harry, nonostante non fosse molto convinto d essere così saggio e maturo come lui lo aveva descritto. Era solo un diciottenne a cui le vicissitudini della vita avevano coinvolto lui e i suoi amici in una mirabolante avventura oltre i limiti della magia concessa, a rischio della propria vita. Una situazione analoga che stava coinvolgendo anche Erin.

“ Lei, invece, è Erin Allen.”

Disse con voce nuova, meno impersonale, Jonathan, guadagnandosi un’occhiata fugace ma significativa del padre, che ritornò ad osservare Erin, che afferrò la sua mano, in una presa salda.

“ E’ un piacere conoscerla, Signor White.”

“ In realtà, signorina, abbiamo avuto il piacere d’incontrarci al Torneo Tre Maghi, si ricorda?”

Erin annuì, sorridente.

“ Certo, mi ricordo perfettamente. Ma, credevo che l’avesse dimenticato.”

Si schermì Erin, guadagnandosi un risolino del Signor White.

“ Sfortunatamente, signorina, io ho una memoria piuttosto ampia. Mio figlio mi ha parlato di lei, naturalmente.”

Jonathan arrossì di nuovo a quelle parole, mentre Erin spostava lo sguardo da lui al Signor White, perfettamente a sua agio.

“ Davvero?”

Chiese scettica Erin.

“ Ma certamente. Date le circostanze, mi sembra d’obbligo, non crede?”

Erin lo guardò ancora più confusa, mentre Jonathan cominciava a dare i primi segni di nervosismo.

“ Circostanze? Quali circostanze?”

“ Be’…”

“ Signor White.”

Venne interrotto dall’entrata di Carlos, che fece sospirare di sollievo Jonathan, con curiosità di Harry e divertimento di Mary. Chissà cosa stava per dire il Signor White di così compromettente da metterlo così in agitazione?

“ Si, Carlos?”

“ Il Signor e la Signora Malfoy, con il loro figlio, il signorino Malfoy, aspettano nell’atrio, signore.”

Così Draco era arrivato. Harry sorrise divertito, immaginando la White chiudersi a chiave in camera, stizzita.

“ Bene, grazie Carlos, vengo subito. Vogliate scusarmi, ragazzi. Jonathan, vieni anche tu. Sono sicuro che Draco vorrà darti i suoi auguri.”

“ Si, papà. Ragazzi, se volete venire con noi dentro...”

Disse loro, prima di seguire il padre all’entrata. Harry e gli altri concordarono nel rientrare a godersi un po’ di calore casalingo, dopo la scarica di neve con cui li aveva bombardati il drago, che li aveva tutti infreddoliti.

Una volta sistemati nel salottino, accanto al fuoco, togliendosi sciarpe e cappotti, a godersi il tepore delle fiamme, chiacchierando e scherzando in attesa di Jonathan, dopo pochi minuti lo videro ritornare, accompagnato da Malfoy, che sussultò, raggelando il tenue sorriso nato da una battuta di Jonathan, quando li vide.

“ Salve, Malfoy. Lieto di rivederci?”

Chiese sfacciatamente Erin, mentre Mary, seduta al suo fianco sul divanetto in pelle, nascondeva un risolino dietro una finta tosse.

Draco storse la bocca.

“ Non proprio.”

Gli rispose, con la sua tipica voce strascicata.

“ Be’, visto che ci sei, siedi con noi.”

Continuò Erin, invitandolo ad accomodarsi accanto a lei. Draco alzò un fine sopracciglio biondo, scettico e sulle sue, come sempre.

“ Erin ha ragione, Draco. Vieni, accomodati.”

Gli disse, facendolo sedere accanto a lui, su un altro divanetto, adiacente a quello dove si trovavano Harry e Ginny. Harry si ritrovò gomito a gomito con Malfoy, che lo guardò disgustato, per poi sbuffare, infastidito. Harry si permise di osservarlo, mentre lo ricambiava con un soddisfatto sorrisino divertito. Quella sera, aveva indossato un raffinato completo nero gessato, con una camicia bianca aderente, senza cravatta ma con scintillanti gemelli di diamanti ai polsini. Il classico abito da bimbo viziato, pensò Harry, privo di invidia ma piuttosto compiaciuto della sua insoddisfazione, nonostante l’ostentazione del ritrovato sfarzo familiare.

“ Ti ringrazio per il regalo. È davvero molto bello.”

Lo ringraziò affabile Jonathan, mostrando a tutti un orologio in oro bianco, con lancette di platino e numeri ed immagini argentati, elegante e curato nei dettagli, che Jonathan aveva già applicato al polso. Draco scrollò le spalle, quasi indifferente.

“ Figurati. Per così poco.”

Disse, con voce atona. Jonathan gli offrì dell’Idromele, che lui accettò, bevendolo a piccoli sorsi, intavolando conversazioni in cui tutti, incluso lui, potevano essere coinvolti. Più lo vedeva parlare e più Harry notò quanto Jonathan fosse un ragazzo dal carattere cameratesco e disponibile. Era attento, durante i loro discorsi, a far intervenire tutti i partecipanti, calamitando, allo stesso tempo, l’attenzione ora sull’uno ora sull’altro invitato. Harry rise di gusto alle battute di Mary e quelle sarcastiche di Ron sui loro professori o sulla vecchia zia di Mary. Malfoy, invece, non mancava, nonostante si mostrasse annoiato, di guastare l’atmosfera allegra con commentino acidi e poco gradevoli.

“ Non mi sorprendo che tu sia così, considerati gli insulsi parenti che ti ritrovi.”

Si trovò a commentare, dopo aver ascoltato gli aneddoti divertenti della numerosa famiglia babbana di Mary, che s’indispettì a quel commento, come il resto della comitiva.

“ Come ti permetti? Rimangiati subito quello che hai detto.”

Lo avvertì minacciosa Mary, già in piedi e con aria furiosa, che divenne ancora più torva sotto il ghigno beffardo di Malfoy.

“ Altrimenti, cosa mi fai? Mi lanci contro i criceti di tua zia? Sei davvero ridicola.”

“ Senti chi parla: il principe degli idioti.”

Lo rimbeccò Ron, crucciato ed irritato solo dalla sua presenza. Malfoy gli lanciò uno sguardo glaciale.

“ Attento a come parli, Weasley.”

“ Altrimenti cosa, Malfoy? Sei bravo solo a parole, ma a fatti sei meno di zero.”

“ Un numero che si addice alla tua persona Weasley, visto che incarni la pura nullità.”

Ron balzò dalla poltrona, con l’intento di lanciarsi verso di lui, ancora seduto comodamente sul divanetto, accanto a Jonathan. Harry aiutò Hermione a trattenerlo, nonostante fossero entrambi indispettiti dal comportamento di Malfoy, al pari dell’amico.

“ Perché mi trattenete? Harry, spacchiamogli la faccia, se lo merita, questo…questo…non so nemmeno definirlo, tanto sono furioso.”

Disse, riuscendo a sguainare la bacchetta. Di riflesso, anche Malfoy lo fece, alzandosi di scatto. Stava per lanciargli contro quello che sembrava uno Stupeficium, approfittando dell’occasione, ma Jonathan gli abbassò il braccio, bloccando il suo attacco e guardandolo serio.

“ Adesso basta, Draco. Capisco che possono non avere la tua simpatia, ma sei andato troppo oltre. Credo che dovresti scusarti.”

Harry, come del resto l’amico Ron e Hermione che continuava a trattenerlo, nonostante avesse smesso di dibattersi, lo osservarono stupefatti e grande fu la loro sorpresa quando videro Malfoy addolcirsi e riporre la bacchetta, non abbandonando l’aria stizzosa. Anche Ron ripose la bacchetta, tramortito da quel cambio di atteggiamento. Evidentemente, Malfoy e Jonathan erano più che semplici conoscenti e il giudizio di quello che, forse, Draco considerava un amico, era importante per lui tanto da abbandonare di un decimo la sua aria ostile.

In quel momento, un chiacchiericcio puramente femminile accompagnò l’entrata nel salottino di un corteo di ragazze dello Scorpioneblu, capeggiate da Lucinda White che era la più bella e la più altera di tutte.

Come previsto, si era cambiata d’abito, indossando un vestito di raso bianco, con corpetto a cuore, con false piume bianche sui bordi della scollatura e brillantini invisibili nelle pieghe della gonna, simile ad un tutù da ballerina. Ai piedi, calzava sandali argentati e roselline bianche erano intrecciate ai suoi capelli, raccolti in uno chignon, con larghe ciocche ricce che scendevano al lato destro del viso.

Si arrestò, quando incrociò gli occhi grigi di Draco, che per un attimo parvero scrutarla con interesse. Ma, come già detto, fu solo un attimo, tanto veloce da far apparire ad Harry frutto della sua immaginazione.

“ Ah, sei già qui.”

Disse la White, imbronciata.

“ Si, non hai visto i miei?”

Le domandò retorico lui, come se conoscesse già la risposta.

“ Si, ma non mi interessa. Ragazze, coraggio, sediamoci. La compagnia non è ottima, escluso mio fratello, ma ci accontenteremo.”

Disse lei, facendo ridere le sue amiche, che si sedettero di spalle alle ragazze, cominciando a fare commenti malevoli e mal celati su di loro. Guardarono soprattutto Erin, che gustava il suo purè di patate, del tutto indifferente alle loro punzecchiature.

“ Bel vestito, Allen. Mi sembra familiare. Non dirmi che ti sei abbassata a fare l’elemosina ai negozi d’abbigliamento, oppure la tua fata madrina ti ha dato il vestito da ballo, che a mezzanotte sparirà, lasciandoti con un sacco di patate al suo posto?”

Le ragazze risero sfacciatamente e sonoramente al commento di Lucinda, che si limitò a sorriderle beffarda.

“ Veramente…”

Iniziò Jonathan, attirando l’attenzione di tutti, mentre riponeva il suo calice d’Idromele sul tavolino di cristallo, osservando direttamente sua sorella e le sue amiche, che sembrarono intimorite ed imbarazzate dal suo sguardo diretto.

“ Sono stato a regalarle quel vestito.”

Le amiche di Lucinda strabuzzarono gli occhi, trasalendo sorprese, mentre guardarono tutte simultaneamente la White, che cercò di nascondere il tremolio delle mani, intrecciandole fra di loro.

“ E anche le calze e le scarpe. Insomma, tutto.”

Continuò lui, incurante della reazione d’orrore e di sorpresa che provocava fra i presenti, compresa Erin che si guardò, osservandolo poi incredula. Jonathan le sorrise, mentre le diceva:
“ E devo dire, che avevo ragione. Erin è davvero incantevole, vestita così.”

Erin arrossì lievemente sotto il suo sguardo intenso, mentre Mary al suo fianco lo guardava, incantata da quelle parole, come il resto delle ragazze in quella sala, perfino Hermione, che ritornò alla realtà solo scuotendo la testa e bevendo una sorsata generosa di Burrobirra.

“ Jonathan è molto galante.”

Commentò Ginny, all’orecchio di Harry, che annuì, a malincuore. Del resto, era impossibile ignorare il fascino e la galanteria di quel ragazzo che, oltre ad essere di bell’aspetto, aveva anche quel pizzico di adorabile timidezza che inteneriva ed affascinava tutte le ragazze.

Passarono le ore, passate a chiacchierare, a pattinare sul ghiaccio, ridendo delle due cadute a ripetizione di Ron, masticando pietanze deliziose e dissetandosi con bevande analcoliche ma frizzanti. Arrivarono altroi invitati, che riempirono di complimenti e di regali i due festeggiati.

All’improvviso, si sentì una musica piacevole provenire dal salone principale. Harry sembrò riconoscerne il motivo, ma non lo identificò immediatamente, fino a quando non fu Ginny a trascinarlo in piedi, trattenendolo per un braccio.

“ Sono le Sorelle Stravagherie. Vieni, andiamo a vedere.”

Disse, trascinandolo eccitata in sala da ballo dove tutti gli invitati, inclusi i festeggiati, si stavano recando.

Non appena giunti in sala, Ginny gridò euforica. Sul palco, c’erano proprio i membri del gruppo musicale in carne ed ossa, che lei amava tanto. Gli invitati, soprattutto le ragazze, si affollarono intorno al palco, anche quelli che erano scesi in giardino a pattinare.

Il leader, vestito in modo stravagante, disse dal microfono magico, con voce squillante:

“ Benvenuti, ragazzi! Siete pronti a divertirvi?”

“ Si!” urlarono tutti in coro.

“ Benissimo! Allora, ringraziamo i nostri festeggiati, Lucinda e Jonathan White!”

Scoppiarono urla di gioia e applausi per i due ragazzi White.

La festa procedette, da quel momento in poi, senza intoppi e pieno di divertimento per tutti.

Harry ballò con Ginny per quasi tutta la durata del miniconcerto delle Sorelle Stravagherie, arrossendo quando, abbracciati in un lento, Ginny sussurrava le parole della canzone d’amore, che sembrava conoscere a memoria, all’orecchio destro, dedicandogliela fino all’ultima nota.

Erin era stata invitata a ballare da Jonathan, provocando l’invidia delle ragazze della sua Casa, ma anche delle loro rispettive amiche.

“ Grazie per il vestito. Non dovevi, davvero.”

La sentì dirgli, quando si trovarono vicino di ballo, durante un secondo lento. Harry vide Jonathan sorriderle dolce.

“ Mi andava di farlo e l’ho fatto. Non ne sono per nulla scontento, anzi. Non devi ringraziarmi.”

Erin rise, dondolandosi a ritmo di musica.

“ Sei davvero un tipo singolare. Fai regali a gente che non conosci e per giunta li inviti alla festa del tuo compleanno.”

“ Perché sei venuta? Insomma, sapevi che la festa era stata organizzata per festeggiare Lucinda ed è palese che voi due non siete grandi amiche. Non sapevi che fossi io suo fratello, eppure sei venuta lo stesso. Dimmi la verità. Lo hai fatto solo per un segno di riconoscenza?”

Erin abbassò lo sguardo, pensando alla risposta. Jonathan attendeva, paziente ma fremente.

“ Forse è come dici tu, non lo so. So solo che, qualcosa mi diceva di venire e l’ho fatto.”

Disse, scrollando le spalle. Jonathan la guardò per un attimo sorpreso. Poi, le sorrise.

“ E poi sarei io, il tipo strano.”

Mormorò, facendola ridere allegra.

Dopo il concerto del gruppo musicale, la festa era quasi agli sgoccioli e tutti si recarono in giardino, a pattinare sul ghiaccio per l’ultima volta. Lì, trovarono anche gli adulti, i genitori dei ragazzi che conoscevano la famiglia, che osservarono ammirati i genitori di Lucinda e Jonathan scivolare sul ghiaccio, compiendo acrobazie e girando su loro stessi, come pattinatori professionisti.

Ci furono molti ‘Ooooh’ di approvazione e tutti applaudirono quando, imitando un casquet da ballerini, il Signor White baciò la Signora White in pubblico.

“ Che esibizionisti.”

Disse Jonathan, scuotendo la testa, rassegnato.

Durante il pattinaggio, azzardando una giravolta più acrobatica, Lucinda White cadde sul ghiaccio, con la mano stretta intorno la caviglia destra, lamentandosi per il dolore.

Inaspettatamente, Draco Malfoy le fu accanto e s’inginocchiò al suo fianco prima di Jonathan e dei suoi genitori. Lucinda lo guardò stranita.

“ Ti sei fatta male? Stai bene?”

Le chiese, per nulla derisorio, ma sinceramente preoccupato. Lucinda lo guardò ancora, confusa, balbettando:

“ S-Si, credo di si.”

Draco le prese la caviglia, stringendola nella sola mano destra. Lucinda si lamentò ancora, gemendo forte.

“ Io, invece, credo proprio di no. Credo che ti sia slogata la caviglia.”

“ Diciamo piuttosto che te lo auguri.”

Draco la guardò, senza replicare, ma, sorprendendo tutti, la prese fra le braccia, riuscendo a sostenerla, nonostante fosse in bilico sul ghiaccio scivoloso. Lucinda era così sorpresa, che non riuscì nemmeno a ribellarsi.

“ Cindy, come stai?”

“ Oh, cara, stai bene?”

Chiesero in coro Jonathan e la Signora White. Draco rispose per lei.

“ Sta bene. Si è fatta male solo la caviglia. Se volete, la porto in salotto.”

Prima che Lucinda potesse replicare, la madre annuì, le mani giunte in preghiera, la fronte aggrottata.

“ Oh, si, Draco, ti ringrazio.”

Detto questo, Draco si smaterializzò con in braccio Lucinda.

Ron scosse la testa.

“ Credo che si ammazzeranno.”

E invece, non fu così. Una volta entrati in salotto, trovarono Lucinda con una caviglia accuratamente fasciata e che, incredibilmente, stava sorridendo a Draco che, con le mani in tasca, la ricambiava leggero e meno teso del solito. Una volta compreso di essere stati colti in flagrante, Malfoy si sbrigò ad allontanarsi e Lucinda, leggermente arrossita, chiese a suo padre di aiutarla ad alzarsi.

Quando arrivò il momento di congedarsi, era notte fonda. Jonathan insistette che Carlos li accompagnasse a casa, così come erano venuti, visto che tutti erano andati alla festa con un automezzo. Dopo vari tentennamenti, accettarono. Jonathan baciò una guancia ad Erin, prima di vederla andare via definitivamente e quando crollò esausta accanto ad Harry, quest’ultimo la vide toccarsi la guancia con aria assorta, sorridendo fra sé, prima di sprofondare in un sonno profondo, cullato dai morbidi cuscini in pelle nera della limousine e dal russare di Ron, con il capo reclinato sulla sua spalla, a bocca spalancata, immerso di già nel mondo dei sogni.

 

 

 

 

Angolo dell’autrice.

 

Ho appena finito di scrivere il capitolo (ore 21:00) e sono molto stanca, ma nonostante questo, felice per il risultato!XD

Vi è piaciuto il capitolo?? Spero di si!!! Il prossimo, sarà ricchissimo d’azione e colpi di scena, vi ho avvisto!XD

Oggi salto i Ringraziamenti a…, nonostante ringrazi dal profondo del cuore tutti coloro che mi recensiscono con affetto ( Sydelle Keat, Mattamaty, Keira Lestrange, Beuzz94, grazie mille ragazze, vi adoro e mi riempite di allegria e mi incoraggiate sempre a fare il massimo!^__^*) e coloro che mi seguono e leggono la mia storia silenziosamente ma appassionatamente!

Un augurio di Buona Epifania a tutti e a tutte voi!!!

Baci baci dalla sempre vostra, Fuffy91!!^__^*

 

Prossimamente a…

 

Sabato 8 Gennaio 2011!!! Baci baci, Fuffy91!^__^*

 

^_________________________________________^****

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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